Il prossimo 24 aprile Lord of the Rings Online (LotRO) compirà cinque anni di vita. Rilasciato nell’aprile 2007 dalla Turbine, uno dei più frequentati mondi virtuali di MMORPG (giochi di ruolo online con più giocatori in contemporanea) è secondo solo a World of Warcraft per capacità di attirare gli appassionati del genere Fantasy. Con oltre un milione e mezzo di giocatori attivi (tecnicamente si parla di “subscription” [SS], mentre gli “active accounts” [AA] sarebbero ben 6 milioni) il videogioco online ambientato nel mondo fantastico creato da J.R.R. Tolkien, celebrerà questo importante anniversario assieme ai suoi utenti. Pochi giorni fa la Warner Bros, che ormai distribuisce e compartecipa finanziariamente ai destini di Turbine, aveva annunciato una nuova espansione, The Lord of the Rings Online: Riders of Rohan, che sarà disponibile a fine 2012, in concomitanza con l’uscita del primo dei due film che Peter Jackson sta dedicando allo Hobbit.
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Il Signore degli Anelli di Shore, c’è poca Sinfonia senza i film
Ha scritto le musiche dei film della trilogia del Signore degli Anelli vincendo il premio Oscar nel 2002 per la colonna sonora del primo capitolo, Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello, e nel 2004 per la colonna sonora del terzo, Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re, oltre che per la canzone “Into the West”, interpretata da Annie Lennox. Poi, dopo quattro anni di lavoro, la colonna sonora del Signore degli Anelli è divenuata un’opera sinfonica. Howard Shore, nato nel 1946 a Toronto, è un compositore ormai noto e riconosciuto a livello mondiale: ha all’attivo le musiche di numerosi film famosissimi, come Il silenzio degli innocenti e Philadelphia (diretti da Jonathan Demme), Ed Wood (diretto dal regista Tim Burton), La mosca (di David Cronenberg), Seven (di David Fincher), Per Martin Scorsese ha scritto le colonne sonore di Gangs of New York e The Aviator (con cui ha ottentuto un Golden Globe) e Hugo Cabret, con cui ha ottenuto nel 2012 una nomination agli Oscar. Non si può dire che l’opera di Howard Shore non abbia avuto successo!
La biografia di J.R.R. Tolkien sarà anche a fumetti
Bluewater Productions, una casa editrice Usa, ha recentemente annunciato la pubblicazione di una biografia a fumetti dedicata a J.R.R. Tolkien, il creatore di The Hobbit e Il Signore degli Anelli. Questo fumetto è nato dalla collaborazione tra Brian McCarthy, Luis Chichon e Hyunsang Michael Cho. «J.R.R. Tolkien era un oscuro accademico di Oxford che ha scritto due dei libri più amati del ventesimo secolo – Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli», è l’inizio del comunicato stampa: «Scopri come Tolkien è arrivato a scrivere queste opere , come la sua esperienza nelle trincee della prima guerra mondiale e l’insegnamento nel mondo accademico ha dato forma alla sua creazione fantastica, e come i suoi racconti della Terra-di-mezzo hanno affascinato il mondo».
Il fumetto sarà disponibile soltanto nei negozi specializzati di fumetti, per cui gli appassionati di Tolkien dovranno contattare i propri negozi per prenotarne una copia. La ragione di questo approccio? Il presidente della Bluewater, Darren G. Davis, lo ha spiegato in una recente intervista: «Come Gondor nel Signore degli Anelli di Tolkien, i negozi di fumetti stanno lentamente morendo. Amo il mio negozio di fumetti e facendo questo numero speciale disponibile in esclusiva solo per il circuito delle librerie si spera che i giovani di nuovo gli fan nel negozio. Gli sceneggiatori Michael Lent e Brian McCarthy hanno fatto ricerche molto dettagliate sulla vita di Tolkien, più o meno allo stesso modo in cui hanno fatto nelle loro precedenti collaborazioni “Orbit: Stephen King” e “Orbit: Keith Richards”.
«Siamo sicuramente degli appassionati di Tolkien”, ha detto l’artista Luis Chichón, «ma noi volevamo essere sicuri che i lettori potessero conoscere pienamente la figura dell’uomo dietro il personaggio pubblico. Volevamo fare vedere come dietro le sue opere di fantasia c’era un fragile veterano della Prima Guerra Mondiale, un filologo molto rispettato e un illustre professore universitario… tutto ciò ha giocato un ruolo importante nella creazione della Terra-di-mezzo». L’edizione, realizzata con la matita di Luis Chichón e con una copertina disegnata da Hyunsang Michael Cho, sarà in vendita a 3.99 dollari dal 30 maggio prossimo, ben prima dell’attesissimo adattamento cinematografico di Peter Jackson di Tolkien “The Hobbit:. An Unexpected Journey”. Davis ha fatto sapere che bisognerebbe «pre-ordinare questo libro per essere sicuri di ottenere una copia. Noi non stiamo facendo un grande tiratura di stampa per questo libro. La maggior parte di queste biografie a fumetti in genere si esauriscono rapidamente come è già successo con quelle dedicate al “Doctor Who” e “Stephen King”».
– Vai al sito della Bluewater Productions
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Sviluppi: Barker, Lego e la febbre da copyright
Almeno una volta ogni sei mesi siamo costretti a farlo. Dobbiamo tornare su argomenti già trattati. In gergo si chiama “follow-up”: seguito, ancor meglio “sviluppo di una notizia”. Bene noi ne abbiamo troppe che premono per non occuparcene. Quindi, stavolta un bell’articolo composito, che rende giustizia a tutti i nostri “follow-up”, in attesa del Tolkien Reading Day di sabato 24 e domenica 25 marzo.
