La Regina che illustrò Il Signore degli Anelli

La Regina Margherita II di DanimarcaSabato, 14 gennaio 2012, la Danimarca festeggerà i 40 anni del regno di Margherita II. Un recente sondaggio ha rivelato che ben il 77% dei danesi è soddisfatto della monarchia e della famiglia reale, che ne fa i sudditi più fedeli in Europa. Il successo è probabilmente dovuto alla capacità della famiglia reale di modernizzarsi in maniera giusta, ma gran parte del merito va alla stessa regina: quando salì al trono nel 1972 solo il 42% era favorevole alla monarchia. In pochi però sanno che la sovrana danese è una grande appassionata di J.R.R. Tolkien.

Quando l’Arte Visiva legge J.R.R. Tolkien

Iona Roazel Brown, artistaL’arte è contaminazione. Non serve un esperto per verificare come ogni opera d’ingegno umano sia frutto anche di influenze di altre opere, in un gioco continuo di rimandi tra letteratura, pittura, scultura, musica, cinema, fumetto, e molto altro ancora. Questa volta ci occupiamo dell’estremo confine delle influenze delle opere di J.R.R. Tolkien. È un viaggio degno di un’astronave ai confini dell’universo artistico, verso mondi «laddove nessun uomo è mai giunto prima». Ma andiamo per ordine.

Lo Hobbit, ecco il primo trailer ufficiale

Film: Locandina Peter Jackson, in anticipo di un giorno rispetto a quanto annunciato inizialmente, ha rilasciato quando in Italia erano le 4 di questa mattina, il trailer del primo film sullo Hobbit, per la gioia degli appassionati di J.R.R. Tolkien. Il primo capitolo delle avventure di Bilbo Baggins, The Hobbit- An Unexpected Journey, ci riporta nell’universo tokieniano dopo il successo della trilogia de Il Signore degli Anelli. La trama del film ormai la conosciamo: Bilbo viene coinvolto in una pericolosa ricerca da Gandalf, che lo fa unira a una compagnia di Nani guidati da Thorin Scudodiquercia, erede di un regno perduto il cui tesoro è custodito dal drago Smaug. Durante il corso dell’avventura, Bilbo incapperà in una strana creatura, Gollum, a cui “ruberà” un Anello.
Ma il viaggio non è finito…

A Natale in regalo il trailer dello Hobbit!

Locandina film A un anno dall’uscita nelle sale del primo dei due film dedicati allo Hobbit di J.R.R. Tolkien, il regista Peter Jackson fa un altro regalo agli appassionati. Quello che tecnicamente viene chiamato il “teaser trailer” de Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato dovrebbe arrivare entro questo Natale, il 21 dicembre (negli USA e forse anche online) insieme a Le Avventure di Tintin: il Segreto dell’Unicorno (in Italia è già uscito nelle sale). Il teaser è stato mostrato durante il festival Butt-Numb-A-Thon, che si tiene ogni anno in Texas durante il compleanno di Harry Knowles, un appassionato cinefilo proprietario del sito di cinema Ain’t it cool. Presente all’evento, a quanto pare, c’era anche Elijah Wood, che interpreta Frodo Baggins anche in alcuni flashback del film, e che ha commentato con un tweet: «Non è stato forte quel trailer? Non vedo l’ora di vederlo…!». Sul sito della manifestazione in Texas gli organizzatori hanno scritto che il film «è più basato sui personaggi che epico, ma è come tornare nel caldo abbraccio di un vecchio amico che non vedevi da tanti anni».

Un museo in Svizzera tutto per J.R.R. Tolkien

Museo Gmec a Jenins, in SvizzeraNon capita spesso di venire in possesso di notizie in anteprima. Anzi, a noi capita spesso ma di solito nel mondo anglosassone se ne è già parlato! Beh, quando capita, vogliamo far le cose per bene. E visto che in rete non se ne è scritto, c’è solo qualche frammento qua e là, ecco un articolo su quello che sarà un museo dedicato a J.R.R. Tolkien, in costruzione in Svizzera e aprirà nel 2013, tanto per darci tempo di preparare i bagagli! Si chiamerà “Greisinger Middle Earth Collection” si trova a Jenins, paesino nel Cantone dei Grigioni di appena 847 abitanti al confine con il Liechtenstein. Abbiamo parlato con l’artista che si occupa delle scenografie.

George R.R. Martin parla di J.R.R. Tolkien

George R.R. Martin11.11.11. Una data emblematica che segna il debutto televisivo su Sky Cinema di una delle serie TV più attese della stagione, Il Trono di Spade (Game of Thrones), adattamento targato HBO della saga best seller di George R.R. Martin Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, pubblicata in Italia da Mondadori e tra le più popolari mitologie letterarie degli ultimi anni. Le rendiamo omaggio proponendo una lunghissima intervista allo scrittore americano tutta dedicata al suo rapporto con J.R.R. Tolkien e Il Signore degli Anelli. Attenzione agli spoiler, naturalmente (li contengono i punti 6 e soprattutto 7), ma per correttezza diciamo che non siamo volati negli Usa per incontrarlo, ma abbiamo selezionato da una cinquantina di quotidiani anglosassoni (Usa e Gb) tra i più autorevoli tutte quelle risposte in cui Martin parlava di Tolkien. Ne risulta così una sorta di antologia, cui abbiamo aggiunto solo le domande per renderla coerente. Tutte le parole delle risposte sono però rigorosamente di Martin!

