Una sera di primavera del cinquantesimo anno di Frodo, Sam Gamgee e Ted Sabbioso sedevano alla Locanda del Drago Verde di Lungacque e discorrevano così: «Ma che te ne pare di questi Uomini-alberi, che si potrebbero chiamare giganti? Un sacco di gente insiste nel dire di averne visto uno più alto di un albero, al di là delle Brughiere del Nord, poco tempo fa».
«Chi è questa gente?».
«Mio cugino Al, innanzi tutto. Lavora per il signor Boffin a Surcolle, e va a caccia su nel Decumano Nord. Lui ne ha visto uno!». Cosa c’entrano gli Hobbit, gli Ent e il Sopracolle del Decumano Nord? davvero difficile a dirsi. Se aggiungessimo che questi elementi si fondono, in compagnia di nani, elfi e orchi nel centro di Bologna? Cosa pensereste? Ebbene, è qui la sorpresa! Lo Smial dei tolkieniani bolognesi, per l’appunto, gli Overhill, i Sopracolle, in collaborazione con l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani organizzano, nel centro di Bologna, la presentazione del nuovo libro di Ivan Cavini e Alessio Vissani: Middle Artbook – Disegnare e costruire la Terra di Mezzo.
La presentazione si terrà Sabato 9 Gennaio, alle ore 18, presso il Caffè Letterario Notturno Sud in via del Borgo di San Pietro, 123 a Bologna.
Un libro, due artisti
Middle Artbook dimostra che è difficile definire la creatività di Ivan con una parola. Il libro racconta oltre 15 anni di progetti artistici in ambito tolkieniano: illustrazioni tradizionali e digitali, concept, sculture, ma anche la nascita di FantastikA, l’evento da lui ideato, legato all’arte fantasy e a tutto il genere fantastico che si svolge all’interno della bellissima rocca di Dozza. Sfogliando Middle Artbook si intuisce l’importanza che ha avuto l’esperienza vissuta da Ivan presso il Greisinger Museum di Jenins, in Svizzera. Alessio Vissani, fotografo e amico di Ivan, ha documentato tutto il percorso che è stato svolto all’interno del museo catturando, non solo il lavoro nudo e crudo, ma anche le emozioni e le sensazioni dell’artista. Il museo, inaugurato nel 2013, raccoglie l’ampia e incredibile collezione tolkieniana del presidente e proprietario Bernd Greisinger. La collezione ospita prevalentemente opere d’arte e illustrazioni di noti illustratori tolkieniani, libri da collezione e memorabilia dei film. L’ambiente e le scenografie sono state studiate e realizzate proprio da Ivan Cavini, così come le ormai note “bigatures”. Entrare all’interno nel museo porta il visitatore a immergersi nella vera Terra di Mezzo, quella della nostra fantasia, quella delle descrizioni di Tolkien, quella elaborata da Peter Jackson. Lo staff del museo e la visione artistica di Ivan hanno reso il Greisinger Museum un gioiello tolkieniano a livello mondiale.
Una serata in compagnia
Sfogliando Middle Artbook si percepiscono gli odori della vernice, della plastica, si sente sulla pelle la polvere del legno e si ode il rumore del martello che sbatte, è come vedersi costruire di fronte la Terra di Mezzo.
Così, Ivan Cavini, torna a casa e dopo due anni dalla conclusione del museo, così come Bilbo dopo la sua avventura, è qua per raccontarci, insieme ad Alessio Vissani, quello che hanno vissuto quando sono entrati nella loro Terra di Mezzo.
«Quando un’artista è all’opera, si isola, entrando in un mondo fantastico senza tempo, dove le ore durano minuti e tutto si riassume in un gesto». Ivan Cavini (Middle Artbook)
Tutti i tolkieniani bolognesi sono invitati per poter parlare direttamente con gli autori. Si potrà acquistare il libro presentato e farselo autografare.
Il Middle Artbook – Disegnare e costruire la Terra di Mezzo, scritto a quattro mani da Ivan Cavini e da Alessio Vissani, è pubblicato dalla Fondazione Dozza Città d’Arte, con supervisione e curatela dell’Associazione italiani studi Tolkieniani (Fondazione Dozza-Città d’Arte, 29,90 euro).
A settembre avevamo già parlato della nascita di una nuova Società Tolkieniana in Svizzera chiamata Seryn Ennor (in sindarin significa «Amici della Terra di Mezzo» oppure «amanti» o «fan»). Avevamo annunciato la loro prima assemblea, e i nomi del presidente, del tesoriere e del segretario (rispettivamente Bernd Greisinger, Tanja Pfiffner e Thomas Honegger). La Società era nata con l’intenzione di essere un centro di interesse per gli appassionati tolkieniani delle zone limitrofe a Jenins in Svizzera, sede del Greisinger museum; ed ecco infatti che si annuncia il primo evento artistico organizzato da Seryn Ennor. Il titolo sarà Hud Maeryn Minui («Prima assemblea degli artisti» in lingua Sindarin) e sarà una conferenza sugli artisti e illustratori della Terra di Mezzo. Dopo un posticipo rispetto all’iniziale data di fine aprile, si terrà a giugno. Tra gli artisti che saranno presenti ci sono Roger Garland, primo illustratore inglese dei libri di Tolkien, Philippe Munch, illustratore dell’edizione del Signore degli Anelli in Francia e l’illustratore tedesco Poul Dohle, nuovo volto tedesco nella scena della Terra di Mezzo. Altri artisti hanno confermato la loro partecipazione anche per la seconda data. La conferenza avrà luogo dal 19 al 21 giugno 2015 a Jenins, sede della Seryn Ennor. Il programma è disponibile qui sotto e sul sito della Società Tolkieniana Svizzera e l’iscrizione al convegno potrà essere effettuata, seguendo il link, sempre sul sito di Seryn Ennor. Ne avevamo già dato notizia qui, ma riassumiamo per comodità di lettura. Roger Garland illustra Tolkien da quasi 20 anni (qui un approfondimento): ha illustrato le copertine per i Racconti incompiuti, Il Cacciatore di Draghi, Le avventure di Tom Bombadil e Il Fabbro di Wootton Major e ha realizzato un calendario su Tolkien sia 1984 sia nel 1989. Philippe Munch(qui un approfondimento) è autore dell’edizione per ragazzi della casa editrice francese Folio Junior: le sue immagini hanno un’ottica diversa dal solito (ad esempio con i Nazgûl con i mantelli rossi) e molti giovani francesi ne furono influenzati. Helmut Dohle (“Poul” per gli amici), è un pittore e illustratore tedesco che ha firmato numerose opere per ragazzi. Fate, maghi, nani, folletti, piccoli draghi e streghe sono i suoi soggetti preferiti. Tutti i ritratti da lui realizzati sulle opere di Tolkien sonodatati a partire dal 2012(qui la fotogallery)e sono state “ispirati” (per non dire “pressate”!) da Bernd e Wolfgang Greisinger. Ma a impreziosire questo già nutrire parterre de rois, si sono aggiunti due pezzi da novanta dell’arte tolkieniana.
Un romanzo «per immagini»
Cinquant’anni fa, poco dopo la prima edizione del Signore degli Anelli, Cor Blok lesse il romanzo e venne totalmente rapito dalla sua originalità e dall’andamento epico della narrazione. La forza visiva del libro ispirò l’allora giovane artista olandese, infondendogli una scintilla di entusiasmo che si unì al desiderio di creare un’opera d’arte inedita. Nacquero così oltre cento tele. In occasione di una mostra di queste opere tenutasi a L’Aia nel 1961, l’editore di J.R.R. Tolkien, Rayner Unwin, inviò allo scrittore cinque immagini. Tolkien ne rimase così colpito che volle incontrare l’artista, iniziando con lui una corrispondenza e acquistando per sé alcune delle opere (tre più altre due regalate dallo stesso artista). Le immagini di Cor Blok sono paragonabili all’arazzo di Bayeux: ciascuna racconta con uno stile semplice e immediato una vicenda epica, ma sotto questa semplicità si cela un linguaggio incisivo e potente che diventa sempre più efficace man mano che la storia procede. Come avviene con i Classici (la Bibbia, l’Odissea…), anche il Signore degli Anelli può diventare una storia per immagini: una sequenza di illustrazioni che ci raccontano gli episodi salienti di una delle saghe eterne dell’Occidente. Il risultato è un nuovo racconto, fatto di brevi citazioni narrative dal romanzo e da una sequenza di circa oltre 100 immagini: è nato così un libro veramente interessante, l’Arazzo di Tolkien, pubblicato anche in Italia. Anche Cor Blok parteciperà all’evento: l’artista ha abbellito due degli ultimi calendari della Tolkien Society.
Montanini e la sua opera
La novità rispetto alla notizia scritta a marzo sull’evento in Svizzera sarà, però, la presenza di Angelo Montanini, l’artista più famoso dell’arte tolkieniana in Italia: «padrino di Fantastika», è docente di anatomia dell’immagine figurativa presso lo Ied moda Lab di Milano e docente d’illustrazione all’Accademia delle Belle Arti “Galli” di Como. Ma per gli appassionati di Tolkien, Montanini ha fatto la storia dell’illustrazione fantastica in Italia, avendo annoverato collaborazioni con case editrici come Rusconi, Mondadori, Longanesi, Editrice Nord e la Società Tolkieniana Italiana, per cui ha realizzato diversi calendari.