…Una nuova moda su Youtube: leggere J.R.R. Tolkien
Non c’è cosa migliore di leggere ad alta voce i propri libri preferiti, se poi si tratta dei libri di J.R.R. Tolkien si può star certi di avere un folto pubblico. Chi non ama la lettura o l’ascolto degli “Indovinelli nell’oscurità” dello Hobbit? E le scene dal Signore degli Anelli piacevoli da ascoltare sono talmente tante, che elencarle ci porterebbe già alla fine di quest’articolo! Ad alcuni piace interpretare i diversi personaggi, facendo le diverse voci. Non era mai capitato di trovare piacere nel vedere una lettura di questo genere in video su youtube, ma è quanto sta accadendo quest’anno e, visti i dati ottenuti, sembra che ci siano moltissime persone a cui piace ascoltare queste letture. Da un paio di settimane a questa parte una nuova tendenza è iniziata su YouTube: leggere libri di Tolkien. In una sola settimana, sono apparsi numerosi videoclip in cui appassionati dell’autore, da diverse parti del mondo, leggono brani delle opere di Tolkien. Alcuni si dedicano perlopiù allo Hobbit, forse in attesa dell’uscita a dicembre del film Lo Hobbit di Peter Jackson, forse per la vicinanza del Tolkien reading Day, che si festeggerà il 25 marzo, che per il 2012 è dedicato ai 75 anni dalla pubblicazione dello Hobbit, come si può leggere in questa pagina espressamente dedicata. Anche l’Associazione romana studi Tolkieniani festeggerà l’evento: il 24 marzo insieme alla famiglia dei Proudneck, lo smial degli appassionati di Tolkien a Roma, si incontrerà per leggere brani alla libreria Tra le righe in Via Gorizia 29; il 25 marzo alle 18 nella Sala Manzù della biblioteca Civica (Piazza Guglielmo Marconi) sarà ospite di Arte e Incontro ad Aprilia (Rm) per tenere la conferenza “Aspettando Lo Hobbit: introduzione a J.R.R. Tolkien”.
E in Germania si gira il Silmarillion di J.R.R. Tolkien
Circa 40 appassionati di J.R.R. Tolkien da tutta la Germania sono al lavoro per realizzare il progetto ambizioso di dar vita a un fan film dedicato alla storia della creazione di Arda , il mondo inventato dall’autore inglese. Presentato nella scorsa edizione della RingCon, la più grande manifestazione tedesca sul mondo del fantastico. Sostenuto dalla Tolkien Deutsche Gesellschaft (la Tolkien Society tedesca) e dal sito amatoriale HerrDerRinge-Film, il fan film è a basso budget, finanziato dagli stessi realizzatori e tramite donazioni, e ovviamente non è realizzato a scopo di lucro. La regia è affidata a Stefanie Mutzel e Tina Kupferschmidt, le due donne che sono anche a capo dell’intero progetto, mentre 16 persone sono state coinvolte nella produzione del primo trailer.
Il Signore degli Anelli sbarca su Facebook
Da qualche tempo molte persone su Facebook stanno diffondendo il gioco chiamato “The One Ring”, che è chiaramente dedicato agli appassionati di J.R.R. Tolkien. Il gioco è realizzato dalla Mgames, casa gallese specializzata in videogiochi e applicazioni per i social network. “The One Ring” è un bel gioco fantasy inspirato al Signore degli Anelli, creato su licenza della Middle-earth Enterprises, che viene pubblicizzato come gioco di combattimento ed esplorazione. Non è esattamente così perché non si tratta di un gioco pieno d’azione dalla grafica tridimensionale e paesaggi ricostruiti alla perfezione. Si tratta, invece, di un’avventura a carattere testuale, dove si deve scegliere con cautela la propria tattica. Ecco la traduzione di un’intervista, pubblicata su Tolkien Library con Sam Roads, il direttore creativo della Mgames.
Pubblicato Endóre numero 14
Con immutato piacere, siamo lieti di annunciare l’uscita del numero quattordici di Endóre, la rivista della Terra di Mezzo diretta da Franco Manni che, in una forma o nell’altra, da ormai 18 anni (ma sono quasi 20 se si calcola il lavoro precedente!) mantiene accesa la fiaccola tolkieniana in Italia. Endòre esce una volta all’anno, è passata dal in formato cartaceo a quello online, dal numero 11. Contiene tutto quello che vorreste sapere sull’autore del Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien: recensioni, articoli, giochi, fan fiction e una bibliografia particolarmente curata e aggiornata. Ancora una volta abbiamo la possibilità di gustarci il consueto mescolarsi di articoli giocosi e saggi approfonditi (e anche qualche saggio allo stesso tempo giocoso e approfondito) e segnaliamo con orgoglio la presenza tra gli autori di alcuni nostri soci, come la presenza di resoconti delle nostre attività del Gruppo di Studio su Tolkien e del Tolkien Seminar di Modena, una recensione dell’edizione inglese della La Falce Spezzata per la casa editrice Walking Tree, redatta niente meno che da Verlyn Flieger e il Call for Papers per “The Return of the Ring” che si terrà alla Loughborough University in Inghilterra dal 16 al 20 agosto. Ve ne diamo un assaggio con l’indice:
Il primo vero film dello Hobbit (che non fu mai distribuito)
L’animatore Gene Deitch, inventore di Tom e Jerry, collaborò con l’illustratore ceco Adolf Born alla creazione del primo vero adattamento cinematografico dello Hobbit. Tale versione, caratterizzata da varie e significative libertà creative rispetto alla storia originale di J.R.R. Tolkien, non raggiunse però mai il mondo esterno. Cosa mai sarà accaduto?
Nel suo libro How To Succeed in Animation, pubblicato anche online , Deitch racconta la sua versione: la storia ebbe inizio quando il suo produttore, William Snyder, acquisì brevemente i diritti dello Hobbit nel 1964. Deitch voleva realizzare Lo Hobbit animando i personaggi con la cel animation su sfondi modellati in 3D, tecnica per i tempi piuttosto ambiziosa.