1. Le sue opere hanno un debito con J.R.R. Tolkien?
«Sono un fan accanito di Tolkien. Ho letto i suoi libri da ragazzo, mentre frequentavo la scuola media e poi le superiori. Le sue opere hanno avuto un’influenza profonda su di me. Avevo letto altra letteratura fantasy prima e ne ho letta anche dopo. Ma non ho amato nessun altro romanzo come quelli di Tolkien. Certo, non ero il solo. Il successo dei libri di Tolkien ha ridefinito la Fantasy moderna. In quegli anni, Tolkien era visto come una sorta di alieno. La sua era considerata una di quelle rare opere che appaiono una volta ogni tanto e hanno un successo enorme per ragioni che nessuno comprende. Nessuno si sognava però di pubblicare altri libri di questo genere. Solo negli anni ’70 furono pubblicati Le Cronache di Thomas Covenant di Stephen R. Donaldson e de La spada di Shannara di Terry Brooks, che sono stati i primi tentativi reali di seguire le orme di Tolkien… entrambi con successo. E che aprirono la strada a molti altri “imitatori di Tolkien”».

Locandina "Games of Thrones"2. Scrivere Il Trono di Spade è stata la sua reazione al Signore degli Anelli?
«Non è esattamente così. Ogni scrittore dialoga con tutti gli altri scrittori, e chi si occupa di Fantasy dialoga con gli altri scrittori del genere. Da appassionato di Tolkien, ho preso molto spunto da lui. Ha avuto un’influenza enorme su di me e Il Signore degli Anelli è una montagna che si staglia su ogni altra opera di Fantasy scritta prima e dopo. Ha modellato tutta la Fantasy moderna. Ci sono alcune sue scelte che ormai fanno parte del canone Fantasy: tutto il concetto dell’Oscuro Signore, la battaglia tra Bene e Male, l’influenza penetrante di quest’ultimo a tutti i livelli. Sono tutti elementi che Tolkien ha gestito brillantemente, ma che nelle mani dei suoi innumerevoli imitatori hanno prodotto una sorta di cartone animato! Non c’è più bisogno di un Oscuro Signore, né di altri elementi così radicali. Ho veramente odiato alcune delle opere scritte dopo Tolkien. Mi sembra che alcuni imitatori abbiano copiato l’autore inglese senza capirlo, prendendo le cose peggiori di lui. Mi spiego, amo
Tolkien, ma non penso che sia perfetto. Così volevo scrivere qualcosa che fosse una risposta a quel poco di Tolkien che non mi piaceva, ma sopratutto ai suoi imitatori, che si sono ispirati proprio a quel poco».

3. Partiamo dalle somiglianze. Quali elementi del Signore degli Anelli ha voluto riprendere?
«Non è facile dirlo. Ci sono cose delle opere di Tolkien che mi erano presenti anche a livello inconscio mentre scrivevo. Quando iniziai, nel 1994, volevo scrivere una trilogia e i diritti furono venduti come una trilogia. Ma, come scrive Tolkien a proposito del Signore degli Anelli, “la storia è cresciuta mentre la narravo”. Quello schema è finito fuori dalla finestra prima che avessi completato il primo libro: avevo scritto già 1300 pagine e la conclusione era ancora lontana! La storia è così cresciuta a cinque libri pubblicati e altri due in programma: sette in tutto. Sicuramente, poi, Westeros somiglia molto alla Quarta Era di Tolkien, l’Era degli Uomini descritta alla fine del Signore degli Anelli. Dopo la partenza degli Elfi, la Terra-di-mezzo rimane in mano agli Uomini, con tutti i limiti che questo comporta. L’autore tentò anche un seguito, The New Shadow, che poi abbandonò, ma in cui sono delineati tutti gli elementi dei miei libri: intrigo, violenza, politica, complotti…
Tolkien lo scrive in maniera esplicita nel romanzo: gli Elfi stanno scomparendo e andando via. Anche nei miei libri ci sono Razze Antiche, ma sono molto meno visibili rispetto agli Elfi e ai Nani di Tolkien. Se ne vedono pochi. Gli elementi fantastici vengono fuori lentamente. Nel Trono di Spade c’è pochissima fantasy. Nei libri successivi aumenta sempre più, perché la magia sta tornando nel mondo. Ma anche al suo massimo, quando arriverò al settimo volume e la magia sarà un elemento determinante, non sarà mai così potente come la si può trovare all’inizio dei libri di questo genere, con tutta una serie di oggetti magici a disposizione. È un elemento essenziale del genere, ma bisogna saper dosare la magia. È come il sale nella minestra: un pizzico le dà un buon sapore, ma troppo sale la rovina».

