Leggere Tolkien: le altre opere sulla TdM

Tutti gli appassionati di J.R.R. Tolkien sanno benissimo quanto sia affascinante leggere i libri dello scrittore inglese, perché significa immergersi in un mondo molto vasto, coerente e pieno di tantissimi dettagli e scelte molto ponderate. Naturalmente, questa è una consapevolezza che si acquisisce col tempo perché la prima e più importante scoperta di ogni lettore è la bellezza delle storie della Terra di Mezzo, un mondo immaginario molto simile al nostro. E proprio qui ci si accorge di quanto importante sia leggere i libri di Tolkien iniziando dal migliore e seguendo l’ordine giusto. In un primo articolo, infatti, abbiamo iniziato l’argomento affrontando il tema dei primi passi: Come iniziare a leggere Tolkien? La scoperta è la libertà assoluta del lettore in questa scelta, ma ci sono tante belle curiosità nell’articolo… Poi, abbiamo affrontato il tema: Leggere Tolkien: c’è un ordine giusto? Anche in questo caso, molte sono le scoperte che nascono da una domanda in apparenza così semplice! Con questo articolo si vuole proseguire sulla stessa strada, andando ad approfondire le opere che non sono tra le più note.

L’elenco delle altre opere di Tolkien sulla Terra di Mezzo

Le copertine della HoMeSe forse tutti gli appassionati del Professore conoscono Lo Hobbit, il Signore degli Anelli e il Silmarillion, bisogna sapere che in realtà vi sono altre opere che riguardano la Terra di Mezzo, e che formano il cosiddetto Legendarium.
Esse sono:

    • Le Avventure di Tom Bombadil (1978) (titolo originale: The Adventures of Tom Bombadil, 1962) ) è una raccolta di sedici poemi della tradizione Hobbit, di cui solo i primi due riguardano Tom Bombadil, che comprendono bestiari e fiabe.
    • I Racconti Incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo (1981) (titolo originale: Unfinished Tales of Nùmenor and Middle-earth (1980) – anche noto semplicemente come Unfinished Tales) anche noti semplicemente come Racconti Incompiuti:  sono un insieme di storie scritte ma mai completate da J.R.R. Tolkien, pubblicate con la curatela del figlio Christopher Tolkien.  I racconti riguardano episodi di tutte e tre le Ere, pertanto è bene leggerli solo dopo aver letto Lo Hobbit, il Signore degli Anelli e il Silmarillion. Non fa parte della Storia della Terra di Mezzo malgrado sia il primo libro pubblicato con un apparato di note abbastanza consistente.  Chi trovasse tale apparato di note poco interessante valuti bene se proseguire con la lettura della Storia della Terra di Mezzo, che è assai più frammentata e ha un apparato di note mediamente più ampio.
    • La Storia della Terra di Mezzo (titolo originale: The History of Middle-earth – talvolta abbreviata dagli appassionati in HoMe) si compone di 12 volumi – più un tredicesimo di indici – pubblicati postumi da Christopher Tolkien e contenenti abbozzi, storie abbandonate, storie interrotte, poemi non completati e riflessioni su svariati aspetti della Terra di Mezzo; talvolta contengono diverse versioni di uno stesso testo. Tutti e dodici contengono un corposo apparato di note esplicative che li rende più adatti ad uno studioso che a un lettore.
    Di seguito i titoli dei 12 volumi (più il volume degli indici) con un breve elenco degli elementi principali che li compongono:
    1. Il libro dei Racconti Perduti – Prima parte (2022) (titolo originale The Book of Lost Tales, Part One (1983); tradotto una prima volta come Racconti Ritrovati (1986) ) e
    2. Il libro dei Racconti Perduti – Seconda parte (2022) (titolo originale The Book of Lost Tales, Part Two (1984); tradotto una prima volta come Racconti Perduti (1987) ): Insieme contengono la primissima stesura (datata negli anni a cavallo del 1920) dei racconti che poi verranno pubblicati, postumi, nel Silmarillion. Di particolare interesse, a mio avviso, la prima versione della storia della caduta di Gondolin;
    3. I Lai del Beleriand (2022) (titolo originale The Lays of Beleriand (1985) ): diverse versioni in versi, mai completate, della storia dei figli di Húrin e della storia di Beren e Lúthien;
    4. La formazione della Terra di Mezzo (2023) (titolo originale The Shaping of Middle-earth (1986): contiene altre versioni delle storie pubblicate successivamente nel Silmarillion, la prima mappa del Beleriand, le prime versioni degli “Annali del Beleriand” e degli “Annali di Valinor”;
    5. La Strada Perduta e Altri Scritti (2023) (titolo originale The Lost Road and Other Writings (1987)): contiene la prima versione della storia della caduta di Numenor, “La Strada Perduta” (una storia che parla di reincarnazione) oltre a versioni successive degli annali del Beleriand e di Valinor
    6. Il ritorno dell’ombra (2024) (titolo originale: The Return of the Shadow (1988)  – anche noto come: The History of The Lord of the Rings, vol.1): contiene alcune bozze (comprese le varie versioni abbandonate dell’inizio della storia) di gran parte della Compagnia dell’Anello;
    7. Il tradimento di Isengard (2025) (titolo originale The Treason of Isengard (1989) – anche noto come: The History of The Lord of the Rings, vol.2): contiene altre bozze dei capitoli che compongono grossomodo i primi tre libri del Signore degli Anelli;
    8. The War of the Ring (1990) (anche noto come: The History of The Lord of the Rings, vol.3): contiene le bozze dei capitoli dalla fine del terzo libro a tutto il quinto;
    9. Sauron Defeated (1992) (anche noto come: The History of The Lord of the Rings, vol.4): contiene le bozze del sesto ed ultimo libro del Signore degli Anelli” e di parte delle Appendici. Inoltre comprende le Notion Club Papers e un’altra versione della caduta di Númenor;
    10. Morgoth’s Ring (1993) (anche noto come: The Later Silmarillion ,vol.1): contiene la più recente versione dell’Ainulindale e di alcune delle storie poi pubblicate nel Silmarillion, oltre all’interessante dibattito “Athrabeth Finrod ah Andreth”;
    11. The War of the Jewels (1994) (anche noto come: The Later Silmarillion, vol.2): contiene la più recente versione degli ultimi capitoli del Silmarillion oltre a molto altro materiale;
    12. The Peoples of Middle-earth (1996): contiene ulteriori bozze e commenti sul Prologo e sulle Appendici del Signore degli Anelli oltre a molti degli ultimi scritti di Tolkien riguardanti la Terra di Mezzo;
    13. The History of Middle-earth Index (2000): questo volume raccoglie gli indici dei precedenti 12 volumi;
  • L’Ultima canzone di Bilbo (2003?) (in originale: Bilbo’s Last Song, 1990): È una poesia scritta da Bilbo, in procinto di lasciare la Terra di Mezzo, e da lui recitata ai Porti Grigi;
  • I Figli di Húrin (2007) (titolo originale:The Children of Húrin, 2007): Sintetizza in un solo racconto le diverse versioni della storia dei figli di Húrin. È basato in gran parte sulla versione della storia pubblicata nei Racconti Incompiuti;
  • Beren e Lúthien (2017) (titolo originale: Beren and Lúthien, 2017): raccoglie le versioni della storia di Beren and Lúthien, comprese quelle in versi pubblicate ne  I Lai del Beleriand. L’apparato di note è ridotto, rispetto alla Storia della Terra di Mezzo;
  • La Caduta di Gondolin (2018) (titolo originale: The Fall of Gondolin, 2018): raccoglie diverse versioni della storia della caduta di Gondolin e del viaggio di Earendil, tutte già pubblicate. Ha un apparato di note ridotto, rispetto alla Storia della Terra di Mezzo:
  • The Nature of Middle Earth, (2021): raccoglie altri brani e frammenti, alcuni già editi (taluni anche in italiano). Ha un corposo apparato di note, e viene considerato un ufficioso quattordicesimo volume della Storia della Terra di Mezzo.
  • The Fall of Numenor, (2022): raccoglie e sistematizza in un ordine cronologico il materiale già pubblicato riguardante la Seconda era.

Riguardo al Legendarium di Tolkien c’è un altra opera estremamente interessante: l’epistolario. Pubblicato nel 1981 (e, in una edizione ampliata, nel 2023) come The Letters of J.R.R. Tolkien (in italiano tradotto una prima volta come La realtà in trasparenza (1990) e, successivamente, come Lettere 1914/1973 (2018)) con la curatela di Humphrey Carpenter e con l’assistenza di Christopher Tolkien, non è stato inserito nell’elenco precedente sia perché non è un’opera di narrativa, sia perché certamente Tolkien non prevedeva che le sue lettere sarebbero state pubblicate. Ciò nonostante è un libro essenziale per conoscere il Tolkien uomo e, ancora di più, il Tolkien scrittore, capace di darci un punto di vista unico, e per certi versi privilegiato, sulla sua stessa opera.

Con questo articolo termina la nostra breve analisi riguardo l’approccio di lettura al Legendarium di Tolkien. Il primo articolo può avervi aiutato  a decidere quale opera leggere per prima; il secondo articolo vi ha forse orientato riguardo all’ordine da seguire per continuare a leggere le opere più note del professore oxoniense. Con questo articolo potete decidere come proseguire.
E poi? Poi, a parte le riletture (consigliatissime, e magari nell’originale inglese)  c´è la nostra bibliografia.

Aggiornamento del 8 dicembre 2021

A Lucca Comics and Games è stata data la notizia della traduzione in italiano di tutta la History of Middle-earth, come spiegato in questo articolo. Il presente articolo sarà aggiornato via via che nuove informazioni saranno disponibili.

ARTICOLI PRECEDENTI:

– Leggi l’articolo Come iniziare a leggere Tolkien? I primi passi
– Leggi l’articolo Leggere Tolkien: c’è un ordine giusto?
– Leggi l’articolo Il Signore degli Anelli, quale edizione leggere?
– Leggi l’articolo Quale edizione comprare dello Hobbit?

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Denethor, c’è del metodo in questa follia

Ritornano i Saggi Hobbit! Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit «si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni». Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni. I cinque saggi apparsi finora sono incentrati sugli Anelli del Potere, gli Orchi, la sorte di Frodo e Riguardo agli Hobbit e Sugli Istari e sui loro bastoni.
Il saggio di oggi è dedicato a Denethor: il personaggio è il 26esimo e ultimo Sovrintendente del Regno di Gondor, al governo dall’anno 2984 della Terza Era, come descritto da Tolkien.

1. L’uomo

Angus McBride: Denethor Denethor II era un uomo orgoglioso, alto, valoroso, e più regale di qualunque altro uomo apparso a Gondor da molti anni; era anche saggio e lungimirante, e colto in sapienza. Viene descritto in questi termini: «Quando Denethor divenne Sovrintendente […], dimostrò di essere un sovrano volitivo, che teneva ogni cosa nelle proprie mani. Parlava poco. Ascoltava i consigli e poi seguiva il proprio cervello» (1).
E inoltre: «Denethor era contaminato dalla politica: da qui il suo fallimento e la sua sfiducia in Faramir. Per lui lo scopo principale era diventato preservare l’ordinamento politico di Gondor, così com’era, contro un altro potentato, che era diventato più forte e che quindi si doveva temere e combattere per quella ragione, non perché fosse crudele e malvagio» (2).
E Gandalf così lo descrive a Pipino: «Egli è assai diverso dagli altri uomini del suo tempo, Pipino, e quali che siano i suoi avi e i suoi padri, per uno strano caso il sangue dell’Ovesturia scorre quasi puro nelle sue vene e in quelle dell’altro suo figlio, Faramir; non così invece in quelle di Boromir, che pur era il suo preferito. Egli sa vedere molto lontano e percepire, se lo vuole davvero, molto di quel che accade nella mente degli uomini, persino di quelli che dimorano lontani. È difficile ingannarlo, e alquanto pericoloso il tentarlo» (3).

