Tutti gli appassionati di J.R.R. Tolkien sanno benissimo quanto sia affascinante leggere i libri dello scrittore inglese, perché significa immergersi in un mondo molto vasto, coerente e pieno di tantissimi dettagli e scelte molto ponderate. Naturalmente, questa è una consapevolezza che si acquisisce col tempo perché la prima e più importante scoperta di ogni lettore è la bellezza delle storie della Terra di Mezzo, un mondo immaginario molto simile al nostro. E proprio qui ci si accorge di quanto importante sia leggere i libri di Tolkien iniziando dal migliore e seguendo l’ordine giusto. In un primo articolo, infatti, abbiamo iniziato l’argomento affrontando il tema dei primi passi: Come iniziare a leggere Tolkien? La scoperta è la libertà assoluta del lettore in questa scelta, ma ci sono tante belle curiosità nell’articolo… Poi, abbiamo affrontato il tema: Leggere Tolkien: c’è un ordine giusto? Anche in questo caso, molte sono le scoperte che nascono da una domanda in apparenza così semplice! Con questo articolo si vuole proseguire sulla stessa strada, andando ad approfondire le opere che non sono tra le più note.
Autore: Norbert Spina
Denethor, c’è del metodo in questa follia
Ritornano i Saggi Hobbit! Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit «si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni». Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni. I cinque saggi apparsi finora sono incentrati sugli Anelli del Potere, gli Orchi, la sorte di Frodo e Riguardo agli Hobbit e Sugli Istari e sui loro bastoni.
Il saggio di oggi è dedicato a Denethor: il personaggio è il 26esimo e ultimo Sovrintendente del Regno di Gondor, al governo dall’anno 2984 della Terza Era, come descritto da Tolkien.
Tolkien e le mappe del Signore degli Anelli
Le mappe nelle opere di John Ronald Reuel Tolkien sono molto importanti, fanno parte della narrazione. Sono state disegnate con estrema cura per quanto riguarda le distanze, per esempio far sì che i personaggi ci mettano il tempo giusto a muoversi da un luogo all’altro. E, anche per il lettore, le mappe sono molto importanti, per consentirgli di seguire gli spostamenti dei personaggi, per capire dove sono i diversi luoghi, anche in relazione l’uno con l’altro. Tolkien era ben conscio dell’importanza delle mappe, ed è stato estremamente attento e preciso nel disegnarle (o nel farle disegnare al figlio Christopher). Per questo motivo le edizioni in lingua inglese de The Lord of the Rings sono corredate da tre mappe:
- Una mappa di parte della Contea, come mostrata qui, presente in Italia solo in poche edizioni e nella versione che ne ha dato Francesco Bisarra;
- Una mappa di dettaglio di Rohan, Gondor e Mordor, come mostrata qui, inedita in Italia;
- Una mappa della parte nordoccidentale della Terra di Mezzo, analoga a quella presente nelle edizioni italiane in volume unico (e in un paio di quelle in tre volumi) .
Come mai? È lo scrittore stesso ad averlo spiegato bene in una lettera (n.137) al suo editore inglese: «Le mappe mi preoccupano. Almeno una (e deve essere piuttosto grande) è
assolutamente indispensabile. Secondo me ne servono tre: 1) della Contea; 2) di
Gondor; e 3) una mappa generale a piccola scala dell’intero campo di azione.
Naturalmente già esistono, anche se non in forma adatta a essere riprodotte,
perché ovviamente in una storia come questa non si può realizzare una mappa
in base al racconto, ma si deve disegnare la mappa prima e adattare il racconto di
conseguenza. La 3 è necessaria sempre. La 1 è necessaria nel primo e nell’ultimo
volume. La 2 è essenziale nei volumi II e III».
Tolkien e Don Camillo: un seminario a Modena
Continuano a Modena i Tolkien Labs, gli incontri su J.R.R. Tolkien che allo l’intento di creare uno spazio in cui riflettere e comprendere sempre meglio l’opera dello scrittore di Oxford. Sono organizzati, con cadenza mensile, dalla nostra Associazione in e dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e si tengono, solitamente, in via San Cataldo 97, a Modena, presso la sede dell’istituto. L’ingresso del pubblico è di norma gratuito. Lo spazio web del Laboratorio tolkieniano permanente di Modena permetterà di condividere con tutti gli iscritti i materiali che man mano verrano analizzati nei diversi incontri.