Scaffale Libri4. La magia può essere un buono spunto per parlare delle differenze con Tolkien?
«Anche in Tolkien c’è pochissima magia, mentre nei suoi imitatori abbonda. Questa è veramente una grande differenza tra me e chi ha voluto prendere la “parte peggiore” dell’autore inglese. Per me è fondamentale il realismo. La mia è una Fantasy con un basso contenuto di magia. In questo senso, ho seguito le orme di Tolkien perché, se si legge bene Il Signore degli Anelli come feci io quando stavo scrivendo i miei libri, si vede benissimo che la Terra-di-mezzo è un mondo magico nel senso che è un mondo pieno di meraviglie, ma in realtà c’è pochissima magia. Non si vede mai Gandalf lanciare un incantesimo o sparare una palla di fuoco! Se c’è un combattimento, lo stregone tira fuori la spada… Certo, crea fuochi d’artificio e il suo bastone brilla nel buio. Ma si tratta di cose minime. Anche gli anelli magici, anche il potentissimo Unico Anello: tutto quel che vediamo è che rende le persone invisibili. Si suppone che l’Unico Anello abbia un grande potere di dominio, ma quando Frodo se lo infila non può dare ordini ai Nazgul che lo circondano. Non è così semplice. È un potere sconosciuto, un potere pericoloso. È questo tipo di magia che va descritta. Un errore grave che ho visto fare da un’enormità di imitatori di Tolkien è proprio l’abuso di magia, la creazione di mondi ad alto contenuto di magia. Ci sono mondi in cui maghi, streghe e stregoni possono distruggere interi eserciti, ma appunto in cui esistono ancora
eserciti! È un controsenso: se qualcuno può dire “abracadabra” e distruggere un esercito di diecimila guerrieri, perché c’è bisogno ancora di radunare un esercito? Questi scrittori non si curano del realismo: se esistono dei maghi così potenti come possono esistere ancora re e signori? Perché non sono i maghi che dominano quel mondo?».

5. A proposito di realismo, anche Tolkien ha scritto storie realistiche?
«Normalmente sì, ma ci sono alcuni filoni meno realistici nel Signore degli Anelli. Aragorn, ad esempio, giunge a reclamare il regno di Gondor, in cui l’ultimo re risaliva a ben mille anni prima. Alla fine del romanzo, il Sovrintendente ne riconosce la legittimità. Questo perché onore e lealtà sono alla base dei miti anglosassoni, finnici, celtici e scandinavi che ispirarono Tolkien nella scrittura del romanzo. Ma la realtà è veramente infima. Se Tolkien fosse stato più realistico, i Sovrintendenti si sarebbero autoproclamati Re molto tempo prima della Guerra dell’Anello. E se Aragorn avesse reclamato il trono, il re in carica avrebbe subito organizzato una sbrigativa e poco onorevole esecuzione per l’ultimo “Erede legittimo” e i suoi seguaci. Nei miei libri, è re il poco raccomandabile Robert Baratheon: è grasso, ubriaco e si annoia troppo facilmente per governare effettivamente! Sono anche un appassionato di romanzi storici. E il contrasto tra questo genere e moltissima Fantasy è drammatico. Molti imitatori di Tolkien hanno ambientato le loro storie in mondi semi-medievali, ma il loro è un Medioevo più simile a Disneyland! Ci sono alcuni tasselli, ci sono i regni e le guerre, ma non sono minimamente verosimili. Sembrano mondi fatti di cartone. I limiti del genere storico è che i lettori sanno già come va a finire la storia. Se si legge un romanzo sulla Guerra delle Due Rose e si vedono i piccoli principi di una casata entrare nella Torre di Londra, si sa già che non ne usciranno vivi… Il Fantasy permette ancora l’incertezza. Volevo unire gli elementi migliori di questi due generi: il realismo dei romanzi storici con il fascino, la magia e la meraviglia del Fantasy. Volevo che il lettore si chiedesse sempre: “Cosa accadrà ora? Il mio personaggio preferito morirà?”. Volevo questo tipo di suspence».

6. Il ritorno dalla morte di Gandalf è un elemento che trova realistico?
«Penso che Gandalf doveva restare morto! Se si fa resuscitare un personaggio, se lo si fa tornare dalla morte, penso che debba essere un’esperienza radicale. Per quanto ammiri Tolkien, penso sempre più che Gandalf non sarebbe dovuto tornare. È incredibile la sequenza della Compagnia dell’Anello, in cui lo stregone affronta il Balrog sul ponte di Khazad-dûm e cade nell’abisso, dicendo la frase: “Fuggite, sciocchi!”. Una scena incredibile, che mi ha affascinato con la sua potenza evocativa. Poi, torna indietro dalla morte come Gandalf il Bianco e come se fosse cresciuto, come un’evoluzione dovuta a quell’esperienza. Beh, non ho mai amato Gandalf il Bianco quanto invece amo Gandalf il Grigio, e non mi è mai piaciuto il fatto che fosse tornato. Penso che la storia sarebbe stata ancor più forte se Tolkien l’avesse lasciato morire definitivamente a Moria. I miei personaggi che ritornano dalla morte sono peggiorati dall’esperienza. In un certo senso, non sono nemmeno più gli stessi personaggi. Il corpo può essere in movimento, ma qualche aspetto del loro animo è cambiato o trasformato, e hanno perso qualcosa. Uno dei personaggi che più volte è tornato dalla morte è Beric Dondarrion della Fratellanza Senza Vessilli. Ogni volta che rivive ha perso qualcosa in più di se stesso. Fu inviato in missione prima della sua prima morte. Fu inviato in missione per far qualcosa ed è come se fosse aggrappato a quest’ultima. Ha dimenticato le altre cose, ha dimenticato chi fosse o dove vivesse. Ha dimenticato la donna con cui avrebbe dovuto sposarsi. Porzioni della sua umanità si perdono ogni volta che torna dalla morte.
Ricorda solo la missione. La sua carne sta cadendo, ma questa cosa, questo scopo che aveva è parte di ciò che lo anima e che lo ha riportato indietro dalla morte. Penso che questa perdita, questa trasformazione, si veda bene anche in alcuni dettagli degli altri personaggi che sono tornati dalla morte».