2. Gli affetti

Faramir e BoromirA suo modo Denethor amava profondamente sia la moglie sia il primogenito: «Si era sposato tardi [46 anni, ndA], prendendo in moglie Finduilas, figlia di Adrahil di Dol Amroth. Era una dama di grande bellezza e cuore gentile, ma prima che fossero trascorsi dodici anni morì. Denethor la amava, a modo suo, più profondamente di chiunque altro, a eccezione forse del figlio primogenito che ella gli aveva dato. Ma alla gente pareva di vederla appassire nella città, come un fiore delle valli marittime trapiantato sopra una nuda roccia. L’ombra che incombeva a oriente la empiva di terrore, ed ella volgeva sempre lo sguardo a sud, in direzione del mare che rimpiangeva tanto». (4).
Denethor e Finduilas ebbero due figli: «Boromir, il maggiore di cinque anni, prediletto del padre, gli rassomigliava nel volto e nell’orgoglio, ma in pochi altri aspetti. Era piuttosto un uomo simile all’antico Re Eärnur, che non desiderava moglie e si dilettava unicamente di armi; forte e temerario, poco interessato alla storia, salvo le narrazioni di remote battaglie. Faramir, il cadetto, gli rassomigliava fisicamente, ma era assai diverso di spirito. Egli sapeva leggere nel cuore degli uomini come il padre, ma ciò che vi vedeva lo spingeva piuttosto alla pietà che alla derisione. Egli era cavalleresco e cortese, amante di storia e di musica, ed era quindi considerato da molti suoi contemporanei assai meno coraggioso del fratello. Ma non era così: egli semplicemente non cercava la gloria nel pericolo senza motivo. Quando Gandalf veniva nella Città era lui ad accoglierlo, apprendendo ciò che poteva della sua scienza e saggezza, e questa e molte altre sue azioni indispettivano il padre» (5).
Che, come vedremo, lo considerava “il pupillo di uno stregone”. Ma Faramir è migliore di come lo valuta il padre, con cui ha un rapporto non facile. «Era intimidito da suo padre: non soltanto nel modo ordinario di una famiglia con un severo e rigido padre dal carattere molto forte, ma come un Númenóreano di fronte al capo dell’ultimo stato númenóreano esistente. Non aveva madre né sorelle […] e aveva un fratello “prepotente”. Era stato abituato a cedere e a non esprimere le proprie opinioni, ma conservava la capacità di comandare gli uomini, come può ottenerla un uomo che è evidentemente coraggioso e risoluto, ma anche modesto, equanime e scrupolosamente onesto, e molto compassionevole» (6).
Malgrado la preferenza del padre per il primogenito: «Fra i due fratelli vi era un profondo amore, sin dall’infanzia, quando Boromir proteggeva e aiutava Faramir. E da allora fra di essi non era sorta né gelosia né rivalità per l’affetto del padre o per l’ammirazione del popolo. Non sembrava possibile a Faramir che qualcuno a Gondor potesse rivaleggiare con Boromir, erede di Denethor, Capitano della Torre Bianca; e Boromir era del medesimo parere» (7).

3. La crisi

Lotro: DenethorLa situazione politica di Gondor ai tempi di Denethor è mirabilmente sintetizzata in questo passo: «Dopo la sua morte [della moglie – ndA], Denethor divenne più tetro e silenzioso di prima, e soleva trascorrere lunghe ore seduto in solitudine nella sua torre, immerso nei pensieri, prevedendo che l’assalto di Mordor sarebbe avvenuto durante la sua Sovrintendenza. Più tardi si apprese che, avendo bisogno di conoscere gli eventi futuri, ed essendo uomo fiero e sicuro della propria forza di volontà, egli aveva osato leggere nel palantír della Torre Bianca. Nessuno dei Sovrintendenti aveva mai osato fare ciò, e nemmeno i re Eärnil ed Eärnur, dopo la caduta di Minas Ithil, quando il palantír d’Isildur cadde nelle mani del Nemico; perché la Pietra di Minas Tirith era il palantír di Anárion, il più strettamente legato a quello posseduto da Sauron.
In questo modo Denethor apprese molte cose che accadevano all’interno del suo reame e lungi dalle sue frontiere, e gli uomini se ne meravigliavano grandemente; ma egli pagò cara tale scienza, invecchiando prima del tempo nella sua lotta contro il volere di Sauron. Così in Denethor crebbe l’orgoglio e anche la disperazione, finché non vide negli eventi del suo tempo che un’unica lotta fra il Signore della Torre Bianca e il Signore di Barad-dûr, e diffidava di tutti coloro che resistevano a Sauron, a meno che non servissero lui direttamente» (8).
Con il peggiorare della situazione, lui si trova senza il figlio prediletto, su cui aveva fatto tanto affidamento, e Faramir deve fare anche il lavoro del fratello defunto: «“Non gli concedono mai un po’ di riposo”, mormoravano alcuni. “Il Sire è troppo duro con suo figlio, e ora Faramir deve fare il suo dovere per due: per se stesso, e per quello che non tornerà più» (9).
Appena tornato dall’Ithilien, il 10 marzo, Faramir ha un primo scontro col padre, che lo considera inadatto e colpevole di non avergli portato «un potente dono», cioè l’Anello di Sauron. «“Ti conosco bene. Il tuo desiderio è di apparire sempre nobile e generoso come un re dei tempi che furono, grazioso e gentile. Forse è un contegno che si addice a un uomo di alta casata, se egli regna in pace e grande è il suo potere. Ma nelle ore disperate la gentilezza può venir ricambiata con la morte”.
“Che lo sia”, rispose Faramir.
“Che lo sia!”, esclamò Denethor. “Ma non si tratta solo della tua morte, Sire Faramir; bensì anche quella di tuo padre e di tutto il tuo popolo, che ormai tocca a te proteggere, poiché Boromir non è più con noi”.
“Avresti quindi desiderato”, disse Faramir, “che io fossi al posto suo?”.
“Sì, l’avrei davvero desiderato”, rispose Denethor. “Perché Boromir era leale verso di me e non era il pupillo di uno stregone. Avrebbe ricordato suo padre bisognoso d’aiuto, e non avrebbe rifiutato ciò che la fortuna gli dava. Egli mi avrebbe portato un potente dono”» (10).
Il giorno dopo, l’11 marzo, c’è un ulteriore scontro tra Faramir e Denethor, suo comandante, riguardo la difesa di Minas Tirith. Denethor non vuole cedere terreno senza combattere; Faramir vorrebbe concentrare le forze di difesa entro la città.
«“Ma non cederò il Fiume e il Pelennor senza combattere… Non mi arrenderò, se qui c’è un capitano che abbia ancora il coraggio di fare ciò che il suo sire comanda”.
Tutti tacquero. Dopo qualche minuto, Faramir parlò: “Sire, non mi oppongo alla tua volontà. Ora che sei privato di Boromir, andrò io, e farò ciò che potrò cercando di sostituirlo nel migliore dei modi… se tu lo comandi”.
“Io lo comando”, disse Denethor.
“Allora, addio!”, disse Faramir. “Ma se io dovessi ritornare, abbi una migliore opinione di me!”.
“Dipende da come ritornerai”, disse Denethor» (11).

4. La follia di Denethor

Anke Eissmann: DenethorNel giro di un paio di giorni, la situazione precipita: Il 13 marzo Faramir è ferito gravemente, le mura del Pelennor cedono e la città è assediata. Denethor ha disperatamente bisogno di informazioni: i Rohirrim arriveranno? Il nemico sta ricevendo rinforzi? E accade l’irreparabile: usa nuovamente il palantír.
Che cosa veda esattamente non è descritto. Ma da come reagisce si direbbe che abbia visto Frodo prigioniero a Cirith Ungol. Infatti, a Pipino che gli suggerisce di dare ascolto a Gandalf risponde: «“Non cercare di confortarmi con l’aiuto degli stregoni!”, disse Denethor. “La speranza di quello stolto è fallita. Il Nemico l’ha trovato e ora il suo potere cresce; egli legge finanche nel nostro pensiero, e tutto ciò che facciamo è disastroso.
Ho mandato mio figlio, senza un grazie né una benedizione, ad affrontare un inutile pericolo, ed eccolo che giace qui con il veleno nelle vene. No, no, qualunque cosa accada ormai in guerra, anche la mia stirpe sta per estinguersi, persino la Casa dei Sovrintendenti è venuta meno. Della gente infida ormai governerà gli ultimi discendenti dei Re degli Uomini, che si nasconderanno finché non verranno tutti scacciati”.
Degli uomini vennero alla porta a implorare il Signore della Città. “No, non scenderò da qui”, egli rispose. “Devo rimanere accanto a mio figlio. Potrebbe ancora parlare prima della sua fine, nonostante sia ormai assai vicina. Seguite chi volete, persino il Grigio Stolto, benché la sua speranza sia fallita. Io rimango qui” (12).
La frase “Il Nemico l’ha trovato” (in inglese “The Enemy has found_ it_” – enfasi mia) non può che riferirsi all’Anello. Se Sauron sia riuscito a “contattare” Denethor via palantír, annunciandogli la cattura di Frodo, o se Denethor abbia visto col palantír lo hobbit prigioniero a Cirith Ungol non è dato sapere.
Propendo per la seconda ipotesi.
Comunque sia Denethor, come si vede, ha un crollo: finalmente capisce quanto sia attaccato (sempre a modo suo) a Faramir e si disinteressa del regno. È una figura tragica, che non ha speranza, che non vede altra via di uscita che non il suicidio, per sé e per il figlio che reputa morente. E si sente responsabile della morte di entrambi i figli: di Boromir perché gli ha lasciato fare come voleva (prendersi il viaggio verso Imladris, che sarebbe spettato al fratello); di Faramir perché lo ha comandato a una “mission impossible” (difendere i forti)
Certo della fine di tutto, Denethor si incammina, con alcuni servitori recanti legna e oli combustibili, alla “Casa dei Sovrintendenti”, ove sono imbalsamati i suoi predecessori, per farsi bruciare vivo insieme a Faramir su una pira funebre.
A Beregond che gli chiede in quei momenti se Faramir sia morto Pipino risponde: «“No, non ancora. E credo che anche adesso la sua morte possa essere impedita. Ma il Signore della Città, Beregond, è caduto prima della sua città. È di umore lunatico e pericoloso”» (13).
Beregond abbandona allora il suo posto da sentinella per opporsi alla follia del Sovrintendente, determinato a salvare Faramir. Impedisce ai servitori di Denethor di portargli altro combustibile e torce accese, guadagnando tempo, fino all’arrivo di Gandalf – avvertito da Pipino.
Appena arrivato Gandalf chiede di Faramir. Denethor gli risponde:
«Giace lì dentro [… ] sta bruciando, sta già bruciando. Hanno messo fuoco nella sua carne. Ma presto tutto verrà bruciato. L’Occidente soccombe. Avvamperà un enorme incendio e tutto scomparirà. Cenere! Cenere e fumo dispersi dal vento!» (14).
Gandalf, temendo il peggio, balza a salvare Faramir, e ne porta fuori il corpo febbricitante deponendolo su una barella. Si rivolge poi all’anziano sovrintendente cui suggerisce di non cedere alla disperazione, e di continuare a guidare il suo popolo. Ma si sente rispondere:
Pira«Credevi forse che gli occhi della Torre Bianca fossero ciechi? No, ho veduto più di quanto tu non sappia, Grigio Stolto. La tua speranza non è che ignoranza. Va’ dunque, datti da fare per sanare gli altri! Va’ a combattere! Vanità. Per breve tempo forse trionferai sul campo, per un giorno. Ma contro il Potere che sta sorgendo non esiste speranza di vittoria. Quello ch’egli ha teso verso questa Città non è che un solo dito. Tutto l’Oriente è in movimento. E proprio in questo momento il vento in cui hai tanto sperato ti tradisce, e sospinge sull’Anduin una flotta dalle vele nere. L’Occidente soccombe. È ora che tutti coloro che non vogliono divenire schiavi se ne vadano per sempre» (15).
Gandalf perentoriamente gli ingiunge di non comportarsi come i re pagani sotto il dominio dell’Oscuro Signore, disposti a uccidere i propri familiari per facilitare il proprio suicidio (16). A quel punto Denethor cerca anche di uccidere Faramir con un pugnale, ma ne è impedito da Beregond. Deciso a uccidersi, ottenuta una torcia accesa da suoi servitori, dà fuoco alla pira e vi si sdraia, morendo.