È Natale, le Lettere di J.R.R. Tolkien ai figli
Ogni dicembre, poco prima di Natale, una busta con un francobollo proveniente dal Polo Nord arrivava per i figli di J.R.R. Tolkien. All’interno c’era una lettera scritta in fretta e furia e dei bellissimi disegni o schizzi a colori. Le lettere portavano la firma di Babbo Natale in persona. Chi le scriveva era in realtà il compassato professore di Oxford, che dieci anni dopo si sarebbe trovato a scrivere Lo Hobbit e in seguito il suo capolavoro, Il Signore degli Anelli. La prima delle Lettere di Babbo Natale porta la data del 1920 ed è rivolta al primogenito di casa Tolkien, John, che all’epoca ha soltanto tre anni. L’ultimo messaggio, invece, risale al 1943 ed è indirizzato alla quarta e ultima figlia dello scrittore, Priscilla, già quattordicenne ma, a quanto pare, decisamente restia a troncare i rapporti con il caro vecchio «Babbo Natale». Infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni, affrancate con francobolli delle Poste Polari e contenenti narrazioni illustrate e poesie, in tutti quegli anni esse continuarono ad arrivare a casa Tolkien, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori per i figli del professore: oltre John e Priscilla anche per Michael e Christopher. Le lettere erano anche contraddistinte da differenti grafie: energica anche se un po’ tremolante quella di Babbo Natale; grossolana e all’occorrenza scorretta quella del suo principale aiutante l’irruente Orso Polare; raffinata e filiforme infine quella dell’elfo Ilbereth, che fa la sua comparsa nel 1936, proprio quando Tolkien sta ultimando la stesura dello Hobbit. Babbo Natale vive al Polo Nord, nella grande Casa di Roccia.
Con lui vivono l’Orso Polare e i cuccioli suoi nipoti, tra cui Paksu e Valkotukka (“Grasso” e “Pelobianco”); gli Uomini-di-neve e i loro bambini; gli Gnomi Rossi e gli Elfi (uno dei quali è appunto Ilbereth, che diventerà segretario di Babbo Natale). L’Orso Polare (detto, in lingua artica, anche “Karhu”) lo aiuta a confezionare i pacchi con i doni; Paksu e Valkotukka gli scombinano l’organizzazione della casa; le renne lo accompagnano nei viaggi; gli Elfi difendono tutti contro i Folletti; e Babbo Natale, tra un fuoco d’artificio dell’Aurora Boreale e una visita dell’Uomo della Luna (impegnato a mettere ordine tra le stelle), passa il tempo, oltre che a consegnare doni, a descrivere (a disegnare) con ordinato disordine il disordinato ordine del suo mondo.
La Terra di mezzo di J.R.R. Tolkien con i mattoncini Lego
Ormai manca meno di un anno all’uscita del primo dei due film dedicato da Peter Jackson allo Hobbit di J.R.R. Tolkien. Ed ecco che scendono in campo i big del mercato. Dopo libri di HarperCollins, giochi da tavolo, i videogiochi, anche i più piccoli potranno ora godersi la loro versione delle opere di Tolkien in versione giocattolo. Warner Bros e Lego hanno annunciato una partnership che assegna al leader mondiale nei giocattoli da costruzione i diritti esclusivi del marchio per sviluppare una serie di giochi basati sul Signore degli Anelli e Lo Hobbit. L’accordo di licenza permette l’uso a tutti i personaggi, all’ambientazione e alla storia dei due libri e alle rispettive trasposizioni cinematografiche.
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Così la serie “Il Signore degli Anelli” della Lego uscirà nel giugno 2012 negli Stati Uniti, mentre e “Lo Hobbit: un viaggio inaspettato” è prevista entro la fine dell’anno. «Solo la Lego, con la propria esperienza nella campo dei giochi da costruzione, è in grado di rendere giustizia agli ambienti incredibilmente fantasiosi del mondo del Signore degli Anelli e dello Hobbit», ha detto Karen McTier, vice presidente esecutivo. «Questi film danno vita a mondi e personaggi incredibili e siamo entusiasti di poter offrire ai fan un’esperienza di gioco per loro nuova e intrigante». Poi, in concomitanza con l’uscita al cinema di Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, la cui premiere è prevista per il 14 dicembre 2012, arriveranno le serie ispirate al nuovo film di Peter Jackson. «La nostra collaborazione con Warner Bros. ha raggiunto numerosi successi in tutto il mondo nel campo dei giocattoli da costruzione con linee come “Harry Potter” e “Batman”», ha detto il vicepresidente Jill Wilfert.
«È particolarmente eccitante poter creare ora una serie basato sulla Terra di Mezzo di Tolkien, non solo perché sappiamo che favorirà il gioco creativo e il mondo del collezionismo, ma anche perché sono i libri di cui i nostri fan ci chiedevano da anni di creare una serie». Informazioni sulla serie e omini da collezione da entrambe le collezioni saranno svelati in un secondo momento sul sito dedicato espressamente dalla Lego.
Il Maestro della Terra di Mezzo
Ecco Lo Hobbit di Reiner Knizia, il gioco da tavolo
A oggi non esiste davvero supporto multimediale che non possa vantare un prodotto di merchandising o una trasposizione ludica di una delle opere di J.R.R. Tolkien. Tra questi, l’ultimo in ordine di tempo è l’ennesima fatica di Reiner Knizia, uscita per Fantasy Flight Games e ora localizzata in italiano da Giochi Uniti. Il gioco da tavolo Lo Hobbit è stato presentato a Lucca Games 2011, e l’Associazione romana studi Tolkieniani ha avuto la possibilità di provarlo in anteprima. È stata l’occasione per vedere quanto di astratto il grande autore tedesco, specializzato in giochi di logica e abilità in cui i dadi non c’entrano quasi mai, ha saputo infondere in uno dei più bei racconti di narrativa del Novecento.
