Saggi Hobbit: gli Anelli del Potere

Disegno di J.R.R. Tolkien: Inauguriamo oggi una nuova rubrica del nostro sito: i Saggi Hobbit!
Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit “si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni.”

Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni.

I saggi dell’AIST: La Contea di Saruman

Elisabetta MarchiIl saggio di Elisabetta Marchi che viene proposto qui è un testo importante. Già in passato questa socia dell’AIST ha dato prova di sapere applicare mirabilmente la propria formazione sociologica alla lettura dell’opera di Tolkien. Suo è il saggio Bilbo Baggins e la Contea: una carriera deviante, pubblicato su questo stesso sito web e che ha dato vita a una bella discussione.
Questa sua ultima prova, invece, analizza con gli strumenti dell’indagine sociologica la Contea di Saruman, cioè il nuovo ordine imposto da Saruman al paese degli Hobbit, per come viene descritto da Tolkien nel capitolo “Percorrendo la Contea” del Signore degli Anelli.
L’importanza del saggio consiste nel fatto che coglie un’evidenza paradossalmente poco considerata nell’annoso dibattito su quel capitolo.
Tolkien compassFin dalle letture allegoriche degli anni Cinquanta, che vedevano nella Contea di Saruman una critica ai governi laburisti del decennio 1945-55, rigettate da Tolkien stesso (vedi lettera n.181); passando per quelle diametralmente opposte degli anni Settanta, con il saggio di Robert Plank “Tolkien’s View of Fascism” in Tolkien Compass (1975); fino alle più recenti letture anarcocapitaliste di Carlo Stagnaro e Alberto Mingardi in Tolkien politico (2003), i critici non hanno mai smesso di tirare quel capitolo da una parte o dall’altra.
Elisabetta Marchi non ignora questo pregresso e parte quindi da una constatazione necessaria: «Si tratta di avere ben chiara l’idea che ogni spiegazione causale è soltanto una visione frammentaria e parziale della realtà indagata. Il postulato fondante di una lettura mirata sta quindi nella precisa consapevolezza che il punto di vista da cui si legge è inscindibile dai valori del ricercatore, la cui onestà sta unicamente nel leggere le affinità che ritrova nel testo senza inventarle».

Ogni lettura è parziale. Ma solo le letture che non inventano ciò che non c’è – o, si potrebbe aggiungere, che non ignorano ciò che c’è – possono dirsi intellettualmente oneste.
Helmut Dohle: SarumanElisabetta Marchi si limita a leggere ciò che c’è nella storia di Tolkien, l’essenziale, e fa cadere in un attimo molti castelli di carta. Innanzi tutto quelli di chi ha voluto leggere nel celebre capitolo un’allegoria del cosiddetto totalitarismo novecentesco.
Il potere secolare di Saruman nella Contea infatti non assomiglia né ai regimi nazifascisti né a quelli comunisti, dato che è privo delle due leve principali che hanno sorretto quei sistemi: l’ideologia fondativa e la propaganda che la diffonde e crea consenso. Non c’è alcun piano retorico-ideologico nel dominio che Saruman instaura subdolamente nella Contea. Saruman avrà pure una voce suadente, ma gli serve per insinuarsi gradualmente nel paese degli Hobbit, senza chiasso e senza rivoluzioni (vere o presunte), sfruttando piuttosto delle teste di legno (Lotho Sackville-Baggins).

Che tipo di regime instaura Saruman? Si tratta di un sistema che prevede l’avvio dell’industria, la pianificazione delle attività produttive, l’organizzazione del commercio, l’aumento della burocrazia e del controllo poliziesco. Questi sono tutti aspetti che la storia europea ha conosciuto bene, ma in tempi precedenti e con risultati assai più duraturi di quelli dei cosiddetti regimi totalitari. Corrispondono infatti alla grande trasformazione che ha traghettato l’Europa dalle società tradizionali a quelle moderne.
Ciò che Tolkien racconta con l’avvento del potere di Saruman è qualcosa di molto simile alla nascita dello stato moderno. Lo stato che ha bisogno di omologare i comportamenti e di renderli funzionali: «L’influenza livellatrice dell’organizzazione, infatti, non può che ostacolare le decisioni indipendenti, finendo così per soffocare e controllare l’individuo».

Disegni: "The Hill: Hobbiton across the Water" di J.R.R. TolkienL’autrice però è attenta a non cascare in facili semplificazioni, ed entra piuttosto nel merito di questo passaggio, constatando come la Contea che subisce la violenta trasformazione non sia già più una società tradizionale. All’arrivo di Saruman, infatti, è un luogo già in parte moderno, dove l’aristocrazia è un vago retaggio, le differenze di censo prevalgono sulle differenze di status, l’etica della common people prevale su quella gentilizia, ecc.
Ciò che Saruman imporrà alla Contea è la razionalizzazione della legislazione, della produzione, del commercio, dell’uso del territorio. La razionalizzazione – che non è sinonimo di razionalità – è il processo innescato dallo stato moderno, appunto, che smantella i vecchi schemi sociali e le appartenenze tradizionali, per rendere la società più controllabile e più efficiente. E può attuarsi nella Contea – al contrario che in altre società della Terra di Mezzo – proprio perché gli Hobbit sono già oltre il feudalesimo, sono già approdati a una visione del mondo protoborghese.

Razionalizzare e modernizzare significa anche migliorare il rapporto tra costi e benefici, laddove i benefici sono intesi come maggiore margine di profitto: il mulino industriale soppianta il mulino ad acqua, gli alberi vengono abbattuti per farne legname e fare spazio a nuovi edifici utili a immagazzinare il surplus di prodotto da esportare.
Nell’economia capitalistica la frazione chiave è quantità di prodotto su unità di tempo. Poiché il tempo è denaro, risparmiare tempo equivale a risparmiare denaro e aumentare il margine di profitto. La fretta è il tratto distintivo della moderna società capitalistica, ma è anche il grande difetto di Saruman, secondo quanto sostengono Barbalbero e Gandalf.

«Attraverso l’affermarsi della razionalità in molti degli ambiti della vita sociale e l’aumento dell’utilizzo della tecnologia, la Contea si trasforma in una società spersonalizzata, la cui legittimità poggia sull’autorità burocratica codificata da procedure certe, verificabili e socialmente condivise».
Questo punto – fa notare ancora l’autrice del saggio – segna anche la differenza qualitativa tra il regime di Saruman e quello di Sauron. Se, come dice Frodo, attraverso Saruman lo spirito di Mordor è arrivato nella Contea, è pur vero che il potere di Sauron a Mordor non è affatto un potere “moderno”. In quel caso si tratta infatti di una dittatura monocratica e schiavistica, basata sul carisma e sul terrore incusso direttamente dal tiranno. Insomma tutto il contrario della razionalizzazione e spersonalizzazione che sta alla base del moderno potere sarumaniano.

