Ritornano i Saggi Hobbit! Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit «si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni». Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni. I cinque saggi apparsi finora sono incentrati sugli Anelli del Potere, gli Orchi, la sorte di Frodo e Riguardo agli Hobbit e Sugli Istari e sui loro bastoni.
Il saggio di oggi è dedicato a Denethor: il personaggio è il 26esimo e ultimo Sovrintendente del Regno di Gondor, al governo dall’anno 2984 della Terza Era, come descritto da Tolkien.
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Ritornano i saggi Hobbit: Riguardo agli Hobbit
Ritornano i Saggi Hobbit!
Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit “si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni.”.
Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni.
I tre saggi apparsi finora sono incentrati sugli Anelli del Potere, gli Orchi e la sorte di Frodo. Il saggio di oggi è dedicato proprio della Gente Piccola: un saggio Hobbit sugli Hobbit!
Tornano i saggi Hobbit: ecco la sorte di Frodo
Tornano i Saggi Hobbit!
Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit “si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni.”.
Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni.
Dopo i primi due saggi proposti ai nostri lettori, incentrati rispettivamente sugli Anelli del Potere e sugli Orchi, l’argomento che viene affrontato oggi è il viaggio di Frodo all’Ovest. Norbert Spina analizza i motivi e le implicazioni dell’inusuale destino del Portatore dell’Anello.
Come sanno tutti i lettori de Il Signore degli Anelli, alla fine del romanzo i portatori degli Anelli vanno ad Ovest.
Nel libro non molto è spiegato del perché anche a Bilbo e Frodo sia permesso partire verso Aman, anche se ci sono alcuni indizi. Per esempio le parole di Frodo, quando i quattro Hobbit e Gandalf stanno ritornando verso la Contea. Ecco come Tolkien descrive la scena:
“Finalmente i passi degli Hobbit si volsero verso casa. Erano desiderosi di rivedere la Contea, ma da principio cavalcarono lentamente, perché Frodo si era sentito a disagio. Giunti al Guado del Bruinen si era fermato, riluttante ad avventurarsi nel fiume; ed essi si accorsero che per qualche tempo i suoi occhi non vedevano né loro né le cose circostanti. Era stato silenzioso per tutto il giorno. Era il sei di ottobre.
“Stai soffrendo, Frodo”, disse Gandalf dolcemente, cavalcandogli a fianco.
“Be’… sì”, disse Frodo. “È la spalla. La ferita fa male, e il ricordo dell’Oscurità pesa su di me. Fu esattamente un anno fa”.
“Ahimè! Vi sono ferite che non guariscono mai del tutto!”, disse Gandalf.
“Temo che per la mia sarà così”, disse Frodo. “Non esiste un vero ritorno. Anche tornato nella Contea, essa non mi parrà più la stessa, perché io sono cambiato. Sono ferito da pugnale, pungiglione e denti, e da un gravoso fardello. Dove troverò riposo?”.
Gandalf non rispose.”
(Il Signore degli Anelli VI.7 “Verso Casa”)
Sfortunatamente alla traduzione italiana è sfuggita una frase, riportata qui sopra in tondo. Frodo risente della ferita del pugnale Morgul, del veleno di Shelob, dell’amputazione del dito dovuta ai denti di Gollum ma, soprattutto, alla lunga lotta contro l’Anello e l’effetto combinato di queste ferite, ma più ancora del suo viaggio difficile e pericoloso verso Monte Fato lo stanno in qualche modo cambiando, come probabilmente sta iniziando a capire lui stesso.
Ma c’è già chi ha percepito che Frodo potrebbe essere stato ferito più profondamente di quanto egli stesso abbia compreso. Arwen è la prima a capire che Frodo potrebbe aver necessità di andare all’Ovest: non per niente è figlia di Elrond, e tramite lui discendente di Lúthien, oltre ad essere nipote di Galadriel, e ha la saggezza di lunghi anni (ben oltre 2500). Pertanto dice a Frodo:
“Io ti farò un dono. Perché io sono la figlia di Elrond: non partirò con lui quando si recherà ai Porti, perché la mia scelta è quella di Lúthien, e anch’io ho scelto come lei allo stesso tempo il dolce e l’amaro. Ma in vece mia partirai tu, Portatore dell’Anello, quando giungerà l’ora, e se lo vorrai. Se la tua ferita sarà ancora dolorante e il ricordo del tuo fardello sarà pesante sul tuo cuore, allora potrai recarti a ovest, finché tutte le tue ferite e stanchezze non siano sanate. Ma ora prendi questo in memoria di Gemma Elfica e di Stella del Vespro, i fili che si sono intrecciati con te nel tessuto della tua vita!”.
Ella prese una gemma bianca come una stella che pendeva sul suo petto da una catena d’argento, e la mise al collo di Frodo. “Quando ti sentirai turbato dal ricordo della paura e dell’oscurità”, ella disse, “questo ti sarà di aiuto”.
