Con immutato piacere, siamo lieti di annunciare l’uscita del numero quattordici di Endóre, la rivista della Terra di Mezzo diretta da Franco Manni che, in una forma o nell’altra, da ormai 18 anni (ma sono quasi 20 se si calcola il lavoro precedente!) mantiene accesa la fiaccola tolkieniana in Italia. Endòre esce una volta all’anno, è passata dal in formato cartaceo a quello online, dal numero 11. Contiene tutto quello che vorreste sapere sull’autore del Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien: recensioni, articoli, giochi, fan fiction e una bibliografia particolarmente curata e aggiornata. Ancora una volta abbiamo la possibilità di gustarci il consueto mescolarsi di articoli giocosi e saggi approfonditi (e anche qualche saggio allo stesso tempo giocoso e approfondito) e segnaliamo con orgoglio la presenza tra gli autori di alcuni nostri soci, come la presenza di resoconti delle nostre attività del Gruppo di Studio su Tolkien e del Tolkien Seminar di Modena, una recensione dell’edizione inglese della La Falce Spezzata per la casa editrice Walking Tree, redatta niente meno che da Verlyn Flieger e il Call for Papers per “The Return of the Ring” che si terrà alla Loughborough University in Inghilterra dal 16 al 20 agosto. Ve ne diamo un assaggio con l’indice:
Autore: Roberto Arduini
Il primo vero film dello Hobbit (che non fu mai distribuito)
L’animatore Gene Deitch, inventore di Tom e Jerry, collaborò con l’illustratore ceco Adolf Born alla creazione del primo vero adattamento cinematografico dello Hobbit. Tale versione, caratterizzata da varie e significative libertà creative rispetto alla storia originale di J.R.R. Tolkien, non raggiunse però mai il mondo esterno. Cosa mai sarà accaduto?
Nel suo libro How To Succeed in Animation, pubblicato anche online , Deitch racconta la sua versione: la storia ebbe inizio quando il suo produttore, William Snyder, acquisì brevemente i diritti dello Hobbit nel 1964. Deitch voleva realizzare Lo Hobbit animando i personaggi con la cel animation su sfondi modellati in 3D, tecnica per i tempi piuttosto ambiziosa.
La Regina che illustrò Il Signore degli Anelli
Sabato, 14 gennaio 2012, la Danimarca festeggerà i 40 anni del regno di Margherita II. Un recente sondaggio ha rivelato che ben il 77% dei danesi è soddisfatto della monarchia e della famiglia reale, che ne fa i sudditi più fedeli in Europa. Il successo è probabilmente dovuto alla capacità della famiglia reale di modernizzarsi in maniera giusta, ma gran parte del merito va alla stessa regina: quando salì al trono nel 1972 solo il 42% era favorevole alla monarchia. In pochi però sanno che la sovrana danese è una grande appassionata di J.R.R. Tolkien.
TolkienCon, Praga festeggia 10 anni con un nuovo fan film
Gli appassionati di J.R.R. Tolkien in tutto il mondo trovano momenti per incontrarsi e condividere insieme le loro passioni. Nella vicina Repubblica Ceca, cade quest’anno il 10° anniversario del raduno della Società Tolkieniana Ceca, la TolkienCon. È il primo evento annuale finalizzato esclusivamente al nostro autore preferito, e si svolgerà a Praga nel prossimo fine settimana, dal 13 al 15 gennaio 2012. La data fu scelta nel 2003 in modo da essere vicina al giorno in cui il professor nacque, per celebrare allora il 111esimo anniversario del compleanno dello scrittore. E ora è l’occasione per festeggiare la decima edizione del TolkienCon. Il programma comprende conferenze, laboratori, seminari, ma è fortemente incentrato sugli spettacoli musicali. Ma il principale scopo della manifestazione è quello di incontrare persone che condividono l’interesse per le opere e l’universo creati da Tolkien. La Società Tolkienana Ceca ha invitato anche tutte le altre “sorelle” europee a partecipare, per far conoscere le attività che i fan di Tolkien stanno facendo negli altri Paesi. Uno spazio è dedicato espressamente alla presentazione delle altre Società tolkieniane, con alcuni momenti in cui si potranno anche vedere le esposizioni e i progetti da loro svolti. L’evento si svolge presso la Scuola di Grafica di Praga: l’edificio sarà messo a completa disposizione degli appassionati.
Saranno garantiti locali riscaldati sufficientemente grandi e, se non si vuole andare in albergo o Bed and breakfast, è sufficiente portare il proprio sacco a pelo per dormire sui materassini. C’è anche un bar con bevande (tè, caffè, cialde, toast, e forse anche qualcosa di più solido da mangiare). La scuola è comunque nel centro storico di Praga ed è vicinissima a molti bar, supermercati e ristoranti. L’ingresso per tutti e tre i giorni della manifestazione è dalle 200 alle 300 corone (in pratica, dagli 8 ai 12 euro!!!). Parte dei ricavi del biglietto d’ingresso saranno destinati alla pubblicazione della rivista tolkieniana Imladris o per Una bottiglia di Miruvórë. Si tratta del concorso letterario i cui vincitori verranno annunciati durante la manifestazione da Michael Bronec, direttore della casa editrice http://www.straky.cz/katalog.aspx?KatID=8" target="_blank">Straky na vrbě, che pubblicherà i racconti su Imladris.
Tolkien, Greene, Moravia e quel premio Nobel rifiutato
Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien? “Letteratura di serie B”. Non è il solito critico acido e rancoraoso a cui ormai siamo abituati, ma la motivazione con cui la giuria del Premio Nobel, 50 anni fa respinse lo scrittore inglese, dopo un attento esame. È quanto emerge da alcuni documenti resi noti nei giorni scorsi e riportati dalla giornalista svedese Andrea Ekström sul quotidiano Sydsvenska Dagbladet. Le deliberazioni dell’Accademia reale svedese vengono, infatti, declassificati soltanto dopo che è trascorso mezzo secolo dall’evento. I documenti inediti rivelano così il parere dei membri del comitato Nobel per l’anno 1961. Per fortuna, Tolkien è in buona compagnia. La commissione stabilì che nomi poi diventati pietre miliari della letteratura mondiale non fossero degni del Nobel: oltre al professore di Oxford, stelle del calibro di Lawrence Durrell, Graham Greene, Alberto Moravia, Robert Frost, Edward Morgan Foster.
3 gennaio, un brindisi per J.R.R. Tolkien!
I più appassionati ricordano certamente a memoria le date più importanti descritte nel Signore degli Anelli: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 dicembre, la Compagnia lascia Granburrone; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto. J.R.R. Tolkien però non si limitò a inventare storie, continenti, popoli e linguaggi: inventò anche calendari con i quali contare lo scorrere del tempo, diversi per ogni popolo. Ecco perché alcune di quelle date sono occasione di festa fra gli appassionati tolkieniani di tutto il mondo. Su una data, però, gli appassionati di Tolkien concordano e tutti insieme festeggiano: è il 3 gennaio, l’anniversario della nascita del Professore di Oxford. Quest’anno cade un’occasione particolare: il 120esimo anniversario.