L’artista italiano aveva declinato in un primo momento l’invito a partecipare all’evento in Svizzera. Solo una telefonata dello stesso Bernd Greisinger è riuscita a fargli accettare di essere presente! Ma proprio perché sarà l’unico artista italiano presente, lasciamo a lui la parola: «Oltre ad essere onorato per essere stato invitato mi fa particolarmente piacere poter rappresentare l’Italia in questo importante meeting. Spesso, noi italiani ci consideriamo non all’altezza e deleghiamo ad altri il nostro diritto e talento che deriva da una cultura millenaria e che noi per primi sottovalutiamo. Dico questo con grandissimo rispetto per altri artisti non italiani che nel mondo rappresentano giustamente l’eccellenza della rappresentazione pittorica delle opera di Tolkien, ma verifico ogni giorno che anche da noi giovani talenti avrebbero bisogno di una valorizzazione che all’estero sarebbe normale». Ci può fare qualche esempio? «Ne basta uno: i nostri editori hanno spesso paura ad affidare a nomi nostrani le copertine di libri o pubblicazioni inerenti al mondo tolkieniano, preferendo non rischiare utilizzando i nomi più celebrati all’estero». Ultimamente si sta occupando un po’ più di tematiche fantastiche? «Sì, un’altro motivo che mi porta ad essere presente a manifestazioni come quella in Svizzera è il contatto diretto con gli appassionati e in genere con gli appassionati di illustrazione fantasy. Gli occhi dei bambini che ti guardano disegnare, affascinati dal tuo segno come tu fossi un mago, sono la cosa che più mi gratifica. A Milano durante la mostra sulla Magia dell’Anello e a Dozza durante Fantastika le esperienze personali più belle sono state poter comunicare e magari trasmettere a giovanissimi appassionati, la magia del disegno…». Porterà qualche novità a Jenins? «In Svizzera ho deciso di portarmi cavalletto e colori per continuare a comunicare con il pubblico non usando le parole ma con il sistema che credo di saper utilizzare meglio… matita, foglio, colori e tela!».
La manifestazione Fantastika a Dozza, vicino Bologna, che si terrà dal 16 al 17 maggio 2015, sarà l’occasione di ammirare la personale Sotto la Montagna – Scatti dall’Olimpo di Alessio Vissani, ospitata nella Pinacoteca della splendida Rocca medievale. Noto fotografo, ha al suo attivo due libri di reportage fotografici, ha pubblicato su quotidiani nazionali (l’Unità, Avvenire, La Repubblica), è fotografo ufficiale del Greisinger museum (primo museo in Europa su Tolkien) di Jenins in Svizzera. In attesa di ammirare le sue fotografie, lo abbiamo intervistato sul suo lavoro, il suo rapporto con le opere di J.R.R. Tolkien e i molti progetti futuri in cui è impegnato.
L’intervista
Come hai conosciuto Tolkien? «Ho conosciuto Tolkien nel 1997, in Umbria a settembre ci fu una forte scossa di terremoto e per motivi di sicurezza noi studenti siamo dovuti rimanere a casa per molti giorni. I miei parenti, che abitavano in montagna, causa inagibilità e crollo del loro edificio furono spostati su un campo tenda. In quel campo tenda fu allestita una zona ricreativa con una piccola libreria e in quella libreria c’era questo librone bello massiccio di 1000 e più pagine. Lo presi e da quel momento non mi staccai dal Signore degli Anelli». Cosa ti ha colpito di più delle sue opere? «La capacità di inventare dei mondi tanto fantasiosi ma nel contempo tanto reali. Mi hanno colpito tantissimo le tematiche che tratta soprattutto per quanto riguarda l’unione tra popoli diversi che lottano per un unico obiettivo, ci ho sempre visto tanta sensibilità e unione. E un’altra tematica che mi ha sempre affascinato è l’ingenuità, bontà e coraggio dimostrata dagli hobbit. In ultimo mi colpii un testo come Roverandom, veramente un viaggio divertente e fantastico». Prima dei film di Peter Jackson in che modo coltivavi questa tua passione? «Ovviamente la lettura mi stimolò tantissimo la voglia di avvicinarmi al fantasy in generale e subito dopo ebbi l’occasione di iniziare ad avventurarmi nel mondo di Dungeons & Dragons, costola secondo me della Terra di Mezzo trasformata in gioco di ruolo. Quindi il fatto di interpretare in quel periodo un elfo mi spinse a leggere più approfinditamente gli scritti di Tolkien… poi arrivò il film e da lì la passione non si è proprio più fermata ma nonostante sono un amante della cinematografia sono felice di aver scoperto Tolkien prima di Jackson». Raccontaci un po’ di te, quando hai deciso di divenire un fotografo e perché? «Mio padre mi regalò una vecchia macchina fotografica analogica (la mitica Nikon FM-2) a pellicola quando ancora facevo il liceo; già dai primi scatti capii che la fotografia sarebbe stato il mio modo di raccontare la realtà che vedevo. Poi dopo la laurea decisi di studiare fotografia a Roma facendo anche l’assistente a un professionista per più di un anno e mezzo, la vecchia gavetta per intenderci. Appena conclusi gli studi romani decisi subito di farla diventare la mia professione principale e tra alti e bassi (il digitale ci ha aiutato e ucciso nello stesso istante) ancora riesco a vivere delle mie immagini e credo che non potrei far altro nella vita. È il mio mondo, il mirino rappresenta la mia realtà». Hai allestito mostre fotografiche prima di questa? Qualcuna di argomento tolkieniano? «Fortunatamente faccio una tipologia di lavoro che mi permette ciclicamente di organizzare mostre fotografiche su progetti personali o commissionati. Ho partecipato al carnevale di Venezia, esposto a Roma e nelle più importanti città dell’Umbria con progetti reportagistici o fantasiosi (a scopo didattico come un progetto sulle fiabe o sui miti dell’antica Grecia), ma di argomento tolkieniano diciamo sono quasi al debutto. Nel 2014 ho esposto a Viterbo sempre insieme a Ivan Cavini per la manifestazione Ludika, ma diciamo che la mostra a Fantastika rappresenta il mio vero e proprio debutto nel mondo tolkieniano. Un mondo che fotograficamente parlando rimane sempre molto difficile in quanto i film danno una connotazione precisa, purtroppo, della Terra di Mezzo, ma credo anche che ora che si è conclusa la saga sia arrivato il momento per proporre qualcosa in chiave personale ed è quello che sto facendo da un paio di mesi a questa parte. Sto studiando una mia idea sulla Terra di Mezzo da realizzare appunto in foto». Quando e come è avvenuto l’incontro con Ivan Cavini? «L’incontro con Ivan è stato fortuito e casuale se vogliamo, anche se alla casualità non credo proprio. Il nostro lavoro ci aveva avvicinato tanti anni fa, ci conoscevamo professionalmente ma non di persona. Nel 2012 a Lucca Comics ci incontrammo in mezzo a quel marasma di folla, lui con il suo stand di illustrazioni e poi un video del lavoro che stava facendo a Jenins per il Greisinger museum mi incuriosì più del dovuto. Da lì iniziammo a videochiamarci con l’idea di iniziare a collaborare ognuno con le proprie capacità lavorative, fortunatamente questo ha portato oltre che a tante esperienze professionali a una grande e bellissima amicizia». Hai fatto qualcosa di tolkieniano prima di iniziare a salire a Jenins? «No l’esperienza con il Greisinger Museum è stata la mia prima vera occasione di introdurre la fotografia nel mondo tolkieniano». Come si è svolto il tuo lavoro di fotografo ufficiale del museo Greisinger? Quante volte sei salito in Svizzera? Ci puoi indicare il periodo? «Dunque l’esperienza al Greisinger è stata una bellissima esperienza sia a livello professionale che umana. All’inizio quando conobbi Bernd Greisinger si era deciso di documentare il lavoro che stava svolgendo Ivan all’interno del museo per avere una sorta di archivio sul backstage e sui lavori veri e propri. Ovviamente vivendo una settimana a contatto con Cavini la mia documentazione diveniva sempre più approfondita e da fotografo mi sono trasformato in tuttofare, l’aiutante di Ivan che impastava la calce per le colonne di Gondor, che dava il colore alle fiamme del Balrog ecc ecc… per me questo era importante perché capendo a fondo il lavoro di Ivan riuscivo senza dubbio a realizzare un reportage ancora più autentico e veritiero. In ultimo mi sono occupato delle illuminazioni principali delle stanze, diciamo il lavoro da direttore della fotografia nel cinema, colui che prende le decisioni per quanto riguarda le illuminazioni e le luci che rappresentano in un museo ambientato come il GM il vero punto di forza. In Svizzera complessivamente sarò salito una decina di volte, nelle quali il più delle volte la mia permanenza durava una settimana e il periodo nel quale ci ho lavorato è stato dall’ottobre 2012 al marzo 2014, diciamo assiduamente. Il mio ruolo di fotografo ufficiale ovviamente terminati I lavori e l’inaugurazioni è diminuito ma sono sempre a disposizione nel momento di eventi particolari». Dopo il museo hai svolto altri lavori a tema tolkieniano? «Dato che il reportage nel museo è terminato, ho allestito anche una mostra di due parti (colori e bianco e nero) e sono uscito con il volume insieme ad Ivan tempo fa iniziai a prendere in considerazione di studiare i luoghi della nostra Italia per poter fare un viaggio geografico nella terra di mezzo utilizzando elementi della nostra nazione che si possono ricollegare agli scritti di Tolkien, un lavoro che sto iniziando a fare con l’AIST stesso, occorrerà tempo ma ci prenderemo tutto il tempo possibile per realizzare un buon progetto. In ultimo dopo le parole di Montanini sul fatto che con la chiusura della saga cinematografica forse è arrivato il momento di riprendere il testo e riinventare I personaggi sto anche io lavorando su un progetto di ritratti». Come è nata l’idea del libro Middle Artbook, che verrà presentato sabato 16 maggio alle ore 16. Quanto vi ha coinvolto? «L’idea nacque per scherzo a Lucca Comics durante la mostra che allestì il Greisinger Museum al teatro del Giglio, eravamo con Ivan in un momento di pausa e tra una chiacchera e l’altra venì fuori una battuta: “Perché non unire il mio lavoro di fotografo al tuo di creativo e artista? Perché invece di fare il solito libro d’arte non lo facciamo uno anche fotografico che racconti le tue giornate e le tue opere attraverso le immagini?”. Da quell’idea sono passati quasi due anni e rimango più che soddisfatto del risultato». Perché hai deciso di unirti all’ArsT? Cosa hai fatto da allora? «Ho deciso di unirmi all’ArsT (poi divenuta AisT) perché mi sono sentito a casa sin dai primi incontri, credo molto nell’empatia iniziale con le persone e far parte di un movimento con alla base una passione per uno scrittore è una cosa meravigliosa. Si possono realizzare moltissime cose ed è proprio tutto ciò che mi ha spinto ad unirmi a questo meraviglioso gruppo. Non mi ritengo un grande esparto tolkieniano, mi ritengo un grande appassionato ma il calore del gruppo mi rendono fiero di aver preso la decisione di farci parte. Da quando mi sono iscritto ho avuto la fortuna di allestire una mostra a Viterbo, partecipare ai Tolkien Day, vivere la fondazione dell’AisT in quel di Fantastika e passare delle bellissime giornate a Lucca Comics con lo stand quindi ben venga questo 2015 ricco di eventi e momenti da passare insieme». Stai lavorando a qualche altro progetto che puoi rivelarci? «Il mio lavoro di fotografo mi porta sempre a mettermi in gioco con avventure piu o meno grandi (un po’ come Bilbo) e spero che questo 2015 sia fruttuoso. Ho un grande reportage in ballo fuori dall’Europa con il quale ci sto lavorando da un anno buono come preparazione, e anche questo lo dividerò con il mio compagno di viaggio Ivan, poi ho altri due reportage da seguire nella mia regione molto sociali quindi spero che questo seminare porti frutti ben sperati». Per te cosa significa la Terra di Mezzo? «Significa evadere dalla quotidianetà fatta di corse e sofferenze per rifugiarsi in un mondo fantastico… un mondo raggiungibile con la sola forza della fantasia!». Abbiamo saputo che a Fantastika quest’anno ci sarà un personaggio famoso che conosci? Sai dirci qualcosa di lui? «Si è vero, abbiamo la fortuna di assistere allo spettacolo di Nicola Pesaresi, ventriloquo semifinalista di Italia’s got Talent, un vero e proprio portento. Con lui ci collaborò su diversi progetti che impegnano anche le mie immagini e vi assicuro che abbiamo l’onore di avere uno dei migliori ventriloqui a livello nazionale che porterà senza dubbio I suoi numerosi amici per la gioia di bambini e grandi, e perché no forse avremo anche una sopresa a livello tolkieniano, chissà… vedremo!».