La Biblioteca di Bilbo: J.R.R. Tolkien va finalmente a scuola!
«Conosco la metà di voi soltanto a metà; e nutro, per meno della metà di voi, metà dell’affetto che meritate». Bilbo Baggins, hobbit benestante ed educato, voleva sicuramente fare un complimento alla sterminata orda dei suoi parenti e amici, riuniti per festeggiare il suo 111esimo compleanno. La frase però è ambigua e un pochino sarcastica, come del resto voleva essere il suo discorso di addio in pubblico. Chi meglio di lui poteva, quindi, essere il testimonial di un libro dedicato ai bambini e ai ragazzi, che si offre come strumento didattico per la promozione della lettura tra i ragazzi. Un libro soprattutto per insegnanti, bibliotecari ed educatori, ma al tempo stesso anche per genitori e lettori giovani adulti. È questi in sintesi l’idea che ha portato alla pubblicazione di La biblioteca di Bilbo – Percorsi di lettura tolkieniani nei libri per ragazzi (144 pagine – euro 10), edita da Effatà, casa editrice che da sempre si occupa del mondo della scuola, scritto da Roberto Arduini, Cecilia Barella e Saverio Simonelli. Proprio gli autori, saranno presenteranno La biblioteca di Bilbo mercoledì 7 dicembre 2011 alle ore 18, presso lo Spazio Ragazzi/Area Incontri della Fiera della piccola e media editoria al Palazzo dei Congressi di Roma. Sul sito della Compagnia del Libro l’editore ha cortesemente messo a disposizione dei lettori l’indice e le prime pagine del libro. In attesa dell’evento, ne parliamo con Cecilia Barella, collaboratrice della trasmissione La Compagnia del Libro che da anni si occupa di letteratura per ragazzi.
1) La Biblioteca di Bilbo è un titolo intrigante. Il protagonista dello Hobbit è un personaggio conosciuto e lega le due opere principali di Tolkien. È stato scelto per questo motivo? «Sì, certamente questo è uno dei motivi, ma non solo. Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli sono un libro nel libro perché Tolkien finge che sia Bilbo che inizia a scrivere questa storia, poi continuata da Frodo, che porta a termine l’avventura dell’anello e che a sua volta passa il testimone a Sam, che dovrà continuare a scrivere lì dove egli ha interrotto la cronaca della Terza Era. Bilbo quindi è uno scrittore, a modo suo, e non facciamo fatica ad immaginare una libreria nella sua casa, dove si trovano anche delle carte geografiche. Da qui il titolo del nostro libro, che di fatto tratta molti titoli oltre a quelli di Tolkien, naturalmente».
2) Perché avete deciso di scrivere un libro dedicato
allo Hobbit e al Signore degli Anelli? «Il libro è dedicato alla Terra di Mezzo, e il lettore più esperto e scaltro sa che si tratta in fondo è la nostra Terra. Questo mondo emerge bene in tutta la sua varietà nelle due opere che sono anche quelle più conosciute e più lette di Tolkien, quelle alle quali i ragazzi si accostano più volentieri. Quindi era ovvio riferirci a questi due romanzi in un libro di divulgazione alla lettura per ragazzi. Inoltre, non lo neghiamo, tra un anno o poco più uscirà l’atteso film su Lo Hobbit, e questo libro non è stato ancora studiato come merita in Italia, dove in genere è citato come “premessa” al Signore degli Anelli. Speriamo di aver contribuito a far conoscere qualcosa di più anche dello Hobbit».
3) Tolkien e la scuola. È una tematica di cui si parla molto in Italia? «No, direi proprio di no, ed è un peccato. Per molti critici sembra quasi che parlare di Tolkien come autore per ragazzi significhi sminuirlo. Oppure che sminuisca il critico stesso parlare di alcune opere di Tolkien come letteratura per ragazzi – campo non facile perché casomai servono competenze tutt’altro che scontate. Tolkien era padre, e sappiamo che inventava storie per i figli e molte di queste sono diventate libri. Non è quindi inverosimile parlare di questo scrittore a scuola. Onestamente credo che Il Signore degli Anelli sia una lettura difficile da associare al programma scolastico soprattutto per la sua lunghezza. Ma lo Hobbit no, e può essere letto tanto dai pre-adolescenti quanto dagli adolescenti più grandicelli, la fascia di età in cui – secondo i rapporti statistici – i lettori forti (i bambini) diventano deboli fino a perdersi. Ho visto diversi lavori prodotti all’estero riguardo a Tolkien nel mondo della scuola: guide alla lettura, adattamenti teatrali per spettacoli di classe, e così via. La Società Tolkieniana inglese ha perfino una sezione con un gruppo di lavoro dedicato alla scuola. La biblioteca di Bilbo contiene 10 saggi per approfondire l’opera di Tolkien e 11 percorsi di lettura, ad uso di tutti i lettori naturalmente ma noi abbiamo pensato in modo particolare agli insegnanti, ai bibliotecari, a tutti coloro che si occupano di promozione della lettura tra i ragazzi».
