Un fine settimana con Tolkien a Sarehole

Il mulino di Sarehole, BirminghamAvevamo già parlato in un articolo precedente dell’ormai consueto fine settimana nella Terra-di-Mezzo di Birmingham. Ogni anno a maggio il mulino di Sarehole si trasforma nel mondo inventato da J.R.R. Tolkien. Quest’anno la celebrazione ha avuto luogo pochi giorni fa, durante il fine settimana del 19 e 20 maggio. E se, come la maggior parte di noi, non hai avuto la possibilità di partecipare, il video che inseriamo qui sotto, della durata di più di 10 minuti, può darti un assaggio dell’atmosfera che si è respirata!

In genereale, la piccola manifestazione sembra assomigliare a molti eventi del genere, ma questa gode di un carattere speciale perché sono proprio i luoghi in cui J.R.R. Tolkien visse la sua infanzia. Tra l’altro, il luogo è molto migliorato. Mentre fino a poco tempo fa il famoso mulino di Sarehole, nel sobborgo di Hall Green, era semi-abbandonato, ora è aperto un nuovo museo, mettendo così in evidenza il forte legame dell’autore con la città: sarà possibile visitare una serie di mostre e assistere alla visione di un cortometraggio sulla sua vita. E una nuova strategia per il turismo da parte del municipio spera di poter attrarre pubblico con più pubblicità, un sito web dedicato, finanziamenti per la conservazione del patrimonio dei siti ed edifici legati a Tolkien.

Per maggiori dettagli e approfondimenti.
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GUARDA IL VIDEO:
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Il video è di Ian Fish, la fotografia di Ellie Gibbons, audio e produzione di Sam Coley.

– Vai al Museo del mulino di Sarehole
– Vai al sito per le informazioni sul fine settimana dedicato alla Birmingham legata a Tolkien

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Maurice Sendak, dallo Hobbit a Barack Obama

Maurice SendakIl New York Times lo ha ricordato come «l’autore di libri per bambini più importante del ventesimo secolo», e il presidente Barack Obama si è dichiarato un suo grande fan. Scomparso a 83 anni, Maurice Sendak, era conosciuto soprattutto per il libro “Where the Wild Things Are” (Nel paese dei mostri selvaggi), pubblicato nel 1963 e diventato in breve tempo un cult, letto da milioni di bambini e adulti, tradotto in una trentina di lingue (in italiano da Babalibri), per il quale nel 1964 ha ottenuto la prestigiosa Caldecott Medal come il miglior libro illustrato americano. La storia è stata poi trasformata in film nel 2009 da Spike Jonze con il titolo “Nel paese delle creature selvagge” (all’adattamento per il grande schermo ha partecipato anche Dave Eggers). Nato il 10 giugno 1928 a Brooklyn (New York) da genitori ebrei polacchi, fin da piccolo Sendak ebbe problemi al cuore e crebbe in un periodo storico seminato funestato da tragedie personali: la famiglia fu colpita dalla depressione del 1929, la Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto, perdendo moltissimi parenti in Europa. Per questo, dichiarò al quotidiano Usa nel 2008 di aver sempre avuto sentimenti di «ansietà, paura e inadeguatezza» nei confronti del suo lavoro. Molti critici sostengono che non sarebbe possibile immaginare una letteratura per l’infanzia senza Sendak. Anche se quello del 1963 resta il suo lavoro più conosciuto, durante sessant’anni di carriera Sendak ha scritto e illustrato con i suoi disegni meticolosi e fantastici quasi 50 libri, tra cui autori come Hans Christian Andersen, Leo Tolstoy, Herman Melville, William Blake, oltre alla nota serie di “Little Bear”. L’autore ha vinto il prestigioso premio Caldecott per la letteratura per bambini, la medaglia del Newbery, il premio internazionale Hans Christian Andersen Award, il premio Astrid Lindgren Memorial Award e una National Medal of Arts.

Birmingham, weekend al mulino di Tolkien

Sarehole Mill a BirminghamPuò non essere la Terra-di-mezzo, ma i responsabili del turismo a Birmingham sperano di incassare molto dalla Hobbit-mania prossima ventura, puntando tutto su una nuova attrazione dedicata a J.R.R. Tolkien. L’interesse per lo scrittore, che visse e crebbe in città tra il 1895 e il 1911, si prevede spiccherà il volo quando alla fine dell’anno uscirà nelle sale la versione cinematografica di una delle sue opere più famose, Lo Hobbit appunto. Secondo alcuni, i paesaggi e le architetture di Birmingham si riflettono nelle sue storie, in particolare Folly Perrott e Waterworks Edgbaston, che alcuni ha deciso che debbano aver ispirato le Due Torri descritte nel Signore degli Anelli.

I nipoti di Tolkien e Dickens insieme per due romanzi

Gerald Dickens, attore e pronipote dello scrittore Charles DickensIl nipote dello scrittore britannico J.R.R. Tolkien, autore del Signore degli Anelli, e un discendente dello scrittore inglese Charles Dickens, autore di popolari romanzi ottocenteschi, hanno collaborato insieme per due nuovi libri fantasy per ragazzi che usciranno nel Regno Unito entro la fine del 2012, pubblicati da Thames River Press. Il poeta Michael Tolkien, il più vecchio tra i nipoti dell’autore dello Hobbit (è figlio del secondo figlio di Tolkien, Michael, ed è nato nel nel gennaio 1943), ha scritto due racconti ispirati da storie che il nonno gli leggeva quando era piccolo. Non saranno in prosa ma in versi narrativi, uno stile amato da Michael Tolkien, già autore di sei raccolte poetiche. L’attore Gerald Dickens, il pronipote dell’autore di Oliver Twist, leggerà la versione in audiolibro.

Il modello economico ideale? Non è la Contea

Illustrazione: Chi ha letto il Signore degli Anelli o visto la trilogia di Peter Jackson può essere spinto a desiderare uno dei modelli di società ritratti nel volume da J.R.R. Tolkien. Si tratta della Contea degli Hobbit (The Shire), una comunità agricola nella zona nord-occidentale della Terra-di-mezzo: sembra un paradiso sia dal punto di vista sociale sia da quello economico. Gli Hobbit convivono pacificamente, impegnati nei loro affari quotidiani: il lavoro nei campi, la vendita di beni elementari e l’immancabile pinta di birra serale al pub Il Drago Verde. Ce n’è abbastanza per avere nostalgia di un mondo che, in effetti, non è mai realmente esistito, anche se assomiglia da vicino alla vita di campagna che si faceva fino alla metà del Novecento. Allora, ci si può fare una domanda: è possibile riprodurre la Contea?

Spunta una lettera inedita di J.R.R. Tolkien

Asta da Richard Winterton per una lettera di TolkienEcco un vero mistero per gli appassionati di J.R.R. Tolkien: una lettera sconosciuta da lui scritta spunta fuori da un libro che non ha relazioni con lo scrittore, di proprietà di una famiglia che non è collegata in alcun modo alla lettera. La notizia, pubblicata il 27 gennaio sul sito della casa d’aste Richard Winterton, in Lichfield, nel Staffordshire (Gran Bretagna), è stata diffusa dal Telegraph. Così, il mistero della lettera di Tolkien ha fatto il giro di tutto il mondo.

