Aragorn il Forestale, uno studio filologico

cover Compagnia dell'Anello - Trad. FaticaIl nome più indigesto per i fan italiani in quella che è la nuova traduzione della Compagnia dell’Anello è senz’altro “Forestale” per “Ranger”. Nei giorni seguenti all’uscita del libro non si sono risparmiate battute e buffi fotomontaggi per irridere questa scelta del traduttore Ottavio Fatica.
Io stesso, sulle prime, l’ho considerata una traduzione inadatta, perché mi faceva troppo facilmente pensare a quello che fino al 2016 è stato il Corpo Forestale dello Stato.
Ottavio FaticaA onor del vero, non per questo mi pareva più adatta la vecchia resa “Ramingo”, dato che – in accordo con lo stile generale della traduzione di Alliata – appartiene a un registro alto rispetto al comune “ranger”. Inoltre “ramingo” dà conto soltanto (e soltanto parzialmente) del primo significato del termine “ranger” nell’Oxford English Dictionary, mentre la traduzione scelta da Fatica si rifà piuttosto al secondo e al terzo, che in effetti andrebbero presi in considerazione, conoscendo l’abitudine di Tolkien di non rifarsi quasi mai alla prima accezione.
Dopo un’indagine nel testo letterario mi sono persuaso che l’uso del termine “Ranger” da parte di Tolkien faccia collassare una nell’altra le tre accezioni dell’OED, e che la scelta di Fatica – a dispetto della prima impressione – non sia così lontana dal cogliere questo aspetto. È quello che proverò brevemente a dimostrare.

Fatica: «Tolkien come Kipling e Shakespeare»

Tolkien è un classico della letteratura del Novecento e la nuova traduzione lo dimostra. Il lavoro di Ottavio Fatica, che ha ritradotto Il Signore degli Anelli per Bompiani, di cui è appena uscito il primo volume, mette in evidenza tutta la forza della narrazione dello scrittore inglese. È il traduttore stesso a rivelarlo in un’intervista su Il Venerdì di Repubblica.

La versione di Fatica: contributo per una messa a fuoco

Claudio Testi - studio 2018Siccome molti amici mi hanno chiesto se “mi piace” la nuova traduzione de La Compagnia dell’Anello e vedendo in giro una gran confusione (sia concettuale che “sociale”) ho deciso di scrivere questo articolo per:
1 – Contribuire a chiarire quali sono i dati che abbiamo a disposizione
2 – Mostrare in base a questi la paradossalità di alcune ricorrenti affermazioni
3 – Esprimere il mio personale giudizio sulla versione di Fatica.

Ancora uno sforzo se volete essere tolkieniani

Ma la debolezza degli Elfi in questi termini consiste naturalmente nel rimpiangere il passato, e nel non essere disposti ad affrontare il cambiamento: come se un uomo dovesse odiare che un lungo libro vada avanti, e desiderasse fermarsi al suo capitolo preferito.
(J.R.R. Tolkien, Lettera n. 181)

Esce oggi la nuova traduzione della Compagnia dell’Anello

Middle-earth mapCon un anno di ritardo – costellato di polemiche di cui non parleremo – giunge finalmente in libreria la nuova traduzione della Compagnia dell’Anello a firma di Ottavio Fatica e con la collaborazione dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST). Comunque la si pensi sull’argomento, si tratta di un evento fondamentale per la storia di Tolkien nel nostro paese, visto che per la prima volta l’opera del Professore viene affrontata con un’operazione editoriale di livello degno di un Classico della letteratura del Novecento. Non che la Rusconi – non prendiamo qui in considerazione l’edizione Astrolabio perché rimasta incompiuta – avesse presentato l’Opera in modo diminutivo, ma l’approccio editoriale era stato cauto e la storia della traduzione e della pubblicazione ne aveva inevitabilmente risentito, con la ormai famosa “incursione” di Quirino Principe che aveva radicalmente modificato, se in meglio o in peggio ancora si discute, la traduzione originale di Vittoria Alliata di Villafranca, risultando in un testo comunque pregevole, e per questo molto amato, ma non unitario, come testimoniato plasticamente, solo per dirne una, dal termine “Gnomi” comparso nella prima edizione del 1970 – ripreso dall’Astrolabio del 1967 – poi sostituito da “Elfi” nel 1974 con un “Mezzognomo” al posto di “Mezzoelfo” sopravvissuto (1) sino all’edizione del 2003 riveduta e corretta con la collaborazione della Società Tolkieniana Italiana (STI).