Illustrazione: dettaglio di "The Scouring of the Shire" dei fratelli HildebrandtC’è infine un ultimo elemento di riflessione, forse il più spinoso del saggio, e riguarda un aspetto caro a Tolkien: l’esercizio del libero arbitrio rispetto alle imposizioni delle circostanze. Libero arbitrio significa esercizio della libertà di scelta, dunque assunzione di responsabilità. La passività e l’inerzia della società Hobbit sotto il dominio di Saruman deve lasciare il posto al ripristino della libertà e della responsabilità in un modello sociale che però – lo si è visto – non è né statico né specchio di un ordine eterno.
Se è vero che Tolkien stesso manifesta la più antimoderna sfiducia per la formalizzazione dei princìpi in quanto premessa “costituzionale” dello stato moderno (vedi lettera n.186), è altrettanto vero che, da cattolico, confida nella possibilità che l’essere umano usi da sé la ragione per fare la cosa giusta, cioè per praticare e affermare quei princìpi e quelle virtù. Ma questo implica anche la possibilità che la ragione individuale entri in conflitto con la storia, ribellandosi all’imposizione e non già affidandosi remissivamente alla provvidenza (Tolkien non è Manzoni). Da questo punto di vista, se da un lato la moderna società pianificata si basa sulla delega delle decisioni alla casta dei pianificatori produttivisti, dall’altro lato nemmeno la società di tipo organicistico può garantire l’esercizio del libero arbitrio. Dunque – volente o nolente – Tolkien rimane, come chiunque, un uomo del proprio tempo, un moderno post-illuminista:

«A un modello economico e sociale basato sui principi della razionalità formale in cui l’influenza livellatrice dell’organizzazione burocratica finisce per soffocare e controllare l’individuo privandolo della libertà di scelta, Tolkien contrappone così il libero arbitrio e la ragione illuministica, vale a dire la capacità dell’individuo di avvalersi del proprio intelletto come guida nelle scelte da compiere».

Inutile dire che un tasto come questo, anche solo sfiorato, potrebbe far nascere un bel dibattito.
Buona lettura.

Scarica il saggio di Elisabetta Marchi:
La Contea di Saruman – Elisabetta Marchi

ARTICOLI PRECEDENTI
– Leggi l’articolo: Bilbo Baggins e la Contea: una carriera deviante

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Torna Amarte a Roma con Tolkien Music

Villa De Sanctis - RomaTorna a Roma dal 22 al 30 aprile 2017 AmArte, giunta alla quarta edizione, che si terrà a Roma nel V Municipio, presso la Casa della Cultura di Villa De Sanctis, in via dei Gordiani 5. Nata come risposta a una fame di cultura e creatività che pervade le periferie di Roma, AmArte è il grido di orgoglio delle periferie, sempre più abbandonate a se stesse, da una politica sempre più virtuale e lontana dai problemi concreti, che non fa che riempirsi la bocca di slogan e vaghe promesse. AmArte è una sfida, è l’orgoglio di voler continuare ad essere umani.
Amarte programmaIl tema di quest’anno sarà “Arte e Terremoto” e il festival è in contatto diretto con la regione Marche e con l’Università di Camerino, per affiancare alle mostre, agli eventi artistici e ai convegni delle iniziative benefiche per raccogliere fondi per la ricostruzione. L’evento si apre con la conferenza “Creatività e Libertà d’Espressione” subito dopo aperitivo artistico e degustazione di birre artigianali. Domenica, le maestre della scuola offrono dimostrazioni di alcune delle tecniche che più usiamo e nel tardo pomeriggio l’opera più votata dal pubblico riceve il premio Amarte. Sabato dalle ore 18:00 alle ore 20:00, Mauro Valentini presenterà il libro “Marta Russo Il Mistero della Sapienza”, con le musiche di Marco Abbondanzieri e Rodolfo Cubeta un’orazione civile sul caso Marta Russo.

Annunciati i vincitori dei Tolkien Society Awards

Sono stati annunciati oggi i vincitori dei Tolkien Society Awards 2017; vi riportiamo la traduzione del comunicato ufficiale uscito sul sito della Tolkien Society.
Siamo orgogliosi di annunciare i vincitori dei Tolkien Society Awards 2017. I Tolkien Society Awards premiamo l’eccellenza nei campi degli studi tolkieniani e delle opere prodotte dai fan, mettendo in luce e perseguendo il nostro filantropico obiettivo di sempre, quello di “cercare di divulgare al pubblico, e di promuovere la ricerca, riguardo alla vita e alle opere del Professor John Ronald Reuel Tolkien CBE (Comandante dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico)”.
Quest’anno, per la prima volta, i membri della Tolkien Society sono stati invitati a votare sulla base di una lista preparata dai Trustees (i soci emeriti della TS, ndt), basata sulle candidature inviate dal pubblico.
Congratulazione a tutti i vincitori!

Ecco perché l’elfico è meglio dell’Esperanto

Philip SeargeantAbbiamo già trattato il tema di Tolkien e l’Esperanto, l’ultima volta in occasione della lezione Il vizio segreto di Tolkien: un passione per le lingue tenuta da Roberto Arduini all’Università di Parma all’interno del corso di linguistica generale tenuto da Davide Astori. La giornata era poi proseguita con un aperitivo linguistico, dove c’è stato modo di confrontarsi in un interessante dibattito avente come argomento le lingue programmate, l’Esperanto, le lingue di Tolkien e i meccanismi con i quali tali lingue si diffondono o meno.
Per contribuire a tale dibattito, riportiamo quindi la traduzione di un articolo di Philip Seargeant, studioso di Linguista e Senior Lecturer in Linguistica Applicata presso la Open University (l’originale si può trovare qui).

J.R.R. Tolkien iniziò a scrivere La Caduta di Gondolin durante il periodo di malattia che lo colpì mentre prestava servizio nell’esercito durante la prima guerra mondiale, esattamente cent’anni fa. Questa fu la prima storia che andò a comporre il suo legendarium, la mitologia che sta alla base del Signore degli Anelli. Ma alla base delle storie ci fu il suo interesse verso un altro tipo di creazione: la costruzione di linguaggi immaginari.
Nello stesso anno, dall’altra parte dell’Europa, Ludwik Zamenhof morì nella sua natia Polonia. Anche Zamenhof fu ossessionato dall’invenzione di linguaggi e nel 1887 pubblicò un libro che illustrava la sua creazione. Lo firmò con lo pseudonimo di Doktoro Esperanto, che nel tempo divenne il nome del linguaggio stesso.
La creazione di linguaggi immaginari, o conlang, ha una lunga storia, che risale al dodicesimo secolo; Tolkien e Zamenhof sono due dei protagonisti che ebbero maggior successo. Tuttavia i loro intenti furono assai differenti, e mostrano infatti punti di vista opposti su cosa il linguaggio stesso sia in effetti.
Zamenhof, un ebreo polacco cresciuto in un paese pieno di tensioni culturali ed etniche, era convinto che l’esistenza di un linguaggio universale fosse la chiave per una convivenza pacifica. Scrisse infatti che il linguaggio è “il primo motore della civilizzazione; la diversità della lingua è causa di avversione, se non addirittura di odio, tra le persone”.Esperanto museum Il suo obiettivo fu quello di elaborare qualcosa che fosse semplice da imparare, non legato ad una nazione o a una cultura, e che potesse unire anziché dividere l’umanità.
Come “lingua ausiliaria internazionale”, l’Esperanto ha avuto molto successo. Nel suo momento di maggior successo, contava milioni di parlanti, anche se è difficile calcolare una stima esatta; oggi lo usa ancora all’incirca un milione di persone. Esiste un ampio corpo di letteratura; c’è un museo in Cina dedicato esclusivamente a questa lingua e in Giappone a Zamenhof stesso è considerato come un dio da una particolare setta di shintoisti che utilizza l’Esperanto (ndt. la setta Oomoto).
Ciononostante, non raggiunse mai vicino al suo obiettivo di creare un’armonia mondiale. E alla sua morte, quando la prima guerra mondiale stava devastando l’Europa, l’ottimismo che aveva accompagnato questo sogno divenne perlopiù disillusione.