Tyrion7. Un’altra differenza con le opere di Tolkien?
«Tyrion Lannister è un buon esempio di quel che intendo per realismo. Tyrion non è umorale, battagliero, ossessionato dall’oro come i Nani in Tolkien. Non è nemmeno Gimli. Tyrion è realmente un nano, affetto da acondroplasia (forma di nanismo che colpisce solo braccia e gambe), uno scherzo per i passanti e un imbarazzo per la sua famiglia (anche il resto dei Lannister è “deforme”, ma nell’animo!). Tyrion è in fuga perché alla fine di Tempesta di Spade ha colpito a morte il padre di Lord Tywin col dardo di una balestra mentre era seduto sul gabinetto. Raggiungiamo poi Tyrion all’inizio di Una danza con i Draghi oltre il Mar Stretto ancora in uno stato di choc per le sue azioni».

8. La lotta tra Bene e Male è presente nei suoi libri?
«Questo è un altro punto importante. La battaglia tra Bene e male è un tema fondamentale del genere Fantasy. Credo, però, che sia perlopiù interiore al singolo individuo, nelle decisioni che deve prendere. I malvagi non devono essere vestiti di nero ed essere per forza brutti. È una delle cose che Tolkien ha fatto: sono elementi che nei suoi scritti funzionano meravigliosamente, ma nelle mani dei suoi imitatori sono divenuti troppo, troppo stereotipati. Quelle creature orchesche sempre vestite di nero… sempre brutte e con deformità nel corpo o nel volto… Si può dire subito se un personaggio sia malvagio se è brutto. Poi, gli eroi di Tolkien sono tutti personaggi molto attraenti, e questo elemento, ovviamente, è divenuto un cliché nelle mani degli imitatori di Tolkien. Non mi fraintenda, amo Tolkien. Voglio puntualizzare questo fatto perché non sembri che lo stia denigrando. La mia è una reazione ai suoi scritti».

9. È un punto importante, si spieghi meglio.
«La mia è un’epica per un’epoca più profana, disillusa e ambivalente rispetto a quella in cui visse Tolkien. Lui era un veterano della Somme, un soldato della Prima Guerra Mondiale e Il Signore degli Anelli è stato in parte scritto durante la Seconda Guerra Mondiale (e pubblicato nel 1954-55). Tolkien scrisse in un’epoca in cui veramente sembrava che la guerra fosse il destino della civiltà. Tutto questo si riflette sulla stessa Terra-di-mezzo. Guardiamo la mappa: il mondo è diviso in due parti in lotta. Hobbit, Nani, Elfi e Uomini si alleano per combattere l’Oscuro Signore Sauron. Il continente di Westeros è invece un’unica nazione che riunisce i Sette Regni: non due, ma sette. Westeros è nel caos, basta che una pedina cada per far saltare tutto il banco. “Molti uomini buoni sono stati pessimi re”, dice uno dei personaggi, “e alcuni uomini malvagi sono stati ottimi regnanti”. Neanche Dio decide cosa sia giusto o sbagliato. Ognuno ha il suo Dio: ce ne sono sette».

Riprese Sean Bean10. È per questo che nelle sue opere ci sono moltissimi personaggi ambigui, che non sono né bianchi né neri, diciamo “grigi”, a diversi livelli?
«Sì, amo i personaggi grigi e in Tolkien ce ne sono molti. Non è vero che ci siano solo bianchi o neri. Uno dei miei
preferiti nel Signore degli Anelli è Boromir
. Per molti aspetti incarna l’eroe tradizionale. È il principe, l’erede designato al trono di un regno antico e potente di cui va fiero; è un grande e valoroso guerriero. Alla fine soccombe alla tentazione dell’Anello. Ma, si riscatta e muore eroicamente per proteggere degli innocenti. C’è uno straordinario senso di grandezza intorno alla sua figura. Anche nella scelta di prendere l’Anello, c’è l’idea di fare il bene del suo regno. Questo tema mi ha sempre interessato. Un altro personaggio interessantissimo è Saruman: lo Stregone Bianco che è stato dalla parte del Bene letteralmente per centinaia, se non migliaia di anni. Gli stregoni non sono, infatti, uomini, ma Maiar, creature dalla vita lunghissima. Eppure, alla fine anche Saruman soccombe e fa una fine patetica. Ecco due esempi magnifici di personaggio grigio! Del resto, in tutti noi c’è una parte malvagia e una buona, ci sono rarissimi casi di perfezione e ci sono rarissimi casi di veri e propri orchi. L’antagonista [villain] dell’eroe è in realtà un eroe per la fazione avversa e l’eroe stesso è un nemico malvagio per chi gli si oppone. Ecco, io puntavo a rendere questa idea».