(Il Signore degli Anelli Vi.6 “Molte separazioni”)
E pian piano anche Frodo si rende conto di essere cambiato molto di più di quanto lui stesso pensasse e, come molti “reduci” di guerra si sente fuori posto, non riesce a reinserirsi nella sua “vecchia vita”.
Lo dice chiaramente a Sam, verso la fine del libro:
“Ma”, disse Sam, e le lacrime incominciarono a sgorgargli dagli occhi, “credevo che anche voi voleste godervi la Contea, per anni e anni, dopo tutto quello che avete fatto”.
“Anch’io lo credevo, un tempo. Ma sono stato ferito troppo profondamente, Sam. Ho tentato di salvare la Contea, ed è stata salvata, ma non per merito mio. Accade sovente così, Sam, quando le cose sono in pericolo: qualcuno deve rinunciare, perderle, affinché altri possano conservarle.
(Il Signore degli Anelli III.9 “I Porti Grigi”)
Ma Frodo è torturato solo dal ricordo degli orrori passati? O c’è altro ad angustiarlo?
Discorrendo con Gandalf a casa Baggins, all’inizio della sua avventura Frodo dice “Vorrei tanto salvare la Contea, se potessi farlo” (Il Signore degli Anelli I.2 “L’ombra del Passato”). Ed è probabilmente questa idea di potere tornare a casa come il “salvatore della Contea” – oltre alla comprensione dell’importanza della missione – a spingerlo ad accettare di incamminarsi da Gran Burrone per trovare la via verso la Voragine del Fato; e ad accettare, quando già è a Mordor, che la sua missione sarà senza ritorno – dato che non ha viveri per sostentarsi per l’eventuale viaggio di ritorno da Mordor.
Ma, alla fine, lui cede alla tentazione e si arroga l’Anello. Fallisce la missione, in un certo senso.
Si potrebbe discutere se ciò sia vero, ma non ce n’è bisogno. In proposito Tolkien è stato chiarissimo, nelle Lettere, ove spiega perché a Frodo (e Bilbo e, si dice, anche a Sam) sia consentito un riposo di riflessione e ricerca della serenità al di là del Mare:
“[Frodo] dapprima sembra non avere alcun senso di colpa (1); recupera la salute e la pace. Ma allora pensa di aver dato la propria vita in sacrificio: si aspettava di morire molto presto. Ma non andò così, e si può vedere l’inquietudine/insoddisfazione/disagio crescere in lui. Arwen fu la prima a riconoscere in lui tali segni e gli diede il suo gioiello per confortarlo, e pensò a un modo per guarirlo.
Lentamente “esce di scena” dicendo e facendo sempre meno. Credo sia chiaro, per un lettore attento, che quando i momenti bui lo investivano e lui era conscio di esser stato “ferito da un coltello, da un pungiglione e da un gravoso fardello” non erano solo incubi di orrori passati ad affliggerlo, ma anche un irragionevole autoincolparsi: vedeva se stesso e ciò che aveva
fatto come un completo fallimento. ‘Malgrado io possa tornare nella Contea, non mi sembrerà la stessa perché io non sono più lo stesso”. Questa in realtà era una tentazione dell’Oscurità, un’ultima scintilla di orgoglio: il desiderio di tornare come “l’eroe”, non soddisfatto di essere solo un mero strumento del Bene. Ed era mista con un’altra tentazione, più oscura e (in un certo senso) più meritata in quanto, comunque lo si voglia spiegare, in realtà lui non ha gettato l’Anello con un gesto volontario: era tentato di rimpiangerne la distruzione e di desiderarlo ancora. ‘Se n’è andato per sempre, e ora tutto è buio e vuoto’ sussurra mentre si risveglia dalla malattia nel 1420 (2).
‘Ahimé, ci sono malattie che non si possono curare completamente’ disse Gandalf (3) – non nella Terra di Mezzo. Frodo fu mandato o ebbe il permesso di andare oltre il Mare per guarirlo, se ciò era possibile, prima che morisse. Alla fine avrebbe dovuto “andarsene”: nessun mortale poteva o può vivere per sempre sulla terra, o nel Tempo. Così andò contemporaneamente a un purgatorio e a una ricompensa, per un po’: un periodo di riflessione e di pace per raggiungere una maggiore consapevolezza della propria posizione, in umiltà e in grandezza, vissuto ancora nel tempo tra le bellezze naturali di “Arda Incorrotta”, la Terra non guastata dal male.”
(Bozze della lettera 246, alla sig.ra Eileen Elgar del settembre 1963 – traduzione mia)
Quindi Frodo non ha bisogno solo di essere curato “delle ferite di pugnale, pungiglione e denti, e di un grosso fardello” ma deve venire a patti con il suo aver fallito, non essere stato all’altezza delle sue stesse aspettative. Ha quindi bisogno di un periodo di riflessione in cui accettare il suo ruolo di “mero strumento del bene”, di capire che nessun mortale avrebbe potuto portare a termine la missione, e che lui si è speso completamente, non avendo, quindi, nulla da rimproverarsi. Che è poi il motivo perché, pur avendo fallito, viene da tutti encomiato: più di così lui non poteva fare. Ed è il motivo perché, più sopra, ho scritto che Frodo ha fallito “in un certo senso”.