Il 14 maggio a Galliate: un viaggio nella Terra di Mezzo

Castello Sforzesco di GalliateDomenica 14 maggio torna l’iniziativa Un Viaggio nella Terra di Mezzo, organizzata dal FAI Giovani di Novara assieme all’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e alla associazione di rievocazione tolkieniana Quarta Era (troverete qui la pagina facebook dell’evento). Giunto alla sua seconda edizione, l’evento si svolgerà al Castello Sforzesco di Galliate (NO), dalle 10 alle 19.
La manifestazione ospiterà scrittori e studiosi, artisti e cosplayers, con un programma intenso e vario adatto a tutti gli appassionati di Tolkien, del fantastico e del medioevo, quale che sia l’approccio prediletto.
Scoprite insieme a noi cosa vi attende in questo nuovo, meraviglioso, viaggio nella Terra di Mezzo!

La reincarnazione degli Elfi a Tempo di Libri!

Studiosi: Claudio TestiL’elenco delle iniziative culturali a cui l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani prende parte si arricchisce di un nuovo intervento: Claudio Testi, vice-presidente AIST, saggista, filosofo, nonché organizzatore del Tolkien-Lab (frutto della collaborazione tra l’AIST e l’ Istituto Filosofico di Studi Tomistici), presenterà La reincarnazione degli Elfi a Tempo di Libri, il 19 aprile.
Se ancora non avete potuto assistere ad una delle presentazioni del volume, non perdete questa occasione!

Tolkien Studies, rivelati i contenuti del num. 14

Tolkien Studies 13 - 2016David Bratman ha annunciato sul suo sito il contenuto del prossimo volume della rivista Tolkien Studies: A Scholarly Annual Review. Il quattordicesimo numero del periodico, edito dalla West Virginia University Press, verrà pubblicato entro la fine dell’anno, nel duplice formato: cartaceo con copertina flessibile e sul sito Project MUSE.
Già nel volume dello scorso anno era stata recensita la traduzione in inglese del volume Tolkien e la filosofia, a cura di Roberto Arduini e Claudio Testi (casa editrice Marietti 1820, tradotta per la serie Cormarë della Walking Tree Publishers) da parte di Andrew Higgins: quest’anno è il turno di un altro intervento italiano, “Stolen Pears, Unripe Apples: The Misuse of Fruits as a Symbol of Original Sin in Tolkien’s The New Shadow and Augustine of Hippo’s Confessions” di Giovanni Costabile.
Tra i volumi recensiti appaiono anche le due edizioni di The Lay of Aotrou and Itroun (quella curata da Verlyn Flieger e l’edizione serba, bilingue, curata da Aleksandar Mikić), da Dimitra Fimi, e A Secret Vice, edito dalla stessa Fimi, ma recensito da Arden R. Smith.
Eccovi in anteprima l’elenco dei contenuti!

Ferrara, c’è un hobbit a Pontelagoscuro

Lo Hobbit e la mappa di ThrorDopo la bella esperienza del responsabile dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani di Bologna Marco Pelizzola e Ivan Cavini con il maestro Alessandro D’Argento nella scuola “Maestre Pie” (potete trovare l’articolo qui) continua la diffusione della conoscenza di J.R.R. Tolkien in ambito scolastico attraverso un’altra iniziativa degna di merito, in un territorio poco lontano. La Scuola Primaria “Carmine della Sala” si trova nel paese di Pontelagoscuro, situato nella periferia di Ferrara. Trai i tanti validi progetti messi in campo dagli insegnanti ogni anno, va sottolineato quello di promozione della lettura. L’obiettivo finale è favorire la socializzazione e l’approccio degli alunni ai diversi tipi di linguaggio per migliorare le competenze linguistiche ed espressive, anche attraverso una maggiore conoscenza di sé e delle proprie emozioni.Il progetto si articola in una serie di interventi in cui alcuni volontari, in accordo con le insegnanti, propongono la lettura di testi, avvalorata anche da spiegazioni e illustrazioni grafiche sulla LIM. In questo modo non solo si potenziano i rapporti scuola-famiglia-associazioni, ma si dà la possibilità a tanti libri, che altrimenti non troverebbero il giusto spazio, di entrare dentro le aule scolastiche, a stretto contatto con un pubblico attento ed entusiasta.I ragazzi e la mappa Ed è esattamente in questo clima emotivo che il 29 marzo la classe IV C ha accolto Elisabetta Marchi e la lettura di un brano de Lo Hobbit. L’intervento, durato più di un’ora, ha visto la classe sempre attenta e immersa nel racconto di Bilbo e delle sue avventure. Attraverso un percorso ricco di immagini, gli alunni sono passati dall’iniziale sorpresa di trovare una persona poco più bassa di loro capace di tener testa a un drago enorme, alla gioia di scoprire, in maniera semplice e creativa, il concetto di resilienza.

L’importanza di apprendere che anche in circostanze avverse e contro ogni previsione, si possono fronteggiare le difficoltà, arrivando a raggiungere mete importanti, è stata una delle molte tematiche toccate nella mattinata. Nonostante la grande diffusione avuta dai film di Peter Jackson, nella classe non erano in molti a conoscere gli hobbit e le storie della Terra di Mezzo, le domande sono state, perciò, diverse e in alcuni casi davvero imprevedibili (come ad esempio l’effettiva grandezza di un’ala delle Aquile rispetto all’ampiezza della classe). I ragazzi e la mappa 2Alle molte curiosità suscitate dal proseguire della storia si è unita la scoperta di un nuovo alfabeto attraverso cui poter comprendere e comunicare le cose a noi più care, a partire dalla propria identità, anche solo attraverso la translitterazione del proprio nome. La mappa di Thror è stata letta in maniera attenta da tutti loro, e alla fine, attraverso la condivisione di gruppo, sono arrivati autonomamente, runa dopo runa, alla comprensione del testo.

Il brano scelto per la lettura, la conversazione con Smaug, è stato accolto da un silenzio rapito, mentre sullo schermo della LIM si avvicendavano le immagini con cui molti artisti hanno voluto rendere omaggio al drago di Tolkien.

Lo Hobbit di PJAlla fine della lettura sono state mostrate le scene iniziali della versione cinematografica riguardanti la casa di Bilbo, la cui porta rotonda desta sempre interesse. Anche se questa volta, a dire il vero, la somiglianza con una nota villa liberty di Ferrara non è sfuggita! Un ringraziamento grande va alle insegnanti, che continuano a guardare alla scuola come un ponte che lega realtà diverse, e alla classe di giovani lettori per l’attenzione riservata alla Terra di Mezzo. Di tutte le emozioni, vissute in prima persona quella mattina, credo che ve ne sia una che più delle altre mi resterà nel cuore. Una domanda semplice, fatta proprio alla fine:

“Ma questo libro, in biblioteca, c’è?”

Annunciata una nuova traduzione per le Lettere di Tolkien!

AIST alla Bologna Children's Book FairUna meravigliosa notizia per gli appassionati di Tolkien italiani: fuori catalogo da molti anni, torna l’epistolario del Professore! La fantastica novità è stata annunciata durante l’intervento Camminare tra gli Elfi: le difficoltà di tradurre J. R. R. Tolkien con Roberto Arduini (presidente AIST), Giampaolo Canzonieri (saggista e traduttore AIST) e Lorenzo Gammarelli (traduttore AIST), tenutosi alla Bologna Children’s Book Fair martedì 4 aprile.
Sul canale YouTube dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani è possibile vedere il filmato realizzato durante l’intervento, in cui si annuncia l’uscita della nuova traduzione delle Lettere.

