Come tutti i lettori tolkieniani sanno bene, la musica ha un ruolo molto importante nelle opere del Professore, tanto che si trova ad essere il mezzo con il quale Eru Iluvatar, coadiuvato dagli Ainur, crea l’intero mondo di Arda. Non solo: assai di frequente si incontrano nelle storie della Terra di Mezzo canti e poesie, che vanno dalle allegre canzoni da taverna degli hobbit, agli eleganti e malinconici inni elfici per Elbereth, alla storia di Beren e Luthien cantata da Aragorn intorno al fuoco. La musica dunque serve per raccontare storie e suscitare emozioni, facendo sì che tutti gli astanti si sentano vicini alla materia narrata, a volte trasportati in altri luoghi e altri tempi; oggi, quale tolkieniano rimarrebbe insensibile alle note di “Into the West” di Annie Lennox, o alle musiche di Howard Shore? Oltre alla monumentale colonna sonora del film esistono però altre musiche: molti artisti si sono cimentati nell’impresa di far rivivere le atmosfere della Terra di Mezzo attraverso il pentagramma.
Una serata romana
Uno di questi, Marco Lo Muscio, sarà visibile, ma soprattutto ascoltabile, venerdì 25 marzo a Roma, al Casanova pub alle ore 21.30. Lo Muscio è un musicista poliedrico: è nato e vive a Roma, e sul suo sito web si legge che è pianista, organista e compositore, e ha all’attivo più di 700 concerti sparsi per il mondo. Oltre al repertorio classico, si è specializzato in arrangiamenti di Jazz contemporaneo e progressive, giungendo a contatto con grandi artisti del calibro di Rick Wakeman, Keith Emerson, David Jackson, John e Steve Hackett; il suo album “The book of Bilbo and Gandalf”, interamente dedicato a Tolkien, è nato dalla collaborazione con Pär Lindh, Oksana Sinkova, John e Steve Hackett (chitarrista dei Genesis). Di frequente le composizioni di Lomuscio si ispirano al mondo della letteratura (ma non solo), come lui stesso afferma: “Il fantasy è un tipo di letteratura particolare. Già il nome fantasia a noi musicisti dà delle impressioni di per sé, per cui è molto facile scrivere musica con questo tipo di libri. Mi piace scrivere ispirandomi a quadri, a opere d’arte o come in questo caso a libri e sperimentare così le interconnessioni tra varie arti”. La serata del 25 marzo si allinea perfettamente a questa linea di pensiero: promossa e organizzata dall’associazione culturale Fenice, e vedrà Marco Lomuscio al pianoforte e alle tastiere e Francesco Consaga al sassofono. Le musiche saranno prevalentemente ispirate al mondo tolkieniano, ma ci saranno anche altre suggestioni, come indica il programma: – Steve Hackett: “Galadriel” – “Hands of the Priestess” – “Horizons” - Howard Shore: “In Dreams” – “Many Meetings” - Arturo Stalteri: “Verso Lorien” (da “Rings” – Il Decimo Anello) - Arjan Kiel: Arwen’s Sorrow - Ennio Morricone: “Nuovo Cinema Paradiso” - Rick Wakeman: “Jane Seymour” - Lennie Tristano: “Requiem for Ch. Parker” - Marco Lo Muscio: “Galadriel” – “The Book of Gandalf” – “Galadriel” – “Theoden’s Meditation” – “The Knight’s of Rohan” – Vocalise n.1 e n.5 – “An endless song” – “In Memoriam”. Una chicca della serata, per accostare alla musica un altro tipo di medium artistico, sarà l’esposizione di due opere grafiche di due artisti tolkieniani: Fabio Leone, vincitore della seconda edizione del Tolkien Society Awards come miglior illustrazione, e Andrea Piparo, socio AIST e autore di tutte le illustrazioni del calendario del 2016 della nostra associazione.
In dettaglio:
Venerdì 25 marzo, dalle ore 21:30 alle ore 23:00
Casanova pub, via Val Senio 22, 00139 Roma
L’associazione culturale “FENICE” organizza il concerto di Marco Lo Muscio (Pianoforte e tastiere) e Francesco Consaga (Sassofono): Tolkien e altre storie.
Ingresso gratuito con consumazione obbligatoria
Prenotazioni tavoli: 06-8107704
All’incirca un anno e mezzo fa, viaggiando per internet, ci siamo imbattuti in un’artista italiano con la predilezione per l’antica tecnica dell’iconografia e per i temi tolkieniani. Strano abbinamento verrebbe da pensare, invece le sue opere, studiate a fondo con un lavoro maniacale, paiono ricche di particolari, profonde e capaci di scatenare recondite emozioni. Insomma, sembrano tutto tranne che strane. Il nome di questo artista è Fabio Leone, nato a Latina nel 1979 si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2004. Nel corso degli anni si è specializzato nell’uso del digitale per le sue illustrazioni non disdegnando il ritorno all’antico amore per la pittura iconografica.
Una crescita artistica
Proprio un anno e mezzo fa lo intervistammo per la prima volta (potete trovare l’intervista qui). Ebbene, da quell’intervista ne è passata di acqua sotto i ponti: Leone ha partecipato alla prima edizione di Fantastika presso la Rocca di Dozza (in provincia di Bologna) portando in mostra alcune delle sue opere migliori e, nel corso del tempo, ha creato nuove illustrazioni dedicate al mondo tolkieniano. Proprio una di queste ultime opere Ulmo appears before Tuor ha poi vinto la seconda edizione del Tolkien Society Awards come miglior illustrazione. Questo premio fu istituito dalla Tolkien Society nel 2014 per “cercare di istruire il pubblico e promuovere la ricerca sulla vita e le opere del prof. J.R.R. Tolkien” e la prima edizione fu vinta da Jenny Dolfen altra artista assai nota nel mondo tolkieniano. Potete vedere tutti i premiati della prima e seconda edizione qui. Proprio il quadro vincitore ha poi girato un po’ l’Italia, prima in mostra presso lo WoW di Milano, poi a Roma. Ma, dal giorno della vittoria per questo ambito premio molte cose sono cambiate nella vita professionale di questo artista. E ci sono novità non da poco! Prima fra tutte: la sua illustrazione The Aftermath, una delle poche che ritrae la battaglia di Azanulbizar , entrerà a far parte del documentario inserito nell’edizione estesa del Dvd Lo Hobbit – La Battaglia delle 5 Armate in uscita negli Stati Uniti per questo autunno. Per l’occasione, abbiamo voluto parlarne direttamente con l’artista.
L’intervista
Fabio, raccontaci come e quando sei stato contattato e le tue sensazioni. «Sono stato contattato tramite DeviantArt e la prima sensazione è stata di grande sorpresa. DeviantArt è un portale estremamente eterogeneo e non mi aspettavo di ricevere richieste professionali di tale livello in quella comunità. Non consultando spesso la posta su Deviant ho temuto di essermi mosso tardi: ho velocemente girato alla mia agenzia i contatti e la mail ricevuta per poter sbrogliare la matassa burocratica necessaria alla cessione dell’immagine, poi ho tenuto incrociate le dita per sapere se avevo risposto in tempo. Solo 4 mesi dopo ho avuto conferma che l’illustrazione The Aftermath aveva raggiunto il montaggio finale nel documentario». L’illustrazione l’avevi già creata prima che ti contattassero. Come è nata l’idea per questo soggetto?