5. Speranza e disperazione

The_Return_of_the_King_Denethor non ha speranza. Ritiene di essere solo e sconfitto, in quanto ha visto le immense forze militari di Mordor e sa che non c’è speranza di vittoria militare e ritiene più onorevole suicidarsi che patire l’onta della sconfitta, quasi fosse un samurai.
È un po’ il contraltare di Theoden, che è forse meno intelligente e più impulsivo, ma è più saggio e fa la scelta giusta. Si fa aiutare da Gandalf ed esce dal suo isolamento. Invece di barricarsi a Meduseld va ad ovest contro Saruman e poi ad est ad aiutare Gondor. Senza fermarsi a valutare le probabilità di vittoria, ma semplicemente perché è giusto farlo. E fa la scelta giusta. Non dispera. Come gli suggerisce Gandalf, ha fiducia. «Non tutto è oscuro. Abbi fede, Signore del Mark, perché non troverai aiuto migliore. Non ho consigli da dare ai disperati; eppure a te potrei dare consigli e pronunziare parole di speranza. Vuoi udirle? Non sono per tutte le orecchie. Ti prego di venir con me davanti alle tue porte e di mirare lontano. Troppo a lungo sei rimasto seduto nelle ombre, fidando in racconti contorti e suggerimenti disonesti» (17).
La flotta dalle vele nere di cui parla il Sovrintendente è quella delle navi dei corsari di Umbar; ma dentro ci sono Aragorn e i rinforzi. Rinforzi utili a ribaltare le sorti della battaglia sui campi del Pelennor, ma non sufficienti a controbilanciare la forza militare di Mordor.
Quindi Denethor è rimasto lucido sino alla fine. Infatti, ai comandanti delle schiere dell’ovest, quando si deve decidere cosa fare dopo la vittoriosa battaglia a Minas Tirith, Gandalf citerà proprio le parole di Denethor: «“Signori miei”, disse Gandalf, “ascoltate le parole del Sovrintendente di Gondor prima della sua morte: Trionferete forse per un giorno sui campi del Pelennor, ma contro il Potere che è sorto non vi è vittoria. Non voglio che disperiate, come fece lui, ma che ponderiate la verità di queste parole.
“Le Pietre Veggenti non mentono, e nemmeno il Signore di Barad-dûr può costringerle a mentire. Può forse scegliere ciò che vuole mostrare alle menti più deboli, o far loro fraintendere il significato di quel che vedono. Tuttavia non si può mettere in dubbio che quando Denethor vide che grandi forze venivano preparate e persino radunate per entrare in guerra contro di lui, non vide altro che il vero. […]
“Ma dobbiamo a tutti i costi distogliere il suo Occhio dal vero pericolo. Non possiamo raggiungere la vittoria con le armi, ma con le armi possiamo dare al Portatore dell’Anello la sua unica speranza, per fragile che sia”» (18). La vittoria non si potrà ottenere con la forza militare: l’unica speranza è di assalire Mordor e attirare, così, le forze e l’attenzione di Sauron fuori da Mordor e lontano dal portatore. Così avverrà, ma Denethor non potrà assistere alla sconfitta insperata di Sauron. Il Sovrintendente di Gondor rifiuta proprio questa fragile speranza (19), preferendo suicidarsi in un disperato orgoglio.

 

 

Note:
1. Il Signore degli Anelli, “Appendice A”
2. Lettere, 1917 – 1973, n.182
3. Il Signore degli Anelli, V.1 “Minas Tirith”
4. Il Signore degli Anelli, “Appendice A”
5. ibidem
6. Lettere, 1917 – 1973, n.244
7. Il Signore degli Anelli, “Appendice A”
8. ibidem
9. Signore degli Anelli, V.4 “L’assedio di Gondor”
10. ibidem
11. ibidem
12. ibidem, enfasi mia
13. ibidem
14. Il Signore degli Anelli, V.7 “Il rogo di Denethor”
15. ibidem
16. Nell’originale inglese: “And only the heathen kings, under the domination of the Dark Power, did thus, slaying themselves in pride and despair, murdering their kin to ease their own death”
17. Il Signore degli Anelli, III.6 “Il re del Palazzo d’Oro”
18. Il Signore degli Anelli, V.9 “L’ultima discusione”
19. Si veda Estel

Bibliografia
– J.R.R. Tolkien Il Signore degli Anelli
– J.R.R. Tolkien Lettere: 1917 – 1973
Sovrintendente di Gondor: tra orgoglio e pregiudizio
– J.R.R. Tolkien Morgoth’s Ring, “Part Four. Athrabeth Finrod ah Andreth”
– Tom Shippey Author of the Century

ARTICOLI PRECEDENTI: I SAGGI HOBBIT
– Leggi l’articolo su Gli Anelli del Potere
– Leggi l’articolo su Gli Orchi
– Leggi l’articolo su La sorte di Frodo
– Leggi l’articolo su Riguardo agli Hobbit.
– Leggi l’articolo su Gli Istari e i loro bastoni
– Leggi l’articolo su Gli Elfi sono vegetariani? Ecco cosa dice Tolkien.

LINK ESTERNI:
– Vai al sito Eowyn scudiera di Rohan

Tolkien e le mappe del Signore degli Anelli

Stand Bompiani al Salone del LibroLe mappe nelle opere di John Ronald Reuel Tolkien sono molto importanti, fanno parte della narrazione. Sono state disegnate con estrema cura per quanto riguarda le distanze, per esempio far sì che i personaggi ci mettano il tempo giusto a muoversi da un luogo all’altro. E, anche per il lettore, le mappe sono molto importanti, per consentirgli di seguire gli spostamenti dei personaggi, per capire dove sono i diversi luoghi, anche in relazione l’uno con l’altro. Tolkien era ben conscio dell’importanza delle mappe, ed è stato estremamente attento e preciso nel disegnarle (o nel farle disegnare al figlio Christopher). Per questo motivo le edizioni in lingua inglese de The Lord of the Rings sono corredate da tre mappe:

  • Una mappa di parte della Contea, come mostrata qui, presente in Italia solo in poche edizioni e nella versione che ne ha dato Francesco Bisarra;
  • Una mappa di dettaglio di Rohan, Gondor e Mordor, come mostrata qui, inedita in Italia;
  • Una mappa della parte nordoccidentale della Terra di Mezzo, analoga a quella presente nelle edizioni italiane in volume unico (e in un paio di quelle in tre volumi) .

Bompiani mappeCome mai? È lo scrittore stesso ad averlo spiegato bene in una lettera (n.137) al suo editore inglese: «Le mappe mi preoccupano. Almeno una (e deve essere piuttosto grande) è
assolutamente indispensabile. Secondo me ne servono tre: 1) della Contea; 2) di
Gondor; e 3) una mappa generale a piccola scala dell’intero campo di azione.
Naturalmente già esistono, anche se non in forma adatta a essere riprodotte,
perché ovviamente in una storia come questa non si può realizzare una mappa
in base al racconto, ma si deve disegnare la mappa prima e adattare il racconto di
conseguenza. La 3 è necessaria sempre. La 1 è necessaria nel primo e nell’ultimo
volume. La 2 è essenziale nei volumi II e III».

Le edizioni Bompiani

Stand BompianiSfortunatamente, fino ad oggi, quantomeno in quasi tutte le edizioni in tre volumi pubblicate dalla casa editrice Bompiani non è possibile trovare nessuna delle tre mappe essenziali citate da Tolkien. L’Associazione Italiana Studi Tolkieniani vuol fare un servizio ai lettori e per questo ha realizzato delle tabelle che possono aiutare sia chi possiede una delle edizioni Bompiani senza mappa, ma anche per i possessori dell’Atlante della Terra di Mezzo (ormai fuori catalogo; si trova l’originale inglese Atlas of Middle-Earth) che presenta stranamente i nomi nelle mappe mantenuti in inglese, o anche per i lettori che hanno comprato la nuova edizione tradotta da Ottavio Fatica e si chiedono, magari di fronte alla mappa acclusa nella precedente traduzione, a cosa corrisponda un dato nome. Ecco tre utili tabelle:
Tolkien mappe

Tali tabelle per ora contengono solo i nomi di luogo presenti nella Compagnia dell’Anello. Saranno aggiornate per inserire, man mano che saranno pubblicati, anche tutti i toponimi contenuti nei successivi due volumi del Signore degli Anelli.

Aggiornamento del 7 marzo 2020

Disponibile la versione 2.0 delle tabelle, che sono state ampliate inserendo i toponimo presenti nell’intero Lord of the Rings, compresi quelli presenti solo nelle mappe ma non nel testo. Naturalmente, alla data attuale, non siamo in grado di inserire le traduzioni di Ottavio Fatica riguardanti Le Due Torri o Il Ritorno del Re, in quanto non ancora edite. Le inseriremo appena possibile, segnalando con un apposto aggiornamento la presenza di una nuova versione delle mappe.

Se volete segnalarci errori, refusi o omissioni, potete scriverli nei commenti qui sotto. Tali correzioni saranno incorporate nelle successive versioni di questa tabella, in modo da renderle sempre più corrette e complete.

Stiamo valutando l’idea di aggiungere ai toponimi anche i nomi propri: fateci sapere, scrivendo nei commenti, se l’idea vi piace e se vorreste una tabella unica oppure una per i nomi e una per i toponimi.

Aggiornamento del 17 marzo 2020

Disponibile la versione 3.0 delle tabelle, che comprende ora anche i nomi, oltre ai toponimi in inglese presenti nel testo e nelle mappe. Pertanto troverete Rivendell ma non Imladris, Treebeard ma non Fangorn, e così via.
In teoria dovrebbero essere tutti; molto probabilmente, però, qualcuno ce ne sarà sfuggito. Segnalateci errori, omissioni, sviste typo e quant’altro: così le prossime versioni saranno via via più corrette e più complete.

Aggiornamento del 31 marzo 2020

Disponibile la versione 3.01 delle tabelle. Sono stati corretti alcuni errori, sono state aggiunte alcune voci – ora siamo poco oltre le 1.100. Il lavoro continua, aspettando l’uscita de Le Due Torri.

Aggiornamento del 18 aprile 2020

Disponibile la versione 3.02 delle tabelle. Sono stati corretti altri errori (per esempio “Rete di Stele” corretto in “Rete di Stelle), si è cercato di eliminare tutti gli elementi che non sono nomi o toponimi, si è aggiunti quattro o cinque elementi tratti dall’anteprima dell’ebook pubblicata in vista dell’uscita de Le Due Torri, prevista per fine mese.