Quando l’Arte Visiva legge J.R.R. Tolkien
L’arte è contaminazione. Non serve un esperto per verificare come ogni opera d’ingegno umano sia frutto anche di influenze di altre opere, in un gioco continuo di rimandi tra letteratura, pittura, scultura, musica, cinema, fumetto, e molto altro ancora. Questa volta ci occupiamo dell’estremo confine delle influenze delle opere di J.R.R. Tolkien. È un viaggio degno di un’astronave ai confini dell’universo artistico, verso mondi «laddove nessun uomo è mai giunto prima». Ma andiamo per ordine.
Due lettere di J.R.R. Tolkien salvano una biblioteca di Oxford
La storia che stiamo per raccontare è a lieto fine e, come sempre, J.R.R. Tolkien vi ha avuto una parte importante. Tutto risale a poco più di un anno fa quando, per far fronte alla crisi economica, il Consiglio di Contea dell’Oxfordshire decise di chiudere 20 delle 43 biblioteche pubbliche per ridurre le spese. Tra queste anche la piccola biblioteca di Deddington, 30 km a nord di Oxford. Bibliotecari e abitanti si sono riuniti e hanno pensato a come unire le forze per scongiurare la minaccia, con qualche forma di protesta. Poi, uno di loro si è ricordato di un evento passato…
È Natale, le Lettere di J.R.R. Tolkien ai figli
Ogni dicembre, poco prima di Natale, una busta con un francobollo proveniente dal Polo Nord arrivava per i figli di J.R.R. Tolkien. All’interno c’era una lettera scritta in fretta e furia e dei bellissimi disegni o schizzi a colori. Le lettere portavano la firma di Babbo Natale in persona. Chi le scriveva era in realtà il compassato professore di Oxford, che dieci anni dopo si sarebbe trovato a scrivere Lo Hobbit e in seguito il suo capolavoro, Il Signore degli Anelli. La prima delle Lettere di Babbo Natale porta la data del 1920 ed è rivolta al primogenito di casa Tolkien, John, che all’epoca ha soltanto tre anni. L’ultimo messaggio, invece, risale al 1943 ed è indirizzato alla quarta e ultima figlia dello scrittore, Priscilla, già quattordicenne ma, a quanto pare, decisamente restia a troncare i rapporti con il caro vecchio «Babbo Natale». Infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni, affrancate con francobolli delle Poste Polari e contenenti narrazioni illustrate e poesie, in tutti quegli anni esse continuarono ad arrivare a casa Tolkien, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori per i figli del professore: oltre John e Priscilla anche per Michael e Christopher. Le lettere erano anche contraddistinte da differenti grafie: energica anche se un po’ tremolante quella di Babbo Natale; grossolana e all’occorrenza scorretta quella del suo principale aiutante l’irruente Orso Polare; raffinata e filiforme infine quella dell’elfo Ilbereth, che fa la sua comparsa nel 1936, proprio quando Tolkien sta ultimando la stesura dello Hobbit. Babbo Natale vive al Polo Nord, nella grande Casa di Roccia.
Con lui vivono l’Orso Polare e i cuccioli suoi nipoti, tra cui Paksu e Valkotukka (“Grasso” e “Pelobianco”); gli Uomini-di-neve e i loro bambini; gli Gnomi Rossi e gli Elfi (uno dei quali è appunto Ilbereth, che diventerà segretario di Babbo Natale). L’Orso Polare (detto, in lingua artica, anche “Karhu”) lo aiuta a confezionare i pacchi con i doni; Paksu e Valkotukka gli scombinano l’organizzazione della casa; le renne lo accompagnano nei viaggi; gli Elfi difendono tutti contro i Folletti; e Babbo Natale, tra un fuoco d’artificio dell’Aurora Boreale e una visita dell’Uomo della Luna (impegnato a mettere ordine tra le stelle), passa il tempo, oltre che a consegnare doni, a descrivere (a disegnare) con ordinato disordine il disordinato ordine del suo mondo.
Lo Hobbit, ecco il primo trailer ufficiale
Peter Jackson, in anticipo di un giorno rispetto a quanto annunciato inizialmente, ha rilasciato quando in Italia erano le 4 di questa mattina, il trailer del primo film sullo Hobbit, per la gioia degli appassionati di J.R.R. Tolkien. Il primo capitolo delle avventure di Bilbo Baggins, The Hobbit- An Unexpected Journey, ci riporta nell’universo tokieniano dopo il successo della trilogia de Il Signore degli Anelli. La trama del film ormai la conosciamo: Bilbo viene coinvolto in una pericolosa ricerca da Gandalf, che lo fa unira a una compagnia di Nani guidati da Thorin Scudodiquercia, erede di un regno perduto il cui tesoro è custodito dal drago Smaug. Durante il corso dell’avventura, Bilbo incapperà in una strana creatura, Gollum, a cui “ruberà” un Anello.
Ma il viaggio non è finito…
La Terra di mezzo di J.R.R. Tolkien con i mattoncini Lego
Ormai manca meno di un anno all’uscita del primo dei due film dedicato da Peter Jackson allo Hobbit di J.R.R. Tolkien. Ed ecco che scendono in campo i big del mercato. Dopo libri di HarperCollins, giochi da tavolo, i videogiochi, anche i più piccoli potranno ora godersi la loro versione delle opere di Tolkien in versione giocattolo. Warner Bros e Lego hanno annunciato una partnership che assegna al leader mondiale nei giocattoli da costruzione i diritti esclusivi del marchio per sviluppare una serie di giochi basati sul Signore degli Anelli e Lo Hobbit. L’accordo di licenza permette l’uso a tutti i personaggi, all’ambientazione e alla storia dei due libri e alle rispettive trasposizioni cinematografiche.
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Così la serie “Il Signore degli Anelli” della Lego uscirà nel giugno 2012 negli Stati Uniti, mentre e “Lo Hobbit: un viaggio inaspettato” è prevista entro la fine dell’anno. «Solo la Lego, con la propria esperienza nella campo dei giochi da costruzione, è in grado di rendere giustizia agli ambienti incredibilmente fantasiosi del mondo del Signore degli Anelli e dello Hobbit», ha detto Karen McTier, vice presidente esecutivo. «Questi film danno vita a mondi e personaggi incredibili e siamo entusiasti di poter offrire ai fan un’esperienza di gioco per loro nuova e intrigante». Poi, in concomitanza con l’uscita al cinema di Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, la cui premiere è prevista per il 14 dicembre 2012, arriveranno le serie ispirate al nuovo film di Peter Jackson. «La nostra collaborazione con Warner Bros. ha raggiunto numerosi successi in tutto il mondo nel campo dei giocattoli da costruzione con linee come “Harry Potter” e “Batman”», ha detto il vicepresidente Jill Wilfert.
«È particolarmente eccitante poter creare ora una serie basato sulla Terra di Mezzo di Tolkien, non solo perché sappiamo che favorirà il gioco creativo e il mondo del collezionismo, ma anche perché sono i libri di cui i nostri fan ci chiedevano da anni di creare una serie». Informazioni sulla serie e omini da collezione da entrambe le collezioni saranno svelati in un secondo momento sul sito dedicato espressamente dalla Lego.
A Natale in regalo il trailer dello Hobbit!