«Progettare un dipinto non è, per me, mai immediato: spesso parto da un’intuizione per poi arrivare a qualcosa di diverso. Ad esempio, con questo quadro, l’idea nacque quando ricevetti il libro Visions of a Modern Myth contenente molte illustrazioni di Donato Giancola. Osservando lo scontro tra Eowyn ed il Nazgul e lo splendido disegno a matita raffigurante Niniel e Glaurung, pensai di creare una scena raffigurante una battaglia appena terminata. Non sapevo quale, ma il tema è struggente: l’euforia scema, l’adrenalina cala e la realtà tragica della battaglia prende forma davanti agli occhi dei sopravvissuti, dopo i canti di guerra è il momento di affrontare la realtà del prezzo pagato per la vittoria. Non desideravo lavorare ad una battaglia con uomini o elfi. Avevo già sviluppato un ritratto con Thrain che mi aveva pienamente soddisfatto, quindi decisi di dedicarmi a una battaglia nella loro tradizione e usare nuovamente il personaggio di Thrain. Sarebbe stata una buona occasione per mostrarlo per intero e appena ricevuta la ferita all’occhio. Stabilito il tema principale (la perdita personale che comporta la vittoria), la mia scelta è caduta sulla battaglia di Azanulzibar, che segnò tragicamente i nani che vi parteciparono. Tolkien descrive come i nani ricordino i caduti descrivendoli come “i bruciati”, poiché non ebbero sepoltura e vennero cremati in una immensa pira funebre». Ti sei ispirato a qualcosa per questo tema così particolare?
«Come accennato prima, il disegno di Giancola raffigurante Niniel appena dopo la morte di Glaurung, mi ha dato l’idea del rappresentare il termine di una battaglia. Altre influenze provengono dallo studio preparatorio di Giancola raffigurante Eowyn contro il Nazgul ed una illustrazione di Maciej Kuciara raffigurante un guerriero che fronteggia un drago. Ci tenevo al raffigurare un campo di battaglia devastato dallo scontro in cui i sopravvissuti iniziano a comprendere le perdite subite. Credo che la guerra tra Nani ed orchi per il possesso di Khazad-Dum sia direttamente ispirata alla guerra di trincea vissuta da Tolkien sulla Somme, dovevo averne rispetto citandone la tragicità». Oltre ad essere stata scelta la sua illustrazione per il documentario contenuto nel Dvd dell’ultimo capitolo de Lo Hobbit di Peter Jackson, c’è anche un’altra novità: la partecipazione di Fabio Leone, con il patrocinio dell’Aist, alla Oxonmoot 2015 di quest’anno che avrà luogo dal 10 al 13 settembre 2015 presso il St. Antony’s College di Oxford. Per chi non lo sapesse, la Oxonmoot è un insieme di conferenze e mostre tenute annualmente dalla Tolkien Society. Vi sono dibattiti, seminari, mostre, feste e cene a tema tutto sotto l’insegna della convivialità e dello scambio di idee fra i vari studiosi, artisti, collezionisti e semplici estimatori del mondo tolkieniano. Fabio, come è nata l’idea di partecipare alla Oxonmoot?
«Essendo il dipinto Ulmo appears before Tuor riconosciuto dalla Tolkien Society come migliore illustrazione per la diffusione della letteratura di Tolkien nel 2015, ho chiesto se avevano intenzione di stabilire una continuità tra i “Tolkien Society Awards” ed Oxonmoot. Alla loro risposta positiva ho chiesto di poter esporre. Purtroppo il partecipare di persona è fuori dalle mie possibilità, ma grazie a Roberto Arduini ho ottenuto di poter inviare almeno i miei dipinti». Quali quadri porterai?
«Tutti i miei lavori a tema Tolkieniano fin’ora completati. Quindi: i ritratti di Gandalf, Saruman, Beorn e Radagast, Il Re Stregone di Angmar, Il ritratto di Thrain, The Aftermath, Lo specchio di Galadriel, Montone Arrosto, The Troll Chart, Grima, Ulmo appears before Tuor, The Nine appena completato assieme al recente The Thorin’s Scourge. In tutto 14 dipinti». Quali sono i tuoi nuovi quadri di questi ultimi mesi? «Ad Oxonmoot ci saranno due nuovi dipinti. Il primo è La cavalcata dei Nove, che dopo alcune iterazioni verrà esposto col titolo The Nine: non rappresenta alcun momento particolare nella storia, sebbene creato con l’intenzione di ritrarli nel Rudhaur alle calcagna di Frodo, nei pressi del guado prima di Rivendell. Il secondo è il ritratto di Thorin intitolato The Thorin’s Scourge: dipinto nato come esperimento per un diverso approccio al colore; poi ho deciso di approfondire l’indagine psicologica su Thorin citando il suo conflitto interiore nella sua ricerca di Erebor». Quest’anno è stato per te ricco di novità: prima la vittoria dell’Award, poi la tua illustrazione nel Dvd de Lo Hobbit e ancora la partecipazione alla Oxonmoot. Cosa stai preparando ora? Ci sono altre illustrazioni tolkieniane in cantiere?
«Tempo permettendo, sto sviluppando alcuni progetti personali, oltre al tema Tolkieniano mi sto dedicando ad altre storie, come ad esempio una serie di ritratti ispirati a “Masters of the Universe” ed una illustrazione di Navarre, tratto dal film “LadyHawke”. Tornando a Tolkien, sono attualmente al lavoro al dipinto raffigurante lo scontro tra Eowin ed il Nazgul nella pianura del Pelennor». E quali sono i tuoi progetti futuri?
«Desidero tentare nuovamente la tecnica ad olio su tavola, probabilmente comincerò con piccoli ritratti o forse traducendo in tale tecnica uno dei ritratti già completati in digitale. Per quanto riguarda invece la pittura digitale, mi è difficile essere preciso, ma sicuramente il completare il ritratto di Navarre, lo scontro tra Eowyn ed il Nazgul e preparare le basi per il ritratto di Trapjaw. Ho il desiderio di rappresentare Eowyn nelle case di guarigione da mesi e da qualche settimana anche il pensiero ricorrente di provare alcuni paesaggi per poter affrontare il funerale di Boromir ed un dipinto ispirato a Skyrim… ma come ho detto prima, per me il progettare un dipinto può portare in direzioni non pianificate. Io intanto sul computer sto raccogliendo referenze riguardo agli stregoni Blu, lo scontro sul picco ZirakZigil e Smeagol… non si sa mai…».