Aggiornamento del 17 maggio 2020

Disponibile la versione 4.00 delle tabelle. Sono stati corretti altri errori, ma la modifica più importante è che sono stati inseriti i nomi presenti ne Le Due Torri, pubblicata mercoledì scorso

Aggiornamento del 30 luglio 2020

Disponibile la versione 5.00 delle tabelle. Sono presenti tutti i nomi, anche quelli delle tre mappe. Sono anche stati corretti un po’ di errori. Continuate a segnalarceli, in modo che queste tabelle possano essere sempre più precise

Aggiornamento del 2 gennaio 2021

Disponibile la versione 5.02 delle tabelle, aggiornata con i cambiamenti apportati nella edizione in volume unico pubblicata a fine ottobre 2020. Sono anche stati corretti un altro po’ di errori. Continuate a segnalarceli, in modo che queste tabelle possano essere sempre più precise

Aggiornamento del 6 gennaio 2021

Disponibile la versione 5.03 delle tabelle: sono stati aggiunti i rari toponimi Moontower e Montains of Mist.  Sono anche stati corretti alcuni errori. Continuate a segnalarceli, in modo che queste tabelle possano essere sempre più precise

Aggiornamento del 7 agosto 2021

Disponibile la versione 5.04 delle tabelle: sono anche stati corretti alcuni errori. Continuate a segnalarceli, in modo che queste tabelle possano essere sempre più precise

Aggiornamento del 17 novembre 2021

Disponibile la versione 5.05 delle tabelle: sono anche stati corretti alcuni errori e sono stati aggiunti alcuni nomi. Continuate a segnalarceli, in modo che queste tabelle possano essere sempre più precise

Aggiornamento del 7 settembre 2022

Disponibile la versione 5.06 delle tabelle: sono anche stati corretti alcuni errori (alcuni segnalati da voi) e sono stati aggiunti parecchi nomi. Continuate a segnalarci gli errori, in modo che queste tabelle possano essere sempre più precise

Aggiornamento del 8 gennaio 2023

Il lettore “Davide” nei commenti ci informa che “che nella versione Bompiani de “La compagnia dell’anello” anno 2021 sono presenti tutte e 3 le mappe anche se sfortunatamente le ultime 2 (che occupano le ultime 4 pagine del volume) si trovano per necessità di spazio su due pagine ciascuna e pertanto i luoghi presenti a ridosso della piega del libro sono difficilmente leggibili (alcuni devo dire illeggibili). La prima mappa (Contea), riportata all’inizio del libro primo, occupa invece una sola pagina ed è facilmente leggibile.”
Aggiungo che, non avendo gli altri due volumi paperback non sono in grado di verificare quali mappe siano presenti.

 

Tolkien e Don Camillo: un seminario a Modena

Calendario incontri Istituto tomistico di ModenaContinuano a Modena i Tolkien Labs, gli incontri su J.R.R. Tolkien che allo l’intento di creare uno spazio in cui riflettere e comprendere sempre meglio l’opera dello scrittore di Oxford. Sono organizzati, con cadenza mensile, dalla nostra Associazione in e dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e si tengono, solitamente, in via San Cataldo 97, a Modena, presso la sede dell’istituto. L’ingresso del pubblico è di norma gratuito. Lo spazio web del Laboratorio tolkieniano permanente di Modena permetterà di condividere con tutti gli iscritti i materiali che man mano verrano analizzati nei diversi incontri.

Due autori diversi …

1949 GG in ValtellinaDopo l’incontro di ottobre 2015, relativo a Tolkien e san Tommaso, tenuto da Claudio Testi questa volta verranno confrontati dallo scrivente le opere di Tolkien con quelle di uno degli autori moderni italiani più venduti, tradotti e apprezzati all’estero, martedì 24 novembre 2015 alle ore 20.45: Giovannino Guareschi, principalmente noto per aver creato i personaggi di Peppone e Don Camillo. A una prima sommaria occhiata, i due autori sembrano diversissimi:
Giovannino Guareschi (1908-1968), scrittore, umorista, disegnatore, giornalista e molto altro, è noto principalmente per i racconti della serie Mondo Piccolo raccolti in diversi volumi che hanno avuto grandissimo successo sia in Italia che all’estero, e che di se scriveva: «Io, nel mio vocabolario, avrò sì e no duecento parole, e son le stesse che usavo per raccontare l’avventura del vecchio travolto da un ciclista […]. tumblr_m5oslsxJjc1rso3iso2_1280Quindi niente letteratura o altra mercanzia del genere» e che ha ambientato i suoi racconti nella Bassa Padana, in un «mondo piccolo situato in quella fetta di pianura che sta fra il Po e l’Appennino»;
John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) docente di Anglosassone per oltre 20 anni all’Università di Oxford e specializzato nell’inglese medievale dell’Inghilterra centro-occidentale ma noto principalmente per le opere scritte per passione nel suo tempo libero: lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Ma Tolkien era principalmente un filologo, e sceglieva con grande attenzione le parole con cui descriveva un mondo fantastico (in molti sensi) con draghi feroci, guerrieri coraggiosi, montagne altissime, torri tenebrose, cupe foreste e profonde miniere.

… ma forse non tanto

Guareschi alle Due Torri PolesineNaturalmente non è nei personaggi che cerco una somiglianza tra di loro. Con chi potremmo confrontare il focoso compagno Giuseppe Bottazzi detto Peppone, sindaco fabbro e meccanico? Con Aule il fabbro, potenza angelica che ha formato le catene montuose e forgiati i Nani? O con timido sindaco di Pietraforata Will Pidebianco? Certamente no! E nemmeno nei luoghi descritti: a parte una indubbia somiglianza tra la campagna curata e pacifica degli Hobbit e le campagne emiliane poco altro ci sarebbe.
I temi di contatto sono altri: per esempio l’importanza dell’acqua nelle sue diverse forme. In Tolkien il Vala delle Acque, Ulmo, manda messaggi attraverso il mare, i fiumi e le sorgenti per farsi 3846_piacenza_reti_nel_fiume_poascoltare da chi ha “orecchie buone per intendere” (come direbbe Guareschi) e riceve notizie di ciò che accade nella Terra di Mezzo gravata dall’ombra di Melkor, il primo Signore Oscuro. In Guareschi l’acqua è spesso protagonista (nella foto: Guareschi alle Due Torri Polesine). Abbiamo l’importanza del Grande Fiume – come egli chiama il Po – non solo come protagonista con le sue piene, i suoi gorghi e le sue mattane, ma anche come consigliere e come narratore di storie. Come dice don Camillo al grande fiume, una volta: «O tu che raccogli le voci del monte e del piano.» sussurrò don Camillo «tu che hai visto le angosce dei millenni passati e vedi quelle dei nostri giorni, racconta agli uomini anche questa storia». E altro ancora c’è da dire, e verrà detto in occasione del prossimo Tolkien Lab. Chi vuole saperne di più, venga ai Tolkien Lab.

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Copertina Tolkien e i ClassiciTOLKIEN E I CLASSICI
CuratoriRoberto Arduini, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri, Claudio A. Testi
Copertina: “Garthol nella terra dell’Arco e dell’Elmo
(Ivan Cavini)
Effatà Editrice (marzo 2015)
Prezzo: ebook 6,99 euro – volume cartaceo 15,00
(a 12,75 con sconto sugli store online).

Sul sito dell’editore, libro + ebook (gratuito) a 15,00 euro
ISBN: 9788869290428

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ARTICOLI PRECEDENTI
– Leggi l’articolo su Nascono i Laboratori tolkieniani
– Leggi l’articolo su Pubblicato Tolkien e i Classici
– Leggi l’articolo su A Modena il 10 marzo ecco Tolkien e Chaucer
– Leggi l’articolo su Il 10 aprile tocca a Tolkien e Dostoevskij
– Leggi l’articolo su Il 7 ottobre Tolkien e San Tommaso
– Leggi l’articolo su Lo Hobbit e Il Milione di Marco Polo

LINK ESTERNI:
– Vai al sito dello Istituto Filosofico di Studi Tomistici
– Vai al sito del Tolkienlab
– vai al sito della casa editrice Marietti 1820

 

Gli Elfi sono vegetariani? Ecco cosa dice Tolkien

Elven vegan picnicQuando si pensa agli Elfi vengono subito in mente omini verdi con le orecchie a punta che vivono nei boschi e mangiano solo verdura. È un’immagine pervasiva che fonde nel suo insieme caratteristiche che partono dalla mitologia germanica e giungono fino a noi, passando per le opere di Shakespeare, il folclore inglese e irlandese, le creature disegnate da Walt Disney (Campanellino), le creature descritte nei libri di Harry Potter e perfino gli assistenti di Babbo Natale! Noi, però, vogliamo parlare del nobile popolo degli Eldar, i primogeniti, gli Elfi descritti nelle opere di J.R.R. Tolkien. E vogliamo sfatare qualche mito su di loro: gli Elfi di Tolkien non sono vegetariani, né tantomeno vegani. Non lo scriviamo mossi da acredine verso le filosofie  vegetariana o vegana ma semplicemnte perché riteniamo che nulla nei testi del professore di Oxford sostenga questa tesi.
LembasÈ opinione diffusa tra alcuni appassionati che anche gli Elfi di Tolkien siano vegetariani dal momento che sono per molti aspetti vicini alla natura e il fatto che essi preparino e mangino il lembas, “pan di via”, quando viaggiano li mostra attenti a un’alimentazione vegetariana. Inoltre, un contributo in questo senso è il fatto che Peter Jackson nei suoi film ispirati allo Hobbit faccia intendere proprio questo: nota è la scena in cui i Nani giungono a Rivendell e sono costretti a mangiare insalata! Ma gli Elfi nelle opere dello scrittore inglese sono cacciatori e analizzando le principali opere di Tolkien, Il Silmarillion, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, risulta subito chiaro che gli Elfi non sono vegetariani.

