The Hobbit Graphic Novel (Revised and Expanded), la Recensione

Poco meno di un anno fa abbiamo riportato la notizia (qui) che David Thorne Wenzel era al lavoro su una versione rivista ed estesa dell’adattamento a fumetti de Lo Hobbit. Lo scorso 11 settembre questa nuova versione, pubblicata in lingua inglese per i tipi di HarperCollins con il titolo The Hobbit. A Graphic Novel – Revised and Expanded [ISBN: ‎ 9780008694401], è finalmente giunta sugli scaffali delle librerie.

Il 15 Ottobre è uscita anche in italia una nuova edizione, per la prima volta anche in digitale, de Lo Hobbit a fumetti. Per l’occasione il titolo è stato cambiato da Bompiani in Lo Hobbit. Graphic Novel [ISBN: 9788830153806]. Curiosamente, però, la nuova edizione italiana non adotta le nuove tavole di Wenzel, ma risulta essere la traduzione italiana del fumetto originale del 1989.

La graphic novel originale

La prima pubblicazione, in inglese, dello Hobbit a fumetti risale al 1989, quando l’ormai scomparsa casa editrice americana Eclipse Comics fece uscire i tre volumi sceneggiati da Chuck Dixon e Sean Deming e illustrati da David T. Wenzel. Si è dovuto aspettare fino al 2006 per avere una prima revisione nella quale l’illustratore ha modificato 32 tavole [ISBN: 9780063388468]. Una seconda revisione risale invece al 2012 quando, in vista dell’uscita nelle sale cinematografiche del film Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato, sono state aggiunte 6 illustrazioni.

La graphic novel ha il grande pregio di fornire uno sguardo sulla Terra di Mezzo, e in particolare su Lo Hobbit, ancora scevro di qualsivoglia influenza Jacksoniana. Le tavole di Wenzel sono molto dettagliate e seguono fedelmente le descrizioni dei personaggi fornite da Tolkien; il suo stile, anche grazie all’uso dell’acquerello, ai toni caldi e ai colori accesi, ben si adatta all’atmosfera fiabesca del romanzo.

L’edizione originale di The Hobbit. A graphic novel consta di 144 pagine nelle quali Dixon e Deming adattano il testo originale di Tolkien senza alterarne la trama. L’adattamento dei dialoghi è efficace, ma la maggior parte del testo consiste in descrizioni fin troppo lunghe. Ne consegue che le tavole sono a volte troppo dense, rallentando di fatto la scorrevolezza della lettura.

La nuova edizione rivista ed estesa

La nuova edizione è rilegata e presenta in copertina un’illustrazione dello stesso Wenzel. Il titolo leggermente in rilievo conferisce al volume un tocco deluxe. Come promesso nel titolo, le pagine del libro sono state aumentate a 192. Di queste, 30 sono dedicate a una lunga postfazione nella quale il disegnatore, attraverso parole e immagini, racconta la genesi dell’opera e illustra il processo con cui ha lavorato alle illustrazioni.

Il lavoro svolto da Wenzel per quest’edizione è senz’altro notevole: l’illustratore canadese ha infatti selezionato le tavole più dense di testo e le ha sostituite con un numero maggiore. In totale per quest’edizione sono state realizzate ben 40 illustrazioni nuove; queste sono andate a sostituire 18 delle vecchie tavole, allungando in questo modo la storia di 22 pagine. Questo permette al testo, che risulta invariato, di respirare meglio e rende quindi la storia, nel suo complesso, più scorrevole.

Un enorme difetto di quest’edizione, che si auspica venga risolto nella prossima ristampa, è stato però commesso in fase editoriale: le pagine 77 e 78 della vecchia edizione, che in questa avrebbero dovuto corrispondere alla 84 e 85, sono state, infatti, dimenticate. Questo porterà inevitabilmente molti lettori a restiuire le loro copie e ad attendere la ristampa che risolva il problema.

 

Si rimanda all’articolo precedente per le anteprime del work in progress delle nuove illustrazioni, condivise dal disegnatore.

 

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Rocca di Luna 2025 – L’Uovo del Drago

Banner del festival Rocca di Luna 2025, con l'illustrazione di Ivan Cavin che raffigura la Rocca e Drago.L’opera del professore di Oxford ha contagiato il festival romagnolo Rocca di Luna. La XXXII edizione di quest’evento, che si svolgerà alla Rocca Malatestiana di Montefiore Conca fra il 12 e il 13 luglio, si intitola infatti L’Uovo del Drago e propone conferenze a tema fantasy, desk di illustratori del fantastico e la mostra Il Crepuscolo del Fantasy di Ivan Cavini, illustratore tolkieniano e autore del manifesto 2025.

La Mostra e gli Artisti

La mostra sarà inaugurata venerdì 11 luglio alle 18.30 alla presenza dell’artista Ivan Cavini e di Ivan Sgandurra, autore della saga letteraria Le Cronache del Crepuscolo. I due dialogheranno con Pasquale D’Alessio e Lorenzo Pierangeli.

Lo stesso Cavini descrive la mostra con queste parole:

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo i confini della creatività, questa mostra esplora un terreno ambivalente e affascinante: l’incontro – e il confronto – tra l’arte umana e quella generata da macchina.
Nel cuore dell’illustrazione fantastica, dove l’immaginazione è la prima materia, le IA entrano in scena imitando stili, evocando maestri, traducendo parole in immagini con sorprendente precisione. Locandina dell'evento con le foto dei 4 IllustraoriE mentre gli algoritmi imparano a disegnare come gli umani, molti artisti rispondono recuperando tecniche manuali, tratti imperfetti, texture materiche – creando opere che sul web, paradossalmente, vengono scambiate per prompt generativi.
Il Crepuscolo del Fantasy nasce proprio da questo cortocircuito: disegni tradizionali che sembrano creati da macchine, immagini digitali che imitano il gesto umano, in un gioco continuo di specchi tra ciò che è creato e ciò che è simulato.
Questa mostra non offre una risposta definitiva, ma invita a osservare, a interrogarsi e forse anche a smarrirsi un po’ tra i confini sempre più sottili tra autore e algoritmo, tra mano e codice, tra realtà e finzione.

In entrambe le giornate del 12 e del 13, inoltre, i noti illustratori del Fantastico Davide Romanini,  Antonello Venditti e Giacomo Galligani disegneranno dal vivo nei loro artist desk, proponendo al pubblico stampe autografe, sketch e illustrazioni originali.

Le Conferenze

Il festival prevede anche svariati panel sempre a tema fantasy. Tra i relatori presenti ci saranno anche i soci AIST Ferruccio CortesiCarla Iacono Isidoro che proporranno una conferenza dal titolo L’uomo nella luna, mito e letteratura cui seguirà quella di Paolo Nardi e Davide Jacopo Verga su Memoria e luce, le stelle in Tolkien.

Oltre alle conferenze, il festival offre svariate attività sia per gli adulti che per i più piccoli tra cui:

  • presentazioni letterarie,
  • spettacoli musicali itineranti e di teatrodanza,
  • laboratori creativi,
  • mercatini tematici,
  • reading poetici,
  • musica dal vivo.

Scarica il programma completo di Rocca di Luna 2025

 

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– Leggi l’articolo FantastikA 2024: ecco la forma del fantastico

LINK ESTERNI:
– Vai al sito ufficiale di Rocca di Luna
– Vai al sito di Ivan Cavini

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Pubblicato Galadriel, Artbook tutto al femminile

Stand Eterea EdizioniCredo che ogni scrittore abbia, nei recessi della sua fucina creativa, dei ‘personaggi in cerca di autore’. Si tratta di creature sfuggenti e insistenti allo stesso tempo: a differenza dei personaggi usuali (concepiti, per così dire, a tavolino) non è facile per l’autore determinarne origine e motivazioni, eppure si impongono come fonte di ispirazione perdurante e talora contraddittoria, enigmi per lo scrittore stesso ma anche potenti aggregatori di storie. Oserei dire che per Tolkien Galadriel è stata uno di questi. Apparsa relativamente tardi nel Legendarium (all’inizio degli anni ’40 durante la stesura del Signore degli Anelli), questa straordinaria dama elfica è stata da allora in poi soggetta a continui cambi di prospettiva e la sua storia sottoposta a innumerevoli modifiche spesso in contrasto tra loro, fino alla fine della vita del Professore.
La forza narrativa di Galadriel nel romanzo, e le sue sfaccettature negli altri testi tolkieniani, hanno attirato l’interesse e l’amore dei lettori, facendone sicuramente il personaggio femminile più conosciuto e amato di Arda. Gentile e saggia, ma anche indomita e, potrei dire con una battuta, poco incline a farsi intimidire dal ‘maschio alpha’ di turno, si chiami egli Fëanor o Sauron, si tratta di una delle creature più antiche dell’universo tolkieniano: la sua storia personale, infatti, si intreccia con quella di Arda, spaziando per svariati millenni.

Il progetto

Cover GaladrielProprio le vicende millenarie del personaggio sono l’aspetto che ha colpito inizialmente l’illustratore e fumettista Emanuele Manfredi, ideatore di questo progetto artistico; ma poiché non vi è storia che si tramandi senza la voce di un cantore adeguato, Manfredi ha avuto un’idea interessante per originalità e merito: riunire una squadra tutta femminile, quattordici illustratrici di talento che già aveva visto all’opera in gruppo e singolarmente, ciascuna con il proprio stile e la propria personalità. Insieme, queste artiste sono state chiamate a interpretare la storia dell’Elfa più celebre e, contemporaneamente, a rovesciare l’immagine di un mondo, quello dell’illustrazione tolkieniana, ancora prevalentemente ‘al maschile’. Un progetto, insomma, molto ambizioso e quasi ‘di rottura’, divenuto realtà grazie alle case editrici Eterea Edizioni e Mirage Comics che hanno garantito al volume in stampa una veste grafica accattivante e curata.
Elisa SeitzingerIl libro, vale la pena di ribadirlo, è principalmente un libro di illustrazioni, con un corredo testuale che riassume e spiega il contesto di ogni singola tavola. La vocazione artistica del volume è chiara fin dalla copertina (standard e variant), opera dell’artista piemontese Elisa Seitzinger, celebre anche all’estero per il suo stile di ispirazione medievale, bizantina e gotica. L’interpretazione di Galadriel data dalla Seitzinger, così particolare e anticonformista, testimonia anche la volontà di scardinare il cosiddetto ‘canone’ visivo tolkieniano, per lo più legato ai film di Peter Jackson, che da più di vent’anni condizionano l’immaginario collettivo degli appassionati.
Per delineare l’impianto dell’opera, e selezionare i momenti salienti della lunghissima vita di Galadriel nella corretta sequenza, è stata scelta la sottoscritta. Galadriel: tavola 02Mi sono anche occupata della stesura dei testi che accompagnano le tavole, affinché chiunque sfogli il libro possa immediatamente orientarsi tra le immagini proposte. Ma, per quanto mi riguarda, posso affermare che il compito di gran lunga più stimolante è sicuramente stato affiancare le illustratrici durante il loro lavoro, per garantire, fatto salvo lo stile personale di ciascuna di loro, coerenza con le opere tolkieniane. Per me, da sempre affascinata dal disegno, è stata una vera emozione seguire i passaggi del loro processo creativo e vedere le parole trasformarsi in immagini suggestive. Il confronto con le artiste e la cura dei dettagli sono stati costanti, e spero di essere stata capace di comunicare l’amore e la meraviglia che ci lega all’universo tolkieniano e che sicuramente spingerà anche tanti appassionati ad accostarsi a questo volume.

I dettagli sul volume

Galadriel: Tavola 00Il libro, un cartonato in due versioni (regular e variant) dal titolo Galadriel – Potere, bellezza e leggenda dell’Elfa suprema, uscirà il 15 maggio e si compone di quaranta illustrazioni, in ordine cronologico, dall’inizio dei tempi fino al termine della Terza Era con la partenza di Galadriel dalla Terra di Mezzo. Nello specifico 33 illustrazioni riguardano direttamente Galadriel, mentre sette, dette ‘Interludi’, raffigurano altrettanti momenti decisivi nella storia di Arda e della Terra di Mezzo. Ogni illustrazione è corredata di un testo a fronte esplicativo.
Molte delle autrici, e la sottoscritta, saranno presenti al Salone del Libro (Torino, 15-19 maggio) per i firmacopie. In attesa di scoprire i loro disegni e il loro stile all’uscita del libro, ecco i nomi delle illustratrici che hanno preso parte al progetto:

Galadriel: Tavola 01Elena Albanese – Vanadia Bolognesi (Vanadia art) – Elisa Brondolo (Elizart) – Alessia Ciambrone (Alciko) – Federica Dall’Omo (Ariélika) – Jessica Dardano – Livia De Simone – Paola Fiorentino – Elisabetta Giulivi (BettaFly) – Cristiana Leone – Maria Panturoiu – Marica Picciocchi – Melissa Spandri – Florinda Zanetti.

Dulcis in fundo, dopo la sua pubblicazione il libro è destinato anche a divenire una mostra, che troverà spazio in vari festival e manifestazioni sul fantastico in giro per l’Italia (è già stato presentato alla Contea Gentile, a giugno lo sarà a Sentieri Tolkieniani, e così via): sicuramente un’occasione per gli appassionati di accostarsi ancora una volta all’intramontabile universo tolkieniano e a Galadriel con la sua, tutta femminile, maestà.

DATI TECNICI

Cover GaladrielTitolo: Galadriel – Potere, bellezza e leggenda dell’Elfa suprema
Responsabile del progetto: Emanuele Manfredi
Testi: Barbara Sanguineti
Illustrazioni: Alessia Ciambrone, Cristiana Leone, Elena Albanese, Elisa Brondolo, Elisa Seitzinger, Elisabetta Giulivi, Federica Dall’Omo, Florinda Zanetti, Jessica Dardano, Livia De Simone, Maria Panturoiu, Marica Picciocchi, Melissa Spandri, Paola Fiorentino, Vanadia Bolognesi
Copertina: Elisa Seitzinger
Progetto grafico: Davide Romanini
Dimensioni: 21 x 29,7 cm | Pagine: 96
Caratteristiche: copertina rigida | ISBN: 9791281947269
Prezzo: 25 € regular 30 € variant (ediz. limitata a 400 copie)

 

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito web della casa editrice Eterea Edizioni
– Vai al sito web di Mirage Comics

 

 

Se ne va l’illustratore Greg Hildebrandt

Fratelli Tim e Greg HildebrandtIl 31 ottobre nell’ospedale di Saint Clare’s a Denville nel New Jersey, dove era ricoverato per problemi respiratori, è scomparso a 85 anni Gregory J. (Greg) Hildebrandt, artista ancora attivo fino agli ultimi giorni, divenuto celebre dal 1976 nel mondo dell’illustrazione con il fratello gemello Timothy Mark Allen (Tim) Hildebrandt, mancato nel 2006. I gemelli Hildebrandt erano dotatissimi e avevano iniziato a disegnare a soli due anni, ma la loro fortuna artistica è legata ai Tolkien calendars, illustrati dal 1976 al 1978 per la casa editrice americana Ballantine Books, con tirature record che superarono il milione e mezzo di calendari totali nel triennio. Prima ancora del lungometraggio animato di Ralph Bakshi (1978) e delle due trilogie cinematografiche di Peter Jackson (2001-2003 e 2012-2014), i calendari di Tolkien sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo, dando un volto a molti personaggi letterari del Professore per la prima volta, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di culto collezionatissimo.

Due gemelli tolkieniani

hildebrandtTutto nacque dall’annuncio presente sul retro del calendario 1975, illustrato da Tim Kirk, con cui la Ballantine invitava altri artisti ispirati a realizzare la propria concezione della Terra di Mezzo. Tim Hildebrandt racconta: «Gli artworks per le candidature al calendario erano stati tutti inviati da dilettanti, ragazzini o fan artists che avevano scarabocchiato le loro interpretazioni dei personaggi senza illustrare nessuna delle scene classiche. Nessun artista professionista si era fatto avanti, tranne Greg e me. Riesci a immaginare quanti artisti straordinari sarebbero in fila intorno all’isolato se un editore facesse quell’annuncio oggi? La fila sarebbe lunga un miglio!». E Greg continua: «Quando Tim mi ha mostrato l’annuncio, ho messo da parte i miei sogni di una mia galleria d’arte. Mi sono reso conto che avevo una famiglia da sfamare, quindi alla fine ho ceduto e ho letto la trilogia (che Tim aveva già letto e riletto molte volte dal 1967). Sono rimasto sbalordito! Per i successivi tre anni, mi sono immerso in un mondo di hobbit, maghi, nani ed elfi». Tim: «Per un mese e mezzo abbiamo fatto solo bozzetti da mostrare alla Ballantine, poi siamo partiti per New York. Non avevamo un portfolio abbastanza grande per mettere nessuno dei nostri schizzi campione dei personaggi, quindi li abbiamo messi in questi grandi sacchi della spazzatura verdi».

L’incontro con l’editore

Greg: «Ci fu una discussione con Lester Del Rey – consulente artistico per Ballantine del calendario e principale interfaccia degli artisti – sulle orecchie a punta; era il consulente per i nostri calendari. Aveva un biglietto da visita che diceva “esperto”. Ricordo di essere arrivato con il dipinto di Faramir, le cui piume di freccia avevamo dipinto di rosso. Lester disse: “Uhm. Verde. Le Due Torri, pagina 336, paragrafo 3”. Discusse se i nostri hobbit dovessero avere orecchie a punta, ma alla fine cedette. Dipinse Bilbo, in pensione a Gran Burrone, e gli mettemmo le basette. Ci fu una grande discussione se gli hobbit potessero farsi crescere la barba. Ma Lester concordò che avremmo potuto abbassare le basette sul suo viso da vecchio».
hildebrandt siegeTim: «Ma se dovessimo ricominciare tutto da capo, ci sono alcune cose che faremmo in modo totalmente diverso oggi. Per esempio, il dipinto di Gran Burrone nel Calendario Tolkien del 1977 ora mi sembra troppo disneyano, sembra la casa di Pinocchio o la casa dei Sette Nani o qualcosa del genere. Oggi lo renderemmo molto più elaborato e imponente, più simile a una combinazione art nouveau, art déco con Frank Lloyd-Wright. Probabilmente renderemmo anche il Balrog nel Calendario del 1977 più simile a come lo descrisse Tolkien. Era piuttosto bello con le fiamme che gli uscivano».
balrog hildebrandtGreg: «Il fatto è che quando leggi il passaggio sul Balrog, è in realtà solo una sagoma scura circondata da fiamme. Quindi abbiamo fatto un compromesso per “solidificare” la figura. Giusto, sbagliato o indifferente, buono o cattivo, ecco cosa abbiamo fatto. Non potevamo davvero raffigurarlo come era descritto perché era solo un’ombra scura, come molti dei cattivi di Tolkien, circondata dalle fiamme. Dovevamo renderlo una figura solida tridimensionale in piedi di fronte a Gandalf. La descrizione era un po’ vaga: ali, una criniera di fuoco. Ma Lester non è mai stato in disaccordo con la nostra interpretazione del Balrog. È stato un bel momento, perché le persone di Ballantine ci hanno lasciato fare a modo nostro, il che, a posteriori, è stato davvero sorprendente». La febbre per l’illustrazione tolkieniana era così alta che in quegli stessi anni la casa editrice britannica Allen&Unwin pubblicò altri tre calendari di successo con disegni di Tolkien.

La Tolkien Estate e Legolas biondo

Legolas HildebrandtGreg ricorda che «alla famiglia Tolkien non piaceva niente nell’illustrazione che facesse chiunque. Judy-Lynn Del Rey ci disse dopo il nostro primo calendario che avevamo un grande seguito di fan, ma che la Tolkien Estate non apprezzava la nostra arte». Tra le molte particolarità delle illustrazioni, oltre al Balrog “fisico” e agli hobbit con orecchie a punta, c’è un Legolas biondo. Molti personaggi e luoghi della Terra di Mezzo sono, infatti, stati disegnati per la prima volta proprio grazie ai calendari di Tolkien, e proprio agli Hildebrandt. Si devono a loro alcune scelte grafiche che hanno determinato l’immagine di personaggi e creature centrali nell’opera di Tolkien. La prima rappresentazione di Legolas biondo fu proprio quella del calendario 1976 degli Hildebrandt. Lester del Rey autorizzò Legolas biondo, dicendo agli Hildebrandt: «Lasciatelo così».

La testimonianza di John Howe

John HoweNel 1976, scoprire i calendari di Tolkien realizzati dagli Hildebrandt ha fatto capire a John Howe (autore di numerosi Tolkien calendars, copertine e illustrazioni di opere di Tolkien, concept artist unico della serie Amazon Prime Rings of Power e lead concept artist con Alan Lee delle due trilogie jacksoniane) che la Terra di Mezzo «poteva essere illustrata». Così, Howe ha iniziato a disegnare le sue versioni delle stesse scene che gli Hildebrandt avevano fatto. Una delle prime opere replicate da Howe è stata Eowyn che affronta «un enorme individuo montato su un mostruoso pterodattilo verde. Era davvero orribile», ricorda l’artista canadese.