A settembre avevamo già parlato della nascita di una nuova Società Tolkieniana in Svizzera chiamata Seryn Ennor (in sindarin significa «Amici della Terra di Mezzo» oppure «amanti» o «fan»). Avevamo annunciato la loro prima assemblea, e i nomi del presidente, del tesoriere e del segretario (rispettivamente Bernd Greisinger, Tanja Pfiffner e Thomas Honegger). La Società era nata con l’intenzione di essere un centro di interesse per gli appassionati tolkieniani delle zone limitrofe a Jenins in Svizzera, sede del Greisinger museum; ed ecco infatti che si annuncia il primo evento artistico organizzato da Seryn Ennor. Il titolo sarà Hud Maeryn Minui («Prima assemblea degli artisti» in lingua Sindarin) e sarà una conferenza sugli artisti e illustratori della Terra di Mezzo. Tra gli artisti che saranno presenti ci sono Roger Garland, primo illustratore inglese dei libri di Tolkien, Philippe Munch, illustratore dell’edizione del Signore degli Anelli in Francia e l’illustratore tedesco Poul Dohle, nuovo volto tedesco nella scena della Terra di Mezzo. Altri artisti stanno per dare conferma della loro partecipazione ma siamo comunque già in fibrillazione per i nomi dei partecipanti. La conferenza avrà luogo dal 24 al 26 aprile 2015 a Jenins, sede della Seryn Ennor. Il programma sarà disponibile a breve sul sito della Società Tolkieniana Svizzera e l’iscrizione al convegno potrà essere effettuata, seguendo il link, sempre sul sito di Seryn Ennor.
Tre artisti per un autore
Roger Garland illustra Tolkien da quasi 20 anni. È un illustratore inglese molto noto, venuto recentemente in Italia alla mostra organizzata nel settembre 2014 alla XXI edizione della Hobbiton al Castello di Barletta. Il suo stile è spesso molto “fantasy”, con colori forti e linee definite. «Sono contento di aver illustrato il mondo di Tolkien prima dei film di Peter Jackson, perché sono sicuro che da ollora in poi tutti sono influenzati da quell’interpretazione», ha raccontato Garland. Gestisce anche una galleria che presenta una grande collezione di Tolkien arte. Dal suo sito web: «Permanentemente in mostra è la raccolta Tolkien, oltre 70 dipinti e disegni commissionati dagli editori originali per molti dei libri di J.R.R. Tolkien». Nato nel 1950, dopo aver frequentato i College di Arte e Design di Plymouth e Wolverhampton, dove ha conseguito la laurea in Graphic Design. Ha insegnato arte per dieci anni in Cornovaglia e durante quel periodo inizia la carriera come illustratore. Nel 1989 ha aperto con la moglie una galleria a Lakeside in Cornovaglia, nel 1991 si è ampliato per includere la pubblicazione di libri d’arte e un sito web per gli acquisti dall’estero. Oggi possiedono una seconda galleria in riva al lago a Plymouth. Garland ha illustrato le copertine per i Racconti incompiuti, Il Cacciatore di Draghi, Le avventure di Tom Bombadil e Il Fabbro di Wootton Major e ha realizzato un calendario su Tolkien sia 1984 sia nel 1989. Quando ha iniziato a illustrare Tolkien, Garland si sentiva abbastanza sicuro come artista per disegnare immagini che vedeva nella sua mente, ma è avvenuto dopo anni di studio vecchi maestri. Le sue principali influenze come artista sono i preraffaelliti e simbolisti francesi. Garland si è ispirato anche dalla sua vita in campagna: «Vivere in Cornovaglia vicino a Tintagel, sede di Re Artù, e in una regione così ricca di mitologia fa letteralmente infiammare la mia immaginazione».
Il Signore degli Anelli per i giovani francesi
Nato a Colmar nel 1959, Philippe Munch vive a Strasburgo. Da sempre appassionato di disegno e di libri, che naturalmente lo ha portato ai fumetti. Dopo le prime esperienze lavorative nello studio di Claude Lapointe e il debutto professionale nel mondo dei fumetti, si rivolge alle illustrazioni a partire dal 1984. Ha pubblicato con i maggiori editori d’oltralpe: Gallimard, Casterman, Nathan, Hachette, Albin Michel. Munch ha illustrato le opere di Jules Verne, H.G. Wells, Conan Doyle, Jack London e Hector Malot. Nel campo della fantascienza e del fantasy – il suo genere preferito – ha illustrato Il Signore degli Anelli di Tolkien (Gallimard), Les aventures de Kerri et Megane di Kim Aldany (Nathan) Le Maître de Juventa di Robert Belfiore (Hachette Jeunesse), le cycle de La Moïra di Henry Loevenbruck (Bragelonne) e Rougemuraille di Brian Jacques (Mango), le cui sontuose copertine hanno ampiamente contribuito al successo della serie. Le sue illustrazioni sulle opere di Tolkien non sono molto numerose, ma includono sei disegni a china del Signore degli Anelli, le prime in stile realistico sul volume. È l’illustratore cui la Folio Junior commissionò le copertine dei tre volumi pubblicati dalla casa editrice francese. Le tre immagini hanno un’ottica diversa dal solito, ad esempio includendo con i Nazgûl con i mantelli rossi. Molti lettori giovani francesi conobbero l’autore inglese con queste edizioni per ragazzi e ne furono influenzati. «Ma se i mondi immaginari mi affascinano – dice Philippe Munch – sono comunque appassionato di un pianeta in particolare, la Terra, che sto cercando di scoprire nei molti viaggi che ho fatto con mia moglie e mio figlio».
Poul Dohle: un “nuovo” volto dalla Germania
Helmut Dohle (“Poul” per gli amici), nato nel 1961, è un pittore e illustratore. Dopo la scuola, il tirocinio e vari impieghi, ha lavorato per anni come corniciaio in una galleria d’arte. Durante questo periodo ha sviluppato da autodidatta varie tecniche per l’llustrazione. Dal 2005 lavora come illustratore freelance, avendo firmato molte opere per ragazzi, come Pirati! Il giornale di bordo di Francesco Basilio Willcox e moltissime altre. Ora vive con la famiglia a Münster (Renania Settentrionale-Vestfalia) in Germania. Dohle illustra e dipinge tematiche legate al folclore e al mondo fantastico. Fate, maghi, nani, folletti, piccoli draghi e streghe sono i suoi soggetti preferiti. Le sue tecniche variano dalla matita alla pittura ad olio, con una predilezione per la pittura illustrativo sono le sue principali motivazioni dell’uomo e del suo volto. Il mondo di creature fantastiche e delle creature mitiche ha particolare presa su di lui. «È come se mi guardassero negli occhi direttamente dalla tela e facessero appello per raccontare la loro storia», spiega l’artista. Molte sue opere presentano degli autoritratti immaginari, anche della propria anima, sempre con tematiche fiabesche. «Mi piacciono i corvi anche a causa del mio [Dohle in tedesco significa anche “Taccola”, un uccello appartenente al gruppo dei corvidi diffuso in Europa, Asia e Africe del nord] e mi sento molto vicino a loro». È impegnato a tempo perso in una grande «Historae Animalium» che si ispira alle opere di Tony DiTerlizzi; anche se non è detto che la finirà mai! Quasi tutti i ritratti da lui realizzati sulle opere di Tolkien sono state “ispirate” (per non dire “pressate”!) da Bernd e Wolfgang Greisinger. Particolarmente, affezionato al suo Saruman, che descrive come «nella mia interpretazione, Saruman è un uomo molto seducente e, infine, distrutto nel suo animo profondo. Dopo le prime frasi che lo descrivono, potevo già immaginare questo grande stregone con gli occhi della mia mente e continuando a leggere non l’ho più dimenticato». Tra i suoi tanti ritratti a tema tolkieniano, tutti datati a partire dal 2012, figurano Tom Bombadil e Baccador, Saruman, Radagast, Barbalbero, Gandalf e Frodo, Grima Vermilinguo, diversi Nazgûl, Spettri dei Tumuli e Orchi della Mano Bianca. Qui sotto una galleria d’immagini a lui dedicata.
Dal 24 gennaio al 22 marzo, presso lo WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano sarà ospitata una grande mostra dedicata alla saga del Signore degli Anelli. Si chiama La Magia dell’Anello, ma non è la riedizione dell’esposizione con lo stesso nome fatta dagli stessi enti, tenuta dall’8 dicembre 2013 al 19 gennaio 2014 al cinema Arcadia di Melzo. Il suo autore, J.R.R. Tolkien, avrà molto più spazio, ma diverse altre sezioni saranno dedicate anche alle trasposizioni cinematografiche di Peter Jackson, alle opere di grandi illustratori internazionali, alle parodie, al collezionismo e alle altre declinazioni della passione per la Terra di Mezzo.
