Qualche mese fa vi abbiamo proposto un contest artistico molto particolare. Ho «viaggiato» per internet alla ricerca di illustrazioni che ci descrivessero l’epico scontro di Eowyn contro il Re Nazgul. Ne sono state trovate circa 150, che potete rivedere sul nostro account Pinterest, da tutto il mondo e di ogni genere. La maggior parte delle suddette illustrazioni ritraevano Eowyn sovrastata dal Re Nazgul, toni cupi, circondata dall’oscurità. Quando trovai quella di Tiziano Baracchi rimasi stupita dall’uso della luce e dal diverso angolo di visuale. Eowyn si ergeva sul suo nemico. Lui, quasi implorante con la ferita sulla gamba infertagli da Merry. Lei, il volto sporco dalla polvere della battaglia, rigato dalle lacrime trasparenti. La mano destra alzata che impugnava la corta spada ed il braccio sinistro piegato ed accostato allo stomaco. Il braccio rotto dal colpo infertogli dal Re Nazgul. A guardar bene l’illustrazione troviamo tutti gli elementi della storia. Sullo sfondo c’è anche la battaglia con gli Olifanti ed una cavalcatura Nazgul che si libra nel cielo. All’inizio ero rimasta sconcertata da questa immagine così piena di luce, però poi pensando sono arrivata alla conclusione che durante le guerre e le battaglie spesso splende il sole.
Alla natura non interessa se si sta’ svolgendo un fatto terribile e sanguinoso nella storia dell’uomo. La natura prosegue il suo corso. Cercando notizie sull’autore, oltre al fatto che è nato a Verona nel 1972 e che è cresciuto sotto l’influenza delle illustrazioni dei manuali di AD&D, ho scoperto anche un’altra cosa molto interessante: Tiziano Baracchi, oltre a essere l’autore di quella magnifica illustrazione ricca di particolari e di molte altre di genere sci-fi è anche l’autore delle copertine dei libri su Artemis Fowl di Eoin Colfer. Sono, ahimè, una vorace lettrice di fantasy per ragazzi e i libri di Colfer mi hanno sempre appassionato. Non mi sono fatta sfuggire l’occasione ed ho deciso di intervistarlo… Non sapete la gioia, quando mi sono resa conto di aver scovato un altro tolkieniano.
Categoria: Arte
Born of hope doppiato: a Bari l’anteprima
Il 29 aprile 2014 presso il Multisala Showville di Bari verrà presentata, in anteprima nazionale, la proiezione del fan film Born of Hope di Kate Madison, a cura di Khàrisma Cineproduzioni per il doppiaggio, in collaborazione con Filmdubsters. Direzione del doppiaggio Maria Teresa Vassalli e Ivo De Palma. L’evento rappresenterà un momento artistico-culturale di rilevante interesse sia per un pubblico degli appasionati di J.R.R Tolken, sia per gli amatori del cinema inteso come cultura e formazione. La proiezione sarà preceduta da una conferenza sul cinema doppiato e dalla declamazione di alcuni passi salienti del film da parte dell’attore-doppiatore Ivo De Palma (storica voce di Pegasus nella serie I Cavalieri dello Zodiaco). La voce del doppiatore e le musiche originali del film avranno come cornice di complemento una performance di danza eseguita dai ballerini della scuola di danza Il Palcoscenico. È possibile prenotare il proprio posto in sala all’interno dello Showville (da 214 posti) online, andando in questo sito web, oppure recandosi direttamente alla biglietteria del Cinema Multisala Showville in Via Giannini, 9 Bari (Mungivacca). Il costo del biglietto è di 5 euro.
Peter Jackson cambia titolo allo Hobbit 3
Dopo mesi di ipotesi, rumors e notizia fasulle che giravano in rete, ora è ufficiale: Lo Hobbit 3 cambia titolo. Il capitolo conclusivo della seconda trilogia dedicata da Peter Jackson alle opere di J.R.R. Tolkien non si chiamerà più «Andata e Ritorno», ma diventa «La Battaglia dei cinque eserciti» (The Battle of the five armies). Già da tempo si era parlato di un possibile cambio del titolo e molte ipotesi erano state fatte, tra cui quella di «Into The Fire», nome che conteneva un tenue accenno a un capitolo del romanzo, ma tutte le voci si sono rivelate sbagliate.
Il nuovo titolo diffuso dalla Warner Bros conferma la tendenza degli ultimi mesi, già confermata dal secondo capitolo della saga cinematografica. Questa nuova trilogia non è una versione su pellicola del romanzo, ma prende spunto dalle sue pagine per spiccare il volo verso un film d’azione di atmosfera fantasy che non ha quasi più nulla di tolkieniano, a parte i nomi dei personaggi. Il cambiamento del titolo, infatti, rispecchia lo spostamento dell’attenzione del film dal protagonista del romanzo, Bilbo Baggins, alle vicende belliche. Nell’ultimo capitolo della saga cinemtografica se ne devono infatti chiudere molte: la fuga di Gandalf dalla prigione, la sconfitta degli Orchi di Dol Gundur, la resa dei conti tra gli Elfi Legolas e Tauriel e l’Orco Azog, e la Battaglia dei Cinque eserciti. Tranne l’ultimo, tutti questi eventi non sono raccontati nel romanzo di Tolkien.