4) Quanto i percorsi di lettura possono essere di aiuto nella didattica a scuola? «In generale, credo che i percorsi e le guide alla lettura siano apprezzati dagli insegnanti perché forniscono loro degli strumenti di lavoro, li facilitano un po’ tra le tante attività che devono portare avanti tra programmi, compiti, ecc. Non è un caso che le case editrici per ragazzi spesso producano guide alla lettura per le loro collane o i libri di maggior successo. Certo, tutto questo riguarda gli insegnanti di buona volontà perché non mi sembra che esista l’educazione alla lettura come disciplina scolastica, tutto è lasciato all’
iniziativa dei singoli docenti. Per fortuna esistono insegnati intraprendenti, ma anche bibliotecari e librai che sempre più affiancano l’attività ordinaria con iniziative di promozione della lettura. Noi speriamo di fornire loro un piccolo strumento e anche di invogliare coloro che ancora non lo fanno. Sappiamo che i ragazzi che leggono Tolkien in genere se ne appassionano, e se sono arrivati fino in fondo al libro in genere sono lettori forti, che vogliono leggere ancora. Sarebbe un peccato perdere questa occasione. Ciascun percorso tematico del nostro libro è strutturato per fasce d’età (scuola elementare, media e superiore). Con questo vogliamo anche dire che non ci sono temi o generi letterari adatti a un’età o a un’altra, dipende da come si affrontano ma ci sono libri diversi per affrontarli in età diverse. Tolkien può suggerire infiniti argomenti ad un insegnante, noi gliene suggeriamo alcuni… Ma non escludo che tra un po’ di tempo non ne avremo anche altri».
5) Perché avete scelto il viaggio come metafora delle opere di Tolkien e linea guida del libro? «Sia Lo Hobbit che Il Signore degli Anelli raccontano un viaggio, con tanto di andata e ritorno, e abbiamo pensato di strutturare il libro proprio come un viaggio lungo il quale il lettore, come un Hobbit che non è mai uscito dalla Contea, incontra diversi paesaggi, creature e popoli. Diciamo la verità, Tolkien ha scelto scaltramente una struttura narrativa vecchia quanto il mondo e sempre di successo: il viaggio. Dall’Esodo biblico all’Odissea, dal’Eneide alla Divina Commedia, da Gulliver alla letteratura di viaggio dei nostri giorni, il viaggio è metafora della vita stessa, del percorso dell’individuo nel tempo, metafora immediatamente riconosciuta da qualunque tradizione letteraria del mondo. Inoltre permette al narratore di avere infinite possibilità di portare avanti la storia, tra incontri, incidenti, sorprese… E chi siamo noi per mettere in discussione tutto questo?».
6) Avete inserito nei percorsi di lettura qualche autore normalmente non associato a Tolkien? «Sì, credo che abbiamo inserito molti autori “non-tolkeniani”, se mi permettete la semplificazione, e spiego perché. Innanzitutto, il nostro punto di vista non si è focalizzato tanto sul genere fantastico quanto sui temi che emergono dai libri di Tolkien, e questi li ritroviamo anche in altri romanzi molto diversi tra loro. Del resto ritengo anche molto discutibile la classificazione dello scrittore inglese sotto il genere fantastico, è semplicemente la classificazione più comoda perché è il creatore di un mondo e questa è l’evidenza che salta più agli occhi. Ma possiamo parlare del Signore degli Anelli, ad esempio, anche se stiamo analizzando romanzi di avventura, o di formazione, o di guerra. Tornando alla domanda, il secondo criterio che ci ha guidato è stato non limitarci agli autori che avevano una relazione diretta con lo scrittore inglese perché facevano parte del suo bagaglio culturale o perché si erano a loro volta ispirati a lui. Nella preparazione dei percorsi di lettura ci siamo permessi di non essere così filologicamente esatti come invece siamo nei saggi. Come ho detto, abbiamo selezionato i libri anche in base all’affinità nei temi e nel messaggio generale, come dire: “Se di Tolkien ti è
piaciuto questo, puoi ritrovarlo anche qui…”».
7) Negli ultimi anni in Italia lo studio di Tolkien è molto maturato, grazie anche alla casa editrice Marietti e ad autori come Saverio Simonelli, uno degli autori di questo volume, ma anche Andrea Monda e Franco Manni. Ci possono essere linee di sviluppo successive? «Credo di sì, certo, siamo solo all’inizio, in Italia Tolkien non è un autore in fondo molto conosciuto. Gli autori che hai citato hanno avuto il grande merito di iniziare a presentarci Tolkien scrittore in modo competente e rigoroso, e anche di metterlo in relazione alla letteratura e alla filosofia del suo tempo (e del suo passato, che per lui contava molto). Poi, in questi anni sono stati tradotti i libri dei maggiori critici anglosassoni di Tolkien, è nato un gruppo di studio italiano che è entrato in contatto con gli accademici stranieri. Negli ultimi due anni c’è anche la casa editrice Effatà che ha preso una linea di divulgazione diretta ai giovani e alla scuola – il nostro è il secondo titolo. Questo per esempio è un campo tutto nuovo. L’importante è che il lavoro continui a essere competente e rigoroso. Non so perché, ma Tolkien è un autore che forse più di altri è stato vittima di fanatici appassionati che si sono improvvisati commentatori, qualcuno è riuscito anche a pubblicare dei libri; forse anche grazie al vuoto che c’è stato per anni. Ora mi sembra che capiti più raramente, la musica è cambiata».
– Sito ufficiale della casa editrice Effatà
– Sito ufficiale della Compagnia del Libro
– Sito della Società Tolkieniana inglese
Videogiochi, mondi virtuali e la Terra di Mezzo
Nel 2001 Edward Castronova definiva se stesso “un economista fallito”: aveva scelto un campo poco popolare – la ricerca sul welfare – e pubblicato alcuni studi che, a quanto poteva dire, «non avevano mai influenzato nessuno». Aveva rimediato un insegnamento alla California State University, una scuola statale che non gli poteva offrire nemmeno un dottorato. Per giunta, la moglie lavorava in un’altra città e durante la settimana viveva da solo. Per riempire le serate, si mise a giocare ai videogiochi.