Urshurak e la separazione

L’identificazione con il mondo di Tolkien fu così forte, che i gemelli cercarono anche di realizzare un film di animazione su Il Signore degli Anelli, ma i diritti erano già stati assegnati a Ralph Bakshi. Gli Hildebrandt crearono quindi un loro progetto fantasy originale, Urshurak, affidando la scrittura del romanzo a Jerry Nichols. Misero tutte le loro energie e idee per realizzare un film ambientato nel mondo di Urshurak, preparando 700 tavole e coinvolgendo anche il genio degli effetti speciali John Dykstra, vincitore di 3 Premi Oscar, noto per il suo lavoro in Star Wars, Star Trek, e vari film Marvel e di Batman. Secondo le stime, realizzare il film di Urshurak sarebbe costato 145 milioni di dollari del 1978, quindi il progetto non fu mai realizzato e restò un libro illustrato, pubblicato nel 1980. Lo sforzo progettuale logorò così tanto Tim e Greg e i loro rapporti, che da allora non collaborarono e nemmeno si parlarono per molti anni, fino al 1993!
La rinuncia degli Hildebrandt ai calendari per sviluppare il progetto Urshurak chiuse di fatto un’era artistica. Al primo periodo dei calendari di Tolkien dal grande clima creativo, sviluppati dal 1973 come uno dei prodotti grafici più richiesti al mondo, seguì un periodo di minore originalità: per il calendario 1979 furono frettolosamente utilizzati disegni dal film di animazione The Lord of the Rings di Ralph Bakshi; il 1980 e 1981 furono gli anni delle Great Illustrators Editions, in cui figurano diversi artisti, con artwork molto eterogenei, non efficacemente abbinati con personaggi resi in modo differente in uno stesso calendario, con un effetto che confonde lo spettatore. Il Calendario di Tolkien 1982 venne illustrato da Darrell Sweet, già fra i Great Illustrators 1980-81, e non sarà ricordato fra i migliori della collezione. Chiude questo periodo poco brillante l’annata 1983, l’unica senza calendari ufficiali.

Altre opere e premi

Sauron hildebrandt

Fra le opere dei Fratelli Hildebrandt, il primo poster di Star Wars, illustrazioni di carte Magic, per calendari TSR D&D, libri e fumetti Marvel, copertine, illustrazioni e mappe per il primo Ciclo di Shannara, copertine della rivista Heavy Metal, il concept poster di Frankenstein Jr. e le copertine di dischi dei Black Sabbath e della Transiberian Orchestra.
Tim vinse il World Fantasy Award del 1992 come miglior artista. Insieme, i gemelli ricevettero l’Inkpot Award nel 1995. Nel 2010 Greg Hildebrandt ricevette il Chesley Award for Lifetime Artistic Achievement dall’Association of Science Fiction and Fantasy Artists. I fratelli sono stati anche premiati individualmente e insieme con la medaglia d’oro dalla Society of Illustrators.

Sergio Lombardi

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STORIA DEI TOLKIEN CALENDAR:

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Bomporto, il 6 aprile l’AIST a Fantasticamente

BomportoTorna per il secondo anno consecutivo a Bomporto, in provincia di Modena, “Fantasticamente”, la manifestazione dedicata al fantastico che si terrà presso la Biblioteca Comunale “J.R.R. Tolkien” il 6 aprile in collaborazione con l’AIST, Associazione Italiana Studi Tolkieniani. Della biblioteca dedicata al Professore vi avevamo già raccontato nel 2019, quando per l’occasione inaugurale si tenne la prima “Festa del Fantasy” locale, con tanto di laboratori per ragazzi, laboratori di lingue elfiche, una caccia al tesoro, tavole rotonde, incontri con gli editori e gli artisti, oltre alla conferenza “Potere e Magia” tenuta da Claudio A. Testi, con accompagnamento musicale dei giovani del Mithril Duo. Durante l’evento, era stato proiettato il lungometraggio animato Il Signore degli Anelli di Ralph Bakshi (1978), la pellicola che ha in parte ispirato la trilogia di Peter Jackson. Tra gli altri, oltre a Claudio Testi, erano presenti gli artisti Ivan Cavini, Fabio Porfidia, Davide Romanini, Emanuele Manfredi, Livia De Simone e l’esperta di lingue elfiche Sara Gianotto.

Il programma

Roberto Fontana: Tengwar calligrafiaLa biblioteca, in via Verdi 8/A, aprirà i suoi battenti alle ore 10:00 con “Creature magiche e dove trovarle”, narrazioni per bambini dai 6 ai 10 anni a cura di Sara Grassilli della Cooperativa Open Group (prenotazione obbligatoria). Il programma delle letture continuerà poi alle ore 17:30 quando, a cura di Simone Maretti, verrà proposto Momo, una delle opere più celebri di Michael Ende. Anche in questo caso la prenotazione è consigliata.
Non mancherà poi la componente ludica, grazie all’Associazione “Play Res”, la quale, dalle 15:30, proporrà giochi da tavolo di chiara ispirazione fantasy per tutte le età.
Al medesimo orario sarà possibile partecipare al Laboratorio di Fantastika 2018 - Davide Romaniniscrittura elfica a opera del nostro socio Roberto Fontana, non solo esperto calligrafo e conoscitore delle opere e delle lingue di Tolkien ma anche autore fantasy noto sia in Italia che all’estero (prenotazione obbligatoria).
Per tutta la giornata sarà possibile osservare, inoltre, nell’apposita sezione delle mostre le illustrazioni fantasy di Davide Romanini (socio AIST), i costumi delle opere fantasy a cura di Christina Verardo e l’installazione “il nuovo specchio di Galadriel” a opera di Daniele Cioffo.

Informazioni e prenotazioni: cultura@comune.bomporto.mo.it, 059 800726 o WhatsApp al 348 5294579.

 

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– Leggi l’articolo A Bomporto (Mo) riapre la biblioteca Tolkien
– Leggi l’articolo A Bomporto, una biblioteca per Tolkien
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– Leggi l’articolo A Sesto Fiorentino il 12/5 Tolkien in biblioteca
– Leggi l’articolo Tolkien in biblioteca: letture animate a Siena

LINK ESTERNI:
– Vai alla pagina facebook della biblioteca comunale di Bomporto

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Francia, ancora mostre ed eventi su JRR Tolkien

Logo Tolkien 50A un mese dal cinquantesimo anniversario della scomparsa di Tolkien le iniziative dedicate al professore oxoniense continuano a moltiplicarsi. Recentemente abbiamo pubblicato una panoramica sugli eventi e le mostre organizzati in Inghilterra, in Francia e in Italia in occasione di questa importante ricorrenza; a questi se ne aggiungeranno, nelle prossime settimane, altri due che avranno luogo, ancora una volta, in Francia e che potrebbero solleticare anche l’interesse degli appassionati italiani.

Sur Les Terres de L’Unique

Sur_les_Terres_de_l'UniqueIn questi giorni (dal 23 al 24 Settembre), si svolge infatti a Plouha in Bretagna, l’ormai consueto evento Sur Les Terres de L’Unique, organizzato dal 2018 dall’omonima associazione. La manifestazione è caratterizzata da svariate iniziative: sfilate in costume, racconti, sessioni di combattimento medioevale, animazioni, musica e, naturalmente, conferenze. Fra i nomi degli ospiti spiccano sicuramente sia quello di Ted Nasmith, impegnato con una conferenza il 23 e con un concerto il 24, sia quello di Stéphane Arson, che recentemente ha ridisegnato tutte le mappe dell’Atlante della Terra di Mezzo per l’edizione francese curata dalla casa editrice Bragelonne.

L’Héritage de Tolkien

Dal 3 ottobre al 10 novembre, la mediateca André Malraux di Chauny ospiterà l’esposizione L’Héritage de Tolkien, una mostra itinerante già presentata in almeno altre due occasioni: nel 2018 a Plouha e nel 2021 a Montévrain.
La mostra si prefigge l’obiettivo di «far conoscere, o approfondire, il genere fantasy» attraverso una selezione di 15 serie di fumetti (o manga), fornendo, per ognuna di queste, alcune note biografiche sugli autori, una breve sinossi della storia e come questa si rapporta con i canoni del genere definiti dal “padre del fantasy”.
Fra le opere esposte ricordiamo: Siegfried di Alex Alice, pubblicato in Italia da Panini, che adatta a fumetti la leggenda di Sigfrido e dei Nibelunghi; Bjorn il Morfirio di Thomas Lavachery e Thomas Gilbert, adattamento a fumetti dell’omonima serie di romanzi dello stesso Lavachery, editi in Italia da Gallucci; Lanfeust de Troy di Christophe Arleston e Didier Tarquin, inedito in Italia, che racconta le avventure del giovane fabbro nel mondo di Troy, dove la magia fa parte integrante della vita quotidiana; Seven Deadly Sins del mangaka Nakaba Suzuki, pubblicato in Italia da Star Comics, dove si narra di come sette terribili guerrieri siano l’unica speranza per salvare il regno di Britannia; Elfi, la prima serie di fumetti ambientata nel mondo immaginario delle Terre di Aran, creata nel 2013 da Jean-Luc Istin e Nicolas Jerry e pubblicata in Italia da Panini.

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Il calendario di Tolkien quest’anno ne fa 50!!!

Sono passati 50 anni dal primo Tolkien Calendar, una tradizione che non tramonta mai: dal 1973, per ogni anno è stato prodotto almeno un calendario ufficiale di Tolkien, con la sola eccezione del 1983. In alcuni anni, addirittura sono stati prodotti due calendari ufficiali, e ciò dovuto alle diverse edizioni nello stesso anno delle case editrici britannica e statunitense. I calendari di Tolkien hanno una importanza particolare, perché sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo, ancora prima del film di Ralph Bakshi e di quelli di Peter Jackson, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve oggetti di culto collezionatissimi.
Inoltre, i migliori “calendaristi” hanno avuto un ruolo fondamentale nelle opere cinematografiche e anche nella recente serie Amazon. Alan Lee e John Howe si sono trasferiti in Nuova Zelanda per dieci anni come conceptual designers per The Lord of the Rings e The Hobbit di Peter Jackson, e a loro si deve gran parte dei concept per costumi, armi, armature, paesaggi, architetture e creature dei sei film. John Howe è anche il principale concept artist della serie Amazon The Rings of Power. Negli anni, al calendario “ufficiale” si sono aggiunte altre pubblicazioni, prima amatoriali prodotte dagli appassionati per gli appassionati, poi sempre di maggiore qualità, raggiungendo negli ultimi anni degli elevatissimi standard artistici e tipografici. Anche per il 2023, come vedremo, sono numerosi i calendari dedicati a J.R.R. Tolkien. Oltre ad avere un elevato valore artistico e collezionistico, i calendari di Tolkien sono sempre stati da cinquant’anni un graditissimo regalo di Natale fra gli appassionati tolkieniani.

Il calendario ufficiale

Tolkien Calendar 2023Dopo il dominio degli illustratori più noti, con quindici calendari dal 2000 al 2022 illustrati da Ted Nasmith, Lee o Howe, per il 2023 sono stati selezionati sei diversi artisti, ritornando alla formula collettiva già presente nei calendari 1980, 1981, 1987, 1988, 1998, 2013 e 2021. Il Tolkien Calendar 2023 presenta tavole di Emily Austin, Jenny Dolfen, Spiros Gelekas, Justin Gerard, Kip Rasmussen e, finalmente, di Donato Giancola, forse l’artista più dotato del circuito tolkieniano, che approda al suo primo calendario ufficiale solo ora dopo quasi trent’anni di carriera firmando la copertina Descent from Caradhras. La presentazione del calendario è stata scritta da Ted Nasmith, che ripercorre l’origine dei Tolkien Calendars, attribuisce una parte della sua ispirazione alla volontà di emulare Tim Kirk (qui la storia dei primi calendari) e si dice grato perché anche in quest’epoca piena di prodotti multimediali il calendario esiste ancora, dopo cinquanta anni. Si può ordinare qui.

Il ritorno di Hildebrandt

Hildebrandt calendarDi recente, molti anni dopo l’immenso successo del triennio 1976-1978 (un milione e mezzo di calendari venduti), nel 2002 i fratelli Hildebrandt ricominciarono a produrre calendari di Tolkien, con vecchie e nuove illustrazioni, bozze e materiale dai loro archivi sulla creazione degli storici calendari 1976-78 e un consigliatissimo libro: The Tolkien Years del 2001. Abbiamo narrato la loro incredibile storia nella seconda puntata della storia dei calendari di Tolkien. Dopo la scomparsa di Tim Hildebrandt, è il suo gemello Greg, ormai ottantatreenne, a tenere viva la tradizione familiare di illustrare i calendari di Tolkien, che si arricchisce con la pubblicazione del calendario 2023 intitolato The Tolkien Art of the Brothers Hildebrandt. Il calendario 2023 è un omaggio a Tim, praticamente obbligato, perché le arti dei due fratelli sono inscindibili nelle 43 storiche opere create nel loro triennio d’oro: per completare nei tempi previsti un numero di opere sufficienti a illustrare i tre calendari 1976-1978, gli Hildebrandt usarono una tecnica molto particolare. Greg partiva da un lato del dipinto, Tim dall’altro lato, e si incontravano al centro, con turni forzati fino a 36 ore continue, per riuscire a consegnare nei tempi previsti tutte le illustrazioni all’editore americano Ballantine. Nell’edizione 2023 del calendario, sono state selezionate le migliori tavole, come Gollum, Shelob, Treebeard, Smaug (in copertina), Lothlórien, nelle cui note Greg confessa che sono stati utilizzati dei broccoli per ricreare la forma del Mallorn, i caratteristici grandi alberi che costituiscono la foresta dorata di Lorien. Per acquistare The Tolkien Art of the Brothers Hildebrandt 2023.

Il calendario italiano

Lords for Fantasy 2023 deluxeSe la tradizione del Tolkien Calendars ha origini anglosassoni, gli artisti ed editori italiani si sono distinti già dal 1996, con calendari di grande qualità. L’AIST pubblica il suo art calendar dal 2015 ed ha fin dall’inizio scelto la via collettiva con edizioni fra cui spiccano quelli del 2017-2018, illustrati da sette grandi artisti italiani riuniti nel progetto “Lords for the Ring – I Maestri del fantasy italiano incontrano Tolkien”, che ha visto protagonisti Paolo Barbieri, Ivan Cavini, Alberto Dal Lago, Edvige Faini, Angelo Montanini, Dany Orizio e Lucio Parrillo. L’edizione 2023 del calendario AIST , pubblicato da Eterea Edizioni è illustrata da Luca Trentin, Giovanni Calore e Cristiano Marchesi, provenienti dal corso di Illustrazione Digitale della Scuola Internazionale di Comics di Padova. Il calendario ha un tratto epico e sempre in movimento, sia per i colori brillanti e le forme dinamiche, che per i soggetti selezionati. Le 13 illustrazioni originali del Lords for Fantasy 2023 Art Calendar sono le prime Ere della Terra di Mezzo con opere che illustrano il duello tra Gil-galad e Elendil contro Sauron, Galadriel al passaggio dello Helcaraxe, Celebrimbor mentre scolpisce la porta di Moria, Sauron che forgia l’Unico Anello, fra gli altri. Del calendario esiste anche la poster edition, realizzata in collaborazione con Feudalesimo e Libertà.
Ecco cosa illustrano le tavole della deluxe edition:
Lords for Fantasy 2023 1) Copertina: La morte di Gil-galad e Elendil
2) Gennaio: Galadriel al passaggio dello Helcaraxe
3) Febbraio: Isildur e l’Albero Bianco
4) Marzo: Celebrimbor scolpisce la porta di Moria
5) Aprile: Gil-galad ai Grigi Approdi
6) Maggio: Sauron ride durante il Cataclisma
7) Giugno: Círdan il Maestro d’Ascia
8) Doppia Pagina Centrale: La Battaglia delle Morte Paludi
9) Luglio: Tar-Míriel sulla riva di Númenor
10) Agosto: Elendil veleggia verso la Terra di Mezzo
11) Settembre: Elrond a Imladris
12) Ottobre: Sauron forgia l’Unico Anello
13) Novembre: Durin IV a Khazad-dûm
14) Dicembre: Ar-Pharazôn il Dorato
Per acquistare Lords for Fantasy 2023 Art Calendar AIST deluxe edition:
Per acquistare Lords for Fantasy 2023 Art Calendar AIST poster edition

Un calendario in omaggio ai film di Jackson

New Line CalendarQuesto calendario presenta immagini rielaborate dalla trilogia cinematografica di Peter Jackson ed è stato realizzato su licenza Saul Zaentz Company – New Line Cinema. Il 2023 Lord of the Rings Calendar è pubblicato da Danilo Promotions, il principale editore di calendari, agende, biglietti d’auguri, carta da regalo e sacchetti regalo con licenza nel Regno Unito. Si avrà modo così di ripercorrere tutta la trilogia del grande regista neozelandese, ricordando i momenti più iconici di tutti i personaggi della saga e rivivendo le avventure della Terra di Mezzo come sono descritte nei libri di Tolkien durante la Guerra dell’Anello, alla fine della Terza Era!
Per acquistare 2023 Lord of the Rings Calendar

Viaggio nel fandom tolkieniano

I calendari che seguono sono opere amatoriali di appassionati di Tolkien e associazioni di fan e hanno una diffusione molto limitata e qualità artigianale degli artwork, con qualche sorpresa. Questi calendari in molti casi vengono anche regalati ai membri delle associazioni come mathom o hanno prezzi simbolici. Come vedrete, sono “tesssori” difficili da trovare.
Beyond Bree calendarBeyond Bree: la newsletter del Mensa Club dedicata a Tolkien viene pubblicata dal 1981. Il Beyond Bree Calendar viene pubblicato dal 1985, con una lunga pausa dal 1994 al 2009. Dal 2010, il calendario è stato realizzato a colori e ha coinvolto prestigiosi illustratori. Il team di artisti che hanno illustrato il calendario 2023 di Beyond Bree comprende famosi calendaristi come l’immenso Ted Nasmith, artista canadese dei calendari (ne ha realizzati ben tredici dal 1987 – anno del suo primo calendario collettivo con Lee, Howe e Garland), Emily Austin e Jenny Dolfen, presenti anche sul calendario ufficiale 2023, Anke Eissman, Jef Murray, noto anche per i suoi disegni per i calendari 2008-2011 Heren Istarion della Northeast Tolkien Society, creati dal grande Phil Goss, il più grande esperto di calendari di Tolkien e autore di un sito sui tolkien calendars. Per acquistare il calendario di Beyond Bree: info e ordini qui; si può scrivere anche una email qui; per informazioni, invece, su calendario Heren Istarion/Northeast Tolkien Society (HI/NETS) si può leggere qui.
Calendar Spiros Gelekas 2023– Spiros Gelekas: oltre ad essere fra gli autori del Tolkien Calendar 2023, l’artista di Corfù Spiros Gelekas ha anche pubblicato il suo Tales from Middle-Earth Calendar 2023 in sole quaranta copie, naturalmente già esaurito già dall’inizio di dicembre. L’opera va menzionata anche per l’attenzione particolare che Ted Nasmith dà a Gelekas nel calendario di HarperCollins, in cui scrive:«Probabilmente il più prolifico… nato a Corfù. È certamente il più vivace ed è stato a lungo un devoto di Tolkien. Nel suo mondo artistico la spontaneità e l’intuizione giocano un ruolo primario e nel complesso non credo di aver incontrato qualcuno così singolarmente immerso e scherzosamente ironico riguardo alle sue potenti immagini fantasy molto grafiche. La sua vita è stata dedicata alla pratica del suo mestiere, influenzato dai grandi maestri della musica classica, così come dai maestri del surrealismo, attraverso i quali ha sviluppato uno stile altamente idiosincratico. I dipinti dedicati a Tolkien non devono essere giudicati per le sue rappresentazioni basiche, ma come più interfaccia mistica tra il mondo quotidiano e il regno dei sogni come lui lo descrive».
Qui la pagina facebook di Spiros Gelekas.
Gennaio 2023 Smial Montarazlo Smial Montaraz: il calendario 2023 di questo Smial della Società Tolkieniana Spagnola (STE) ed è destinato ad accogliere membri della Societià Spagnola che non appartengono a nessuno Smial locale. Il calendario nasce da una proficua e duratura collaborazione tra il fumettista Gonzalo Díez, meglio conosciuto nel mondo come Chapu, e lo studio grafico Barbarroc di Sant Joan De Les Abadesses, in Catalogna. Il calendario è esaurito già dall’inizio di dicembre, ma viene qui menzionato per la sua originalità e il suo stile, molto alternativo e fumettistico. In assenza di immagini della copertina dell’ultimo calendario, ecco l’unica immagine presentata, quella di gennaio 2023, illustrata da Gonzalo Chapu e Sergi Vidal. Qui la pagina facebook dello Smial Montaraz.
Erika Heins calendar– Erika Heins: seminascosto fra le pagine di Eltsy, vi segnaliamo anche il calendario 2023 della statunitense Erika Rae Heins, denominato 2023 Tolkien Calendar: Gandalf the Grey, il suo settimo e purtroppo ultimo calendario dedicato a Tolkien. Tecnica mista acquerello-china per questo calendario, dedicato a Gandalf e al suo ruolo nella storia della Terra di Mezzo. Il calendario 2023 della Heins si ispira un po’ allo stile dei manoscritti miniati medievali e include passaggi da Il Silmarillion, Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, iniziando con l’introduzione degli Istari e finendo con Gandalf che salpa ai Porti Grigi. Per acquistare 2023 Tolkien Calendar: Gandalf the Grey si può andare qui.
Colin Williams– Colin Williams: laggiù in Australia c’è Colin Williams, un illustratore appassionato della Terra di Mezzo che dal 1999 pubblica il suo calendario e ha partecipato anche a varie edizioni del calendario Beyond Bree. In assenza del calendario 2023, irreperibile, ecco una delle sue opere. Tra gli appassionati è noto per essere il singolo creatore di calendari su Tolkien più longevo. Dal 1999 al 2023 c’è una serie ininterrotta di calendari con disegni a penna e inchiostro incredibilmente dettagliati basati su Lo Hobbit e prodotti come regali di Natale per la famiglia e gli amici. Nel 2009 Williams ha creato il suo primo calendario basato su Il Signore degli Anelli eseguito ad acquerello: è la serie che continua fino a oggi. In tutto, comprese tutte le varianti di formato (A3 e A4), ha creato 52 diversi calendari a partire dai numeri del 2016. I calendari di Colin Williams si possono vedere su tolkiencalendars.com.
Tolkiendil calendar– Tolkiendil: si tratta di un’associazione senza scopo di lucro che promuove la conoscenza di Tolkien nel mondo francofono. Tolkiendil pubblica il suo calendario dal 2006 ed, in attesa dell’edizione 2023, ecco la copertina del loro calendario 2021. Per vedere la pagina Calendrier su Tolkiendil si può andare qui;  c’è anche una pagina dedicata ai Tolkiendil su tolkiencalendars.com.
calendario hobbit society new mexicoHobbit Society: La Hobbit Society è un gruppo di discussione studentesca presso l’Università del New Mexico (UNM). Occasionalmente hanno organizzato conferenze e incontri dal vivo con ospiti come  Janet Brennan Croft e Verlyn Flieger. Hanno prodotto due modelli di magliette, per i membri del gruppo, e hanno pubblicato calendari ispirati a Tolkien dal 2006 al 2016, sempre in tiratura limitata di massimo 50 copie per ogni anno. Ecco una interessante tavola dal 2015 Fantasy Art Calendar Hobbit Society University of New Mexico. Per vedere i calendari della Hobbit Society di UNM si può vedere qui.