Martin: «Trono di spade in reazione a Tolkien»
«Pazienza e fiducia». È questo quello che chiede ai suoi fan George R.R. Martin, l’autore della saga di culto Cronache del ghiaccio e del fuoco trasposta nella seguitissima serie tv Games of Thrones. Nella settimana in cui inizia la quarta stagione (domenica negli Usa e Gran Bretagna, domani 9 aprile in Italia su Sky Atlantic alle 23:00) della serie campione d’ascolti targata Hbo, è stato lo stesso scrittore statunitense, da molti definito il «Tolkien americano» a rispondere alle tantissime domande sul sesto libro della serie dal titolo The Winds of Winter. «Ci sto lavorando – ha detto Martin -. Non faccio previsioni su quando finirò effettivamente di scriverlo, ma sono davvero ottimista sulla conclusione in tempi brevi. Sarà finito quando è finito. Nessuno vuole questo libro finito più di me». Martin ha speso alcune parole anche sulla serie televisiva della Hbo, i cui appassionati sono in trepida attesa per capire gli sviluppi delle lotte di potere attorno al desideratissimo trono di spade: «L’adattamento della Hbo è stato fedele – ammette Martin -. Sì, ci sono dei cambiamenti, ma sono necessari, abbiamo solo dieci ore per raccontare la storia di ogni stagione».
Fabio Leone: «Tolkien? È uno choc culturale»
Sette sentieri. È il titolo della mostra che è stata il 5 Marzo nel Salone del Palazzo Sermage, al museo civico di Varazdin in Croazia. La cittadina, a tre ore da Trieste, rende così omaggio a Fabio Leone, che da qualche anno si è stabilito lì. L’artista italiano presenta una selezione delle migliori illustrazioni da lui realizzate, divise in sette sezioni tematiche: i visitatori vengono introdotti in luoghi inaspettati, dove si alternano realtà e fantasia, reale e immaginario. Le sue illustrazioni si possono trovare in numerosi libri e riviste di tutto il mondo come Miles Kelly, Compass Media, Pearson, Oxford University Press, Nelson Evergreen, Macmillian, e altre. Perché ce ne occupiamo? Perché una delle sezioni è intitolata a J.R.R. Tolkien. E, vista l’occasione, abbiamo avuto modo di intervista l’artista.
E dopo Lo Hobbit 3? Ecco idee per Jackson
Al momento Hollywood sembra essere in una fase in cui sforna orde di film d’azione di successo basati su fonti non cinematografiche, ad esempio i fumetti Marvel. Possiamo quindi aspettarci ulteriori tentativi di guadagnare denaro attraverso il marchio di Tolkien? Beh, i cinque film finora prodotti sono stati tesori nascosti per la compagnia di produzione. Perciò la conclusione è ovvia: sì, se la New Line ne sarà capace. Non sono esperto dei pasticci legali attorno ai diritti (d’autore e non) collegati alle opere di J.R.R. Tolkien. Quel poco che si può sapere (anche grazie all’esperienza precedente della gestione del copyright da parte della Iron Crown Enterprises negli anni ’90) è che al momento la licenza holliwoodiana limita i film al solo uso di informazioni contenute ne Il Signore degli Anelli e ne Lo Hobbit, e ciò spiega probabilmente perché Gandalf, nel primo film de Lo Hobbit di Peter Jackson, stranamente “dimentica” i nomi degli due Stregoni Blu, ovvero Alatar e Pallando.
Tali nomi appaiono infatti soltanto nei Racconti incompiuti,
pubblicati postumi e il cui copyright è in mano ai legittimi proprietari, la Tolkien Estate. Se fossero stati nominati, la New Line avrebbe potuto incorrere nella violazione del copyright, avendo così ulteriori guai legali oltre alle dispute che già ci sono in tribunale. Il regista neozelandese ha così risolto brillantemente la questione, usando anche un pizzico di ironia! Partendo da queste considerazioni, si può così fare qualche speculazione sulle opere del nostro autore preferito, prendendo spunto da uno scritto di Anders Blixt. Come sfruttare l’onda lunga della trilogia sullo Hobbit senza violare il copyright? Le Appendici de Il Signore degli Anelli contengono alcuni spunti notevoli per una trama di future pellicole. Ve ne proponiamo due tratte proprio dai raccontai contenuti nelle Appendici.
Éowyn Ar(s)T Contest: e infine il vincitore è…
L’ultima settimana è passata. I voti sono stati contati. Sono state tirate le somme. Ma non crediate che vi dica subito il nome del vincitore del nostro primo Ar(s)T Contest. No… sarebbe troppo facile. Un po’ come nella notte degli Oscar, senza voler fare minimamente paragoni, bisogna cercare di fare dello spettacolo prima di dire il vincitore. Sono state delle settimane dense di sorprese quelle delle eliminatorie. Abbiamo conosciuto illustratori nuovi e abbiamo incontrato qualche vecchia conoscenza. Per scegliere l’unico vincitore, noi lettori ci siamo calati nella parte del critico d’arte, alcuni di noi dando sfoggio di vere competenze artistiche, altri lasciandosi trasportare dall’istinto (come la sottoscritta, d’altronde). La particolarità di tutte le illustrazioni viste è stata, forse, proprio la loro diversità sia di tecnica che di stile. Alcune erano molto “moderne” anche se si parlava di illustrare uno scontro epico, altre invece facevano leva sul lato psicologico dello scontro. I toni cupi dei colori fermavano il momento della battaglia. Guardandoli si poteva avvertirne la tensione. Credo che Tolkien sarebbe stato più che soddisfatto nel vedere quanti artisti si sono cimentati, con ottimi risultati, nel riportare tutta «l’emozione» di quel piccolo pezzo di storia che cambierà il destino della sua Terra di Mezzo.
Contest Éowyn e il Nazgûl: ecco il voto finale!