Gli Elfi sono vegetariani? Ecco cosa dice Tolkien
Quando si pensa agli Elfi vengono subito in mente omini verdi con le orecchie a punta che vivono nei boschi e mangiano solo verdura. È un’immagine pervasiva che fonde nel suo insieme caratteristiche che partono dalla mitologia germanica e giungono fino a noi, passando per le opere di Shakespeare, il folclore inglese e irlandese, le creature disegnate da Walt Disney (Campanellino), le creature descritte nei libri di Harry Potter e perfino gli assistenti di Babbo Natale! Noi, però, vogliamo parlare del nobile popolo degli Eldar, i primogeniti, gli Elfi descritti nelle opere di J.R.R. Tolkien. E vogliamo sfatare qualche mito su di loro: gli Elfi di Tolkien non sono vegetariani, né tantomeno vegani. Non lo scriviamo mossi da acredine verso le filosofie vegetariana o vegana ma semplicemnte perché riteniamo che nulla nei testi del professore di Oxford sostenga questa tesi.
È opinione diffusa tra alcuni appassionati che anche gli Elfi di Tolkien siano vegetariani dal momento che sono per molti aspetti vicini alla natura e il fatto che essi preparino e mangino il lembas, “pan di via”, quando viaggiano li mostra attenti a un’alimentazione vegetariana. Inoltre, un contributo in questo senso è il fatto che Peter Jackson nei suoi film ispirati allo Hobbit faccia intendere proprio questo: nota è la scena in cui i Nani giungono a Rivendell e sono costretti a mangiare insalata! Ma gli Elfi nelle opere dello scrittore inglese sono cacciatori e analizzando le principali opere di Tolkien, Il Silmarillion, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, risulta subito chiaro che gli Elfi non sono vegetariani.
3 gennaio, un brindisi per il Professore
I più appassionati lettori di J.R.R. Tolkien ricordano certamente a memoria le date più importanti descritte nel Signore degli Anelli: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 dicembre, la Compagnia lascia Granburrone; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto.
Ma c’è una data non meno importante che, pur non essendo scritta in nessuna opera dello scrittore di Oxford è ricordata da tutti gli appassionati della terra di Mezzo. Questa data è il 3 gennaio 1892, ed è la data di nascita di John Ronald Reuel Tolkien. E, in occasione del 123° anniversario della sua nascita, vogliamo far festa.
Il 13 dicembre si parla dello Hobbit a Bergamo
Con l’approssimarsi del debutto, nelle sale cinematografiche, del terzo film di Peter Jackson tratto da “Lo Hobbit” di JRR Tolkien, aumenta l’interesse del grande pubblico per questo scrittore di grande successo. Per soddisfare questo interesse l’associazione culturale Sackville di Bergamo ha organizzato un evento a ingresso libero dal titolo There and back again: lo Hobbit oltre il film. «Il 13 dicembre alle 16 nelle sale dell’Associazione Torquato Tasso, in via Tasso n.7, dieci esperti andranno oltre il film per una pomeriggio di riflessione immersi nelle magiche atmosfere della Terra di Mezzo», come recita il loro comunicato stampa. Abbiamo intervistato la cortesissima presidente dei Sackville, Valentina Zenoni, per avere maggiori informazioni sulla manifestazione e sui Sackville.
Il compleanno di Bilbo? Probabilmente è oggi!
Molti sapranno che oggi, 12 settembre, è il compleanno di Ian Holm, l’attore che ha interpretato Bilbo Baggins nella prima trilogia di Peter Jackson, dedicata al Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. Ma sicuramente sono pochi gli appassionati che sanno che, secondo un’interpretazione che illustrerò, è oggi anche il compleanno dello stesso Bilbo! Molto spesso mi sono interrogato, e come me molti altri, riguardo le date degli eventi nel Signore degli Anelli: prendiamo ad esempio il 22 settembre, il compleanno di Bilbo. E mi son chiesto: «Ma come dobbiamo intendere ’22 settembre’?». È il 22° giorno del nono mese (cioè il 22 uccellaio del calendario hobbit)? Oppure è la data che corrisponde al nostro 22 settembre (cioè il 2 invernume del calendario hobbit)? Per trovar la soluzione si può guardare l’Appendice B dell’opera di Tolkien: nell’anno 3019 si parla di 30 febbraio. Mi sembra chiaro, perciò, che i nomi dei mesi son stati “tradotti”. Per cui, ritornando alla domanda fatta in apertura, “22 settembre” deve essere inteso come inteso come “22 uccellaio”.
Ma per togliersi ogni dubbio, è sufficiente leggere ciò che ha scritto Tolkien stesso, nell’Appendice D del Signore degli Anelli:
«Nelle mie note e nella narrazione ho adoperato i nomi moderni sia dei giorni che dei mesi, benché naturalmente né gli Eldar né i Dùnedain né gli Hobbit li utilizzassero. Mi è parso indispensabile tradurre i nomi dall’Ovestron, per evitare confusioni, tanto più che le implicazioni stagionali dei nostri nomi sono più o meno simili a quelle della Contea».