Scelse un multiplayer online chiamato EverQuest, un “mondo virtuale” ispirato alle opere di J.R.R. Tolkien, frequentato all’epoca da più di mezzo milione di giocatori nel mondo. Poi gli venne un’intuizione. Oggi Castronova è docente associato in Telecomunicazioni presso la Indiana University, contribuisce al blog TerraNova e si dedica proprio allo studio, da un punto di vista economico e sociale, dei synthetic worlds, mondi virtuali dove più utenti si incontrano. Sull’argomento ha pubblicato alcuni libri d’enorme successo, il primo dei quali ha venduto milioni di copie ed è stato tradotto anche in Italia: Universi Sintetici. Come le comunità online stanno cambiando la società e l’economia (Mondadori, 2007). Cosa può dirci del mondo reale un gioco online, ispirato a Tolkien, pieno di elfi e nani guerrieri? Moltissimo.
J.R.R. Tolkien contro T.S. Eliot: ha ragione Owen Barfield?
La nostra poesia e, più in generale, la nostra letteratura rivelano una concezione positivista della realtà e del linguaggio che blocca la vera creatività? È la tesi sostenuta da Poetic Diction, “un saggio sul significato”, pubblicato da Owen Barfield nel 1927 e ripubblicato l’anno scorso in Inghilterra. Barfield sviluppò le sue idee alternative sul linguaggio in Saving the Appearances, di cui nel 2010 è uscita la traduzione italiana: Salvare le apparenze, per la casa editrice Marietti.
Barfield è il teorico degli Inklings, il gruppetto informale di autori costituito tra gli altri da C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien. I due celebri scrittori devono molto a Barfield e alla sua teoria del significato, come è ben raccontato da Carpenter (Gli Inklings, Marietti 2011); in particolare, è una conversazione con Tolkien su questa teoria che pare abbia rappresentato il passo decisivo di Lewis dall’ateismo all’anglicanesimo.
La teoria del significato è quella dell’unità semantica originaria. Secondo Barfield, contrariamente a molti indirizzi linguistici degli ultimi due secoli, all’inizio della storia della coscienza e del linguaggio umano si trova una profonda unità di realtà-linguaggio-significato. All’inizio nominare qualcosa voleva dire anche esprimerne il significato e attestarne la realtà. Questo plesso unitario è l’essenza del principio poetico, un principio sintetico della nostra ragione che si rivela ancora in ogni capacità creativa di significato, capacità che non riguarda solo la letteratura o l’arte, ma anche la matematica o la scienza.
Tale unità semantica originaria si sarebbe poi progressivamente divisa in una molteplicità di significati specializzati secondo un principio logico-analitico, che aiuta a precisare le espressioni e a suddividere le funzioni ma allontana anche dalla ricchezza iniziale. In questo senso all’inizio del linguaggio non ci sarebbero le famose “radici” che indicavano qualche percezione puramente fisica ed elementare, da cui poi si sarebbe sviluppato il nostro linguaggio per via di progressive astrazioni metaforiche. Al contrario, all’inizio del linguaggio ci sarebbe una percezione di realtà piena di significato (“significati concreti”) che poi avrebbe trovato una progressiva specificazione anche attraverso l’uso delle “radici”. Gli uomini primitivi non difettavano in percezione di significati astratti quanto in espressione. Le “radici” stesse rappresenterebbero uno stadio nel quale una primitiva
espressività cerca di dare forma distinta a un’enorme percezione di significati. Un’eco di questo percorso si trova nella ricchezza di significati delle parole antiche. “Pneuma” significa sia “spirito” che “vento” o “soffio” mentre successivamente i significati sono distinti e isolati. La storia della coscienza vista dal punto di vista della poesia dovrebbe dunque raccontare anche il percolare dei significati all’interno della nostra espressività. La poesia è un’espressione estetica (diction) dell’unità semantica originaria ed è quindi innanzi tutto una forma di conoscenza della realtà e dei significati.
Visto che si tratta di un’espressione ha bisogno del principio logico-analitico, ma quest’ultimo è vano senza la capacità di immergersi nell’unità originaria. L’equilibrio fra i due principi, il poetico e il logico, è ciò che definisce un “grande” poeta. Lo strumento principe del grande poeta è la metafora, intesa come un principio raffigurativo (pictorial) di quei significati che si vogliono esprimere.
Nella metafora, dunque, il poeta non trova solo una bella figura, ma dando un nuovo significato a parole o espressioni, fa conoscere nuovi aspetti di quella realtà originaria che egli non può inventare ma che il suo pensiero può aiutare a mettere in luce. Anzi, senza l’opera del poeta, quei significati non sarebbero mai emersi e in questo senso egli è collaboratore della creazione o, per dirla con Tolkien, sub-creatore. In tale prospettiva anche una nuova teoria scientifica o matematica che esprime una relazione della realtà è una creazione poetica.
Perché questa teoria della creatività dovrebbe accusare di positivismo la poesia e, più in generale, la conoscenza della nostra epoca? Perché, secondo Barfield, la poesia contemporanea nasce da una concezione della realtà come estranea alla nostra conoscenza e al nostro pensiero.
Articolo gentilmente concesso dall’autore e apparso sul sito “Il Sussidiario”.
Dal 25 al 26 novembre 2011 si terrà a Modena il primo dei Tolkien Seminar italiani, con il patrocinio della Tolkien Society inglese e della Provincia di Modena. Sarà anche l’occasione di un confronto diretto all’interno del Gruppo di studio sullo Hobbit con chi analizza e insegna negli Usa le opere del Professore di Oxford. Il momento pubblico del seminario si svolgerà venerdì 25 novembre, nella sede della Camera di Commercio di Modena (via Ganaceto, 134). Alle ore 21, a ingresso libero, sarà possibile ascoltare Verlyn Flieger e Giovanni Maddalena nella conferenza Mito e verità: la narrazione tra realtà e mistero.