Ebbene sì siamo arrivati all’ultima settimana di gara dopo un mese di selezioni. Abbiamo visto, amato e votato tante illustrazioni. Ci siamo immedesimati in Éowyn e nei suoi dolori. Siamo entrati nel dettaglio di illustrazioni e di tecniche.
Devo dire che quest’ultima settimana è stata la più difficile dal punto di vista della scelta. Le illustrazioni erano di mirabile fattura e molte anche particolari per la diversa visione data a questo epico scontro. Tutti, chi più chi meno, siamo stati piacevolmente sorpresi dal lavoro di Jian Guo. Chi ha avuto la fortuna di visitare il suo sito, ha potuto apprezzare anche i suoi lavori precedenti. È un illustratore capace e con una bella tecnica che è riuscito ad attrarre l’attenzione su di sé prendendo una decisione azzardata: cambiare completamente tecnica e rifarsi alle antiche vetrate delle chiese, che avevano il compito di raccontare una storia non solo quello di frammentare e duplicare la luce che vi entrava. Ma bisogna fare i complimenti anche a tutti gli altri illustratori che hanno saputo attirare
l’interesse grazie alla loro cura dei dettagli ed alla forza sprigionata dai loro lavori. D’accordo, volete sapere chi ha passato il turno:
4° POSTO: Panagiotis Vlamis con il suo tratteggio da vetro infranto e lo scudo di Éowyn sbriciolato sotto il peso del colpo del Re Nazgûl.
3° POSTO: Cory Godbey con la sua grazia quasi liberty in mezzo a colori cupi.
2° POSTO: Donato Giancola il più classico, ma non per questo meno d’effetto.
1° POSTO: Jian Guo la novità, colori decisi, una storia in una vetrata. Tutti i personaggi contornano lo scontro tra Éowyn e il Nazgûl. Aria nuova nel mondo delle illustrazioni.
Tolkien e il Metal 5: il Power Metal (2)
Dopo la prima parte sul Power Metal, torniamo ora in Spagna con un gruppo abbastanza conosciuto, i Dark Moor. Ensemble originario di Madrid (creato nel 1993) sono una delle realtà più importanti del Power Metal iberico con all’attivo otto album da studio ed anche un paio di raccolte. In un’intervista al sito specializzato Metal Kings hanno dichiarato di apprezzare Tolkien, ma di prediligere Lovecraft, Poe, Stevenson e Bram Stoker per stendere i testi delle loro canzoni. Ciononostante nella tracklist dell’album The Gates of Oblivion (2002) vi è Starsmaker (Elbereth), pezzo che parla di Varda Elentári, Regina dei Valar e moglie di Manwë (fratello di Melkor), creatrice delle stelle (in Sindarin è chiamata Elbereth – Signora delle stelle). Riguardo al monicker della band si potrebbe ricordare la composizione di Tolkien Over The Misty Mountains Cold:
In glades beneath the misty fell.
Through moor and waste we ride in haste,
And whither then we cannot tell.
Ma questa è soltanto una coincidenza o supposizione, scegliete voi. Proseguendo nel nostro cammino arriviamo sino a casa nostra, ebbene sì, l’Italia, con un gruppo poco Power ma molto Epic/Doom, i Doomsword. Composta inizialmente da due elementi nel 1997, il cantante-chitarrista Deathmaster e il batterista-chitarrista Guardian Angel, la band si è poi evoluta dopo diversi cambi di line-up, sfornando dei veri e propri capolavori del Metal nostrano come: Doomsword (1999), Resound the Horn (2002), Let the Battle Commence (2003). Qui ci occupiamo della prima uscita dei Doomsword nella quale tracklist spicca l’epica Helms Deep creata e eseguita in modo magistrale, che ci riporta veramente nella leggendaria Battaglia del Fosso di Helm:
aiming the tower with their evil missiles
Isengard banners and signs now shine
night is growing old on Helm’s deep
Guthwine the blade of the mighty Eomer
Anduril the blade once broken now strong
King Theoden awaits for a last ride on his horse
Imminent dawn carries hope on Helm’s deep
Will the horn resound?
Hear tremendous drums pound!
[Chorus]
The battle at Helm’s deep
Uruk-hai orks don’t know their fate
Gandalf now returns on his gray horse
White rider brings with him the hope
The battle is raging in Helm’s deep
Erkenbrand is coming with his red shield
Isengard’s army now trembles in fear
From hills resound the horns of doom
A wood never seen
On the thresholds of Helm’s deep
Resound the horn!
Allontanandoci dalla taverna dei nostri Doomsword ci spostiamo in un vicino posto di ristoro, dove incontriamo i francesi Dornfall, ensemble parigino del 2002 che nel primo album omonimo esplorano, adoperando pure diversi stili Metal, un’ampia gamma di argomenti cantando nella propria lingua madre. Ciò che a noi interessa è la canzone Nirnaeth Arnoediad, ispirata alla Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, quinta, ultima e forse più disastrosa delle Battaglie del Beleriand narrata ne Il Silmarillion. Qualche anno addietro, nel 1999, in Svezia si forma un gruppo Symphonic Power, i Dragonland, famoso anche per aver narrato nei primi album la loro fantasy saga Dragonland Chronicles. Nella prima uscita The Battle of the Ivory Plains (2001)
un’aria tolkieniana si avverte in The Orcish March, nel secondo CD Holy War (2002) l’influenza del Professore si sente in Majesty of the Mithril Mountains e Through Elven Woods and Dwarven Mines. Nell’ultima fatica dei Dragonland, Under the Gray Banner (2011), permangono gli elementi fantasy ed epici in pezzi fra i quali Shadow Of The Mithril Mountains e Dûrnir’s Forge. Richiamiamo ora una band nostrana, ovvero i Drakkar del chitarrista Dario Beretta con l’ottima uscita Razorblade God (2002) che vede al suo interno la ballad Galadriel’s Song, in tributo alla regina degli elfi nota anche come La Dama.Singin’ of the golden leaves, singin’ of the wind
By the foot of walls of Elven Tirion,
The tree shines at Eldamar, where the leaves are gold
Now we have to leave, sorrow in our hearts
But a mission lies right ahead of us
Hear the choirs of elves
Cry on the shore o’ the hostile sea
Will they ever be free?
