I Racconti Incompiuti: intervista agli artisti

Unfinished TalesGiovedì 1 ottobre è stata ufficialmente pubblicata in inglese la nuova edizione dei Racconti Incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo, a segnare il quarantesimo anniversario della sua prima apparizione nel 1980 per la George Allen & Unwin. È la prima volta che il libro viene pubblicato in edizione illustrata, e l’editrice HarperCollins ha ingaggiato per l’occasione tre dei più grandi nomi nel campo artistico tolkieniano. Ted Nasmith, Alan Lee e John Howe hanno già illustrato opere di Tolkien fra cui Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e Il Silmarillion e, ovviamente, molti calendari. Trovarli tutti e tre in questa nuova edizione dei Racconti Incompiuti è un regalo speciale e le loro nuove illustrazioni sono meravigliose. Spero vi piacciano le mie conversazioni (leggermente rivedute per questioni di chiarezza) con questi artisti, che hanno tutti trovato il tempo per chiacchierare con me nonostante i loro impegni.

Dimitra Fimi: Tolkien era davvero razzista?

Tolkien Society 2019Anche se l’Italia è entrata nella fase 2 non dobbiamo sottovalutare l’alta possibilità di contagio del Coronaviris, quindi continuiamo a condividere con voi con maggiore frequenza alcuni contenuti multimediali e spunti di riflessione, in modo da poter svolgere la nostra attività culturale tolkieniana anche in un frangente così difficile. In fondo all’articolo troverete tutte le letture del nostro speciale Tolkien ai tempi del Coronavirus, tra audio, video, interviste, saggi, recensioni, anteprime, rubriche e molti altri consigli di lettura. Ora è la volta di un articolo importante: Tolkien era davvero razzista? (Was Tolkien really racist?) di Dimitra Fimi, docente di Letteratura fantastica e Letteratura per ragazzi all’Università di Glasgow in Scozia. L’articolo, che è stato pubblicato dal sito The Conversation ed è ora tradotto da Lorenzo Gammarelli, ha vinto il Premio della Tolkien Society inglese come miglior articolo del 2019. Buona lettura!

Hayao Miyazaki girerà un film su Tom Bombadil

Tom BombadilOvunque due o più tolkieniani si radunino per parlare del loro autore preferito, che sia in un pub davanti a una birra o su un forum di discussione on line, incombe una domanda: chi è Tom Bombadil? Fra i personaggi secondari del Signore degli Anelli, il più amato è certamente lui: con i suoi stivali gialli, la sua casacca color cielo, i pantaloni verdi come il prato e una piuma azzurra sul cappello. Il suo modo di parlare buffo ma autorevole, quasi sempre in rima, il suo essere apparentemente immune all’effetto dell’Anello, la facilità noncurante con cui affronta e supera avversari maligni come il Vecchio Uomo Salice o lo Spettro dei Tumuli, lo rendono un mistero dentro a un indovinello avvolto in un enigma. Il suo fascino è tale che Tolkien stesso lo subì, tanto da rifiutarsi di rivelare i segreti che lo definiscono, lasciando senza risposta le domande che numerosi lettori gli ponevano, ma tornando a proporre nuove Avventure di Tom Bombadil nell’omonima raccolta di poesie pubblicata nel 1962.
Hildebrandt: Prima il film animato di Ralph Bakshi del 1978, poi la trilogia cinematografica di Peter Jackson, con la scusa dell’economia dei personaggi hanno eliminato il Vecchio Tom; del resto, Tolkien stesso in una lettera del 1958 sosteneva che, per semplificare la storia, eliminare Bombadil sarebbe stato fattibile, anzi auspicabile. Insomma, i numerosi aficionados di Tom hanno da tempo perso ogni speranza di vederlo sul grande schermo, in tutta la sua multicolore magnificenza.