Sergio Lombardi

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Storia dei Tolkien Calendars
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di maggio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la Tavola di aprile
– Leggi l’articolo Lords for the Rings: la Tavola di marzo
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di febbraio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di gennaio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019 da oggi su Kickstarter!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2018: 10.000 volte grazie!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2018: prendi il tuo calendario
– Leggi l’articolo Il viaggio con i Lords sta per ripartire!
– Leggi l’articolo I Lords for the Ring per il calendario AIST
– Leggi l’articolo Ecco il crowfunding per il calendario AIST!

LINK ESTERNI:
– Vai al sito web sui Tolkien calendars
– Vai al sito web Lords for Fantasy 2023 Art Calendar
– Vai alla pagina facebook di Eterea Edizioni

 

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A dicembre la prima asta degli artisti tolkieniani

Un momento dell'astaLa casa d’aste italiana Finarte presenta per la prima volta al mondo un’asta esclusivamente dedicata all’arte de “Il Signore degli Anelli”: disegni, illustrazioni e dipinti dei maggiori artisti internazionali che dagli anni ’60 ad oggi hanno prestato il loro talento all’opera di J.R.R. Tolkien. Una possibilità unica ed irripetibile, costituita da oltre cento opere originali dei più rappresentativi interpreti della Terra di Mezzo. E si potrà scegliere tra ben 45 artisti di fama internazionale.

 

Opere dalla Dama Collection

Orchi CaviniIl corpus principale dell’asta è costituito da opere provenienti dalla DAMA Collection di Davide Martini (la seconda più importante collezione al mondo di arte tolkieniana dopo quella del Greisinger Museum di Jenins in Svizzera), opere raccolte in oltre venti anni di appassionata ricerca ed esposte in decine di mostre in Italia ed all’estero. Gli artisti presenti in catalogo sono tra i massimi rappresentanti del genere fantasy e più di ogni altro hanno contribuito a definire graficamente l’universo tolkieniano: Alan Lee, Ted Nasmith, Ivan Cavini, David Wenzel, Stephen Hickman, i fratelli Hildebrandt, Angelo Montanini, Tim Kirk, Chris Achilleos, Roger Garland, Luca Michelucci, Ralph Bakshi… e tanti altri. La proposta è arricchita da due sezioni speciali dedicate ai due massimi interpreti del mondo di Tolkien in Italia: Angelo Montanini e Luca Michelucci. Celebrati sia in Italia che all’estero Michelucci e Montanini hanno realizzato opere iconiche diventate immagini per calendari, giochi di carte, libri e quant’altro, molte delle quali presenti nel nostro catalogo d’asta. Scrive Davide Martini a proposito degli artisti italiani: «In Italia vengono chiamati Stefano Baldo ed Angelo Montanini. Argonath CaviniQuest’ultimo illustra numerose carte per il gioco della I.C.E. e diviene, in breve tempo, la guida di un gruppo di artisti ben organizzato grazie all’iniziativa della Società Tolkieniana Italiana, che farà dell’Italia la terza nazione per numero di artisti tolkieniani: Angelo Montanini, Luca Michelucci (l’unico artista italiano ad aver contribuito a un Tolkien Calendar ufficiale, quello del 1998), Maria Distefano, Diego Iaconfcic e, dalla fine degli anni ’90, Ivan Cavini – artista poliedrico noto tra l’altro, per avere curato e realizzato le scenografie e le ambientazioni del Greisinger Museum di Jenins in Svizzera – saranno tra i nostri più prolifici e convincenti artisti».

Asta prevista per il 14 dicembre a Milano

Cop Asta MilanoIn un momento in cui in tutto il mondo si è ravvivato l’interesse per l’opera di Tolkien grazie alla serie tv di Amazon Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere, questa asta vuole portare i collezionisti e gli appassionati all’interno di quel mondo fantastico che da quasi un secolo infiamma la fantasia di milioni di lettori. Sarà sorprendente per i collezionisti accorgersi di quanto le opere in asta abbiano influenzato la realizzazione grafica sia della trilogia di Peter Jackson sia della serie Amazon, difatti la maggior parte delle opere sono datate tra gli anni ’70, ’80 e ’90, ben prima che le major cinematografiche scoprissero il capolavoro di Tolkien. L’asta si terrà mercoledì 14 dicembre alle ore 16:00 presso la sede milanese di Finarte in Via Paolo Sarpi 6.

ARTICOLI PRECEDENTI:
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Finarte
– Scarica il catalogo

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Biella, celebrata la prima copertina di Piero Crida

Piero Crida a BiellaL’evento che doveva aprire #Fuoriluogo ma che era stato rinviato, e ha chiuso di fatto la rassegna che, mai come quest’anno, ha avuto grande successo di pubblico. L’atteso appuntamento si è svolto l’8 ottobre presso la Biblioteca civica di Biella con Piero Crida che è stato intervistato da Beppe Anderi nell’ambito dell’evento “Disegnare un mito – La genesi della copertina di un libro di culto”. Crida ha condiviso con il pubblico l’esperienza di aver disegnato la prima copertina de Il Signore degli Anellidi J.R.R. Tolkien.

Una copertina unica

Piero Crida a BiellaCosa significa partecipare alla realizzazione di un libro che poi diventa un vero e proprio mito del novecento? È ciò che ha raccontato Piero Crida: «Una prima edizione parziale era uscita con Astrolabio-Ubaldini nel 1967. Io l’avevo letta, trovandola un po’ noiosa. E in effetti ne furono vendute poche centinaia di copie. Qualche tempo dopo, però, in India, trovai quasi per caso l’opera completa in inglese e la lessi da cima a fondo. Capii che stava diventando un successo quando scoprii che nelle università inglesi già se ne facevano delle parodie». Nel frattempo l’artista, che aveva incominciato a lavorare come illustratore per Rusconi, propose di acquistare i diritti da Ubaldini per pubblicare l’opera completa. La reazione fu scoraggiante: «Veniva considerato un racconto per bambini e l’idea fu bocciata, soprattutto da Alfredo Cattabiani. La situazione si sbloccò solo quando anche Adelphi incominciò a interessarsi ai diritti. Fu realizzata un’edizione in brossura con una brutta copertina». Era la sua, di cui l’artista aveva proposto due versioni: «Non so se per farmi un dispetto, scelsero la più brutta. L’altra era più attinente alle atmosfere del libro e più complessa, ispirata ai disegni dello stesso Tolkien che nel frattempo avevo visto e studiato. In seguito ne realizzai altre, mantenendo quel motivo con i rami intrecciati».
Qui, probabilmente, è bene specificare il ricordo di Crida, che sicuramente ha confuso alcune cose: nel 1970 Rusconi pubblicò integralmente Il Signore degli Anelli in edizione cartonata: è quella famosa con il fronte bianco e il retro nero, che Crida dice essere la “copertina brutta”. Nel 1974 Rusconi pubblicò Il Signore degli Anelli in tre volumi, sempre con le copertine di Crida: sono quelle che mantenevano “il motivo con i rami intrecciati”. Nel 1977 Rusconi pubblicò l’edizione brossurata in volume unico e per motivi misteriosi 1977 è l’anno che da allora in poi compare come data della prima edizione italiana. Si tratta della copertina “gialla” che, appunto, è stata celebrata come la “prima copertina” e che è anche quella più conosciuta dai lettori…
Tra aneddoti e ricorda anche qualche critica a Tolkien: «È bravissimo nel tenerti legato alla storia, ma il suo racconto si sviluppa solo orizzontalmente e in una dimensione esclusivamente umana. Manca la presenza di una linea verticale, quella del rapporto con il divino e la spiritualità. È la lotta del bene contro il male, ma tutta terrena». Piero Crida a BiellaAl termine della chiacchierata, è stata mostrata l’opera dell’artista Piero Crida, riproduzione della prima copertina dell’opera amata da generazioni di appassionati. Il comune ha fatto sapere che la copertina «resterà presente nella biblioteca cittadina ricordandoci che Biella ha, in parte, contribuito al successo di questo capolavoro». In Biblioteca sarà anche possibile visionare l’edizione originale del libro con la copertina di Crida. «Sono molto contento che la nostra Biblioteca possa ospitare questo incontro perché Crida è un artista a tutto tondo», ha spiegato Massimiliano Gaggino assessore alla cultura del comune di Biella «raccontare che la copertina del bestseller è nata a Biella è un vero e proprio orgoglio, una notizia che pochi sanno e che merita di essere raccontata rievocando aneddoti e curiosità intorno ad un vero e proprio mito»

La biografia dell’artista

Artista: Piero CridaIllustratore, grafico e disegnatore di tessuti per celebri marchi dell’alta moda, Piero Crida è nato a Torino, ma quando è in Italia vive a Graglia. Compie i suoi studi all’Accademia Albertina. Insegna storia dell’arte e dell’estetica al Museo d’arte moderna di Torino e alla Fondazione di Studi europei. Disegna scenografie e costumi per un ciclo di commedie elisabettiane per la regia di Fenoglio. Crea per le edizioni Aprile una collana di libri/oggetto per bambini. Per le Edizioni Paline vince il primo premio alla fiera del libro di Bologna come migliore illustratore. Collabora con i maggiori editori italiani, curando grafica e illustrazioni delle copertine dei volumi delle Edizioni Rusconi (fra cui il celebre Signore degli Anelli) e Franco Maria Ricci (Carnet d’adresses, immagini pubblicitarie per la Shic e per FMR). Disegna il poster di Mina per l’album MinacantaLucio. Pubblica per la Fonit Cetra un suo disco di composizioni musicali. Disegna collezioni di tessuti per Missoni, Etro, Benetton, Loro Piana. Per la gioielleria Sicar di Ginevra realizza una collezione di gioielli per la Casa Reale Saudita. Per Pomellato disegna la collezione di oggettistica. Collezioni di piastrelle in ceramica per L’Opificio Umbro e per Gabbianelli. Affresca la volta del Palazzo Juvarra a Torino , l’abside della chiesa di San Giuseppe a Pratrivero e le immagini simboliche nell’ L’Eremo di Maria della Famiglia Zegna all’Alpe Montuccia. Disegna l’albero genealogico della famiglia Gianadda di Martigny. Piero CridaPer il Lanificio Piacenza cura e disegna cataloghi e House Organ. Sue illustrazioni appaiono regolarmente su Vogue, CasaVogue, Harper’s Bazaar, Vanity. I suoi manoscritti decorati sono conservati all’Accademia delle Scienze di San Pietroburgo in Russia. Al suo lavoro di acquerellista Arturo Schwarz dedica un capitolo nel volume “L’immaginazione Alchemica”, definendolo “…uno degli ultimi rappresentanti dell’Arte sacra in Occidente”. Recentemente realizza una serie di disegni e libri/oggetto in cui ritrae dimore storiche e boutique Hotel, sia in Europa che in Asia, con i ritratti dei rispettivi proprietari. Sue opere sono in collezioni private in Europa e Stati Uniti, dove è stato rappresentato da Sotheby’s.

 

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– Leggi l’articolo Tra Puglia e Messina due mostre e Crida in tour

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– Vai al sito ufficiale di Piero Crida

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Su Twitch come illustrare Il Signore degli Anelli

DisegnareMartedì 6 luglio, a partire dalle 18.30, Cultura Pop ospiterà un nuovo artista sul suo canale Twitch Grafite – Scuola di Fumetto, Disegno e Illustrazione. L’ospite Gaetano Longo (ex-allievo Grafite e attualmente colorista e disegnatore per svariate case editrici nazionali) illustrerà Il Signore degli Anelli. Nel nuovo appuntamento con Cultura Pop & Grafite si tratterà dell’influenza che l’opera di J.R.R. Tolkien continua ad avere nell’immaginario della cultura pop e spazieremo parlando del genere fantasy a tutto tondo e delle sue diverse espressioni a fumetti, ma anche in altri media come i giochi da tavolo, quelli di carte e di ruolo. La moderazione è affidata a Domenico Bottalico. Disegnare la Cultura Pop è una vera e propria estemporanea di disegno dal vivo sul canale Twitch di Cultura Pop in cui ogni puntata ospita un autore diverso chiamato a illustrare a parole e pennelli un argomento “caldo” nell’immaginario fantasy e del mondo degli appassionati di fumetti, video e letteratura.

Una lunga carriera

Gaetano LongoPugliese, classe 1988, Gaetano Longo si diploma in grafica pubblicitaria nel 2008, da sempre appassionato di arte e fumetto trova la sua aspirazione nella nona arte e frequenta la scuola di Grafica e fumetto Grafite alla sede di Taranto. In quegli anni esordisce come illustratore umoristico per i libri Cassius Obstinatus di Francesco Saccente e Senza paracadute di Antonio Loconte, entrambi editi da Adda editore. Esordisce nel fumetto nel 2013 come colorista sulla graphic novel a tinte horror Axelle disegnata da Valerio Palumbo e edita da Hyppostyle publishing, e per Cronaca di Topolinia. Come disegnatore sulla serie fantasy Cronache dal ghiaccio e sullo sci fi Lunar lex di cui è anche creatore grafico e copertinista. GollumIl connubio con l’editore barese Hyppostyle lo porta nuovamente ai colori sulla serie di successo steampunk Blackbox scritta da Giuseppe Grossi e disegnata da Mario Monno, Lorenzo Scipioni e Dario Tallarico, le variazioni cromatiche delle atmosfere cariche di drammaticità che compongono l’affresco distopico della città di Ecrònia gli fruttano un notevole riscontro di pubblico e critica. L’affiatamento con Giuseppe Grossi porta i due è tra i finalisti del Lucca project contest durante Lucca Comics & Games 2019 con il progetto post apocalittico Mom and dead. Nella stessa kermesse approda con L’alleggeritore, spin off di Blackbox a tinte thriller e gialle che mostra un’altra faccia dell’oscura e distopica città. In uscita prossimamente un libro illustrato sulla vita di Amy Winehouse edito da Lisciani.

 

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– Leggi l’articolo Un laboratorio per chi ama l’arte
– Leggi l’articolo Visualizzare la Parola: Tolkien come artista

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– Vai al canale Twitch di Cultura Pop
– Vai al sito web di Gaetano Longo

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Tolkien Calendar: il viaggio inaspettato di Alan Lee

Sesta puntata della storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nelle prime cinque puntate (qui la prima, qui la seconda, qui la terza, qui la quarta e qui la quinta puntata), Lombardi ha descritto i primi passi di una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano, i Calendari di Tolkien, la loro Prima Era (1973-1983) e Seconda Era (1984-1989).
Prima ancora del film di Ralph Bakshi e di quelli di Peter Jackson, i calendari di Tolkien sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo e la bottega dell’arte dei grandi illustratori, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di culto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Nella precedente puntata abbiamo assistito alla nascita della Compagnia del Calendario, formata dai tre artisti riconosciuti oggi come i migliori illustratori di Tolkien di tutti i tempi: Alan Lee, John Howe e Ted Nasmith, abbinati nel calendario 1987 a Roger Garland. Finora, ogni puntata della storia dei calendari è stata dedicata a più artisti, tranne la terza, dedicata a J.R.R. Tolkien come illustratore. Il portfolio di opere tolkieniane di Alan Lee è così imponente, da dedicare a lui questa puntata.

Sesta puntata: Il viaggio inaspettato di Alan Lee

Alan LeeLa storia personale di Alan Lee, oltre a essere legata a Tolkien, prima con le illustrazioni dei Calendars, poi dei libri e poi con il lavoro nei film di Peter Jackson, ha varie affinità con il mondo tolkieniano. Anche Alan Lee, come Bilbo Baggins, era radicato nella sua Contea (il Devonshire), un ambiente verdissimo, ideale e remoto, e la sua vita si svolgeva nella quiete della sua residenza di campagna, un vero “buco hobbit” con ogni confort, in contemplazione della natura e del confortevole piccolo mondo circostante, lontano dalle grandi città e da ogni stress. Come Bilbo, anche Alan Lee disegnatore non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe percorso 20mila chilometri per vivere la sua avventura sui set cinematografici del Nuovissimo Mondo, per diventare così Alan Lee Lead Concept Artist e trovare il suo tesoro (l’Oscar).
Prima di volare in Nuova Zelanda per la prima volta nel 1998, Alan Lee era riuscito a creare un ambiente familiare e lavorativo ideale a livello artistico: si era trasferito insieme al collega illustratore Brian Froud e alle loro famiglie a Dartmoor, territorio del Devon dai paesaggi evocativi e misteriosi (non lontano dalla Cornovaglia dove l’altro calendarista Roger Garland viveva, traendo ispirazione da quella terra arturiana, come raccontato nella quarta puntata).
A Dartmoor, i Lee e i Froud hanno costituito una piccola e sorprendente comunità artistica: Marja Lee Kruÿt, moglie di Alan Lee, è una pittrice di successo, e anche la loro figlia Virginia Lee è una designer e scultrice molto dotata, tanto da aver partecipato alla trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli, realizzando sui set dei film architetture, oggetti e decorazioni basate sui disegni del team di creativi diretto da Alan Lee e John Howe (nella quinta puntata maggiori informazioni sulla loro collaborazione nei calendari e nei film). Virginia produce anche merchandising tolkieniano per la Weta Workshop.
Faeries libroAnche la famiglia Froud ha una elevatissima concentrazione artistica, con Brian Froud, massimo esperto dell’iconografia e della tradizione di fate e folletti, e sua moglie Wendy Midener Froud, scultrice statunitense conosciuta per la realizzazione di manufatti, bambole e pupazzi tra i quali il più famoso è Yoda di Star Wars. Entrambi hanno fatto parte del team creativo di Jim Henson e contribuito alla realizzazione di capolavori dell’animazione come il Muppet Show, Labyrinth e Dark Crystal. Anche loro figlio Tob Froud, che ha esordito nel cinema già da neonato interpretando il bambino rapito dal Re dei Goblin in Labyrinth, è un famoso esperto di animazioni ed effetti speciali, avendo lavorato anche al primo film della serie delle Cronache di Narnia. Tutta la famiglia Froud ha lavorato sulla nuova serie Netflix Dark Crystal: Age of Resistance.
Fu proprio con Brian Froud che Alan Lee ha esordito nel 1978 con Faeries, compendio illustrato di folklore fiabesco, ispirato dall’editore Ian Ballantine, che voleva replicare il successo del libro olandese Gnomes, riuscendo abbondantemente a superarlo, con oltre cinque milioni di copie fino al 2003 e un cortometraggio di animazione dallo stesso titolo uscito nel 1981. Del volume è stata pubblicata un’edizione speciale per il 25º anniversario, che ha riscosso a sua volta un grande successo.
centenary edition 1991 harper collins alan leeAlan Lee lesse per la prima volta Il Signore degli Anelli nel 1965 ed è sempre stato il suo libro preferito tra le opere di Tolkien: «Ho incontrato per la prima volta Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli quando avevo diciotto anni», ricorda. «Era come se Tolkien avesse preso tutti gli elementi che avrei mai voluto in una storia e li avesse intrecciati in un’unica enorme narrazione senza soluzione di continuità. E, cosa ancora più importante per me, aveva creato un luogo: un vasto, bellissimo, fantastico paesaggio – che è rimasto nella mente molto tempo dopo che i protagonisti avevano terminato le loro battaglie e si erano separati». Come abbiamo raccontato nella puntata precedente, Alan Lee entrò con la sua arte nella Terra di Mezzo con il Tolkien Calendar 1987, illustrandolo insieme a un incredibile team di artisti visuali, di cui fecero parte anche Ted Nasmith, John Howe e Roger Garland. Lee divenne celebre nel 1991 quando, per celebrare il centesimo anniversario della nascita di Tolkien, la HarperCollins gli chiese di realizzare 50 dipinti per illustrare Il Signore degli Anelli. L’artista si è immerso in questo lavoro per due anni, ottenendo illustrazioni così perfette, e così universalmente acclamate, che sono ora ineluttabilmente legate alla grande storia di Tolkien per i lettori di tutto il mondo. La ricca edizione speciale rilegata del Signore degli Anelli chiamata Centenary Edition ha avuto nove ristampe in inglese ed è stata poi usata per le edizioni deluxe in italiano anche da Bompiani. Successivamente ha illustrato Tolkien’s Ring di David Day e l’edizione del 1997 di Lo Hobbit, le copertine dei volumi dal VI al IX della History of Middle Earth e numerose altre opere di Tolkien. L’artista, infatti, è sempre riuscito anche a tenere uno stretto legame con il mondo del libro, illustrando le pubblicazioni postume di Tolkien: I Figli di Húrin, Beren e Lúthien, La Caduta di Gondolin e la nuovissima edizione de I Racconti Incompiuti (2020), nonché Shapeshifters: Tales from Ovid’s Metamorphoses (raccontato di Adrian Mitchell) e The Wanderer (una splendida edizione della Folio Society di poesie in inglese antico). Nel 1998 ha vinto il Premio World Fantasy come miglior artista. La tecnica pittorica utilizzata da Alan Lee è da sempre l’acquerello, ma sono celebri suoi schizzi a matita, come quelli nei meravigliosi sketchbook dello Hobbit e del Signore degli Anelli. Alan LeeIn una recente intervista, l’illustratore inglese ha detto di amare la tecnica con gli acquerelli: «Mi piace l’imprevedibilità di un materiale influenzato da umidità, gravità e tanti altri fattori. Con l’acquerello non hai sotto controllo la pittura, ma ci sei in relazione. È come un dialogo: dipingendo, tu rispondi alle reazioni dell’acquerello, che risponde alle tue azioni. Questa tecnica consente all’artista risposte intuitive e una spontaneità che consente alla magia di realizzarsi nell’opera». «Penso di essere sempre stato ispirato dalle situazioni del momento; le descrizioni che Tolkien faceva dei paesaggi, specialmente di boschi e foreste, erano così evocative che ho sentito la necessità di ricrearle nelle mie illustrazioni».