La Guerra del Nord sbagliata del Signore degli Anelli
Sono anni di vacche grasse per gli appassionati di J.R.R. Tolkien. Mentre il 14 dicembre 2012 si avvicina sempre più con l’uscita nei cinema del primo dei due film di Peter Jackson dedicato allo Hobbit, sono molte le iniziative annunciate, che riguardano anche altri ambiti. Uno di questi è quello dei videogiochi, dove la scena è dominata da tutti gli eventi raccontati nel Signore degli Anelli. Dopo Il Signore degli Anelli: la Conquista, dopo Il Signore degli Anelli: L’avventura di Aragorn, dopo Il Signore degli Anelli: Ombre di Angmar ora è la volta del Signore degli Anelli: La Guerra del Nord. Da oggi al 4 novembre 2011 il mondo di Tolkien tornerà così a farci visita sui nostri Pc e Console (Xbox 360 e Playstation 3) con questo nuovo videogioco marchiato Warner Bros e SnowBlind Studios. Ma, a differenza della massa degli altri titoli, questo gioco non ci metterà in mano in prima persona le vicende di Frodo, Aragorn, Gandalf e soci, rivestono particolare importanza i tre nuovi protagonisti: il Nano Farin, l’Elfa Andriel e il Ramingo Eradan. Secondo gli sviluppatori lo spunto per la storia è dato da una frase di Gandalf il Bianco: «Con la sua lunga mano, Sauron avrebbe potuto compiere azioni malvagie al Nord. Eppure, tutto ciò è stato evitato grazie al manipolo di eroi che gli si sono opposti». Peccato, però, che Tolkien non l’abbia mai scritta questa frase!
Marietti pubblica “Tolkien e la filosofia”
Chi ben semina, ben raccoglie. Dopo otto volumi pubblicati nell’arco di cinque anni, la collaborazione dell’Associazione romana di studi Tolkieniani con la casa editrice Marietti 1820 entra nel vivo. La collana Tolkien e dintorni è ormai matura e soprattutto inizia ad avere una sua personalità. E a dire la sua sulle cose. Poco più di un anno fa l’Istituto Filosofico di Studi Tomistici, in collaborazione con l’ArsT, ha organizzato a Modena il 22 maggio 2010 un convegno che ha visto per la prima volta in Italia i più importanti studiosi tolkieniani a livello internazionale. È stata l’occasione, e ne abbiamo parlato qui, per discutere del rapporto tra l’autore del Signore degli Anelli con il pensiero filosofico occidentale. I più affermati studiosi di Tolkien, sia a livello internazionale (Tom Shippey, Verlyn Flieger, Christopher Garbowski) che italiano (Franco Manni, Andrea Monda, Wu Ming 4) hanno affrontato questa tematica che non era stata ancora studiata con quel rigore “filologico” e quella conoscenza testuale oggi necessari per evitare di applicare all’opera tolkieniana un apparato concettuale che, anziché valorizzarla, rischia di farne smarrire il senso profondo e l’autentica bellezza.
Bompiani pubblicherà la History of Middle-earth?
Più di un anno fa, quando era ancora attivo il blog dell’Associazione romana studi Tolkieniani su blogspot, scrivemmo un articolo dal titolo Libri al Vapore, stigmatizzando l’abitudine di alcune case editrici di annunciare la pubblicazione di libri che poi non vedono la luce per anni. Pare proprio che a questa categoria si stiano per aggiungere i libri più desiderati e sospirati dagli appassionati italiani di J.R.R. Tolkien. Sulla pagina Facebook della Bompiani, infatti, un temerario ha avuto l’ardire di chiedere: «Volevo sapere se c’era qualche speranza che in futuro vengano tradotti i libri della History of Middle Earth di Tolkien». Fin qui nulla di strano; la parte sorprendente della storia è nella risposta: «Stiamo provvedendo a ritradurre questi libri», aggiungendo: «Poi stiamo partendo appunto da quello che esisteva già ritraducendolo e poi integrando quanto mancava».
The One Ring, l’Unico Anello in un nuovo gioco di ruolo
Il passato fine settimana ha segnato la fine della spasmodica attesa per molti appassionati di J.R.R. Tolkien e dei giochi di ruolo. Dopo anni di magra, con pochi giochi a cui guardare ambientati nella Terra-di-mezzo (in pratica solo Merp e derivati e Terza Era, ne abbiamo parlato qui), ecco spuntare un nuovo sistema con una produzione planetaria: The One Ring, l’Unico Anello. L’occasione è stata la «Gen Con», la più grande fiera del mondo di giochi e di avventura, che si tiene ogni anno nell’Indiana (Stati Uniti). The One Ring è prodotto dalla Cubicle 7, che vedrà la luce in italiano come L’Unico Anello, edito dall’italiana Giochi Uniti, probabilmente a Lucca Comics 2011. Nel frattempo si può vedere un ampio speciale su Youtube. In pochi, però, sanno che l’autore è un italiano.
Other Minds, other hands: il gioco di ruolo e J.R.R. Tolkien
È stato appena pubblicato il numero 12 della storica rivista Other Minds. Nata nel 2007, è edita da Thomas Morwinsky e Hawke Robinson. I due erano a loro volta collaboratori della precedente rivista Other Hands, che aveva iniziato la sua avventura nell’aprile del 1993 per concludersi nel luglio del 2001, dopo ben 34 numeri e quasi dieci anni di attività. Edita da Chris Seeman, altra figura storica tra gli appassionati tolkieniani made in Usa, la rivista era dedicata a tutto ciò che riguardava Merp, cioè il Middle-earth Role Playing, pubblicato dalla Iron Crown Enterprises (ICE), che poco prima del 2000 aveva perso i diritti di pubblicazione di storie e giochi legati al mondo di J.R.R. Tolkien. Stiamo parlando di giochi di ruolo ispirati al Signore degli Anelli e alla Terra-di-mezzo, che negli anni Ottanta e Novanta alimentarono la passione dei lettori di Tolkien in tutto il mondo. Tutto il fascino della Terra-di-mezzo è pienamente restituito in questo GdR che si fregia dell’autorizzazione della Tolkien Enterprise. Non si tratta di una semplice “ispirazione” come per molti altri GdR, a cominciare da Dungeon & Dragons, ma di un vera e propria ambientazione, documentata, coerente e ricca di numerosi supplementi e avventure.