Mi sembra chiaro, quindi, che “22 settembre” sia solo la traduzione di “22 uccellaio”.
A quale giorno del calendario gregoriano corrisponde il 22 uccellaio? In questa pagina è possibile consultare (e scaricare) il file contenente le due tabelle per la conversione da calendario gregoriano a calendario hobbit e viceversa. Sono anche spiegati i (semplici) calcoli che mi hanno portato alla loro creazione. Grazie ad esse è possibile controllare a quale data del nostro calendario corrisponda una qualunque data del calendario hobbit.
Basta fare attenzione e valutare se l’anno di cui vogliamo convertire la data sia o meno bisestile. Per esempio fu bisestile l’anno 1940 c.c., “l’anno del famoso raccolto e della incantevole estate” come scrive Tolkien nell’Appendice D.
Quindi tutti quelli che festeggiano il compleanno di Bilbo e Frodo il 22 settembre o la caduta di Barad-dur il 25 marzo sbagliano? In buona sostanza sì, perché hanno preso alla lettera le date dell’appendice B. Anche se l’importante è festeggiare gli eventi: se poi si sbaglia (in buona fede) di una decina di giorni, non è grave.
Per me, almeno.
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– Vai qui per le due tabelle per la conversione dal calendario gregoriano al calendario hobbit.
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Peter Jackson ha “ucciso” J.R.R. Tolkien?
In questo articolo non voglio parlare dei film di Peter Jackson, di quanto siano stati più o meno fedeli ai libri : voglio cercare di capire quali effetti essi abbiano avuto sulla conoscenza e sulla diffusione delle opere di Tolkien. Soprattutto attraverso la versione cinematografica realizzata dal regista neozelandese, l’opera di Tolkien è arrivata a un pubblico ancora più vasto che, però, non ha fatto che aggiungersi al progressivo cammino di diffusione e di successo in atto da 40 anni. L’adattamento cinematografico di Jackson ha guadagnato 17 Oscar (4 per La Compagnia dell’Anello, 2 per Le due Torri e 11 per Il ritorno del Re): il premio come “miglior film” a Il ritorno del Re, può venir considerato un premio dato all’intera trilogia da parte della critica. I film contengono però molte alterazioni rispetto alla storia originale, e hanno un tono un po’ diverso dalla narrazione del romanzo e dalla visione originale di Tolkien. A titolo di esempio, Roger Ebert, critico cinematografico statunitense ha detto: «Jackson ha preso un’opera letteraria incantevole e unica e l’ha ri-raccontata nei termini del cinema moderno […] Fare quello che ha fatto in questi film deve essere stato molto difficile, e merita un applauso, ma rimanere fedeli a Tolkien sarebbe stato ancora più difficile e coraggioso».

La trilogia jacksoniana del Signore degli Anelli ha avuto indiscutibilmente alcuni effetti positivi:
- ha reso il Signore degli Anelli notissimo. Quasi tutti, a livello mondiale, l’hanno quantomeno sentito pronunciare questo nome;
- ha indotto molti appassionati dei film a cercar di conoscere ancor meglio la Terra di Mezzo
- ha fatto diventare “di moda” Tolkien: l’effetto positivo è che molti libri validi sono stati dati alle stampe perché “Tolkien era di moda”, libri che, altrimenti sarebbero stati scartati dagli editori;
- in Italia, ha aiutato a superare l’errata “associazione” di Tolkien con il fascismo e la destra estrema
Ma ci son stati anche molti effetti negativi, non lievi:
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ha fatto diventare “di moda” Tolkien: l’effetto negativo, perfettamente simmetrico a quello visto nei “pro”, è che anche molti libri sciatti e malfatti sono stati stampati solo perché “Tolkien vende”;
- le immagini tolkieniane dopo il 2001 sono spesso influenzate, talvolta pesantemente, da quelle dei film.