11. Se Il Signore degli Anelli è stato un modello iniziale per la sua saga, ne ha seguito anche la struttura?
«Sì, anche questo è un punto comune. Nella costruzione generale, proprio il capolavoro di Tolkien è stato il mio modello. L’autore inglese inizia da un particolare, da una scena quasi familiare, la festa di compleanno di Bilbo nella Contea, un piccolo angolo dimenticato della Terra-di-mezzo. Da lì, i personaggi si aggiungono lentamente e la scena si allarga sempre più. All’inizio ci sono Frodo e Sam, poi vengono Merry e Pipino, poi a Brea si aggiunge Aragorn e a Gran Burrone si unisce il resto della Compagnia. In seguito, avviene il contrario: da un certo punto, si perdono pezzi. Prima Gandalf, poi Boromir muoiono, poi Frodo e Sam attraversano da soli il fiume, mentre Merry e Pipino sono portati via dagli Orchi e quel che rimane della Compagnia li insegue. Si ha la sensazione che mentre il gruppo cerca di riunirsi il mondo diventi sempre più grande. L’ottica si allarga sempre più per seguire tutti i differenti percorsi. Il mio schema è stato molto simile. Si inizia a Winterfell e tutti eccetto Daenerys si trovano lì. Anche personaggi che non vi appartengono come Tyrion. Partono tutti insieme e lentamente iniziano a dividersi. In un certo senso la mia saga è più grande del Signore degli Anelli perché i personaggi da seguire sono moltissimi e ci sono molte separazioni. È sempre stato il mio intento, come avviene nel Signore degli Anelli: i protagonisti si separano tutti per poi tornare a riunirsi di nuovo tutti insieme. Forse, però, mi sono attardato un po’ troppo. Avrei dovuto iniziare questa seconda fase due libri fa!».

12. È una bella sfida, allora. Anche il finale della saga sarà ispirato a Tolkien?
«Sono rimasto molto soddisfatto da come finisce Il Signore degli Anelli, lasciatemelo dire. Non è prevedibile: mentre lo leggevo anche da ragazzo avevo la sensazione che l’Anello sarebbe finito nel vulcano. I protagonisti non stavano andando a consegnare a Sauron il dominio della Terra-di-mezzo. Ma sono rimasto veramente sorpreso dal fatto che Frodo non ce l’abbia fatta. Portandosi dietro Gollum, il modo in cui è avvenuta la distruzione dell’Anello è una parte stupefacente della fine del romanzo. E poi c’è la devastazione della Contea. Quando ho letto il libro a 13 anni, non capivo perché c’era questo capitolo. I protagonisti hanno vinto, perché c’erano ancora queste pagine di racconto? Ma rileggevo il libro ogni due anni e ogni volta, apprezzavo sempre più quel che Tolkien aveva deciso di fare. È una sorta di triste elegia sul prezzo della vittoria. Ora penso che la devastazione della Contea sia uno dei punti fondamentali della narrazione
di Tolkien: gli dà ancor più spessore e profondità. Spero di essere in grado di scrivere un finale così profondo e acuto. Insomma, una fine della saga simile a questa!».

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Vai al sito di Sky Cinema

 

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Lo Hobbit, novità da Peter Jackson e su iPad

Mentre Peter Jackson è alle prese con la lunghissima produzione del nuovo colossal cinematografico dedicato all’universo di John Ronald Reul Tolkien, ovvero Lo Hobbit, su iPad c’è chi ha deciso di anticipare i tempi e regalare un assaggio di quello che magari sarà il nuovo capolavoro del grande schermo dopo il successo riscontrato dal Signore degli Anelli.

Anche in Italia Lo Hobbit uscirà il 14 dicembre 2012

Film Lo HobbitEcco quella che si chiama una notizia bomba. La Warner Bros ha smentito le voci che stabilivano il 1 gennaio 2013 come data di uscita del primo dei due film su Lo Hobbit, tratto dal romanzo di J.R.R. Tolkien, annunciando che il film arriverà praticamente in day and date con gli Stati Uniti ed il mondo intero. Questo significa The Hobbit: An Unexpected Journey (Un Viaggio Inaspettato molto probabilmente in italiano, seguendo la traduzione del libro) uscirà in Italia il 14 dicembre 2012!

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Il regista Peter JacksonA poco più di un anno dall’uscita del primo film dello Hobbit di Peter Jackson, ecco quindi una bella sorpresa per il pubblico italiano. La casa di distribuzione Usa ha già voluto diffondere la data d’uscita per quel che riguarda il mercato italiano. È anche possibile che ci siano variazioni future, ma l’uscita contemporanea in tutto il mondo, Italia compresa, sarà graditissimo agli appassionati italiani, che negli anni della trilogia cinematografica del Signore degli Anelli avevano organizzato addirittura dei tour oltrefrontiera (soprattutto in Francia e a Londra) pur di vedere con un mese di anticipo l’agognato film. Negli Stati Uniti d’America il film uscirà, mercoledì 12 dicembre 2012, e nel nostro paese pare ci dovrà attendere appena due giorni in più, venerdì 14 dicembre.