A 49 anni dalla pubblicazione della prima edizione, Bompiani, con un atto che meriterebbe rispetto anche solo per la dedizione all’Opera implicita nella scelta, per nulla obbligata, di cessare di dormire sugli allori di uno dei long seller più longevi della Storia, decide di investire su una nuova traduzione e, a rimarcare l’importanza del capolavoro di Tolkien, la affida a Ottavio Fatica, uno dei più grandi traduttori italiani nel cui curriculum figurano, tra gli altri, autori del livello di Rudyard Kipling, Herman Melville, Jack London, Robert Louis Stevenson e Joseph Conrad, ai quali, dato il contesto, è il caso di aggiungere Wystan Hugh Auden, che conosceva personalmente Tolkien per cui nutriva grande ammirazione al punto di farsene entusiasta sponsor nei confronti di lettori ed editori statunitensi. La scelta di un traduttore di tale peso non è certamente frutto del caso, ma, come accennato all’inizio, si inquadra evidentemente in un percorso volto a collocare Tolkien tra i Grandi del Novecento, liberandolo – finalmente, è il caso di dire – dai limiti di una peraltro poco fondata appartenenza di genere. Anche la scelta della controversa copertina “marziana”, come già accennato nell’articolo qui pubblicato il 30 settembre 2019, potrebbe essere l’espressione della suddetta volontà di “uscire dal genere”, che una copertina più “figurativa” non avrebbe rimarcato.

Passando alla traduzione, oltre all’indubbia qualità generale del risultato, è importante dal punto di vista tolkieniano la cura dedicata a due aspetti in particolare, ossia la resa dei nomi e quella dei registri linguistici. Sarebbe giusto anche parlare delle poesie, ma la cosa richiederebbe un tempo e uno spazio che al momento purtroppo non sono sufficienti.

La traduzione della Compagnia a ottobre

Lord of the Rings 1954-55La notizia è confermata. Il 30 ottobre sarà in libreria il primo volume del Signore degli Anelli, nella nuova traduzione di Ottavio Fatica e con la consulenza dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani. A distanza di sei mesi uno dall’altro – cioè in primavera e autunno dell’anno prossimo – usciranno il secondo e il terzo volume.

La copertina scelta per questa nuova edizione ha destato non poche perplessità tra i fan, perché pare si tratti di una fotografia satellitare della superficie del pianeta Marte. Scelta bizzarra. Forse si è voluto suggerire un richiamo al paesaggio di Mordor… chissà. In effetti le descrizioni di Tolkien e soprattutto la resa cinematografica di Jackson richiamano un deserto roccioso. Oppure è perché quella superficie potrebbe sembrare vagamente anche corteccia o ferro arrugginito… Tant’è, a scuola qualcuno ci diceva sempre che non si giudica un La Compagnia dell'Anello - nuova traduzione di Ottavio Faticalibro dalla copertina. Se poi pensiamo a quante copertine ha avuto Il Signore degli Anelli, è difficile trovarne una del tutto soddisfacente. Certi classici della narrativa sono “incopertinabili”, vale a dire che contengono troppa materia, troppe storie, troppi significati, per poterli sintetizzare in una sola immagine d’impatto, e forse il motivo della scelta di Bompiani potrebbe proprio essere quello di sganciare il libro da ogni associazione a un genere, sottolineando così la sua natura di “classico”.

Al di là del colpo d’occhio, comunque, ciò che sorprenderà sarà la nuova traduzione.

A questo proposito è facile prevedere due cose.