Fa sempre un immenso piacere vedere che un’artista italiano è riuscito a raggiungere un riconoscimento internazionale. Ma noi che conosciamo bene Fabio Leone sappiamo che questo, per lui, è solo l’inizio.
Dal 24 gennaio al 22 marzo, presso lo WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano sarà ospitata una grande mostra dedicata alla saga del Signore degli Anelli. Si chiama La Magia dell’Anello, ma non è la riedizione dell’esposizione con lo stesso nome fatta dagli stessi enti, tenuta dall’8 dicembre 2013 al 19 gennaio 2014 al cinema Arcadia di Melzo. Il suo autore, J.R.R. Tolkien, avrà molto più spazio, ma diverse altre sezioni saranno dedicate anche alle trasposizioni cinematografiche di Peter Jackson, alle opere di grandi illustratori internazionali, alle parodie, al collezionismo e alle altre declinazioni della passione per la Terra di Mezzo.
L’esposizione
Grazie alla collaborazione della Società Tolkeniana Italiana, DAMA Collection, Greisinger Museum (il museo svizzero dedicato alla Terra di Mezzo, di cui abbiamo parlato qui) e Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico, la mostra presenterà una panoramica della vita dello scrittore inglese e di quasi tutti gli illustratori che si sono occupati della sua opera, con intermezzi legati alle altre arti come il cinema, la fotografia e i videogiochi. Tra gli artisti, ci saranno riproduzioni su tela, prove d’artista e diversi originali, in parte anche pubblicati, di Alan Lee, Ted Nasmith, David Wenzel, Stephen Hickman, i fratelli Hildebrandt, Tim Kirk, Angus McBride, Donato Giancola, Cor Blok, Chris Achilleos, Roger Garland, Rob Alexander, Jacek Kopalski e tanti altri. Grazie alla gentilezza dell’artista Angelo Montanini (di cui abbiamo parlato qui) si potrà ammirare un nuovo splendido originale dell’Unico Anello ispirato a quello utilizzato per la carta collezionabile ed ancora oggi considerata tra le più rare tra quelle pubblicate (di cui abbiamo parlato qui). L’anello è stato utilizzato anche per realizzare il manifesto della mostra. Si potranno anche ammirare tutti gli originali del gioco di carte del Signore degli Anelli edito dalla I.C.E. negli Usa nel 1986, dopo la loro esposizione per la prima volta a FantastikA 2014. Del mazzo sono anche famose tutte le carte dedicate ai Nani che Bilbo accompagna nel suo viaggio verso la Montagna Solitaria. Una sezione a parte è dedicata agli artisti contemporanei: saranno esposte le opere di autori come Jef Murray, Ruth Lacon, Stefano Baldo, Diego Iaconfcic (che esporrà un suo Ent, come si può vedere qui a fianco). Dopo il successo della mostra a FantastikA 2014, richiesti a gran voce praticamente tutti gli artisti presenti a Dozza nel settembre scorso: oltre a Montanini e a Maria Distefano, un cui quadro giungerà direttamente dalla collezione del Greisinger Museum, saranno presenti almeno due opere di Ivan Cavini (la maquette di Barbalbero e la matita Gandalf e il Balrog) e i due esordienti rivelazione della mostra curata dall’Associazione italiana studi Tolkieniani: Fabio Leone, che esporrà l’opera Ulmo appears before Tuor e Andrea Piparo, socio della nostra Associazione, con le due opere Lo Spettro dei Tumuli e Il Flagello di Isildur. Le diverse sezioni avranno degli intermezzi: uno sarà dedicato al cinema, con 6 fotogrammi originali del lungometraggio di animazione Il Signore degli Anelli (1978) di Ralph Bakshi; un’altro intermezzo vedrà edizioni originali dei libri di Tolkien, provenienti tutti dalla collezione del Greisinger Museum: tra gli altri, anche un’edizione autografa del 1962 delle Avventure di Tom Bombadil (di cui è stata pubblicata da poco una nuova edizione). Tornano di nuovo in Italia, dopo la splendida mostra al Museo Stibbert di Firenze, che nel 2006 le ospitò per la prima volta, le tavole originali realizzate da Sua Maestà la Regina Margherita II di Danimarca nel 1977 per illustrare la prima edizione danese de Il Signore degli Anelli. Presenti anche le illustrazioni di Piero Crida per le copertine dei tre volumi del Il Signore degli Anelli, edizione Rusconi del 1974.
Gli eventi correlati
È prevista per il 23 gennaio l’inaugurazione in anteprima per la stampa, a cui parteciperà anche il proprietario e direttore del museo svizzero, Bernd Greisinger. Il giorno dopo, il 24 gennaio alle ore 15, l’apertura al pubblico. Non è previsto alcun evento in quell’occasione. «Non so esattamente chi ci sarà, ma saranno sicuramente presenti i curatori della mostra, Riccardo Mazzoni, Ninni Dimichino e Davide Martini. Sarà un evento free, con forse la presenza di qualcun altro della Società Tolkeniana Italiana», riferisce il responsabile della comunicazione Enrico Ercoli. «Sono previsti per alcuni eventi nei fine settimana successivi: uno sarà dedicato ai giochi di ruolo, un altro ai film d’animazione…». La STI avrà anche uno spazio dedicato tutto suo, con un banchetto di libri, la presenza dell’artista Paola Ramella e il plastico che ricostruisce Minas Tirith e l’assedio con le miniature del wargame del Signore degli Anelli, realizzato da una associazione di Civitanova Marche. Ma la Magia dell’Anello non è solo una mostra. Per i fan, poi, tutta una serie di gadgets e memorabilia in esposizione, dalle tre statue (dalla collezione del Greisinger Museum) a grandezza naturale prodotte dalla WETA di Gollum, di un Uruk-hai e la testa del Balrog, a diversi modellini della Lego, alle parodie, ai giochi da tavolo, action figures, videogiochi, e ben otto riproduzioni dei costumi di scena delle trilogie di Peter jackson, soprattutto quelli delle protagoniste femminili, realizzati da Veerena Cosplay (si può vedere un modello qui a fianco). Coordinati poi dalla Società Tolkieniana Italiana e da Tolkien Italia Network (che è anche media partner, insieme a Radio Brea), sono previsti incontri con autori, traduttori, illustratori ed esperti di usanze hobbit. Non mancheranno combattimenti con la spada a cura della Compagnia dei Viaggiatori in Arme e confronti tra Darth Vader e Gandalf.Il prossimo 31 gennaio, alle ore 16 incontro con Angelo Montanini e, a seguire, Andrea Taverna, e Giuseppe Calzolari presenteranno il calendario 2015 della Società Tolkieniana Italiana con gli illustratori della Scuola del Fumetto di Milano. Nei giorni di sabato 14 e 21 febbraio, sempre alle ore 15.30, si terranno, infine, i corsi di calligrafia Tengwar di Roberto Fontana. È previsto per il primo marzo un contest riservato ai cosplay tolkieniani realizzato in collaborazione con Cosplay City e a Veerena Cosplay. Il presidente di Eldalie, Gianluca Comastri, curerà una presentazione sul ruolo delle lingue di Arda all’interno della narrazione e della concezione tolkieniana, evidenziandone la centralità. Le attività si concluderanno in uno degli ultimi due fine settimana, il 15 o il 22 marzo, con un evento tutto dedicato ai cosplay e ai banchetti delle associazioni.