Quando Neil Gaiman sognava J.R.R. Tolkien

Neil GaimanSempre più scrittori riconoscono il proprio debito letterario nei confronti di J.R.R. Tolkien. Uno di questi è Neil Gaiman. Lo scrittore inglese, sceneggiatore di fumetti di enorme successo come Sandman e The Books of Magic, è autore di romanzi come Nessun dove (Neverwhere, edito in Italia da Fanucci), Stardust (pubblicato per la Magic Press) e Good Omens, scritto a quattro mani con Terry Pratchett. Il suo romanzo American Gods (pubblicato in Italia da Arnoldo Mondadori Editore) è stato premiato con un Hugo quale miglior romanzo. Di Gaiman è anche Coraline (pubblicato in Italia da Mondadori nel 2004), romanzo vincitore del Premio Hugo e del Premio Nebula per il miglior romanzo breve, da cui è stato realizzato un film d’animazione intitolato Coraline e la porta magica. Libro: Coraline-b di Neil GaimanSe la lettertura fantastica di Tolkien parla in qualche modo del “crepuscolo del mito” di fronte all’avanzata della modernità, Gaiman nei suoi cicli di romanzi e fumetti, parla di un fantastico mitologico che coabita con la modernità e le sue forme. In questo senso, Gaiman ricorda il modo con cui George R.R. Martin ha letto e assorbito le opere di Tolkien. Nel 2004, Gaiman fu ospite d’onore della 35° Mythcon, l’annuale conferenza della Myhtopoeic Society, la Tolkien Society Usa. In quell’occasione, lo scrittore parlò del suo rapporto con l’autore del Signore degli Anelli. Il discroso di Gaiman fu, poi, pubblicato nell’ottobre 2004 su una delle riviste della società, Mythprint. Qualche giorno fa, Gaiman ha reso pubblico il testo sul suo blog. E l’Associazione romana studi Tolkieniani lo ha tradotto per voi.

La Regina che illustrò Il Signore degli Anelli

La Regina Margherita II di DanimarcaSabato, 14 gennaio 2012, la Danimarca festeggerà i 40 anni del regno di Margherita II. Un recente sondaggio ha rivelato che ben il 77% dei danesi è soddisfatto della monarchia e della famiglia reale, che ne fa i sudditi più fedeli in Europa. Il successo è probabilmente dovuto alla capacità della famiglia reale di modernizzarsi in maniera giusta, ma gran parte del merito va alla stessa regina: quando salì al trono nel 1972 solo il 42% era favorevole alla monarchia. In pochi però sanno che la sovrana danese è una grande appassionata di J.R.R. Tolkien.

Tolkien, Greene, Moravia e quel premio Nobel rifiutato

Premio NobelIl Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien? “Letteratura di serie B”. Non è il solito critico acido e rancoraoso a cui ormai siamo abituati, ma la motivazione con cui la giuria del Premio Nobel, 50 anni fa respinse lo scrittore inglese, dopo un attento esame. È quanto emerge da alcuni documenti resi noti nei giorni scorsi e riportati dalla giornalista svedese Andrea Ekström sul quotidiano Sydsvenska Dagbladet. Le deliberazioni dell’Accademia reale svedese vengono, infatti, declassificati soltanto dopo che è trascorso mezzo secolo dall’evento. I documenti inediti rivelano così il parere dei membri del comitato Nobel per l’anno 1961. Per fortuna, Tolkien è in buona compagnia. La commissione stabilì che nomi poi diventati pietre miliari della letteratura mondiale non fossero degni del Nobel: oltre al professore di Oxford, stelle del calibro di Lawrence Durrell, Graham Greene, Alberto Moravia, Robert Frost, Edward Morgan Foster.

3 gennaio, un brindisi per J.R.R. Tolkien!

Anniversario di J.R.R. TolkienI più appassionati ricordano certamente a memoria le date più importanti descritte nel Signore degli Anelli: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 dicembre, la Compagnia lascia Granburrone; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto. J.R.R. Tolkien però non si limitò a inventare storie, continenti, popoli e linguaggi: inventò anche calendari con i quali contare lo scorrere del tempo, diversi per ogni popolo. Ecco perché alcune di quelle date sono occasione di festa fra gli appassionati tolkieniani di tutto il mondo. Su una data, però, gli appassionati di Tolkien concordano e tutti insieme festeggiano: è il 3 gennaio, l’anniversario della nascita del Professore di Oxford. Quest’anno cade un’occasione particolare: il 120esimo anniversario.

Quando l’Arte Visiva legge J.R.R. Tolkien

Iona Roazel Brown, artistaL’arte è contaminazione. Non serve un esperto per verificare come ogni opera d’ingegno umano sia frutto anche di influenze di altre opere, in un gioco continuo di rimandi tra letteratura, pittura, scultura, musica, cinema, fumetto, e molto altro ancora. Questa volta ci occupiamo dell’estremo confine delle influenze delle opere di J.R.R. Tolkien. È un viaggio degno di un’astronave ai confini dell’universo artistico, verso mondi «laddove nessun uomo è mai giunto prima». Ma andiamo per ordine.

Due lettere di J.R.R. Tolkien salvano una biblioteca di Oxford

Deddington Library - la biblioteca di Deddington La storia che stiamo per raccontare è a lieto fine e, come sempre, J.R.R. Tolkien vi ha avuto una parte importante. Tutto risale a poco più di un anno fa quando, per far fronte alla crisi economica, il Consiglio di Contea dell’Oxfordshire decise di chiudere 20 delle 43 biblioteche pubbliche per ridurre le spese. Tra queste anche la piccola biblioteca di Deddington, 30 km a nord di Oxford. Bibliotecari e abitanti si sono riuniti e hanno pensato a come unire le forze per scongiurare la minaccia, con qualche forma di protesta. Poi, uno di loro si è ricordato di un evento passato…

È Natale, le Lettere di J.R.R. Tolkien ai figli

Immagine dalle Ogni dicembre, poco prima di Natale, una busta con un francobollo proveniente dal Polo Nord arrivava per i figli di J.R.R. Tolkien. All’interno c’era una lettera scritta in fretta e furia e dei bellissimi disegni o schizzi a colori. Le lettere portavano la firma di Babbo Natale in persona. Chi le scriveva era in realtà il compassato professore di Oxford, che dieci anni dopo si sarebbe trovato a scrivere Lo Hobbit e in seguito il suo capolavoro, Il Signore degli Anelli. La prima delle Lettere di Babbo Natale porta la data del 1920 ed è rivolta al primogenito di casa Tolkien, John, che all’epoca ha soltanto tre anni. L’ultimo messaggio, invece, risale al 1943 ed è indirizzato alla quarta e ultima figlia dello scrittore, Priscilla, già quattordicenne ma, a quanto pare, decisamente restia a troncare i rapporti con il caro vecchio «Babbo Natale». Infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni, affrancate con francobolli delle Poste Polari e contenenti narrazioni illustrate e poesie, in tutti quegli anni esse continuarono ad arrivare a casa Tolkien, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori per i figli del professore: oltre John e Priscilla anche per Michael e Christopher. Le lettere erano anche contraddistinte da differenti grafie: energica anche se un po’ tremolante quella di Babbo Natale; grossolana e all’occorrenza scorretta quella del suo principale aiutante l’irruente Orso Polare; raffinata e filiforme infine quella dell’elfo Ilbereth, che fa la sua comparsa nel 1936, proprio quando Tolkien sta ultimando la stesura dello Hobbit. Babbo Natale vive al Polo Nord, nella grande Casa di Roccia. Immagine dalle Con lui vivono l’Orso Polare e i cuccioli suoi nipoti, tra cui Paksu e Valkotukka (“Grasso” e “Pelobianco”); gli Uomini-di-neve e i loro bambini; gli Gnomi Rossi e gli Elfi (uno dei quali è appunto Ilbereth, che diventerà segretario di Babbo Natale). L’Orso Polare (detto, in lingua artica, anche “Karhu”) lo aiuta a confezionare i pacchi con i doni; Paksu e Valkotukka gli scombinano l’organizzazione della casa; le renne lo accompagnano nei viaggi; gli Elfi difendono tutti contro i Folletti; e Babbo Natale, tra un fuoco d’artificio dell’Aurora Boreale e una visita dell’Uomo della Luna (impegnato a mettere ordine tra le stelle), passa il tempo, oltre che a consegnare doni, a descrivere (a disegnare) con ordinato disordine il disordinato ordine del suo mondo.