A un anno dall’uscita nelle sale del primo dei due film dedicati allo Hobbit di J.R.R. Tolkien, il regista Peter Jackson fa un altro regalo agli appassionati. Quello che tecnicamente viene chiamato il “teaser trailer” de Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato dovrebbe arrivare entro questo Natale, il 21 dicembre (negli USA e forse anche online) insieme a Le Avventure di Tintin: il Segreto dell’Unicorno (in Italia è già uscito nelle sale). Il teaser è stato mostrato durante il festival Butt-Numb-A-Thon, che si tiene ogni anno in Texas durante il compleanno di Harry Knowles, un appassionato cinefilo proprietario del sito di cinema Ain’t it cool. Presente all’evento, a quanto pare, c’era anche Elijah Wood, che interpreta Frodo Baggins anche in alcuni flashback del film, e che ha commentato con un tweet: «Non è stato forte quel trailer? Non vedo l’ora di vederlo…!». Sul sito della manifestazione in Texas gli organizzatori hanno scritto che il film «è più basato sui personaggi che epico, ma è come tornare nel caldo abbraccio di un vecchio amico che non vedevi da tanti anni».
Ecco Lo Hobbit di Reiner Knizia, il gioco da tavolo
A oggi non esiste davvero supporto multimediale che non possa vantare un prodotto di merchandising o una trasposizione ludica di una delle opere di J.R.R. Tolkien. Tra questi, l’ultimo in ordine di tempo è l’ennesima fatica di Reiner Knizia, uscita per Fantasy Flight Games e ora localizzata in italiano da Giochi Uniti. Il gioco da tavolo Lo Hobbit è stato presentato a Lucca Games 2011, e l’Associazione romana studi Tolkieniani ha avuto la possibilità di provarlo in anteprima. È stata l’occasione per vedere quanto di astratto il grande autore tedesco, specializzato in giochi di logica e abilità in cui i dadi non c’entrano quasi mai, ha saputo infondere in uno dei più bei racconti di narrativa del Novecento.
La Biblioteca di Bilbo: J.R.R. Tolkien va finalmente a scuola!
«Conosco la metà di voi soltanto a metà; e nutro, per meno della metà di voi, metà dell’affetto che meritate». Bilbo Baggins, hobbit benestante ed educato, voleva sicuramente fare un complimento alla sterminata orda dei suoi parenti e amici, riuniti per festeggiare il suo 111esimo compleanno. La frase però è ambigua e un pochino sarcastica, come del resto voleva essere il suo discorso di addio in pubblico. Chi meglio di lui poteva, quindi, essere il testimonial di un libro dedicato ai bambini e ai ragazzi, che si offre come strumento didattico per la promozione della lettura tra i ragazzi. Un libro soprattutto per insegnanti, bibliotecari ed educatori, ma al tempo stesso anche per genitori e lettori giovani adulti. È questi in sintesi l’idea che ha portato alla pubblicazione di La biblioteca di Bilbo – Percorsi di lettura tolkieniani nei libri per ragazzi (144 pagine – euro 10), edita da Effatà, casa editrice che da sempre si occupa del mondo della scuola, scritto da Roberto Arduini, Cecilia Barella e Saverio Simonelli. Proprio gli autori, saranno presenteranno La biblioteca di Bilbo mercoledì 7 dicembre 2011 alle ore 18, presso lo Spazio Ragazzi/Area Incontri della Fiera della piccola e media editoria al Palazzo dei Congressi di Roma. Sul sito della Compagnia del Libro l’editore ha cortesemente messo a disposizione dei lettori l’indice e le prime pagine del libro. In attesa dell’evento, ne parliamo con Cecilia Barella, collaboratrice della trasmissione La Compagnia del Libro che da anni si occupa di letteratura per ragazzi.
1) La Biblioteca di Bilbo è un titolo intrigante. Il protagonista dello Hobbit è un personaggio conosciuto e lega le due opere principali di Tolkien. È stato scelto per questo motivo? «Sì, certamente questo è uno dei motivi, ma non solo. Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli sono un libro nel libro perché Tolkien finge che sia Bilbo che inizia a scrivere questa storia, poi continuata da Frodo, che porta a termine l’avventura dell’anello e che a sua volta passa il testimone a Sam, che dovrà continuare a scrivere lì dove egli ha interrotto la cronaca della Terza Era. Bilbo quindi è uno scrittore, a modo suo, e non facciamo fatica ad immaginare una libreria nella sua casa, dove si trovano anche delle carte geografiche. Da qui il titolo del nostro libro, che di fatto tratta molti titoli oltre a quelli di Tolkien, naturalmente».
2) Perché avete deciso di scrivere un libro dedicato
allo Hobbit e al Signore degli Anelli? «Il libro è dedicato alla Terra di Mezzo, e il lettore più esperto e scaltro sa che si tratta in fondo è la nostra Terra. Questo mondo emerge bene in tutta la sua varietà nelle due opere che sono anche quelle più conosciute e più lette di Tolkien, quelle alle quali i ragazzi si accostano più volentieri. Quindi era ovvio riferirci a questi due romanzi in un libro di divulgazione alla lettura per ragazzi. Inoltre, non lo neghiamo, tra un anno o poco più uscirà l’atteso film su Lo Hobbit, e questo libro non è stato ancora studiato come merita in Italia, dove in genere è citato come “premessa” al Signore degli Anelli. Speriamo di aver contribuito a far conoscere qualcosa di più anche dello Hobbit».
3) Tolkien e la scuola. È una tematica di cui si parla molto in Italia? «No, direi proprio di no, ed è un peccato. Per molti critici sembra quasi che parlare di Tolkien come autore per ragazzi significhi sminuirlo. Oppure che sminuisca il critico stesso parlare di alcune opere di Tolkien come letteratura per ragazzi – campo non facile perché casomai servono competenze tutt’altro che scontate. Tolkien era padre, e sappiamo che inventava storie per i figli e molte di queste sono diventate libri. Non è quindi inverosimile parlare di questo scrittore a scuola. Onestamente credo che Il Signore degli Anelli sia una lettura difficile da associare al programma scolastico soprattutto per la sua lunghezza. Ma lo Hobbit no, e può essere letto tanto dai pre-adolescenti quanto dagli adolescenti più grandicelli, la fascia di età in cui – secondo i rapporti statistici – i lettori forti (i bambini) diventano deboli fino a perdersi. Ho visto diversi lavori prodotti all’estero riguardo a Tolkien nel mondo della scuola: guide alla lettura, adattamenti teatrali per spettacoli di classe, e così via. La Società Tolkieniana inglese ha perfino una sezione con un gruppo di lavoro dedicato alla scuola. La biblioteca di Bilbo contiene 10 saggi per approfondire l’opera di Tolkien e 11 percorsi di lettura, ad uso di tutti i lettori naturalmente ma noi abbiamo pensato in modo particolare agli insegnanti, ai bibliotecari, a tutti coloro che si occupano di promozione della lettura tra i ragazzi».