Il Silmarillion e la History

Il Silmarillion - edizione Bompiani (angoli smussati)Genericamente, nella History of the Middle-earth, si legge che gli Elfi avevano un grande controllo sui propri corpi: «Così probabilmente [gli Eldar] erano biologicamente progettati per non mangiare troppo e la loro condizione fisica sarebbe rimasta la stessa, salvo infortuni» (in HoME Vol. X, Morgoth’s Ring, “Laws and Customs among the Eldar”). Nei Lay dei Figli di Húrin, quando Túrin prese parte a una festa nelle sale di Thingol, c’era vino e… «ottime carni riempivano le tavole». C’è anche un altro esempio indiretto nel racconto “aggiornato” di Gondolin: Voronwë dice a Tuor, che ha il pan di via degli Elfi, che esso andrà risparmiato per i momenti di grande bisogno e «…senza dubbio un fuorilegge e cacciatore possa trovare altri alimenti prima che l’anno peggiori». Tuor risponde che non in tutte le terre è sicuro andare a caccia, e pure le prede non sono mai così abbondanti. Sempre in Morgoth’s Ring c’è un brano in cui si legge che i Nandor erano diventati un popolo a parte, e avevano una maggiore attenzione verso gli esseri viventi, alberi e piante, uccelli e animali, di tutti gli altri Elfi.
HoME: "The War of the Jewels"E in The War of the Jewels (vedere The Later Quenta Silmarillion, p. 218) c’è un brano spesso inteso come prova che gli Elfi Verdi dell’Ossiriand (i Laiquendi) fossero esplicitamente vegetariani. Essi rimasero turbati dalla venuta degli Uomini e inviarono messaggeri a Felagund, sperando che se avesse avuto potere su questi nuovi arrivati, avrebbe potuto offrigli di ritornare per le vie da cui erano venuti, o muoversi verso altre terre. Essi non desideravano stranieri e aggiunsero nel messaggio che questo popolo era composto da tagliatori di alberi e cacciatori di animali, e quindi erano considerati ostili. «Se questa gente non se ne va», dice un loro inviato a Finrod, «noi li affliggeremo in ogni modo possibile».  Ma tale frase, portata solitamente a dimostrazione di come gli Elfi fossero vegetariani, può significare anche solo il fatto che i Laiquendi non volessero ulteriori cacciatori, perché ritenevano che le la fauna presente non consentisse di alimentare entrambi i gruppi, elfi e umani, oppure che non fosse rispettoso della natura ma indiscriminato il modo in cui gli uomini distruggevano quelle terre.
Ancora in Morgoth’s Ring si trovano che molti Elfi erano grandi guaritori, e come alcuni uomini, «…si astenevano dalla caccia e non entrarono in guerra finché non fosse assolutamente necessario». Ciò, a nostro avviso, può provare solo che non tutti gli elfi andassero a caccia. In ogni caso, il paragrafo successivo descrive le abitudini dei Noldorin circa la preparazione del pane, la cottura e la preparazione di «altri prodotti alimentari».
Ted Nasmith: "The Oath of Feanor" - Giuramento di FëanorNel Silmarillion sono numerose le occorrenze di Elfi cui piaceva la caccia o che andavano a caccia. Dei figli di Feanor è detto: «Amrod e Amras [.. ] divennero grandi cacciatori nei boschi della Terra-di-mezzo; e cacciatore fu anche Celegorm, che a Valinor era amico di Oromë e sovente seguiva la voce del corno del Vala». Mentre, tra i figli di Fingolfin: «[Aredhel la Bianca] Era più giovane, secondo il computo degli anni degli Eldar, dei suoi fratelli; e raggiunta che ebbe piena statura e bellezza, apparve alta e forte, e assai le piaceva cavalcare e cacciare nelle foreste». Ma non erano solo i nobili rampolli delle famiglie più nobili a cacciare: «Ora, come è stato narrato, la possanza di Elwë e Melian si accrebbe nella Terra di Mezzo, e tutti gli Elfi del Beleriand, dai marinai di Cirdan ai cacciatori nomadi dei Monti Azzurri di là dal Fiume Gelion, avevano Elwë per signore».
Green ElvenIl Silmarillion rafforza l’idea che gli Elfi possano mangiar carne visto che Feanor e i suoi figli erano conosciuti come grandi cacciatori tra le tante attività in cui eccellevano. «Ora accadde che, quando ormai i Noldor erano nel Beleriand da 310 anni, nel giorni della Lunga Pace, Felagund si inoltrò a est di Sirion e andò a caccia con Maglor e Maedros, figli di Feanor…» (in Later Quenta Silmarillion II, War of the Jewels). Finrod Felagund, annoiandosi s’era allontanato e così incontrò i primi padri degli Edain. Celegorm e Curufin incontrano Lùthien durante una caccia e la catturano: «Così egli e Curufin interruppero la caccia e rientrarono a Nargothrond, e Lùthien fu tradita; che la trattennero e le portarono via il mantello, e non le fu permesso di uscire né di parlare con chicchessia, salvo i fratelli Celegorm e Curufin». Il Lay of Leithian menziona anche Huan che va a caccia di cervi e cinghiali a Valinor.
LembasAssodato che andavano a caccia, si potrebbe ipotizzare che cacciassero solo per sport. Ma ipotetici Elfi che uccidano animali per puro diletto, e non per cibarsene e usarne le pelli  non ci sembrano assoluatamente coerenti con descrizioni degli Elfi nelle opere di Tolkien . Inoltre, sembra che il Lembas non fosse il cibo quotidiano degli Elfi. «Solo gli Eldar sapevano come fare questo alimento. Era realizzato per il comforto di coloro che avevano bisogno di andare in un lungo viaggio in mezzo alla natura, o per quei momenti di penuria in cui la vita fosse in pericolo. Solo loro erano autorizzati a usarlo. Gli Eldar non ne davano agli uomini, salvo a quei pochi che amavano, se erano in grande bisogno…» (The Peoples of Middle Earth, volume XII. Capitolo 15, Of Lembas).
caccia medioevale dal Taccuino Sanitatis, CasanatenseInfine, bisogna concludere che solo alcuni Elfi erano vegetariani. In realtà, se si leggono attentamente il Qenya Lexicon e i primi scritti linguistici, si può vedere come una parola per “vegetale” esiste, così come una parola per «alimento a base di piante» (lausimatl). Ma esiste anche «cibo a base di animali» (koisimatl). Ci sono anche parole per i “bovini domestici”, “pecore”, “capre”, “maiali” e ancora “fienile”, “uccelli” e “polli”, quindi ha senso ipotizzare che gli Elfi mangiassero tutti questi animali. E anche “carne conservata” e “carne salata”, nel caso in cui si possa pensare che tutto il bestiame fosse allevato solo per divertimento.

Lo Hobbit

Lo Hobbit e il lembasVediamo ora cosa si dice nello Hobbit, riguardo le abitudini venatorie degli Elfi. Mentre i Nani e lo Hobbit attraversano Bosco Atro, un cervo nero li attacca, facendo cadere Bombur nel fiume: «Stavano ancora tutti sopra di lui, maledicendo la loro sfortuna e la sua goffaggine, e lamentandosi della perdita della barca che rendeva loro impossibile tornare indietro a cercare il cervo, quando si accorsero di un fioco soffiare di corni nel bosco e di un rumore come di cani che abbaiassero in lontananza. Fecero tutti silenzio; e mentre stavano seduti pareva loro di udire il rumore di una grande caccia che si svolgeva a nord del sentiero, anche se non ne videro alcun segno».
Altra citazione in cui gli Elfi Silvani vanno a caccia è la seguente, dove si descrive il popolo di Thranduil: «Gruppi di Elfi Silvani, talvolta insieme col re, andavano di quando in quando a cavalcare o a caccia o a fare qualche altra cosa nei boschi e nelle terre a oriente».
Ma più importante, per i nostri scopi, è questa descrizione dei banchetti degli Elfi: «Il profumino degli arrosti era così incantatore che, senza aspettare di consultarsi con gli altri, ciascuno di essi balzò in avanti verso il cerchio, con l’unico e solo proposito di elemosinare un po’ di cibo».
BanchettoIn prigione a Thorin gli Elfi danno anche carne, ulteriore segno che ne mangiavan loro stessi: «Lì nelle celle del re giaceva il povero Thorin; e dopo che ebbe superato un breve periodo di gratitudine per il pane, la carne e l’acqua, cominciò a chiedersi che cosa fosse successo ai suoi sfortunati amici». È molto improbabile che gli Elfi fossero andati a caccia in maniera specifica per nutrire un prigioniero, così la carne che viene data a Thorin deve essere lo stesso cibo che gli Elfi tenevano nelle cucine per il loro sostentamento.

Il Signore degli Anelli

Lembas e Il Signore degli AnelliAnche nel Signore degli Anelli, nel capitolo In tre si è in compagnia, tutto il cibo offerto dagli Elfi di Gildor Inglorian che più tardi gli Hobbit ricordano sono vegetariani: pane, miele e frutta, incluse le mele. Tuttavia, Gildor si scusa con loro per non poter offrire loro un pasto completo: «Ci dispiace che il pranzo sia misero e magro… ma ci troviamo nei boschi, lontani dalle nostre dimore. Quando verrete ospiti a casa nostra vi tratteremo meglio!». Inoltre, gli Elfi (o, almeno, uno di loro, Legolas) mangiano carne.
A Rivendell, gli abiti che Elrond dà alla compagnia prima di partire comprendevano le pellicce sulle spalle, e quando il gruppo raggiunge Lothlorien gli Elfi danno loro pellicce per dormire (per la notte che passano sui Talans). Anche in questo caso, se gli Elfi avessero cacciato sono per la pellicce avrebbero poi dovuto buttar via la carne tra i rifiuti, cosa decisamente poco logica.
Sceithailm: "Tarot - the fool"Nel capitolo Relitti e alluvioni gli hobbit offrono come pranzo (tra le altre cose) maiale di prima qualità e pancetta ad Aragorn, Gimli e Legolas. «E non c’è alcun motivo per arricciare il naso di fronte ai cibi, Messer Gimli», vociò Merry. «Questa non è roba da Orchetti, ma mangime umano, come lo chiama Barbalbero. Preferisci vino o birra? C’è un barile di là…. passabile. E questo è maiale salato di primissima qualità; ma se preferite posso farvi alla brace qualche fetta di pancetta. Mi dispiace di non avere verdure: i rifornimenti sono stati interrotti negli ultimi giorni! Non ho altro da offrirvi, per finire, che burro e miele da spalmare sul pane. Vi basta?». «Eccome!», disse Gimli. «Il vostro debito diminuisce notevolmente». I tre compagni furono tosto intenti a mangiare, e i due Hobbit incominciarono spudoratamente un secondo pasto. «Dobbiamo tener compagnia ai nostri ospiti», dissero.

Due vegetariani

porchetta abruzzeseInfine, anche se non sono Elfi, vogliamo citare gli unici due personaggi, a nostra memoria, dei quali si dica esplicitamente che non mangiavan carne.
Uno è Beren figlio di Barahir. Quando era braccato da Sauron, «Per altri quattro anni Beren continuò a vagare nel Dorthonion, solitario fuorilege; divenne tuttavia amico degli uccelli e dei quadrupedi, ed essi lo aiutarono senza mai tradirlo, e da allora in poi Beren non mangiò carne né uccise essere vivente che non fosse al servizio di Morgoth».
Krisztian Kiraly: BeornAltro caso è Beorn; nello Hobbit, Gandalf ci descrive così le sue abitudini alimentari: «Ad ogni modo, non è soggetto a nessun potere magico tranne che al suo. Vive in un querceto e ha una grande casa di legno; e come uomo alleva bestiame e cavalli che sono meravigliosi quasi quanto lui. Essi lavorano per lui e parlano con lui. Egli non li mangia; né dà la caccia ad animali selvatici né li mangia. Tiene arnie e arnie di api grandi e fiere, e per lo più vive di panna e miele».

L’autore vuole ringraziare Roberto Arduini per il prezioso contributo, anche e soprattutto per parte riguardante le parole tratte dal Qenya Lexicon

I Saggi Hobbit sono saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit «si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni». Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni.
Questo articolo è stato scritto quando i Saggi Hobbit non erano stati inventati, ma ne ha tutte le caratteristiche. Pertanto è ora annoverato tra di essi.

Gli altri saggio hobbit sono:
– Leggi l’articolo su Gli Anelli del Potere
– Leggi l’articolo su Gli Orchi
– Leggi l’articolo su La sorte di Frodo
– Leggi l’articolo su Riguardo agli Hobbit.
– Leggi l’articolo su Gli Istari e i loro bastoni
– Leggi l’articolo su Denethor: c’è del metodo in questa follia

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Utenti online

3 gennaio, un brindisi per il Professore

Cop-anniversario-TolkienI più appassionati lettori di J.R.R. Tolkien ricordano certamente a memoria le date più importanti descritte nel Signore degli Anelli: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 dicembre, la Compagnia lascia Granburrone; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto.
Ma c’è una data non meno importante che, pur non essendo scritta in nessuna opera dello scrittore di Oxford è ricordata da tutti gli appassionati della terra di Mezzo. Questa data è il 3 gennaio 1892, ed è la data di nascita di John Ronald Reuel Tolkien. E, in occasione del 123° anniversario della sua nascita, vogliamo far festa.

Il “Tolkien Toast”

Proudneck AvalonIl modo più diffuso per festeggiarlo è con un brindisi secondo l’usanza britannica. Alle 21:00 del 3 gennaio (ora locale), i fan di tutto il mondo sono invitati ad alzare un calice in omaggio a Tolkien. Le istruzioni sono semplici: per fare il Brindisi di Compleanno ci si alza in piedi, si alza un bicchiere pieno della bevanda preferita (in mancanza di Miruvor… va bene qualunque bevanda non necessariamente alcolica!) e si dicono le parole “al Professore!” prima di berne un sorso. Dopo, potete sedervi e godervi il resto della bevanda e della serata. La Tolkien Society è stata la prima a proporre il brindisi, e ha una pagina dedicata all’evento.