Middle-earth mapLa prima è che, conoscendo l’ambiente del fandom, le polemiche sorgeranno sulla resa del nome del tal personaggio o del tal luogo; le resistenze saranno forti, dopo cinque decenni durante i quali ci si è affezionati a certi nomi e toponimi. È probabile che alcune scelte verranno rigettate, contestate, ecc. Se siamo cresciuti con un certo nome hobbit nelle orecchie, fa effetto vederlo reso diversamente in italiano (anche se magari avviene su una base etimologica svelata da Tolkien stesso nei suoi consigli ai traduttori, come nel caso della parola «buck», presente in molti nomi composti). Ci sta. Parte della sfida di una nuova traduzione era questa ed è stata accettata.
In questo senso la consulenza fornita dall’AIST è stata importante, ma sempre partendo dalle scelte del traduttore, al quale ovviamente è sempre spettata anche l’ultima parola. Se dovessimo quantificare i suggerimenti accolti nella versione finale di questo primo volume, potremmo parlare di un 80-85%. Significa che, al netto di alcune riserve più o meno rilevanti (di cui si potrà discutere diffusamente in seguito), l’accordo ha superato di gran lunga il disaccordo.

La seconda reazione prevedibile sarà una certa meraviglia nel rendersi conto che una traduzione letteraria più fedele allo stile originale restituisce alla pagina di Tolkien un’ariosità e una scorrevolezza finora sconosciute. Lo sforzo del nuovo traduttore è stato precisamente quello di rendere lo stile di Tolkien, basato su un registro medio che ogni tanto si innalza o si abbassa bruscamente, a seconda di quale personaggio stia parlando, o di cosa stia citando; oppure ancora si arricchisce di arcaismi, giocando sull’attrito che creano questi effetti.
Se a parlare è il semianalfabeta Hamfast Gamgee, il padre di Sam, il registro linguistico è basso e sgrammaticato, costellato di parole come drownded per drowned, o vittles per victuals, e fa ricorso a usi gergali, come quello del verbo to learn (registrato anche dall’Oxford English Dictionary come uso “vulgar”) nel significato di to teach: «Mr. Bilbo learned him his letters». Laddove la precedente traduzione rendeva tutto questo in italiano corretto, cioè con «annegato», «mangiare» e «Il padrone gli ha anche insegnato a leggere e scrivere», Fatica traduce con «affocato», «pappatoria», «Il signor Bilbo gli ha imparato a leggere e a scrivere», utilizzando storpiature lessicali e forme gergali in uso anche nella parlata italiana bassa.

Insomma, il romanzo recupera in italiano la sua diversità di registri linguistici. Incluso ovviamente quello aulico, delle poesie e canzoni presenti nel testo, che, quando necessario, sono state rese con uno stile arcaico, prediligendo una versificazione breve, non appesantita dalla trasposizione in italiano e incentrata sulla metrica e la sonorità (un esempio è la resa della celeberrima poesia di Bilbo su Aragorn «All that is gold does not glitter…»).

Poi ovviamente ci sono anche vere e proprie restituzioni di senso rispetto al passato. Per esempio quella degli Hobbit non è più l’Assemblea Nazionale, che faceva pensare al Terzo Stato di Danton e Robespierre, in un mondo in cui, per altro, il concetto di «nazione» non esiste; i pony non sono più “puledri”; i Warg non sono lupi “mannari”; il Farthing, frazione di un quarto di superficie, non è più “Decumano”, che in latino rimanda al numero dieci e a una linea retta; né compare l’incomprensibile “Gaffiere” o il moderno “Sovrintendente”; non si ricorre a traslitterazioni fonetiche (com’era Tuc per Took), ecc.

Ma al di là delle singole scelte lessicali, per quanto vistose, ciò che colpisce è ancora il generale e sottile affinamento della lingua di Tolkien in traduzione, che rende la lettura più fluida e scorrevole.

È auspicabile che alla fine di questo lungo lavoro, Fatica produca un saggio critico sullo stile di Tolkien, come in Italia nessuno ha mai fatto. Tanto più che adesso nessuno più di lui è titolato a farlo.

Infine, è il caso di ricordare che la nuova edizione fa a meno della datata introduzione di Elémire Zolla, nella quale venivano inusitatamente svelati trama e finale del romanzo, e lascia soltanto la prefazione di Tolkien alla seconda edizione, cioè le parole dell’autore stesso. Anche questo segna una bella discontinuità rispetto al passato. Auta i lómë, Aurë entuluva!