I dieci luoghi più “letterari” del mondo

Libreria a ParigiDieci luoghi per perdersi e ritrovarsi con l’autore preferito. Sul sito Gadling Jessica Festa mette in fila dieci ritrovi del cuore nel vasto mondo, storicizzati e in qualche modo resi eterni dalla penna o dalla semplice presenza di grandi scrittori. Nell’ordine, si parte dalla libreria Shakespeare and company di Parigi dove nel secolo scorso sono passati Fitzgerald ed Hemingway, la cui casa a Key West in Florida è il secondo dei luoghi letterari menzionati. Qui al 907 di Whitehead Street l’autore di Addio alle Armi ultimò molti dei suoi romanzi. Per terzo viene il Globe Theatre di Londra con il suo implicito richiamo shakespeariano, anche il teatro che possiamo visitare oggi è stato ricostruito dopo un incendio nel 1844. E poi Walden Pond a Concord nel Massachussettes, legato alla memoria di Thoreau e Emerson; il Vesuvio Cafe di San Francisco, culla della Beat Generation, il Chelsea Hotel di New York, la Dublino di Joyce (sì in questo caso la giornalista ha scelto proprio la città intera come luogo d’elezione); un’altra città sebbene di dimensioni più modeste come la Hannibal del Missouri è stata invece consegnata alla storia letteraria dalla presenza di Mark Twain, mentre il museo di Haworth in Inghilterra racchiude la memoria delle sorelle Bronte.

George MacDonald e J.R.R. Tolkien, un’ispirazione rimpianta

George MacDonaldTra i molti scrittori che piacevano a J.R.R. Tolkien c’è anche George MacDonald (1824- 1905), scrittore, poeta e per qualche tempo pastore della Chiesa Congregazionale in Scozia. Ma è davvero così? L’occasione per parlarne ci viene data dalla pubblicazione di un suo romanzo del 1871, Al di là del vento del Nord, in una pregevole edizione arricchita da alcune illustrazioni originali ad opera dell’editore riminese Raffaelli. L’opera non è precisamente un fantasy, ma una fiaba vittoriana in cui elementi ed atmosfere fantastiche si incontrano con la dura realtà londinese già immortalata da Dickens. Tolkien non amava molta la fiaba vittoriana, ma in una lettera (n. 25) scrive che di questo genere «George MacDonald rappresenta la maggiore eccezione». Nonostante la critica tolkieniana si soffermi spesso sull’influenza dello scrittore scozzese sull’autore del Signore degli Anelli, il rapporto tra i due è un po’ più complesso di quanto sembri. Anzi, Tolkien arrivò a scrivere che era «uno scrittore per cui ho una sincera e modesta antipatia». Ma andiamo per ordine.

Moseley Bog, il paradiso di J.R.R. Tolkien

Lo stagno Millpond«Il suono selvaggio della sega elettrica continua a farsi sentire dove gli alberi crescono», scriveva J.R.R. Tolkien. Per fortuna non è sempre così, anzi a volte buone notizie giungono proprio dove gli alberi crescono. Se poi si tratta proprio di quelli in cui lo scrittore visse parte della sua infanzia, allora la buona notizia è doppia! Nuovi sentieri, un teatro all’aperto e il ripristino delle siepi, sono le novità introdotti nella riserva naturale nota come la Moseley Bog a Birmingham. Di proprietà del comune e gestita dagli Amici di Moseley Bog e dal Wwf locale, la riserva ha messo a frutto uno stanziamento di oltre 280mila euro per preservare l’area dall’urbanizzazione. «Abbiamo fatto ogni sforzo per assicurarci che che il bosco e il fiume rimassero nel loro stato naturale», ha detto alla Bbc News Neil Wyatt, capo del Wildlife Trust a Birmingham. «Lo abbiamo reso più accessibile e fruibile al pubblico». Il miglioramento è notevole se si pensa che una parte della riserva naturale una volta era utilizzata come discarica, mentre ora è un parco nazionale per la conservazione della natura. Wyatt ha raccontato che molti visitatori fanno lunghi viaggi pur di vedere i luoghi in cui Tolkien è vissuto da bambino: «Alcuni vengono anche dal Giappone!».

Lord Edward Dunsany, nonno e nipote

Edward Carlos Plunkett, Lord DunsanyEdward Plunkett, ventesimo barone di Dunsany, è scomparso il 24 maggio, all’età di 71 anni. La notizia desta un certo rilievo anche per gli appassionati di J.R.R. Tolkien perché questo Lord Dunsany era il nipote del diciottesimo barone, anch’egli Edward Plunkett, Lord Dunsany (1878–1957), scrittore amato da Tolkien. Due parole, quindi, sul nipote prima di ricordare il nonno. Edward Carlos Dunsany è stato un noto architetto e artista irlandese, che ha vissuto e lavorato a Londra, Roma e New York, per brevi periodi in Brasile e in Francia, prima del suo ritorno alla tenuta di famiglia in Irlanda, nei pressi della collina di Tara, era uno dei luoghi più venerati nell’Irlanda dei primi secoli, perché lì i re gaelici dovevano dimostrare di essere stati scelti dagli dei. A Roma visse dal 1969 al 1976, e una sua mostra, allestita alla galleria “Il collezionista” nel 1975, riscosse enorme successo di critica e di pubblico. Giulio Carlo Argan vide nei quadri di Plunkett «una soglia-diaframma tra due dimensioni che tendono a fondersi, che s’incrina e frattura, come uno schermo che ceda ad opposte pressioni, dando una doppia e tripla lettura della stessa immagine». Una sospensione della realtà (vi ricorda qualcosa?!) che si vede anche nel colore «tonalità di bianchi, di neri, di grigi e di bruni, saturi di una loro luce coagulante, al di là di ogni possibilità di vibrazione, come nei paesaggi preromantici di David Caspar Friedrich o negli interni surreali di Magritte». Alcune delle sue opere sono visibili sul suo sito personale (andando nella sezione “Catalogo”).