Oh Lorien! Comes the winter now
Empty, naked comes the hour
Faded is her crown of gold Elanor
Oh Lorien! On the other shore
She did stay for much too long
Faded is her crown of gold Elanor
Seguitiamo nel nostro allegro e alquanto tranquillo percorso (come avete visto sino ad ora non abbiamo incontrato molte creature malefiche, più che altro battaglie e personaggi di natura cortese) facendo tappa ancora una volta in penisola iberica con i Dünedain. Gruppo fondato nel 1996 e capitanato da Tony Delgado (voce e chitarra) dedito ad un tradizionale Heavy Metal con una sprizzata di melodia tipica del Power. I testi della band traggono talvolta spunto dalle opere tolkieniane, basti citare nell’album Dünedain (2004) due pezzi il primo omonimo, il secondo Retorno a Gondor. Il monicker deriva ovviamente dalla popolazione dei Dúnedain (dal Sindarin dún-adan, uomo d’occidente), abitanti della terra di Númenor, avuta in cambio dopo la lealtà dimostrata nella lotta contro Morgoth durante la Prima Era. Umani o meglio dire sovrumani (per altezza e longevità) non erano tuttavia immortali, mortalità che era concepita da Eru Ilúvatar come il Dono agli Uomini, ma che diventòcausa di conflitto. Circuiti da Sauron, i Dúnedain sfidarono gli Dei e provocarono l’ira di Eru, causando l’inabissamento di Númenor. L’enorme maremoto travolse anche l’Oscuro Signore, il cui spirito riuscì a rifugiarsi a Mordor. Elendil, amico degli Elfi e fedele ai Valar, si spostò nella Terra di Mezzo dove i Dúnedain scampati al disastro si insediarono a Gondor, Eriador e Arnor.
Il tragitto ci riporta nel nostro paese con un gruppo ben noto agli amanti del genere, gli Elvenking. Gruppo fondato nel 1997 in provincia di Pordenone è attivo da diversi anni nella scena Power italiana, mescolando tuttavia diversi generi e sottogeneri come folk, prog, rock e musica classica. Nell’album di esordio Heathenreel (2001) troviamo diverse tracce che rievocano gli scritti di J.R.R. Tolkien come Oakenshield (che nonostante il nome non sembra aver nulla a che fare con Thorin) che riflette il mix musicale degli Elvenking, con melodie medievaleggianti, spezzoni puramente metal, cantati con voci in growl e cori, da segnalare anche Hobs An’ Feathers. Il gruppo fa uscire finora ben sette album, con una serie di pezzi mai scontati. Per ciò che riguarda il monicker esso potrebbe riguardare Thranduil, Re degli Elfi Silvani di Bosco Atro e padre di Legolas, presente nello Hobbit, nel Signore degli Anelli e nei Racconti Incompiuti. Come al solito vi lasciamo con alcuni pezzi e i link agli articoli precedenti. Ma non disperate: il viaggio continua!
1) Doomsword: Helm’s Deep
2) Dragonland: Dûrnir’s Forge
3) Dragonland: Shadow of the Mithril Mountain
4) Drakkar: Galadriel’s Song
5) Elvenking: Hobs an’ Feathers
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Tolkien e il Metal 1: un’introduzione
– Tolkien e il Metal 2: gli anni ’70 – i precursori
– Tolkien e il Metal 3: Gli anni ’80 e ’90
– Tolkien e il Metal 4: Power Metal – Parte 1
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Contest Éowyn e il Nazgûl: la terza settimana
Anche la seconda settimana di contest è passata. Questa volta è stata più difficile, le illustrazioni erano di una fattura più elevata e, dai vostri commenti si capisce che siamo riusciti a stuzzicare il vostro interesse. Siete partiti dal considerare il pathos della scena, al trovare Douglas ed il suo stile manierista. Avete sottolineato il gioco di luci ed ombre di Martin, il contrasto di colori caldi e freddi di Sharam e la tensione del corpo di Eowyn che si avverte dalla posizione delle spalle e dello scudo appoggiato al viso, nell’illustrazione di Meinerding. Che dire poi dei commenti degli esperti con accenni alle chine liberty di Kay Nielsen e di Aubrey Beardsley con contaminazioni manga, e alle scene evocative che non fanno vedere ma fanno intuire… Dobbiamo farvi i complimenti, leggere i vostri commenti è sempre un piacere immenso, soprattutto perché date spunti importanti (mi sono presa i nomi degli artisti da voi menzionati!)
La sto’ tirando per le lunghe? Volete sapere chi ha passato il secondo sbarramento??
Ebbene, sono stati contati i voti ed ecco qui i quattro posti del podio:
4° POSTO: Eddie Sharam con il suo contrasto di colori caldi e freddi e con lo sguardo della nostra eroina che la fa da padrone
3° POSTO: Dagmara Matuszak devo dire la mia preferita, molto cupa si avverte la tensione del momento, ma la luce della speranza illumina Eowyn
2° POSTO: Allen Douglas il nostro richiamo ai GDR e alle illustrazioni del MERP… con il suo tratteggio evidente.