Libri per l’autunno: ecco tutte le uscite

Libri e libreriaIl 2013, lo avevamo stabilito da molto tempo, sarebbe stato l’anno del rilancio delle pubblicazioni tolkieniane: l’uscita del primo film di Peter Jackson dedicato allo Hobbit, il sessantesimo anniversario dalla pubblicazione del Lord of the Rings, il quarantesimo anniversario dalla pubblicazione italiana dello Hobbit. Tutto lasciava pensare che avremmo assistito a un’esplosione di pubblicazioni come quella avvenuta nel 2001-2002 con l’uscita del film La Compagnia dell’Anello. La realtà editoriale, però, non è stata finora generosa e i primi otto mesi dell’anno ci hanno lasciati decisamente freddini: “nuove” edizioni tascabili di I Figli di Húrin, Fabbro di Wootton Major e Il Silmarillion sono state pubblicate dalla Bompiani limitandosi a cambiare la copertina dei vecchi libri ma senza sfruttare l’occasione per correggere almeno gli errori più grossolani (uno per tutti: la traduzione di Fabbro di Wootton Major non è di Isabella Murro, ma di Francesco Saba Sardi). Sul piano della saggistica, poi, la situazione è desolante: gli unici due volumi pubblicati sono stati Il Fanciullino nel Bosco di Tolkien di Simonetta Bartolini (in cui il Professore serve solamente come strumento per analizzare Pascoli) e J.R.R. Tolkien di Stefano Giuliano (che riprende il suo vecchio libro Le radici non gelano aggiornandolo, ma senza aggiungere molto di nuovo). Dopo una torrida estate in cui le uniche notizie tolkieniane esaltanti venivano dall’estero, pare però che finalmente qualcosa si muova: l’autunno-inverno tolkieniano si preannuncia fecondo di novità, che ci auguriamo di poter gustare!

Le Lettere di Tolkien finiscono fuori catalogo

Cop_Logo-BompianiNegli ultimi tempi, in Francia c’è stata una vera e propria esplosione di pubblicazioni dedicate a Tolkien. Grazie a studiosi appassionati come Vincent Ferré, i lettori francofoni hanno la possibilità di leggere e apprezzare nella loro lingua, in nuove e accurate traduzioni, non solamente le opere maggiori e più conosciute, ma perfino i volumi della monumentale History of Middle-earth (la cui opera di traduzione e pubblicazione per ora è arrivata solo al quinto volume, ma prosegue). L’ultima chicca per i nostri cugini d’oltralpe è una nuova edizione riveduta e corretta di un’opera fondamentale come la raccolta delle lettere scritte da J.R.R. Tolkien a parenti, amici, editori e lettori. Pubblicato nel 1981 a cura di Humphrey Carpenter, con l’assistenza di Christopher Tolkien, questo libro è considerato fondamentale da tutti gli studiosi di Tolkien. Ancor più della pur buona Biografia, scritta sempre da Humphrey Carpenter, le Lettere permettono di gettare uno sguardo al Tolkien più privato, di cogliere un assaggio dell’uomo che sta dietro all’invenzione della Terra di Mezzo: i suoi rapporti con la moglie Edith e con i quattro figli, le sue discussioni e i suoi litigi con il grande amico C.S. Lewis, e da un certo punto in poi, il rapporto a tratti conflittuale, ma sempre rispettoso verso i lettori e quello decisamente più infuocato con i critici.
Rispondendo alle richieste e alle curiosità di appassionati che gli scrivevano da tutto il mondo, Tolkien si trovò più volte a dover giustificare l’uso di parole, Mappa-di-Fimbulfambio le scelte compiute da questo o da quel personaggio: rimane memorabile la sua reazione stupita e sconfortata alla lettera di un lettore appasionato secondo cui Frodo sarebbe un traditore, perché non riuscì a lanciare l’Anello nella Voragine del Fato, e anziché gli onori ricevuti sul Campo di Cormallen avrebbe meritato la pena di morte. Altre lettere degne di essere ricordate sono quella con cui Tolkien rifiutò di dichiararsi «ariano», rinunciando così a far pubblicare Lo Hobbit nella Germania nazista, tutte quelle in cui racconta le difficoltà e le incertezze nella composizione del Signore degli Anelli, e le numerose lettere che raccontano le difficoltà forse ancora maggiori che incontro nel farlo pubblicare.