L’esposizione
Grazie alla collaborazione della Società Tolkeniana Italiana, DAMA Collection, Greisinger Museum (il museo svizzero dedicato alla Terra di Mezzo, di cui abbiamo parlato qui) e Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico, la mostra presenterà una panoramica della vita dello scrittore inglese e di quasi tutti gli illustratori che si sono occupati della sua opera, con intermezzi legati alle altre arti come il cinema, la fotografia e i videogiochi. Tra gli artisti, ci saranno riproduzioni su tela, prove d’artista e diversi originali, in parte anche pubblicati, di Alan Lee, Ted Nasmith, David Wenzel, Stephen Hickman, i fratelli Hildebrandt, Tim Kirk, Angus McBride, Donato Giancola, Cor Blok, Chris Achilleos, Roger Garland, Rob Alexander, Jacek Kopalski e tanti altri. Grazie alla gentilezza dell’artista Angelo Montanini (di cui abbiamo parlato qui) si potrà ammirare un nuovo splendido originale dell’Unico Anello ispirato a quello utilizzato per la carta collezionabile ed ancora oggi considerata tra le più rare tra quelle pubblicate (di cui abbiamo parlato qui). L’anello è stato utilizzato anche per realizzare il manifesto della mostra. Si potranno anche ammirare tutti gli originali del gioco di carte del Signore degli Anelli edito dalla I.C.E. negli Usa nel 1986, dopo la loro esposizione per la prima volta a FantastikA 2014. Del mazzo sono anche famose tutte le carte dedicate ai Nani che Bilbo accompagna nel suo viaggio verso la Montagna Solitaria. Una sezione a parte è dedicata agli artisti contemporanei: saranno esposte le opere di autori come Jef Murray, Ruth Lacon, Stefano Baldo, Diego Iaconfcic (che esporrà un suo Ent, come si può vedere qui a fianco). Dopo il successo della mostra a FantastikA 2014, richiesti a gran voce praticamente tutti gli artisti presenti a Dozza nel settembre scorso: oltre a Montanini e a Maria Distefano, un cui quadro giungerà direttamente dalla collezione del Greisinger Museum, saranno presenti almeno due opere di Ivan Cavini (la maquette di Barbalbero e la matita Gandalf e il Balrog) e i due esordienti rivelazione della mostra curata dall’Associazione italiana studi Tolkieniani: Fabio Leone, che esporrà l’opera Ulmo appears before Tuor e Andrea Piparo, socio della nostra Associazione, con le due opere Lo Spettro dei Tumuli e Il Flagello di Isildur. Le diverse sezioni avranno degli intermezzi: uno sarà dedicato al cinema, con 6 fotogrammi originali del lungometraggio di animazione Il Signore degli Anelli (1978) di Ralph Bakshi; un’altro intermezzo vedrà edizioni originali dei libri di Tolkien, provenienti tutti dalla collezione del Greisinger Museum: tra gli altri, anche un’edizione autografa del 1962 delle Avventure di Tom Bombadil (di cui è stata pubblicata da poco una nuova edizione). Tornano di nuovo in Italia, dopo la splendida mostra al Museo Stibbert di Firenze, che nel 2006 le ospitò per la prima volta, le tavole originali realizzate da Sua Maestà la Regina Margherita II di Danimarca nel 1977 per illustrare la prima edizione danese de Il Signore degli Anelli. Presenti anche le illustrazioni di Piero Crida per le copertine dei tre volumi del Il Signore degli Anelli, edizione Rusconi del 1974.
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È prevista per il 23 gennaio l’inaugurazione in anteprima per la stampa, a cui parteciperà anche il proprietario e direttore del museo svizzero, Bernd Greisinger. Il giorno dopo, il 24 gennaio alle ore 15, l’apertura al pubblico. Non è previsto alcun evento in quell’occasione. «Non so esattamente chi ci sarà, ma saranno sicuramente presenti i curatori della mostra, Riccardo Mazzoni, Ninni Dimichino e Davide Martini. Sarà un evento free, con forse la presenza di qualcun altro della Società Tolkeniana Italiana», riferisce il responsabile della comunicazione Enrico Ercoli. «Sono previsti per alcuni eventi nei fine settimana successivi: uno sarà dedicato ai giochi di ruolo, un altro ai film d’animazione…». La STI avrà anche uno spazio dedicato tutto suo, con un banchetto di libri, la presenza dell’artista Paola Ramella e il plastico che ricostruisce Minas Tirith e l’assedio con le miniature del wargame del Signore degli Anelli, realizzato da una associazione di Civitanova Marche. Ma la Magia dell’Anello non è solo una mostra. Per i fan, poi, tutta una serie di gadgets e memorabilia in esposizione, dalle tre statue (dalla collezione del Greisinger Museum) a grandezza naturale prodotte dalla WETA di Gollum, di un Uruk-hai e la testa del Balrog, a diversi modellini della Lego, alle parodie, ai giochi da tavolo, action figures, videogiochi, e ben otto riproduzioni dei costumi di scena delle trilogie di Peter jackson, soprattutto quelli delle protagoniste femminili, realizzati da Veerena Cosplay (si può vedere un modello qui a fianco). Coordinati poi dalla Società Tolkieniana Italiana e da Tolkien Italia Network (che è anche media partner, insieme a Radio Brea), sono previsti incontri con autori, traduttori, illustratori ed esperti di usanze hobbit. Non mancheranno combattimenti con la spada a cura della Compagnia dei Viaggiatori in Arme e confronti tra Darth Vader e Gandalf.Il prossimo 31 gennaio, alle ore 16 incontro con Angelo Montanini e, a seguire, Andrea Taverna, e Giuseppe Calzolari presenteranno il calendario 2015 della Società Tolkieniana Italiana con gli illustratori della Scuola del Fumetto di Milano. Nei giorni di sabato 14 e 21 febbraio, sempre alle ore 15.30, si terranno, infine, i corsi di calligrafia Tengwar di Roberto Fontana. È previsto per il primo marzo un contest riservato ai cosplay tolkieniani realizzato in collaborazione con Cosplay City e a Veerena Cosplay. Il presidente di Eldalie, Gianluca Comastri, curerà una presentazione sul ruolo delle lingue di Arda all’interno della narrazione e della concezione tolkieniana, evidenziandone la centralità. Le attività si concluderanno in uno degli ultimi due fine settimana, il 15 o il 22 marzo, con un evento tutto dedicato ai cosplay e ai banchetti delle associazioni.
Per maggiori informazioni: 02 49524744/45 – visita il sito – scrivi una e-mail Prezzi: ingresso a 5 euro (il ridotto a 3 euro) Orario mostra: da martedì a venerdì, ore 15.00-19.00; sabato e domenica, ore 15.00-20.00.
Il Festival Fantastika di Dozza (Bologna) si avvicina ed è bene conoscere meglio una delle guest star della manifestazione. Per i nostri lettori, ecco allora in esclusiva un’intervista a Thomas Honegger. Professore presso il dipartimento di Studi Inglesi dell’Università Friedrich Schiller di Jena, in Germania, è uno specialista nel periodo medievale. Tra i suoi interessi, si possono trovare anche le opere di J.R.R. Tolkien, su cui ha ampiamente dedicato studi e pubblicazioni. Nato a Zurigo, ma naturalizzato tedesco, è in realtà un gigante degli studi tolkieniani: è curatore di quasi tutti i volumi della collana Cormarë Series della casa editrice Walking Tree e membro del comitato scientifico di Hither Shore, rivista letteraria della Tolkien Society tedesca. Non si contano i suoi studi e saggi e le sue partecipazioni ai convegni internazionali su Tolkien ed è il “motore” dei convegni annuali su Tolkien dell’università di Jena. Insomma, dopo Tom Shippey e Verlyn Flieger, a buon diritto Honegger è uno dei maggiori studiosi al mondo di Tolkien. È, inoltre, appena divenuto neo-segretario della nascente Tolkien Society svizzera (Seryn Ennor), che ha il suo centro a Jenins, sede del Greisinger Museum, tutto dedicato alla Terra di Mezzo. Il 28 settembre a Fantastika terrà una conferenza dal titolo «I draghi nelle opere di J.R.R Tolkien».
L’intervista
Professor Honegger, cosa l’ha attratta all’inizio delle opere di Tolkien? «Il mio approccio iniziale a Tolkien è stato quello da “collega medievalista” e molte delle mie pubblicazioni accademiche riguardano le sue fonti e ispirazioni. Tuttavia, quello che ho anche trovato è che l’opera dello scrittore inglese apre vie impreviste verso una vasta gamma di tematiche – dal viaggio nel tempo alla botanica. Così sono rimasto un po’ sorpreso quando un giornalista mi ha chiesto cosa avrei fatto in futuro dopo che avevo “fatto con Tolkien”?! Con lui non si finisce mai! La pubblicazione del suo poema allitterativo The Fall of Arthur, per esempio, terrà occupati i medievalisti per qualche tempo, per non parlare delle migliaia di pagine di note e testi accademici custoditi nella Bodleian Library di Oxford, che sono di scarso interesse per la critica letteraria, ma di grande valore per i medievalisti».
Tolkien stesso ha pubblicato numerosi saggi accademici. Lei usa queste sue opere nei seminari e nelle conferenze? Sono scritti ancora validi per i medievalisti? «Naturalmente, il tempo passa per tutti e gli orientamenti della disciplina seguono la loro strada. Ma sono ancora validissimi il suo lavoro sul Beowulf e le sue lezioni su altri argomenti (i saggi Sulle Fiabe, Inglese e gallese, Un vizio segreto). Li uso regolarmente, come uso le sue traduzioni molto accurate e leggibili di Sir Gawain and the Green Knight, Sir Orfeo e Pearl. A lezione, ho usato anche l’edizione del Sir Gawain da lui curata insieme a E.V. Gordon».
Cosa l’affascina di più dei lavori di Tolkien? Ci sono contatti tra il suo studio e la sua produzione artistica? «Bella domanda! I contatti sono talmente tanti che non posso nemmeno enumerarli. Molto del lavoro accademico del professore si è riversato nelle sue opere di fantasia. Tra le cose che preferisco di più, che sono poi due punti di contatto fondamentali, ci sono il suo stile nel Signore degli Anelli e la profondità delle sue allusioni e riferimenti intertestuali al Beowulf. Per questo, si può leggere quel che ne ha scritto Shippey…».