4) Quanto i percorsi di lettura possono essere di aiuto nella didattica a scuola? «In generale, credo che i percorsi e le guide alla lettura siano apprezzati dagli insegnanti perché forniscono loro degli strumenti di lavoro, li facilitano un po’ tra le tante attività che devono portare avanti tra programmi, compiti, ecc. Non è un caso che le case editrici per ragazzi spesso producano guide alla lettura per le loro collane o i libri di maggior successo. Certo, tutto questo riguarda gli insegnanti di buona volontà perché non mi sembra che esista l’educazione alla lettura come disciplina scolastica, tutto è lasciato all’
iniziativa dei singoli docenti. Per fortuna esistono insegnati intraprendenti, ma anche bibliotecari e librai che sempre più affiancano l’attività ordinaria con iniziative di promozione della lettura. Noi speriamo di fornire loro un piccolo strumento e anche di invogliare coloro che ancora non lo fanno. Sappiamo che i ragazzi che leggono Tolkien in genere se ne appassionano, e se sono arrivati fino in fondo al libro in genere sono lettori forti, che vogliono leggere ancora. Sarebbe un peccato perdere questa occasione. Ciascun percorso tematico del nostro libro è strutturato per fasce d’età (scuola elementare, media e superiore). Con questo vogliamo anche dire che non ci sono temi o generi letterari adatti a un’età o a un’altra, dipende da come si affrontano ma ci sono libri diversi per affrontarli in età diverse. Tolkien può suggerire infiniti argomenti ad un insegnante, noi gliene suggeriamo alcuni… Ma non escludo che tra un po’ di tempo non ne avremo anche altri».
5) Perché avete scelto il viaggio come metafora delle opere di Tolkien e linea guida del libro? «Sia Lo Hobbit che Il Signore degli Anelli raccontano un viaggio, con tanto di andata e ritorno, e abbiamo pensato di strutturare il libro proprio come un viaggio lungo il quale il lettore, come un Hobbit che non è mai uscito dalla Contea, incontra diversi paesaggi, creature e popoli. Diciamo la verità, Tolkien ha scelto scaltramente una struttura narrativa vecchia quanto il mondo e sempre di successo: il viaggio. Dall’Esodo biblico all’Odissea, dal’Eneide alla Divina Commedia, da Gulliver alla letteratura di viaggio dei nostri giorni, il viaggio è metafora della vita stessa, del percorso dell’individuo nel tempo, metafora immediatamente riconosciuta da qualunque tradizione letteraria del mondo. Inoltre permette al narratore di avere infinite possibilità di portare avanti la storia, tra incontri, incidenti, sorprese… E chi siamo noi per mettere in discussione tutto questo?».
6) Avete inserito nei percorsi di lettura qualche autore normalmente non associato a Tolkien? «Sì, credo che abbiamo inserito molti autori “non-tolkeniani”, se mi permettete la semplificazione, e spiego perché. Innanzitutto, il nostro punto di vista non si è focalizzato tanto sul genere fantastico quanto sui temi che emergono dai libri di Tolkien, e questi li ritroviamo anche in altri romanzi molto diversi tra loro. Del resto ritengo anche molto discutibile la classificazione dello scrittore inglese sotto il genere fantastico, è semplicemente la classificazione più comoda perché è il creatore di un mondo e questa è l’evidenza che salta più agli occhi. Ma possiamo parlare del Signore degli Anelli, ad esempio, anche se stiamo analizzando romanzi di avventura, o di formazione, o di guerra. Tornando alla domanda, il secondo criterio che ci ha guidato è stato non limitarci agli autori che avevano una relazione diretta con lo scrittore inglese perché facevano parte del suo bagaglio culturale o perché si erano a loro volta ispirati a lui. Nella preparazione dei percorsi di lettura ci siamo permessi di non essere così filologicamente esatti come invece siamo nei saggi. Come ho detto, abbiamo selezionato i libri anche in base all’affinità nei temi e nel messaggio generale, come dire: “Se di Tolkien ti è
piaciuto questo, puoi ritrovarlo anche qui…”».
7) Negli ultimi anni in Italia lo studio di Tolkien è molto maturato, grazie anche alla casa editrice Marietti e ad autori come Saverio Simonelli, uno degli autori di questo volume, ma anche Andrea Monda e Franco Manni. Ci possono essere linee di sviluppo successive? «Credo di sì, certo, siamo solo all’inizio, in Italia Tolkien non è un autore in fondo molto conosciuto. Gli autori che hai citato hanno avuto il grande merito di iniziare a presentarci Tolkien scrittore in modo competente e rigoroso, e anche di metterlo in relazione alla letteratura e alla filosofia del suo tempo (e del suo passato, che per lui contava molto). Poi, in questi anni sono stati tradotti i libri dei maggiori critici anglosassoni di Tolkien, è nato un gruppo di studio italiano che è entrato in contatto con gli accademici stranieri. Negli ultimi due anni c’è anche la casa editrice Effatà che ha preso una linea di divulgazione diretta ai giovani e alla scuola – il nostro è il secondo titolo. Questo per esempio è un campo tutto nuovo. L’importante è che il lavoro continui a essere competente e rigoroso. Non so perché, ma Tolkien è un autore che forse più di altri è stato vittima di fanatici appassionati che si sono improvvisati commentatori, qualcuno è riuscito anche a pubblicare dei libri; forse anche grazie al vuoto che c’è stato per anni. Ora mi sembra che capiti più raramente, la musica è cambiata».
– Sito ufficiale della casa editrice Effatà
– Sito ufficiale della Compagnia del Libro
– Sito della Società Tolkieniana inglese
Videogiochi, mondi virtuali e la Terra di Mezzo
Nel 2001 Edward Castronova definiva se stesso “un economista fallito”: aveva scelto un campo poco popolare – la ricerca sul welfare – e pubblicato alcuni studi che, a quanto poteva dire, «non avevano mai influenzato nessuno». Aveva rimediato un insegnamento alla California State University, una scuola statale che non gli poteva offrire nemmeno un dottorato. Per giunta, la moglie lavorava in un’altra città e durante la settimana viveva da solo. Per riempire le serate, si mise a giocare ai videogiochi.
Scelse un multiplayer online chiamato EverQuest, un “mondo virtuale” ispirato alle opere di J.R.R. Tolkien, frequentato all’epoca da più di mezzo milione di giocatori nel mondo. Poi gli venne un’intuizione. Oggi Castronova è docente associato in Telecomunicazioni presso la Indiana University, contribuisce al blog TerraNova e si dedica proprio allo studio, da un punto di vista economico e sociale, dei synthetic worlds, mondi virtuali dove più utenti si incontrano. Sull’argomento ha pubblicato alcuni libri d’enorme successo, il primo dei quali ha venduto milioni di copie ed è stato tradotto anche in Italia: Universi Sintetici. Come le comunità online stanno cambiando la società e l’economia (Mondadori, 2007). Cosa può dirci del mondo reale un gioco online, ispirato a Tolkien, pieno di elfi e nani guerrieri? Moltissimo.