I calendari dal 1993 al 2021

TC 1993In totale, ad oggi sono dieci i calendari di Tolkien disegnati da Alan Lee, di cui tre collettivi (1987, 2013 e 2021) e sette con sole sue opere (1993, 1999, 2007, 2008, 2018, 2019 e 2020). Due diverse copertine furono realizzate per il Tolkien Calendar 1993: su quella britannica Orcs on the road su sfondo rosso, mentre su quella statunitense Frodo and Gandalf su uno sfondo intarsiato ligneo. Il calendario presenta immagini tratte dalla versione illustrata del Signore degli Anelli del 1991, quella del Centenario appunto.
The GoblinsIl Tolkien Calendar 1999 sfruttava le immagini realizzate da Lee per la versione illustrata de Lo Hobbit del 1997. Fra le varie illustrazioni, colpisce quella di ottobre 1999: The Goblins, in cui Lee è stato probabilmente ispirato dai quadri di Hieronymus Bosch, ma anche dai lavori di Brian e Wendy Froud sui folletti in Labyrinth e Dark Crystal. A sua volta, quest’opera di Lee ha sicuramente influenzato il creative team della trilogia cinematografica de Lo Hobbit per la scena di Goblin Town col Grande Goblin. Nel libro il suo aspetto è descritto come «un Goblin orrendo e dalla testa enorme» e che sedeva su un trono, una pietra larga e piatta. Malvagio e crudele, ma anche intelligente e astuto, il Grande Goblin appare nel capitolo in cui cattura sulle Montagne Nebbiose la compagnia di Thorin Scudodiquercia diretta verso Erebor. Il Grande Goblin è anche chiamato Re dei Goblin o Malevolenza da un suo stesso soldato-goblin. Interroga personalmente il gruppo. ORTHANCQuando scopre in possesso dei Nani alcune delle spade che, in epoche passate, avevano abbattuto molti della sua specie, il Grande Goblin decide di punire il gruppo, ma proprio in quel momento interviene Gandalf che lo uccide e libera i Nani.
Nel Tolkien Calendar 2007 le immagini sono tratte dal The Lord of the Rings Sketchbook del 2005. Maestosa appare l’illustrazione di giugno 2007, Orthanc, che è fra quelle che hanno convinto Peter Jackson a inserire Alan Lee nel suo progetto cinematografico. Lee spiega: «Sono continuamente ispirato da Rembrandt e  Breughel e mi sono spesso chiesto se la sua brillante “Torre di Babele” abbia ispirato la descrizione di Minas Tirith di Tolkien». La tavola è anche stata usata come copertina de Il Signore degli Anelli deluxe illustrato, nella versione della nuova traduzione di Ottavio Fatica in volume unico pubblicata da Bompiani lo scorso autunno.
Per il Tolkien Calendar 2008 le immagini sono tratte da quelle realizzate da Lee dal volume The Children of Húrin (2007). HurinNotevole per il suo pathos l’illustrazione di marzo 2008 dal titolo The Words of Húrin and Morgoth, in cui appare in primo piano Húrin sul trono di pietra sul Thangorodrim a cui rimase incatenato dalla maledizione di Morgoth per ventotto anni. La tensione sul volto di Húrin e la lava sullo sfondo caratterizzano l’opera. La sua storia è centrale nelle vicende de Il Silmarillion: il fratello Huor muore nella Nírnaeth Arnoediad, l’ultima delle cinque grandi battaglie delle Guerre del Beleriand e che si conclude con una disastrosa sconfitta per elfi e uomini. Húrin, invece, fu catturato vivo perché l’unico a conoscere l’ubicazione di Gondolin. Quando il guerriero si rifiutò di rivelargliela, Morgoth gettò su di lui una micidiale maledizione «[…] una sorta di tenebra e dolore […]» su tutta la casata di Húrin. La vicende è all’origine de I Figli di Húrin, appunto.
RIDDLESIl Tolkien Calendar 2013 è un calendario collettivo, con disegni di Alan Lee e John Howe che firmano sei tavole a testa. Le immagini di Alan Lee sono tratte ancora una volta dalla sua versione illustrata de Lo Hobbit pubblicata da HarperCollins nel 1997. Degna di nota è l’illustrazione di agosto 2013 Riddles in the dark, con un Bilbo paralizzato dal terrore alle prese con Gollum e i suoi indovinelli. È una scena iconica: la povera creatura è segnata dalla vita innaturale che gli ha donato l’Unico Anello, ben 500 anni. Gollum sfida il suo ospite a una gara di indovinelli, in cui la posta è la vita di Bilbo: in questo si vede l’influenza della mitologia norrena su Tolkien che riprende questo espediente da molte saghe in cui l’eroe rischia la vita in maniera simile. Sia Bilbo sia Gollum si rivelano molto bravi in questo gioco e la spiegazione è semplice: sono entrambi Hobbit cresciuti nella medesima cultura, anche se in periodi diversi.
LUTHIENIl Tolkien Calendar 2018 sfrutta le immagini realizzate da Lee per la pubblicazione di Beren e Lúthien (2017): anche questa è una delle Tre Grandi Storie de Il Silmarillion. Abbiamo selezionato per l’articolo l’immagine di Lúthien che danza al cospetto di Morgoth, intonando un canto magico che addormenta l’Oscuro Signore e tutti i suoi servitori. La scena è particolare perché il testo di Tolkien recita: «[Lúthien] gettò il mantello sugli occhi di Morgoth, mise in lui un sonno, oscuro come il Vuoto Esterno dove un tempo s’aggirava da solo. E all’improvviso Morgoth cadde come una collina che frani e, piombando con un suon di tuono dal suo seggio, giacque bocconi sui pavimenti dell’inferno». Nell’illustrazione di Lee, invece, l’elfa si libra nell’aria avendo anche un aspetto un po’ troppo diafano, quasi fosse un fantasma.
GLORFINDELPer il Tolkien Calendar 2019 la casa editrice HarperCollins fa una selezione dalle illustrazione con cui Alan Lee aveva completato il volume La Caduta di Gondolin (2018). L’immagine selezionata è quella di dicembre 2019: Glorfindel and the Balrog, che mostra il combattimento dell’eroe Noldor a Gondolin contro il suo terribile nemico: un Balrog dell’armata di Morgoth. È un altro dei momenti più epici de Il Silmarillion. L’assedio della città ha portato ormai gli Elfi a cedere le mura per tentare un’ultima disperata difesa nella città. Nello scontro tra il principe Elfo e il Signore dei Balrog, Glorfindel riesce ad avere la meglio, ma ormai ferito si sacrifica accompagnandolo nell’abisso e morendo con lui.
Le illustrazioni del Tolkien Calendar 2020 sono tratte da The Hobbit Sketchbook (2019). SMAUGEssendo il volume pieno di schizzi in bianco e nero e immagini a colori dedicate a Lo Hobbit, l’immagine selezionata non poteva che essere quella che mostra l’antagonista principale del romanzo per il mese di novembre 2020: Smaug the Magnificent. L’illustrazione era già stata utilizzata anche per la copertina dell’edizione illustrata de Lo Hobbit nel lontano 1997. Nel libro, Smaug viene descritto come un drago enorme color oro rosso, con ali raccolte come un incommensurabile pipistrello e con il ventre incrostato di gemme e di frammenti d’oro a causa dei molti anni passati giacendo sul tesoro dei Nani. Tolkien descrive Smaug come una creatura «puramente intelligente», l’incarnazione del peccato, della superbia e dell’avarizia. L’illustrazione di Alan Lee rende bene tutte queste caratteristiche al punto che è divenuta l’immagine più comunemente associata al romanzo dello scrittore inglese.
GLAURUNGPer il Tolkien Calendar 2021 la casa editrice ha scelto di tornare alla formula collettiva, prendendo le immagini dalla recente edizione deluxe de I Racconti Incompiuti (2020). Gli artisti Alan Lee, John Howe e Ted Nasmith hanno realizzato per l’occasione 6 illustrazioni a testa e di queste 18 immagini complessive del volume, il calendario ne comprende 12. L’immagine selezionata per Lee in questo caso è quella del mese di  novembre 2021, Glaurung Departs Nargothrond. Il drago Glaurung è uno dei nemici degli ELfi più potenti e pericolosi della Prima Era, grande alleato di Morgoth, ha un ruolo fondamentale nel saccheggio della città di Nargothrond. Il drago ne fece la sua dimora, ponendosi a guardia dei tesori rimasti. Nella scena illustrata, viene mostrato Glaurung mentre lascia la città verso quello che poi sarà il suo destino.

Digressione 1: La notte degli Oscar

AngelinaIl 29 febbraio 2004, al Kodak Theatre di Los Angeles, si tenne la cerimonia di premiazione degli Academy Awards (Oscar) 2003, con il trionfo de Il Ritorno del Re, che si aggiudicò 11 statuette, eguagliando il record di Ben-Hur e Titanic, ma stabilendo un nuovo record, vincendone 11 su 11 nomination ricevute. Per il terzo episodio della trilogia cinematografica, Alan Lee ha ricevuto l’Oscar per la migliore scenografia, insieme a Grant Major (Art Direction) e a Dan Hennah (Set Decoration come Alan Lee). Il premio gli è stato consegnato da Angelina Jolie, e Alan ricorda così quel momento: «La categoria Migliore Scenografia fu la prima ad essere premiata quell’anno, quindi non sapevamo nemmeno chi avrebbe annunciato il vincitore. Esce fuori Angelina Jolie a presentare, mi sono emozionato (sono un suo fan) e ho sentito che quello poteva essere il mio momento. Alan LeeAngelina annuncia i vincitori e sono piombato in uno stato di choc, sono saltato dalla poltrona, corso sul palco e dopo nel backstage abbiamo fatto le foto con lei». Il momento della cerimonia in cui è stato premiato Alan Lee si può rivedere qui. Il suo discorso nel ricevere l’Oscar è stato brevissimo: «Voglio ringraziare il vero mago che ci ha guidato in questo viaggio meraviglioso, ispirandoci con la sua energia, la sua visione e la sua tempra. Peter Jackson, grazie tantissimo per averci portato qui».

Digressione 2: tanti paesaggisti nei Tolkien Calendar

Mirkwood Alan LeeLa pittura paesaggistica è un genere che ha come soggetto ambienti all’aperto, dipinti dal vero, o inventati, o idealmente ricostruiti. Il ritratto è in generale ogni rappresentazione di una persona e delle sue fattezze e sembianze. Nel mondo dei calendari di Tolkien, la maggior parte degli illustratori può essere considerata prevalentemente fra i paesaggisti, compreso Alan Lee. Fra i ritrattisti tolkieniani, possiamo classificare sicuramente i fratelli Hildebrandt, i cui dipinti hanno frequentemente come soggetto i personaggi. Soprattutto agli inizi, le opere di Ted Nasmith ed Alan Lee sono incentrate soprattutto sui paesaggi ed architetture della Terra di Mezzo, piuttosto che sulle figure individuali. Per Nasmith, con il passare degli anni, è evidente nelle sue opere la sua crescita stilistica nel disegnare i volti dei personaggi. Per Lee, invece, si trattava di una precisa scelta artistica: «Ogni artista lavora in modo diverso, ovviamente, ma il mio approccio a Il Signore degli Anelli è stato quello di consentire ai paesaggi di predominare. In alcune delle mie scene, i personaggi sono così piccoli che sono appena distinguibili. Questo mi ha aiutato a evitare, per quanto possibile, di non interferire con le immagini nella mente del lettore, che tendono a concentrarsi sui personaggi e sulle loro interrelazioni. Alan LeeIl mio compito consisteva nel seguire gli eroi mentre viaggiavano nella loro epica ricerca – spesso mostrando qualcosa da lontano, arrivando più vicino solo nei momenti di maggiore emozione, piuttosto che semplicemente ricreare i momenti drammatici della storia». I soliti GoodKnight e DiSante della Tolkien Society USA, contestarono la scelta paesaggistica di Alan Lee nelle loro recensioni dell’edizione illustrata sul fan magazine Mythlore, scrivendo che i personaggi sono “minuscoli” o in molti casi «out for lunch».
Per lo Hobbit, invece, Alan Lee decise di “zoomare” sui protagonisti della storia, anche perché convinto che fino ad allora (1997), non c’erano in giro ritratti convincenti degli Hobbit. Alan Lee«Quando ho illustrato Lo Hobbit, non sembrava più opportuno tenersi a una tale distanza, in particolare dall’eroe stesso. Non credo di aver mai visto un disegno di uno hobbit che mi convinca abbastanza – e non so se io stesso mi sono avvicinato alla visione di Tolkien con la mia rappresentazione di Bilbo. Sono abbastanza contento della mia illustrazione di lui in piedi fuori da casa sua, Bag End, prima che Gandalf arrivi e sconvolga il suo mondo – ma sono giunto alla conclusione che uno dei motivi per cui gli Hobbit sono così silenziosi e sfuggenti è per evitare gli occhi indiscreti degli illustratori».Tra un libro e un film, lo si poteva vedere spesso vagare per la brughiera o disegnare alberi nei boschi locali: rendere la terra che amava di più in dipinti, disegni e incisioni. La natura di paesaggista di Alan Lee è poi ritornata forte in lavori più recenti, come I Figli di Hurin, da lui illustrato nel 2007 e nel calendario 2008. Alan LeeIn una intervista, Lee chiarisce che i soggetti delle illustrazioni sono prevalentemente paesaggi, ai quali è più sensibile e ispirato, e che in generale predilige dipingere paesaggi, come molti dei suoi artisti preferiti, fra cui William Turner. Lo scopo di Lee è di rendere il paesaggio uno dei protagonisti della storia, coerentemente con l’attenzione (e lo spazio) che Tolkien dedica nelle sue opere alla natura e alle descrizioni degli incantevoli scenari di Arda: «È importante non mettersi fra il lettore e il testo, mi piace piuttosto creare degli scenari che il lettore può utilizzare per costruire il suo mondo di Tolkien».
Lee ha avuto rapporto personale con Christopher Tolkien, con cui discuteva durante il processo creativo di illustrazione del Signore degli Anelli. Il figlio del Professore non voleva assolutamente che Lee disegnasse Morgoth, e in generale, preferiva che il suo lavoro pittorico si concentrasse sui luoghi, più che sui personaggi. «La cosa più bella che Christopher ha detto circa le mie interpretazioni è stata che esse non cambiavano la visione di suo padre della Terra di Mezzo, ma la ingrandivano», ricorda Lee.

Sergio Lombardi

 

LA SERIE SUI CALENDARI DI TOLKIEN CONTINUA CON UN ALTRO ARTICOLO
CHE VERRÀ PUBBLICATO FRA DUE SETTIMANE

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ALLE ORIGINI DEL TOLKIEN CALENDAR
– Vai alla prima puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (1)
– Vai alla seconda puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (2)
– Vai alla terza puntata: Tolkien Calendar, ritorno ad Oxford (3)
– Vai alla quarta puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: La Seconda Era (1)
– Vai alla quinta puntata: 1987: ecco la Compagnia del Tolkien Calendar (2)

IMMAGINI COMPLETA DEI CALENDARI:
– Vai al sito dei Tolkien Calendars

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo 2021, ecco il calendario Lords for the Ring!

LINK ESTERNI:
– Vai alle opere di Alan Lee
– Vai alla pagina facebook Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar
– Vai alla pagina facebook di Eterea Edizioni

 

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1987: ecco la Compagnia del Tolkien Calendar

Quinta puntata della storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nelle prime quattro puntate (qui la primaqui la seconda puntataqui la terza puntata e qui la quarta puntata), Lombardi ha descritto i primi passi di una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano, i Calendari di Tolkien, la loro Prima Era (1973-1983) e la prima parte della Seconda Era (1984-1989). Prima ancora del lungometraggio animato di Ralph Bakshi (1978) e delle due trilogie cinematografiche di Peter Jackson (2001-2003 e 2012-2014), i calendari sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo e la bottega dell’arte dei grandi illustratori, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di
Sergio Lombardiculto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il  Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Dopo il primo periodo e il suo boom creativo e commerciale – prima con le illustrazioni dello stesso Tolkien poi con quelle di grandi artisti -, il progetto aveva iniziato a perdere colpi, fino a interrompersi del tutto nel 1983. Nella precedente puntata abbiamo visto il prepotente ritorno della creatività nel Calendario di Tolkien, attraverso Garland e altri artisti.

1987: la Compagnia del Calendario

COVER CALENDARIO 1987 UKÈ ora il momento di narrare le circostanze prodigiose che hanno portato i tre più grandi illustratori di Tolkien della storia a iniziare nello stesso momento e proprio in un calendario la loro carriera tolkieniana. A differenza degli altri illustratori degli anni ’70 e ’80, come Kirk, gli Hildebrandt, Garland, Ingefeldt e Hague, che dopo alcune copertine di libri venivano “promossi” al calendario, nessuno fra quei tre artisti aveva fino a quel momento illustrato alcun volume di Tolkien. A partire dal 1987, vero e proprio anno zero dell’illustrazione tolkieniana, John Howe, Alan Lee e Ted Nasmith hanno illustrato ben 24 dei successivi COVER CALENDARIO 1987 USA35 calendari di Tolkien, oltre a decine di copertine e centinaia di illustrazioni di libri di Tolkien, grafiche di videogiochi, giochi di ruolo, board games e giochi di carte collezionabili. Partirono da strade diverse e per veder pubblicati i propri lavori impiegarono quattordici anni dal 1973, anno di pubblicazione del primo calendario di Tolkien, ma per convergenza e sincronicità, i tre artisti iniziarono tutti dal 1987 e dal loro calendario collettivo: ecco le (splendide) copertine del calendario 1987, nelle due versioni britannica e statunitense.

Dal ritaglio alla serie Amazon: John Howe

Artisti: John HowePer entrambe le copertine, furono scelte illustrazioni del canadese John Howe. Per il calendario britannico, The Witch King, disegnata nel 1979 ai tempi della art school, ritrovata, ritagliata e incollata da Howe sulla cover del calendario. Lo stesso soggetto fu utilizzato per il celebre videogioco War in Middle Earth, ma all’insaputa di Howe, che apprese della cosa solo leggendo una rivista. L’artista si rammarica di non aver mai ricevuto una confezione del gioco per il suo archivio artistico. Per il calendario statunitense, fu selezionata The Black Rider. Il dipinto, spiega Howe, era ispirato alla celebre scena del film di Ralph Bakshi, tratta dal capitolo “In tre si è in compagnia”, con gli Hobbit nascosti fra le radici vicino Terminalbosco. Peter Jackson, che ha riconosciuto l’influenza di Bakshi, rese la scena molto efficacemente ne La Compagnia dell’Anello, il primo film del 2001. Immagine 3 HobbitMettendo a confronto le tre diverse versioni della scena, si può notare che la versione cinematografica del 2001 assomiglia molto di più all’opera di John Howe che al frame di Bakshi, anche perché Howe è stato lead concept artist della trilogia di Peter Jackson insieme ad Alan Lee. Un’altra conferma della grande importanza della visione degli artisti dei calendari nel tradurre gli scritti di Tolkien in immagini. Il paesaggio boscoso che ha ispirato l’immagine fu notato da John Howe durante una passeggiata sulla West Coast Trail di Vancouver Island, da lui fotografato, dipinto, aggiungendo poi gli Hobbit e il Cavaliere Nero. L’originale della terza illustrazione di Howe per il calendario 1987, The Uruk-hai, faceva parte del lotto delle sue undici opere rubate nel 1997 in Francia, di cui solo otto ritrovate purtroppo in pessime condizioni (qui tutta la storia). Oltre che il suo trampolino di lancio, i calendari di Tolkien furono anche ispirazione per John Howe, che adolescente scopiazzava i disegni degli Hildebrandt sul calendario 1976 (qui la puntata dedicata a quel periodo). Ma i risultati dei primi tentativi di rendere in forma grafica la Terra di Mezzo furono disastrosi, ricorda Howe, che ancora sorride pensando alla sua versione di Eowyn and the Witch King del ’76. Ciò nonostante, Howe continuò a proporre le sue opere agli editori di Tolkien NUMENOR JOHN HOWEfinché non furono accettate per il calendario, nel 1987 appunto. Attualmente, John Howe collabora come conceptual artist con Amazon per la nuova mega-serie tv su Prime ambientata nella Seconda Era di Arda (a questo link il nostro aggiornamento) e, fra gli altri concept, ha disegnato per la serie anche la mappa della Terra di Mezzo e di Númenor, che è apparsa sui social network di Amazon e ha già fatto sognare tutti gli appassionati di Tolkien, in fervente attesa per la serie.