Tolkien Day 2017, un successo a Roma!

Locandina Tolkien Day 2017Dopo settimane di attesa, il 25 marzo finalmente è arrivato e con lui il Tolkien Day. Un giorno per celebrare Tolkien, le sue opere e la grande influenza che esse hanno avuto sull’arte, sulla musica, sul cinema e sul mondo del gioco.
Il cinema è stato il primo argomento ad essere trattato: nella Sala Cinema MACRO, sono state proiettate una selezione di scene dal capolavoro di animazione di Ralph Bakshi, realizzato facendo ricorso a tecniche molto innovative (all’epoca della realizzazione), come il Rotoscope, e dal lungometraggio realizzato per la BBC di Jules Bass e Arthur Rankin (tuttora tra i meno conosciuti).
È stato poi il turno dei fanfilm: The Hunt for Gollum di Chris Bouchard, Tolkien’s Road di Nye Green, Diari dalla Terza Era di Claudio Ripalti e Born of Hope di Kate Madison, commentati da Stefano Mangusta.

Andrea Piparo skatching - Tolkien Day 2017L’arte è stata la seconda tematica approfondita, con le interviste ad Andrea Piparo e a Simona Calavetta, che durante tutto il pomeriggio sono stati presenti con i loro artist desk, realizzando meravigliose opere a tema fantastico dal vivo, entrambe col proprio peculiare stile a contraddistinguerli.
Ma non si è parlato solo degli artisti presenti in prima persona: si è tenuta una conferenza sull’influenza delle opere di Ted Nasmith sulla trasposizione cinematografica del Signore degli Anelli, con Stefano Mangusta e Sergio Lombardi come relatori. Altri artisti ancora sono stati esplorati, con la proiezione delle migliori opere tratte dai Tolkien Calendars dal 1973, col commento di Sergio Lombardi e Alessandro Bottero.
Infine, si è tenuta la Presentazione Calendario 2018 AIST Lords for the Ring, con il presidente dell’AIST Roberto Arduini e i soci Sara Gianotto e Stefano Mangusta, discutendo anche del grande successo dell’edizione del 2017.

La letteratura non poteva certo mancare in un simile contesto: è stato presentato il romanzo di Roberta Tosi, che ha anche tenuto una conferenza dal titolo Esiste un’arte Elfica? Tolkien e la creazione letteraria nella Terra di Mezzo.
Claudio Testi, Lorenzo Gammarelli, Giampaolo Canzonieri e Alberto Ladavas hanno presentato l’ultima uscita della collana Tolkien e dintorni della casa editrice Marietti 1820, il volume La reincarnazione degli Elfi.

Holy Martyr al Tolkien Day 2017La musica, da cui nasce l’intero Creato secondo il legendarium tolkieniano, ha avuto a sua volta ampio spazio. È stato presentato il libro J.R.R. Tolkien, il Signore del Metallo di Stefano Giorgianni, dedicato al rapporto della musica metal con gli scritti del Professore. Rimanendo in ambiente metal, gli Holy Martyr hanno presentato il loro nuovo concept album: Darkness Shall Prevail, anch’esso di ispirazione tolkieniana.
Dopo la rassegna di illustrazioni, Sergio Lombardi e Alessandro Bottero hanno presentato anche una selezione commentata di brani delle principali band che hanno reso omaggio a Tolkien.

Tolkien e il gioco - Tolkien DayDurante l’intero evento una mostra interattiva di giochi storici e rari ispirati a Tolkien è stata aperta ai visitatori, con esperti disponibili ad illustrarli agli interessati.
Il gioco è stato al centro anche di due conferenze: L’influenza di Tolkien nel gioco, tenuta da Luca Giuliano e Andrea Angiolino, massimi esperti del gioco in Italia, che hanno trattato dei role-playing e dei boardgame ispirati al mondo tolkieniano, e E’ possibile un gioco fantasy non ispirato a Tolkien? di Massimo Senzacqua, creativo e creatore del più antico gioco fantasy mediterraneo.

Leggere Tolkien - Tolkien Day 2017Considerando la data scelta, non poteva certo mancare uno spazio dedicato alla lettura di Tolkien: il 25 marzo, data della distruzione dell’Unico Anello nella subcreazione tolkieniana, cade il Tolkien Reading Day stabilito dalla Tolkien Society. Tra i brani letti, sia dai volontari AIST che dagli appassionati venuti a farci visita, ci sono stati la lettera di Gil Galad a Tar-Meneldur, l’Ainulindalë, l’incontro tra Thingol and Melian ed altri ancora.

Terra di Mezzo Cosplayers - Tolkien Day 2017È stata quindi una giornata davvero ricca, allietata dalla presenza dei membri del gruppo Terra di Mezzo Cosplayers, che nei panni dei loro personaggi tolkieniani preferiti hanno assisto all’intero evento e coi quali i visitatori hanno potuto farsi ritrarre davanti al photo set approntato, raffigurante casa Baggins.
Classici AIST come la Pesca dell’Anello o la selezione di pubblicazioni critiche sugli scritti del Professore hanno avuto il loro immancabile posto, suscitando la curiosità di tanti partecipanti.
Staff Tolkien Day 2017Si è trattato di una giornata che ha regalato agli organizzatori un’enorme soddisfazione, nonostante le difficoltà legate manifestazioni di protesta previste per lo stesso giorno a Roma. Gli appassionati tolkieniani che hanno preso parte alla nostra iniziativa sono stati molti, quasi 500, e anche un sole beniamino ha scelto di illuminare la terrazza del MACRO (dove si sono svolti molti degli interventi) a dispetto delle previsioni meteo. Anche il Banchetto Hobbit ha stuzzicato la curiosità dei visitatori: ben 150 amanti della buona tavola hanno deciso di fermarsi a cena con noi.
Ringraziamo il MACRO che ci ha ospitati, Ludomaniacs e Gabriele Luccioni senza i quali nulla sarebbe stato possibile, i relatori per i loro preziosi interventi, gli ospiti che hanno arricchito il nostro programma e soprattutto i visitatori che hanno dato ai nostri sforzi un senso, permettendoci così di vivere una bellissima giornata dedicata al nostro autore preferito, J. R. R. Tolkien.

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Il 25 marzo partecipa al Tolkien Day a Roma!
– Leggi l’articolo Tolkien Day, ci sono anche gli Holy Martyr
– Leggi l’articolo Tolkien Day, intervista agli Holy Martyr
– Leggi l’articolo Tolkien Day: il Tolkien Reading Day e la poesia
– Leggi l’articolo Tolkien Day, parla la scrittrice Roberta Tosi
– Leggi l’articolo Tolkien Day, un trofeo per il padre dei giochi

LINK ESTERNI:
– Vai alla pagina facebook di LudoManiacs
– Vai al sito di Andrea Piparo
– Vai al blog di Simona Calavetta
– Vai al sito della Tsunami Edizioni
– Vai al sito della Tolkien Society

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L’AIST al Romics 2017, ecco il programma!