Brinda a Roma con i Proudneck

Proudneck TraleRigheE, come ogni anno, i Proudneck – smial della Tolkien Society a Roma – festeggeranno l’anniversario della nascita del professore con il brindisi “al Professore!”. Il brindisi si terrà presso l’accogliente bistrot della libreria Tra Le Righe, in via Gorizia 29, dalle ore 17 in poi. Tutti gli appassionati lettori di Tolkien, di ogni ordine e grado, sono i benvenuti. Durante l’evento di solito vengono letti brani delle opere di Tolkien: per i dettagli tenete presente il sito web dei Proudneck.

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Il 13 dicembre si parla dello Hobbit a Bergamo

There and back again 2012Con l’approssimarsi del debutto, nelle sale cinematografiche, del terzo film di Peter Jackson tratto da “Lo Hobbit” di JRR Tolkien, aumenta l’interesse del grande pubblico per questo scrittore di grande successo. Per soddisfare questo interesse l’associazione culturale Sackville di Bergamo ha organizzato un evento a ingresso libero dal titolo There and back again: lo Hobbit oltre il film. «Il 13 dicembre alle 16 nelle sale dell’Associazione Torquato Tasso, in via Tasso n.7, dieci esperti andranno oltre il film per una pomeriggio di riflessione immersi nelle magiche atmosfere della Terra di Mezzo», come recita il loro comunicato stampa. Abbiamo intervistato la cortesissima presidente dei Sackville, Valentina Zenoni, per avere maggiori informazioni sulla manifestazione e sui Sackville.

L’intervista

la presidente dei SackvilleQuesta è la seconda edizione del vostro evento. Com’è andata la scorsa volta? Cosa vi aspettate da questa? Avete già programmi per edizioni future?
«La scorsa edizione si è svolta il 1° dicembre 2012 e non è andata per niente male. La risposta da parte del pubblico è stata più che buona, grazie soprattutto ai nomi dei relatori che hanno partecipato con entusiasmo. Oltre a Fabio Porfidia con la sua mostra di disegni, c’erano tutte persone con una conoscenza e un rapporto con Tolkien e la Terra di Mezzo diverse le une dalle altre, ma che hanno arricchito la serata proprio grazie a queste esperienze così distanti tra loro. Per quanto riguarda questa nuova edizione direi che ci sono tutti i numeri, o meglio, i nomi, per replicare il successo della serata precedente».
Avete invitato ospiti illustri?
«Sì e anche questa volta le esperienze tolkieniane sono diverse, ma sono sicura che sarà altrettanto piacevole ascoltare queste nuove voci. Innanzitutto, ci sarà
Franco Manni, curatore e coautore di diverse opere su Tolkien e presidente onorario della vostra Associazione italiana studi Tolkieniani. Poi altri appassionati tolkieniani come Roberto Fontana, presidente dell’Associazione culturale Granburrone, oltre che traduttore e saggista, Emanuele Manco, curatore del magazine on-line Fantasy Magazine, Chiara Nejrotti, autrice di diversi articoli e interventi su Tolkien, Paolo Gulisano, scrittore nonché amico e associato Sackville. Sarà un onore far parlare personalità come Stefano Vietti, sceneggiatore per Sergio Bonelli Editore del fantasy a fumetti Dragonero, e Marco Cimmino, uno storico militare specializzato nello studio della Grande Guerra. Avremo ospiti anche Angelo Berti, autore del fantasy “Jagalor”, Paola Cartoceti, traduttrice della casa editrice Fanucci, Serena Fiandro, curatrice della collana fantasy I Doni delle Muse. Infine, oltre alle voci, in questa nuova edizione potremo godere della mostra Qui, nel mondo Reale – l’incredibile corrispondenza tra il mondo di Tolkien e il nostro cuore e l’esposizione del gruppo modellistico, campioni del mondo in categoria fantasy, “I Picchiatelli”».
there and back again 2012Parlaci del tuo gruppo, i Sackville, della loro storia e dei loro piani per il futuro. Voi siete sia gruppo che si riunisce periodicamente sia associazione culturale, vero?
«L’Associazione Sackville è stata costituita nel 2004 a seguito dell’organizzazione della due giorni di manifestazione I Borghi dell’Anello, ma come gruppo esistiamo da circa un anno prima e poco più come Smial, o famiglia, della Società Tolkieniana Italiana. Siamo un piccolo gruppo di appassionati che col tempo ha stretto forti rapporti di amicizia ed è proprio questa forza che ci sprona ancora oggi, nei limiti delle nostre possibilità, a organizzare iniziative culturali no profit che diano l’opportunità a noi e a persone come noi di condividere la passione per Tolkien e tutto ciò che ruota attorno alla letteratura fantastica.
È vero che ogni relatore “presenterà” una parola? Come vi è venuta questa idea? È la prima volta che la usate?
«Sì, a ogni ospite è stato chiesto di scegliere una parola attorno alla quale elaborare un breve intervento, che dovrà durare circa 5/10 minuti al massimo. La parola scelta deve essere legata a Tolkien e alle sue opere. Ognuno di loro poi “racconterà” questa parola come meglio crede, dall’excursus filosofico, ad esempio, fino al legame personale, lavorativo e quant’altro che ha portato il relatore a legarsi o a conoscersi con Tolkien. L’idea del format è venuta per la prima volta a un nostro associato nel 2012, quando iniziava a ronzare in testa l’idea di organizzare qualcosa per l’uscita del primo film Lo Hobbit… e poi tutti noi abbiamo acconsentito con entusiasmo… così, molto semplicemente. Riproponiamo per la seconda volta questa formula perché ci permette di avere come ospiti più persone e ciò a sua volta consente di non annoiare troppo il pubblico con interventi lunghi. È chiaro che non disdegniamo le conferenze con soli uno o due relatori, ma l’idea era buona ed è bello anche cambiare no?».
Bergamo: mostra quadriAvete altre iniziative in programma?
«Edizioni future? Può darsi, perché no? Da bravi Hobbit ci prendiamo il nostro tempo per pensarci… per ora rimaniamo concentrati sulla buona riuscita di questo evento. Nulla però esclude che torneremo con nuove proposte. Nel frattempo siete tutti i benvenuti ai nostri incontri mensili che si svolgono il terzo giovedì di ogni mese, dalle 20.45 circa, presso l’Irish Pub The Ritual in Via S. Francesco d’Assisi a Bergamo. È sempre bene controllare la nostra pagina Facebook (o eventualmente scrivere al nostro indirizzo) per eventuali cambiamenti di giorno/orario. Non siamo in molti, quindi a volte ci capita di dover spostare l’incontro se non raggiungiamo, per così dire, il quorum».

LINK ESTERNI:
– Vai al sito dei Sackville
– Vai alla pagina Facebook dei Scakville
– Vai alla galleria fotografica dell’edizione 2012 di There and back again

 
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Il compleanno di Bilbo? Probabilmente è oggi!

CalendarioMolti sapranno che oggi, 12 settembre, è il compleanno di Ian Holm, l’attore che ha interpretato Bilbo Baggins nella prima trilogia di Peter Jackson, dedicata al Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. Ma sicuramente sono pochi gli appassionati che sanno che, secondo un’interpretazione che illustrerò, è oggi anche il compleanno dello stesso Bilbo! Molto spesso mi sono interrogato, e come me molti altri, riguardo le date degli eventi nel Signore degli Anelli: prendiamo ad esempio il 22 settembre, il compleanno di Bilbo. E mi son chiesto: «Ma come dobbiamo intendere ’22 settembre’?». È il 22° giorno del nono mese (cioè il 22 uccellaio del calendario hobbit)? Oppure è la data che corrisponde al nostro 22 settembre (cioè il 2 invernume del calendario hobbit)? Per trovar la soluzione si può guardare l’Appendice B dell’opera di Tolkien: nell’anno 3019 si parla di 30 febbraio. Mi sembra chiaro, perciò, che i nomi dei mesi son stati “tradotti”. Per cui, ritornando alla domanda fatta in apertura, “22 settembre” deve essere inteso come inteso come “22 uccellaio”.

Il calendario della Contea
Il calendario della Contea

Ma per togliersi ogni dubbio, è sufficiente leggere ciò che ha scritto Tolkien stesso, nell’Appendice D del Signore degli Anelli:

«Nelle mie note e nella narrazione ho adoperato i nomi moderni sia dei giorni che dei mesi, benché naturalmente né gli Eldar né i Dùnedain né gli Hobbit li utilizzassero. Mi è parso indispensabile tradurre i nomi dall’Ovestron, per evitare confusioni, tanto più che le implicazioni stagionali dei nostri nomi sono più o meno simili a quelle della Contea».

Mi sembra chiaro, quindi, che “22 settembre” sia solo la traduzione di “22 uccellaio”.

A quale giorno del calendario gregoriano corrisponde il 22 uccellaio? In questa pagina è possibile consultare (e scaricare) il file contenente le due tabelle per la conversione da calendario gregoriano a calendario hobbit e viceversa. Sono anche spiegati i (semplici) calcoli che mi hanno portato alla loro creazione. Grazie ad esse è possibile controllare a quale data del nostro calendario corrisponda una qualunque data del calendario hobbit.
Basta fare attenzione e valutare se l’anno di cui vogliamo convertire la data sia o meno bisestile. Per esempio fu bisestile l’anno 1940 c.c., “l’anno del famoso raccolto e della incantevole estate” come scrive Tolkien nell’Appendice D.

Shire Calendar
Shire Calendar

Quindi tutti quelli che festeggiano il compleanno di Bilbo e Frodo il 22 settembre o la caduta di Barad-dur il 25 marzo sbagliano? In buona sostanza sì, perché hanno preso alla lettera le date dell’appendice B. Anche se l’importante è festeggiare gli eventi: se poi si sbaglia (in buona fede) di una decina di giorni, non è grave.
Per me, almeno.

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– Vai qui per le due tabelle per la conversione dal calendario gregoriano al calendario hobbit.

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Peter Jackson ha “ucciso” J.R.R. Tolkien?

The Hobbit: An Unexpected JourneyIn questo articolo non voglio parlare dei film di Peter Jackson, di quanto siano stati più o meno fedeli ai libri : voglio cercare di capire quali effetti essi abbiano avuto sulla conoscenza e sulla diffusione delle opere  di Tolkien. Soprattutto attraverso la versione cinematografica realizzata dal regista neozelandese, l’opera di Tolkien è arrivata a un pubblico ancora più vasto che, però, non ha fatto che aggiungersi al progressivo cammino di diffusione e di successo in atto da 40 anni.  L’adattamento cinematografico di Jackson ha guadagnato 17 Oscar (4 per La Compagnia dell’Anello, 2 per Le due Torri e 11 per Il ritorno del Re): il premio come “miglior film” a Il ritorno del Re, può venir considerato un premio dato all’intera trilogia da parte della critica. I film contengono però molte alterazioni rispetto alla storia originale, e hanno un tono un po’ diverso dalla narrazione del romanzo e dalla visione originale di Tolkien. A titolo di esempio, Roger Ebert, critico cinematografico statunitense ha detto: «Jackson ha preso un’opera letteraria incantevole e unica e l’ha ri-raccontata nei termini del cinema moderno […] Fare quello che ha fatto in questi film deve essere stato molto difficile, e merita un applauso, ma rimanere fedeli a Tolkien sarebbe stato ancora più difficile e coraggioso».