Dai castelli all’Oscar: Alan Lee

Alan LeeDa parte sua anche Alan Lee, cittadino britannico, deve ai calendari di Tolkien il decollo della sua folgorante carriera di illustratore, che lo ha portato a vincere il premio Oscar 2004 per la miglior scenografia in The Return of the King, al culmine della collaborazione con John Howe e Peter Jackson sull’esalogia cinematografica. I due artisti vennero chiamati da Jackson a trasferirsi in Nuova Zelanda e lavorare come lead concept artist per più di dieci anni ai film (sei anni per la trilogia de Il Signore degli Anelli e oltre quattro per la trilogia de Lo Hobbit). Insieme a loro, il regista neozelandese avrebbe voluto Ted Nasmith, a riprova del grande impatto visivo dei calendari sull’immaginario tolkieniano, ma Nasmith non accettò l’offerta, per impegni personali. Dopo che Lee aveva disegnato il libro Castles per la Unwin Hyman, ad incaricarlo per il calendario 1987 fu l’editor della casa editrice inglese di Tolkien, che aveva appena cambiato denominazione, dopo una fusione. BATTLE OF PELENNOR FIELDSTuttavia, le due opere di Alan selezionate per il calendario 1987 non gli rendono onore: sia Minas Tirith (aprile), che Barad-dûr (luglio), non sono adeguatamente rappresentative della sua arte. Ciò, sia per la difficoltà di fotografare e far rendere adeguatamente fotografie di acquerelli, che per l’enorme crescita degli skills artistici di Lee negli anni successivi. Solo quattro anni dopo, Lee dimostrò la sua grande abilità con l’edizione illustrata di Il Signore degli Anelli. Di grandissimo valore artistico è il suo Il Signore degli Anelli Sketchbook successivo. Proprio dall’edizione illustrata della trilogia, abbiamo selezionato The Battle of Pelennor Fields.
Insieme ai tre outsider, per il calendario 1987 fu coinvolto l’illustratore di riferimento per il mondo di Tolkien in quel momento e in tutta la decade degli ’80, con i suoi due calendari “personali” 1984 e 1989 e le numerose copertine dei libri di Tolkien: Roger Garland, di lui si parla nella quarta puntata della nostra storia.

Lettere al Professore: Ted Nasmith

Ted NasmithNell’anno 1972, Ted Nasmith, un giovane canadese di sedici anni avviato alla professione di fotografo, ma fortemente ispirato dalle opere di J.R.R. Tolkien, si decise ad inviare al Professor Tolkien le foto delle sue creazioni pittoriche, The Unexpected Party e probabilmente anche la sua prima versione di Rivendell del 1971. Poche settimane dopo, arrivò una lettera da Oxford, con cui Tolkien si complimentava col giovane Ted per Unexpected Party, giudicando però Bilbo troppo infantile nell’aspetto. La risposta di Tolkien non scoraggiò Nasmith, generando in lui ancora maggior passione e ambizione nello studiare ed esercitarsi per migliorare il suo stile pittorico (si veda per esempio la differenza fra la Rivendell 1971 e quella del 1990). Dopo aver tentato per oltre dieci anni senza successo di proporsi come disegnatore per libri e calendari di Tolkien già dagli anni ’70, e dopo alcuni cortesi rifiuti degli editori, fra cui quello di Allen&Unwin che gli comunicava The Unexpected Party by Ted Nasmithche «non sono previste prossime pubblicazioni di versioni illustrate del Signore degli Anelli» (la prima edizione illustrata fu poi quella del 1992), Ted Nasmith si iscrisse alla Tolkien Society e a luglio 1985, mentre stava partecipando alla convention Worldcon ad Ottawa, fu contattato per un incontro con gli editori di Tolkien per una quotazione per le sue opere, portandolo ad essere fra gli artisti del Tolkien Calendar 1987.

 

Il Calendario del 1988

COVERS 1988 UK & USAAnche il calendario 1988 ebbe due copertine differenti: in UK “Smaug Destroys Lake Town” di John Howe, e in USA “Smaug the Magnificent” di Roger Garland, già copertina del libro Lo Hobbit per il cinquantenario del 1987. Tre le opere di John Howe selezionate per il calendario 1988: Roac, Son of Carc (ottobre 1988) faceva originariamente parte dei lavori presentati nel 1979 da Howe alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, ma scartati dall’organizzazione. A quei tempi, John frequentava ancora l’art school e ha partecipato regolarmente alla fiera di Bologna per anni, per le opportunità artistiche e per il suo amore per l’Italia. Le altre due opere, The Great Goblin (febbraio 1988) e The Death of Smaug (settembre 1988), furono dipinte per il calendario da John Howe, che sul suo sito web racconta le difficoltà nel realizzarle e le commenta oggi con occhio critico.
Nel calendario 1988 furono inserite anche quattro illustrazioni di J.R.R. Tolkien (Rivendell, Huts of the Raft Elves, Conversation with Smaug e The Hill). Tolkien ha illustrato in totale dieci calendari, di cui nove “personali” e questo “collettivo”, portandosi al secondo posto assoluto fra i calendaristi più pubblicati, dietro solo a Ted Nasmith. Tutti i dettagli su Tolkien illustratore di calendari nella nostra terza puntata.
Infine, Smaug the Magnificent, copertina del calendario USA, che corrispondeva anche al mese di agosto 1988, fu l’unica opera di Roger Garland per questo calendario.

Reazioni e critiche

riviste: MythloreI calendari di Tolkien hanno sempre avuto un seguito di appassionati lettori del Professore, ma anche una piccola pattuglia di severi giudici, che non risparmiarono le proprie critiche a ogni edizione. Il Tolkien Calendar 1987 ebbe il gradimento del pubblico e ottime vendite, ma sorprendentemente fu stroncato da due recensioni negative su Mythlore. La posizione conservatrice della rivista della Mythopoeic Society sui calendari sarebbe poi stata espressa anche contro Roger Garland per il suo calendario 1989, come già raccontato nella scorsa puntata. Ted Nasmith rispose con educazione e ironia con una lettera scritta a Mythlore e pubblicata nel numero 49 della rivista. L’unico punto su cui Nasmith era idealmente d’accordo con Paula DiSante, autrice della recensione negativa e anch’essa artista visuale tolkieniana, era di creare da parte dell’editore un miglior coinvolgimento degli artisti per il calendario. Come scritto nella seconda puntata, dal 1980 in poi la Ballantine Books aveva cambiato metodo, rinunciando a commissionare calendari completi con nuove opere a un solo artista, perché la commissione era costosa e rischiosa. La casa editrice si limitò così ad acquisire singole opere già pronte di differenti artisti fantasy, per raccoglierle ogni anno nel calendario, e così fu anche per il calendario 1987, che presentava opere disegnate attraverso gli anni da Nasmith, Lee, Howe e Garland. Ebbene, il successo dei due calendari collettivi 1987-1988 stava per cambiare anche il processo creativo della pubblicazione, che dal 1989 ritornò alla commissione. Nel giro di pochi anni, a tutti e quattro i disegnatori del calendario 1987 sarebbero stati commissionati calendari “solisti”: Garland (1989), Nasmith (1990), Howe (1991), Lee (1993).
Le critiche non risparmiarono anche il successivo calendario: il solito Glen GoodKnight, su Mythlore n. 51, recensiva negativamente anche il calendario 1988, con degli eccessi che diventano quasi gaffes, quando pretende da Tolkien nel 1988 «nuove illustrazioni» o considera giunta al termine in quello stesso anno l’operazione calendari di Tolkien, che invece ancora oggi vengono pubblicati.
Non è una sorpresa leggere reazioni così ostili al calendario e ai nuovi artisti, se pensiamo che all’inizio della storia dei calendari, molti appassionati, legati alla figura di Tolkien anche come illustratore, reagirono malissimo al primo calendario Ballantine del 1975 disegnato da Tim Kirk. Perfino Priscilla e Michael Tolkien giudicarono l’operazione fuorviante, perché a loro avviso induceva a credere che il calendario fosse disegnato da J.R.R. Tolkien stesso, invece che da un altro artista. Ma il Professor Tolkien aveva invece una visione molto aperta e moderna sulle sue opere, quasi open source come si direbbe oggi: «Alcuni dei racconti più vasti li avrei raccontati interamente, e ne avrei lasciati altri solo abbozzati e sistemati nello schema d’insieme. I cicli sarebbero stati legati in un grande insieme, e tuttavia sarebbe rimasto lo spazio per altre menti e altre mani che inserissero pittura e musica e dramma». (Lettera 131, autunno 1951)

Digressione: Tolkien goes virtual

Videogioco War in Middle-earthAllora come oggi, gli illustratori dei calendari erano anche coinvolti in progetti multimediali, come i videogiochi. John Howe fu forse il primo fra i calendaristi di Tolkien a diventare virtuale, con il suo The Witch King dal calendario 1987 per la copertina e la grafica di War in Middle Earth, videogioco del 1988. L’illustrazione di Howe era stata ceduta, legittimamente ma a sua insaputa dalla Grafton Books, suo vecchio editore, alla Melbourne House, software house australiana che aveva già pubblicato nel 1982 The Hobbit, fantasy adventure amatissimo e imitatissimo. In quegli anni, altri produttori di software cercarono inutilmente di soppiantare The Hobbit fra i videogiochi più amati, alcune volte anche con campagne pubblicitarie molto aggressive. Lo slogan della campagna del videogioco Twin Kingdom Valley, rilasciato nel 1983, fu: «Bilbo, eat your heart out!» (letteralmente sarebbe “Bilbo, mangiati il cuore!”, un po’ come il nostro “roditi il fegato!”) che in inglese si usa per confrontarsi, in modo scherzoso, con una sorta di mito, quando il confronto in realtà è impari. E, infatti, pochi ricordano quest’ultimo titolo, che non è mai entrato nella storia dei videogiochi!
Proprio in corrispondenza di questa Seconda Era dei Calendari (1984-1989), i due videogiochi tolkieniani accrebbero ulteriormente la popolarità di Tolkien, avvicinando milioni di giocatori di tutte le età ai suoi personaggi e romanzi.

Digressione: personale o collettiva?

Calendario 2021In campo artistico, con mostra personale si intende una mostra dedicata esclusivamente a un artista. Una collettiva è invece una mostra che si compone di quadri di più autori. Nella storia del calendario di Tolkien, oltre ai due calendari di cui abbiamo scritto sopra, ce ne sono stati altri cinque collettivi. Non sempre gli abbinamenti fra diversi artisti per il calendario sono stati felici, come abbiamo scritto per il 1980-81 nella seconda puntata della nostra storia. La formula collettiva è appena tornata di moda nella Terra di Mezzo, perché dopo 34 anni, per il 2021 si riunirà nuovamente la Compagnia del Calendario, con le nuove opere dei tre grandi illustratori lanciati dal calendario 1987: John Howe, Alan Lee e Ted Nasmith che presenteranno per il calendario 2021 dodici illustrazioni dedicate ai Racconti Incompiuti di Tolkien e selezionate fra le diciotto totali della nuova edizione deluxe del libro, pubblicata il 1° ottobre da HarperCollins.

Ecco gli anni e gli artisti coinvolti in tutti i calendari collettivi di Tolkien:
– 1980: Darrell Sweet, George Zeil, Robert Chronister, Peter Caras, Michael Herring, The Brothers Gentile, Douglas Beekman, Lundgren, Robert Chronister, Howard Koslow, Michael Whelan.
– 1981: Douglas Beekman, Michael Herring, Rowena Morrill, Judy King Rieniets, Darrell Sweet.
– 1987: Roger Garland, John Howe, Alan Lee, Ted Nasmith.
– 1988: J.R.R. Tolkien, Roger Garland, John Howe, Ted Nasmith.
– 1998: Stephen Hickman, Capucine Mazille, Lode Claes, Inger Edelfeldt, Carol Emery Phenix, Timothy Ide, Luca Michelucci, Gerd Renshof&Ron Ploeg, Cor Blok, Fletcher.
– 2013: John Howe, Alan Lee.
– 2021: John Howe, Alan Lee, Ted Nasmith.

Nelle prossime puntate scriveremo ancora di questi tre grandi disegnatori e li conosceremo ancora meglio, con un’approfondimento speciale dedicato a ognuno di loro per i successivi calendari, che come scritto, da questo anno in poi hanno illustrato ben 24 dei 35 Tolkien calendar successivi fino all’ultimo, quello del 2021, in cui figurano appunto nuovamente tutti e tre insieme.

Sergio Lombardi

 

LA SERIE SUI CALENDARI DI TOLKIEN CONTINUA CON UN ALTRO ARTICOLO
CHE VERRÀ PUBBLICATO FRA DUE SETTIMANE

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ALLE ORIGINI DEL TOLKIEN CALENDAR
– Vai alla prima puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (1)
– Vai alla seconda puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (2)
– Vai alla terza puntata: Tolkien Calendar, ritorno ad Oxford (3)
– Vai alla quarta puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: La Seconda Era (1)

IMMAGINI COMPLETA DEI CALENDARI:
– Vai al Tolkien Calendar 1987 UK (Garland, Lee, Howe & Nasmith)
– Vai al Tolkien Calendar 1988 USA (Tolkien, Garland, Lee & Nasmith)

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo 2021, ecco il calendario Lords for the Ring!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di maggio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la Tavola di aprile
– Leggi l’articolo Lords for the Rings: la Tavola di marzo
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di febbraio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di gennaio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019 da oggi su Kickstarter!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2018: 10.000 volte grazie!
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– Leggi l’articolo Il viaggio con i Lords sta per ripartire!
– Leggi l’articolo I Lords for the Ring per il calendario AIST
– Leggi l’articolo Ecco il crowfunding per il calendario AIST!

LINK ESTERNI:
– Vai al sito di John Howe – Portfolio
– Vai al sito di Ted Nasmith – sezione Tolkien
– Vai al sito della Lakeside Gallery (Roger & Linda Garland)
– Vai alla pagina facebook Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar
– Vai alla pagina facebook di Eterea Edizioni

 

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I Racconti Incompiuti: intervista agli artisti

Unfinished TalesGiovedì 1 ottobre è stata ufficialmente pubblicata in inglese la nuova edizione dei Racconti Incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo, a segnare il quarantesimo anniversario della sua prima apparizione nel 1980 per la George Allen & Unwin. È la prima volta che il libro viene pubblicato in edizione illustrata, e l’editrice HarperCollins ha ingaggiato per l’occasione tre dei più grandi nomi nel campo artistico tolkieniano. Ted Nasmith, Alan Lee e John Howe hanno già illustrato opere di Tolkien fra cui Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e Il Silmarillion e, ovviamente, molti calendari. Trovarli tutti e tre in questa nuova edizione dei Racconti Incompiuti è un regalo speciale e le loro nuove illustrazioni sono meravigliose. Spero vi piacciano le mie conversazioni (leggermente rivedute per questioni di chiarezza) con questi artisti, che hanno tutti trovato il tempo per chiacchierare con me nonostante i loro impegni.

Ted Nasmith

Ted NasmithCiao Ted, e benvenuto! Hai già dipinto scene dai Racconti Incompiuti per la HarperCollins – com’è stato rivederli, e su cosa non vedevi l’ora di lavorare stavolta?
«Tornare su questo libro è stato davvero d’ispirazione. Già solo rileggere alcuni estratti dei Racconti ha riportato alla mia immaginazione loro la bellezza, profondità e ricchezza. Avevo da tempo raccolto schizzi e prove di colore nell’eventualità di rivisitarlo, e la notizia che avrei lavorato a parte delle sue illustrazioni è stata una bellissima sorpresa. Tra i vari racconti presenti nel libro, Aldarion ed Erendis si è sempre distinto, essendo l’unico blocco narrativo completo dei racconti di Númenor. Tuttavia le avventure di Tuor, nel complesso delle loro descrizioni, come pure i fenomenali dettagli rivelati nei Narn, mi hanno rapito più di tutte assieme alla deliziosa storia di Galadriel e Celeborn, che pure è tra le prime della lista».

Qual è stato il processo che ti ha portato a scegliere quali scene illustrare?
«Il mio editor di HarperCollins ha creato una lista di illustrazioni da soggetti che gli avevo fornito settimane prima, e sui quali avevo lavorato intensamente, in modo da rivederne alcuni e aggiungerne di nuovi. Si tratta di un blocco di schizzi che misi insieme attorno al 2000, quando fu proposta per la prima volta una versione illustrata dei Racconti Incompiuti».

Illustrare le scene dai Racconti Incompiuti e da Il Silmarillion presenta sfide diverse rispetto ai racconti di Tolkien più famosi?
«Da molto tempo ero interessato a raffigurare scene dal Quenta Silmarillion o dai Racconti Incompiuti, tanto da aggiungerne un paio in ogni nuovo calendario. Ho notato che c’è bisogno di un approccio ad hoc per il tono del libro: le opere non devono risultare stilisticamente troppo diverse da quelle ne Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit, ma il contenuto tende a influenzare le immagini in modo da riflettere con autenticità un’estetica più sobria e tragica. È stato altrettanto importante studiare le immagini classiche di quel che ritengo appartenga al mondo delle fate, in tutta la loro bellezza».

Ci sono state scene che hanno rappresentato sfide particolari nella rappresentazione o nella bozza, sulle quali hai dovuto lavorare?
Unfinished Tales 40th anniversary«All’inizio della mia carriera editoriale dipinsi “Il Giuramento di Cirion ed Eorl”, ma non fu il successo che speravo. Ho accettato la sfida con grande serietà quando mi è stato chiesto di rifarlo e ho lavorato in particolare su alcuni elementi in modo tale che la resa fosse più fedele all’idea che avevo della scena. È stato fondamentale spostare la prospettiva in modo da guardare verso ovest, e poi ho affrontato il problema di come ritrarre gli uomini riuniti, con al centro Cirion le cui vesti venivano investite dal sole d’occidente come se “fossero in fiamme”. È stato complicato fare i conti con la geografia, poiché sapevo che le montagne viste a sud-ovest dovevano essere “meno bianche”, dato che era estate, e il loro impiego è stata un’occasione per aggiungere un po’ di epicità, per rendere più teatrale un momento piuttosto statico, ma comunque di interesse chiave per la storia dei Reami di Gondor e Rohan. Ho cambiato i capelli di Eorl quattro volte, stabilendo infine che il sole doveva riflettersi sui suoi lunghi capelli biondi, per farlo corrispondere all’epiteto “il Giovane”».

Hai dichiarato più volte che ti sarebbe piaciuto creare un artbook. Ci sono stati progressi per quanto riguarda quest’idea?
«Giace ancora nel reame delle possibilità, ma non ho alcun piano concreto al momento. In ogni caso, sto considerando quale sarebbe l’approccio migliore in modo da essere in regola con gli aspetti legali della pubblicazione di materiale coperto da copyright».

Hai di fatto avuto modo di tenere una corrispondenza con J.R.R. Tolkien quando cominciasti. Com’è stato, e come questa cosa ha influenzato la tua arte?
«Ha motivato un giovane artista adolescente e illustratore in erba a continuare la sua ricerca per l’affermazione di un crescente corpus illustrativo che fosse degno del fantasy ricco e profondamente stimolante che il professor Tolkien ci ha donato».

La Barriera e il Castello Nero - di Ted NasmithCon quali mezzi ti piace lavorare di più? Usi mai computer o strumenti digitali?
«Uso un po’ di software nelle prime fasi, in modo da provare le variazioni di tono e fare esperimenti, per lo più. Non mi sono mai davvero interessato alla creazione di opere completamente in digitale. Il mio strumento principale per i dipinti continua a essere la tempera, per quanto i lavori per Il Trono di Spade (edizione deluxe da collezione) mi abbiano riportato alle matite, in particolar modo all’uso della grafite su carta grigia risaltata da punti di luce bianchi».

Ti piacerebbe parlare di altri progetti che hai concluso di recente, o sui quali stai ancora lavorando?
«Tra la primavera e l’estate ho consegnato tre commissioni private. La prima è un’immagine dell’Ithilien, con Samwise che cucina conigli accanto a uno stagnetto; la seconda è la copertina per un romanzo fantasy-epico intitolato A Seat for the Rabble (Un Seggio per la Plebaglia), raffigurante un enorme tempio in fiamme che si profila minacciosamente su un villaggio medievale dal quale fugge una ragazza; la terza è stata una copertina per un CD e un vinile, con illustrazione di un paesaggio marino con scogli neri, mare grigio, onde spumose e un debole sole, e un gruppo di maghi ammantati di bianco in conclave accanto all’acqua. Al momento sto lavorando a una commissione dal Silmarillion raffigurante Glorfindel e il Balrog nella scena sul Passo delle Aquile».

Avevi già dipinto la scena intitolata “Tuor raggiunge la Città Nascosta di Gondolin” per il calendario della HarperCollins del 1996, ma per questo libro hai ridipinto la scena.
«Mentre rileggevo un estratto dai Racconti Incompiuti, in cui Tolkien scrive che Tuor “poté vedere Gondolin tra la bianca neve”, e raccoglievo le idee per lavorare, sono stato colpito dalla parola “neve”. “Ma certo che è inverno”, ho pensato, eppure, a basarsi sul testo del Silmarillion non si riesce ad apprezzare questo dettaglio. Ovviamente Tuor e Voronwë passano accanto alle ghiacciate Pozze di Ivrin durante il loro viaggio verso Gondolin… Consideratemi un artista felice per aver avuto modo di correggere quest’aspetto con l’illustrazione di questi Racconti Incompiuti, e usare uno schema di colori invernale per offrire una magica visione della città condannata. E naturalmente ho prestato molta più attenzione alla descrizione delle porte e delle personalità lì riunite! Tutta questa situazione è stata molto complessa da risolvere. Rendere giustizia a quel raduno avrebbe richiesto un dipinto a parte, davvero (le Sette Porte sono un invito per un artista!), ma per questa illustrazione c’era bisogno di scorgerne almeno una parte. Quindi ecco Echtelion, con il suo cavallo e scudiero, e il Capitano della Guardia, Elemmakil, accanto a Voronwë e Tuor».