Lei è un professore universitario: pensa che il mondo accademico stia cominciando ad accettare questo tipo di letteratura come qualcosa che vale la pena studiare? «Studiare Tolkien è accettato o meno come studiare altri argomenti non canonici (ad esempio, i vampiri). La svolta negli studi di Tolkien è venuto con la nascita di riviste accademiche peer-reviewed e pubblicazioni di libri, in particolare i Tolkien Studies (della University of West Virginia Press) e le Cormarë Series della nostra casa editrice Walking Tree Publishers. Io (e molti altri studiosi di Tolkien) ho pubblicato anche in altre riviste accademiche o raccolte di saggi e supervisiono tesi e dottorati su argomenti correlate a Tolkien. In tal modo Tolkien è un autore “sotto i riflettori” seppur non ancora “canonico”».
Passiamo ai film di Peter Jackson. Qual è la sua opinione riguardo l’adattamento dello Hobbit? Ha mantenuto lo spirito del romanzo di Tolkien?«Ho apprezzato molto i film, la seconda volta più della prima volta. Anche se Peter Jackson rimane spesso molto vicino al testo originale, ovviamente il fatto di realizzare tre film è più vicino nello spirito alla sua trilogia sul Signore degli Anelli che alla fiaba dello Hobbit. Mi sarebbe piaciuto un film di tre ore per ragazzi che seguisse la trama e lo spirito del libro, ma sono altrettanto felice nel vedere questa trilogia epica di Jackson, che ha trasformato l’originale in qualcosa di molto diverso. Tolkien stesso aveva in programma di riscrivere Lo Hobbit, al fine di trasformarlo in un prequel del Signore degli Anelli, ma non è mai riuscito a farlo (forse è una fortuna così). Quindi, una volta accettato il fatto che Jackson non ha mantenuto lo spirito del romanzo di Tolkien (per ragioni di “compatibilità”) si possono giudicare i suoi film in maniera più equa per quello che sono: film ispirati da un testo, ma non “traduzioni” del libro in immagini».
È giusto, in ogni caso, giudicare un film per la sua fedeltà al lavoro letterario su cui si basa? «Certamente, ma non in questo caso. Dal momento che Jackson ovviamente non ha tradotto una fiaba di 280 pagine in una pellicola di 3 ore per ragazzi, si farebbe torto sia il libro che al film, indipendentemente da quello che dicono Jackson o dei suoi collaboratori. Il caso è stato un po’ diverso con Il Signore degli Anelli, dove abbiamo tre volumi epici trasformati in tre film epici. In questo caso, penso sia giusto fare il confronto. Per ulteriori approfondimenti vi consiglio l’articolo di Vincent Ferré “Tolkien, our Judge of Peter Jackson”, in cui si analizza il parere che Tolkien aveva sul cinema e sull’adattabilità del Signore degli Anelli, come espresso nelle sue lettere, quindi si confrontano i criteri e il giudizio dello scrittore con la story-line sottopostagli nel 1957-1958, con i film di Ralph Bakshi del 1978 e “La Compagnia dell’Anello” di Jackson del 2001».
Torniamo all’autore. Negli ultimi anni, sono stati pubblicati diversi nuovi libri di Tolkien non riguardano più la Terra di Mezzo. Si tratta di quella che è stata chiamata dagli studiosi la «filologia creativa» del professore di Oxford. Si tratta di La leggenda di Sigurd e Gudrùn, poema ispirato alle saghe norrene, The Fall of Arthur, ispirato al mito di Re Artù, e Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm, che approfondisce il poema in antico inglese The Battle of Maldon. Aldilà dello studio di queste opere in sé, cosa pensa possano aggiungere alla conoscenza e allo studio della Terra di Mezzo?«Queste ultime opere sono importanti per conoscere il lavoro e lo stile di Tolkien. Si può capire molto di cosa pensava su determinati temi e su come funzionava il suo processo creativo. Sicuramente, si è aperto un nuovo campo di studio, come giustamente già evidenziato da Tom Shippey nei suoi libri. Ma un riflesso di queste opere si può trovare anche nei romanzi più noti dello scrittore. Ci sono tematiche che Tolkien volle approfondire per comprendere le lingue e i poemi medievali che insegnava all’università. Molti studiosi si dedicano a nuove traduzioni per riprendere la mano con le lingue scomparse. Lui volle espandere questi poemi con la sua vena creativa, la stessa vena che poi lo portò allo Hobbit e al Signore degli Anelli. Volete un esempio? Si può cogliere l’influenza sulla sua idea di regalità. Tolkien approfondì molto questa tematica e si va ben oltre la nostalgia per la “nobiltà di sangue” proposta da alcuni meri divulgatori».
Gli studiosi più esperti hanno, infatti, già iniziato ad analizzarla: Verlyn Flieger ne ha già parlato in due occasioni. È un tema molto più ampio che tocca l’aspetto mitologico delle sue creazioni e può essere ampliato a tutta la disciplina. Lei stesso se ne è occupato in passato, ad esempio già al convegno in Francia nel 2012. «Sì, esatto. Tolkien ha detto una volta la sua risposta immediata alla lettura di una storia medievale era quello di voler scrivere una storia simile. Lui l’ha fatto. Tre volte. Oltre agli esempi citati, pensiamo anche alla Storia di Kullervo venuta dal poema finlandese Kalevala e poi confluita nel Silmarillion. Ci leggiamo queste opere nel contesto della sua particolare tradizione letteraria per esplorare come Tolkien si inserisce, altera o può estendere il materiale mitico, da Omero in poi. Il tema della regalità è anche cruciale per capire molte differenze tra i membri degli Inklings. Diversamente da C.S. Lewis e Charles Williams, in Tolkien la regalità riassume e amplia i concetti provenienti dalle fiabe, dalla storia e dall’ascendenza divina. La sua migliore descrizione si trova nelle frasi di Faramir nel momento dell’incoronazione di Aragorn (Lotr III.5, p. 967) ed è erede di una tradizione storica che dal Medioevo giunge fino ai giorni nostri. Le ultime opere su Beowulf, Sigurd e Artù non fanno che confermare la distanza da Lewis. È sufficiente leggere l’ultimo La Caduta di Artù per capire che si parla del re come un guerriero secolare che mira a restaurare l’unità dell’Impero molto lontano dal personaggio del ciclo del sacro Graal».
Il suo ruolo neo-segretario della Tolkien Society svizzera ha dato un’indirizzo professionale alle iniziative. Se non sbaglio si parla di due eventi annuali? «L’incontro che si è tenuto a inizio settembre è stato per lo più organizzativo. Per me è stata anche l’occasione per preparare la mia conferenza su draghi che terrò a Fantastika. C’erano molte persone provenienti da tutta la Svizzera e ci siamo strutturati in molti sottogruppi, le varie “famiglie locali”. Con Bernd Greisinger e gli altri soci si è deciso che i due eventi annuali al Greisinger museum saranno tematici: in aprile, ogni anno, inviteremo gli artisti per workshop e laboratori, per poi pubblicare anche un calendario; in settembre, il convegno con autori e studiosi di fama internazionale. È un progetto ambizioso, ma credo che riusciremo a realizzarlo».
Avete molti progetti in corso con la Walking Tree Publishers? «Quest’anno abbiamo già pubblicato parecchio, quattro libri di saggistica tolkieniana tra cui il “vostro” Tolkien and Philosophy. Entro la fine dell’anno volevamo dare alle stampe, però, un altro paio di volumi. Stiamo ancora definendo le date di uscita, ne saprete di più per Fantastika a Dozza. Poi, c’è il nostro Call for paper “Humour in and around the Works of J.R.R. Tolkien” che è in dirittura di arrivo, dopo che i saggi sono stati consegnati a marzo: ne sono giunti molti validi. Insomma, i progetti sono moltissimi e siamo impegnati su più fronti contemporaneamente. A ottobre ricomincerà anche l’università: e sicuramente nel mio corso Tolkien non mancherà!».
Il programma di Fantastika a Dozza (Bo) dal 27 al 28 settembre 2014 (mostre fino al 5/10):
SITO UFFICIALE
– Vai alla Pagina Facebook di Fantastika
Interview de Thomas Honegger par l’équipe de Tolkiendil à l’occasion de sa conférence “Arthur – Aragorn – Ransom: Concepts of Kingship in the Works of Three Inklings” au colloque Tolkien et les Inklings à Cerisy, en juillet 2012 (c) Tolkiendil
Dopo un anno di gestazione nasce una nuova società tolkieniana. Ma dal futuro di tutto rispetto. Il primo fine settimana di settembre nascerà ufficialmente la Società tolkieniana svizzera. Promotore dell’iniziativa è Bernd Greisinger (nella foto sotto con il direttore creativo del museo Ivan Cavini e il fotografo ufficiale Alessio Vissani), che nel primo anniversario dell’apertura del Greisinger museum di Jenins, ha voluto festeggiare l’evento con questo nuovo soggetto che si pone come obiettivo quello di riunire gli smial tolkieniani sparsi per tutta la Svizzera e patrocinare eventi e manifestazioni per gli amanti di J.R.R. Tolkien. Una riunione preliminare si era svolta già l’8 settembre 2013, a conclusione della festa a Jenins.
Un nome, un programma
In realtà il nome ufficiale della nuova associazione è Seryn Ennor, che in sindarin significa «Amici della Terra di Mezzo» (oppure “amanti” o “fan”). Questo è dovuto al fatto che una Società tolkieniana svizzera esiste già. La Eredain, o Schweizerische Gesellschaft Tolkien, era stata fondata il 25 marzo 1986 e si è sciolta nell’estate del 2006. Nel 1996, alcuni suoi membri fondarono la casa editrice Walking Tree, che esiste ancora ed è una delle case editrici più importanti al mondo per la saggistica tolkieniana. La società è stata costituita in Smial secondo i principi della Tolkien Society inglese. Nella sua forma attuale sembra rimasto attivo solo lo Smial del Canton Ticino (di lingua italiana), gemellato da anni con l’associazione Eldalie, ma il cui sito non è più aggiornato dal 2009. Il suo segretario di allora, Federico Iseppi, è tra gli aderenti al nuovo progetto. È quindi possibile ipotizzare che anche i membri dell smial del Canton Ticino vorranno partecipare alla nuova società. Seryn Ennor è intesa come una società per gli appassionati di Tolkien in Svizzera, nei paesi vicini e quelli che vogliono avere un collegamento dal resto del mondo. L’obiettivo è quello di organizzare eventi in tutta la Svizzera, ma l’epicentro è basato sul Greisinger museum in Jenins, nel canton Grigioni. Aderendo all’associazione si avrà la possibilità di ricevere aggiornamenti regolari tramite una newsletter, avere tariffe ridotte per la partecipazione agli eventi della Seryn Ennor e avere l’ingresso ridotto al Greisinger Museum.