Infine vorrei sottolineare che, come abbiamo letto poco sopra, Frodo e Bilbo rimangono mortali. Non è dato ai Valar il potere di togliere “il dono di Iluvatar” (cioè la morte) agli Uomini; e agli Hobbit, che sono una branca della razza Umana, come specificato da Tolkien nella lettera 131.
Note:
1. Signore degli Anelli, VI.3 “Monte Fato”
2. il 13 marzo, anniversario della sua cattura da parte di Shelob e poi degli orchi (ndN)
3. Il Signore degli Anelli, VI.9 “Verso Casa”
ARTICOLI PRECEDENTI: I SAGGI HOBBIT
– Leggi l’articolo su Gli Anelli del Potere
– Leggi l’articolo su Gli Orchi
– Leggi l’articolo su Riguardo agli Hobbit.
– Leggi l’articolo su Gli Istari e i loro bastoni
– Leggi l’articolo su Denethor: c’è del metodo in questa follia
– Leggi l’articolo su Gli Elfi sono vegetariani? Ecco cosa dice Tolkien
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Tornano i saggi Hobbit: ecco gli Orchi
Tornano i Saggi Hobbit! Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit “si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni.”. Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni. Dopo il primo saggio proposto ai nostri lettori, incentrato sugli Anelli del Potere, l’argomento che viene affrontato oggi sono gli Orchi tolkieniani: da sempre al centro di numerose discussioni, Norbert Spina ci offre una panoramica di questa razza oscura.
Nel legendarium tolkieniano le creature malvagie più numerose sono sicuramente gli Orchi (orchetti, nella traduzione italiana del 1971).
La loro origine non è chiara, principalmente perché Tolkien non riuscì a “risolvere” il problema degli Orchi: come scrittore gli erano necessari dei nemici che i “buoni” potessero uccidere senza dubbi o sensi di colpa, ma come cattolico l’idea di una intera razza “perduta” oltre ogni possibilità di redenzione non era per lui accettabile.
Non si sa “come” siano nati gli Orchi. Forse dalla corruzione di Elfi, dovuta a lunghe e crudeli torture (1); forse dall’accoppiamento di Maiar di basso rango con primati (2). Certo è che nel legendarium tolkieniano solo Eru può creare, e il male può solo corrompere: pertanto non sono stati creati da Melkor o da qualunque suo emulo successivo.
Riguardo alla riproduzione degli Orchi, esistono Orchi di sesso femminile visto che ne Il Silmarillion è scritto che: “Gli Orchi infatti prendevano vita e si moltiplicavano nello
stesso modo dei Figli d’Ilúvatar” (3). Allo stato “naturale” gli Orchi si suddividono in tribù o gruppi poco numerosi e molto litigiosi. Ci vuole l’imposizione di un qualche Oscuro Signore per costringere gli Orchi a generare e allevare figli. Infatti la (ri)nascita di un signore malefico è spesso sottolineato da frasi come “Esseri malefici ricominciano a moltiplicarsi”. Con queste premesse i fan ipotizzano che “da qualche parte” esistano “orc farm” in cui i piccoli Orchi vengono allevati/selezionati. Quelli con “patologie” nelle
capacità relazionali – quali, amicizia, empatia – non arrivano all’età adulta.
Non si sa nulla nemmeno della longevità degli Orchi. Se fossero Elfi corrotti potrebbero perfino essere “immortali” come gli Elfi (4). Che siano o meno (potenzialmente) immortali la loro memoria è lunga. Infatti ne Lo Hobbit riconoscono a vista le spade Glamdring e Orcrist, segno che la loro descrizione era stata tramandata, o che molti orchi ancora le ricordavano dalla Prima Era. Ne Il Signore degli Anelli i due capitani Gorbag e Shagrat ricordano (o, comunque, sanno di) eventi accadute molto tempo addietro (5). Infine Borg figlio di Azog viene ucciso a un’età non inferiore ai 140 anni (6).
Va detto che sotto la macro categoria “Orchi” sono spesso accomunate diverse creature, come qui sotto schematizzato.
1. Gli orchi: orc e goblin
Nel Lo Hobbit Tolkien usò solo il termine goblin per le creature che ne Il Signore degli Anelli appaiono con entrambi i nomi indifferentemente e ne il Silmarillion solo come orc. In italiano solitamente tutte queste creature sono tradotte come orchi oppure orchetti.
Sono creature basse (tant’è che Sam e Frodo possono fingere di essere orchi, a Mordor) con braccia lunghe, molto forti e gambe storte. Sono principalmente la “bassa manovalanza”, delle creature maligne, malvagie e crudeli usate spesso come combattenti o come esploratori/segugi, benché siano noti anche orchi molto scaltri che sanno cose molto riservate, quali Grishnákh che riesce a eludere l’accerchiamento della pattuglia di Éomer portandosi dietro Merry e Pipino per impossessarsi dell’Anello, di cui conosce l’esistenza.