Per maggiori informazioni: 02 49524744/45 – visita il sito – scrivi una e-mail Prezzi: ingresso a 5 euro (il ridotto a 3 euro) Orario mostra: da martedì a venerdì, ore 15.00-19.00; sabato e domenica, ore 15.00-20.00.
Abbiamo già parlato delle molte sorprese e novità che attendono gli appassionati di J.R.R. Tolkien a Fantastika, l’evento cui collaboriamo e che si svolgerà a Dozza, in provincia di Bologna dal 28 al 27 settembre 2014, con una coda per le mostre artistiche fino al 5 ottobre. Ricco è il piatto culturale e artistico della manifestazione. Il focus del primo sarà tutto sulle creature fantastiche preferite dal professore: il presidente dell’Associazione romana studi Tolkieniani, Roberto Arduini, su esplicita richiesta terrà una conferenza su I Draghi tra realtà e Terra di Mezzo, seguito idealmente con I Draghi nelle opere di J.R.R. Tolkien, l’intervento di Thomas Honegger, uno dei maggiori studiosi al mondo di Tolkien. Dal punto di vista artistico, uno dei più famosi artisti tolkieniani in Italia, Angelo Montanini, sarà «Padrino di Fantastika 2014». Le sue opere saranno visibili in una delle due mostre di cui la nostra Associazione cura la direzione artistica: Il Viaggio Inaspettato dedicata a Ivan Cavini e Sulla Soglia – Illustratori italiani nella Terra di Mezzo. Oltre a Montanini, saranno presenti altri quattro artisti che hanno dedicato la loro arte allo scrittore inglese: Fabio Leone, Andrea Piparo, Denis Medri e Maria Distefano. È proprio quest’ultima ha in serbo una grande sorpresa per chi verrà a Dozza…
«L’arte fatata» di Maria
Come si può leggere nell’intervista rilasciata all’ArsT, è lunga l’attività artistica di Maria Distefano, che ha fatto della sua passione per Elfi, fate, folletti, troll e spiritelli un lavoro artistico che migliora ogni anno di più. Conosciuta agli appassionati di Tolkien per le molte mostre, i calendari, le agende e la presenza fissa dei suoi disegni alla Hobbiton, tutto sempre grazie al coordinamento della Società Tolkieniana Italiana, Maria ha ricevuto premi e riconoscimenti, organizzato mostre personali e collettive in italia e all’estero. Avevamo già parlato dei suoi Tarocchi perduti di Tolkien, una serie di illustrazioni ispirati ai personaggi del Signore degli Anelli il cui progetto di pubblicazione si era arenato. Un’alluvione aveva poi spazzato via gli originali, anche quelli di cui non c’erano copie digitali. Una perdita enorme raccontata qui dall’artista: così i tarocchi perduti di Tolkien hanno seguito letteralmente il destino del loro nome. Ma visto che, da un punto di vista tolkieniano, una cosa perduta è spesso ritrovata, ecco la sopresa di Maria per Fantastika: chi verrà a Dozza (Bo) potrà ammirare «I Tarocchi Ritorvati»! Si tratta di una serie di ben 12 nuove carte, che ricordano i vecchi, ma che persentano molte novità.
Tarocchi Perduti, Tarocchi ritrovati
«Molto di ciò che era si é perduto, perché ora non vive nessuno che lo ricordi…». «Quando nel settembre 2007 l’alluvione a Venezia si portò via molti dei miei disegni, tra i quali i Tarocchi…», ci racconta l’artista, «me la presi con il destino, poi con me stessa, alla fine il tempo passò e non ci pensai più». «Molti anni dopo il destino mi propose la stessa sfida», aggiunge ancora Maria Distefano, «riapriì un capitolo che pensavo chiuso, ritornai sui miei passi, decisi di ripercorrere il vecchio sentiero. Presto mi accorsi però che era ormai impraticabile… i vecchi incantesimi avevano perso la loro potenza… dovetti prendere lunghe deviazioni e cercare punti sicuri dove appoggiarmi. Alla fine mi sono accorta che in realtà avevo percorso una nuova strada». Ma perché hai scelto proprio i tarocchi? «Perché nascondono qualcosa di enigmatico e magico, e mi hanno sempre molto affascinato, non tanto per la loro funzione divinatoria ma soprattutto come oggetti che custodiscono muti qualcosa di segreto che si perde nella notte dei tempi. In particolar modo gli Arcani Maggiori, il loro significato e il percorso iniziatico che suggeriscono». Cosa c’è di diverso rispetto ai tuoi vecchi e perduti disegni? «Accostare i Tarocchi tradizionali di Marsiglia ai personaggi della saga del Signore degli Anelli è stata una sfida interessante, analizzando e studiando i loro simbolismi ho cercato di associare a ogni lama, il personaggio al significato della carta. Il risultato di queste analogie mi ha molte volte sorpreso». Quindi, quali novità ci aspettano? «Venite a Fantastika, sabato e domenica, e potrete scoprirlo!».
GUARDA LE IMMAGINI:
Qui sotto il programma di Fantastika a Dozza (Bo)
dal 27 al 28 settembre 2014 (mostre fino al 5/10): SITO UFFICIALE
– Vai alla Pagina Facebook di Fantastika
Sarà perché è finita l’estate, perché le scuole hanno riaperto, perché di lunedì ormai lavorano tutti. Sarà che settembre è il mese tolkieniano per eccellenza, perché l’epilogo dello Hobbit nei cinema si avvicina. Potrebbe essere tutto questo, oppure no. In fondo, anche a settembre dell’anno scorso c’erano tutte queste cose. Fatto sta che un successo così enorme nei contatti il nostro sito web non lo aveva mai fatto. Da quel 3 gennaio 2010 (il compleanno di Tolkien!) in cui inaugurammo il sito dell’Associazione romana studi Tolkieniani dopo anni di blog e di esperimenti, è vero che molte cose sono cambiate, soprattutto l’ArsT è cresciuta ed è tornata a organizzare eventi a Roma. Ma questo settembre qualche novità in più c’è. Innanzitutto, il supporto di altre realtà tolkieniane, come il neonato Tolkien Italian Network, che riunisce associazioni e gruppi di appassionati in tutta Italia, tra cui molti nostri amici, sostenitori e lettori. Ma la più grande novità, ed è su questo che puntiamo l’attenzione, è Fantastika, l’evento cui collaboriamo e che si svolgerà a Dozza, in provincia di Bologna dal 28 al 27 settembre 2014, con una coda per le mostre artistiche fino al 5 ottobre. Proprio oggi Fantastika è stata presentata in conferenza stampa a Bologna, con interventi di Simonetta Mingazzini, presidente della Fondazione Dozza, Ivan Cavini, consigliere comunale dell’Amministrazione di Dozza, e Roberto Arduini, presidente dell’ArsT. L’Associazione ha la direzione artistica delle mostre.