Romics 2017Dal 6 al 9 aprile si terrà la ventunesima edizione del Romics, presso la Fiera di Roma. Il Romics, festival internazionale del fumetto, dell’animazione, del cinema e dei games, offrirà ai suoi visitatori quattro giorni di eventi, attività ludiche e tanto divertimento (potete trovare il programma generale qui).
L’AIST, già presente dall’edizione primaverile del 2016, non mancherà a questo fantastico appuntamento, ormai tappa fissa della nostra associazione. Molte sono le sorprese in serbo, vi proporremo le nostre novità così come le attività che i visitatori hanno tanto apprezzato le scorse edizioni: vi aspettiamo numerosi, allo stand F17 del padiglione 5!

Tolkien alla Bologna Children’s Book Fair

Bologna Children's Book Fair 2017Come già annunciato nell’articolo La primavera AIST: ecco i nostri eventi!, l’AIST porta Tolkien anche in una delle fiere culturali più importanti d’Italia, la Bologna Children’s Book Fair, la Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, che si terrà a BolognaFiere dal 3 al 6 aprile. Tolkien è infine entrato nelle scuole e nelle università anche in Italia e l’AIST si è sempre impegnata perché le opere del Professore avessero il loro giusto posto nello studio della letteratura: approdare alla Bologna Children’s Book Fair è un’importante tappa del percorso della valorizzazione delle opere tolkieniane.

La primavera AIST: ecco i nostri eventi!

Mappa di ThrorAprile è alle porte e, assieme a maggio, si preannunciano mesi ricchi di eventi dedicati al Professore e alle sue opere. Fiere del fumetto, conferenze, mostre, fiere del libro, i toni delle manifestazioni sono vari e complementari, così da non trascurare nessun aspetto dell’influenza tolkieniana né nessun approccio ai suoi scritti.
Questo anno tolkieniano si preannuncia sempre più ricco di sorprese, continuate a seguirci per non perdervi gli eventi più interessanti!

TolkienLab: Tolkien, Il Signore del Metallo

Tolkien LabMercoledì 29 marzo torna il Tolkien-Lab, appuntamento mensile organizzato dalla Associazione Italiana Studi Tolkieniani e dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici. Dopo aver affrontato a gennaio il tema della non-morte con l’intervento di Barbara Sanguineti, il secondo incontro dell’anno sarà incentrato sul rapporto tra le opere del Professore e la musica metal. Il relatore Stefano Giorgianni, socio fondatore AIST nonché caporedattore di Metal Hammer Italia, presenterà il suo libro J. R. R. Tolkien, Il Signore del Metallo (vedi l’evento facebook del TolkienLab: Tolkien e l’Heavy Metal).
L’appuntamento si terrà alle ore 20,45 nella sede dell’istituto tomistico, in Strada San Cataldo 97 a Modena. L’ingresso è gratuito.

Tolkien Day, un trofeo per il padre dei giochi

KataKumbasIl Tolkien Day 2017 sarà anche l’occasione per assegnare la prima edizione del Trofeo Agostino Carocci, che verrà consegnato al vincitore del torneo di Hobbit Tales, durante la Tolkien Games Night che si terrà allo Spazio Macro 138, di via Nizza 138 a Roma dalle 20 alle 24.
Ma chi era Carocci e perché intitolare un premio a suo nome?
Eccovi tutte le risposte!

Tolkien Day, parla la scrittrice Roberta Tosi

Elfi: Galadriel e CelebornIl Tolkien Day 2017 si sta avvicinando in maniera inesorabile. Come ogni giorno continuiamo a proporvi dei contenuti esclusivi per accompagnarvi fino al giorno dell’evento, il 25 marzo, giorno in cui si terrà la manifestazione organizzata dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani in collaborazione con LudoManiacs. Il programma è stato oramai comunicato da qualche giorno e, in precedenza, vi abbiamo presentato alcuni degli ospiti e dei temi che occuperanno la giornata, tra cui la poesia, la musica, con special guest gli Holy Martyr. Oggi è la volta di Roberta Tosi, critica e curatrice d’arte oltre che presidente della Compagnia degli Argonath di Verona, che terrà una conferenza intitolata Esiste un’arte Elfica? Tolkien e la creazione letteraria nella Terra di Mezzo alle 16.15 presso il Macro Cafè. Nell’intervista che segue si parlerà di Elfi, di arte e del nuovo romanzo fantasy dell’autrice Nicolas Kee e il Viaggiatore del Domòn (Delmiglio editore).

L’intervista

Benvenuta Roberta nel sito dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani. Siamo felici di averti qui e grazie del tempo. Iniziamo questa discussione parlando ovviamente di come hai scoperto J.R.R. Tolkien.
Mi sento onorata di essere qui, grazie a voi. Venendo invece subito alla prima domanda, posso dire di aver scoperto Tolkien per caso. Quando frequentavo il liceo (ormai un bel po’ di tempo fa) nessuno dei miei amici sapeva chi fosse quest’autore, all’epoca non erano ancora usciti i film. Io sono sempre stata una grande lettrice, da ragazzina divoravo letteralmente i libri e più erano voluminosi, più ci andavo a nozze. Quando vidi per la prima volta sul bancone di una libreria di Verona, Il Signore degli anelli, fu amore a prima vista. Non avevo idea di cosa fosse, né di cosa parlasse ma quel libro stava chiamando me! Non potei comprarlo subito, perché per le mie finanze era un po’ costoso ma alla prima occasione me lo feci regalare.

Qual è stata la tua prima impressione quando hai finito il primo libro di Tolkien?
Credo di aver pianto alla fine, per il distacco, la separazione nella storia e perché io stessa ormai l’avevo finito. Tuttavia, avevo anche chiara la sensazione di aver letto qualcosa di grandioso, di Roberta Tosiepico, che facevo fatica a lasciare andare.

Assieme alla tua attività con la Compagnia degli Argonath hai sempre portato avanti la passione per l’arte, che poi è diventata il tuo lavoro. Come sappiamo J.R.R. Tolkien era anche un buon illustratore, tu in che modo lo definiresti?
Tolkien è sorprendente, anche in questo. La stessa accuratezza con la quale crea le sue storie potremmo dire che viene riportata anche nel disegno, nell’illustrazione, nell’acquerello, che era la tecnica da lui più utilizzata. Non lascia niente al caso, neppure qui. Non era un professionista ma per la cura che riservava alle sue illustrazioni, si comportava come tale.

Se dovessi avvicinare Tolkien a un grande della pittura, chi sceglieresti e perché?
Se ci riferiamo alla sua espressività narrativa, all’infinità di particolari e dettagli che arrichiscono l’affresco delle sue storie, lo avvicinerei a un artista fiammingo, di quelli vissuti tra 4-500. Un Jan Van Eyck per intendersi, oppure un Hans Memling, anche se quest’ultimo era di origine tedesca, dove non mancano gli elementi soprannaturali, in certi casi potremmo dire quasi fantastici, ma sono resi con una precisione molto realistica così come ogni singolo particolare, ogni stelo d’erba è rappresentato con una cura infinita.

Al Tolkien Day terrai una conferenza sugli Elfi e l’arte. È, secondo te, questa razza a rendere maggiormente l’armonia della pittura? Se sì, in che modo?
Io credo che più che l’armonia della pittura, gli elfi incarnino proprio una sensibilità particolare nei confronti della realtà, che è tipica degli artisti. Ci sono vari indizi in cui Tolkien ci mostra questa loro specificità. Nel SDA, per esempio, vi è quel dialogo molto bello tra il concreto Gimli e l’acuto Legolas riguardo alle azioni degli uomini in cui il primo ne vede solo l’aspetto fallimentare “ed essi non portano a compimento la loro promessa”. L’altro invece ha uno sguardo che va oltre, anche se non ha tutte le risposte:
“Eppure è raro che i loro semi non germoglino”. Questo è l’atteggiamento tipico dell’artista che dà vita alla propria opera perchè sente che quella è la strada da percorrere, che i frutti del suo lavoro sono sempre davanti a lui, non alle spalle.