Tolkien Seminar: gli alberi e il professore

Copertina di "Albero e foglia" d J.R.R. TolkienLa Tolkien Society, la nostra madrina inglese, ha appena annunciato che il prossimo Tolkien Seminar si terrà al Bar Convent di York dal 29 al 31 luglio prossimo. Per l’occasione è stato lanciato un nuovo Call for papers, una richiesta di saggi e conferenze su un tema specifico, fatta ai suoi membri, studenti, accademici e studiosi indipendenti. L’attesa per questo nuovo seminario deve essere tanta, perché per la prima volta è stata aggiunta fin da ora una sessione la domenica mattina, oltre alle due sessione del sabato. Il tema quest’anno sarà su Gli alberi di Tolkien. L’argomento è molto ampio: può trattare di giardini, alberi, boschi, foreste, abitanti delle foreste e ciò che possono rappresentare, specialmente in relazione alle tematiche usate dall’autore nelle sue opere. Le conferenze possono riguardare la teoria ecologista, la moderna interpretazione che si può dare alla descrizione che l’autore fa degli alberi, l’approccio che le diverse società e personaggi hanno rispetto agli alberi e possono riguardare anche uno studio interdisciplinare rispetto al tema. I diversi saggi devono rientrare in un esposizione che duri 20 oppure 45 minuti, così da lasciare sempre spazio a 10 o 15 minuti di domande da parte del pubblico.

Tolkien all'Orto Botanico di Oxford«Alberi, boschi, foreste e i loro abitanti, sono presenti in molte parti di: Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli, Il Silmarillion, Fabbro di Wootton Major e, naturalmente, “Foglia” di Niggle. Alcuni di loro sono particolari, magici e favolosi, mentre altri sono oscuri, inquietanti e pericolosi. Dalla Vecchia Foresta ai mallorn di Lothlórien, gli Ent di Fangorn o il malevolo Vecchio Uomo Salice. Gli alberi possono anche avere un valore simbolico che può essere esplorato e considerato come, ad esempio, Laurelin e Telperion, i due alberi di Valinor o l’Albero Bianco di Gondor». A questo lungo elenco si può aggiungere anche un elemento biografico: l’albero più caro e amato dall’autore. Si tratta di un ultracentenario Pinus nigra, collocato in un vasto prato dell’Orto Botanico ad Oxford. Tolkien veniva spesso a leggere o riflettere sotto i suoi rami possenti. Proprio lì è stata scattata una delle ultime foto conosciute dello scrittore, fatta dal nipote Micheal il 9 agosto 1973, meno di un mese prima della scomparsa. Tolkien è appoggiato al suo vecchio amico vegetale, che chiamava amichevolmente Laocoon.

Il Pinus nigra amato da Tolkien com'è oggiSe avete potenziali testi da sottoporre, questi sono i termini per la stesura, invio e presentazione del saggio: bisogna inviare un abstract di 300 parole che riassuma l’approccio, il punto di vista e le conclusioni, un titolo possibilmente definitivo e una breve biografia. Gli abstract devono essere inviati entro
e non oltre il 30 giugno 2011 all’indirizzo edsec@tolkiensociety.org.
Lo Smial locale, il Lake Evendim, organizzerà le serate al pub nei giorni di venerdì e sabato, oltre a una serie di visite guidate a York e dintorni, tra cui spicca quella alle fabbriche di birra di York! Per maggiori dettagli si può visitare il sito della Tolkien Society inglese. Si può, invece, scaricare direttamente da qui il Call for papers.




La telepatia degli elfi anche in francese

ElfaLa cosa fantastica di J.R.R. Tolkien, è che, come recita un vecchio proverbio, «quando non ce n’ è più, ce n’ è ancora». Tolkiendil, la maggiore associazione in Francia dedicata alle opere del professore di Oxford, corrispondente a una Tolkien Society, ha appena pubblicato sul proprio sito tre testi inediti in lingua francese dell’autore del Signore degli Anelli e dello Hobbit. Andando nella sezione “Lingue”, si può leggere ora quelli che vengono definiti il frutto di un successo editoriale dovuto alla passione dei membri dell’associazione francese. I primi due testi, l’Ósanwe-kenta e il suo seguito Note etimologiche sull’Ósanwe-kenta, riguardano la trasmissione del pensiero e spiegano come Elrond, Galadriel e Gandalf riuscissero a dialogare telepaticamente tra di loro. Nel terzo, Note su Óre, Tolkien torna sul termine “óre”, che significa “cuore, mente interiore” in elfico. Questi tre saggi sono apparsi nella rivista americana Vinyar Tengwar, specializzata in linguistica tolkieniana, e le loro traduzioni sono state gentilmente autorizzate dalla Tolkien Estate e dal gruppo editoriale di Vinyar Tengwar. Interessante è il fatto che il successo ottenuto in Francia dalla Tolkien Society locale è, per una fortuita coincidenza, è già avvenuto in Italia e portato alla pubblicazione di un libro con questi saggi! La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi, pubblicato nella collana Tolkien e dintorni dalla Marietti 1820 (2008, 19 euro), presenta i tre saggi più un quarto dedicato al modo in cui gli elfi di Tolkien usano le mani per contare e per comunicare, tramite una precisa gestualità, alcuni stati d’animo.

Sviluppi: da Sendak a Yeskov e Shippey su Sigurd

In gergo si chiama “follow-up”: seguito, ancor meglio “sviluppo di una notizia”. Bene noi ne abbiamo troppe che premono per non occuparcene. Quindi, stavolta un bell’articolo composito, che rende giustizia a tutti i nostri “follow-up”.

Lo Hobbit mai disegnato da Maurice Sendak
Maurice SendakWayne Hammond, autore insieme a Chiristina Scull del The J.R.R. Tolkien Companion and Guide, su MythSoc, la mailing list della Mythopoeic Society, ha inviato un messaggio sulla mancata collaborazione tra Tolkien e Sendak, fornendo la versione che si può trarre consultando gli archivi di Allen&Uwin e Houghton Mifflin, le due case editrici coinvolte. In sintesi è quella che abbiamo riportano nell’articolo e smentisce la versione “di terza mano” (Sendak > Maguire > Di Terlizzi) fornita dal Los Angeles Times. Noi avevamo già espresso forti dubbi, basandoci sul fatto che non si ha traccia del secondo disegno di Sendak e soprattutto che il primo, quello di Gandalf e Bilbo, aveva proprio il difetto riportato dallo stesso Tolkien. Hammond conferma che la versione è riportata da Sendak perché il famoso disegnatore ne parlò anche in una conferenza a cui lui partecipò: «Rimane la sua interpretazione dei fatti. I documenti d’archivio sulla corrispondenza tra le due case editrici lo smentiscono». Tre i punti di dissenso:
1) Tolkien non supervisionava tutta l’operazione, ma aveva lasciato che gli editori gestissero la cosa. Sendak aveva negoziato delle royalty più basse pur di consegnare più tardi i disegni, che poi furono consegnati soltanto all’inizio del 1967, oltre due anni dopo la firma dell’accordo;
2) la versione delle didascalie invertite non regge, perché dalla corrispondenza si parla sempre chiaramente di una sola bozza, quella di Gandalf e Bilbo. Hammond fornisce la sequenza cronologica precisa, che si può già leggere nell’articolo da noi pubblicato in precedenza.
3) Non c’è alcuna traccia della frase di Tolkien secondo cui “Sendak non aveva letto attentamente il libro e non sapeva cosa fosse un Hobbit”, anche se potrebbe essere plausibile osservando la bozza in questione.
Hammond conclude che, in ogni caso, sarebbe stato interessante vedere Lo Hobbit illustrato da Sendak, che si sarebbe sicuramente realizzato se non ci fosse stato il suo attacco di cuore nel maggio del 1967 e che il disappunto di Tolkien circa la bozza non avrebbe sicuramente fermato un progetto del genere.