Alan Lee

Alan LeeCiao Alan, grazie per aver trovato un po’ di tempo per chattare. Hai trascorso decenni a illustrare i libri di Tolkien. Cosa ti ha attirato nella Terra di Mezzo, di preciso?
«Storie e racconti geniali, il cui argomento è quello che più mi attrae – il mito e il romanzo epico – ambientati in una terra che è sia vera che immaginaria e meravigliosamente evocata. Una delle cose migliori per un illustratore, però, è che la descrizione dei luoghi e dei personaggi è piuttosto sommaria e lascia ampio spazio all’immaginazione dei lettori».

Hai un bel rapporto con la HarperCollins e la Tolkien Estate, avendo illustrato Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e i tre “Grandi Racconti” dei giorni degli Eldar. Christopher, soprattutto, apprezzava la tua visione della Terra di Mezzo.
«La cosa più bella che Christopher ha detto circa le mie interpretazioni è stata che esse non cambiavano la visione di suo padre della Terra di Mezzo, ma la ingrandivano».

Qual è stato il processo che ti ha portato a scegliere quali scene illustrare?
«Dipende dal processo di stampa. Se le tavole a colori sono stampate su carta artistica, allora possono essere collocate solo in posti particolari, a causa della rilegatura, ma se sono stampati sulla stessa carta su cui è stampato il testo, possono trovarsi ovunque. Quindi si tratta di una combinazione tra questi fattori e il punto in cui starebbe meglio un’illustrazione. Per me la cosa principale è il rispetto del testo, senza entrare in competizione con esso – decidere una scena e provare a creare un’atmosfera. Mi concentro più sui paesaggi e i luoghi che sui personaggi e l’azione».

I Figli di Húrin - copertina di Alan LeeCi sono sei tuoi dipinti in questa nuova edizione dei Racconti Incompiuti – Quanti sono nuovi?
«Ci sono sei illustrazioni a colori all’interno e una per la copertina, inclusa come stampa nell’edizione deluxe. Ho anche lavorato a tre piccole vignette a matita. Una delle illustrazioni nel libro è stata fatta per I Figli di Hurin nel 2007, ma non era mai stata usata».

A cosa ti sei ispirato per lo stile della nave nell’illustrazione che compare sulla sovraccoperta della nuova edizione dei Racconti Incompiuti?
«Nel testo ci sono pochi dettagli sull’aspetto delle navi: sono alte, e con molti alberi. Ho pensato che dovessero avere la vela latina, e che fossero riccamente decorate, e ho provato a introdurre alcuni elementi di connessione con le navi romane ed egiziane, in modo da creare un miscuglio di varie influenze senza essere la copia di quanto ci ha tramandato l’archeologia».

Quale scena non vedevi l’ora di illustrare?
«Sono stato piuttosto colpito dalla storia di Amroth e Nimrodel».

Ci sono state scene che hanno rappresentato sfide particolari nella rappresentazione o nella bozza, sulle quali hai dovuto lavorare?
«La battaglia ai Guadi dell’Isen è stata un soggetto importante – forse meglio gestita come paesaggio – e l’ho dipinta in grande scala, poiché desideravo dipingere i personaggi in una dimensione a me congeniale. Ho finito col passarci una marea di tempo».

Ti piacerebbe parlare di altri progetti che hai concluso di recente?
«C’è una bellissima lettura de Lo Hobbit a opera di Andy Serkis che è stata pubblicata come audiolibro, e ho lavorato alla sua copertina».

John Howe

Artisti: John HoweCiao John, grazie per la partecipazione. Noto che hai creato sei nuove tavole per la nuova edizione illustrata dei Racconti Incompiuti. Qual è stato il processo per scegliere quale scena illustrare?
«Dividere le Tre Ere tra i tre illustratori dev’essere stato un bel rompicapo editoriale da risolvere! Ognuno di noi ha ricevuto la lista di potenziali soggetti e ne abbiamo forniti a nostra volta, e l’editore ha trovato la soluzione migliore. (Non vedevo l’ora di fare gli Stregoni Blu, per esempio, ma Ted ha avuto la meglio.) Parimenti, ero impaziente di lavorare a una scena marina, considerando tutte le bellissime coste della Nuova Zelanda che avevo scalato nei mesi precedenti. Ho scelto una scena che mi ha permesso di usare le foto che avevo scattato a Wistman’s Wood, nel Devon. Devo confessare che mi sono davvero tolto degli sfizi per almeno metà delle illustrazioni. Per le altre tre, visto che le scelte si assottigliavano, si è davvero solo trattato di analisi del testo e di mandare le bozze all’editore».

Hai una scena preferita che non vedevi l’ora di illustrare?
«Farò comunque quegli Stregoni Blu, credo. Ci sono così tante scene nei Racconti Incompiuti che mi piacerebbe ancora illustrare».

Nirnaeth Arnoediad - John HoweCi sono state scene che hanno rappresentato sfide particolari nella rappresentazione o nella bozza, sulle quali hai dovuto lavorare?
«L’ampio raggio della Terra di Mezzo, combinato al relativamente piccolo numero di illustrazioni, ha proposto una larga scelta di soggetti e metodi di lavorazione. Mi è piaciuto davvero dipingere la Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, anche se, a dir la verità, potrei tornarci su e rifarla un’altra dozzina di volte, scegliendo angolazioni diverse o soffermandomi sui vari episodi. Suppongo che la sfida più grande consista nello scremare la moltitudine di opzioni e sceglierne solo una.
Visualizzare Tolkien, credo sinceramente, è un processo non dissimile dalla trascrizione del suo mondo, col vantaggio di potersi appoggiare ai suoi testi per lavorare. Significa illustrare tra le righe, spingersi un po’ più a fondo, cercare l’attendibilità caratteristica del suo lavoro, con lo svantaggio di non lasciare sempre tutto all’immaginazione. Detto ciò, ogni illustrazione dovrebbe essere un invito, che permetta allo spettatore di portare la sua esperienza personale, sia essa in relazione alla lettura che a un più ampio contesto, a completare il quadro».

Ti sei immerso nella Terra di Mezzo per la maggior parte degli ultimi due decenni (o anche più). Su che altro hai lavorato per evitare di scoppiare?
«Sono poche le cose a cui doversi attenere per coerenza nelle illustrazioni, e di conseguenza i personaggi “consolidati” e le scene sono soggette di continuo a nuove interpretazioni. Non esiste una versione “ufficiale”, grazie al cielo!

Artisti: John HoweI lavori su Tolkien hanno sempre presentato delle sfide. La ricchezza e la complessità dei suoi riferimenti spingono un illustratore attento non solo lontano nelle indagini storiche, ma anche nel profondo, in quello spazio interiore in cui risiede l’ispirazione. Ho sempre affermato che ispirazione e informazione vanno mano nella mano, per quanto possano prendere strade diverse e richiedere un diverso tipo d’impegno. L’informazione è una sorta di ricerca eterna per tutto. Qualsiasi creatore di immagini è aperto al mondo, perché è lì che le immagini risiedono. L’ispirazione è quel che nasce quando spegni ogni pensiero cosciente e dai modo all’arte di affluire. È già lì, ovviamente, assieme a un numero infinito di possibilità, solo che la tua matita non l’ha ancora scoperta.
Ho fatto molte ricerche per individuare con precisione le “fonti” di Tolkien, come se potessi davvero trovare su mappa ogni singola cosa di cui abbia scritto. Per quanto sia tentato di collegare ogni cosa a un posto e una data (e i riferimenti a luoghi specifici nella vita di Tolkien sono moltissimi, basti pensare alle sue escursioni in Svizzera), e per quanto non sia abbastanza, credo che sia da considerarsi un omaggio indiretto alla coerenza e all’incredibile accuratezza della costruzione del suo mondo fantasy. Tutto quello che descrive sembra così vero che dev’essere per forza basato su esperienze personali. Tolkien riesce a coinvolgerci emotivamente, non intellettualmente. Raramente descrive, tranne alcune eccezioni degne di nota, i tratti distintivi di uno scenario o di una città. Ci fornisce, invece, una finestra sulle menti dei suoi protagonisti, e descrive le loro sensazioni davanti a esse.

Allo stesso modo, voler ricollegare tutto a una mappa o alle sue peregrinazioni equivale a rigettare la ricerca perpetua di Tolkien per archetipi, caratteristiche, creature e personaggi che incarnino qualità che vanno oltre quelle del singolo e che ci indirizzano verso un’esperienza collettiva. Tolkien è una via per l’universalità attraverso l’aneddoto.

Questo saggio utilizzo dei riferimenti lascia molta interpretazione al lettore, e un ampio terreno all’illustratore in cui vagare a piacimento. In queste circostanze e in tale stimolante compagnia è difficile stufarsi, e stancarsi dell’universo di Tolkien significherebbe mostrare i propri limiti, non un’intrinseca monotonia del materiale…

John HoweLa cosa migliore dell’ispirazione è che se da una parte richiede un contesto per sbocciare, dall’altra possiede poca logica. Tolkien ha inventato linguaggi che sono una dilettevole combinazione di rigore filologico e coerenza accademica e per le parole che più gli piacevano ha piegato le regole, pur di farvele entrare. Creare un’immagine mentale segue lo stesso procedimento di rigida prigionia e puro caso. C’è molto della Nuova Zelanda nelle mie opere, da quando vi ho trascorso del tempo, così come c’è molto della Svizzera. Altri elementi al di fuori della mia esperienza personale sono il risultato di letture casuali sulla rete. Ho imparato che se c’è qualcosa che mi piace a livello visivo, scavando più a fondo troverò molti altri livelli d’interesse storici e culturali. Sono felice di essere un illustratore che incoraggia questo tipo di ricerca visiva».

Hai collaborato per molto tempo a vari film e con team televisivi. Credi che quelle esperienze abbiano influenzato il tuo approccio all’illustrazione della Terra di Mezzo?
«Film e progetti cinematografici mi hanno di sicuro lasciato la passione per i paesaggi! Inoltre, dato che molti degli aspetti dell’illustrazione completa – allestimento, luce, costumi, accessori, architettura, armature, regia degli attori, trucco e dozzine di altre cose, tutte le cose che si danno per scontate come parte dell’illustrazione – sono assegnati a più divisioni come compiti separati, e ogni lavoro di design di un film risulta alla fine una sorta di vacanza-studio pagata, dove ci si aspetta tu ingrandisca i tuoi orizzonti, ricerchi nuove idee, e fronteggi le sfide con originalità e pensiero trasversale. È un qualcosa che arricchisce, ed è intensamente cooperativo. L’illustrazione è più simile a una caccia solitaria. È meraviglioso avere l’opportunità di passare da una cosa all’altra».

Con quali mezzi ti piace lavorare di più? Usi mai computer o strumenti digitali?
«Preferisco gli inchiostri e gli acquerelli, ma faccio anche una buona dose di lavori in digitale. La maggior parte del lavoro negli ampi progetti corali, come nei film, è in digitale. Per contro, preferisco i metodi più classici quando si tratta di illustrare».

UMAN · John Howe Artist Series The Witch King StatueTi piacerebbe parlare di altri progetti che hai concluso di recente, o sui quali stai ancora lavorando?
«Credo tu ti sia perso la statua del Re Stregone!!! Ho lavorato con una compagnia di Beijing per produrre una serie di statuette da collezione a tema tolkieniano dalle mie opere. La prima statua è stata messa online in preordine un mese fa circa: un’edizione limitata di 300 copie, è andata esaurita letteralmente in un secondo. (Devono esserci state un sacco di persone con le dita pronte sul pulsante “invia”.) Stiamo ora lavorando sulla seconda e sulla terza.
Ho anche iniziato una collaborazione assai eccitante e stimolante con Jaquet-Droz, una compagnia di orologi del posto. Tutto incredibilmente miniaturizzato e preciso, è un altro pianeta. Lavorare su temi fantasy con i limiti dell’orologeria è davvero appagante.
Inoltre, sono stato molto attivo nella regione dell’Alsazia, in Francia, per un programma di promozione del loro ricco patrimonio culturale di castelli e rovine (ci sono 500 siti in Alsazia). Implica uno sviluppo crossmediale, nuove app e trovare un modo per rendere la visita di quei luoghi eccitante e istruttiva. Sono stato coinvolto anche in alcuni progetti di urbanistica e architettura, sia qui che all’estero.
Sto anche lavorando su un paio di libri, quindi per il prossimo anno avrò molto di cui scrivere e dipingere».

 

Vorrei ringraziare ancora tutti e tre gli artisti per il loro tempo e per l’impegno profuso nel rispondere ad alcune domande sul loro lavoro. Se siete interessati alla nuova edizione, sotto ci sono alcune informazioni sulle edizioni della HarperCollins e un paio di link dai quali ordinare. La maggior parte delle librerie dovrebbe averle, e le edizioni per le altre nazioni dovrebbero arrivare presto.

(questo articolo è la traduzione di quello originale in inglese pubblicato sul sito web Tolkien Guide e firmato da Jeremy Edmonds, che ringraziamo.
La traduzione in italiano è di Nunzia Paola Iandiorio)

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Lucca Changes: l’AIST a colloquio con Alan Lee
– Leggi l’articolo Il nuovo artbook di Alan Lee, dedicato a Lo Hobbit
– Leggi l’articolo Tre deluxe e tre cover inglesi per J.R.R. Tolkien
– Leggi l’articolo Quanti libri su J.R.R. Tolkien questo autunno!

LINK ESTERNI:
– Vai al sito della HarperCollins
– Vai al sito Tolkien Guide

 

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Alle origini del Tolkien Calendar: Seconda Era-1

Roger Garland: "The Lord of the Nazgul"Quarta puntata della storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nelle prime tre puntate (qui la prima, qui la seconda puntata e qui la terza puntata), Lombardi ha descritto la Prima Era di una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano: i Calendari di Tolkien. Prima ancora del lungometraggio animato di Ralph Bakshi (1978) e delle due trilogie cinematografiche di Peter Jackson (2001-2003 e 2012-2014), i calendari sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo e la bottega dell’arte dei grandi illustratori, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di
Sergio Lombardiculto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il  Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Dopo il primo periodo e il suo boom creativo e commerciale – prima con le illustrazioni dello stesso Tolkien poi con quelle di grandi artisti -, il progetto aveva iniziato a perdere colpi, si era separato in due filoni paralleli (britannico e statunitense) fino a interrompersi del tutto nel 1983.

Dall’oscurità alla luce

Artisti: Roger GarlandDal buio completo del 1983, l’unico anno nella storia senza un calendario di Tolkien, nel 1984 irrompe una luce intensa, primordiale e inaspettata, quella delle opere di Roger Garland. L’oscurità era profonda e più grande la sorpresa, se pensiamo che un calendario inglese mancava dal 1979. Rayner Unwin era riuscito con non poche difficoltà e in cinque anni a convincere Christopher Tolkien a prevedere per il calendario nuovi artisti, diversi da suo padre. All’estremo opposto rispetto ad altri illustratori di Tolkien che fanno del realismo e rigore naturalistico le loro principali qualità, i quadri di Garland hanno colori inverosimili ma meravigliosi, abbaglianti ed estremi, quasi psichedelici, che oltre a rappresentare paesaggi fantastici e pertanto liberi, in fondo potrebbero anche riscontrare Roger Garland - Smaugla configurazione astrale presente in vari racconti del maestro del fantasy Jack Vance, grande creatore di mondi alieni, quella dei sistemi di stelle binarie o multiple, che presentano mondi con due o più soli, con spettri cromatici diversi dal nostro, che determinano così effetti ottici per noi inconsueti o choc.
I due calendari 1984 e 1989 di Roger Garland fecero rinascere l’interesse verso i calendari di Tolkien e le loro vendite tornarono ad aumentare, anche se non ai livelli degli anni dei Gemelli Hildebrandt. È una Terra di Mezzo diversa, quella di Garland, che non ha mai convinto alcuni appassionati. Fra le recensioni dell’epoca, quella di Glen GoodKnight nel 1988 per il n. 55 di Mythlore, la rivista della Mythopoeic Society, intitolata Tolkien sotto una luce distorta, che critica pesantemente il calendario 1989 e le sue incongruenze geografiche ed estetiche: «Garland sembra essere più influenzato dall’arte paesaggistica rinascimentale italiana – con tocchi di Hieronymus Bosch – che dalla lettura di ciò che Tolkien aveva da dire». La recensione finisce invocando Ted Nasmith come illustratore perfetto per i calendari, e questo conferma la competenza artistica di GoodKnight, fondatore ed editore della Mythopoeic Society. Roger Garland: UlmoIn realtà, Garland ha sempre rivendicato in ogni dichiarazione e intervista il suo amore per le opere di Tolkien, dalla lettura delle quali ha tratto ispirazione, e inoltre si diceva orgoglioso di aver dipinto i suoi quadri prima della realizzazione della “esalogia” cinematografica di Peter Jackson, che inevitabilmente ha influenzato la concezione degli artisti successivi, oltre che del pubblico.
L’anno 1984 segna anche l’unificazione dei temi dei due calendari USA e UK, dopo lo scisma del 1976-1979, che aveva visto Tolkien protagonista assoluto del calendario britannico, mentre la Ballantine negli Stati Uniti lanciava Tim Kirk e i Fratelli Hildebrandt, e riciclava Ralph Bakshi (vedere le puntate precedenti). Per altri undici anni e fino al 1994, ogni anno l’illustratore e i disegni sarebbero stati gli stessi fra l’edizione britannica e quella americana, ma con impaginazione, grafica, dimensioni e talvolta copertine differenti fra le due edizioni.
Cover 1984 UK & USADi seguito l’esempio con i calendari di Roger Garland: per il 1984 la copertina inglese ha sfondo bianco, dimensioni rettangolari e come immagine Ulmo, Lord of the Waters, mentre la copertina statunitense ha sfondo nero, dimensioni “quadratoidi” e come immagine Glaurung, the First of the Dragons of Morgoth. Per il calendario 1989, la versione inglese ha come copertina The Haven of Morionde su sfondo bianco, e quella statunitense ha Eärendil and Elwing su sfondo scuro.
Cover 1989 UK & USALa prima illustrazione di Roger Garland per un’opera di Tolkien era stata la copertina di Smith of Wootton Major nel 1978. In seguito, in pochi anni dal 1982 al 1991, Garland illustrò le copertine de Il Signore degli Anelli, Il Silmarillion, Lo Hobbit e di numerosi volumi della History of Middle Earth, così fu una scelta obbligata per il calendario, avallata da Christopher Tolkien che ebbe anche il ruolo di approvarne i bozzetti di copertine dei libri e dei calendari, prima che venisse realizzato il dipinto finale con la tecnica ad olio.
Garland: The two trees of ValinorRoger Garland, che aprì e chiuse questa Seconda Era dei calendari 1984-1989, ha sempre attribuito parte della sua ispirazione al vivere in Cornovaglia, a poca distanza da luoghi magici come Stonehenge e Tintagel, la leggendaria terra natale di Re Artù. Anche le sue opere tolkieniane hanno delle piccole tracce dei luoghi in cui Garland è vissuto, come The Two Trees of Valinor, che alla base di Laurelin e Telperion presenta un immenso circolo di pietre, non descritto da Tolkien. Garland, scomparso nel 2017, era membro onorario della Tolkien Society dall’aprile 1984, in coincidenza con la pubblicazione del suo primo Tolkien Calendar.

Linda Garland e la terra di re Artù

Roger e Linda GarlandAlla fine degli anni ’60, Roger incontrò la sua futura moglie Linda al Wolverhampton College of Art and Design. Insieme svilupparono enorme passione per i Preraffaeliti e per i Simbolisti francesi, che li influenzarono nei loro stili artistici, e conobbero le opere di Tolkien, traendone ispirazione.
La prima commissione importante per Linda furono le tavole per il Bestiario di Tolkien di David Day nel 1979: Breaking of the Fellowship, City of Tirion, Destruction of the Great Lamps e Thousand Caves of Menegroth (nell’immagine). In precedenza (1978), Linda aveva illustrato la copertina di The Complete Guide to Middle Earth di Robert Foster, una delle pubblicazioni che aveva lanciato anche Tim Kirk. Da allora, Linda Garland è stata coinvolta in altre illustrazioni tolkieniane. Linda Garland: Thousand caves of MenegrothLakeside Gallery, la galleria d’arte di Roger&Linda Garland in Cornovaglia aperta dal 1989, ospita una collezione permanente delle loro opere tolkieniane, oltre settanta dipinti e disegni commissionati dagli editori originali per molti dei libri di J.R.R. Tolkien, acquistabili online. Alcune opere di Roger Garland sono esposte anche al Greisinger Museum, il museo della Terra di Mezzo aperto dal 2013 in Svizzera.

Cosa ci resta degli anni Ottanta?