2. I grandi Orchi: Uruk, hobgoblin e altro
Ne Lo Hobbit Tolkien usò la parola goblin per gli Orchi di dimensioni normali e hobgoblin per descrivere gli esemplari più robusti (7). Ne il Signore degli Anelli, invece, gli esemplari più robusti sono spesso chiamati Uruk-hai (8), e sono sempre utilizzati come guerrieri. Uruk è una parola del Linguaggio Nero (9) inventato da Sauron perché fosse parlato dalle sue creature; -hai dovrebbe essere un suffisso, nella stessa lingua, per definire gruppi. Non è però chiaro se esista una unica “razza” di Uruk-hai o se ogni gruppo selezionato di Orchi particolarmente prestanti possa fregiarsi di tale nome. In particolare non è chiaro se gli Uruk-hai impiegati da Saruman
provenissero da Mordor o se fossero invece il prodotto di selezioni effettuate ad Isengard dallo stregone, che aveva incrociato anche uomini e orchi.
Si noti che gli Uruk-hai “di Saruman” riescono a correre e combattere anche sotto il sole, al contrario degli Orchi “normali” che al sole si indeboliscono molto. Ad Aragorn, mentre insegue con Gimli e Legolas gli orchi di Saruman che hanno rapito Pipino e Merry, ciò sembra dovuto al potere di Isengard che rafforza gli Orchi e spossa i “Tre cacciatori”; ma potrebbe anche essere una caratteristica di tutti gli Uruk-hai, o quantomeno di quelli impiegati da Saruman (10).
3. Gli incroci: mezz’orchi e uomini-goblin
Nel libro Saruman incrocia orchi e umani. I risultati di questo ibrido sono il tizio strabico incontrato a Brea (che poi si scopre essere una spia di Saruman “convinta” dai Nazgul a lavorare per loro) (11), molti combattenti visti uscire da Isengard da Pipino e Merry (12) e alcuni di quelli uccisi da Boromir difendendo i due hobbit, come ci dice Aragorn (13). Hanno dimensioni umane, anche se non è chiaro se siano più grandi degli Uruk-hai. Come gli esseri umani, dai quali sembrano derivare, non soffrono di alcuna debolezza in presenza del sole. Non si sa se i mezz’orchi siano fertili o sterili.
Non è chiaro nemmeno se ci sia un unico tipo di mezz’orchi (ad esempio con madri umane e padri orchi) o se esistano anche degli “uomini-goblin” (padri umani e madri orchesse? un genitore mezz’orco e un genitore orco? Non si sa) più simili dei primi agli Orchi. Gamling nella battaglia del Trombatorrrione afferma che esistono entrambi (14) i tipi. Se ciò sia dovuto a una sua specifica conoscenza dell’esistenza di due ibridi diversi oppure sia una sua ipotesi basata solo sull’aspetto “più orchesco” di alcuni dei “mezz’orchi” non è dato sapere.
Note:
1. Il Silmarillion, cap. 3
2. Come scritto nel capitolo Myths Transformed del volume Morgoth’s Ring
3. Il Silmarillion, cap. 3
4. Più correttamente, “longevità seriale”, come spiega nelle lettere 208 e 211
5. Gorbag dice: “c’è qualcuno che vaga qui intorno, più pericoloso del più dannato dei ribelli vissuti nei tempi malvagi, fin dal tempo del Grande Assedio. Qualcosa si è introdotta”.
Il Signore degli Anelli IV.10, traduzione mia.
Il “Grande Assedio” di cui parla è quello di Elendil e Gil-Galad a Mordor, alla fine della Seconda.