Ian Mckellan - Gandalf
Ian McKellen aka Gandalf aka Magneto

La trilogia jacksoniana del Signore degli Anelli ha avuto indiscutibilmente alcuni effetti positivi:

  • ha reso il Signore degli Anelli notissimo. Quasi tutti, a livello mondiale, l’hanno quantomeno sentito pronunciare questo nome;
  • ha indotto molti appassionati dei film a cercar di conoscere ancor meglio la Terra di Mezzo
  • ha fatto diventare “di moda” Tolkien: l’effetto positivo è che molti libri validi sono stati dati alle stampe perché “Tolkien era di moda”, libri che, altrimenti sarebbero stati scartati dagli editori;
  • in Italia, ha aiutato a superare l’errata “associazione” di Tolkien con il fascismo e la destra estrema

Ma ci son stati anche molti effetti negativi, non lievi:

  • cate blanchett
    Cate Blanchett aka Galadriel

    ha fatto diventare “di moda” Tolkien: l’effetto negativo, perfettamente simmetrico a quello visto nei “pro”, è che anche molti libri sciatti e malfatti sono stati stampati solo perché “Tolkien vende”;

  • le immagini tolkieniane dopo il 2001 sono spesso influenzate, talvolta pesantemente, da quelle dei film.
  • l’immaginario collettivo è stato “cristallizzato”. Perfino per me che ho visto solo una volta i film è difficile non pensare Gandalf e vedere il viso di Ian McKellen, o Galadriel e vedere il viso di Cate Blanchett;
  • mi sembra che molti di coloro i quali hanno visto il film sian convinti (in buona fede) di conoscere Tolkien, e che, pertanto, non si preoccupino di leggerne le opere. Come successe già con i film di “Don Camillo” tratti dai
    racconti di Giovannino Guareschi. Anche in questo caso il grande successo dei film mi sembra aver ‘messo in ombra’ i libri. E ciò, naturalmente, non piace a me, appassionato lettore;
  • infine l’effetto che io trovo peggiore, e che a un tempo mi fa infuriare e mi deprime, è che in molti sembrano confondere le opere di Peter Jackson con quelle di Tolkien. E non solo tra gli appassionati “di primo pelo”. Capiamoci: io non demonizzo le pellicole del regista neozelandese; e non ho nulla in contrario che ne siano citate scene e dialoghi. Ci mancherebbe! Ma chi cita Peter Jackson sia conscio che stai citando Peter Jackson e non Tolkien (o viceversa), accidenti! Son stufo di ascoltare (o leggere) frasi del tipo: “nel libro, quando Gandalf a Moria dice che nemmeno i più saggi possono prevedere tutte le conseguenze”. No! È nel film che quella frase è detta a Moria. Nel libro è detta a casa Baggins!

don camillo e peppone
Don Camillo e Peppone

Come (tentare di) minimizzare gli effetti più deleteri?

  • per il problema della “moda”, finiti i film sparisce anche quella – per fortuna;
  • per quanto riguarda l’iconografia ispirata alla terra di Mezzo, credo che col tempo diminuiranno le opere ispirate al film;
  • riguardo la “cristallizzazione dell’immaginario”, è inevitabile, credo. Lo stesso Guareschi ammetteva di essersi immaginato il personaggio di Don Camillo diverso da Fernandel (l’attore che impersona il battagliero parroco nei film) ma di non riuscire, dopo il primo film basato sui suoi racconti, a scrivere nuove storie di Don Camillo senza immaginarlo con la faccia di Fernandel;
  • riguardo il fatto che i film abbiano “messo in ombra” i libri temo si possa fare poco, se non ribadire, ogni volta sia possibile, che i libri sono più alti, più profondi, più belli dei film;
  • riguardo l’ultimo punto, per me il più importante, non ho soluzioni. Cerco di correggere tutti i casi di confusione tra Tolkien e Jackson o viceversa in cui mi imbatta.

 

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Il film di Peter Jackson? L’ArsT: quanto è brutto!

Peter Jackson - titolo bruttoÈ uscito il film di Peter Jackson. E tutti noi lo abbiamo visto. Come nelle migliori famiglie, ci siamo seduti intorno a un tavolo, tra una pinta di birra e una fumata di pipa, ognuno ha detto la sua opinione. Come i Nani con le stoviglia nella casa di Bilbo Baggins, gli entusiasti si sono contrapposti ai contrari per tutto il tempo, dandosele di santa ragione! Come è giusto che sia, riportiamo alcuni dei pareri della serata. Se cercate una recensione ragionata, serena e obiettiva del film di PJ avete sbagliato posto. Qui mi tolgo tutti i sassolini che mi ha messo nella scarpa il film. Se avete fretta, in fondo, sotto le note, c’è il giudizio sintetico. Se volete leggere i giudizi positivi sul film, andate qui. Non leggete il resto di quest’articolo se non avete ancora visto il film!

Lo Hobbit visto da un integralista

By WikipediaPeter Jackson mi ha stupito. Mi ha preso in contropiede. Ha fatto delle immani cazzate dove la via a me sembrava più semplice e lineare e fool-proof, mentre talaltra ha fatto (poche) modifiche secondo me condivisibili. Ma andiamo con ordine e partiamo dall’inizio:
Prologo: Serse, il re dei Nani, cresciuto in superbia, vuole che tutti si presentino a lui per riverirlo. Appare Thranduil in vista di Erebor in groppa a una renna (*1*) al comando di una schiera di Elfi, ma non ricorda perché mai sia li e torna a casa con tutti gli Elfi. Forse perché gli pareva brutto disturbare mentre i Nani stavano ricevendo la visita di un drago. Riceve una paga spropositata per questo cameo, e ciò suscita il rancore dei Nani, che per una cifra minore debbon fare tutto il film. E la scena passa a Hobbiton, ove Bilbo sta scrivendo il suo diario per Frodo – parte che trovo del tutto inutile. O forse dannosa perché rafforza l’effetto “prequel”. Ma proseguiamo. Gustosa l’apparizione dei Nani, malgrado siano rappresentati – spiace dirlo – cafoni non poco. Elliott Gould in M.A.S.H.Thorin a me fa sempre venire in mente Sandokan, mentre Bofur, il Nano col cappello con paraorecchie, sembra Elliot Gould nel film “M.A.S.H.” Sulla permanenza a casa Baggins poco ho da dire. Finalmente i Nani con Bilbo e Gandalf si muovono da casa Baggins… e siamo a metà film. Un capitolo del libro, mezzo film!
Dopo aver fatto un po’ di strada i nostri eroi incontrare i Troll – PJ fa delle modifiche abbastanza ampie ma, per il mio gusto, condivisibili. Che sia Bilbo a “intortare” i Troll fino all’alba per me è grave soltanto perché Bilbo dovrebbe essere ancora il cinquantenne imbranato che ben conosciamo. Ma PJ ha deciso che Bilbo deve essere un eroe da subito, e PJ è uomo d’onore…
E qui, o forse prima dei Troll (
non rammento) c’è un cameo di Radagast, che su Endor imperversa su una slitta trainata da conigli. Non ci sono (ancora?) gli ewoks sulla luna boscosa. ma malefiche creature con lunghe zampe – no, non gli at-at imperiali – ma dei ragni giganti.
Autogatto e MototopoMa andiamo avanti: i nostri, come sa ogni buon lettore di Tolkien, passati i Troll puntano ora su Rivendell. E anche nel film. Ma non nella maniera barbosa e banale del libro, ma in maniera molto più dinamica. Vengono raggiunti da Radagast “lo Stravolto” (in tanti sensi), e poi vengono attaccati da mannari cavalcati da goblin. Così, tanto per far casino! Per distrarre i mannari Radagast decide di fare da esca, contando nella rapidità dei suoi conigli (*2*). E questa è secondo me la parte più brutta del film, con Radagast (e mannari al seguito) che sfrecciano da una parte all’altra dello schermo – ricordandomi Autogatto e Mototopo – mentre gli altri cercano di svignarsela “zitt, zitt”, come Lupo Alberto. Fallendo miseramente. E quando i nostri eroi sembrano essere con le spalle al muro di fronte a preponderanti forze nemiche, PJ gioca un asso nella manica e sfodera il settimo cavalleggeri, che stermina Orchi & mannari salvando i nostri eroi. Ma, essendo cavalleggeri Elfi, non suonano con la tromba la carica che abbiamo udito in tanti film western. Peccato! La compagnia arriva a Rivendell e i Nani si arroccano in una sorta di “testuggine” circolare, mentre dei cavalieri li cirondano, girandogli intorno in due anelli concentrici e controrotanti. «È arrivato il circo Togni!», penso. Ma no, non è il circo, è re Elrond (*3*). PJ, oltre a inserire il circo e incoronare Elrond, elimina gli Elfi «sciocchi e canterini» – e ammetto che quest’ultima cosa non mi dispiace affatto.
Segue Bianco Consiglio. Galadriel in blu sembra veramente la Madonna, ma è bellissima e va bene così. Eccepisco (a parte Saruman con capelli lisci e barba crespa) che Gandalf avrebbe scelto Bilbo perché «gli fa coraggio». Non ho un malore solo perché questo abominio l’ho già visto nei trailer e son rassegnato. Ma il viaggio prosegue e i nostri si imbattono nei “giganti di pietra” – se PJ gli avesse solo fatto tirare pietre secondo me sarebbe stato il massimo. Invece no.
Film: Indiana Jones e il tempio maledettoE s’arriva ai Goblin sottoterra. Io già mi pregustavo claustrofobiche scene alla Alien; ma questo è un film treddì, per cui gli spazi sotterranei sono amplissimi (come già a Erebor) e qui intersecati da ponticelli di legno e corda. I nostri son portati davanti a un grande Goblin orrido ma con una dizione splendida che li interroga e li minaccia. Ma, grazie a Gandalf, si liberano e fuggono uccidendo orchi a decinaia, facendo l’occhiolino a Indiana Jones e a Frankenstein junior (potrebbe andar peggio …). Altra scena utile solo al treddì. Intanto Bilbo s’è smarrito, e l’incontra Gollum (mancano 4 indovinelli – PJ li metterà nella versione estesa?). Splendido. Vale l’intero film.
Hobbit e nani fuggono dalle miniere e vengono affrontati da Azog (*4*) l’Orco pallido (*5*) con arto artificiale (*6*), in groppa a “Mastro di Chiavi” insieme ad altri orchi&mannari. Gozer il gozoriano da "Gostbuster"Mentre i nostri sono tutti su un albero per sfuggire ai mannari (gli altri alberi son stati abbattuti a morsi e spallate da “Guardia di Porta” e dai suoi accoliti) sbeffeggiati da Azog, Sandokan parte alla riscossa, brandendo un’arma nella destra e, a sinistra, un ramo di quercia impugnato come un tonfa. E viene messo prontamente ko da Azog dal cucchiaio in titanio. Ed ecco arrivare il fido Yanez a salvare Sand .. ahem ecco accorrere Bilbo a salvare Thorin (*7*). Ma nemmeno Bilbo, benché aiutato dalle pigne al napalm di Gandalf (*8*), può farcela. In quella arrivarno le aquile a salvare i nostri e a uccidere molti warg – chissà come si adirerà Gozer il Gozeriano!
L’arrivo di un’aquila da soccorso apposta per l’esanime Thorin mi rammenta sia Spazio 1999 (Alan, qui Koening, abbiamo recuperato Thorin, partiamo!) sia la cavalcata delle valchirie (*9*). Mentre le aquile, tratti in salvo i nostri, si allontanano, Gandalf, doppiato da un ottimo Proietti, avrebbe potuto esclamare: «Azog, io anderò a Erebor, ma tu devi andà a fanc…!». Ma il buon PJ temo non abbia visto Febbre da Cavallo… Le aquile depositano i nostri sulla Carroccia e, per uno strano caso, Smaug a Erebor si desta dopo un sonno di 60 anni. Che sfiga, ‘sti Nani!!!