Record, record, record!
Raramente ci auto-elogiamo per qualche successo, e a volte ne avremmo motivi fondati. Nella vita di questo nostro sito web non abbiamo annunciato ad esempio che ormai sono stati più di 350mila i visitatori che hanno letto le nostre pagine, come non abbiamo annunciato i continui record di lettori per ogni nuovo articolo, come ad esempio quelli che hanno accumulato ben 1500 lettori in un solo giorno, cosa che capita spesso da un anno a questa parte… Non abbiamo annunciato i molti successi raccolti dai nostri social network, come quelli del gruppo Facebook (un po’ il contraltare del sito) e soprattutto di Pinterest, dove è un diluvio di “pin”! Insomma, per una volta vogliamo auto-celebrarci ed esultare per uno dei nostri record, perché stavolta è veramente eclatante: da quando abbiamo annunciato che parteciperemo a Fantastika a Dozza abbiamo letteralmente triplicato le visite sul sito!!! E per un po’ abbiamo viaggiato al ritmo di quasi 5mila visite al giorno. Sono numeri che fanno girar la testa, che letteralmente ci hanno fatto moltiplicare per 3 la media mensile dei nostri consolidati 10mila contatti, con un mese di settembre che, seppur non ancora finito (e manca tanto!), ha già doppiato e sta per triplicare le visite di agosto! Come detto, molto è dovuto a tanti fattori che si combinano, ma sicuramente due sono i dati certi: l’impegno che mettiamo nella cura del sito web e dei social network; la nostra partecipazione in massa a Fantastika a Dozza. E visto che da oggi a dicembre abbiamo in programma almeno altri 4 eventi in tutta Italia, siamo sicuri che è solo l’inizio e che molti di voi lettori ci potranno conoscere a Bologna, a Dozza, a Lucca e a Roma.
Incontrateci a Fantastika
Conseguenza logica di tutto questo ragionamento è che l’impegno della nostra Associazione è legato al doppio binario della presenza virtuale su internet e del lavoro sul territorio in molte città in Italia. Lo studio, la ricerca e la pubblicazione dei nostri lavori si sposa perfettamente con la divulgazione della conoscenza di J.R.R. Tolkien in Italia, tramite seminari, conferenze, convegni, mostre artistiche e corsi, ma anche uno sguardo attento alle diverse declinazioni che la passione per lo scrittore inglese suscita, dal cosplay ai videogiochi, dalla fanfiction ai fanfilm. Tutto questo potrete trovare a Fantastika a Dozza, in provincia di Bologna dal 28 al 27 settembre (guarda qui il programma). Sarà quella l’occasione per incontrare quasi tutti i soci dell’ArsT, ma non solo. Sarà l’occasione per poter ascoltare uno dei maggiori studiosi di Tolkien al mondo, Thomas Honegger, professore di Anglistica all’Università di Jena e curatore della maggior parte dei libri di saggistica tolkieniana stampati dalla casa editrice Walking Tree Publishers. Sarà l’occasione di incontrare Angelo Montanini e Ivan Cavini, due dei maggiori artisti tolkieniani in Italia, e di ammirare le loro opere nelle mostre a loro dedicate. Sarà l’occasione di scoprire e riscoprire gli altri artisti italiani, alcuni già ampiamente noti come Maria Distefano, forte di una lunga esperienza in questo campo, ed altri meno noti ma altrettanto bravi e con esperienza nel campo artistico come Denis Medri, Fabio Leone e Andrea Piparo. Sarà l’occasione di conoscere qualcosa di più sui Draghi, le creature preferite da Tolkien. Sarà anche l’occasione di fare un viaggio nel Fantastico in tutte le sue declinazioni, volando sulle ali della fantascienza, tra le nuvole dei fumetti, in mezzo ai bit dei videogiochi e scoprendo l’immaginazione potente dei cortometraggi animati. Ma soprattutto sarà l’occasione per incontrare noi, soci dell’Arst e per partecipare alla nascita della nostra nuova e ultima sfida.
Volete sapere cos’è? Beh, venite a Fantastika e lo saprete!
Come arrivare a Dozza
Dozza è a 3 chilometri dalla Via Emilia, tra Bologna e Imola, da cui dista rispettivamente 25 e 6 chilometri. In Auto: uscite dall’autostrada A 14 (Bologna – Ancona) a Castel San Pietro Terme (se si proviene da nord) o a Imola (se si proviene da sud). Poi si percorre la Via Emilia fino al bivio per Dozza. Mezzi pubblici: Servizio Pronto Bus – La linea (a prenotazione) 147 dell’ATC di Bologna offre collegamenti da Dozza per Toscanella, Imola e Bologna, con una corsa ogni ora tra le ore 7.00 e le 20.00 circa, tutti i giorni feriali dal lunedì al sabato e nella fascia oraria 14.00 – 20.00 circa nei giorni festivi; tutte le corse programmate, infatti, sono in coincidenza a Toscanella con la linea 101 per/da Imola e Bologna. Il servizio è a prenotazione e per prenotare la corsa desiderata occorre telefonare al numero 051/290299 tutti i giorni feriali dalle 6.00 alle 20.00 e i giorni festivi dalle 7.00 alle 20.00. La telefonata va effettuata almeno 60 minuti prima della corsa interessata. Tramite un’unica telefonata si possono prenotare più corse nell’ambito della stessa giornata e per diversi giorni del mese. La prenotazione può essere effettuata anche per più persone; le prenotazioni per gruppi di persone superiore a 10 vanno effettuate con almeno un giorno d’anticipo. Dove dormire: per le strutture alberghiere si può guardare qui, solo quelle con i numeri da 2 a 5, oppure si può guardare qui. Dove mangiare: dalle tagliatelle ai garganelli, ai tortelli di ricotta alla salvia, qui la pasta è fatta rigorosamente con la sfoglia tirata a mano. Tra i secondi dominano le carni ai ferri, come fiorentina e castrato. Immancabile la piadina, da abbinare con formaggi molli, come il freschissimo squacquerone, e gli ottimi salumi. In fatto di vini la scelta è ricca, regna tra i rossi il Sangiovese DOC e fra i bianchi l’Albana DOCG. Domenica 28 sera, al ristorante Le Bistrot, Lucia Gadolini allieterà i commensali leggendo testi scelti, ovviamente col tema la fantasia. Dozza è attraversata dalla Strada dei Vini e Sapori Colli d’Imola. Per le strutture si può guardare qui, solo quelle con i numeri da 1 a 3. . Qui sotto il programma di Fantastika a Dozza (Bo)
dal 27 al 28 settembre 2014 (mostre fino al 5/10): SITO UFFICIALE
– Vai alla Pagina Facebook di Fantastika
Sette sentieri. È il titolo della mostra che è stata il 5 Marzo nel Salone del Palazzo Sermage, al museo civico di Varazdin in Croazia. La cittadina, a tre ore da Trieste, rende così omaggio a Fabio Leone, che da qualche anno si è stabilito lì. L’artista italiano presenta una selezione delle migliori illustrazioni da lui realizzate, divise in sette sezioni tematiche: i visitatori vengono introdotti in luoghi inaspettati, dove si alternano realtà e fantasia, reale e immaginario. Le sue illustrazioni si possono trovare in numerosi libri e riviste di tutto il mondo come Miles Kelly, Compass Media, Pearson, Oxford University Press, Nelson Evergreen, Macmillian, e altre. Perché ce ne occupiamo? Perché una delle sezioni è intitolata a J.R.R. Tolkien. E, vista l’occasione, abbiamo avuto modo di intervista l’artista.