6. Suo padre Azog fu ucciso alle porte di Moria nel 2799: pertanto Borg, ucciso nella Battaglia dei Cinque Eserciti nel 2941 ha non meno di 142 anni
7. Malgrado gli hobgoblin nella letteratura precedente fossero esemplari di orchi più piccoli del normale. Da una nota alla Lettera 319: “l’affermazione che gli Hobgoblin siano “la specie più grossa” è il contrario dell’originale verità” (traduzione mia)
8. “Negli ultimi anni di Denethor I apparve per la prima volta, proveniente da Mordor, la razza degli Uruk, Orchi neri di notevole forza fisica, che nel 2475 invasero l’Ithilien e si impadronirono di Osgiliath”. – Il Signore degli Anelli, Appendice A
9. “Orchi è il nome dato a questo popolo malefico dalle altre genti, adottato in origine dai Rohirrim. In Sindarin il nome era orch, indubbiamente imparentato con il termine uruk nel Linguaggio Nero, benché questo venisse di solito esclusivamente applicato ai grossi Orchi soldati provenienti da Mordor e da Isengard”. – Il Signore degli Anelli, Appendice F
10. “Noi siamo gli Uruk-hai: non interrompiamo la battaglia né di notte né di giorno, né col sole né con la tempesta. Noi uccidiamo, col sole e con la luna”. – Il Signore degli Anelli, III.7
11. Frodo vide dietro una fitta siepe una casa scura e trascurata: l’ultima del villaggio. A una delle finestre notò una faccia olivastra ed equivoca dagli occhi strabici, che sparì di colpo. “Ecco dove si nasconde il tipo del Sud!”, si disse. “Pare proprio uno spirito maligno”. – Il Signore degli Anelli I.9
12. “Vidi partire il nemico: […]. Molti portavano fiaccole, e il bagliore mi permise di distinguere i loro volti. La maggior parte erano Uomini normali, alquanto alti, bruni, seri, ma non particolarmente crudeli e malvagi. Ma ve ne erano altri orribili: alti come Uomini, col viso di Orchi, olivastri, equivoci, con occhi obliqui. Sapete, mi ricordarono subito quel tale del Sud a Brea; la somiglianza con gli Orchi non era però altrettanto palese”. – Il Signore degli Anelli III.9
13. “Aragorn, guardando i corpi dei caduti, disse: “Molti di costoro non provengono da Mordor. Alcuni sono del Nord, delle Montagne Nebbiose; chiunque conosca gli Orchi e la loro razza se ne può rendere conto. Altri mi sono del tutto ignoti. Dalla maniera in cui vestono non parrebbero neppure Orchi!”. Quattro soldati erano più alti, di carnagione bruna, con occhi obliqui, mani grandi e gambe massicce. Invece delle comuni scimitarre ricurve degli Orchi avevano spade corte e larghe e archi di legno di tasso, uguali a quelli degli Uomini. – Il Signore degli Anelli III.1
14. “Ma queste creature d’Isengard, questi mezzi-orchi e uomini-goblin creati dall’infame arte di Saruman, non si scoraggeranno certo di fronte al sole”, disse Gamling.” – Il Signore degli Anelli III.7
Conoscere Tolkien al pub Lannister di Roma!
Inizia domenica 11 giugno, un ciclo di incontri incentrati sui libri più noti di Tolkien presso il pub Lannister, Via Borgo Ticino 31-33, a Roma.
Sono “incontri” e non “conferenze” perché l’idea è proprio quella di sedersi in un pub, come al Drago Verde, al Persico d’oro o al Puledro Impennato, tra amici discutendo amabilmente tutti assieme della storia degli hobbit, dei viaggi alla Montagna Solitaria, al Monte Fato, degli Elfi, dei Silmaril e di molto altro ancora. Saranno proposti degli spunti per iniziare le riflessioni che coinvolgeranno anche il pubblico. Leggere il libro “titolo” della serata è consigliato.
Questa formula più simile a una tavola rotonda che a una conferenza classica è già stata utilizzata dall’AIST, riscuotendo l’approvazione dei presenti, sia degli appassionati sia di coloro che di Tolkien hanno solo sentito parlare.
Saggi Hobbit: gli Anelli del Potere
Inauguriamo oggi una nuova rubrica del nostro sito: i Saggi Hobbit!
Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit “si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni.”
Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni.
Le “venti righe” anche nell’ebook di ISdA
Dopo molti anni, tornano le famigerate «venti righe» in tutte le edizioni del Signore degli Anelli. Sono state ripristinate, infatti, nell’edizione ebook in vendita su tutti i negozi online e aggiornabili gratuitamente anche dal sito della casa editrice Giunti. Ma l’editore delle opere di J.R.R. Tolkien non era Bompiani? Per capirlo bisogna fare un passo indietro e ripercorre le vicende che riguardano i testi pubblicati da Bompiani e le sue vicende societarie.
A Roma caffè, dolci… e i libri di J.R.R. Tolkien!
A Roma, nel cuore di San Paolo, a pochi passi dalla Garbatella, c’è la Pasticceria Caffetteria Pulcinella & Rugantino di Riccardo Taddei. Attiva dal 2010 , si distingue nel quartiere, e in città, per le sue specialità tipiche delle tradizioni pasticcere romana, napoletana e vegana, ma soprattutto per la lavorazione artigianale. Non parleremmo di questa pasticceria se non si trattasse di un luogo speciale. Due volte al mese, infatti, da aprile a ottobre, svolge da qualche un anno progetto culturale intitolato La Compagnia dei Libri. E in questo spazio, sabato 9 luglio dalle 17 alle 19 si parlerà di J.R.R. Tolkien.
Tolkien nelle Marche: 10 giorni a Castelfidardo
Parte da sabato prossimo, il 23 aprile, una mostra-evento particolare, tutta dedicata alla prima opera di J.R.R. Tolkien. Lo Hobbit – in te c’è più di quanto tu creda è una mostra, una serie di conferenze, ma al tempo stesso anche la presentazione dei un nuovo e agguerrito smial tolkieniano, I Cavalieri del Mark, che ha il suo centro nelle Marche. Si terrà dal 23 aprile al primo maggio 2016 nell’Auditorium San Francesco, in centro città a Castelfidardo, con ingersso sempre gratuito. Quasi dieci giorni che vedranno la presenza di artisti, esperti e studiosi di Tolkien in Italia, che è incentrato sullo Hobbit, approfondendolo da molti punti di vista.