Note:

*1* – Ma non ho fatto caso se la renna avesse il naso rosso.
*2* – che El-ahrairah ti perdoni, PJ – perché io non lo farò! (si, eccheggio volutamente Vincenzo Beretta nella sua splendida recensione de Le due torri)
*3* – Re? Re! Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare (Dante)
*4* – Ma non era morto a Moria, chiederete voi? Ecchemmifrega, sembra rispondere PJ. Io ce lo metto e je metto pure l’arto artificiale. Tiè!
*5* – Perché è pallido? Razzismo? “Orco pallido parlare con lingua biforcuta, augh!”. Non lo so. E non è rilevante, sembra. Certo che minorato e bianco in un popolo di neri – più ghettizzato di così!
*6* – Arto che ho prontamente battezzato protesi del c…o (ma non in senso letterale) [Pat Pending] – detta protesi mi ricorda molto un cucchiaio di plastica per girar l’insalata (di quelli con i rebbi), solo pantografato in scala maggiore e costruito in titanio. Una cosa orrenda.
*7* – Era più credibile la prima? Son d’accordo con voi, ma questo è PJ. In più speravo almeno apparisse la bella Perla di Labuan, ma son
rimansto deluso
*8* – In effetti, Gandalf, lanciando le sue pigne ‘nfocate, poteva ben esclamare: “Mi piace l’odore del napalm la mattina”.
*9* – napalm e Wagner: un connubio ormai indissolubile 😉

Giudizio sintetico

Se avesse tagliato una mezz’ora, sarebbe stato probabilmente meglio.
Lo stesso se avesse lasciato Bilbo ‘imbranato’ e Thorin più Nano e meno Sandokan
Pavento l’inevitabile extended edition, ancora più lunga
Voto: 7-

– VAI ALLA RECENSIONE POSITIVA DELL’ARST.

Altre recensioni, sostanzialmente positive, potete leggerle qui:
Il film di Peter Jackson, secondo Franco Manni
Il film di Jackson, secondo Tom Shippey

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I saggi dell’Arst: J.R.R. Tolkien e le Dolomiti

DolomitiÈ giovedì e come promesso, in vista del 25 marzo, giorno in cui festeggeremo il Tolkien Reading Day, facciamo il primo dei nostri regali ai lettori. Per premiarvi della fiducia e offrire contenuti di qualità, abbiamo deciso di lanciare una serie di saggi tra quelli tenuti quest’anno dai membri dell’Arst e quelli tradotti da pubblicazioni di studiosi di fama mondiale. Ecco il primo saggio: “Due figure a confronto: Éowyn di Rohan e Dolasilla di Fanis”. L’autore è Norbert Spina, che ha tenuto la conferenza il 20 ottobre 2006 durante  Paesaggi dalla Terra di Mezzo, organizzato dall’ArsT alla libreria Bibli a Roma, durante la seconda edizione di Tolkieniana.net nel 2007 e poi il 9 agosto 2007 all’interno del Primo Festival delle Leggende Ladine. Vista l’origine personale dell’approfondimento, l’autore ha voluto lasciare una nota per spiegare le motivazioni che lo hanno portato al confronto tra i due personaggi.

Éowyn di Rohan e Dolasilla di Fanes

Due donne, due guerriere. Una cerca la “bella morte” sul campo di battaglia ma sopravvive al massacro; l’altra vuole crearsi una famiglia, ma muore durante la sua ultima battaglia.
Chi sono queste due donne, all’apparenza così diverse?
Una è Éowyn di Rohan, nipote di re Theoden, nata dalla penna dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien. L’altra è Dolasilla, figlia della Regina dei Fanes, personaggio di una leggenda ladina della val Badia, leggenda che potrebbe avere le sue origini nella tarda età del bronzo.
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Eowyn (Ellaine)Éowyn è una donna coraggiosa in un popolo che considera degno di gloria solo il guerriero valoroso. Per mostrare quanto vale si traveste da cavaliere e segue il re in battaglia, sperando di morire eroicamente. Sopravvissuta alla battaglia, lentamente si rende conto che il guerriero eroico non merita la fama per ciò che fa, ma per ciò che difende: la propria patria, la propria gente, la propria cultura. Dolasilla, su richiesta del padre – il re dei Fanes – diventa una guerriera. Se lei è presente nessun esercito può tener testa a quello dei Fanes. Inizialmente questa vita le piace, ma con l’andar del tempo Dolasilla non è soddisfatta e decide di non scendere più in battaglia. Una grave minaccia si affaccia alla frontiera del regno. Così Dolasilla sceglie la guerra un’ultima volta per salvare il suo regno e il suo popolo.
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Queste due donne sono veramente l’una l’opposto dell’altra, come sembrerebbe da un’analisi superficiale della trama delle loro storie? Partendo da questo interrogativo l’autore, appassionato di Tolkien e delle Dolomiti, nel saggio Dalla Terra di Mezzo alle Dolomiti. Confronto di due figure speculari: Éowyn di Rohan e Dolasilla di Fanis analizza i due personaggi, l’educazione ricevuta, le azioni e le loro scelte. Ricordiamo che la prossima settimana ci sarà un’altra novità: fate attenzione al giovedì!
SCARICA IL SAGGIO Due figure a confronto: Éowyn e Dolasilla

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Due passioni che si incontrano

ConturinesSono un appassionato della Terra di Mezzo e della sua storia. Se mi capita di parlarne non mi tiro certo indietro. Così, quando mi capitò l’occasione di parlare in pubblico di Eowyn di Rohan nella manifestazione “Rivendell”, presi la palla al balzo. Non ricordo esattamente cosa dissi a Viterbo in quel lontano giugno 2004 (dovrei cercar gli appunti di allora), ma ricordo che pensai che questa bella ragazza voleva morire in battaglia, per conquistarsi gloria imperitura, e invece sopravviveva. E mi sovvenne che, nelle leggende delle Dolomiti v’era una guerriera che s’era ripromessa di appendere l’arco al chiodo, per così dire, ma scendeva in campo a combattere una battaglia cruciale per il suo popolo e moriva, lei che avrebbe voluto smettere di combattere.

Mappa del Regno dei FanesLa cosa sembrò finire li, ma questo accostamento aveva, per così dire, messo un semino nel mio cervello. Nell’estate del 2006 ero al Rifugio Nuvolau dopo pranzo e il tempo non era buono; avevo tempo da perdere prima di rimettermi in cammino e il semino iniziò germogliare. Mi misi a scrivere punti di contatto e punti di differenza nelle storie delle due eroine. Ero così concentrato a scrivere che, nella stanza semivuota, il rifugista si incuriosì e mi chiese se stessi scrivendo poesie. No, gli risposi, e gli spiegai grossomodo cosa stessi facendo.
Tornato a casa, con i testi di Tolkien e di Wolff alla mano, controllai gli spunti presi in montagna a memoria e mi misi a studiare, a confrontare, ad approfondire. Per Eowyn, ben descritta da Tolkien, mi fu d’aiuto – anzi, mi aprì gli occhi – la Tolkien Encyclopedia, ponderoso volume che mi mostrò una Eowyn abbastanza diversa da come l’avevo “capita” fino ad allora.

Falzo rege pietrificatoUlteriore segno, qualora ce ne fosse bisogno, che è sempre possibile approfondire ancora, vedere le cose in maniera diversa da quella che ci è propria, scoprire sfaccettature del personaggio che ci erano sfuggite o che non eravamo stati in grado di vedere precedentemente. Per Dolasilla la cosa fu più difficile; a me che non conosco il tedesco erano preclusi sia i testi originali di Wolff sia le analisi della prof. Ulrike Kindl. Mi basai sulla traduzione italiana della saga dei Fanes in mio possesso e cercai altri spunti in rete, trovando il sito di Adriano Vanin, esperto dei Fanes. Ci scambiammo alcune mail e gettammo le basi per un’amicizia che dura tutt’ora. Il risultato di tanto lavorio lo presentai il 20 ottobre 2006 durante Paesaggi dalla Terra di Mezzo, organizzato dall’ArsT alla libreria Bibli a Roma,
durante la seconda edizione di Tolkieniana.net nel 2007 e poi il 9 agosto 2007 all’interno del Primo Festival delle Leggende Ladine. Il lavoro è ora sintetizzato nel testo ora scaricable: Due figure a confronto: Éowyn e Dolasilla. Spero la sua lettura stimoli a conoscere, o ad approfondire, se già le conoscete, le storie di queste due “principesse guerriere”.

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Gli Smial e i gruppi locali tolkieniani in Italia

La lista degli Smial della Tolkien SocietyA tutti piace parlare delle proprie passioni; e chi meglio di un appassionato di Tolkien per scambiar due chiacchiere sul nostro caro professore? Per parlare, per analizzare, per fantasticare sulla Terra-di-mezzo, sulle cose poco chiare, su quelle che sono (o sembrano) chiare, per scandagliare appendici, lettere, racconti incompiuti e abbandonati, mappe. Ma anche per scambiarsi consigli di lettura su libri, narrativa, saggi, oppure organizzare un’attività da svolgere insieme.
Esistono moltissimi canali elettronici (forum, siti, mailing list, pagine Facebook, un newsgroup dedicato it.fan.scrittori.tolkien) dove si può scambiare opinioni con altri amici tolkieniani. Ma nessun mezzo elettronico dà tanta gioia come l’incontrare dal vivo altri appassionati.

Lo smial Proudneck di RomaQuesta pagina vuole aiutare chi volesse trovare altri amici tolkieniani. Sono molte le cosiddette “famiglie tolkieniane” o Smial, se si vuol conservare il termine inglese. Il modo più semplice è cercare in rete, su newgroup e social forum. Ma è facile anche creare un gruppo nuovo, senza troppe complicazioni burocratiche e senza alcuna affiliazione!
La Tolkien Society da sempre promuove la formazione degli Smial e c’è sul sito ufficiale un elenco sempre aggiornato di tutti quelli affiliati. Normalmente, ogni smial è attivato su base volontaria da membri della Società, ma non è necessario essere un suo membro per far parte dello smial locale e partecipare alle sue iniziative. Da notare il fatto che gli smial sono affiliati alla Tolkien Society, ma sono gruppi indipendenti, a volte senza un’organizzazione burocraticamente costituita, e comunque sempre gestiti su base volontaria, con proprie regole ed eventualmente delle iscrizioni annuali.
Anche noi abbiamo fatto un elenco di tutti i gruppi tolkieniani italiani attivi a noi noti.

Come creare un gruppo locale

Un membro dello Smial di New York legge Tolkien in classeQualora non ci fosse un gruppo locale vicino a voi, potete crearne uno. Per esempio seguendo alcune delle indicazioni presenti nella piccola lista di suggerimenti. La lista è basata principalmente sull’esperienza di Norbert “Mandos” Spina, che nel giugno 2000 diede vita al gruppo dei Proudneck, smial della Tolkien Society a Roma tuttora attivo. Per cui è una “ricetta” che ha funzionato bene. Come è scritto sul sito dei Proudneck: «Ci riuniamo almeno una volta al mese per discutere, discettare, chiacchierare, bere, mangiare, battibeccare come potrebbero fare dei comuni hobbit al Drago Verde di Lungacque». E lo si fa ininterrottamente dal giugno del 2000. Per creare un proprio gruppo sono necessari solo un po’ di tempo, pazienza, e perseveranza: pertanto è alla portata di chiunque. Basta volerlo.
Ogni suggerimento o proposta per migliorare la Lista degli Smial o la Lista dei suggerimenti è benvenuta e sarà inserita nei rispettivi documenti.
Il tuo gruppo di Tolkieniani che si incontra periodicamente e non è nella lista? Segnalacelo!
Hai altri suggerimenti, possibilmente frutto dell’esperienza, da aggiungere alla lista? Condividili con noi!
Ci sono errori o inesattezze? Saremo ben contenti di correggerli. Ogni informazione, richiesta o precisazione può essere inviata a: info@jrrtolkien.it.

– Scarica l’elenco di tutti i gruppi tolkieniani italiani
– Scarica la lista di suggerimenti