Gli Elfi sono sicuramente la razza che più affascina gli amanti del fantasy, anche al di là del mondo tolkieniano. Qual è il motivo, secondo te?
Secondo me, nell’immaginario collettivo, gli elfi rappresentano il meglio di un’umanità redenta: l’uomo come avrebbe potuto essere. Sono tutti belli, saggi, vivono in armonia con la natura e mantengono un giusto equilibrio con la realtà circostante. Si occupano di poesie e canti, di arte in generale. In più sono i custodi della bellezza sulla terra (almeno sulla Terra di Mezzo). Non ultimo, sono immortali, sempre che non vengano uccisi.
In realtà Tolkien ci dice anche che “non tutto quel ch’è oro brilla”. Gli elfi non sono solo così, intoccabili e splendenti. Anche loro si lasciano sedurre e ingannare. Melkor, ne Il Silmarillon, riuscirà a rubare infatti le preziose pietre, i Silmaril, causando proprio l’esodo degli elfi e le lunghe lotte che ne seguirono. Ne Lo Hobbit gli Elfi Silvani non si presentano proprio così ospitali come la loro razza vorrebbe. E perfino nel SDA sono molto cauti nel dare il loro aiuto nel momento del bisogno.
Insomma una bella razza sì, ma meglio andarci piano con l’entusiasmo.

Libro: L'arte dello HobbitSono stati pubblicati diversi libri sull’arte di Tolkien, da “L’arte de Lo Hobbit” a quella de “Il Signore degli Anelli”. Come giudichi queste opere?
Sono pubblicazioni molto interessanti che raccontano l’evoluzione del pensiero di Tolkien anche nella sua rappresentazione figurativa. Sono un tassello ulteriore nella conoscenza dell’opera del Professore che ci rivelano quanto fosse preciso, come dicevo prima, nella narrazione, di quanto avesse pensato, immaginato ma anche raffigurato le parti salienti della sua opera. Si può apprezzare, passo dopo passo, lo studio stesso di particolari come la caverna di Bilbo, o la montagna di Smaug, o l’elaborazione della mappa della Terra di Mezzo e così via… Diciamo che parlano molto della sua arte in riferimento però alle opere letterarie, non tanto come fine a se stessa

C’è qualche autore fantasy contemporaneo che ritieni in grado di eguagliare o di avvicinarsi al modo di dipingere (per iscritto) i luoghi e i personaggi di Tolkien?
Di eguagliare sinceramente no. Almeno a me non viene in mente nessuno. L’unico che forse un po’ si è avvicinato è Michael Ende, con la Storia Infinita. Non a caso Ende era figlio del pittore surrealista Edgar… Un altro artista appunto.

Per quanto riguarda te, invece, hai qualche altro scrittore fantasy di riferimento oltre a Tolkien?
La risposta sembra quasi banale ma chi, in questi ultimi anni mi ha davvero entusiasmato è stata J.K. Rowling con, ovviamente, la saga di Harry Potter.

Dopo diversi saggi scritti e mostre curate hai deciso di buttarti nel mondo della narrativa fantasy. Puoi raccontarci com’è accaduto?
Devo dire che, in questo caso, vi ha contribuito molto la mia frequentazione degli artisti. Quando parlo con loro, in libertà e mi faccio raccontare la nascita della loro opera spesso ricorre questa frase “Quando creo, mi isolo nel mio mondo”.
Quale mondo? Mi è venuto spontaneo chiedermi. In che mondo vanno gli artisti quando creano? I pittori, gli scultori, ma anche i musicisti, gli scrittori?
Questo è stato lo spunto per iniziare il mio racconto.

Il tuo primo romanzo Nicolas Kee e il Viaggiatore del Domòn sarà pubblicato a breve. Da dove viene l’idea di base?
L’idea nasce proprio da quanto detto prima e dal fatto che in molte delle vite documentate degli artisti del passato sembra sempre che ci sia un vuoto temporale in cui questi “spariscono” dalle cronache del loro tempo per ricomparire soltanto con la loro prima opera accertata. Un vuoto che mi ha consentito di rendere più concreta la mia idea di partenza.

Cos’è il Domòn e cosa ti ha ispirato nella scelta?
Il Domòn è proprio questo mondo delle idee e dell’arte, della creatività e della visione. In fondo è una sorta di mondo, come il nostro, in cui vi è qualcosa in più o qualcosa di meno a seconda del punto di vista. Mi ha ispirato la vita di un artista, in particolare, che faceva proprio al caso mio.

Molti romanzi fantasy hanno alla base qualche tratto autobiografico. Il tuo ne ha qualcuno?
Sicuramente sparsi qua e là ci sono degli elementi che si ricollegano al mio vissuto. Il protagonista, per esempio, è un ragazzo che legge molto, come ho sempre fatto io anche alla sua età e, allo stesso tempo, disegna e riempie album e quaderni di schizzi e disegni. Io, fino alle medie, facevo esattamente così. Ho ancora i miei quaderni pieni delle storie che inventavo, disegnando a fumetti…

Nel tuo libro occupa un posto importante la figura di Tintoretto. Come prima cosa ti direi se vedi qualcosa in comune tra Tintoretto e Tolkien…
Non vedo molte affinità tra i due perché se il primo era molto frenetico in tutto ciò che faceva, l’altro era invece molto più metodico anche se un po’ disorganizzato. Però una cosa li accomuna senz’altro: entrambi sono stati dei “visionari”, per il tempo in cui vivevano, anche se in modi totalmente diversi.

Perché proprio Tintoretto?
Non ricordo molto della storia dell’arte studiata alle superiori, per non dire quasi niente. Solo un’opera mi rimase impressa nella mente, in quel periodo, un’opera proprio di Tintoretto. Si trattava del “Ritrovamento del corpo di San Marco”. Quell’opera, non so perché, mi colpì e mi accompagnò per molto tempo fino a quando non iniziai a studiare sul serio. Tintoretto poi l’ho trovato perfetto per il mio racconto per via della sua arte, così anticonformistica nel XVI secolo, ma non tanto per i soggetti rappresentati ma per la frenesia della sua creatività, per l’impulsività della sua pennellata e il desiderio di esserci, sempre, seppur tra luci e ombre. E poi sicuramente anche per le sue vicende personali, la sua vita ma non voglio rivelare troppo…

Il Domòn è descritto proprio come fosse il paesaggio di un quadro. Avevi qualche particolare opera in mente quando lo mettevi su carta?
Beh, questo è un bellissimo complimento e me lo tengo stretto, grazie. In realtà no, non avevo un riferimento in particolare ma vivendo in mezzo alle opere d’arte, ai dipinti, credo che questi, nel procedere con la descrizione dei luoghi, mi venissero in soccorso per poterli descrivere e raccontare meglio.