L’evento annuale
Proprio per festeggiare un anno dalla nascita del museo e la fondazione della nuova società svizzera il 6 e 7 settembre 2014 si terrà la riunione inaugurale, dal titolo Hûd Minui, che in sindarin significa «Prima assemblea». I membri di Seryn Ennor si incontreranno per la prima volta e avranno diverse questioni da affrontare: presentare il Comitato organizzatore e la sede di Jenins; istituire i diversi gruppi locali (cioè gli smials) e determinare gli organizzatori di ognuno di essi; presentare proposte per conferenze, presentazioni e workshop: A questo si aggiunge naturalmente la conoscenza reciproca. Al momento, il presidente è Bernd Greisinger, il vicepresidente Wolfgang Greisinger, la tesoriere Tanja Pfiffner e il segretario Thomas Honegger. Ogni partecipante sarà responsabile del proprio alloggio (ci sono molte di opportunità in zona). Per partecipare ai pasti del sabato (pranzo, merenda e cena) è previsto un biglietto di 40 franchi svizzeri, 25 per i bambini sotto i 12 anni (rispettivamente circa 33 e 20 euro). Le bevande analcoliche (acqua minerale, bibite, caffè, tè, ecc.) e bevande alcoliche saranno forniti a buon mercato. I partecipanti possono anche portare da sé cibo e bevande. Ecco il programma dell’evento:
Sabato 6 settembre 2014
10:00-12:00: Benvenuto e apertura ufficiale da parte del Comitato; Informazioni, idee, progetti, organizzazione della società
12:00 Pranzo
14:00. alle 19:00: conferenze, presentazioni, workshop (in varie lingue)
Nel pomeriggio, saranno offerti dolci e bevande (merenda)
19.00 Cena
21:00 – tarda serata: socializzazione tra i membri
Domenica 7 settembre 2014
10:00-12:00: conferenze, presentazioni, workshop
12:00-13:00: Conclusione, resoconti e interventi finali
Viaggia a tutto regime il Greisinger Museum dedicato alla Terra di Mezzo di Jenins in Svizzera. Sul nostro sito, abbiamo riportato la costruzione, la fine dei lavori, abbiamo raccontato l’inaugurazione a cui siamo stati invitati e l’apertura al pubblico ad ottobre. Ora torniano sull’argomento per raccontarne una novità. «Dagli inizi di ottobre, Jenins è un luogo di pellegrinaggio per gli appassionati lettori del mondo di J.J.R. Tolkien, a cui appartengono Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit», dice Bernd Greisinger, il fondatore del museo Greisinger. «Finora il nostro museo ha attirato circa mille visitatori». Subito dopo l’apertura ufficiale del 4 ottobre, «abbiamo avuto visitatori da tutto il mondo. Ora, invece, la maggior parte dei visitatori provengono dalle regioni più vicine», racconta Greisinger, cui sembra non dispiacere che non ci sia più la folla dei primi momenti. «Soprattutto all’inizio, nei giorni successivi all’apertura del museo, tutto doveva essere molto organizzato, mentre alcune sezioni dovevano ancora essere arredate al meglio. Quindi, è un bene che il flusso si sia un po’ calmato, perché abbiamo potuto dare gli ultimi ritocchi. E ora l’organizzazione sta funzionando a pieno regime». Le prospettive per il Museo Greisinger sono buone: a dicembre, con l’uscita della seconda parte della trilogia di Peter Jackson dedicata allo Hobbit, «il flusso di visitatori si è fatto molto più grande», riferisce Greisinger.
Ampliato il museo
Il museo è stato anche ampliato. Il 29 novembre, dopo trenta ore circa di lavoro, è stata ultimata una nuova sezione all’interno del Greisinger Museum: la caverna di Gollum. «L’idea della caverna di Gollum era sorta già nel 2009», racconta il direttore creativo Ivan Cavini, «quando, dopo aver realizzato il modello in scala del museo, mi ero accorto di uno spazio inutilizzato di 4 metri quadrati circa, all’interno del tunnel, sotto la scala degli Argonath». «Abbiamo appena ultimato la costruzione della Grotta di Gollum», chiosa il presidente. «E – aggiunge – questa non sarà l’ultima espansione della Terra di Mezzo a Jenins!». «Gollum si trova ora nella sua caverna, che sembra molto grande… Ivan ha fatto di nuovo un lavoro spettacolare! Gli ospiti che verranno a visitare il museo, potranno vivere in esclusiva la nuova sensazione di vivere nella caverna di Gollum». Lo stesso Greisinger si è occupato di creare una zona delimitata all’interno della caverna. Anche se la superficie occupata è limitata e non vi si può accedere direttamente, questo permette al pubblico di ammirare da vicino il diorama. «Ci sono riuscito, sfruttando al massimo alcuni trucchi di prospettiva», spiega Cavini. «Spero di esser
riuscito a dare l’impressione di profondità e di un giusto contesto narrativo. Volevo far percepire la presenza dell’acqua, ma per mantenere un clima secco necessario a una perfetta conservazione delle opere pittoriche presenti nel tunnel, ho pensato di realizzare un effetto speciale, che simula la presenza di acqua, attraverso il rumore e il riflesso della stessa sulle pareti della grotta». Durante la lavorazione era presente il fotografo ufficiale del museo, Alessio Vissani, che ha realizzato, racconta Cavini, «una splendida documentazione fotografica».
La statua di Gollum
Al centro della caverna, protagonista della sala, si erge su una roccia la statua di Gollum a grandezza naturale. Anche in questo caso si tratta di un’opera particolare. La statua di Gollum, a grandezza naturale, fa parte dell’edizione limitata ufficiale rilasciata dalla casa di produzione cinematografica New Line ai tempi della trilogia del Signore degli Anelli, prodotta in soli 2500 pezzi, creati in maniera individuale uno diverso dagli altri, con tanto di targa numerata e certificato di autenticità. La statua ritrae con dettagli a dir poco impressionanti Gollum accovacciato su una sporgenza di roccia in una posa classica. Guardandola bene, sembra quasi di sentire la sua voce: «Ladri. Ladri. Quegli sporchi piccoli ladri. Dov’è? Dov’è? Ce l’hanno tolto, rubato. Il mio tesoro. Maledetti! Noi li odiamo! È nostro e lo vogliamo!». .
Dopo tanta attesa ha aperto le sue porte al pubblico il museo Greisinger! Abbiamo seguito fin dall’inizio la sua costruzione, l’allestimento, abbiamo intervistato il suo direttore creativo Ivan Cavini (che potete leggere qui) e poi siamo stati all’inaaugurazione facendo il reportage. Così, ora non possiamo che annunciare che da oggi è finalmente aperto l’unico museo al mondo dedicato alle opere di J.R.R. Tolkien e a chi ne è stato ispirato. Ecco tutti i dettagli per chi volesse fare una visita. L’Associazione romana studi Tolkieniani ha in programma una visita guidata speciale in primavera 2014, riservata ai proprio soci. Chiunque volesse avere maggiori informazioni può scrivere al nostro indirizzo mail.
Il museo di Jenins
Nel museo c’è la più grande collezione di opere pittoriche, disegni, libri, armi, merchandising e tutto quel che è stato realizzato o ispirato dalle opere del professor di Oxford. Il museo deve il suo nome a uno dei più importanti collezionisti del mondo di Tolkien, Bernd Greisinger, che è riuscito a realizzare il sogno di molti appassionati di Tolkien: una vera e propria casa hobbit nel proprio cortile. Ma ad accogliere i visitatori ci saranno altri 300 metri quadrati di ambienti a tema, 6 sculture alte fino a sette metri (le cosiddette «big-ature lifesize»), ben 600 dipinti originali di oltre 100 artisti (tra cui Alan Lee, Ted Nasmith, Roger Garland, i fratelli Hildebrandt e molti altri), 3000 libri, un cinema con schermo ad alta definizione, e molto altro ancora sul mondo immaginario dell’autore del Signore degli Anelli. Un luogo a metà tra la cultura e l’intrattenimento, voluta e creata da appassionati della Terra di Mezzo per gli appassionati della Terra di Mezzo. Insieme al Creative DirectorIvan Cavini e all’Art DirectorDavide Martini, oltre ovviamente al sostegno di suo padre Wolfgang, Bernd Greisinger e la guida Enza Donatsch accoglieranno gli appassionati nelle diverse «experience rooms», con creature enormi in spazi espositivi tematizzati, per vivere l’esperienza di un viaggio nella Terra-di-mezzo. Nel momento in cui scriviamo, gli organizzatori ci hanno comunicato che già 125 italiani visiteranno il museo nei primi due fine settimana e ci fanno sapere che è meglio prenotare con almeno due settimane di anticipo!
Informazioni per la visita
«Il museo Greisinger si trova nella Svizzera orientale, a Jenins, uno dei 4 comuni che caratterizzano la “regione del vino” del Cantone dei Grigioni», recita la presentazione sul sito web ufficiale. Il museo Greisinger non ha orari di apertura ufficiali. Per visitarlo, è necessario acquistare un biglietto attraverso il sistema di prenotazione presente qui. Le visite guidate si svolgono in gruppi di massimo 20 persone. Ogni visita guidata consiste di 2 ore all’interno del museo, e sono previsti altri 15 minuti prima e dopo il tour. Le visite guidate sono condotte in tedesco, inglese, francese o italiano. Un biglietto costa 50 franchi svizzeri a persona (circa 40 euro), ma sono previste riduzioni per gruppi, studenti, famiglie e membri delle società tolkieniane. Ecco il dettaglio: l’ingresso per i gruppi costa 40 franchi svizzeri a persona (circa 32 euro). Gli studenti hanno uno sconto ancora superiore (30 franchi svizzeri, circa 24 euro), ma devono organizzare un gruppo a parte. Con gruppi misti si paga comunque 40 franchi svizzeri a persona. Le società tolkieniane hanno diritto allo sconto (40 franchi svizzeri a persona, circa 32 euro). Il costo è comprensivo dell’ingresso al museo e della visita guidata in italiano o altra lingua, se necessario.