Inger EdelfeldtIn attesa di parlare nella prossima puntata dei due calendari collettivi che alla fine degli anni ‘80 cambiarono ancora una volta la storia dei calendari di Tolkien, vanno menzionate altre due annate della pubblicazione.
Per il calendario 1985, fu scelta Inger Edelfeldt, una poliedrica artista svedese (scrittrice, poeta e pittrice) non ancora trentenne, ma che aveva già illustrato le copertine di varie opere di Tolkien in Scandinavia dal 1978 in poi (i tre volumi de Il Signore degli Anelli – 1978, Le Appendici – pubblicato separatamente nel 1980, Il Silmarillion – 1979, I Racconti Incompiuti – 1982, I Racconti Ritrovati – 1986, I Racconti Perduti – 1988). Inger Edelfeldt: LegolasDa allora ha scritto più di 30 libri, la maggior parte dei quali sono romanzi, racconti, libri di poesie, fumetti e libri per bambini e ragazzi. Artista di grande talento, Edelfeldt realizzò per il calendario di Tolkien dodici notevoli acquerelli, fra cui un Legolas dai capelli nerissimi (nella seconda puntata il nostro approfondimento), che fu utilizzato anche per la copertina dell’edizione inglese del calendario. Per l’illustrazione di Gollum l’artista ha ritratto in realtà la propria immagine, riflessa in uno specchio: il risultato è una creatura incredibile, così inquietante. Forse ispirata dalle opere di Tolkien, Edelfeldt ha poi scritto Missne och Robin (1980), il suo unico libro che può essere incluso nel genere del fantasy. La Edelfeldt ha disegnato anche le copertine di numerosi romanzi di fantascienza e fantasy, come Dune di Frank Herbert, La Spada Spezzata di Poul Anderson, La spada di Rhiannon di Leigh Brackett, e vari di Ursula K. Le Guin.
Michael HagueNel calendario 1986 furono utilizzate le illustrazioni di Michael Hague dell’edizione 1984 per Houghton Mifflin de Lo Hobbit illustrato, dallo stile fiabesco, con i suoi caratteristici personaggi drappeggiati in broccati medicei (v. immagine Thorin, Prisoner of the Elves). Delle 48 illustrazioni a colori che componevano Lo Hobbit illustrato, sette sono state ristampate in Tolkien’s World: Paintings of Middle-earth. L’artista si è sempre detto ispirato e influenzato da Arthur Rackham, Hiroshige, Walt Disney e dai libri delle fiabe curati da Andrew Lang con le illustrazioni di Henry Justice Ford. «Mia madre è nata e cresciuta a Londra. Dopo la seconda guerra mondiale è emigrata negli Stati Uniti», ha raccontato in una intervista, Michael Hague: "Thorin prisoner of the Elves"«Era stata una studentessa d’arte in Inghilterra e mi ha sempre incoraggiato a disegnare e dipingere. Quando è arrivata, uno dei pochi beni che portava con sé erano alcuni dei libri di fate a colori selezionati e curati da Andrew Lang. La maggior parte delle illustrazioni erano di HJ Ford. Questi sono i libri che sono diventati così fondamentali per me come artista». Hague ha curato anche le illustrazioni di numerosi volumi, fra cui The Lion, the Witch and the Wardrobe di C.S. Lewis, Il Mago di Oz di L. Frank Baum, le Fiabe di Hans Christian Andersen e The Tale of Peter Rabbit di Beatrix Potter. Anche la moglie di Michael, Kathleen Hague, è un’artista, e i due spesso hanno lavorano insieme alla creazione delle loro opere visuali.
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Sergio Lombardi

 

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ALLE ORIGINI DEL TOLKIEN CALENDAR
– Vai alla prima puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (1)
– Vai alla seconda puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (2)
– Vai alla terza puntata: Tolkien Calendar, ritorno ad Oxford (3)

IMMAGINI COMPLETA DEI CALENDARI:
– Vai al Tolkien Calendar 1984 UK (Roger Garland)
– Vai al Tolkien Calendar 1985 UK (Inger Edelfeldt)
– Vai al Tolkien Calendar 1986 UK (Michael Hague)
– Vai al Tolkien Calendar 1989 USA (Roger Garland)

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo 2021, ecco il calendario Lords for the Ring!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di maggio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la Tavola di aprile
– Leggi l’articolo Lords for the Rings: la Tavola di marzo
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di febbraio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di gennaio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019 da oggi su Kickstarter!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2018: 10.000 volte grazie!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2018: prendi il tuo calendario
– Leggi l’articolo Il viaggio con i Lords sta per ripartire!
– Leggi l’articolo I Lords for the Ring per il calendario AIST
– Leggi l’articolo Ecco il crowfunding per il calendario AIST!

LINK ESTERNI:
– Vai al sito della Lakeside Gallery (Roger & Linda Garland)
– Vai al sito del Greisinger Museum
– Vai alla pagina facebook Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar
– Vai alla pagina facebook di Eterea Edizioni

 

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Tolkien Calendar, ritorno ad Oxford (3)

Sergio LombardiTerza puntata della storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nelle prime due puntate (qui la prima e qui la seconda puntata) , Lombardi ha descritto la prima era di una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano: i Calendari di Tolkien. Prima ancora del film di Ralph Bakshi e di quelli di Peter Jackson, i calendari sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo e la bottega dell’arte dei grandi illustratori, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di culto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il  Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Dal 1975 gli editori statunitensi di Tolkien avevano lanciato nuovi illustratori per il calendario, che hanno caratterizzato una vera epoca d’oro con i loro coloratissimi dipinti. Poteva il vecchio Regno Unito essere da meno? Il viaggio prosegue…

1976: Back to Oxford

Tolkien: Beorn's HallIn pochi anni, il Calendario di Tolkien era diventato un successo planetario, soprattutto grazie alla Ballantine Books, l’editrice Usa che aveva lanciato Tim Kirk e i fratelli Hildebrandt, e soprattutto determinato l’immortalità del calendario, che sopravviveva a Tolkien grazie ai nuovi illustratori. Ma dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, la prima casa editrice di Tolkien non stava certo con le mani in mano. Dopo la morte di Tolkien e l’esperimento riuscitissimo dei primi due calendari 1973-1974, che avevano fra loro le medesime illustrazioni, Rayner Unwin, presidente della Allen&Unwin, propose a Christopher Tolkien di progettare una continuazione della serie dei calendari. Illustrazione di Tolkien: Elvenking's GateI due collaborarono per selezionare le illustrazioni del Professore per i calendari dal 1976 al 1979. Per lo Hobbit Calendar del 1976 furono di nuovo riprodotte le cinque illustrazioni a colori pubblicate ne Lo Hobbit, ma per i restanti sette mesi, il pittore H.E. Riddett fu incaricato di colorare per la prima volta le immagini disegnate da Tolkien in bianco e nero (Beorn’s Hall, The Trolls, The Misty Mountains looking West from the Eyrie towards Goblin Gate, The Elvenking Gate, Lake Town, The Front Gate, The Mountain-path): una scelta coraggiosa per una casa editrice molto rigorosa e tradizionale. Le immagini del calendario 1976 che più beneficiano della post-produzione di Riddett sono probabilmente Beorn’s Hall, con le sue calde sfumature lignee, e The Elvenking Gate, in cui Boscuro (Bosco Atro) prende letteralmente vita.
Tolkien CalendarHarold Eric Riddett (1905-1990), è stato un pittore britannico, noto soprattutto per aver colorato molte opere grafiche in bianco e nero di J.R.R. Tolkien. È ignoto il motivo per cui Riddett fu selezionato dalla casa editrice Allen&Unwin per lavorare sulle immagini di Tolkien: di lui si sa pochissimo e in rete si trovano solo due sue illustrazioni originali, alquanto mediocri. Per The Lord of the Rings Calendar 1977, Christopher Tolkien e Rayner Unwin decisero di includere diversi altri schizzi e abbozzi incompiuti e inediti, materiale di grande interesse. Il Silmarillion Calendar 1978 fu illustrato in prevalenza da dipinti e disegni realizzati da Tolkien verso la fine degli Anni ‘20, quando Il Silmarillion stava ancora prendendo forma. Di questa produzione iconografica solo due dipinti erano apparsi prima del 1978: l’acquerello Taniquentil, e Mirkwood. Nuovamente, per il calendario 1978, i disegni in bianco e nero furono colorati da Riddett. Il calendario del 1978 includeva anche tre esempi di scrittura elfica ed elementi araldici della Prima Era. Anche il J.R.R. Tolkien Calendar 1979, l’ultimo della serie, attinse largamente a disegni e dipinti ancora inediti, e accolse altre quattro illustrazioni provenienti da Lo Hobbit e affascinanti motivi ornamentali, come draghi, alberi e fiori.

Brits do it better

Tolkien calendarI calendari di Tolkien pubblicati dal 1976 al 1979 da Allen&Unwin sono i migliori mai prodotti a livello di dimensioni e di materiali. Con il loro formato rettangolare, cartoncino e carta di qualità elevatissima, presentano una superficie per le illustrazioni grande quasi una volta e mezza quelle di tutti gli altri calendari 1973-2021, standardizzati sul formato 13×12,25 pollici (33,02×31,12 cm). Per le copertine dei calendari disegnati da Tolkien furono adoperate immagini di grande potenza visuale: per il 1977 il logo con l’occhio e l’anello creato per le copertine della prima edizione di The Lord of the Rings, mentre per il calendario 1978 fu utilizzata la medesima copertina di The Silmarillion, con lo stemma della casata di Luthien. La copertina del calendario 1976 è la stessa di The Hobbit dello stesso anno, e il 1979 ha come copertina una bella foto del Professore montata con uno sfondo verde molto piacevole. Le immagini dei quattro calendari 1976-1979 furono poi raccolte nel volume Pictures by J.R.R.Tolkien, pubblicato da Allen&Unwin nel 1979 (e in Italia da Rusconi nel 1989 e successivamente da Bompiani nel 2002 come J.R.R. Tolkien – Immagini). Il libro è ricco di chiarimenti di Christopher Tolkien su ogni singola tavola. La linea dei calendari di Tolkien si interruppe nel 1979, per mancanza di immagini inedite. Nel 1988, in un importante calendario di Tolkien collettivo di cui parleremo nelle puntate successive, furono inserite quattro illustrazioni di Tolkien (Rivendell, Huts of the Raft Elves, Conversation with Smaug e The Hill).
Tolkien calendarA partire dal 2005, furono pubblicati tre nuovi calendari che presentano solo illustrazioni di Tolkien. Il primo celebra il cinquantenario di The Lord of the Rings e presenta illustrazioni già presenti nei precedenti calendari, tranne le inedite Orthanc e Dunharrow. Nel calendario 2006, la copertina è Conversation with Smaug, e le illustrazioni inedite sono la Mappa di Thror e quella delle Terre Selvagge. Il calendario 2017 celebra l’ottantesimo anniversario di The Hobbit, riproducendo la prima copertina del romanzo e rappresenta un ritorno alle origini, con molti disegni di Tolkien nuovamente in bianco e nero. Con l’annata 2017, Tolkien diventa un vero recordman, avendo illustrato in totale dieci calendari, Mailer del calendariodi cui nove “personali” ed uno “collettivo”, portandosi al secondo posto assoluto, dietro solo a quel “ragazzo canadese”, di cui parleremo presto.
Da notare come tutti i calendari “inglesi” dal 1973 al 1996, con un paio di eccezioni, erano contenuti nel mailer, una busta di cartone di adeguate dimensioni che proteggeva il prezioso calendario. Alcuni mailer sono imponenti, soprattutto quelli dei calendari XL disegnati da Tolkien dal 1976 al 1979.

Tolkien pittore

Tolkien's deskI figli di Tolkien ricordano con affetto il padre per le sue storie, ma lo ricordano anche come artista visuale e occasionalmente come il loro istruttore d’arte, un uomo generoso e amorevole che ha mostrato loro metodi di prospettiva, o come disegnare tavoli e sedie, o usare il colore Chinese White con buoni risultati. Per loro, la scrivania del suo studio domestico era un paesaggio familiare, con file di inchiostri colorati (Quink’s in particolare, perché lavabili), set di ceralacca in diversi sfumature, grandi scorte di carta, tubetti di vernice, scatole di matite Koh-i-Noor colorate, pennelli e penne assortiti: ingredienti di meraviglia e bellezza nelle mani di Tolkien e una fonte di gioia per tutti gli interessati. «Anche noi venivamo generosamente riforniti di questi materiali», ricorda Priscilla Tolkien,«e crescendo, sapevamo che gli attrezzi da disegno davano a nostro padre un piacere particolare, e hanno continuato a farlo per tutta la sua vita».

Sergio Lombardi

 

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ALLE ORIGINI DEL TOLKIEN CALENDAR
– Vai alla prima puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (1)
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IMMAGINI COMPLETA DEI CALENDARI:
– Vai al Tolkien Calendar 1973 USA (Tolkien)
– Vai al Tolkien Calendar 1974 USA (Tolkien)
– Vai al Tolkien Calendar 1974 (UK)
– Vai al Tolkien Calendar 1976 (UK)
– Vai al Tolkien Calendar 1977 (UK)
– Vai al Tolkien Calendar 1978 (UK)
– Vai al Tolkien Calendar 1979 (UK)
– Vai al Tolkien Calendar 2005 (UK)
– Vai al Tolkien Calendar 2006 (UK)

 

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– Leggi l’articolo 2021, ecco il calendario Lords for the Ring!
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– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la Tavola di aprile
– Leggi l’articolo Lords for the Rings: la Tavola di marzo
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di febbraio
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Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era 2

Sergio LombardiProsegue il viaggio nella storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nella prima puntata, Lombardi ha descritto lo scenario in cui nacque una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano: i Calendari di Tolkien. Prima ancora del film di Ralph Bakshi e di quelli di Peter Jackson, i calendari sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di culto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il  Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Dopo i poster di Pauline Baynes (ben 12 ristampe dal 1970), i primissimi calendari con le illustrazioni dello stesso JRR Tolkien (1973 e 1974 e fino al 1979 per l’edizione britannica), era stato Tim Kirk (già 3 premi Hugo) il primo illustratore dei calendari con l’edizione del 1975. Il viaggio prosegue…

I Tolkien Calendar dal 1976 al 1978

Fratelli Tim e Greg HildebrandtLa mattina di Natale 1974 Rita, la moglie di Tim Hildebrandt, gli regalò il Calendario di Tolkien 1975, disegnato da Tim Kirk. Come una finestra dimensionale, uno stargate, fu una semplice frase presente sulla copertina posteriore del calendario a lanciare i prossimi eroi dell’illustrazione tolkieniana: «We hope to find other artists who are inspired to do their own conceptions of Middle-earth so that well shall be able to offer Calendars for future years». Il momento della candidatura per il calendario è rimasto impresso a Ian Summers, direttore artistico della casa editrice Ballantine: «All’ingresso dell’ufficio c’erano due gemelli identici, zuppi d’acqua (fuori stava nevicando), con i jeans sporchi di vernice, occhiali da vista con lenti molto spesse, ma dall’aspetto accattivante. Calendario 1976Cercai di capire dove fossero le loro cartelle con le opere, ma niente, a terra c’erano solo due bustoni verdi da spazzatura, che sembravano dimenticati lì dal personale di pulizia. Tim e Greg Hildebrandt dissero insieme: “Hey signore, immagini di Tolkien, le facciamo noi” – e dalle buste verdi rovesciarono sul pavimento dell’ingresso pergamene arrotolate, disegnate in modo meraviglioso con immagini tolkieniane. Rimasi a bocca aperta, avevo trovato gli artisti che cercavo per creare nuovi Tolkien Calendars. Di lì ad una settimana, firmammo il loro incarico, che gli commissionava quattordici dipinti originali per il calendario 1976». Calendario1977I dipinti per il calendario 1976 furono preparati in soli sei mesi, dopo una attenta rilettura dei romanzi di Tolkien, e introdussero lo stile fiabesco degli Hildebrandt, che i due artisti stessi riconoscono vicino a classici Disney come Pinocchio. Il calendario piacque tantissimo agli appassionati di Tolkien ed ebbe un tale successo, che gli Hildebrandt vennero incaricati per altri due calendari dalla Ballantine, riuscendo a inserire nel contratto anche delle royalties. L’impegno era imponente e in qualche modo, i gemelli riuscirono a completare nei tempi previsti un numero di opere sufficienti a illustrare i 3 calendari, usando una tecnica molto particolare: Greg partiva da un lato del dipinto, Tim dall’altro lato, e si incontravano al centro, con turni forzati fino a 36 ore continue, per le ultime tavole. Calendario 1978Il successo crebbe ancora, e quello del 1978 fu il calendario di Tolkien più venduto della storia. Ancora oggi, sul mercato collezionistico è possibile reperire i tre calendari dei Fratelli Hildebrandt in ottime condizioni, anche per l’enorme tiratura dell’epoca, che superò il milione e mezzo di calendari totali dal 1976 al 1978. L’ambizione degli Hildebrandt era smisurata, e così le loro energie: in quel momento magico, illustrarono anche La Spada di Shannara di Terry Brooks, enorme successo commerciale e primo volume della Del Rey Books, collana indipendente della Ballantine Books, e disegnarono il primo poster di Star Wars. L’identificazione con il mondo di Tolkien fu così forte, che i gemelli cercarono anche di inserirsi nel progetto di adattamento cinematografico de Il Signore degli Anelli, con la tecnica del live action basato sui loro disegni, ma i diritti erano già stati assegnati a Ralph Bakshi.
Fratelli Hildebrandt: UrshurakGli Hildebrandt Bros. si buttarono allora su un nuovo progetto fantasy originale, Urshurak, graphic novel ancora oggi apprezzata e collezionata, creando mappe, cronologie e architetture di un mondo fantastico e affidando la scrittura del romanzo a Jerry Nichols. Misero tutte le loro energie e idee per realizzare un film ambientato nel mondo di Urshurak, preparando 700 tavole e coinvolgendo anche il genio degli effetti speciali John Dykstra, vincitore di 3 Premi Oscar, noto per il suo lavoro in Star Wars, Star Trek, e vari film Marvel e di Batman. Fare di Urshurak un film con le ambiziose e innovative idee dei due artisti sarebbe costato 145 milioni di dollari del 1978, quindi il progetto non fu mai realizzato e restò un libro illustrato, pubblicato nel 1980. Lo sforzo progettuale logorò così tanto Tim e Greg e i loro rapporti, che da allora non collaborarono e nemmeno si parlarono per molti anni, fino al 1993! Urshurak risente fortemente nello stile grafico e anche nei nomi dell’influenza tolkieniana. Basta osservare la tavola della compagnia di eroi di Urshurak, molto simile nei colori e nei personaggi a The Fellowship (Calendario 1976) e alla grafica Urshurak fellowshipdella Spada di Shannara. Ma l’amore dei due pittori per Tolkien non si interruppe: nel 2002 gli Hildebrandt ricominciarono a produrre Calendari di Tolkien, con vecchie e nuove illustrazioni, bozze e materiale dai loro archivi sulla creazione degli storici calendari 1976-78 e un consigliatissimo libro: The Tolkien Years del 2001.

Digressione: Legolas è biondo o bruno?

Donato Giancola: Legolas in MirkwoodTra gli appassionati di Tolkien il colore dei capelli di Legolas è spesso elemento di contesa. Tolkien non descrive il suo aspetto fisico, come spesso accade nelle sue opere con i personaggi (anche se ne I Racconti Perduti c’è proprio una descrizione di Legolas). Ne Lo Hobbit il padre di Legolas, Thranduil, è descritto con una chioma «dorata» e questo può far supporre che lo stesso fosse per suo figlio. Però, i capelli biondi sono una caratteristica dei Vanyar, mentre Legolas appartiene al popolo dei Sindar, che di norma hanno i capelli scuri e un brano de La Compagnia dell’Anello sembrerebbe confermarlo, anche se in maniera indiretta. Nell’Appendice F de Il Signore degli Anelli, Tolkien scrive che tutti gli Eldar avevano una «capigliatura bruna, tranne che nella casa dorata di Finarfin», con una nota che specifica che queste caratteristiche «si applicano solamente ai Noldor: vedi I Racconti ritrovati». La tendenza “canonica” è così che Legolas sia bruno. Allora, perché è più spesso rappresentato biondo?
Nel dipinto della Compagnia di Pauline Baynes, realizzato mentre Tolkien era ancora vivo, Legolas è l’unico a portare un cappuccio che gli nasconde i capelli. Questa illustrazione non è un riferimento assoluto, ma probabilmente il motivo per nascondere questo personaggio era stata proprio l’assenza di una descrizione dei capelli di Legolas.
The Fellowship HildebrandtLa prima rappresentazione di Legolas biondo fu proprio quella di uno dei calendari degli Hildebrandt. Ramon Felipe San Juan Mario Silvio Enrico Smith Heathcourt-Brace Sierra y Alvarez-Del Rey y De Los Huerdes – più noto come Lester del Rey, consulente artistico per Ballantine del calendario e principale interfaccia degli artisti, autorizzò Legolas Hildebrandtla tavola centrale del 1976 con la Compagnia e Legolas biondo, dicendo agli Hildebrandt: «Lasciatelo così». Lester del Rey, scrittore, critico, editore e molto altro, è stato l’uomo dei record, portando la Ballantine Books a un successo commerciale senza precedenti: oltre un milione e mezzo di copie con i calendari degli Hildebrandt, di cui un milione solo per l’edizione 1978, 50 milioni di copie per la saga de La Spada di Shannara (125mila copie nella prima settimana) e oltre tre milioni e mezzo di copie del primo romanzo di Star Wars del 1976, che precedeva la saga cinematografica. Lester sposò in quarte nozze Judy-Lee Benjamin, costituendo una coppia formidabile di editori alla Ballantine, adorati da grandi autori come Philip K. Dick, Isaac Asimov e George Lucas, fra gli altri.
Dopo quei calendari, Legolas è apparso quasi sempre biondo, compreso il film di Ralph Bakshi e soprattutto nelle due trilogie di Peter Jackson, interpretato da Orlando Bloom.