“Giù le mani dal copyright!”, per J.R.R. Tolkien la malattia cresce
Ci risiamo. Si avvicina un nuovo periodo di vacche grasse, con la prossima uscita dei due film di Peter Jackson su Lo Hobbit, e subito schizza alle stelle la bramosia per i milioni di euro che verranno sborsati dagli appassionati di J.R.R. Tolkien. La Tolkien Estate e la Middle-earth Enterprises sono già partite alla carica. La prima è la società che gestisce i diritti degli scritti di Tolkien per conto degli eredi dello scrittore inglese, sempre più impegnata in battaglie legali contro fan e autori, per lo più sconosciuti, che producono opere ispirate al “Legendarium” tolkieniano o che contemplano la presenza del professore stesso come protagonista. Il caso più eclatante riguarda la novella Mirkwood, scritta dall’americano Steve Hilliard, facendogli guadagnare però molta notorietà e moltissimi dollari. Nel 1968, Tolkien aveva venduto i diritti di commercializzazione de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli alla United Artists, che a sua volta li vendette a Saul Zaentz nel 1976. La Middle-earth Enterprises (che prima si chiamava Tolkien Enterprises) è, così, la divisione della Saul Zaentz Company, che detiene, in esclusiva mondiale,
tutti i diritti dei titoli dei due capolavori di Tolkien, dei nomi dei personaggi e dei luoghi, degli oggetti e degli eventi narrati nei romanzi. Negli anni la compagnia ha ceduto a destra e manca le licenze di sfruttamento per la realizzazione di film, di videogiochi e di tutto il vasto indotto che si è creato dalla trilogia di Peter Jackson. Così, ecco che si moltiplicano le azioni legali contro chiunque nel mondo osi utilizzare il nome Tolkien a fini commerciali.
Un museo in Svizzera tutto per J.R.R. Tolkien
Non capita spesso di venire in possesso di notizie in anteprima. Anzi, a noi capita spesso ma di solito nel mondo anglosassone se ne è già parlato! Beh, quando capita, vogliamo far le cose per bene. E visto che in rete non se ne è scritto, c’è solo qualche frammento qua e là, ecco un articolo su quello che sarà un museo dedicato a J.R.R. Tolkien, in costruzione in Svizzera e aprirà nel 2013, tanto per darci tempo di preparare i bagagli! Si chiamerà “Greisinger Middle Earth Collection” si trova a Jenins, paesino nel Cantone dei Grigioni di appena 847 abitanti al confine con il Liechtenstein. Abbiamo parlato con l’artista che si occupa delle scenografie.
George R.R. Martin parla di J.R.R. Tolkien
11.11.11. Una data emblematica che segna il debutto televisivo su Sky Cinema di una delle serie TV più attese della stagione, Il Trono di Spade (Game of Thrones), adattamento targato HBO della saga best seller di George R.R. Martin Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, pubblicata in Italia da Mondadori e tra le più popolari mitologie letterarie degli ultimi anni. Le rendiamo omaggio proponendo una lunghissima intervista allo scrittore americano tutta dedicata al suo rapporto con J.R.R. Tolkien e Il Signore degli Anelli. Attenzione agli spoiler, naturalmente (li contengono i punti 6 e soprattutto 7), ma per correttezza diciamo che non siamo volati negli Usa per incontrarlo, ma abbiamo selezionato da una cinquantina di quotidiani anglosassoni (Usa e Gb) tra i più autorevoli tutte quelle risposte in cui Martin parlava di Tolkien. Ne risulta così una sorta di antologia, cui abbiamo aggiunto solo le domande per renderla coerente. Tutte le parole delle risposte sono però rigorosamente di Martin!
1. Le sue opere hanno un debito con J.R.R. Tolkien?
«Sono un fan accanito di Tolkien. Ho letto i suoi libri da ragazzo, mentre frequentavo la scuola media e poi le superiori. Le sue opere hanno avuto un’influenza profonda su di me. Avevo letto altra letteratura fantasy prima e ne ho letta anche dopo. Ma non ho amato nessun altro romanzo come quelli di Tolkien. Certo, non ero il solo. Il successo dei libri di Tolkien ha ridefinito la Fantasy moderna. In quegli anni, Tolkien era visto come una sorta di alieno. La sua era considerata una di quelle rare opere che appaiono una volta ogni tanto e hanno un successo enorme per ragioni che nessuno comprende. Nessuno si sognava però di pubblicare altri libri di questo genere. Solo negli anni ’70 furono pubblicati Le Cronache di Thomas Covenant di Stephen R. Donaldson e de La spada di Shannara di Terry Brooks, che sono stati i primi tentativi reali di seguire le orme di Tolkien… entrambi con successo. E che aprirono la strada a molti altri “imitatori di Tolkien”».
2. Scrivere Il Trono di Spade è stata la sua reazione al Signore degli Anelli?
«Non è esattamente così. Ogni scrittore dialoga con tutti gli altri scrittori, e chi si occupa di Fantasy dialoga con gli altri scrittori del genere. Da appassionato di Tolkien, ho preso molto spunto da lui. Ha avuto un’influenza enorme su di me e Il Signore degli Anelli è una montagna che si staglia su ogni altra opera di Fantasy scritta prima e dopo. Ha modellato tutta la Fantasy moderna. Ci sono alcune sue scelte che ormai fanno parte del canone Fantasy: tutto il concetto dell’Oscuro Signore, la battaglia tra Bene e Male, l’influenza penetrante di quest’ultimo a tutti i livelli. Sono tutti elementi che Tolkien ha gestito brillantemente, ma che nelle mani dei suoi innumerevoli imitatori hanno prodotto una sorta di cartone animato! Non c’è più bisogno di un Oscuro Signore, né di altri elementi così radicali. Ho veramente odiato alcune delle opere scritte dopo Tolkien. Mi sembra che alcuni imitatori abbiano copiato l’autore inglese senza capirlo, prendendo le cose peggiori di lui. Mi spiego, amo
Tolkien, ma non penso che sia perfetto. Così volevo scrivere qualcosa che fosse una risposta a quel poco di Tolkien che non mi piaceva, ma sopratutto ai suoi imitatori, che si sono ispirati proprio a quel poco».
3. Partiamo dalle somiglianze. Quali elementi del Signore degli Anelli ha voluto riprendere?
«Non è facile dirlo. Ci sono cose delle opere di Tolkien che mi erano presenti anche a livello inconscio mentre scrivevo. Quando iniziai, nel 1994, volevo scrivere una trilogia e i diritti furono venduti come una trilogia. Ma, come scrive Tolkien a proposito del Signore degli Anelli, “la storia è cresciuta mentre la narravo”. Quello schema è finito fuori dalla finestra prima che avessi completato il primo libro: avevo scritto già 1300 pagine e la conclusione era ancora lontana! La storia è così cresciuta a cinque libri pubblicati e altri due in programma: sette in tutto. Sicuramente, poi, Westeros somiglia molto alla Quarta Era di Tolkien, l’Era degli Uomini descritta alla fine del Signore degli Anelli. Dopo la partenza degli Elfi, la Terra-di-mezzo rimane in mano agli Uomini, con tutti i limiti che questo comporta. L’autore tentò anche un seguito, The New Shadow, che poi abbandonò, ma in cui sono delineati tutti gli elementi dei miei libri: intrigo, violenza, politica, complotti…
Tolkien lo scrive in maniera esplicita nel romanzo: gli Elfi stanno scomparendo e andando via. Anche nei miei libri ci sono Razze Antiche, ma sono molto meno visibili rispetto agli Elfi e ai Nani di Tolkien. Se ne vedono pochi. Gli elementi fantastici vengono fuori lentamente. Nel Trono di Spade c’è pochissima fantasy. Nei libri successivi aumenta sempre più, perché la magia sta tornando nel mondo. Ma anche al suo massimo, quando arriverò al settimo volume e la magia sarà un elemento determinante, non sarà mai così potente come la si può trovare all’inizio dei libri di questo genere, con tutta una serie di oggetti magici a disposizione. È un elemento essenziale del genere, ma bisogna saper dosare la magia. È come il sale nella minestra: un pizzico le dà un buon sapore, ma troppo sale la rovina».