Le guide divise per lingua:
1 – Bernd Greisinger: tedesco e inglese
2 – Wolfgang Greisinger: tedesco
3 – Enza Donatsch: inglese, francese e italiano
Orari delle visite guidate:
A – mattina: dalle 9:30 alle 11:30
B – primo pomeriggio: dalle 13:45 alle 15:45
C – tardo pomeriggio: dalle 16:00 alle 18:00
D – sera: dalle 19:30 alle 21:30
Riduzioni sul biglietto:
110 – studente, tirocinante: 30,00 CHF
120 – membro di una società tolkieniana: 40,00 CHF
130 – membro della Società svizzera della Terra-di-mezzo (MeV): 30,00 CHF
140 – visitatore di ritorno al museo: 30,00 CHF
Riduzioni per i gruppi
210 – famiglia (minimo 1 adulto e 1 bambino): 30,00 CHF a persona
220 – gruppo di adulti (4-7 persone): 45,00 CHF a persona
230 – gruppo di adulti (8-20 persone): 40,00 CHF a persona
240 – gruppo misto con minori / tirocinanti / alunni / studenti (compresi max 2 adulti accompagnatori, per un minimo di 8 persone..): 30,00 CHF a persona
Si prega di notare che al momento dell’ingresso i visitatori dovranno mostrare i documenti attestanti l’età, oppure le tessere delle università, istituto o società tolkieniana di appartenenza per beneficiare delle detrazioni sopra elencate. Chi non soddisfa le condizioni per le riduzioni o non può mostrare i documenti, dovrà pagare il prezzo normale d’ ingresso di 50,00 CHF (circa 40 euro). Le eventuali somme già versate online in precedenza, saranno accreditate sul conto da cui sono state emesse. .
GUARDA IL TRAILER UFFICIALE:
GUARDA LA CRONOGALLERY DELL’INAUGURAZIONE
Concerto di corno alpino
(foto di Alessio Vissani – GM)
La banda dei Goblin
(foto di Alessio Vissani – GM)
Preparativi per entrare
(foto di Alessio Vissani – GM)
Il discorso di Baseli Werth
(foto di Alessio Vissani – GM)
Bernd Greisinger taglia il nastro
(foto di Alessio Vissani – GM)
Finalmente si entra!
(foto di Alessio Vissani – GM)
Greisinger Museum: la casa di Bilbo
(foto di Alessio Vissani – GM)
Galleria con le carte collezionabili della ICE
(foto di Alessio Vissani – GM)
Musica con lo Hang svizzero
(foto di Alessio Vissani – GM)
Lo “staff italiano”: Claudio Sossai, Davide Martini, Ivan Cavini e Alessio Vissani
(foto di Alessio Vissani – GM)
Il presidente dell’ArsT con Ivan Cavini e Alessio Vissani
(foto di Alessio Vissani – GM)
I meravigliosi fuochi d’artificio
(foto di Alessio Vissani – GM)
Quasi duecento persone, ben undici nazioni presenti, rappresentanti di molte società tolkieniane, artisti, pittori e persino un nutrito gruppetto di Goblin musicanti. Sono questi i testimoni della cerimonia di apertura del Greisinger museum a Jenins, in Svizzera. Gli invitati in questo angolo del cantone dei Grigioni hanno avuto modo di visitare in anteprima assoluta il primo museo al mondo interamente dedicato alla Terra di Mezzo. È la più grande collezione di opere pittoriche, disegni, libri, armi, merchandising e tutto quel che è stato realizzato o ispirato alle opere di J.R.R. Tolkien. Dopo circa 7 anni di lavori, il Greisinger Museum è stato inaugurato e verrà aperto al pubblico il prossimo 1 ottobre 2013. C’era anche l’Arst e questo è il nostro resoconto.
La cerimonia d’apertura
«Dopo Heidi, questa è ora anche la casa di Tolkien». Così al taglio del nastro ha esordito Baseli Werth, il sindaco di Jenins e presidente della comunità montana, ricordando con orgoglio come Meienfeld sia il paese dove la scrittrice Johanna Spyri aveva la casa di vacanza dei nonni che poi è diventata la casa museo di Heidi. E l’auspicio che Jenins segua l’esempio del suo paese vicino è ben fondata, vista la partecipazione alla cerimonia. Da tutto il mondo vengono a visitare la casa di Heidi, lo stesso probabilmente accadrà per questa ricostruzione a grandezza naturale della casa di Bilbo Baggins, costruita in molti suoi dettagli, perfino nella pendenza del terreno. Prima di aprire la porta rotonda che dà accesso al museo, tutti i visitatori hanno dovuto infilare delle pattine trasparenti per proteggere il pavimento non ancora finito. L’aria di opera incompleta è stata palpabile, ma questo ha aggiunto alla visita un valore aggiunto visto che c’è ancora un mese all’apertura ufficiale e i dettagli da sistemare sono pochi. Per godere meglio della visita, i partecipanti sono stati divisi in numerosi gruppi: la comunità più numerosa (circa 30 presenze) erano proprio gli italiani, che hanno avuto due gruppi.
La visita al museo
«Il museo avrà rilevanza internazionale, non c’è nulla di simile in tutto il mondo», ha detto il fondatore Bernd Greisinger. E i numeri parlano già da soli: circa 400 metri quadrati di esposizione, oltre 600 dipinti originali di più di 100 artisti (tra cui Roger Garland, i fratelli Hildebrandt, Alan Lee, Ted Nasmith), 3000 libri, 7 anni di lavori e un costo di 2 milioni di euro. Tutto è iniziato da una semplice collezione. A un certo punto, Greisinger si è accorto che la sua passione aveva assunto proporzioni più grandi: «So che quando mi metto a raccogliere qualcosa, lo faccio in maniera completa. Poi mi sono accorto di avere oltre
400 scatole di oggetti, quadri o libri!». Così, l’ex imprenditore tedesco ha deciso di realizzare il suo sogno. «Sette anni fa, ho conosciuto Davide e Ivan, gli ho mostrato il giardino dietro casa e gli ho detto: “Qui verrà un museo per Tolkien”. Loro mi hanno guardato e mi hanno detto: “È una pazzia!”. Oggi gli posso dire che avevo ragione io!». Il direttore artistico Davide Martini e quello creativo Ivan Cavini sono state le due guide del gruppone italiano: la visita è così stata molto più ricca di dettagli, ricordi personali e curiosità sulla realizzazione. «Le prime tre stanze vogliono rappresentare una casa hobbit della Contea», racconta Cavini, «io sono subentrato dopo e ho potuto far poco qui. Ci sono ancora alcune cose da sistemare: il camino, le porte, c’è anche una cucina!». Alla quarta sala la scena cambia radicalmente: «Volevo dar l’idea che gli hobbit vivono felici, ma sono inconsapevoli del pericolo che incombe su di loro», spiega. È questa la funzione della stanza con la porta di Moria, un trono per il Re Stregone e gli Orchi che spuntano dalle rocce. Il blu e il nero spiccano nettamente, con dipinti a tema, come il famoso “quadro nero” di Angelo Montanini, che in base al tipo di illuminazione usata può far sparire dettagli o mostrarne altri. Uno stretto passaggio con gradini che scendono, porta direttamente a un ambiente ancor più cupo: nelle viscere della collina, la quinta sala è dominata dall’impressionante Balrog, che sbuca letteralmente fuori da un muro, con la frusta di fuoco e una posa plastica: «Qui vedete il Balrog al buio, ma una luce fluorescente lo colpirà. Si noterà così soltanto l’ombra e il fuoco che divampa dall’interno». Questa è la stanza di Moria e dei Nani. In un lato, le rune scolpite fanno da guida: «Si può leggere tutta la prima parte del Silmarillion. È in inglese, la lingua di Tolkien. Ci abbiamo messo due mesi per realizzarle», racconta Cavini. La sesta sala è contigua e ospita un Troll di caverna che distrugge una porta, contrastato da un guerriero dei Nani. «Avevo fatto il Troll per un progetto scolastico, ma per inserirlo abbiamo scelto una scena dinamica, con i detriti e i dettagli. Devo ancora finire il taglio dell’occhio che non mi convince». Si passa così alla settima sala: siamo a Rivendell! Una stanza molto ampia, piena di luce e di respiro: «Siamo al centro del museo, dopo le stanze buie, serviva per forza un po’ di ristoro! Non è così chiaro, ma l’idea era di avere un ambiente Galadriel e Lorien sulla destra e uno Elrond e Rivendell sulla sinistra». In effetti, la scenografia e i quadri aiutano molto a differenziare. Attraverso i due enormi Argonath e risalendo il fiume, si passa al ballatoio di Rohan, tutto dominato dal legno, da sculture di cavalli e dalle teche dei libri più importanti. Ottava sala: sempre a Rivendell, ma in un porticato pieno zeppo di quadri, con un balcone e una stretta scala che scende al piano inferiore. «A Minas Tirith il bianco domina. Le colonne a semicerchio creano una finta prospettiva per rendere l’idea che la stanza sia molto più grande». Ci sono anche due teste di leoni in pietra che vengono direttamente dal caminetto di casa Tolkien. Dietro una porta la nona sala deve essere ancora allestita. Sarà lo studio di uno stregone a Gondor: «Pensavo a quello di Pallando, di cui non si sa nulla», rivela Cavini. Tramite un cunicolo buio, lunghissimo e zeppo di
dipinti originali si arriva infine alla decima sala, quella della “wilderness” in cui tutto è sotto il controllo di un enorme e spettacolare Barbalbero. «Volevo che il pubblico potesse toccare fisicamente l’Ent e rendersi conto che è imponente. Tutto il busto è attaccato al soffitto, solo le gambe giungono fino a terra, così rimane moltissimo spazio. I rami sono dappertutto e in alcuni sono posizionate le luci». L’ultima sala è quella del cinema, ma la sala ha un elemento letteralmente fantastico. Un drago Smaug volteggia sugli spettatori, ma non tocca il soffitto. «L’ho fatto vicino casa, in un capannone per le galline. È stato il primo che ho fatto da solo: mi avevano detto che sarebbe stato impossibile non farlo in loco. Io ho creato in 11 pezzi e gli ho dato la sensazione della rotazione…»
La festa della Contea
«Spero di non essere etichettato come quello che fa i mostri giganti!», scherza Cavini. «Nel museo ci sono anche 6 o 7 opere con la mia firma. Inoltre, oltre a illustratore e scenografo, sono anche un fumettista, scultore e tanto altro», è lo sfogo. Dopo gli applausi doverosi, tutta la compagnia si è sciolta in una festa collettiva nella migliore tradizione hobbit. Tanto cibo, soprattutto gli immancabili wurst, tante bevande, un liquore al ribes, e il famoso vino locale, il Maienfelder prodotto appunto sui pendii circostanti. La serata è stata impegnata dai ringraziamenti gli annunci, i molti regali a Greisinger, i folletti mangiafuoco, la lotteria per vincere un bozzetto di Donato Giancola e gli spettacolari fuochi d’artificio che a notte fonda hanno riempito il cielo sopra le nostre teste. «Siamo una grande famiglia», ha concluso Greisinger, «ma dobbiamo essere molto più uniti. Questo museo è l’inizio e il futuro sarà riuscire a realizzare una grande International Tolkien Fellowship». Se il buongiorno si vede dal mattino…
GUARDA IL TRAILER UFFICIALE:
GUARDA LA CRONOGALLERY DELL’INAUGURAZIONE:
Concerto di corno alpino
(foto di Alessio Vissani – GM)
La banda dei Goblin
(foto di Alessio Vissani – GM)
Preparativi per entrare
(foto di Alessio Vissani – GM)
Il discorso di Baseli Werth
(foto di Alessio Vissani – GM)
Bernd Greisinger taglia il nastro
(foto di Alessio Vissani – GM)
Finalmente si entra!