Quanto hai lavorato sull’idea e sulla stesura prima di arrivare a una forma definitiva?
L’idea, una volta focalizzato il punto di partenza, in realtà è venuta da sé. Avevo chiaro l’impianto narrativo ma non sapevo ancora che forma avrebbe preso. Credo di aver lavorato quasi un anno al racconto. Poi, la stesura definitiva, ha visto mie continue riprese, correzioni, cambiamenti, accorciamenti. Un po’ come la famosa tela di Penelope… mi sembrava non potesse essere mai finito e questo si è protratto per molto, molto tempo.

Da critica d’arte ti sei affidata a un noto artista per la realizzazione della copertina. Com’è nata la tua collaborazione con Friba?
Friba è un artista straordinario, umanamente e professionalmente. Mi contattò lui stesso quasi due anni fa. Friba è originario di Rimini e aveva saputo che avevo portato al Meeting di Rimini la mostra che avevo curato dal titolo “In te c’è più di quanto tu creda”, dedicata a Lo Hobbit. Lui non aveva fatto in tempo a vederla ma mi comunicò subito la sua grande passione per Tolkien. Iniziammo così a confrontarci su tanti aspetti sia letterari che artistici, trovando molti punti in comune. In entrambi vi era il desiderio di poter realizzare qualcosa di bello insieme, che avesse a che fare col fantasy. Lo scorso anno gli parlai allora di questo mio romanzo… Io speravo davvero che l’idea gli piacesse perchè, secondo me, sarebbe stato in grado di realizzare una copertina e delle immagini favolose con un soggetto così. Volle leggere il libro, anche se non definitivamente corretto, e, devo dire, si entusiasmò. Mentre lo leggeva infatti iniziava già a realizzare dei bozzetti per delle future illustrazioni. Da lì poi il passo fu breve e oggi il frutto di questa collaborazione e della sua maestria si può apprezzare vedendo la copertina del mio libro, con l’augurio che questo sia solo il primo…

Hai già in mente se e come continuare la storia di Nicolas?
Non posso anticipare troppo ma penso proprio che Nicolas non abbia concluso del tutto la sua storia e quindi sì… andrò sicuramente avanti. Se ne vedranno delle belle…

Se dovessi convincere una persona a leggere il tuo libro, su cosa punteresti per differenziarti dai molti fantasy in commercio?
Che bella domanda! Forse bisognerebbe farla ai futuri lettori però io potrei dire questo: Se ti piace leggere il fantasy ma sei stufo di elfi e draghi, se ami l’avventura e l’arte, se credi che questo mondo abbia ancora bisogno di eroi, anche se i più impensati, e, nonostante ti dicano il contrario, pensi che che la letteratura fantastica sia un modo meraviglioso per guardare alla realtà da un’altra angolatura, beh… allora sei sul libro giusto.
Questo è Nicolas Kee e il Viaggiatore del Domòn.

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Tolkien Day: il Tolkien Reading Day e la poesia
– Leggi l’articolo Il 25 marzo partecipa al Tolkien Day a Roma!
– Leggi l’articolo Tolkien Day, ci sono anche gli Holy Martyr
– Leggi l’articolo Tolkien Day, intervista agli Holy Martyr

LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Delmiglio editore
– Vai all’evento facebook del Tolkien Day
– Vai al sito dell”UNESCO
– Vai alla pagina facebook di LudoManiacs

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Tolkien Day: il Tolkien Reading Day e la poesia

MACRO 138Il Tolkien Day del 25 marzo si avvicina: si ultimano i preparativi e già ci si pregusta una giornata piena di arte, musica, gioco, libri e tanto altro ancora. L’evento interamente dedicato al professore oxoniense sarà ospitato dal MACRO 128, lo spazio presso il Museo di Arte Contemporanea di Roma (Via Nizza 138, 00198 Roma), ed è organizzato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani in collaborazione con LudoManiacs. L’accesso all’evento è gratuito e troverete in calce il programma dettagliato del Tolkien Day!

Tolkien Day, intervista agli Holy Martyr

Pochi giorni fa è stata annunciata la presenza degli Holy Martyr al Tolkien Day 2017, evento che si terrà al MACRO 128, lo spazio presso il Museo di Arte Contemporanea di Roma (Via Nizza 138, 00198 Roma), organizzato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani in collaborazione con Ludomaniacs. La partecipazione del gruppo Epic metal italiano è dovuta alla recente pubblicazione dell’album Darkness Shall Prevail, disco interamente ispirato dalle opere di J.R.R. Tolkien. Abbiamo quindi incontrato la mente del gruppo, Ivano Spiga, per discutere della genesi e dello sviluppo del quarto full-length degli Holy Martyr. L’intervista è pubblicata in collaborazione con Metal Hammer Italia ed è stata realizzata dal caporedattore Stefano Giorgianni, autore del libro J.R.R. Tolkien Il Signore del Metallo (Tsunami edizioni, 2016), opera che sarà presentata anch’essa durante il Tolkien Day.

Sabato 18 marzo, Wu Ming 4 a Verona

Mappa del Piccolo RegnoLa scrittura fantastica sarà al centro dell’incontro con Stefano Giorgianni e Wu Ming 4, entrambi soci fondatori dell’AIST, organizzato presso la Biblioteca Civica di Verona il 18 di questo mese. Wu Ming 4 (al secolo Federico Guglielmi), studioso di Tolkien da oltre un decennio, è l’autore dei saggi Difendere la Terra di Mezzo (Odoya, 2013) e L’eroe imperfetto (Bompiani, 2010), nonché curatore dell’edizione critica del Ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm (Bompiani, 2010), ha al suo attivo numerose pubblicazioni, conferenze ed interventi dedicati alle opere di Tolkien, tra cui la partecipazione al programma radiofonico Tolkien: un viaggio inaspettato all’interno di Pantheon, su Rai Radio3.

Tolkien al Salone del Libro di Torino 2017!

Salone Internazionale del Libro di Torino - logoIn linea con un anno pieno di eventi ed attività, l’AIST prenderà parte alla 30° edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, manifestazione che si svolgerà dal 18 al 22 maggio.
Il Salone, promosso dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, con più di 125.000 visitatori e con ben 1.000 espositori annuali è un festival culturale di notevole prestigio che si presenta come punto di riferimento per gli operatori professionali del libro a livello internazionale. Evento che è anche la più grande libreria italiana al mondo e la fiera editoriale più ricca dell’area culturale mediterranea, il Salone Internazionale del Libro ospita tanto grandi editori quanto case editrici più piccole, permettendo anche all’editoria locale di presentarsi ad un pubblico più ampio. Il Salone Internazionale del Libro è inoltre un importante progetto educational dedicato alla promozione del libro e della lettura tra i giovani.

Tolkien Day, ci sono anche gli Holy Martyr

Come avrete notato da un precedente articolo e dai diversi annunci sui social network, il 25 marzo avrà luogo nella capitale il Tolkien Day, evento organizzato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani in collaborazione con Ludomaniacs. La giornata, che si svolgerà a MACRO 128, lo spazio presso il Museo di Arte Contemporanea di Roma (Via Nizza 138, 00198 Roma), comprenderà diverse iniziative legate alle diverse arti, da quella visuale, con gli artist desk con Simona Calavetta, Andrea Piparo e Ivan Cavini, al cinema, con Stefano Mangusta che curerà una conferenza legata ai fan film, passando per i giochi di ruolo, fino al Reading Day. Ci sarà però anche la musica a occupare il suo considerevole spazio alla manifestazione. Ed è proprio a questo proposito che annunciamo la presenza degli Holy Martyr, gruppo Epic Metal italiano, al Tolkien Day.