4. La magia può essere un buono spunto per parlare delle differenze con Tolkien?
«Anche in Tolkien c’è pochissima magia, mentre nei suoi imitatori abbonda. Questa è veramente una grande differenza tra me e chi ha voluto prendere la “parte peggiore” dell’autore inglese. Per me è fondamentale il realismo. La mia è una Fantasy con un basso contenuto di magia. In questo senso, ho seguito le orme di Tolkien perché, se si legge bene Il Signore degli Anelli come feci io quando stavo scrivendo i miei libri, si vede benissimo che la Terra-di-mezzo è un mondo magico nel senso che è un mondo pieno di meraviglie, ma in realtà c’è pochissima magia. Non si vede mai Gandalf lanciare un incantesimo o sparare una palla di fuoco! Se c’è un combattimento, lo stregone tira fuori la spada… Certo, crea fuochi d’artificio e il suo bastone brilla nel buio. Ma si tratta di cose minime. Anche gli anelli magici, anche il potentissimo Unico Anello: tutto quel che vediamo è che rende le persone invisibili. Si suppone che l’Unico Anello abbia un grande potere di dominio, ma quando Frodo se lo infila non può dare ordini ai Nazgul che lo circondano. Non è così semplice. È un potere sconosciuto, un potere pericoloso. È questo tipo di magia che va descritta. Un errore grave che ho visto fare da un’enormità di imitatori di Tolkien è proprio l’abuso di magia, la creazione di mondi ad alto contenuto di magia. Ci sono mondi in cui maghi, streghe e stregoni possono distruggere interi eserciti, ma appunto in cui esistono ancora
eserciti! È un controsenso: se qualcuno può dire “abracadabra” e distruggere un esercito di diecimila guerrieri, perché c’è bisogno ancora di radunare un esercito? Questi scrittori non si curano del realismo: se esistono dei maghi così potenti come possono esistere ancora re e signori? Perché non sono i maghi che dominano quel mondo?».
5. A proposito di realismo, anche Tolkien ha scritto storie realistiche?
«Normalmente sì, ma ci sono alcuni filoni meno realistici nel Signore degli Anelli. Aragorn, ad esempio, giunge a reclamare il regno di Gondor, in cui l’ultimo re risaliva a ben mille anni prima. Alla fine del romanzo, il Sovrintendente ne riconosce la legittimità. Questo perché onore e lealtà sono alla base dei miti anglosassoni, finnici, celtici e scandinavi che ispirarono Tolkien nella scrittura del romanzo. Ma la realtà è veramente infima. Se Tolkien fosse stato più realistico, i Sovrintendenti si sarebbero autoproclamati Re molto tempo prima della Guerra dell’Anello. E se Aragorn avesse reclamato il trono, il re in carica avrebbe subito organizzato una sbrigativa e poco onorevole esecuzione per l’ultimo “Erede legittimo” e i suoi seguaci. Nei miei libri, è re il poco raccomandabile Robert Baratheon: è grasso, ubriaco e si annoia troppo facilmente per governare effettivamente! Sono anche un appassionato di romanzi storici. E il contrasto tra questo genere e moltissima Fantasy è drammatico. Molti imitatori di Tolkien hanno ambientato le loro storie in mondi semi-medievali, ma il loro è un Medioevo più simile a Disneyland! Ci sono alcuni tasselli, ci sono i regni e le guerre, ma non sono minimamente verosimili. Sembrano mondi fatti di cartone. I limiti del genere storico è che i lettori sanno già come va a finire la storia. Se si legge un romanzo sulla Guerra delle Due Rose e si vedono i piccoli principi di una casata entrare nella Torre di Londra, si sa già che non ne usciranno vivi… Il Fantasy permette ancora l’incertezza. Volevo unire gli elementi migliori di questi due generi: il realismo dei romanzi storici con il fascino, la magia e la meraviglia del Fantasy. Volevo che il lettore si chiedesse sempre: “Cosa accadrà ora? Il mio personaggio preferito morirà?”. Volevo questo tipo di suspence».
6. Il ritorno dalla morte di Gandalf è un elemento che trova realistico?
«Penso che Gandalf doveva restare morto! Se si fa resuscitare un personaggio, se lo si fa tornare dalla morte, penso che debba essere un’esperienza radicale. Per quanto ammiri Tolkien, penso sempre più che Gandalf non sarebbe dovuto tornare. È incredibile la sequenza della Compagnia dell’Anello, in cui lo stregone affronta il Balrog sul ponte di Khazad-dûm e cade nell’abisso, dicendo la frase: “Fuggite, sciocchi!”. Una scena incredibile, che mi ha affascinato con la sua potenza evocativa. Poi, torna indietro dalla morte come Gandalf il Bianco e come se fosse cresciuto, come un’evoluzione dovuta a quell’esperienza. Beh, non ho mai amato Gandalf il Bianco quanto invece amo Gandalf il Grigio, e non mi è mai piaciuto il fatto che fosse tornato. Penso che la storia sarebbe stata ancor più forte se Tolkien l’avesse lasciato morire definitivamente a Moria. I miei personaggi che ritornano dalla morte sono peggiorati dall’esperienza. In un certo senso, non sono nemmeno più gli stessi personaggi. Il corpo può essere in movimento, ma qualche aspetto del loro animo è cambiato o trasformato, e hanno perso qualcosa. Uno dei personaggi che più volte è tornato dalla morte è Beric Dondarrion della Fratellanza Senza Vessilli. Ogni volta che rivive ha perso qualcosa in più di se stesso. Fu inviato in missione prima della sua prima morte. Fu inviato in missione per far qualcosa ed è come se fosse aggrappato a quest’ultima. Ha dimenticato le altre cose, ha dimenticato chi fosse o dove vivesse. Ha dimenticato la donna con cui avrebbe dovuto sposarsi. Porzioni della sua umanità si perdono ogni volta che torna dalla morte.
Ricorda solo la missione. La sua carne sta cadendo, ma questa cosa, questo scopo che aveva è parte di ciò che lo anima e che lo ha riportato indietro dalla morte. Penso che questa perdita, questa trasformazione, si veda bene anche in alcuni dettagli degli altri personaggi che sono tornati dalla morte».
7. Un’altra differenza con le opere di Tolkien?
«Tyrion Lannister è un buon esempio di quel che intendo per realismo. Tyrion non è umorale, battagliero, ossessionato dall’oro come i Nani in Tolkien. Non è nemmeno Gimli. Tyrion è realmente un nano, affetto da acondroplasia (forma di nanismo che colpisce solo braccia e gambe), uno scherzo per i passanti e un imbarazzo per la sua famiglia (anche il resto dei Lannister è “deforme”, ma nell’animo!). Tyrion è in fuga perché alla fine di Tempesta di Spade ha colpito a morte il padre di Lord Tywin col dardo di una balestra mentre era seduto sul gabinetto. Raggiungiamo poi Tyrion all’inizio di Una danza con i Draghi oltre il Mar Stretto ancora in uno stato di choc per le sue azioni».