1° POSTO: Oliver Meinerding la sua realizzazione sapiente ed incisiva, il miglior senso del pathos, le cariche dei cavalieri e le bandiere ghermite dal vento sullo sfondo… l’apoteosi!
Contest Éowyn e il Nazgûl: la seconda settimana
La prima eliminatoria si è conclusa. E visto che la prima settimana è stato un po’ troppo facile scegliere le illustrazioni, abbiamo deciso di alzare il livello. Ecco il secondo gruppo di artisti in gara, mi raccomando scegliere con cura. In fondo trovate, come di consueto la fotogallery da sfogliare. Ecco, intanto, i risultati della prima settimana di contest per le illustrazioni.
Sono stati contati i voti ed ecco qui i primi tre posti del podio:
3° POSTO: Andrew Ryan e Alan Dyson
2° POSTO: Lester Yocum
1° POSTO: Andrew Silver!!
Avvrebbero dovuto essere assegnati quattro posti agli artisti (sì, c’è anche la medaglia “di legno”!), ma avendo Ryan e Dyson ottenuto le stesse preferenze, abbiamo deciso di non assegnare il 4° posto e premiare i due artisti a pari merito. Viste le scelte, non posso non dare il mio commento ufficiale all’illustrazione di Silver (qui a destra): «Devo dire che l’illustrazione vincitrice è veramente bella nonostante non si veda il viso di Eowyn. Le cose che forse hanno colpito sono state l’uso sapiente del colore, il fatto che ci si senta completamente avvolti dalle ali della cavalcatura e la maestria nel dare movimento alla figura femminile».
«La musica e Tolkien? È un intero universo»
Non esiste solo Howard Shore. Se c’è un binomio consolidato è proprio quello tra la musica classica e le opere di J.R.R. Tolkien. Fin dal 1967, quando con l’approvazione dello stesso scrittore inglese, Donald Swann scrisse un ciclo di canzoni per le poesie del Signore degli Anelli, sono stati moltissimi i compositori che hanno creato intere sinfonie tolkieniane. Tra i primi Leonard Rosenman che compose la colonna sonora per i cartoni animati di Ralph Bakshi traendone poi quattro composizioni, a Johan de Meij che dal 1984 al 1987 compose una sinfonia in 5 movimenti separati, ognuno per un personaggio o un episodio del libro, da uno dei più importanti compositori di musica classica della Finlandia, Aulis Sallinen, che nel 1996 musicò la Sinfonia No. 7, «The Dreams of Gandalf», per la Göteborg Symphony Orchestra, fino alla Tolkien Ensemble, che con l’approvazione della Tolkien Estate pubblicò quattro album dal 1997 al 2005 con l’obiettivo di creare «la prima interpretazione musicale completa del mondo delle poesie e canzoni del Signore degli Anelli». Insomma, la musica classica tolkieniana ha una lunga tradizione e lo stesso Howard Shore, in maniera simile alla cantata sinfonica che Sergej Sergeevič Prokof’ev trasse dalla sua colonna sonora per il film Aleksandr Nevskij, ha recentemente completato una revisione in un contesto sinfonico della musica da lui scritta per la trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson.
La composizione di Shore è intitolata The Lord of the Rings Symphony: Six Movements for Orchestra & Chorus, ha esordito in prima mondiale nel 2003 a Wellington, in Nuova Zelanda, e da allora ha collezionato una serie lunghissima di esecuzioni in tutto il mondo, conclusasi soltanto a fine 2012. In occasione della lezione del corso di Modena dedicata alla Musica nella Terra di Mezzo, ne parliamo con il relatore, Edoardo Volpi Kellermann, che è un musicista e un compositore tolkieniano.
Lo Hobbit fan film: intervista al regista
Poco più di un mese fa vi abbiamo parlato del progetto di uno studio olandese che stava realizzando un nuovo film d’animazione The Hobbit, di cui vi mostriamo il suo teaser trailer. Oggi vi offriamo un’intervista esclusiva con il regista, Johan Zandbergen, che con grande gentilezza risponderà alle nostre domande. In primo luogo, vorremmo ribadire ancora una volta il nostro sincero ringraziamento a Johan Zandbergen, direttore creativo della Cosmic Creations e regista del nuovo fan film d’animazione ispirato all’opera di J.R.R. Tolkien. Inoltre, vorremmo anche estendere i ringraziamenti a Robbert Webbe, Direttore Commerciale della Cosmic Creations.
Dopo aver studiato tecnologia grafica al Da Vinci College di Leida, nel 2001 Zandbergen si iscrive alla prestigiosa Grafisch Lyceum di Rotterdam, dove ha conseguito quattro anni più tardi una laurea in Graphic Design, nel 2005. Dopo il periodo di formazione, Zandbergen ha rapidamente acquisito grande esperienza in diverse agenzie grafiche, anche se il fatto che ha segnato la sua futura carriera è stato quando ha iniziato a lavorare per un canale televisivo per bambini. A questo lavoro Zandbergen ha potuto combinare la sua passione per l’intrattenimento, il cinema e l’animazione grafica. Il progetto sullo Hobbit rimase in una situazione di stallo e l’animazione diventò un hobby per Zandbergen, fino a quando, assieme a Robbert Webbe, ha deciso di creare la sua compagnia: la Cosmic Creations.
Éowyn e il Nazgûl: qual è l’immagine più bella?