L’elfo Fingolfin, anima tragica del Silmarillon

cop - la parola ai lettori

Il SilmarillionFingolfin, figlio di Finwë, è uno dei personaggi più interessanti, completi e intensi del Silmarillon. Secondo figlio maschio di Finwë, nato dal matrimonio con Indis, Fingolfin è un personaggio singolare e affascinante. Dei tre fratelli è quello la cui personalità appare meglio definita: dei tre figli di Finwë, il geniale, impulsivo ed egotico Fëanor e il saggio Finarfin, su cui tuttavia abbiamo meno informazioni (anche perché “i popoli felici non hanno storia”, e Finarfin è colui che raccoglierà in una pace dolente i frutti dell’operato della sua famiglia), Fingolfin è quello che appare più simile al padre, con cui condivide lungimiranza, capacità di analisi e senso della famiglia, dotato della capacità (e del coraggio) di porsi di fronte al fratello Fëanor (di cui condivide alcuni tratti di carattere, pur essendo più equilibrato) e di proseguirne i disegni. Due sono gli eventi che illuminano la figura di Fingolfin: la riconciliazione con Fëanor, a valle di una lunga contesa, e l’adesione alla ricerca dei Silmarilli. La prima è una necessità, dettata dal senso della famiglia e della gerarchia. Fingolfin crede fermamente nella doverosità della sua riconciliazione e nella promessa verso il fratello, anche se ciò non comporta una soverchia simpatia nei suoi confronti. Fingolfin è consapevole del ben scarso amore del fratello nei suoi confronti e, a sua volta, non ne nutre molto: come Fëanor, è dotato di sentimenti forti e radicati. Tuttavia, in una società che richiama fortemente i valori del clan, la posizione di un fratello maggiore, peraltro dotato di grandi meriti come Fëanor, deve essere rispettata. In modo non dissimile, Finwë si esilia volontariamente per tutta la durata dell’esilio di Fëanor a Formenos, al punto da dichiarare di non poter essere re fintantoché il figlio fosse stato esiliato. Fingolfin Leads the Host Across the Helcaraxë, by Ted NasmithL’adesione alla sostanzialmente fallimentare quête di Fëanor, che contrasta con la prudenza di Fingolfin, deve invece essere inquadrata non tanto (o non soltanto) nell’ambito di una vendetta familiare per la morte di Finwë e/o per il furto dei Silmarilli stessi, quanto invece una rivolta contro Melkor che ha compromesso in modo definitivo il mondo che Fingolfin ama. Fingolfin, infatti, è colui che cerca disperatamente lo status quo e che, se appena potesse, se lo terrebbe stretto, pur senza rinunciare né al suo rango, né alla sua parola, quale che sia: e quindi, anche di fronte al tradimento del fratello maggiore, al quale ha giurato fedeltà, non rinuncia a seguirlo, affrontando la traversata dell’Helcaraxë, impresa titanica che altri (Finarfin in testa, probabilmente, per il citato buonsenso) avrebbero abbandonato, preferendo tornare indietro. Fingolfin è quindi un personaggio tragico, mosso da un destino ineluttabile di distruzione al quale tuttavia non ci si può consegnare senza lotta. In una casata, quella di Finwë, caratterizzata fortemente da un daimon eroico, Fingolfin rappresenta la componente tragica, in opposizione a Fëanor, che ne rappresenta l’elemento maledetto, pretendendo di modificare il mondo con la propria volontà (in un orizzonte più schopenhaueriano che nietzschiano), e Finarfin, che raccoglie i resti della follia del mondo tentando di curarne le ferite (testimone raccolto da Finrod e, infine, da una rinsavita Galadriel che, nell’ultima parte della sua esistenza nella Terra di Mezzo, di preoccuperà di guarire, non di dominare). Fingolfin intuisce benissimo dove le sue scelte condurranno lui e la sua famiglia, tuttavia la strada da prendere è una e una soltanto, quella della parola data: il giuramento di Fingolfin non è da meno di quello di Fëanor, anche di fronte al tradimento, e Fingolfin e la sua famiglia ne pagheranno le conseguenze con sconcertante consapevolezza. Fingolfin e Morgoth - Ted NasmithÈ quindi la svolta drammatica della Dagor Bragollach a rivelarlo per ciò che è: la galoppata verso Angband, con una furia che lo rende simile ad Oromë, la sfida a Melkor, che ricalca la maledizione lanciatagli dal fratello, sono elementi che evidenziano certamente una mancanza di valutazione del pericolo che sfiora la follia, richiamando l’esaltata smania di Fëanor, ma che sono riconducibili ad un dovere che travalica la vita stessa, con, in più, un elemento interiore tragico e potente che induce ad un coinvolgimento emotivo e ad una pietas che a Fëanor, oggettivamente, non è possibile tributare. Una pietas eguagliata solo da quella provata per Fingon, altro personaggio di statura classica, il cui comportamento con Maedhros non a caso replica quasi pedissequamente (anche se con una componente maggiore di calore umano) il rapporto del padre e dello zio. Ma è l’invocazione lanciata a Manwë Súlimo nell’ora del dolore dei Noldor, toccante di pietas appunto, a suggellare il destino tragico della famiglia. Solo Éomer, a cavallo sulla collina, che canta disperato per la morte dello zio e della sorella contemplando la fine del proprio mondo, provoca lo stesso sentimento. Tuttavia c’è anche un altro elemento, veramente notevole e distintivo del personaggio: Fingolfin è l’unico a sfidare Melkor in persona, esattamente come Finwë, che fronteggia impavido Morgoth in cerca dei Silmarilli. Non Fëanor, al quale Melkor ha rubato i Silmarilli ma che non degna di uno scontro diretto. Non suo figlio Fingon, che, nella sua triste parabola, muore con ignominia, sfracellato dalle mazze dei nemici, senza che nessuno si muova per lui, per raccogliere il suo povero corpo. Fingolfin e Morgoth - Lucio ParrilloFingolfin è l’unico al quale Melkor risponda, esattamente come a suo padre (ci sarebbe anche Lúthien, ma è un’altra situazione). Fingolfin è considerato da Melkor se non un pari, quanto meno un nemico da considerare, la cui sfida è rilevante anche ai fini della sua immagine. Sconfiggere Fingolfin (e a caro prezzo, peraltro) è per Morgoth un punto d’onore, una sfida rilevante, una necessità quasi per affermarsi di fronte ai suoi, perché Finwë e Fingolfin sono gli unici a porsi di fronte all’abisso, al male e alla tenebra, chiedendo e sostenendo un confronto. E non è un caso che il corpo di Fingolfin sia recuperato da Thorondor perché non sia profanato: un onore che Manwë, cui Thorondor risponde, ha voluto tributare ad un eroe con statura da semidio. Il risultato è quello di un personaggio ricco di sfumature, che Tolkien destina evidentemente alla grandezza e al comando molto più di quanto non fosse Fëanor. È quindi naturale l’avvicendamento con il fratello, che per Maedhros, al quale non sfugge, dopo il rogo delle navi, il fatto che il giuramento sia incompatibile non solo con qualsiasi idea di governo ma quasi con la vita e il mondo, perché, così come concepito dalla mente paranoica di Fëanor, travalica ogni legge e ogni essere vivente. Del governo di Fingolfin, come in ogni romanzo cavalleresco che si rispetti, non si sa nulla, se non che fu un buon re, come nelle saghe arturiane. E Fingolfin, in fin dei conti, è, fra tutti, quello più simile a Re Artù.