Roma, torna AmArte Tolkien nella 3a edizione
Torna a Roma dal 29 marzo al 3 aprile AmArte, giunta alla terza edizione, che si terrà alla Casa della Cultura di Villa De Sanctis, in via dei Gordiani 5. Nata come risposta a una fame di cultura e creatività che pervade le periferie di Roma, con questa edizione passa dall’analisi alla proposta: ciò che caratterizza l’Avanguardia, parola abusata in passato, ma di cui ci sarebbe tanto bisogno nel presente, non è solo la proposta di nuove forme estetiche, cosa che AmArte con impegno e dedizione sta facendo fin dall’inizio. È necessario anche guardare il mondo da prospettive diverse, con altri occhi, definendo nuovi strumenti per interpretare e costruire la realtà. AmArte, in questa nuova edizione, ha proprio questa ambizione. Una sfida forte, che si articola in diversi momenti, che meritano di essere evidenziati.
Giovedì 31 marzo, si terrà il convegno “La città del Futuro, il Futuro della città”, la presentazione di un modello partecipato di definizione della Città, in cui i cittadini si trasformano da oggetti passivi dell’Urbanistica, le cui esigenze possono essere anche trascurate, a soggetti attivi. Venerdì 1 aprile, dopo aver esplorato l’immaginario cinematografico, sarà il turno del convegno su “Arte, artigianato e microimpresa”; troppo spesso si dice che la poesia non da il pane.
Sabato 2 aprile, con il Convegno “Forza del Linguaggio, identità della Città” si giunge al climax di AmArte: linguaggio che non è solo parola, racchiusa nei romanzi presentati durante l’evento, sgorgata nell’esperienze di teatro di Claudia Caoduro o nei laboratorio di poesia di Tiziana Mezzetti. Domenica 3 Aprile, con il Tolkien Day, organizzato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, il cerchio si chiude, con il guardarsi allo specchio, riflettendo sulle nostre radici.
Tolkien a Frascati il 20: L’Eroe e la Scelta
Continua la serie di incontri organizzati congiuntamente dall’associazione Accademia Medioevo e dalla Associazione Italiana Studi Tolkieniani con il nome Il Medioevo attraverso Tolkien.
Archiviato il successo della conferenza tenuta a Lanuvio sabato 30 gennaio – Il Drago: un antico mistero tra storia, mito e letteratura” – sarà la volta del presidente di Accademia Medioevo Daniele Bellucci e del socio AIST Norbert Spina, che parleranno di eroi e di scelte nella Sala degli Specchi nel Palazzo Comunale di Frascati (che è raggiungibile da Roma anche in treno) Sabato 20 febbraio dalle ore 17,00 alle 19,00.
Il titolo della conferenza, che avrà il patrocinio del Comune di Frascati, è: L’Eroe e la Scelta: dal Medioevo al Signore degli Anelli. L’ampio tema scelto consentirà di spaziare dalla differenza tra “guerriero” e “soldato” nel Medioevo; di indagare quali fossero le motivazioni, i principi e i valori di un nobile cavaliere e e delle classi guerriere, la loro disciplina sia marziale che interiore , tanto nell’Evo di Mezzo quanto nella Terra di Mezzo. Un excursus dai miti nordici agli ordini cavallereschi per esplorare il senso di una “vita eroica” nel Medioevo.
Spazio sarà dato anche all’analisi della traduzione di Tolkien del poema in antico inglese La Battaglia di Maldon, in quando egli propose di tradurre la parola ofermod, in maniera assai diversa di quanto fatto fino ad allora, sovvertendo il modo di vedere l’opera – fino a quel momento considerata un’ode allo spirito nordico.
Verranno analizzati anche i principali guerrieri della Terra di Mezzo, i loro caratteri, le loro motivazioni, le loro scelte; e vedremo come siano queste ultime, nelle opere Tolkieniane, a discriminare chi siano gli eroi classici, chi siano gli eroi moderni, chi siano gli eroi tragici e chi gli anti-eroi, quali si facciano guidare dalla propria impulsività – magari incolpando il fato dei propri errori – e quali mantengano lucidità e buon senso anche nei momenti più difficili.

Il ciclo di conferenze proseguirà poi Martedi 8 marzo presso La Biblioteca Comunale di Genzano dalle ore 18:00 alle 19.30 con la conferenza di Roberto Arduini (presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani) Tutte le Donne nelle opere di J.R.R. Tolkien, come meglio specificato nell’articolo di presentazione di Medioevo attraverso Tolkien
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Il corso AisT 2016 con Accademia Medioevo
Dopo le attività degli ultimi anni a Roma, che hanno visto svolgersi due corsi di approfondimento sulla vita e le opere di J.R.R. Tolkien (nel 2014 con Conoscere la Terra di Mezzo e nel 2015 con Approfondire Lo Hobbit), la nostra Associazione ha scelto di dedicare i prossimi cicli alle tematiche più importanti affrontate dallo scrittore inglese . Per questo, il 2016 sarà dedicato in gran parte all’importanza che ha avuto per Tolkien il Medioevo. Nella preparazione di un programma denso di appuntamenti (da gennaio a maggio 2016 ci saranno conferenze, workshop, seminari e un’intera manifestazione), l’AisT ha deciso di avviare una collaborazione con Accademia Medioevo, facendo così convergere il proprio corso sulla conoscenza ed approfondimento letterario e di ricerca sulle opere di Tolkien in un progetto unico e più ampio.