8. La lotta tra Bene e Male è presente nei suoi libri?
«Questo è un altro punto importante. La battaglia tra Bene e male è un tema fondamentale del genere Fantasy. Credo, però, che sia perlopiù interiore al singolo individuo, nelle decisioni che deve prendere. I malvagi non devono essere vestiti di nero ed essere per forza brutti. È una delle cose che Tolkien ha fatto: sono elementi che nei suoi scritti funzionano meravigliosamente, ma nelle mani dei suoi imitatori sono divenuti troppo, troppo stereotipati. Quelle creature orchesche sempre vestite di nero… sempre brutte e con deformità nel corpo o nel volto… Si può dire subito se un personaggio sia malvagio se è brutto. Poi, gli eroi di Tolkien sono tutti personaggi molto attraenti, e questo elemento, ovviamente, è divenuto un cliché nelle mani degli imitatori di Tolkien. Non mi fraintenda, amo Tolkien. Voglio puntualizzare questo fatto perché non sembri che lo stia denigrando. La mia è una reazione ai suoi scritti».
9. È un punto importante, si spieghi meglio.
«La mia è un’epica per un’epoca più profana, disillusa e ambivalente rispetto a quella in cui visse Tolkien. Lui era un veterano della Somme, un soldato della Prima Guerra Mondiale e Il Signore degli Anelli è stato in parte scritto durante la Seconda Guerra Mondiale (e pubblicato nel 1954-55). Tolkien scrisse in un’epoca in cui veramente sembrava che la guerra fosse il destino della civiltà. Tutto questo si riflette sulla stessa Terra-di-mezzo. Guardiamo la mappa: il mondo è diviso in due parti in lotta. Hobbit, Nani, Elfi e Uomini si alleano per combattere l’Oscuro Signore Sauron. Il continente di Westeros è invece un’unica nazione che riunisce i Sette Regni: non due, ma sette. Westeros è nel caos, basta che una pedina cada per far saltare tutto il banco. “Molti uomini buoni sono stati pessimi re”, dice uno dei personaggi, “e alcuni uomini malvagi sono stati ottimi regnanti”. Neanche Dio decide cosa sia giusto o sbagliato. Ognuno ha il suo Dio: ce ne sono sette».
10. È per questo che nelle sue opere ci sono moltissimi personaggi ambigui, che non sono né bianchi né neri, diciamo “grigi”, a diversi livelli?
«Sì, amo i personaggi grigi e in Tolkien ce ne sono molti. Non è vero che ci siano solo bianchi o neri. Uno dei miei
preferiti nel Signore degli Anelli è Boromir. Per molti aspetti incarna l’eroe tradizionale. È il principe, l’erede designato al trono di un regno antico e potente di cui va fiero; è un grande e valoroso guerriero. Alla fine soccombe alla tentazione dell’Anello. Ma, si riscatta e muore eroicamente per proteggere degli innocenti. C’è uno straordinario senso di grandezza intorno alla sua figura. Anche nella scelta di prendere l’Anello, c’è l’idea di fare il bene del suo regno. Questo tema mi ha sempre interessato. Un altro personaggio interessantissimo è Saruman: lo Stregone Bianco che è stato dalla parte del Bene letteralmente per centinaia, se non migliaia di anni. Gli stregoni non sono, infatti, uomini, ma Maiar, creature dalla vita lunghissima. Eppure, alla fine anche Saruman soccombe e fa una fine patetica. Ecco due esempi magnifici di personaggio grigio! Del resto, in tutti noi c’è una parte malvagia e una buona, ci sono rarissimi casi di perfezione e ci sono rarissimi casi di veri e propri orchi. L’antagonista [villain] dell’eroe è in realtà un eroe per la fazione avversa e l’eroe stesso è un nemico malvagio per chi gli si oppone. Ecco, io puntavo a rendere questa idea».
11. Se Il Signore degli Anelli è stato un modello iniziale per la sua saga, ne ha seguito anche la struttura?
«Sì, anche questo è un punto comune. Nella costruzione generale, proprio il capolavoro di Tolkien è stato il mio modello. L’autore inglese inizia da un particolare, da una scena quasi familiare, la festa di compleanno di Bilbo nella Contea, un piccolo angolo dimenticato della Terra-di-mezzo. Da lì, i personaggi si aggiungono lentamente e la scena si allarga sempre più. All’inizio ci sono Frodo e Sam, poi vengono Merry e Pipino, poi a Brea si aggiunge Aragorn e a Gran Burrone si unisce il resto della Compagnia. In seguito, avviene il contrario: da un certo punto, si perdono pezzi. Prima Gandalf, poi Boromir muoiono, poi Frodo e Sam attraversano da soli il fiume, mentre Merry e Pipino sono portati via dagli Orchi e quel che rimane della Compagnia li insegue. Si ha la sensazione che mentre il gruppo cerca di riunirsi il mondo diventi sempre più grande. L’ottica si allarga sempre più per seguire tutti i differenti percorsi. Il mio schema è stato molto simile. Si inizia a Winterfell e tutti eccetto Daenerys si trovano lì. Anche personaggi che non vi appartengono come Tyrion. Partono tutti insieme e lentamente iniziano a dividersi. In un certo senso la mia saga è più grande del Signore degli Anelli perché i personaggi da seguire sono moltissimi e ci sono molte separazioni. È sempre stato il mio intento, come avviene nel Signore degli Anelli: i protagonisti si separano tutti per poi tornare a riunirsi di nuovo tutti insieme. Forse, però, mi sono attardato un po’ troppo. Avrei dovuto iniziare questa seconda fase due libri fa!».
12. È una bella sfida, allora. Anche il finale della saga sarà ispirato a Tolkien?
«Sono rimasto molto soddisfatto da come finisce Il Signore degli Anelli, lasciatemelo dire. Non è prevedibile: mentre lo leggevo anche da ragazzo avevo la sensazione che l’Anello sarebbe finito nel vulcano. I protagonisti non stavano andando a consegnare a Sauron il dominio della Terra-di-mezzo. Ma sono rimasto veramente sorpreso dal fatto che Frodo non ce l’abbia fatta. Portandosi dietro Gollum, il modo in cui è avvenuta la distruzione dell’Anello è una parte stupefacente della fine del romanzo. E poi c’è la devastazione della Contea. Quando ho letto il libro a 13 anni, non capivo perché c’era questo capitolo. I protagonisti hanno vinto, perché c’erano ancora queste pagine di racconto? Ma rileggevo il libro ogni due anni e ogni volta, apprezzavo sempre più quel che Tolkien aveva deciso di fare. È una sorta di triste elegia sul prezzo della vittoria. Ora penso che la devastazione della Contea sia uno dei punti fondamentali della narrazione
di Tolkien: gli dà ancor più spessore e profondità. Spero di essere in grado di scrivere un finale così profondo e acuto. Insomma, una fine della saga simile a questa!».