Lo Hobbit massacrato: uno sviluppo sulle rune

Mappa di Thror«Bilbo, ragazzo mio, va’ a prendere la lampada e illuminiamo un po’ questa!». E alla luce di una grossa lampada dall’ombra rossa, spiegò sulla tavola un pezzo di pergamena che somigliava molto a una mappa. «Questa fu fatta da Thror, tuo nonno, Thorin», disse Gandalf: «È una pianta della Montagna» […] «Vedete quella runa sulla parte orientale e la mano che la indica dalle altre rune? Questo è il segno di un passaggio alle Sale Inferiori», disse lo stregone. Questo è uno dei passaggi chiave de Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien: lo stregone Gandalf mostra alla compagnia dei nani il modo in cui entrare nella tana del drago Smaug, segnalando la presenza delle rune. La mappa apparteneva a Thror, nonno di Thorin, per questo si spiegano le rune naniche. Leggendo il libro si capirà anche che ci sono due diversi tipi di rune sulla mappa, ma non vogliamo svelare nulla di più al lettore. Peccato che per il lettore italiano la questione sia molto più complicata!

The Akallabêth, di Archangel

AkallabethIn una famosa lettera scritta nel 1951 e indirizzata a Milton Waldman, Tolkien scriveva fra le altre cose: «Alcuni dei racconti più vasti li avrei raccontati interamente, e ne avrei lasciati altri solo abbozzati […] e tuttavia sarebbe rimasto lo spazio per altre menti e altre mani che inserissero pittura e musica e dramma». Fra i musicisti sono stati numerosissimi quelli che hanno colto la “sfida” implicita in queste parole; tra questi, merita senz’altro la nostra attenzione Gabriele Manzini, in arte Archangel, tastierista e compositore milanese ben noto nella ristretta ma agguerrita scena progressive italiana e internazionale. Il suo primo album solista è questo The Akallabêth, ispirato naturalmente al racconto della caduta di Númenor, al quale hanno partecipato numerosi artisti italiani e stranieri.

Musicisti: Gabriele ManziniPer quanto possa avere senso suddividere la musica in categorie (provate a chiedere su un forum dedicato “qual è la definizione di Progressive”: è come chiedere “chi è Tom Bombadil” su un forum tolkieniano), la musica di questo album è un progressive con più di qualche traccia di hard-rock melodico; numerosi sono i richiami alle band che hanno formato il gusto dell’autore (in primis ELP e Genesis). Le linee melodiche, affidate soprattutto alle tastiere, sono affiancate da chitarre presenti quanto necessario, ma senza mai esagerare; la sezione ritmica riesce a confezionare un buon “tappeto sonoro”, dignitoso e senza inutili tecnicismi, sul quale si svolge tutta l’azione; per finire, le voci: i tre cantanti anglosassoni (Damian Wilson, Zachary Stevens, Ted Leonards) sono superbi: in particolare Stevens risulta un Sauron davvero terrificante, mentre Leonards è un Ar-Pharazôn tronfio e pieno di sé, proprio come deve essere; unica perplessità, la voce di Elayne in “See Myself in You”: gotica e rarefatta, dove forse sarebbe stata più indicata una voce più concreta e terrena.
Dato che alcuni soci della nostra associazione hanno dato il loro aiuto come “consulenti” ai testi, non ci sembra corretto analizzarli dettagliatamente; basti dire che si tratta di un concept album, nel quale è raccontata tutta la parabola dell’isola di Númenor, dalla fine della Prima Era fino alla Caduta; protagonisti indiscussi delle canzoni sono Ar-Pharazôn e Sauron, ma compaiono anche Aldarion ed Erendis, Isildur e varie voci narranti. Fra le dodici canzoni dell’album, le nostre preferite sono “Raise the Sword”, potente inno di sicuro sucesso dal vivo, e la lunga ballata “The Downfallen”. Per finire, merita di essere lodato Davide Pagin, l’artista autore della copertina e delle illustrazioni del libretto.

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