«Una spada risuonò mentre veniva sguainata. “Fa’ ciò che vuoi; ma io te lo impedirò se potrò”. “Impedirmelo? Sei pazzo! Nessun uomo vivente può impedirmi nulla!”. Allora Merry udì fra tutti i rumori il più strano: gli sembrò che Derhelm ridesse, e la sua limpida voce era come una vibrazione d’acciaio. “Ma io non sono un uomo vivente! Stai guardando una donna. Éowyn io sono, figlia di Eomund. Tu ti ergi fra me e il mio signore dello stesso mio sangue. Vattene, se non sei immortale! Vivo o morente ti trafiggerò, se lo tocchi”. […] l’elmo che nascondeva il suo segreto era caduto e i luminosi capelli sciolti sulle spalle brillavano come pallido oro. I suoi occhi grigi come il mare erano duri e spietati, benché sulla sua guancia scorressero delle lacrime. Reggeva in mano una spada, difendendosi con lo scudo contro gli spaventosi occhi del nemico». Questo è, secondo me, uno dei brani più belli del Signore degli Anelli. Vediamo la Dama di Rohan combattere la sua più grande battaglia: quella contro il Re Stregone.
Una donna che scontrandosi con il volere del proprio Re e zio intraprende una strada ardua ed in salita. La strada che la porterà alla guerra e a sconfiggere un nemico che, secondo una profezia, nessun uomo vivente avrebbe mai vinto. Sono stati moltissimi gli illustratori si sono cimentati nel riprodurre questa scena: Éowyn persa nella disperazione per la perdita dell’amato Re e zio, ma allo stesso tempo decisa a porre fine alla “vita”, se possiamo chiamarla così, del potente Re dei Nazgûl. Abbiamo scandagliato internet alla ricerca di queste illustrazioni ed abbiamo pensato di creare un art contest, semplicemente un concorso tra illustrazioni. Una gara alla quale siete chiamati per giudicare i vari lavori e decidere quali illustrazioni, secondo voi, siano più belle ed evocative di questo epico scontro.
Scompare Arthur Rankin: fece Lo Hobbit animato
Arthur Rankin Jr., animatore, produttore e regista newyorkese, è scomparso all’età di 89 anni nella sua casa di Harrington Sound nelle Bermuda. Nato a New York nel 1924, figlio degli attori Arthur Rankin e Marian Mansfield (molto noti tra gli anni venti e trenta), raggiunse la celebrità grazie all’attività di produzione cinematografica operata dalla sua compagnia, fondata con Jules Bass, la Rankin/Bass Productions. Specializzata in animazioni stop-motion l’azienda produttrice di Rankin creò alcuni dei cartoni simbolo degli
Stati Uniti, come Rudolf la Renna dal Naso Rosso (1964) e Frosty il Pupazzo di Neve (1969). Per citare un lungometraggio animato di successo si pensi a L’Ultimo Unicorno, ispirato all’omonimo romanzo di Peter S. Beagle, doppiato da star come Mia Farrow, Alan Arkin, Tammy Grimes, Angela Lansbury, Jeff Bridges e Christopher Lee. A lui sono accreditati oltre mille programmi televisivi. Perché ne parliamo? Perché fu grazie a lui se la casa di produzione creò le animazioni dello Hobbit e del Ritorno del Re, film inediti in Italia. Non tutti gli appassionati di J.R.R Tolkien conoscono questi due lungometraggi animati, così è bene riassumerne la storia.
«I film di Peter Jackson? Io preferisco Tolkien»
Dopo la pubblicazione della recensione scritta da Alberto Crespi, che aveva un tono entusiastico, sul secondo capitolo della trilogia cinematografica dedicata da Peter Jackson allo Hobbit, riportiamo l’equilibrio nel sito dell’Assocazione pubblicando un giudizio sul versante opposto. Vi presentiamo un editoriale del Times, firmato da Jared Olar e apparso il 29 dicembre 2013. L’autore prende una posizione netta e ci ha chiesto di pubblicarla, pur non essendo chiaramente quella dell’ArsT che in quanto tale non prende posizione sui film, ma di solito riporta le notizie e i giudizi dei soci o di studiosi, intellettuali e critici. Ci sembra giusto dare spazio a tutti, quindi con piacere riportiamo l’editoriale di Olar.
Ad aprile il doppiaggio del film Born of Hope
Era nell’aria, ma aspettavamo la notizia ufficiale. Il gruppo di ricerca di Khàrisma Cineproduzioni per il doppiaggio, diretto e coordinato da Maria Teresa Vassalli, si occuperà del doppiaggio del fan film Born of Hope di Kate Madison. Il primo trailer italiano è on line dal 18 marzo 2013 e conta già 12mila visite. Per il 2014 è uscito un nuovo trailer e l’anteprima nazionale è prevista per il 29 aprile 2014 nella multisala Showville di Bari.
Scompare Saul Zaentz: portò Tolkien al cinema
Era famigeratamente noto agli appassionati di J.R.R. Tolkien. Era il grande vecchio dietro tutte le versioni cinematografiche delle opere dello scrittore inglese, ma anche di porcate come gli hambuger alla Bilbo e le slot machine di Aragorn. Saul Zaentz, produttore cinematografico, si è spento a San Francisco all’età di 92 anni, per le complicazioni dovute al morbo di Alzheimer, di cui soffriva da tempo. Vincitore per tre premi Oscar (Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo, Amadeus e Il Paziente Inglese) fu un personaggio leggendario e singolare, entrato a pieno diritto nella storia del cinema, a cui i fan della trilogia di Peter Jackson devono sicuramente qualcosa.