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Lo Hobbit, novità da Peter Jackson e su iPad
Mentre Peter Jackson è alle prese con la lunghissima produzione del nuovo colossal cinematografico dedicato all’universo di John Ronald Reul Tolkien, ovvero Lo Hobbit, su iPad c’è chi ha deciso di anticipare i tempi e regalare un assaggio di quello che magari sarà il nuovo capolavoro del grande schermo dopo il successo riscontrato dal Signore degli Anelli.
…La Guerra del Nord sbagliata del Signore degli Anelli
Sono anni di vacche grasse per gli appassionati di J.R.R. Tolkien. Mentre il 14 dicembre 2012 si avvicina sempre più con l’uscita nei cinema del primo dei due film di Peter Jackson dedicato allo Hobbit, sono molte le iniziative annunciate, che riguardano anche altri ambiti. Uno di questi è quello dei videogiochi, dove la scena è dominata da tutti gli eventi raccontati nel Signore degli Anelli. Dopo Il Signore degli Anelli: la Conquista, dopo Il Signore degli Anelli: L’avventura di Aragorn, dopo Il Signore degli Anelli: Ombre di Angmar ora è la volta del Signore degli Anelli: La Guerra del Nord. Da oggi al 4 novembre 2011 il mondo di Tolkien tornerà così a farci visita sui nostri Pc e Console (Xbox 360 e Playstation 3) con questo nuovo videogioco marchiato Warner Bros e SnowBlind Studios. Ma, a differenza della massa degli altri titoli, questo gioco non ci metterà in mano in prima persona le vicende di Frodo, Aragorn, Gandalf e soci, rivestono particolare importanza i tre nuovi protagonisti: il Nano Farin, l’Elfa Andriel e il Ramingo Eradan. Secondo gli sviluppatori lo spunto per la storia è dato da una frase di Gandalf il Bianco: «Con la sua lunga mano, Sauron avrebbe potuto compiere azioni malvagie al Nord. Eppure, tutto ciò è stato evitato grazie al manipolo di eroi che gli si sono opposti». Peccato, però, che Tolkien non l’abbia mai scritta questa frase!
L’Arst a Lucca Comics and Games 2011
Dopo i film di Peter Jackson il nome di John Ronald Reuel Tolkien è conosciuto in tutto il mondo. Ma lo era anche prima, visto che Il Signore degli Anelli è uno dei libri più venduti con oltre 160 milioni di copie distribuite. E in cima alle vendite ci sono altre sue opere come Lo Hobbit, che diverrà presto un film, e Il Silmarillion. Quanti però conoscono veramente il messaggio del Professore di Oxford? Quanti vorrebbero approfondire in maniera seria alcuni dei temi da lui trattati? A portare l’autore del Signore degli Anelli a Lucca e rispondere a queste domande ha pensato la nostra Associazione, che dal 2005 promuove in Italia lo studio e la conoscenza della vita e delle opere di Tolkien. Sarà possibile conoscerci a Lucca Comics and Games 2011, dove avremo uno stand (A617, padiglione Carducci), inserito nella cornice del nuovo Luk for Fantasy, in cui protrete trovare il frutto di tutte le nostre fatiche: gadget, shopper, abiti della Terra-di-mezzo e sopratutto l’offerta libraria della collana Tolkien e dintorni, grazie alla collaborazione con la casa editrice Marietti 1820 e l’Istituto filosofico di studi tomistici.
I dieci luoghi più “letterari” del mondo
Dieci luoghi per perdersi e ritrovarsi con l’autore preferito. Sul sito Gadling Jessica Festa mette in fila dieci ritrovi del cuore nel vasto mondo, storicizzati e in qualche modo resi eterni dalla penna o dalla semplice presenza di grandi scrittori. Nell’ordine, si parte dalla libreria Shakespeare and company di Parigi dove nel secolo scorso sono passati Fitzgerald ed Hemingway, la cui casa a Key West in Florida è il secondo dei luoghi letterari menzionati. Qui al 907 di Whitehead Street l’autore di Addio alle Armi ultimò molti dei suoi romanzi. Per terzo viene il Globe Theatre di Londra con il suo implicito richiamo shakespeariano, anche il teatro che possiamo visitare oggi è stato ricostruito dopo un incendio nel 1844. E poi Walden Pond a Concord nel Massachussettes, legato alla memoria di Thoreau e Emerson; il Vesuvio Cafe di San Francisco, culla della Beat Generation, il Chelsea Hotel di New York, la Dublino di Joyce (sì in questo caso la giornalista ha scelto proprio la città intera come luogo d’elezione); un’altra città sebbene di dimensioni più modeste come la Hannibal del Missouri è stata invece consegnata alla storia letteraria dalla presenza di Mark Twain, mentre il museo di Haworth in Inghilterra racchiude la memoria delle sorelle Bronte.
In giro per il mondo con Frodo e Bilbo
Uno degli “effetti collaterali” del successo planetario della trilogia cinematografica di Peter Jackson è quello di aver fatto diventare reale la Terra-di-mezzo. In senso letterale. Dal 2001 è, infatti, possibile visitare in Nuova Zelanda i set per Gran Burrone, Minas Tirith, la foresta di Fangorn e molte altre location celebri della saga. Tra le zone più belle spiccano le verdi colline di Matamata, nell’Isola del Nord, il set usato per ricreare Hobbiton e la Contea degli Hobbit, da dove tutto ebbe inizio. Tra le varie costruzioni spicca la fattoria privata messa a disposizione dai proprietari (la Alexander family) per essere usata come casa Baggins, dimora di Bilbo e Frodo. Alla visita dei set dei film è seguita la creazione di un vero e proprio parco giochi, la Pequena Tierra Media, una sorta di Disneyland della Terra-di-mezzo costruita nel 2003 nella Sierra Norte in Spagna, a due passi da Madrid. Ma il fenomeno più recente è lo spuntare in varie parti del globo di diverse case Hobbit, in cui si può pernottare «per vivere una vera “vita Hobbit”», come recita uno dei loro slogan. Qualcuna merita però di essere segnalata.
L’Eroe imperfetto, Tolkien tra Luis Borges e Lawrence d’Arabia
Sbarcano anche in Italia i Tolkien Seminar
Ne abbiamo sempre parlato con una punta d’invidia. Abbiamo segnalato ogni occasione di incontro all’estero, abbiamo presentato sempre il programma degli interventi, presentato i relatori e, quando possibile, abbiamo anticipato i contenuti delle diverse conferenze. Sì, i Tolkien Seminar sono un po’ il nostro pallino. Lezioni simili a quelle tenute all’università, curate da esperti, studiosi e saggisti di fama internazionale, per parlare delle opere di J.R.R. Tolkien, approfondirne le tematiche, illustrare la sua vita, creando un ambiente adatto in cui lo scrittore inglese possa essere lo stimolo per nuovi studi, nuovi lavori, nuove opere d’arte. Bene, ora tutto questo sarà anche una realtà italiana. Con profondo orgoglio possiamo annunciare che anche l’Italia avrà i suoi Tolkien Seminar, i seminari tolkieniani. Sulla scia del convegno di Modena, tenutosi il 24 maggio del 2010, per non far cadere un’esperienza che ha arricchito tutti quelli che vi avevano partecipato, l’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena in collaborazione con l’Associazione romana studi Tolkieniani, ha deciso di istituire un incontro annuale completamente dedicato agli studi delle opere di Tolkien e del gruppo degli Inklings.