L’intervista
Ho incontrato Fabio Leone virtualmente non molto tempo fa, mentre vagavo in internet alla ricerca di illustrazioni di stampo tolkieniano. Apro un link e mi ritrovo davanti al volto granitico di Beorn. Ho esultato. Sin dalla prima lettura de Lo Hobbit ho immaginato questo personaggio in un certo modo. Né le illustrazioni dei fratelli Hildebrandt né quelle di Howe mi avevano soddisfatto. Ma questa era perfetta. Strana sensazione guardare il volto di uno dei tuoi personaggi preferiti. Da quel momento ho deciso che avrei dovuto contattare questo artista per farlo conoscere anche a voi. E così è stato. Nato a Latina nel 1979, si è diplomato in pittura a olio nel 2004 all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 2007 ha iniziato a dedicarsi alle illustrazioni digitali. Ecco di seguito l’intervista. Quando hai iniziato a fare illustrazioni? «Più che un “inizio”, c’è stato un “percorso” che mi ha condotto a divenire un illustratore. Nel 2004, mentre studiavo per conseguire il diploma d’accademia, ero poco motivato nel proseguire a dipingere con colori all’olio, complice anche il fatto che, ai tempi dei miei studi a Roma, l’Accademia era in uno stato pietoso ed incapace di formare nuove generazioni di pittori. Ora so che la situazione è molto migliorata, ma a quel tempo decisi di provare una tecnica diversa e iniziai a lavorare da una maestra iconografa, immergendomi in pigmenti naturali, foglie d’oro e una tecnica antica e splendida. È stato lavorando alle icone che ho compreso davvero il cosa comporta essere un artista e come affrontare i propri punti deboli. Dopo essermi sposato ed essermi trasferito in Croazia, realizzai che non avevo possibilità di sopravvivere come iconografo, essendo il mercato di icone inesistente in questa zona. Iniziai a lavorare assieme a mia moglie, già illustratrice professionista, imparando i fondamenti della pittura digitale tramite Photoshop. A seguito di un viaggio a Londra per incontrare i suoi agenti, tornai a casa con la curiosità di provare questo genere d’arte. Illustrai una storia al posto di mia moglie (che non desiderava illustrare Three Billy Goats) e la mandai in agenzia. Per risposta ebbi un contratto, era il 2007». La prima volta che hai incontrato la Terra di Mezzo? «Difficile dirlo con precisione. Frequentavo la scuola media, ricordo che a casa avevamo
una vecchia copia della Spada di Shannara, scritto da Terry Brooks. Lo trovai un libro davvero splendido e interessante, capace di scardinare il genere Fantasy ambientandolo in una linea temporale vera, in un posto reale, solo molto nel futuro. Lessi l’intera serie, ma qualcuno mi disse che se volevo leggere quel tipo di libri, dovevo leggere Tolkien. Lo accennai a mia madre, che mi ha sempre incoraggiato a leggere, essendo lei una vorace lettrice. Per Natale mi regalò la prima trilogia del Signore degli Anelli. Ai tempi la traduzione era pessima ed approssimativa (addirittura i Troll vennero tradotti come “Vagabondi delle montagne”… ho ancora i brividi a pensarci). Fu una specie di choc culturale per me. Lo rilessi altre 2 volte di seguito perché intuivo che la guerra dell’Anello era solo un episodio basato su solide fondamenta “para-storiche”. Era circa il 1995 e da quel momento iniziai a comprare tutto il Tolkien che era pubblicato. Quando in libreria trovai la nuova traduzione de Il Signore degli Anelli (a cura della Società Tolkieniana Italiana) non esitai un attimo, tra l’altro era illustrata da John Howe. Oggi leggo Tolkien prevalentemente in inglese». È difficile illustrare il mondo di Tolkien? «Generalmente considero complessa ogni illustrazione che decido di dipingere. Il compito dell’illustratore è tradurre in un linguaggio estetico e visuale ciò che lo scrittore illustra tramite la parola, la metafora, l’immagine mentale suscitata dal linguaggio. Quando si affronta il compito di illustrare, anche un singolo episodio, credo sia necessario conoscere e rispettare l’intera storia, in modo da non incappare in incongruenze, contraddizioni e poter efficacemente elaborare i simbolismi presenti nella letteratura. Per rispondere in modo più conciso: si, è complesso illustrare Tolkien, non per motivi strettamente tecnici ma perché si deve tenere in considerazione una letteratura molto vasta e avere rispetto per l’autore e i fruitori dell’illustrazione (che non perdonano facilmente gli errori verso ciò che amano)». Hai un personaggio preferito o una storia del legendarium che ti piacerebbe illustrare o che hai già illustrato? «Queste sono molte domande poste tutte assieme, proverò a spiegarmi partendo da una direzione diversa: la bellezza nella letteratura ben scritta è la stratificazione della storia, la possibilità di leggerla seguendo più livelli. Tolkien ne dà un esempio limpido. Ogni elemento ha un proprio contesto storico, geografico, linguistico, drammatico, emozionale e il tutto è connesso in modo logico. Quando si prova a delineare la psicologia e l’aspetto di un personaggio, per poterlo poi ritrarre in una illustrazione, è possibile analizzarne i dialoghi, oppure il background culturale nella zona della Terra di Mezzo in cui vive, il linguaggio, il modo in cui interagisce. Da ovunque si parta si può arrivare a grandi profondità e delineare il profilo psicologico con straordinaria precisione. Ciò dà all’artista moltissimo materiale per costruire una illustrazione che mostri non un personaggio generico, ma una specifica “persona”. Detto questo, posso affermare che, come artista, sono attirato dall’idea di rappresentare ogni personaggio della mitologia tolkieniana. Sono comunque attratto molto dagli Istari e da personaggi considerati secondari. Ho da un po’ di tempo l’idea di ritrarre Ghân-buri-Ghân, Húrin e suo figlio Túrin Turambar». Perché questa tua preferenza per i personaggi secondari? «In essi mi attrae il processo di comprensione dei loro moventi, la loro psicologia, il loro sviluppo drammatico, per poterlo poi efficacemente ritrarre. Un buon ritratto non si ferma all’aspetto esteriore, ma ritrae anche il mondo interiore del soggetto ritratto. Gli Istari mi intrigano poiché, pur passando come esseri umani, devono celare una potenza e una autorevolezza indiscutibile. Tolkien usa la metafora di una nube che copre il sole per descrivere il loro retaggio nascosto dalla veste di uomini apparentemente vecchi; questo dualismo mi affascina». Dopo l’uscita della prima trilogia di Peter Jackson e i due film su Lo Hobbit l’immaginario del pubblico è cambiato. Quanta influenza hanno le immagini di questi film su un illustratore? «L’artista che decide di affrontare un tema trattato anche nel cinema sa di doversi confrontare con un media molto influente, ma il problema si riduce ai minimi termini se l’artista decide di rimanere fedele alla propria visione e contemporaneamente essere coerente con la letteratura originale. Il cinema e la pittura sono, alla fine, due media differenti e gli artisti che lavorano per il cinema devono fare scelte diverse da quelle che farebbero dei pittori o degli illustratori. Un esempio fra tanti è come sono vestiti i 12 nani nell’adattamento cinematografico del film: mentre nella letteratura sono vestiti con colori sgargianti, nei film sono prevalentemente vestiti con toni scuri. La scelta dello staff creativo di Peter Jackson è giusta e funziona nell’ambito in cui tali scelte si concretizzano. Io personalmente avevo timore di essere influenzato dai film prima di mettermi al lavoro sulle illustrazioni, ma focalizzando la mia attenzione sulla letteratura, tale timore si è ridotto a un rumore di fondo e ho lavorato serenamente. Non ho ancora visionato il secondo episodio dello Hobbit e per qualche settimana rimandai anche la visione del primo film, per non “distrarmi” da ciò che stavo costruendo nel mio lavoro. Tale scelta alla fine mi ha ripagato, ad esempio il ritratto che ho dipinto di Beorn mi soddisfa pienamente e ha riscosso molti commenti positivi, sebbene molto lontano da ciò che si è visto al cinema».