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Lo Hobbit (edizione Adelphi)Lo Hobbit è un film diretto da Peter Jackson e vede nel cast Martin Freeman, Richard Armitage, Aidan Turner, Hugo Weaving e Stephen Fry. Il romanzo omonimo di Tolkien è stato diviso in due parti dagli sceneggiatori (scritta da Peter Jackson, Philippa Boyens, Fran Walsh e Guillermo del Toro) e dovrebbe contenere eventi non racconti nel libro, da tratti dalle Appendici e dagli altri scritti dello scrittore inglese. Attualmente, i due capitoli cinematografici sono in lavorazione in Nuova Zelanda, saranno in 3D e, nel complesso, dovrebbero costare circa 500 milioni di dollari. Per deliziare gli appassionati di Tolkien, il regista ha deciso di lasciare ogni tanto dei doni sul suo blog: si tratta di un vero e proprio “dietro le quinte” dal set. Ma di tutto questo abbiamo già parlato. Appuntamento, quindi, per dicembre 2012, a meno che qualcuno non cambi idea un’altra volta…
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Video e immagini dal set dello Hobbit di Peter Jackson
Le immagini dello Hobbit di Peter Jackson
Lo Hobbit e il Tolkien Reading Day

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Video e immagini dal set dello Hobbit di Peter Jackson

Film Lo HobbitDicembre 2012. Una data troppo fatale, vista la congiunzione astrale che farà coincidere il cambiamento nel calendario Maya (ma non si tratta di alcuna fine del mondo, state tranquilli!) e l’uscita del primo dei due film dedicati allo Hobbit di J.R.R. Tolkien. In Nuova Zelanda, il regista Peter Jackson ha già concluso il primo blocco di riprese, e per deliziare gli appassionati ha deciso di lasciare un po’ di doni: ecco così i “dietro le quinte” dal set.

Le immagini dello Hobbit di Peter Jackson

Copertina della rivista EmpireÈ inevitabile, ogni tanto bisogna parlarne. Lo Hobbit di Peter Jackson è entrato ufficialmente nel mondo dell’informazione. Mentre si stanno diffondendo in rete le prime immagini dai set della Nuova Zelanda, l’adattamento in due parti ispirato al libro di J.R.R. Tolkien, Sir Ian McKellen nelle vesti di Gandalf ha conquistato la copertina di Empire Magazine, la «prima esclusiva al mondo» come recita uno dei titoli. McKellen torna come Gandalf, “ringiovanito” rispetto al personaggio già apparso nel Signore degli Anelli, e farà da guida all’attore Martin Freeman (che ha recentemente vinto un premo BAFTA TV come miglior attore non protagonista per il suo ruolo nella serie “Sherlock” della BBC) nelle vesti di un giovane Bilbo Baggins. Entrambi appaiono sulla copertina della rivista Empire, nel numero di agosto 2011, che uscirà entro questo fine settimana. La rivista annuncia un servizio sul set dei film, con qualche dettaglio sui Nani e sul tono generale della storia, «più hobbitesco» rispetto a quello dei tre film del Signore degli Anelli. Oltre a Sir Ian McKellen, altri attori riprenderanno i loro ruoli del Signore degli Anelli: Cate Blanchett come Galadriel, Orlando Bloom come Legolas, Ian Holm come Bilbo da anziano, Christopher Lee come Saruman, Hugo Weaving come Elrond, Elijah Wood come Frodo e Andy Serkis come Gollum.

Il Signore degli Anelli, al cinema e in Blu-ray

La locandina del film La Compagnia dell'AnelloLo abbiamo visto e letto in tutte le salse, ma ora si annuncia più spettacolare che mai. Dal 28 giugno 2011 sarà in vendita Il Signore degli Anelli – La Trilogia, l’edizione Extended Blu-ray Disc Edition, unica per il mercato italiano. Il cofanetto uscirà contemporaneamente in tutto il mondo, e in molti Paesi (Stati Uniti e Gran Bretagna) per l’occasione tornerà anche nelle sale cinematografiche. Anche la casa di distribuzione italiana Medusa ha deciso di organizzare un evento per i fan dei romanzi di J.R.R. Tolkien e non solo. Oggi solo in esclusiva assoluta al cinema Embassy di Roma è stato proiettato il primo capitolo de Il Signore degli anelli diretto da Peter Jackson, La compagnia dell’anello in extended version con 28 minuti di scene aggiuntive, che gli appassionati avranno già visto in dvd, ma che al cinema fanno un altro effetto. Gli spettacoli sono alle ore 17.00 e alle 21.00. Sul sito della sala cinematografica si può comprare il biglietto. Oggi e domani, domenica sarà la volta delle “Due Torri”, mentre lunedì e martedì toccherà al “Ritorno del Re”, con le stesse modalità di biglietti e orari.