Jackson e il Silmarillion: perché non lo farà?
È appena uscito al cinema Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug di Peter Jackson ha completamente sbancato i botteghini nazionali (Stati Uniti), guadagnando l’impressionante cifra di 73 milioni di dollari (53,5 milioni di euro). Il grande successo si conferma in linea con gli ottimi risultati raggiunti dai film ambientati nella Terra di Mezzo e ha fatto sì che molti cominciassero a pensare al futuro. L’anno prossimo arriverà Lo Hobbit: Racconto di un Ritorno (Ndt – sembra che il titolo ufficiale italiano sia questo…) che sembra rappresenterà la fine dell’era di J.R.R. Tolkien sul grande schermo. C’è un modo per poter vedere ancora dell’altro? La triste realtà è che le possibilità sono misere.
Al museo di Jenins è arrivato Gollum!
Viaggia a tutto regime il Greisinger Museum dedicato alla Terra di Mezzo di Jenins in Svizzera. Sul nostro sito, abbiamo riportato la costruzione, la fine dei lavori, abbiamo raccontato l’inaugurazione a cui siamo stati invitati e l’apertura al pubblico ad ottobre. Ora torniano sull’argomento per raccontarne una novità. «Dagli inizi di ottobre, Jenins è un luogo di pellegrinaggio per gli appassionati lettori del mondo di J.J.R. Tolkien, a cui appartengono Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit», dice Bernd Greisinger, il fondatore del museo Greisinger. «Finora il nostro museo ha attirato circa mille visitatori». Subito dopo l’apertura ufficiale del 4 ottobre, «abbiamo avuto visitatori da tutto il mondo. Ora, invece, la maggior parte dei visitatori provengono dalle regioni più vicine», racconta Greisinger, cui sembra non dispiacere che non ci sia più la folla dei primi momenti. «Soprattutto all’inizio, nei giorni successivi all’apertura del museo, tutto doveva essere molto organizzato, mentre alcune sezioni dovevano ancora essere arredate al meglio. Quindi, è un bene che il flusso si sia un po’ calmato, perché abbiamo potuto dare gli ultimi ritocchi. E ora l’organizzazione sta funzionando a pieno regime». Le prospettive per il Museo Greisinger sono buone: a dicembre, con l’uscita della seconda parte della trilogia di Peter Jackson dedicata allo Hobbit, «il flusso di visitatori si è fatto molto più grande», riferisce Greisinger.
Tolkien e il Metal Parte 4 Ecco il Power Metal (1)
Madame e messeri, metallari e tolkieniani, eccoci arrivati al capitolo forse più “piacevole”, sarebbe meglio a dir tranquillo, del nostro viaggio all’interno del mondo incantato di Tolkien, infestato da uomini con capelli lunghi brandenti chitarre elettriche e poderose doppie casse. A fondo pagina trovate i link ai precedenti capitoli. In questa occasione è importante sottolineare che il capitolo dedicato al Power Metal verrà diviso in diverse puntate pubblicate con scadenza pressoché settimanale-quindicinale, data l’infinita quantità di materiale. Prima di iniziare questa nuova parte è necessario illustrare la storia di questo sottogenere della musica Metal, forse il più conosciuto e ascoltato, anche dai profani, assieme ai classici cantori del genere. Le radici del Power affondano verso la seconda metà degli anni ’80 con caratteristiche proprie, probabilmente in contrasto con l’aggressività e la limitata melodia dei primi sviluppi del Death e del Black.
Recensione a Lo Hobbit: «Che furore il drago!»
Diavolo di un Peter Jackson! Eravamo pronti a ribadire le perplessità su Lo Hobbit già espresse un anno fa, in occasione del primo capitolo della nuova trilogia ispirata ai romanzi di J. J. R. Tolkien, ed ecco che il neozelandese ci spiazza tornando ai fasti del Signore degli anelli. Il secondo capitolo delle avventure di Bilbo Baggins e dei nani capeggiati da Thorin Scudodiquercia è nettamente migliore del primo. Là c’erano scene «sbrodolate» (l’arrivo dei nani a casa di Bilbo, l’inseguimento nelle caverne degli orchi) e un impianto generale in cui gli innesti sulla materia del romanzo convincevano fino a un certo punto. Qui c’è grande compattezza narrativa, grazie ad un lavoro molto raffinato sulla sceneggiatura (sempre di Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens: il nome di Guillermo Del Toro, primo regista incaricato poi estromesso, rimane per motivi contrattuali). E gli effetti speciali raggiungono risultati mirabolanti nel finale in cui entra in scena, finalmente, il drago Smaug: doppiato in originale da Benedict Cumberbatch (in italiano da Luca Ward), il mostro affianca Gollum sul podio dei personaggi completamente costruiti in digitale. Nel terzo capitolo, vedrete, ne combinerà delle belle.