(foto di Alessio Vissani – GM)
Greisinger Museum: la casa di Bilbo
(foto di Alessio Vissani – GM)
Galleria con le carte collezionabili della ICE
(foto di Alessio Vissani – GM)
Musica con lo Hang svizzero
(foto di Alessio Vissani – GM)
Lo “staff italiano”: Claudio Sossai, Davide Martini, Ivan Cavini e Alessio Vissani
(foto di Alessio Vissani – GM)
Il presidente dell’ArsT con Ivan Cavini e Alessio Vissani
(foto di Alessio Vissani – GM)
I meravigliosi fuochi d’artificio
(foto di Alessio Vissani – GM)
Dopo circa 7 anni di lavori, a fine settembre verrà inaugurato il Greisinger Museum, ovvero il primo museo al mondo interamente dedicato alla Terra di Mezzo. È la più grande collezione di opere pittoriche, disegni, libri, armi, merchandising e tutto quel che è stato realizzato o ispirato dalle opere del professor Tolkien. Ci eravamo già occupati del museo, con un’intervista a Ivan Cavini, che potete leggere qui. Il museo deve il suo nome a uno dei più importanti collezionisti del mondo di Tolkien, che è riuscito a realizzare il sogno di molti appassionati di Tolkien: una vera e propria casa hobbit nel proprio cortile. Ma ad accogliere i visitatori ci saranno altri 300 metri quadrati di ambienti a tema, 6 sculture alte fino a sette metri (le cosiddette «big-ature lifesize»), quadri, libri, un cinema con schermo ad alta definizione, e molto altro ancora sul mondo immaginario dell’autore del Signore degli Anelli. Un luogo a metà tra la cultura e l’intrattenimento, voluta e creata da appassionati della Terra di Mezzo per gli appassionati della Terra di Mezzo.
Una passione per il professore
Anche se è originario di Magonza (Mainz), Bernd Greisinger vive da tempo in questo angolo di Svizzera. Dopo una carriera come gestore di fondi di grande successo, ora si dedica interamente alla sua passione per le opere di Tolkien e il suo sogno rendere reale la Terra di Mezzo sta lentamente prendendo forma. Ha scelto il villaggio di Jenins, paesino nel Cantone dei Grigioni di appena 847 abitanti al confine con il Liechtenstein. Greisinger ha deciso di costruire il museo dopo aver messo insieme nel giro di pochi anni una collezione di dimensioni notevoli. Nella biblioteca, sarà infatti, possibile ammirare oltre tremila libri, tra cui tutte le prime edizioni in lingua inglese del Signore degli Anelli e una copia di tutte le edizioni in inglese dello Hobbit dal 1937 al 1999. Il pezzo forte però della collezione sono i libri autografati dallo stesso Tolkien, tra cui la prima edizione dello Hobbit per cui Greisinger ha staccato un assegno a sei zeri (in franchi svizzeri). Vi è, inoltre, una prima edizione del Signore degli Anelli con una dedica in Quenya. Sul primo dei tre volumi è riportata la dedica autografa in elfico «Elainen tarin Periandion ar meldenya anyaran» («a Elaine, regina degli Hobbit e mia cara vecchia amica»). Mary Elaine Griffiths (1909 -1996), ex studentessa e amica di famiglia di Tolkien, era stata fra le pochissime persone che avevano letto il manoscritto dello Hobbit e fu determinante per la sua pubblicazione: lo consigliò caldamente a una sua amica (Susan Dagnall) che lavorava alla Allen&Unwin, la casa editrice di Londra che poi lo pubblicò. Il suo valore attuale è di 104mila dollari Usa (circa 73.800 euro) ed è il libro tolkieniano più costoso al mondo. In confronto, gli altri libri della collezione sembrano quasi banali: una prima edizione Usa (1955) del Signore degli Anelli, che Tolkien firmò per Deirdre Levinson e una prima edizione della traduzione italiana del Signore degli Anelli (1970), che lo scrittore dedicò al suo amico professor
Talbot D’Alessandro. Per non parlare di tutti gli altri libri di Tolkien autografati: Il cacciatore di draghi, Le avventure di Tom Bombadil, Fabbro di Wootton Major e altri ancora. Ognuno di questi libri, da solo, sarebbe probabilmente il pezzo più importante di qualsiasi altra collezione. Per Greisinger, però, il libro più prezioso è una copia molto rara del Red Book of Westmarch, scritto a mano e rilegato in pelle rossa (composto dallo Hobbit e Signore degli Anelli) dall’ungherese Istvan Hari. A seguire l’acquisizione dei libri per la biblioteca, è un consulente prezioso il belga Pieter Collier, mente e braccio dell’autorevolissimo sito Tolkien Library e recente curatore dell’Arazzo di Tolkien (Bompiani, 2011), che da molti anni studia il patrimonio letterario del professore.
I lavori a Jenins
Solo uno dei 600 quadri è appeso. Per i restanti, imballati con cura, bisogna ancora trovare posto al museo. È la più grande raccolta di dipinti sulla Terra di Mezzo che si possa trovare: ben 600 dipinti originali di oltre 100 artisti, tra cui Alan Lee, Ted Nasmith, Roger Garland, i fratelli Hildebrandt e molti altri. «Ora siamo nella fase più emozionante», racconta Greisinger. Insieme al Creative Director Ivan Cavini e all’Art Director Davide Martini, oltre ovviamente al sostegno di suo padre Wolfgang, Bernd Greisinger sta costruendo delle «experience rooms», con creature enormi in spazi espositivi tematizzati. È convinto che i lavori finiranno in tempo. «Siamo in dirittura d’arrivo», dice con un sorriso compiaciuto. Greisinger non crede che la più grande collezione al mondo sulla Terra di Mezzo porterà un aumento di traffico a Jenins. «Non è nemmeno nelle mie intenzioni», dice. Fatta eccezione per uno o due eventi all’anno, solo piccoli gruppi si fermano a Jenins. I visitatori dovrebbero parcheggiare fuori dal paese e raggiungere il museo a piedi. Greisinger se la immagina come una breve escursione: «Dovrete guadagnarvi la visita», ride. E la visita merita davvero: nella sala Moria, ad esempio, un Balrog a grandezza “naturale” attende i visitatori, il passaggio dalla Sala Rohan alla Sala Gondor è custodito dagli Argonath, mentre nella Sala Fangorn, un Barbalbero alto sette metri si slancia sotto al soffitto. E nel cinema del museo un enorme Smaug vola sotto un cielo pieno di stelle sulle teste degli spettatori.
Cerimonia d’apertura privata
Tra il 6 e l’8 settembre si terrà la cerimonia d’apertura. Tuttavia potranno partecipare solo ospiti già invitati: le autorità locali, gli addetti ai lavori, giornalisti, artisti e dirigenti delle società tolkieniane. «Ne prevedo un centinaio», afferma Greisinger. Sono stati invitati anche alcuni artisti e autori conosciuti nell’ambiente. Si sta allestendo anche una “Locanda del puledro impennato” per
la festa serale. Greisinger spera che quel giorno non arrivino curiosi indesiderati. L’apertura al pubblico avverrà il primo ottobre 2013: «Ci saranno sufficienti possibilità di visita per tutti, ma solo su prenotazione». E aggiunge: «Non ci saranno orari precisi». Greisinger stesso è disposto a guidare gruppi attraverso il museo: farà visite guidate a gruppi di circa 20 persone per volta. Naturalmente anche i profani saranno i benvenuti: «È un museo per immergersi in un altro mondo… non solo per gli appassionati». L’interesse per la collezione è già ampio, persino all’estero si è molto parlato di lui e del suo museo. Pare che due gruppi si siano già prenotati. I dettagli sull’imminente cerimonia d’apertura sono discussi in questi giorni con il Comune. Greisinger ha invitato il sindaco di Jenins, Baseli Werth, ma anche quelli dei vicini Malans, Fläsch e Maienfeld, perché visitino il museo prima dell’apertura. Il sindaco Werth è lieto della nuova attrazione: «È una buona cosa per Jenins». E se un giorno il “lavoro” di guida comincerà a diventare noioso? «Non c’è problema», conclude Greisinger, «ho un’idea per un nuovo progetto: un Silmarillion Museum!».
. (Gran parte dell’articolo è frutto delle preziose traduzioni di Elena Sanna, che ringraziamo per il lavoro)
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