- l’immaginario collettivo è stato “cristallizzato”. Perfino per me che ho visto solo una volta i film è difficile non pensare Gandalf e vedere il viso di Ian McKellen, o Galadriel e vedere il viso di Cate Blanchett;
- mi sembra che molti di coloro i quali hanno visto il film sian convinti (in buona fede) di conoscere Tolkien, e che, pertanto, non si preoccupino di leggerne le opere. Come successe già con i film di “Don Camillo” tratti dai
racconti di Giovannino Guareschi. Anche in questo caso il grande successo dei film mi sembra aver ‘messo in ombra’ i libri. E ciò, naturalmente, non piace a me, appassionato lettore; - infine l’effetto che io trovo peggiore, e che a un tempo mi fa infuriare e mi deprime, è che in molti sembrano confondere le opere di Peter Jackson con quelle di Tolkien. E non solo tra gli appassionati “di primo pelo”. Capiamoci: io non demonizzo le pellicole del regista neozelandese; e non ho nulla in contrario che ne siano citate scene e dialoghi. Ci mancherebbe! Ma chi cita Peter Jackson sia conscio che stai citando Peter Jackson e non Tolkien (o viceversa), accidenti! Son stufo di ascoltare (o leggere) frasi del tipo: “nel libro, quando Gandalf a Moria dice che nemmeno i più saggi possono prevedere tutte le conseguenze”. No! È nel film che quella frase è detta a Moria. Nel libro è detta a casa Baggins!
Come (tentare di) minimizzare gli effetti più deleteri?
- per il problema della “moda”, finiti i film sparisce anche quella – per fortuna;
- per quanto riguarda l’iconografia ispirata alla terra di Mezzo, credo che col tempo diminuiranno le opere ispirate al film;
- riguardo la “cristallizzazione dell’immaginario”, è inevitabile, credo. Lo stesso Guareschi ammetteva di essersi immaginato il personaggio di Don Camillo diverso da Fernandel (l’attore che impersona il battagliero parroco nei film) ma di non riuscire, dopo il primo film basato sui suoi racconti, a scrivere nuove storie di Don Camillo senza immaginarlo con la faccia di Fernandel;
- riguardo il fatto che i film abbiano “messo in ombra” i libri temo si possa fare poco, se non ribadire, ogni volta sia possibile, che i libri sono più alti, più profondi, più belli dei film;
- riguardo l’ultimo punto, per me il più importante, non ho soluzioni. Cerco di correggere tutti i casi di confusione tra Tolkien e Jackson o viceversa in cui mi imbatta.
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Il film di Peter Jackson? L’ArsT: quanto è brutto!
È uscito il film di Peter Jackson. E tutti noi lo abbiamo visto. Come nelle migliori famiglie, ci siamo seduti intorno a un tavolo, tra una pinta di birra e una fumata di pipa, ognuno ha detto la sua opinione. Come i Nani con le stoviglia nella casa di Bilbo Baggins, gli entusiasti si sono contrapposti ai contrari per tutto il tempo, dandosele di santa ragione! Come è giusto che sia, riportiamo alcuni dei pareri della serata. Se cercate una recensione ragionata, serena e obiettiva del film di PJ avete sbagliato posto. Qui mi tolgo tutti i sassolini che mi ha messo nella scarpa il film. Se avete fretta, in fondo, sotto le note, c’è il giudizio sintetico. Se volete leggere i giudizi positivi sul film, andate qui. Non leggete il resto di quest’articolo se non avete ancora visto il film!
I saggi dell’Arst: J.R.R. Tolkien e le Dolomiti
È giovedì e come promesso, in vista del 25 marzo, giorno in cui festeggeremo il Tolkien Reading Day, facciamo il primo dei nostri regali ai lettori. Per premiarvi della fiducia e offrire contenuti di qualità, abbiamo deciso di lanciare una serie di saggi tra quelli tenuti quest’anno dai membri dell’Arst e quelli tradotti da pubblicazioni di studiosi di fama mondiale. Ecco il primo saggio: “Due figure a confronto: Éowyn di Rohan e Dolasilla di Fanis”. L’autore è Norbert Spina, che ha tenuto la conferenza il 20 ottobre 2006 durante Paesaggi dalla Terra di Mezzo, organizzato dall’ArsT alla libreria Bibli a Roma, durante la seconda edizione di Tolkieniana.net nel 2007 e poi il 9 agosto 2007 all’interno del Primo Festival delle Leggende Ladine. Vista l’origine personale dell’approfondimento, l’autore ha voluto lasciare una nota per spiegare le motivazioni che lo hanno portato al confronto tra i due personaggi.
Due passioni che si incontrano
Sono un appassionato della Terra di Mezzo e della sua storia. Se mi capita di parlarne non mi tiro certo indietro. Così, quando mi capitò l’occasione di parlare in pubblico di Eowyn di Rohan nella manifestazione “Rivendell”, presi la palla al balzo. Non ricordo esattamente cosa dissi a Viterbo in quel lontano giugno 2004 (dovrei cercar gli appunti di allora), ma ricordo che pensai che questa bella ragazza voleva morire in battaglia, per conquistarsi gloria imperitura, e invece sopravviveva. E mi sovvenne che, nelle leggende delle Dolomiti v’era una guerriera che s’era ripromessa di appendere l’arco al chiodo, per così dire, ma scendeva in campo a combattere una battaglia cruciale per il suo popolo e moriva, lei che avrebbe voluto smettere di combattere.