La competenza e la serietà con cui l’associazione Accademia Medioevo porta avanti il progetto Castelli Medievali, il Medioevo ai Castelli Romani, giunto anch’esso al suo terzo anno di programmazione, approfondendo sempre più le tematiche legate al periodo Medievale, ha fatto sì che quest’anno le attività diventino comuni, tramite la stesura di un Protocollo d’Intesa, per organizzare insieme Il Medioevo attraverso Tolkien, cioè una serie di conferenze e workshop per vedere il periodo medievale attraverso gli occhi e la penna di uno degli studiosi più intriganti ed emblematici dello scorso secolo, che oltre a essere autore del Signore degli Anelli e dello Hobbit, è stato filologo,
medievista e docente presso l’Università di Oxford e Leeds. Accademia Medioevo mette in rete, anche per questo progetto, numerose realtà istituzionali dei Castelli Romani: Comuni, musei, biblioteche, circoli e luoghi della Cultura. Questo progetto vedrà inoltre la partecipazione speciale dell’associazione culturale Eldalie di Bologna, per ciò che concerne lo studio delle lingue della Terra di Mezzo.
Sabato 26 Introduzione a Tolkien al Laboratorio X
Sono iniziate le attività dell’associazione per il periodo autunnale. E si parte da Roma, dove l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani ha l’occasione di presentarsi, contribuendo alla crescita di una manifestazione di periferia che coinvolge molto i giovani appassionati di J.R.R. Tolkien, dei giochi da tavolo e di quelli di ruolo, la IIª Giornata dei Giovani del Laboratorio Decimo, che si terrà dalle 10.30 alle 20.00 di sabato 26 settembre 2015, presso il CSP – Centro Sociale Polivalente di Casal Palocco, a Roma. Sarà una giornata all’insegna delle attività ludiche, con tornei e singoli sfide ai nuovissimi titoli di quest’anno, ma anche con momenti di approfondimento sull’autore del Signore degli Anelli.
Tolkien e Classici il 4 settembre a Roma Dadisé
Ci saranno anche le opere di J.R.R. Tolkien al festival La Città Dadisé. La Roma dei segni differenti, che si terrà nella capitale dal 1 al 6 settembre 2015, presso il Casale Michele Testa nel V municipio. La manifestazione è realizzata con il sostegno di Roma Capitale ed è inserita nella programmazione dell’Estate Romana 2015. Durante la settimana di incontri, una riflessione sarà dedicata allo scrittore inglese autore del Signore degli Anelli. A movimentare il dibattito sarà la recente uscita de Tolkien e i classici, con la presenza di curatori e autori del volume, coordinate nella serata da Stefano Gobbi di Dinoitre eventi. Sarà l’occasione per approfondire molte tematiche legate all’attualità, allo stato degli studi tolkieniani in Italia e alle tante questioni aperte che le opere di Tolkien pongono agli studiosi.
Corso a Roma, il 22 marzo I Nani in J.R.R. Tolkien
Eccoci giunti alla penultima settimana di lezioni del corso “Approfondire Lo Hobbit”, organizzato dall’Associazione italiana studi Tolkieniani al museo Vigamus, in via Sabotino 4 a Roma. Nelle precedenti lezioni, alcuni tra i migliori esperti e studiosi italiani si sono alternati per affrontare il primo romanzo scritto da Tolkien da diversi punti di vista. Sono così stati analizzati diversi aspetti del libro e dei personaggi. Nella prima, tenuta dallo scrittore Wu Ming 4, si è vista la crescita psicologica di Bilbo Baggins. In seguito, l’esperta di letteratura inglese vittoriana Cecilia Barella ha collocato Lo Hobbit tra le fiabe e il folklore da una parte e la letteratura giovanile dell’epoca dall’altra, mentre il giornalista e scrittore Saverio Simonelli ha mostrato quanto l’operato dello scrittore inglese sia stato simile a quello dei fratelli Grimm, folcloristi e filologi. Poi, in quella tenuta dal saggista e traduttore Giampaolo Canzonieri, sono stati approfonditi i cambiamenti dei personaggi nel passaggio dallo Hobbit al Signore degli Anelli. Le figure femminili nello Hobbit e nelle opere di Tolkien sono state l’oggetto della lezione tenuta da Roberto Arduini, studioso e presidente dell’AisT.
Si è poi passati alle opere derivate e il critico cinematografico dell’AisT, Manuel Chiofi, ha mostrato come nei suoi film, il regista Peter Jackson ha ritenuto necessario espandere alcune sezioni della storia ed introdurre personaggi già noti o completamente nuovi. Nel prossimo incontro, domenica 22 Marzo 2015 dalle ore 11 alle 13, Norbert Spina, esperto tolkieniano e socio fondatore dell’Aist, analizzerà I Nani di Tolkien tra mitologia e letteratura fantastica.