George MacDonald e J.R.R. Tolkien, un’ispirazione rimpianta
Tra i molti scrittori che piacevano a J.R.R. Tolkien c’è anche George MacDonald (1824- 1905), scrittore, poeta e per qualche tempo pastore della Chiesa Congregazionale in Scozia. Ma è davvero così? L’occasione per parlarne ci viene data dalla pubblicazione di un suo romanzo del 1871, Al di là del vento del Nord, in una pregevole edizione arricchita da alcune illustrazioni originali ad opera dell’editore riminese Raffaelli. L’opera non è precisamente un fantasy, ma una fiaba vittoriana in cui elementi ed atmosfere fantastiche si incontrano con la dura realtà londinese già immortalata da Dickens. Tolkien non amava molta la fiaba vittoriana, ma in una lettera (n. 25) scrive che di questo genere «George MacDonald rappresenta la maggiore eccezione». Nonostante la critica tolkieniana si soffermi spesso sull’influenza dello scrittore scozzese sull’autore del Signore degli Anelli, il rapporto tra i due è un po’ più complesso di quanto sembri. Anzi, Tolkien arrivò a scrivere che era «uno scrittore per cui ho una sincera e modesta antipatia». Ma andiamo per ordine.
Dopo 20 anni tornano i Quattro Amori di C.S. Lewis
Quattro amici davanti a un boccale di birra. Non è così, forse, che ci si immagina uno dei circoli letterari più famosi dell’Inghilterra del Novecento. Eppure è proprio davanti a una birra, e per la precisione nel pub “Eagle and Child” di Oxford, che nacquero alcuni dei libri più belli del secolo scorso, scritti da quel gruppo di amici che si facevano scherzosamente chiamare Inklings, un nome completamente inventato che rimanda all’inchiostro e a chi ne fa uso. Se c’era una virtù che C.S. Lewis (ma chi lo conosceva bene lo chiamava Jack) possedeva in abbondanza era la capacità di circondarsi di amici, come J.R.R. Tolkien e Charles Williams, con cui discutere, spesso molto animatamente, di letteratura, di filosofia, di morale e religione, ma anche leggere i primi capitoli delle opere che ciascuno stava scrivendo. Anche di amicizia tratta Quattro amori di Lewis, di cui la Jaca Book ha annunciato per questo mese l’uscita della ristampa. Pubblicato in Italia per la prima volta nel maggio 1982, dopo una seconda edizione nel 1990, il libro era ormai difficilmente reperibile.
I finalisti alla Mythopoeic Society
La Mythopoeic Society, organizzazione Usa letteraria e didattica no profit per lo studio, la discussione e la condivisione della letteratura mitologica e del Fantastico, ha reso noti i nomi dei finalisti dei suoi prestigiosi Mythopoeic Fantasy Award. Ci sono quattro categorie:
– The Mythopoeic Fantasy Award for Adult Literature, premio per il miglior romanzo, saga o racconto fantasy pubblicato nell’anno precedente. In questa categoria, nel 1981 sono stati premiati i Racconti Incompiuti di J.R.R. Tolkien, oltre che Tempesta di mezza estate di Poul Anderson, Il settimo figlio di Orson Scott Card, Il genio nell’occhio d’usignolo di Antonia S. Byatt, Stardust e I ragazzi di Anansi di Neil Gaiman, L’ombra della maledizione di Lois McMaster Bujold, Jonathan Strange e il signor Norrell di Susanna Clarke, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett e la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud.
– The Mythopoeic Fantasy Award for Children’s Literature premia i libri che si aggiungono ai classici della letteratura per ragazzi, come Lo Hobbit e Le Cronache di Narnia. Tra questi, ci sono due storie di Diana Wynne Jones, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett, la saga di Harry Potter di J.K. Rowling e Graceling di Kristin Cashore.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Myth and Fantasy Studies, dedicata a quegli studi che approfondiscono temi legati al mito o alla fantasy.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies, premio per i saggi su J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e Charles Williams che portano un significativo contributo alla conoscenza degli Inklings.
“Lontano dal pianeta silenzioso” di C.S. Lewis in economica
A quasi vent’anni dalla prima edizione, torna in libreria Lontano dal pianeta silenzioso con cui Clive Staples Lewis diede inizio alla sua “trilogia spaziale”. La casa editrice Adelphi ha annunciato l’uscita del volume in economica (pag, 202, euro 11) e lo stesso avverrà per gli altri due episodi («Perelandra» e «Quell’oscura forza»).
Meno conosciuta, ma sicuramente molto più profonda delle Cronache di Narnia, concepita per un pubblico adulto, la trilogia si pone tra le opere più belle di C.S. Lewis (superata solo da Diario di un dolore e A viso scoperto). Nella storia, Lewis inserì l’amico e sodale J.R.R. Tolkien, sul quale è modellato il protagonista principale, Elwin Ransom: un filologo classico tra i trentacinque e i quarant’anni, amante delle passeggiate campestri e della birra. Per non parlare di tutta una serie di termini, come Malacandra, Maleldil, eldila, che risentono dell’influenza degli Elfi (gli Eldar) del Silmarillion. Ma i collegamenti con Tolkien non finiscono qui, perché pochi ne sanno l’origine .