«Al di sopra del Marese, della Valle dell’Acqua, dei Monti Brumosi, del Bosco d’Oro,
della Montagna Solitaria, delle nubi, dei mari, al di là del Fuoco Dorato, della Rete di Stelle
e dei confini delle Cerchie del mondo…».

L’Ultimo portatore dell’Anello
Edizione spagnola di The Last Ring BearerTorniamo sulla notizia del libro
The Last Ring-Bearer, scritto da Kirill Yeskov, di cui avevamo già parlato diffusamente. La notizia ha suscitato tanto interesse che il biologo e paleontologo di Mosca ha scritto sul suo blog un lungo intervento in cui spiega le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere “la storia del Signore degli Anelli dalla parte dei perdenti”. Salon ne ha riportato la traduzione in inglese, che tra l’altro ha scatenato i commenti dei lettori. L’articolo è molto approfondito e meriterebbe un articolo a parte, per la profondità, le digressioni in campo letterario e sul mondo di critica in Russia e per lo stile piacevole di Yeskov.

Riportiamo qui una sintesi: «Ho scritto The Last Ring-Bearer soltanto per diletto, il mio e quello di dei miei amici. Non ho scritto il romanzo inseguendo i gusti di un editore o di un possibile pubblico», scrive lo scienziato russo. «È stato scritto anche per un pubblico specifico: è una “storia fantastica per giovani scienziati”, come sono io». Soprattutto, il romanzo ha un obiettivo: «Far ricredere quelli tra noi che sono scettici o agnostici, secondo cui Tolkien è solo un affascinate, sebbene un po’ noioso, scrittore di libri per bambini». Yeskov considera il suo libro non un sequel, ma un “apocrifo”, l’unico tipo di opera in grado di prendere spunto da un capolavoro per produrre talvolta risultati apprezzabili.

Kirill Yeskov«Cosa realmente mi ha spinto a scrivere The Last Ring-Bearer?», si domanda lo scienziato, che risponde: «La sfida intellettuale di trovare una spiegazione logica a diverse contraddizioni ovvie presenti nel Signore degli Anelli. Paradossalmente, volevo dimostrare che era sbagliata proprio la famosa tesi che “Tolkien aveva sbagliato” circolante nel nostro ambiente». Yeskov considera Tolkien un uomo di scienza, anche se un linguista piuttosto che un geologo. Da linguista, il professore di Oxford iniziò creando lingue immaginarie, con il loro alfabeto, la grammatica e il glossario; creò quindi alcuni racconti e leggende usando questi linguaggi, poi i popoli che avevano scritto queste leggende, e soltanto allora creò steppe, montagne e foreste in cui questi popoli potessero far pascolare le greggi, costruire città e combattere “l’Oscurità dall’Est”. «È stata questa precisamente la sequenza», dice Yeskov. «Tolkien era un filologo e ovviamente aveva scarso interesse nell’ultima componente, inanimata, della Terra-di-mezzo». Così il mondo immaginario creato da Tolkien presenta una serie di difetti dal punto di vista fisico e geologico.

In un noto saggio, Must Fantasy Be Stupid?, lo scrittore russo Sergej Pereslegin (su cui si potrebbe aprire un capitolo a parte, ma andremmo lontano) fornisce un elenco dettagliato degli errori più comuni commessi dagli autori di Fantasy, ed usa l’opera di Tolkien per definirne uno: «La Terra-di-mezzo è un mondo geologicamente instabile». Ecco tutte le imperfezioni: è un mondo con un solo continente (come accadde alla Terra in era Proterozoica e Paleozoica), ma non ha catene montuose al suo centro (come l’Himalaya), risultanti dalla collisione delle diverse placche tettoniche. La conclusione è che si tratta di un mondo completamente immaginario. Kirill Yeskov reagisce a queste affermazioni e per dimostrare che la Terra-di-mezzo è un “mondo
reale”, come tra l’altro si può leggere nel bel saggio di un altro critico russo, R.I. Kabakov, Tolkien’s Lord of the Rings and the Problem of Contemporary Literary Myth-making, spiega come la Terra-di-mezzo è semplicemente la parte nord-occidentale di un continente, che si estende ben oltre i margini sud ed est delle mappe disegnate da Tolkien. Sicuramente, oltre quei bordi ci saranno catene montuose, mari ed arcipelaghi.
Lo scienziato russo dà una risposta anche ad altre domande:

  • Che tipo di economia ha quella parte del continente, dove sicuramente figure come Aragorn oppure Faramir sono personaggi non comuni?
  • Qual è il tipo di moneta circolante, ad esempio, nella Contea, dove gli Hobbit sono solito vedersi nelle locande per bere birra?
  • Qual è l’occupazione, ad esempio, degli abitanti di un regione come Rohan, dove è rinomato l’allevamento dei cavalli, che però non può essere alla base dell’economia di un intero paese?
  • Cosa mangiano le sterminate schiere dell’Oscuro Signore mentre sono accampate nel deserto di Mordor?
  • Soprattutto, come può esistere in un regno come Mordor, una capitale in mezzo al deserto?

Rispondere a tutte queste domande lo ha portato a scrivere The Last Ring-Bearer. Yeskov conclude il lungo intervento spiegando i suoi sentimenti verso il professore di Oxford: «Mi inchino di fronte al Demiurgo Tolkien, che ha creato un universo stupefacente, ma rimango un po’ freddo dinanzi a Bardo Tolkien, autore della storia dei quattro Hobbit e della loro quest. In altre parole, per me il palcoscenico è più maestoso e interessante dello spettacolo che vi si svolge sopra».

Sigurd & Gudrún, Shippey torna in Galles
Dopo una simile rassegna non potevamo non potevano chiudere in bellezza. Avevamo annunciato l’avvio dei due corsi online alla University of Wales Institute di Cardiff, che partiranno da lunedì 23 maggio prossimo. A condurli è Dimitra Fimi, giovane conferma tra gli studiosi di Tolkien, autrice tra l’altro del libro Tolkien, Race and Cultural History, recentemente premiato con il 2010 Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies. La professoressa greco-gallese ha portato in dote ai suoi studenti la conferenza pubblica tenuta da Tom Shippey su Writing into the Gap: Tolkien’s The Legend of Sigurd & Gudrún (stesso titolo della sua recensione del volume pubblicata su Tolkien Studies 7). Lo studioso è stato presentato da Fimi come colui con cui «sono nati seriamente i Tolkien Studies, con la pubblicazione di La Via per la Terra-di-mezzo» (edito da Marietti 1820). Vista l’improbabilità di aver potuto sentire la conferenza di Shippey a Cardiff, vogliamo darvi un assaggio di quel che ha detto su Tolkien e il suo lavoro. Eccovi quasi dodici minuti della sua conferenza!!! Non sarà tutta, ma almeno un morso alla mela lo diamo anche dall’Italia…
Ecco anche la Parte 2
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Diana Wynne Jones, Tolkien e la sindrome di Polly

Diana Wynne JonesÈ da poco scomparsa, Diana Wynne Jones, scrittrice per ragazzi inglese considerata tra le più importanti del Novecento. Fa parte di quel gruppo di di autrici americane e inglesi (Ursula K. Le Guin, Philippa Pearce, Susan Cooper, Natalie Babbitt) che, a partire dagli anni ’50, hanno ridefinito la letteratura fantastica per ragazzi, creando molti dei nuovi classici del genere. Jones, che ha scritto più di trenta romanzi, è conosciuta in Italia soprattutto per la saga di Chrestomanci (pubblicata da Salani) e ancor di più per la serie de Il Castello Errante di Howl (Kappa Edizioni), da cui il regista giapponese Hayao Miyazaki ha realizzato il film d’animazione nel 2004. L’autrice inglese ha vinto due dei maggiori premi letterari fantasy: nel 1999 il Karl Edward Wagner Award nel Regno Unito, premio assegnato dalla British Fantasy Society e la sezione per ragazzi del Mythopoeic Fantasy Award negli Usa, per due volte, nel 1996 per The Crown of Dalemark e nel 1999 per Dark Lord of Derkholm.