Lord Edward Dunsany, nonno e nipote

Edward Carlos Plunkett, Lord DunsanyEdward Plunkett, ventesimo barone di Dunsany, è scomparso il 24 maggio, all’età di 71 anni. La notizia desta un certo rilievo anche per gli appassionati di J.R.R. Tolkien perché questo Lord Dunsany era il nipote del diciottesimo barone, anch’egli Edward Plunkett, Lord Dunsany (1878–1957), scrittore amato da Tolkien. Due parole, quindi, sul nipote prima di ricordare il nonno. Edward Carlos Dunsany è stato un noto architetto e artista irlandese, che ha vissuto e lavorato a Londra, Roma e New York, per brevi periodi in Brasile e in Francia, prima del suo ritorno alla tenuta di famiglia in Irlanda, nei pressi della collina di Tara, era uno dei luoghi più venerati nell’Irlanda dei primi secoli, perché lì i re gaelici dovevano dimostrare di essere stati scelti dagli dei. A Roma visse dal 1969 al 1976, e una sua mostra, allestita alla galleria “Il collezionista” nel 1975, riscosse enorme successo di critica e di pubblico. Giulio Carlo Argan vide nei quadri di Plunkett «una soglia-diaframma tra due dimensioni che tendono a fondersi, che s’incrina e frattura, come uno schermo che ceda ad opposte pressioni, dando una doppia e tripla lettura della stessa immagine». Una sospensione della realtà (vi ricorda qualcosa?!) che si vede anche nel colore «tonalità di bianchi, di neri, di grigi e di bruni, saturi di una loro luce coagulante, al di là di ogni possibilità di vibrazione, come nei paesaggi preromantici di David Caspar Friedrich o negli interni surreali di Magritte». Alcune delle sue opere sono visibili sul suo sito personale (andando nella sezione “Catalogo”).

Lo Hobbit e il Tolkien Reading Day

Il regista Peter JacksonMentre dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda per intenderci, sono iniziate ufficialmente oggi le riprese per i due film de Lo Hobbit e Peter Jackson ha superato brillantemente anche un’ulcera perforata pur dare il ciak alle riprese, gli appassionati di J.R.R. Tolkien si preparano a festeggiare una delle date più sentite del calendario.

Il 25 marzo sarà la migliore occasione per parlare dei prossimi due capitoli cinematografici sulla Terra di Mezzo perché cadrà, infatti, il Tolkien Reading Day. Creato dalla Tolkien Society inglese nel 2003 per incoraggiare i lettori a esplorare insieme alcuni dei racconti di Tolkien a scuola, all’università, in gruppi di lettura o in famiglia, ogni anno presenta un tema specifico. Il 25 marzo ha un significato per i lettori di Tolkien, in quanto è il giorno della caduta di Sauron, a conclusione della “Guerra dell’Anello” nel Signore degli Anelli.

Locandina del Tolkien Reading DayIl tema di quest’anno, Gli Alberi di Tolkien, è legato all’Anno Internazionale delle Foreste lanciato dall’Onu e incoraggia a scoprire i confini della foreste descritte nei racconti di Tolkien o a concentrarsi su alberi dal carattere particolare. I lettori si possono avventurare nel Bosco Atro dello Hobbit, oppure sfogliando Il Signore degli Anelli possono inoltrarsi nella Vecchia Foresta ai confini della Contea, vedere l’albero d’oro di Lothlórien, o incontrare gli Ent di Fangorn. Altrimenti si possono leggere le bellissime pagine sugli alberi e il loro significato in «Foglia», di Niggle o discutere sull’importanza dei due Alberi di Valinor (Telperion e Laurelin) amati dagli Elfi nel Silmarillion, dove ci sono le foreste più grandi da scoprire. Se il tempo di lettura è breve, possono essere argomento di conversazione l’odio nei confronti di tutto ciò che si muove del Vecchio Uomo Salice (Old man willow) o il simbolismo dell’Albero Bianco di Gondor. Altre idee per esplorare i libri di Tolkien sono disponibili qui. Anche noi dell’Associazione abbiamo una particolare predilezione per gli alberi e la natura e abbiamo organizzato anche delle visite tolkieniane all’Orto botanico di Roma. Per il 25 marzo abbiamo organizzato un incontro per leggere insieme brani di Tolkien, bere una birra e parlare degli alberi della Terra di Mezzo. Se qualcuno volesse partecipare può scriverci qui per informazioni




Frank Frazetta, 1928-2010. R.I.P.

Illustrazione È stato sinonimo di forza e avventura, di muscoli e spade, di epica e fantasy. Negli Stati Uniti Frank Frazetta è un’icona di un genere che si può riassumere da noi con un nome, Conan il Barbaro. Ben prima che Arold Schwarzenegger rubasse l’immaginario collettivo del personaggio nato dalla fantasia di Robert E. Howard, il suo Conan, con le copertine e le storie a fumetti, spopolava tra gli appassionati di fantasy. Illustratore, scultore, pittore, Frazetta si è spento all’età di 82 anni a causa di un infarto, dopo una lunga carriera.

Eowyn e il NazgulNegli anni Settanta Frazetta realizzò le nuove copertine per i romanzi di Edgar Rice
Burroughs (Tarzan) e Robert E. Howard (Conan): la sua rivisitazione iconica non solo ridefinì i connotati del genere “sword and sorcery”, ma fu talmente potente da imporsi addirittura su quella definita dai suoi predecessori. Di qui l’inizio del successo di un autore che ha fatto scuola. Il suo stile di disegno, con le linee pulite e il suo modo di usare la luce, la notevolissima padronanza del colore e dello sfumato, pervaso da un erotismo tipico per l’epoca, fu assolutamente rivoluzionario.