L’ispirazione
C’è un illustratore al quale ti ispiri? «Il bello dell’essere un artista è anche nella continua sfida all’accrescere le proprie conoscenze e il proprio bagaglio culturale per affrontare ben “armati” il compito del dipingere non solo un’anatomia, ma soprattutto in’idea, una psicologia, un’anima. Per fare questo il ritorno ai classici è sempre necessario. Dato il mio affetto per la rappresentazione dettagliata, tengo sempre sott’occhio Caravaggio, Peter Paul Rubens, Rembrandt. Recentemente ho ricominciato ad immergermi nella corrente Pre-Raffaelita (che credo abbia plasmato anche il senso estetico di Tolkien stesso) e ho scoperto alcuni straordinari pittori statunitensi del primo ‘800 di solito taciuti nei corsi d’arte in Italia. Parlando di illustratori contemporanei: ammiro il lavoro di molti professionisti, come Maciej Kuciara e Jason Chan, ma personalmente mi sento molto vicino all’approccio artistico di Donato Giancola, a cui devo molto come artista: il suo
controllo su forme, composizione e colori è straordinario e come lui penso che la moderna illustrazione ha lo stesso valore artistico della rappresentazione dei miti in tempi passati: se prima gli artisti avevano la mitologia e la religione come fonte a cui attingere, oggi abbiamo miti moderni, come quelli creati da Tolkien». Torniamo ai personaggi: hai mai pensato di ritrarre un personaggio femminile della Terra di Mezzo e perché? «Nel gennaio del 2013 mi ritrovai momentaneamente senza commissioni. Pensai di dedicarmi ai miei “punti deboli” e dipingere un barbaro per il mio portfolio. Sarebbe stata un’ottima occasione per rispolverare un po’ d’anatomia e il ritratto. Dopo i primi schizzi abbandonai l’idea di dipingere una figura intera poiché volevo soprattutto concentrarmi sul ritratto e mi resi conto di stare disegnando qualcosa di diverso da un guerriero: aveva una folta barba e uno sguardo inaspettatamente intenso. Presi una pausa e, dopo essere tornato alla scrivania, mi dissi: “Questo non è un guerriero, è un mago”. Altro disegnare, altra pausa, altra sorpresa. Chi mi fissava dallo schermo, non era un mago, era Saruman! Non lo sapevo allora, ma quello fu il primo di una serie di lavori che ancora non accenna a fermarsi. Se Saruman fu quasi un “incidente”, ora penso molto ai vari personaggi della Terra di Mezzo, prima di decidere quale ritrarre; impossibile trovare un personaggio che non offra spunti, avendo ciascuno di essi un arco drammatico ben delineato. Personalmente, il primo filtro che uso per decidere quale personaggio affrontare è quello culturale, e mi spiego meglio: la Terra di Mezzo non é una terra immaginaria come Fantastica nella letteratura di Michael Ende, è un posto costruito su dinamiche reali, ove una storia molto lunga ha avuto e sta avendo luogo, e in tale storia sono tessute le storie dei personaggi che la vivono. Il fattore “tempo” non è mai sottovalutato, e il tempo genera cultura: ciascun personaggio possiede e trasmette una cultura precisa, organica, legata al linguaggio in uso e di cui io voglio avere rispetto. Quando iniziai a interessarmi dei Nani, mi informai sull’uso e la costruzione di armature nel nostro mondo, optando per quelle adoperate dalla fanteria di terra: un nano, essendo di statura più bassa rispetto ad altre razze, deve essere molto protetto da colpi provenienti dall’alto. Per rispettare la coerenza del racconto ho quindi vestito Thrain con ampie protezioni sulle spalle. Quella dei Nani è una cultura che sento di poter rappresentare coerentemente e con rispetto, anche riuscendo a porre avanti qualche nuova idea. Lo stesso non posso dire, ad esempio per gli Elfi e la loro cultura, la quale deve trasmettere un’idea di “antichità sempreverde”, se mi passate il termine. Non volendo rappresentarla mediocremente, la ritengo al di là delle mie capacità attuali e rimando a tempi futuri il rappresentare gli Eldar. Uno strappo lo feci dipingendo Galadriel ma, dopotutto, si trattò di un piccolo esperimento, realizzato senza entrare troppo nel dettaglio della cultura di Lothlorien». A quali altri lavori hai collaborato oltre quelli citati da te all’inizio? «Principalmente lavoro nel settore educativo ove il cliente cerca un illustratore per piccoli testi. Uno dei primi racconti completi che illustrai fu The
Legend of Sleepy Hollow che, sorprendentemente, vinse l’anno successivo un premio denominato LLL (Language Learner Literature). Il progetto che più mi ha coinvolto è stato l’illustrare il Frankenstein di Mary Shelley adattato da Bill Bowler, per la Oxford University Press. Vennero realizzate 25 illustrazioni e tale ampiezza mi diede spazio per elaborare bene lo stile ed esprimere alcune idee (come il design di Adam e l’aspetto di Victor). Lo scorso anno ho poi illustrato scene tratte dalla Bibbia: fu un lavoro molto coinvolgente e mi ha dato molte soddisfazioni, anche perchè il cliente come prima proposta chiese 2 illustrazioni e finii con il realizzarne 10. Assieme a mia moglie abbiamo scritto ed illustrato un libro intitolato Princesses on the Run, e ne siamo molto fieri. Questo progetto ci ha dato molte idee e nuove possibilità ed al momento stiamo rifinendo una seconda storia illustrata che si intitolerà Seven sisters. Ho nel cassetto un paio di manoscritti e un po’ di idee, ma quando ho del tempo a disposizione, cerco di “passeggiare” per la Terra di Mezzo e dipingere ispirandomi a essa (sto cominciando a coltivare l’idea di illustrare “Farmer Giles of Ham”)».