Qui ci piace ricordare come Diana Wynne Jones amasse i libri di J.R.R. Tolkien, essendo stata anche una sua studentessa. Dal 1953 al 1956, infatti, studiò letteratura inglese al St. Anne’s College di Oxford, dove assistette a una serie di lezioni pubbliche sia di C. S. Lewis, sia di Tolkien. Di entrambi aveva un ricordo vivo, riportato in diverse occasioni in interviste, nella sua autobiografia e in vari libri. «Il primo faceva il pienone in aule affollatissime, mentre il secondo mormorava a me e altri tre», raccontava. Jones scrisse un saggio sullo stile di Tolkien, The Shape of the Narrative in The Lord of the Rings, pubblicato nella raccolta Everard’s Ride e successivamente in J.R.R. Tolkien: This Far Land (in italiano si può leggere il saggio nel numero 23 di Minas Tirith). L’autrice ricorda: «Quando studiavo all’università seguii un ciclo di lezioni pubbliche che Tolkien tenne sulla narrazione, la sua forma e lo schema delle storie – o, almeno credo questo fosse l’argomento dato che Tolkien era pressoché incomprensibile quando parlava.
Evidentemente odiava tenere lezione e ho il sospetto che odiasse anche i propri pensieri. Ad ogni buon conto, egli, nel giro di due settimane, riuscì nell’intento di ridurre l’uditorio alla sottoscritta ed altri quattro ascoltatori. A dispetto dei suoi sforzi noi tenemmo duro. La sua maniera di procedere era la seguente: quando sembrava che potessimo sentire quello che diceva, era solito voltarsi e rivolgersi alla lavagna. In questo modo mi raggiungevano solo vaghi sentori di ciò di cui parlava, eppure, anche così, erano fin troppo affascinanti per poterli perdere. Tolkien cominciava con la più elementare delle storie possibili: un uomo (dal principe fino al boscaiolo) parte per un viaggio. Quindi, conferiva un obiettivo al viaggio, permettendoci di scoprire che la semplice trama picaresca si era sviluppata in una Cerca. Non sono ben sicura di cosa accadesse poi, ma so che, alla fine, stava discutendo il particolare adattamento del motivo della Cerca fatta da Geoffrey Chaucer nel Pardoner’s Tale [Il Racconto dell’Indulgenziere]».

JRR TolkienA parziale discolpa del professore per il suo comportamento, bisogna notare che le lezioni pubbliche al St. Anne’s College erano una delle mille incombenze di Tolkien come accademico, facendo egli parte del Consiglio di Facoltà di Lingua inglese, tenendo regolari lezioni (il 1953 è proprio l’anno dei corsi sul Pardoner’s Tale) e dovendo seguire come tutor per la laurea diversi studenti. Il 1953 è poi l’anno in cui Tolkien stata dando gli ultimi ritocchi al Signore degli Anelli. L’autore era comprensibilmente concentrato su quell’opera, oltre a dover presiedere sessioni d’esame e conferenze pubbliche. «Spero che i miei studenti abbiamo fatto tardi la sera, così da essere tanto confusi da non accorgersi delle gravi lacune del loro docente in materia di celtico», scrisse in una lettera poco prima della presentazione di Inglese e Gallese, pubblicata poi nel 1963.
Nella sua autobiografia Jones, poi, confessa: «Guardando indietro, sia Tolkien sia Lewis hanno avuto un’influenza enorme su di me, ma è difficile dire in che modo, tranne per il fatto che hanno avuto un’influenza anche su altri. Ho scoperto, poi, che quasi tutte le future scrittrici inglesi di libri per i ragazzi – come Penelope Lively, Jill Paton Walsh – erano a Oxford nello stesso periodo in cui ero io, ma raramente le ho incontrate e mai abbiamo parlato di fantasy insieme. Oxford era allora molto ostile alla letteratura fantastica. Guardando Lewis e Tolkien, tutti alzavano le sopracciglia e dicevano: “Sono pure studiosi eccellenti!”».

Diversi altri autori di libri per ragazzi hanno riconosciuto l’influenza diretta o indiretta di Tolkien sulle loro opere (per non parlare di autori come Stephen King, Ursula K. Le Guin e J.K. Rowling). Susan Cooper, scrittrice nota soprattutto per Il risveglio delle tenebre, saga fantasy ambientata nell’Inghilterra e nel Galles medievali e vincitrice di numerosi premi, conferma le parole di Diana Wynne Jones, anche sul fatto che nella città inglese universitaria per eccellenza in quegli anni la letteratura fantastica non era vista di buon occhio. Tolkien stesso non incoraggiava gli studenti in questo senso, ma i
corsi di studi in inglese erano influenzati della propensione del professore a trattare quel tipo di argomenti mitologici che cementarono la preferenza verso il mito e il genere fantastico già presenti in questi autori.

Libro Fire and HemlockNell’eccellente fantasy, per nulla “tolkieniano”, Fire and Hemlock, una rivisitazione in chiave moderna della ballata di “Tam Lin” da parte di Jones (1984), l’eroina Polly scopre Il Signore degli Anelli all’età, sembra, di circa quattordici anni e lo legge tutto per quattro volte di seguito. Subito dopo scrive una storia d’avventura su se stessa e la figura del suo mentore/padre: «È l’avventura di Tan Coul e Hero e di come si misero alla ricerca dell’Obah Cypt nelle Grotte del Giudizio…». Dopo Il Signore degli Anelli, a Polly era molto chiaro che l’Obah Cypt era realmente un anello molto pericoloso e doveva essere distrutto: «Hero lo fece, con grande coraggio». Inviò il manoscritto al suo mentore, Tarn Lynn, ma lui rispose soltanto: “No, non è un anello. Lo hai rubato da Tolkien, devi usare le tue idee”». Questo brano è emblematico e Diana Jones ha riportato nel suo libro un fenomeno culturale all’opera dagli anni ’50: la Terra-di-mezzo è un universo così potente che molti lettori – come si può anche vedere dall’enorme quantità della “fan fiction” che si può trovare su internet – sentono l’immediato bisogno di raccontare la propria storia in essa o al suo fianco, in un mondo parallelo. In Meditations on Middle-earth, una raccolta di riflessioni su Tolkien a cura di Karen Haber e scritta da molti dei più importanti scrittori contemporanei di fantasy e fantascienza (George R.R. Martin, Raymond Feist, Poul Anderson, Michael Swanwick, Esther M. Friesner, Harry Turtledove, Terry Pratchett, Robin Hobb, Ursula K. Le Guin, Diane Duane, Douglas A. Anderson, Orson Scott Card, Charles De Lint, Lisa Goldstein, Glenn Hurdling, Terri Windling), questa “sindrome di Polly” è confermata ripetutamente dagli autori stessi.