La cosa sembrò finire li, ma questo accostamento aveva, per così dire, messo un semino nel mio cervello. Nell’estate del 2006 ero al Rifugio Nuvolau dopo pranzo e il tempo non era buono; avevo tempo da perdere prima di rimettermi in cammino e il semino iniziò germogliare. Mi misi a scrivere punti di contatto e punti di differenza nelle storie delle due eroine. Ero così concentrato a scrivere che, nella stanza semivuota, il rifugista si incuriosì e mi chiese se stessi scrivendo poesie. No, gli risposi, e gli spiegai grossomodo cosa stessi facendo.
Tornato a casa, con i testi di Tolkien e di Wolff alla mano, controllai gli spunti presi in montagna a memoria e mi misi a studiare, a confrontare, ad approfondire. Per Eowyn, ben descritta da Tolkien, mi fu d’aiuto – anzi, mi aprì gli occhi – la Tolkien Encyclopedia, ponderoso volume che mi mostrò una Eowyn abbastanza diversa da come l’avevo “capita” fino ad allora.
Ulteriore segno, qualora ce ne fosse bisogno, che è sempre possibile approfondire ancora, vedere le cose in maniera diversa da quella che ci è propria, scoprire sfaccettature del personaggio che ci erano sfuggite o che non eravamo stati in grado di vedere precedentemente. Per Dolasilla la cosa fu più difficile; a me che non conosco il tedesco erano preclusi sia i testi originali di Wolff sia le analisi della prof. Ulrike Kindl. Mi basai sulla traduzione italiana della saga dei Fanes in mio possesso e cercai altri spunti in rete, trovando il sito di Adriano Vanin, esperto dei Fanes. Ci scambiammo alcune mail e gettammo le basi per un’amicizia che dura tutt’ora. Il risultato di tanto lavorio lo presentai il 20 ottobre 2006 durante Paesaggi dalla Terra di Mezzo, organizzato dall’ArsT alla libreria Bibli a Roma,
durante la seconda edizione di Tolkieniana.net nel 2007 e poi il 9 agosto 2007 all’interno del Primo Festival delle Leggende Ladine. Il lavoro è ora sintetizzato nel testo ora scaricable: Due figure a confronto: Éowyn e Dolasilla. Spero la sua lettura stimoli a conoscere, o ad approfondire, se già le conoscete, le storie di queste due “principesse guerriere”.
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Gli Smial e i gruppi locali tolkieniani in Italia
A tutti piace parlare delle proprie passioni; e chi meglio di un appassionato di Tolkien per scambiar due chiacchiere sul nostro caro professore? Per parlare, per analizzare, per fantasticare sulla Terra-di-mezzo, sulle cose poco chiare, su quelle che sono (o sembrano) chiare, per scandagliare appendici, lettere, racconti incompiuti e abbandonati, mappe. Ma anche per scambiarsi consigli di lettura su libri, narrativa, saggi, oppure organizzare un’attività da svolgere insieme.
Esistono moltissimi canali elettronici (forum, siti, mailing list, pagine Facebook, un newsgroup dedicato it.fan.scrittori.tolkien) dove si può scambiare opinioni con altri amici tolkieniani. Ma nessun mezzo elettronico dà tanta gioia come l’incontrare dal vivo altri appassionati.
Questa pagina vuole aiutare chi volesse trovare altri amici tolkieniani. Sono molte le cosiddette “famiglie tolkieniane” o Smial, se si vuol conservare il termine inglese. Il modo più semplice è cercare in rete, su newgroup e social forum. Ma è facile anche creare un gruppo nuovo, senza troppe complicazioni burocratiche e senza alcuna affiliazione!
La Tolkien Society da sempre promuove la formazione degli Smial e c’è sul sito ufficiale un elenco sempre aggiornato di tutti quelli affiliati. Normalmente, ogni smial è attivato su base volontaria da membri della Società, ma non è necessario essere un suo membro per far parte dello smial locale e partecipare alle sue iniziative. Da notare il fatto che gli smial sono affiliati alla Tolkien Society, ma sono gruppi indipendenti, a volte senza un’organizzazione burocraticamente costituita, e comunque sempre gestiti su base volontaria, con proprie regole ed eventualmente delle iscrizioni annuali.
Anche noi abbiamo fatto un elenco di tutti i gruppi tolkieniani italiani attivi a noi noti.