La mostra in Croazia
Sappiamo che è stata inaugurata una tua “personale” in Croazia, dove sono esposte anche le tue opere tolkieniane, ce ne vuoi parlare? «Quando ero uno studentello trovavo molto irritante guardare un quadro non sapendo come fosse stato realizzato, sembrava piovuto dal cielo e che non avrei mai potuto fare qualcosa all’altezza di tali capolavori; il “pittore” appariva come una figura divina e irraggiungibile. Era piuttosto frustrante. Ora so quante prove ed errori ci siano dietro a un dipinto e mi premuro sempre di mostrarli per non frustrare giovani talenti come io mi sentivo frustrato di fronte al lavoro di altri artisti. Quando mi venne offerta la possibilità di esporre nel museo di Varaždin accettai con entusiasmo, pensando che sarebbe stata un’opportunità splendida per creare uno spazio ove un aspirante artista non si sentisse frustrato, dove il pittore non fosse una figura mitologica; la serie dedicata alla mitologia tolkieniana era in piena crescita e poi divenne la sezione più consistente, contando ben 11 dipinti, a cui poi affiancai altre 19 illustrazioni. Accanto a 8 dei dipinti esposti ho affiancato dei testi per spiegare il processo creativo che è dietro all’immagine e, dove possibile, una serie di “istantanee” del processo pittorico dalla bozza alle rifiniture. Per me il dipingere è come esplorare una terra, vagando per sentieri. Talvolta si può incappare in una antica rovina e si può sostare per conoscerla e apprezzarla (è la sensazione che trovo nei libri ben scritti e soprattutto in Tolkien), talvolta invece ci si trova in un vicolo cieco (una illustrazione che non funziona), l’unica soluzione è tornare indietro e tentare una nuova strada. L’errore fa parte del processo creativo e non serve averne paura. Tante volte vedo aspiranti disegnatori mortificati dall’idea di disegnare per il timore di “sbagliare”. Credo fermamente che l’artista abbia il compito morale di “umanizzare” il processo pittorico facendolo comprendere al pubblico. Seguendo questa idea chiamammo la mostra “Sedam Staza” (sette sentieri), dividendo il tutto in 7 tematiche:
Mitologia tolkieniana, A Song of Fire and Ice, Frankenstein, Sleepy Hollow, Bibbia, “Sette Avventure” (una raccolta di storie che sta per essere pubblicata qui in Croazia), e “personal works”. È stata un’esperienza splendida il preparare questa mostra e vedere il mio lavoro apprezzato. Tramite internet si possono facilmente raccogliere consensi, ma è una dinamica impersonale. Entrare in contatto col “pubblico” è davvero una bella sensazione, capace di ripagare per tutte le giornate passate a dipingere un sopracciglio che proprio non sembra funzionare». Cambiamo completamente discorso e parliamo dell’Italia. Dal punto di vista professionale in Italia c’è possibilità di crescere o per un illustratore è meglio rivolgersi all’estero? «Viene sempre facile parlar male del proprio orto, vero? Vivendo all’estero da un po’, penso di aver acquisito un pizzico di obiettività e poter dire che, sebbene i molti problemi, l’Italia é ancora un posto splendido per formarsi come artisti dato il facilissimo accesso all’arte, elemento fondamentale per poter essere in grado di produrne. Ho notato una costante crescita di associazioni ed iniziative dedite alla diffusione e alla promozione della cultura dell’artista, allo scopo di formare nuovi professionisti. Le possibilità ci sono, serve semplicemente darsi obiettivi concreti ed essere disposti a fare sacrifici, ma di sicuro non è una carriera fuori portata. Con internet poi si può avere accesso a materiale formativo, corsi d’altissima qualità, periodici dedicati alla pittura digitale o tradizionale, si può inoltre entrare in contatto con agenzie per illustratori e tanti professionisti. Un grandissimo valore recentemente aggiunto è la diffusione di filmati in cui gli artisti stessi si mostrano mentre sono al lavoro. Di sicuro le scuole devono ancora evolversi per incontrare le nuove necessità del mercato artistico ed oggi come oggi sono troppo pochi coloro in grado di accedere a costose università private indirizzate all’illustrazione. Ma credo che proprio per l’incredibile bagaglio di opere che Italia possiede, è possibile per un artista formarsi tramite scuole pubbliche, perseveranza ed un piede sempre dentro alle gallerie d’arte. Per monetarizzare: l’estero è oggi più accessibile che mai, tramite internet: ciò che conta è la qualità e il perseguire il proprio stile. Se si lavora con maestria non ha importanza cosa vogliate illustrare, troverete sempre un pubblico disposto ad accogliervi, quindi: non serve solo far “manga” per essere notati oppure saper disegnare donnine con pistole sovradimensionate. Io ho dipinto un gruppo di persone barbute e piuttosto corrucciate… e sembra funzionare, no?». Hai in progetto altri disegni tolkieniani?
«Attualmente sto ponderando l’idea di rappresentare Eowyn nel periodo della sua convalescenza dopo la battaglia nella pianura del Pelennor. Mi tenta anche l’idea di rappresentare il suo scontro col Nazgul ma sarà arduo confrontarsi col genio di Donato Giancola il quale, a mio parere, ha realizzato un’immagine talmente iconica che sarà difficile da scalzarla dalla mente. In cantiere ho anche un progetto piuttosto ambizioso, ma preferisco ancora non parlarne perché ancora molto preliminare, ma posso dire che comporta un quadro digitale 4 volte più esteso di ciò che ho realizzato fin’ora, con 7 personaggi ritratti. Non dirò altro!».
Dopo aver fatto questa intervista tutte le sensazioni positive che avevo avuto guardando i lavori di Leone sono state rafforzate. Si nota la passione e l’attenzione di un illustratore che conosce a fondo il mondo di Tolkien e che lo rispetta con profonda ammirazione. Ringraziandolo ancora per aver risposto alle domande, spero, in un
futuro prossimo,di vedere altri suoi lavori. Sia il suo progetto sui “sette” che un bello scontro Eowyn contro il Re Nazgul. Nell’attesa, mi rinfranco guardando il suo Beorn.
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