Bompiani: le novità di Tolkien da ottobre

Libri TolkienAbbiamo già avuto modo di parlarvi la settimana scorsa delle novità editoriali che questo autunno ha in serbo per tutti gli appassionati dell’universo tolkieniano. Tra i vari saggi critici e opere originali che andranno a occupare gli scaffali di tutte le librerie italiane spiccano senza ombra di dubbio i titoli proposti da Bompiani, la casa editrice che dal 2000 detiene i diritti di pubblicazione sugli scritti del Professore di Oxford e che nel 2016 è stata rilevata de Giunti Editore.
Approfondiamo insieme i quattro volumi previsti per questo autunno, nell’attesa di poterli avere tra le mani.

Un autunno tutto da leggere con Tolkien

Libri BompianiGià la settimana scorsa vi avevamo proposto l’intervista a Roberta Tosi, autrice di L’Arte di Tolkien, libro dedicato ad un aspetto della creatività del Professore spesso sottovalutato e che si troverà nelle librerie a partire dalla seconda metà di novembre, ma le novità sono davvero tante e ce n’è per tutti i gusti. L’autunno 2018 si preannuncia un periodo davvero intenso per i lettori tolkieniani in Italia: tante le traduzioni in italiano, sia di narrativa che di critica, e anche una raccolta di saggi inediti. Non resta che l’imbarazzo della scelta!

Ritorno dal Salone e dal Viaggio nella TdM

Salone Internazionale del Libro 2018La settimana appena trascorsa ci ha regalato grandissime soddisfazioni e ancora una volta dobbiamo ringraziare i nostri sostenitori per il loro preziosissimo appoggio. Come vi avevamo anticipato, siamo stati presenti contemporaneamente al Salone Internazionale del Libro di Torino e al Viaggio nella Terra di Mezzo, organizzato dal FAI Giovani di Novara, per un weekend tolkieniano a 360 gradi.
Per coloro che non hanno potuto essere presenti, proponiamo il nostro resoconto di questo fine settimana, mentre ci prepariamo per tutti gli altri eventi che ci attendono.

Ritradurre Il Signore degli Anelli: l’intervista

Loredana LipperiniAbbiamo chiesto di ripristinare le “Venti righe”, abbiamo riportato in libreria le Lettere dopo 10 anni di assenza facendolo tradurre da Lorenzo Gammarelli e ora Bompiani ci ha chiesto aiuto per tradurre il capolavoro di Tolkien. A cinquant’anni dalla prima versione italiana de Il Signore degli Anelli poi più volte rimaneggiata – l’ultima nel 2003 -, tornerà così in una nuova traduzione finalmente all’altezza della sfida La Compagnia dell’Anello in tutta la sua generosa, esuberante, ludica malìa. Abbiamo indicato alla casa editrice un traduttore d’eccezione: Ottavio Fatica. Si tratta di un traduttore letterario di tutto rispetto: dopo aver esordito con Adelphi, ha lavorato a lungo per Theoria ed Einaudi e da diversi anni è consulente a tutto campo per Adelphi. Ha vinto il Premio letterario internazionale Mondello per la traduzione di Limericks di Edward Lear, nel 2007 il Premio Monselice per la traduzione di La città della tremenda notte di Rudyard Kipling. Nel 2009 ha vinto il Premio Nazionale per la Traduzione e nel 2010 il Premio Procida – Isola di Arturo – Elsa Morante per la traduzione de Il crollo di Francis Scott Fitzgerald. Tra i suoi lavori migliori, la traduzione dell’opera omnia di Rudyard Kipling, Moby Dick di Herman Melville e centinaia di altri scrittori inglesi e statunitensi.
Salone del Libro di TorinoAl prossimo Salone del libro di Torino, sabato 12 maggio, ore 14:00 nella sezione L’AutoreInvisibile curata da Ilide Carmignani, Ottavio Fatica e Roberto Arduini, presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, dialogheranno su Tradurre Il Signore degli Anelli. Coordina Alessandro Mari della Scuola Holden. Per avere un assaggio di quell’incontro, pubblichiamo l’intervista integrale che Loredana Lipperini ha realizzato in esclusiva a Ottavio Fatica, di cui una parte è stata pubblicata su La Repubblica del 29 aprile 2018. Ringraziamo l’autrice per la cortesia.