In Tolkien, Autore del Secolo (Simonelli Editore), Tom Shippey suggerisce che in alcuni casi – in molti dei casi come quello dell’eroina di Diana Wynne Jones – le parole e le immagini di Tolkien sono state apprese così presto e così profondamente, presumibilmente con la lettura compulsiva e ripetuta dei suoi libri, che esse sono state interiorizzate e ora sono proprietà personale piuttosto che debito letterario. Il fenomeno era abbastanza comune nei secoli in cui l’epica, le saghe e le ballate erano trasmesse oralmente in formule o in versi; gli ascoltatori passivi di una tradizione si univano immediatamente ai suoi estensori attivi, divenendo a loro volta diffusori di poemi. È un cosa strana, ma non del tutto disprezzabile da vedere oggi, in quest’epoca in cui domina l’autorevolezza del singolo individuo e la difesa dei diritti d’autore.

Peter Gilliver, Jeremy Marshall ed Edmund Weiner in The Ring of Words hanno dimostrato come l’uso frequente della parola “confusticate” (forma meno usata per “
confondere”) nei libri della serie dei Chrestomanci sia sicuramente un prestito di Diana Wynne Jones da Tolkien. La stessa cosa accade ad altre scrittrici di lingua inglese (ad esempio, a Jan Siegel, pseudonimo di Amanda Hemingway e alla canadese Alison Baird) per altre parole del professore di Oxford. Se pensiamo a quel che ha detto Jones nella sua autobiografia, forse è questo il modo in cui Tolkien ha esercitato la sua influenza sulle scrittrici inglesi del Dopoguerra. E non solo: perché, come concludono Gilliver, Marshall e Weiner, «in sintesi, nella lingua inglese è iniziato il processo di assimilazione del patrimonio lessicale usato da Tolkien nelle sue opere».

Roberto Arduini



Lo Hobbit che non fu mai disegnato

Copertina Tony Di Terlizzi dei Racconti Incompiuti di J.R.R. TolkienNon solo le lingue generano storie, come diceva Tolkien. Probabilmente anche le immagini. Almeno così sembra nel caso del filo conduttore che lega insieme tre famosi disegnatori a Lo Hobbit. E la storia rivela particolari inediti su una vicenda in parte nota circa il celebre romanzo di Tolkien. Sul Los Angeles Times l’autore e disegnatore Tony Di Terlizzi, legato a Tolkien per aver disegnato la copertina dell’edizione Del Rey dei Racconti Incompiuti (qui accanto), ha rivelato l’esito di una ricerca coronata da successo. Incuriosito dalla notizia di un breve contatto negli anni ’60 tra due suoi miti, J.R.R. Tolkien e Maurice Sendak, aveva voluto sapere di più della vicenda. Perciò, DiTerlizzi ha contattato il suo collega scrittore Gregory Maguire, famoso per Wicked (Strega), una rivisitazione della strega del Mago di Oz di L. Frank Baum. Nel 2003, Maguire aveva pubblicato a Making Mischief, A Maurice Sendak Appreciation, una serie di saggi su Sendak, corredato da illustrazioni dell’artista difficilmente reperibili. In quell’occasione Maguire aveva ricordato la sua prima intervista a Sendak del 1977 e ne aveva realizzata una nuova, mentre Sendak aveva inviato scritto una Prefazione al libro. Questa amicizia ha fatto svelare un retroscena sconosciuto che risale a oltre quarant’anni fa.

Maurice SendakQuesto ci porta a Lo Hobbit e alla possibilità sfumata di averne oggi un’edizione illustrata da Maurice Sendak. Dalla Tolkien Companion and Guide si apprende che il 25 febbraio 1964 Rayner Unwin inviò a Tolkien una lettera della casa editrice americana Houghton Mifflin che, per il trentennale dello Hobbit, proponeva un’edizione di lusso illustrata da Sendak. In quel momento, l’artista era già ampiamente noto per aver scritto una decina di libri per bambini, averne illustrati quasi una cinquantina, ed aver appena ottenuto il prestigioso “Caldecott Medal” per Where the Wild Things Are (Nel paese dei mostri selvaggi, da cui è stato tratto anche un film). Soltanto più di tre anni dopo Sendak fu in grado di inviare un disegno in bozza, l’incontro tra Gandalf e
Bilbo sulla porta di Bag End.
Il 16 Febbraio 1967 Rayner Unwin visitò Tolkien, forse in compagnia dell’altro editore americano Ian Ballantine, e gli mostrò la bozza di Sendak. Rayner in una lettera del 20 febbraio riferì a Houghton Mifflin che Tolkien lui era «pesantemente sconvolto dalle proporzioni delle figure»: Bilbo era troppo grande rispetto a Gandalf (oppure il contrario). Sempre dal Tolkien Companion (p. 420) apprendiamo che poche settimane dopo, Sendak ebbe un attacco di cuore, e sebbene poi si riprese, non ritornò più a Lo Hobbit e il progetto venne abbandonato.

Ora, Di Terlizzi aggiunge molti altri particolari a questa vicenda. Il disegno in bozza non era uno, ma due! Oltre alla scena dell’incontro tra Gandalf e Bilbo, Sendak aveva completato anche l’illustrazione di un elfo silvano che danzava al chiaro di luna. Inoltre, sembra nello spedire i bozzetti a Tolkien, il responsabile della casa editrice americana aveva erroneamente invertito le etichette di contrassegno di Elfi e Hobbit che risultarono quindi invertiti. Secondo questa versione, Tolkien fu infastidito della cosa, rispose che Sendak non aveva letto con attenzione il libro e non aveva afferrato l’aspetto degli Hobbit. Le illustrazioni non vennero approvate e Sendak s’infuriò molto. Per mitigare i dissapori, la casa editrice decise di organizzare ad Oxford un meeting fra i due, dato che Sendak si trovava in Inghilterra per il tour promozionale proprio per Where the Wild Things Are. Tuttavia, il giorno prima dell’incontro, Sendak, a soli 39 anni, fu colpito dall’attacco di cuore che lo costrinse a un ricovero di diverse settimane in un ospedale di Birmingham. I due non ebbero più modo d’incontrarsi e il progetto non vide mai la luce.

Il bozzetto dello Hobbit di Maurice SendakSendak, che attualmente ha 83 anni, potrebbe confermare questa versione. A sostegno c’è il fatto che l’artista aveva sottolineato alcuni passi della sua copia dello Hobbit per possibili illustrazioni e lungo i margini del testo sono visibili anche diversi schizzi. A fianco potete trovare una delle illustrazioni create da Sendak, successivamente donata, insieme alla sua copia del libro, alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University, dove si trova tuttora. La seconda illustrazione, riguardante gli Elfi, è invece scomparsa, almeno per ora. Maurice Sendak è considerato da molto tempo il più geniale illustratore di libri per bambini. Alla luce di quanto da lui realizzato è davvero un peccato che per una serie di sfortunati eventi il tutto non abbia più avuto un seguito. Sarebbe stato interessante vedere come un maestro ne interpretava un altro. Già il bozzetto di Gandalf e Bilbo, seppur errato nelle proporzioni, dimostra come Sendak sapesse tenere bene l’equilibrio tra luce e ombra, non solo della narrativa di Tolkien, ma anche degli eventi che turbinavano intorno alla creazione stessa dell’opera d’arte. Lo dimostrano anche altri titoli, come Pierre o il suo capolavoro Nel paese dei mostri selvaggi. Sendak interpreta non solo gli ostacoli fisici che i personaggi di una storia devono affrontare, ma anche quelli psicologici. Era il visionario perfetto per reinterpretare Tolkien.