L’ArsT all’università: a Roma il 12 maggio
Non capita spesso di ascoltare una lezione di J.R.R. Tolkien all’università. Ogni volta che è accaduto, lo abbiamo riportato. Da anni la nostra Associazione è al lavoro per far inquadrare lo scrittore nella sua giusta dimensione culturale, portando avanti seminari e conferenze di taglio accademico. Ora i nostri esperti iniziano a essere chiamati anche nelle aule dove la letteratura inglese è insegnata e studiata. È per questo che ci onora l’invito della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma III a tenere una lezione.
Il corso ArsT a Roma: La natura in Tolkien
Siamo giunti alla terza settimana di lezioni e, ormai, è a pieno regime il corso “Conoscere Tolkien”, organizzato dall’Associazione romana studi Tolkieniani al museo Vigamus, in via Sabotino 4 a Roma. L’ultima lezione sul Signore degli Anelli e Lo Hobbit è stata particolarmente apprezzata, con ben un’ora intera di domande dopo l’intervento di Norbert Spina. Il prossimo incontro, domenica 30 marzo, dalle ore 11 alle 13, avrà il titolo La Natura nelle opere di J.R.R. Tolkien: origini, aspetti e funzioni, tenuta da Claudia Manfredini, socia dell’ArsT, laureata in Scienze Naturali ed esperta del rapporto tra l’opera di Tolkien e la Natura.
Domenica 23 marzo a Roma: “a lezione” da Tolkien
Dopo la prima settimana di lezioni e, soprattutto, il successo del Fantasy Day 3, entra nel vivo il corso “Conoscere Tolkien”, organizzato dall’Associazione romana studi Tolkieniani al museo Vigamus, in via Sabotino 4 a Roma. La lezione di domenica 23 marzo, dalle ore 11 alle 13, analizzerà Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, i due romanzi principali scritti da Tolkien ambientati nella Terra di Mezzo. È possibile partecipare al costo di 10 euro, che comprende l’ingresso al museo (che normalmente ha un costo di 8 euro) e l’utilizzo dei videogiochi per tutto il giorno della lezione.
Tolkien negli appuntamenti estivi
Per diffondere la conoscenza delle opere di Tolkien e gli studi pubblicati dalla casa editrice Marietti 1820, l’ArsT è stata impegnata a fine giugno a Viterbo. Tra il 24 e il 27 giugno, infatti, nella splendida cornice medievale della “città dei Papi”, all’interno del quartiere storico di San Pellegrino, si è svolto “un evento medievale colorato come un giullare” come dicono gli organizzatori, cioè Ludika 1243, il festival del Teatro di Strada Medievale. Nato dieci anni or sono per iniziativa dell’Associazione Culturale La Tana degli Orchi, è arricchito dal contributo di numerose altre associazioni. Durante la manifestazione, la nostra Associazione ha tenuto due conferenze sullo scrittore inglese: “Tolkien: il Signore della Fantasia – Temi moderni in una trama antica” di Norbert Spina; “Narrare e inventare lingue: il vizio segreto di Tolkien” di Roberto Arduini e Lorenzo Gammarelli.
L’Associazione romana studi Tolkieniani non è solo dedita allo studio e alla pubblicazione di libri, ma si impegna nella promozione di nuovi artisti e nell’allestimento di esposizioni di quadri, come quella che è avvenuta il 3 luglio 2010 in occasione del Casperia Festival, quinta edizione dell’iniziativa Contea Sabina, organizzata dall’Associazione Culturale Radici Sabine. A Casperia appunto, in provincia di Rieti, che vedrà ben cinque pittrici cimentarsi nelle tematiche fantastiche tanto care al professore. È stato possibile assistere anche a una esposizione dei lavori migliori della sarta dell’associazione, Daniela Mastroddi, che ha illustrato, grazie anche all’ausilio delle immagini della trilogia cinematografica di Peter Jackson, l’arte del tessere gli abiti della Terra di Mezzo e la trasposizione dal libro e film delle armi e delle armature che rispecchiano le descrizioni che si trovano nel racconto: “Dal libro al Film del Signore degli Anelli: costumi e armi”, esposizione a cura di Daniela Mastroddi, con mostra costumi ed armi e visione di alcuni estratti dalla Trilogia di Peter Jackson. Per tutto il giorno, nella Sala Polivalente Comunale: “Il fantastico in mostra”, esposizione di quadri delle artiste dell’Associazione (Simona Calavetta, Alessandra Campanella, Vittoria Faruffini, Anna Rita Franceschi ed Enrica Paresce) con tematiche su Tolkien e sul fantasy in generale.
L’ingresso ad entrambe le manifestazioni è libero. Gustatevi alcune foto e altri dettagli degli eventi sul sito della manifestazione. Vi aspettiamo!
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