Avviso ai non-tolkieniani: La Desolazione di Smaug finisce «appeso». Di più: stavolta il film osa l’inosabile chiudendosi nel bel mezzo del climax, allorché Smaug parte in volo verso la città di Laketown per compiere una strage che sarà l’incipit del terzo film. È il curioso destino dei «numeri 2», i secondi capitoli di trilogie annunciate: devono proseguire la narrazione dei numeri 1 e tenere aperte le piste narrative che si chiuderanno nei numeri 3. Sono film di passaggio, frazioni intermedie di una staffetta, eppure – forse proprio per questa natura ibrida – stimolano la fantasia dei loro creatori al punto di diventare, spesso, i più belli delle rispettive saghe. Era così per L’impero colpisce ancora nel primo trittico di Star Wars, per il secondo capitolo di Ritorno al futuro, e secondo alcuni cultori era così anche per Le due torri, capitolo intermedio del Signore degli Anelli. La Desolazione di Smaug innalza nettamente il tono rispetto a Un viaggio inaspettato, e ci lascia con un pizzico di acquolina in bocca nell’attesa di Andata e ritorno, il numero 3. Molto dipende dal grado di invenzione che gli sceneggiatori mettono in campo per allargare la trama del libro Lo Hobbit, che rispetto al Signore degli anelli ha la dimensione del romanzo breve. Se nel primo episodio Jackson, Walsh e Boyens si erano per lo più limitati a diluire, qui inventano con grande libertà e, al tempo stesso, con scrupolo filologico: stravolgono la lettera di Tolkien rispettandone lo spirito.
Si veda l’inizio: torniamo in un luogo che per gli appassionati è quasi una seconda casa, il villaggio di Brea, quello dove gli hobbit incontravano Aragorn nella Compagnia dell’Anello. Questo permette a Jackson di essere il primo «attore» ad entrare in scena (è lui l’ubriacone che attraversa la strada, esattamente come nel vecchio film) e apre la storia con un lungo flash-back: è il primo incontro fra Gandalf e Thorin, un riassunto della puntata precedente necessario e brillantemente realizzato. Subito dopo il mago Gandalf, lo «scassinatore» Bilbo e i nani sono esattamente dove li avevamo lasciati: al limitare della foresta di Bosco Atro, perennemente inseguiti dagli orchi del lattiginoso Azog. Qui Jackson compie una netta virata rispetto al libro: gli orchi non vengono sterminati e inseguono la compagnia anche nel reame degli elfi, dove ricompare il personaggio di Legolas, che nel romanzo non c’è. La fuga dei nani in parallelo alla battaglia tra elfi e orchi è una sequenza strepitosa, il miglior videogame mai visto al cinema, così come è bellissima la costruzione digitale di Laketown, una Venezia della Terra di Mezzo. Nonostante le 2 ore e 41 minuti il film ha ritmo e non stanca mai. Se Jackson & soci stanno su questi livelli anche nel terzo capitolo, il (mezzo) miracolo è compiuto.
Alberto Crespi
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Esce Lo Hobbit 2! Le scelte di Jackson di Manuel Chiofi
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Gandalf e Bilbo
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Tauriel e Legolas
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Thranduil e un Orco prigioniero
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Bilbo e i nani nei barili
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Bard e Thorin
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Una clip estesa
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La Tolkien Estate blocca Storm over Gondolin
L’avventura tolkieniana finisce ancor prima di inziare effettivamente… Dobbiamo riportare la brutta notizia che la Tolkien Estate ha deciso di bloccare le riprese del fan film Storm over Gondolin… che sarà successo? Molte voci girano in internet sul fatto che si tratti di un problema di diritti, ma per riportare la notizia correttamente, come è nostra usanza, abbiamo contattato i diretti interessati. Comunque la pagina ufficiale della produzione non esiste più su internet e i produttori francesi hanno fatto sapere che continueranno sulla loro strada raccontando una storia con orchi ed elfi. Cerchiamo di capirne di più.
Esce Lo Hobbit 2! Le scelte di Jackson
Letteratura e cinema costituiscono due arti basate su due mezzi completamente distinti, la scrittura e la visione. Tali mezzi permettono modi di comunicazione differenti, pertanto è inevitabile che un’opera cinematografica sia differente dal testo da cui è tratta.
Ciò è stato vero per il Signore degli Anelli, e lo è ancora di più per Lo Hobbit. Nel giorno in cui esce al cinema il secondo capitolo della saga, diamo uno sguardo alla sceneggiatura della trilogia: essa è frutto di ben otto mani. Oltre alle collaudate Fran Walsh, moglie di Jackson e Philippa Boyens, questa volta c’è stato anche l’ampio contributo di Guillermo del Toro che, per lungo tempo, è stato il regista designato dell’opera. Non sappiamo quanto sia stato perso della visione di Del Toro nel ritorno alla regia di PJ. Di sicuro Jackson è tornato prepotentemente nella sua versione della Terra di Mezzo, quella che i fan della trilogia del Signore degli Anelli avevano imparato a conoscere.
Fan film, ecco Mr. Bliss: da penna a schermo
Chi di voi non ha mai raccontato una storia ai propri figli? Chi non se l’è mai sentita riferire dai genitori? Chi non si è mai immaginato, da bambino, di fare un viaggio inconsueto, incontrando personaggi tanto curiosi quanto divertenti? Ebbene alcune persone hanno l’arte di materializzare queste storie, di raccontarle, di scriverle, di regalarle. J.R.R. Tolkien era uno di questi individui speciali e ciò non si evince soltanto dai suoi capolavori, bensì anche dalle opere “minori”. È questo il caso di “Mr. Bliss”, favola scritta ed illustrata dall’autore negli anni ’30, ma pubblicata postuma. La storia racconta le vicende del signor Bliss, personaggio parzialmente autobiografico, che, dopo aver comprato un’auto gialla con le ruote rosse, compie un breve viaggio per recarsi da alcuni conoscenti. Il percorso sarà accidentato per il protagonista, che vivrà diversi incontri-scontri con orsi, persone curiose e persino arrabbiate. Nel 2004 la favola incontra la curiosità e il genio del regista russo Gennadij Tiščenko, che crea un’animazione dalle illustrazioni del Professore.