The Akallabêth, di Archangel

AkallabethIn una famosa lettera scritta nel 1951 e indirizzata a Milton Waldman, Tolkien scriveva fra le altre cose: «Alcuni dei racconti più vasti li avrei raccontati interamente, e ne avrei lasciati altri solo abbozzati […] e tuttavia sarebbe rimasto lo spazio per altre menti e altre mani che inserissero pittura e musica e dramma». Fra i musicisti sono stati numerosissimi quelli che hanno colto la “sfida” implicita in queste parole; tra questi, merita senz’altro la nostra attenzione Gabriele Manzini, in arte Archangel, tastierista e compositore milanese ben noto nella ristretta ma agguerrita scena progressive italiana e internazionale. Il suo primo album solista è questo The Akallabêth, ispirato naturalmente al racconto della caduta di Númenor, al quale hanno partecipato numerosi artisti italiani e stranieri.

Musicisti: Gabriele ManziniPer quanto possa avere senso suddividere la musica in categorie (provate a chiedere su un forum dedicato “qual è la definizione di Progressive”: è come chiedere “chi è Tom Bombadil” su un forum tolkieniano), la musica di questo album è un progressive con più di qualche traccia di hard-rock melodico; numerosi sono i richiami alle band che hanno formato il gusto dell’autore (in primis ELP e Genesis). Le linee melodiche, affidate soprattutto alle tastiere, sono affiancate da chitarre presenti quanto necessario, ma senza mai esagerare; la sezione ritmica riesce a confezionare un buon “tappeto sonoro”, dignitoso e senza inutili tecnicismi, sul quale si svolge tutta l’azione; per finire, le voci: i tre cantanti anglosassoni (Damian Wilson, Zachary Stevens, Ted Leonards) sono superbi: in particolare Stevens risulta un Sauron davvero terrificante, mentre Leonards è un Ar-Pharazôn tronfio e pieno di sé, proprio come deve essere; unica perplessità, la voce di Elayne in “See Myself in You”: gotica e rarefatta, dove forse sarebbe stata più indicata una voce più concreta e terrena.
Dato che alcuni soci della nostra associazione hanno dato il loro aiuto come “consulenti” ai testi, non ci sembra corretto analizzarli dettagliatamente; basti dire che si tratta di un concept album, nel quale è raccontata tutta la parabola dell’isola di Númenor, dalla fine della Prima Era fino alla Caduta; protagonisti indiscussi delle canzoni sono Ar-Pharazôn e Sauron, ma compaiono anche Aldarion ed Erendis, Isildur e varie voci narranti. Fra le dodici canzoni dell’album, le nostre preferite sono “Raise the Sword”, potente inno di sicuro sucesso dal vivo, e la lunga ballata “The Downfallen”. Per finire, merita di essere lodato Davide Pagin, l’artista autore della copertina e delle illustrazioni del libretto.

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Aspettando i film dello Hobbit!

Hobbiton - Nuova ZelandaMarzo 2010? Non è poi così lontano. Si avvicina quindi il momento del primo ciak de Lo Hobbit, firmato ovviamente Peter Jackson che, dopo la spettacolare trilogia su Il Signore degli Anelli, ha deciso di misurarsi col primo romanzo di Tolkien, vero e proprio prequel del capolavoro letterario. Stavolta, però, Jackson lascerà il posto dietro alla macchina da presa al visionario Guillermo Del Toro (già autore de Il labirinto del fauno), per restare nelle retrovie ad occuparsi della sceneggiatura, assieme alle fedeli Fran Walsh e Philippa Boyens, e a Del Toro stesso.
In questi giorni, il regista neozelandese ha dichiarato:
“Lo Hobbit sarà diviso in due film; noi abbiamo finito il primo copione e l’abbiamo consegnato allo Studio (la Warner Bros., ndr). Ci sono sembrati molto contenti. Siamo già a metà del secondo copione e Philippa, Fran, Guillermo e io ci stiamo divertendo parecchio a scriverlo”.

Pater Jackson e Gullermo Del ToroJackson ha anche spiegato perché ha preferito passare il timone ad un altro regista:
“Si è trattato di un’esperienza molto interessante: otto o nove anni fa (in realtà, più di dieci, ndr) abbiamo adattato Il Signore degli Anelli e temevo che sarebbe stato bizzarro o difficile tornare alla Terra di Mezzo. Ma nel momento in cui abbiamo cominciato a scrivere, tutto s’è rivelato semplice. Volevo Guillermo alla regia, perché sentivo che mi sarei sentito in competizione con me stesso, se fossi stato io a dirigere i due film, e che dunque li avrei fatti diversi dai precedenti. Questo non è il modo in cui voglio lavorare, preferisco che tutto sia spontaneo”.
Ian McKellenAttualmente, il regista sta facendo i sopralluoghi per le location, in Nuova Zelanda: “E stiamo anche scrivendo con Guillermo i dialoghi di Ian McKellen (che tornerà nei panni di Gandalf). Una cosa è certa: è Guillermo il regista e quindi sarà lui a mettere in scena tutto quanto, alla sua maniera. Sarà interessante vederlo”. Perché due film? La trama del libro sullo schermo si arricchirà con episodi tratti dalle Appendici de Il Signore degli Anelli, cos’ da renderà evidente il continuum tra i due romanzi. La prima parte de Lo Hobbit è annunciata nelle sale alla fine del 2011. Un anno dopo arriverà anche il secondo. Non resta che aspettare.
 

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