Tolkien e la fiaba norvegese

Fiaba norvegeseC’era una volta un povero contadino con la casa piena di figli, ma non aveva gran che da offrir loro per nutrirsi e vestirsi, belli erano tutti ma la più bella, incredibilmente bella, era la figlia minore
Inizia così una delle più note fiabe norvegesi. La scena che colpisce di più è l’amicizia tra la bambina e un orso bianco e il viaggio che compiono insieme. Se vi è venuto in mente il film (e il libro) La bussola d’oro di Philip Pullman non sbagliate. Anche lui si è ispirato alla fiaba norvegese, che si chiama East of the sun, west of the moon. Ma sono in molti ad averne tratto spunto. E tra di loro c’è anche J.R.R. Tolkien.

Locandina del filmLa fiaba fu tradotta in inglese nel 1889 da Andrew Lang in uno dei dodici libri della sua raccolta, The Blue Fairy Book, e divenne talmente famosa da divenire proverbiale. East of the sun, west of the moon è, infatti, un’espressione per indicare il posto impossibile da trovare, il posto fantastico per antonomasia. Anche il professore di Oxford fu colpito dalla fiaba e, pur non citandola mai né nelle lettere né nei saggi, le offrì un omaggio diretto e inequivocabile nel Signore degli Anelli. Per scoprire dove si può leggere l’articolo molto bello e approfondito di Cecilia Barella sul sito della Compagnia del Libro dal titolo La fiaba norvegese che piaceva a Tolkien.
Per cogliere un indizio dell’importanza che East of the sun, west of the moon ha nei paesi anglosassoni e in quelli scandinavi, riportiamo una piccola selezione di immagini tratte dalle infinite versioni della fiaba in questi ultimi anni.
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Auguri, professore!

Birthday Tolkien ToastUno dei motivi per cui Il Signore degli Anelli possiede quell’unico e inconfondibile “sapore” di realtà, è la raffinatezza ed il dettaglio della cronologia: ogni mossa della Compagnia dell’Anello prima, e dei singoli personaggi più tardi, avviene in una ben precisa data sincronizzata con tutte le altre. I più appassionati ricordano certamente a memoria le date più importanti: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 dicembre, la Compagnia lascia Granburrone; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto.
J.R.R. Tolkien però non si limitò a inventare storie, continenti, popoli e linguaggi: inventò anche calendari con i quali contare lo scorrere del tempo, diversi per ogni popolo. Ecco perché, in quelle date, si assiste spesso a litigi, o quanto meno dibattiti, fra gli appassionati tolkieniani più “integralisti”: il compleanno di Bilbo e di Frodo cade il 22 settembre, oppure il 22 “uccellaio” (che corrisponde in realtà al nostro 13 settembre)?
Su una data, però, gli appassionati tolkieniani di tutto il mondo concordano, e tutti insieme (almeno in spirito) la festeggiano: è il 3 gennaio, compleanno di J.R.R. Tolkien. Il modo di festeggiarlo è discreto, ma decisamente hobbit: con un brindisi, secondo l’usanza inglese. Le istruzioni sono semplici: per fare il Brindisi di Compleanno ci si alza in piedi, si alza un bicchiere pieno della bevanda preferita (non necessariamente alcolica), e si dicono le parole “al Professore” prima di berne un sorso. Dopo, potete sedervi e godere il resto della vostra bevanda.
La Tolkien Society inglese ha anche organizzato un sito web sul quale ci si può “iscrivere” al brindisi di compleanno (in inglese: Birthday Toast).
Sul nostro blog c’è anche la nostra foto ricordo: sono i Proudneck di Roma al Brindisi di Compleanno del 2010.

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Antiche atmosfere in due pubblicazioni di Tolkien

La leggenda di Sigurd e GudrunDato che i consigli letterari non sono mai abbastanza, soprattutto in periodo di regali, continuiamo a parlare di libri, segnalando due testi del Professore usciti recentemente, entrambi a cura di Christopher Tolkien. Il primo è La leggenda di Sigurd & Gudrun (Bompiani, 25 euro), in cui attingendo all’Edda e alle saghe dei Nibelunghi e dei Volsunghi, Tolkien riscrive le leggende intrecciate di Sigurd e Gudrun. Ecco allora susseguirsi prima le eroiche e tragiche avventure di Sigurd, l’uccisore del drago Fafnir che custodisce l’oro dei Nibelunghi, sino alla conquista della valchiria Brynhildr che Sigurd risveglierà dal suo sonno magico per poi inoltrarsi sul sentiero di un terribile destino sposando Gudrún. E quindi la storia della stessa Gudrún, inconsolabile vedova di Sigurd, di cui seguiamo, con tutta la suspense che l’epica autentica sa suscitare, la personale storia di vendetta che ricorda una tragedia greca trasporta nel Nord Europa. Una storia che passa attraverso il matrimonio con il malvagio re degli Unni, Atli attirato da Gudrún in una vera e propria trappola mortale. Un poema che affonda le sue radici nelle antichissime epopee mitiche della tradizione occidentale restituendocene l’afflato nconfondibile insieme a una sensibilità fantastica del tutto contemporanea, che da più di mezzo secolo continua ad affascinare lettori di ogni nazione e di ogni età. Per chi l’avesse perso, ecco la presentazione del volume, affidata a un vero e proprio trailer, per il quale rimandiamo volentieri al nostro canael su Youtube:

SirGawainIl secondo libro di Tolkien è Sir Gawain e il Cavaliere Verde (Ed. Mediterranee, 12.90 euro). La collana Orizzonti dello Spirito ripropone questo poema medievale, insieme ai suoi coevi Pearl e Sir Orfeo, già pubblicati negli anni ’70 con la traduzione di J.R.R. Tolkien. In questa nuova edizione, il traduttore Sebastiano Fusco s’è basato proprio sulla versione in inglese moderno del Professore, anziché su quella originale in medio inglese.
Se Sir Orfeo è una rivisitazione medievale del celebre mito greco, e Pearl descrive l’elaborazione mistica del lutto da parte di un padre che ha perso la figlia, con Sir Gawain entriamo nelle leggende arturiane. A sir Gawain (Galvano), uno dei più famosi e puri cavalieri della Tavola Rotonda di re Artù, è affidata la risposta a una sfida sovrumana, lanciata da un essere fantastico di fronte a tutti i più nobili eroi che acquisirono fama nella mistica cerca del Santo Graal: sopportare un colpo vibrato con un’arma tremenda da una creatura che, pur se ha l’aspetto d’un uomo, certo uomo non sembra essere. Accettare la sfida significa prepararsi alla morte. Ma in
realtà, come apprenderà sir Gawain, la tenzone che dovrà affrontare dopo infinite avventure non mette a rischio soltanto la sua vita: ciò che realmente è in gioco è la sua nobiltà di cavaliere, la sua purezza e la sua lealtà. Il romanzo di sir Gawain, nella sua versione primitiva intitolata Sir Gawayne and the Grene Knight, è narrato in un manoscritto risalente al Quattrocento, dovuto a uno sconosciuto autore che impiegava un idioma assai complesso, ricco di vocaboli provenienti dalle letterature romanze e scandinave, tale da renderlo incomprensibile al lettore moderno.
Due volumi che ci rimandano ad un passato arcano e sempre affascinante.

– Vai al sito delle Edizioni Mediterranee
– Vai al sito di Bompiani editore

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