La fine di un’Era (1979-1983)

Fratelli Hildebrandt: Sauron the Dark LordAl primo periodo 1973-1978 dal grande clima creativo, in cui il calendario è stato introdotto sul mercato e sviluppato come uno dei prodotti grafici più richiesti al mondo, seguì un periodo di minore originalità del progetto. Nel 1978 Ian Summers lasciò la Ballantine e Lester del Rey continuò a seguire i calendari come consulente, ma era molto preso dalla Del Rey Books, nuova divisione della Ballantine appena fondata nel 1977, che ebbe enorme successo immediato. I fratelli Hildebrandt seguirono la loro ambizione per Urshurak, abbandonando il progetto e lasciando alcuni nuovi concept che avevano iniziato a creare per il calendario 1979. Fra questi, Sauron the Dark Lord (immagine sopra) doveva esserne la copertina e The White Hand (a fianco) una delle tavole.
Fratelli Hildebrandt: The White HandPer il calendario 1979 furono “riciclati” disegni dal film di animazione The Lord of the Rings di Ralph Bakshi. In seguito, la Ballantine cambiò anche metodo, rinunciando a commissionare calendari completi con nuove opere a un solo artista. La commissione era considerata costosa e rischiosa, perché i tempi di produzione e la qualità sono legati all’estro e all’ispirazione dell’artista, così la casa editrice si limitò ad acquisire singole opere già pronte di differenti artisti fantasy in occasione delle maggiori convention, per raccoglierle ogni anno nel calendario.
Il 1980 e 1981 furono gli anni delle Great Illustrators Editions, in cui figurano diversi artisti, con artworks molto eterogenei, non efficacemente abbinati e con interpretazioni molto “personali”, con figure “sacre” per Tolkien e i tolkieniani come Galadriel e Luthien rielaborate a «pupe tette e muscoli» tipiche dell’heroic fantasy, ancora più della contestata Eowyn poco vestita di Frank Frazetta. frank_frazetta_bw_lordoftheringsDai perfezionismi e dalle infinite discussioni su ogni dettaglio estetico fra gli Hildebrandt e i coordinatori della Ballantine ad esercitare il controllo artistico, si passa in questo biennio a un Celeborn precolombiano molto abbronzato e con i capelli blu, a un Boromir in versione San Sebastiano (con Aragorn nei panni della Madonna), a figure che oscillano fra il fumettistico e il metafisico, a personaggi resi in modo così differente dai diversi artisti in uno stesso calendario, che anche un tolkieniano doc potrebbe restar confuso.
A manifestare il “pentimento” verso le Great Illustrators Editions, fu un secondo calendario 1981, l’unico mai prodotto dalla Tolkien Enterprises, titolare dei diritti cinematografici de Il Signore degli Anelli in versione animata. Il calendario celebra il “Silver Anniversary” (25 anni) della trilogia, contiene illustrazioni di Paul Rivoche, basate su rielaborazioni di immagini di Ralph Bakshi e ha un coordinatore illustre in Jim Allan, infatti presenta ben quattro pagine dedicate ad aspetti linguistici.
Calendario1980 coverNello stesso periodo, vennero rifiutate le candidature di altri artisti per il calendario. Nel 1979, Michael Kaluta e Steve Hickman proposero alla Ballantine le loro illustrazioni per il calendario, ma solo molti anni dopo riuscirono a pubblicarle: a Kaluta fu finalmente assegnato il calendario 1994 e ad Hickman fu concessa solo una tavola, la copertina del calendario 1998. Qui a lato, ecco una possibile copertina del calendario 1980, se fosse stato disegnato da Kaluta/Hickman. Anche se è l’opera di un fan (notare un errore di sintassi nel cognome Tolkien), non sfigura affatto rispetto alle versioni ufficiali pubblicate.
Il Calendario 1982 venne illustrato da Darrell Sweet, già fra i Great Illustrators 1980-81, e non sarà ricordato fra i migliori della collezione. Chiude questo periodo poco brillante l’annata 1983, l’unica senza calendari ufficiali. Finora abbiamo nominato tre dei quattro artisti citati nell’incipit di questa rubrica: Tim Kirk e i gemelli Tim e Greg Hildebrandt. E il giovane disegnatore canadese? Molti lettori attenti sapranno di chi si tratta perché oggi è considerato il miglior disegnatore del mondo di Tolkien e ne parleremo nelle prossime puntate.

Sergio Lombardi

 

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ALLE ORIGINI DEL TOLKIEN CALENDAR
– Vai alla prima puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (1)

IMMAGINI COMPLETA DEI CALENDARI:
– Vai al Tolkien Calendar 1976 USA (Tim e Greg Hildebrandt)
– Vai al Tolkien Calendar 1977 USA (Tim e Greg Hildebrandt)
– Vai al Tolkien Calendar 1978 USA (Tim e Greg Hildebrandt)
– Vai al Tolkien Calendar 1979 USA (Ralph Bakshi)
– Vai al Tolkien Calendar 1980 USA – The Great Illustrators Edition (AA.VV.)
– Vai al Tolkien Calendar 1981 USA – The Great Illustrators Edition (AA.VV.)
– Vai al Tolkien Calendar 1981 Silver Anniversary USA
– Vai al Tolkien Calendar 1982 USA (Darrell Sweet)

COPYRIGHT IMMAGINI (dove presente):
Brothers Hildebrandt: The Urshurak Fellowship, The Fellowship of the Ring, Sauron the Dark Lord, The White Hand
Donato Giancola: Legolas in Mirkwood

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Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era

CalendarioSi inizia oggi un viaggio nella storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Lombardi ha organizzato molti eventi insieme all’Associazione Italiana Studi Tolkieniana, a partire dal memorabile Tolkien Day svoltosi nel 2017 al museo Macro di Roma, ed è relatore abituale alle edizioni di Romics, in cui ha presentato show multimediali sulle immagini e musiche ispirate a J.R.R. Tolkien. In questa prima puntata, Lombardi descrive appunto lo scenario in cui nacque una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano: i Calendari di Tolkien. Prima ancora del film di Ralph Bakshi e di quelli di Peter Jackson, i calendari sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di culto collezionatissimo, reinverdito oggi con il progetto Lords for the Ring – 2021 Art Calendar.
Sergio LombardiMolti personaggi e luoghi della Terra di Mezzo sono stati disegnati per la prima volta in un calendario di Tolkien. Si potranno così scoprire molte curiosità. Ad esempio, perché il personaggio di Legolas è rappresentato quasi sempre con i capelli biondi, mentre nel romanzo de Il Signore degli Anelli li ha neri?
Per rispondere a queste domande non bisogna cercare nella trilogia cinematografica di Jackson e neanche nel film di animazione del 1978, come vedremo di seguito. I calendari hanno influenzato profondamente anche Peter Jackson, che ha ingaggiato i noti “calendaristi” Alan Lee e John Howe come lead concept artists per i suoi film ed aveva proposto lo stesso incarico anche a Ted Nasmith. Buona lettura!

Prologo

Calendar 1969Alla metà degli anni ’70 c’erano quattro ragazzi che sognavano di….. riempire il mondo con illustrazioni della Terra di Mezzo, e ci riuscirono! In realtà, gli aspiranti illustratori per le opere di Tolkien erano tantissimi, ma ci soffermiamo su quattro disegnatori che hanno fatto la storia dell’illustrazione fantasy. A Kansas City, un ragazzo californiano, nonostante un certo successo nella fan art e tre premi Hugo negli ultimi quattro anni, si manteneva disegnando cartoline di auguri per la Hallmark. A New York, due gemelli dotatissimi (avevano iniziato a disegnare a soli due anni) sognavano di diventare animatori Disney e, pur di essere selezionati, si erano anche iscritti ad una famosa art school di Detroit, resistendo solo un semestre. Sopravvivevano con piccoli lavori, illustrazioni in romanzi di fantascienza per piccole case editrici. Oltre cinquecento chilometri più a nord, a Toronto c’era un ragazzo che già da anni viveva per un sogno. A sedici anni aveva trovato il coraggio di scrivere a Tolkien e di proporgli i suoi disegni, all’epoca come copertine ed illustrazioni. E Tolkien gli aveva anche risposto complimentandosi per i lavori, giudicandoli ancora immaturi e incoraggiandolo a continuare la sua opera. Di lì a poco, Tolkien lasciò questo mondo, e il ragazzo continuò a disegnare e a migliorarsi, come richiesto dal suo idolo letterario.

Il Calendario – La Prima Era

Calendar 1974 firmatoI Calendari di Tolkien furono lanciati a partire dal 1973, a seguito del grande successo dei poster di Pauline Baynes (ben dodici ristampe dal 1970). Nelle prime due edizioni (1973 e 1974), i calendari contenevano solo disegni originali dello scrittore. Nella foto, una rarissima copia del calendario 1974 firmata da Tolkien poche settimane prima della sua morte. La dedica è ad un suo collega docente ad Oxford.
Dal 1973, ogni anno è stato prodotto almeno un calendario ufficiale di Tolkien, con la sola eccezione del 1983. In alcuni anni, addirittura sono stati prodotti due calendari ufficiali, ciò dovuto alle diverse edizioni nello stesso anno delle case editrici britannica e statunitense. Il dualismo editoriale riflette esattamente lo spirito dei due popoli: più “tradizionale” la casa editrice inglese Allen & Unwin, che ha pubblicato calendari con disegni del solo Tolkien, e più innovativa la Ballantine, mega publisher Usa, che ha lanciato molti altri artisti per illustrare il calendario. In realtà, l’idea di un calendario ispirato alle opere di Tolkien non era nuova, perché la Los Angeles Science Fantasy Society inserì come supplemento alla sua fanzine di dicembre 1968 un calendario di Tolkien 1969 (l’immagine del prologo) disegnato da Tim Kirk. Si trattava però di un prodotto grafico semi-artigianale con sei tavole monocromatiche più copertina (a causa del budget limitato della rivista) e ancora lontano dalle qualità artistiche che, solo pochi anni dopo, Kirk avrebbe dimostrato in un reale Calendario di Tolkien.
Per alcuni dettagli grafici del primo calendario, Ballantine 1973: "A gate to Moria"Tolkien ebbe insoddisfazione artistica.
Già per le prime edizioni ufficiali de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit in Usa, erano state selezionate delle copertine inadeguate, che avevano profondamente deluso il Professore (si veda l’articolo su Barbara Remington). Nel 1972 fu il turno del calendario a rendere scontento Tolkien, che il 12 ottobre scrisse a Rayner Unwin, riconoscendo che il calendario ‘73 era ben fatto, ma si chiedeva perché i colori di alcune tavole fossero stati modificati. Inoltre settembre (il Cancello Ovest di Moria) gli appariva debole e ottobre era tagliato male. Insomma, non c’era pace per Tolkien nel veder realizzate in forma grafica le sue opere.

Calendario 1975

Tim Kirk: "Riders of Rohan"Tim Kirk era giunto a un punto di svolta nella sua carriera: era stanco di essere considerato solo un fan artist, bravo (già 3 premi Hugo), ma circoscritto in un eterno dilettantismo. Le opere letterarie di Tolkien lo avevano colpito quando era ragazzo «come una tonnellata di mattoni» e dal 1967 aveva illustrato tutte le possibili fanzine (fan-magazine), dal Tolkien Journal a Mythlore, passando per Locus, Forgotten Fantasy e Science Fiction Review. Proprio il Tolkien Journal lo fece entrare in contatto con la Ballantine. Il direttore del Tolkien Journal e della Tolkien Society statunitense Dick Plotz (così tolkieniano da mettere sulla casella postale il nome Frodo, cui andava inviata la corrispondenza del Journal), era riuscito a stipulare un accordo con la Ballantine per la stampa “non ufficiale” della rivista sociale. Tim Kirk: cover di "A Guide to Middle-Earth"Così Kirk fu notato dalla Ballantine e nel 1971 ricevette il primo incarico nel mondo di Tolkien: la copertina di A Guide to Middle-Earth di Robert Foster, la prima pubblicazione indipendente di riferimento sul mondo di Arda, riconosciuta anche da Christopher Tolkien come di utilità durante le sue ricerche. La tavola utilizzata da Kirk per la copertina era notevole, con la Compagnia che si addentra in una foresta e, sulla copertina posteriore, alcuni orchi in agguato e Gollum nascosto in un tronco che costituisce anche il dorso della copertina. Tim Kirk: "Return of the King"La guida fu pubblicata dalla Mirage Press e, nella seconda edizione paperback, dalla Ballantine nel 1974 con una diversa copertina con un’altra opera di Tim Kirk: un particolare da The Last Shore. Durante il Westercon 1973, la più importante convention sulla fantascienza e fantasy della West Coast lanciata nel 1948 e ancora attiva oggi, Tim Kirk presentò il portfolio della sua tesi di specializzazione nel master, con 26 opere dedicate a Tolkien, con diverse tecniche, dall’acquerello all’acrilico e alla vernice ad olio. Ian e Betty Ballantine, della Ballantine and Bantam Books, erano presenti all’evento al St. Francis Hotel di San Francisco e si innamorarono dei quadri di Kirk, li comprarono e ne selezionarono tredici per il calendario 1975. Anche se ha abbandonato presto i temi tolkieniani con le sue illustrazioni, venendo assunto dalla Disney per occuparsi per decenni di parchi a tema, Tim Kirk: "War of the Ring"Tim Kirk ebbe il merito di essere il primo artista diverso da Tolkien a pubblicare in un calendario ufficiale le sue opere originali. Fino ad allora, l’unica eccezione a Tolkien, che aveva “riempito” i calendari 1973 e 1974 (e avrebbe continuato fino al 1979 nella versione inglese del calendario), era stata Pauline Baynes con la sua mappa della Terra di Mezzo. Oltre alle opere pubblicate con il calendario, visibili al link a fondo articolo insieme a tutti i calendari di questo primo periodo, vale la pena mostrare qui due rari quadri da quel portfolio di Tim Kirk: Return of the King e Riders of Rohan. Tim Kirk è anche l’illustratore del leggendario wargame War of the Ring della SPI.

Sergio Lombardi

 

L’ARTICOLO CONTINUA E SI CONCLUDE CON UNA SECONDA PARTE
CHE VERRÀ PUBBLICATA LA PROSSIMA SETTIMANA

 

LINK ESTERNI:
– Vai al Tolkien Calendar 1975 USA (Tim Kirk)

COPYRIGHT IMMAGINI (dove presente):
– Vai al Tolkien Calendar 1974 firmato

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2021, ecco il calendario Lords for the Ring!

Denis MedriCon l’autunno torna l’ormai consueto appuntamento con il calendario Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar! Giunto alla quinta edizione, il progetto è nato nel 2016 in collaborazione con Lucca Comics & Games, quando un collettivo di sette grandi illustratori e concept artist italiani attivi nel genere fantastico ha raccolto la sfida dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani per realizzare, a chiusura di un grande ciclo cinematografico, un nuovo immaginario visivo del mondo creato da J.R.R. Tolkien. È così che nasce “Lords for the Ring” l’art calendar pubblicato da Eterea Edizioni: le prime due edizioni (2017 e 2018) hanno visto così protagonisti i maestri del fantasy italiano, Paolo Barbieri, Ivan Cavini, Alberto Dal Lago, Edvige Faini, Angelo Montanini, Dany Orizio e Lucio Parrillo. Nel 2019 il calendario ha cambiato forma, diventando una monografia, interamente dedicata all’artista Ivan Cavini e per l’edizione 2020 il progetto si è rinnovato ancora una volta, introducendo un partner d’eccezione, Nemo Academy, che ha aperto le porte alle idee di nuovi, giovani talenti italiani. La formula da “talent scout” è stata coronata da un successo tale da far pensare che presto si possa ripetere una esperienza simile! Il calendario è divenuto così un laboratorio di sperimentazione, un serbatoio di nuove visioni creative, un’opportunità per far conoscere al pubblico i moltissimi artisti di talento di cui il nostro Paese è ricco. Siamo giunti ad esplorare lo stile fiabesco e quello onirico oltre a tratti più vicini a cartoon. Ed ora si giunge al fumetto.

L’edizione 2021: Denis Medri

calendario Denis MedriLa quinta edizione del calendario Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar segna una svolta, un ulteriore rinnovamento, proponendo una monografia dedicata all’artista Denis Medri. Per i pochi che ancora non lo conoscono, si può dire che la sua biografia annovera collaborazioni prestigiose, dalla Panini alla casa delle idee più famosa d’oltreoceano, la Marvel Comics. Molto conosciuto all’estero dove ha collaborato con i maggiori editori in Francia e Stati Uniti (da Marvel e Panini appunto, fino alla Dark Horse), Medri è un fumettista di Cesena – il primo ospitato nel calendario – che non è nuovo al genere fantastico. Tra le sue pubblicazioni, infatti, si possono ammirare anche saghe di avventura e fantasy come Les Pèlerins des étoiles, Sans Dieu, Last of the Mohicans e la serie Dungeons & Dragons. Una delle novità di questa edizione è stata la preparazione di alcune illustrazioni speciali realizzate per illustrare un “dietro le quinte” che spiega le scelte compositive dell’artista e contestualizza le scene all’interno de Lo Hobbit. Elfo by Denis MedriOltre ad avere un tratto molto bello, fine e teso alla cura del dettaglio, Denis Medri ha lavorato ad alcune tavole per un progetto de Lo Hobbit. «Ho letto il Signore degli Anelli anni fa», ha raccontato l’artista in una nostra intervista, «nel 2000 mi sembra, avevo appena lasciato la Scuola del Fumetto di Milano per fare il servizio civile. Già all’epoca mi cimentavo nel disegnare cose fantasy, e i miei insegnanti di allora mi suggerirono di approfondire il genere perché mi trovavano naturalmente portato per quel tipo di atmosfere, così decisi di leggere il romanzo. Non ho un personaggio in particolare che preferisco disegnare, forse le varie creature come Gollum o gli orchi e i goblin danno molta possibilità di divertirsi nelle caratterizzazioni che a me piace far stare su quella linea sottile tra il serio e il grottesco».

La presentazione il 19 settembre

Locandina Tolkien Study DayIl calendario sarà presentato ufficialmente il 19 settembre 2020 a Dozza Imolese (Bo), in apertura del Tolkien Studies Day – Aspettando FantastikA. Nel salone maggiore della Rocca di Dozza, dalle ore 11:00 l’artista di Cesena parlerà del suo lavoro e di come è riuscito a conciliare un immaginario fantastico come quello della Terra di Mezzo con il suo stile fumettistico. Con lui, il graphic designer Davide Romanini. che svelerà in anteprima le pagine del calendario e mostrerà alcune sorprese al pubblico presente. Sarà anche l’occasione per presentare molte delle future attività e progetti del Centro Studi Tolkieniani “La Tana del Drago”, che al numero 2 di via XX settembre aprirà subito dopo pranzo per presentare nuovi allestimenti e mostre. Per evitare assembramenti, l’accesso alla sala sarà a numero chiuso. Per info e prenotazioni: rocca @comune.dozza.bo.it – tel. 0542678240. Se volete effettuare il pre-ordine del LORDS for The RING – Art Calendar 2021 lo trovate nel link qui sotto oppure contattando la pagina facebook del calendario o della casa editrice.

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Lords for the Ring 2020, l’anno dei giovani

Ve lo avevamo anticipato a giugno: anche quest’anno torna il calendario Lords for the Ring. Dedicato fin dalla sua prima edizione a creare un nuovo immaginario visivo per le opere di Tolkien, il progetto Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar giunge quest’anno alla sua quarta edizione. Spronati dal successo degli anni passati, il calendario continua a perseguire il suo intento, ovvero quello di essere «un laboratorio di sperimentazione, un calderone di nuove idee, e un’opportunità per far conoscere al pubblico i moltissimi artisti di talento italiani». Rivolgendo uno sguardo sempre diverso alla Terra di Mezzo, si superano gli stereotipi e la visione cristallizzata che si è generata a seguito delle trilogie cinematografiche di Peter Jackson.
Tante novità aspettano i tolkieniani appassionati d’arte!

Un calendario, due varianti

Dopo le prime due edizioni in cui avevamo esplorato la visione dei grandi maestri del genere fantastico in Italia (Paolo Barbieri, Ivan Cavini, Alberto Dal Lago, Edvige Faini, Angelo Montanini, Dany Orizio e Lucio Parillo), dopo l’edizione monografica dello scorso anno che esplorava l’interpretazione di un unico artista (Ivan Cavini), quest’anno Lords for the Ring inaugura una collaborazione con la prestigiosa casa di animazione italiana Nemo Academy per poter così ospitare nuovi talenti. Ma le novità non si esauriscono qui: considerata la particolare formula adottata il progetto non è stato lanciato con il consueto crowdfunding, ma sarà distribuito nelle librerie di tutta Italia e prima ancora sarà possibile preordinarlo alla casa editrice Eterea (info@etereaedizioni.com) e ritirarlo a Lucca Comics & Games oppure richiedere la spedizione (che verrà effettuata dopo la fiera).
Cambieranno i contenuti in tanti modi: non solo il calendario ospiterà nuovi artisti, ma verrà realizzato in due varianti, Red Bane e Blue Mirror, dove a cambiare saranno la copertina e la grafica interna. Un ulteriore modo per evidenziare come ci possano essere visioni alternative ma parallele delle opere di Tolkien, in questo caso una con motivo caldo e marziale e una fredda e onirica, che illustrano come lo splendido mondo immaginario del Professore non possa essere ridotto a una unica interpretazione, ma possa sempre arricchirsi di prospettive differenti. Nello stesso spirito è anche un altro cambiamento, che vede il classico paginone centrale lasciare il posto a una scena rappresentata da due punti di vista.

Largo ai giovani

Come immaginano la Terra di Mezzo le nuove generazioni?
Cosa significa per loro andare oltre la rappresentazione di Peter Jackson?
Quali sono le fonti di ispirazione? I mostri sacri dell’illustrazione fantastica esercitano ancora il loro fascino e se sì, cosa porta il loro riverbero mentre il trascorrere degli anni li allontana?
Il foglio bianco ospita infinite domande e la matita (sia essa digitale o ancora in legno e grafite) dell’artista che riscopre la Terra di Mezzo scopre scorci nuovi in paesaggi che ci sono familiari, volti nuovi per nomi e storie che da ormai decenni amiamo.
Un nuovo sguardo sulla Terra di Mezzo, una nuova primavera per Arda nel ripercorre le sue Ere, dai Grandi Racconti del Silmarillion alla fiaba de Lo Hobbit, attraverso quindici tavole, quindici illustrazioni dei momenti che più hanno colpito l’immaginazione dei giovani talenti protagonisti di questa edizione. Nuove menti, nuove mani, nuovi stili di illustrazione con artisti caratterizzati anche da approcci più fiabeschi e onirici, o ancora da tratti più vicini ai cartoon e ai fumetti, prendendo consapevolezza che il mondo dell’animazione, dei videogiochi e della computer grafica hanno una notevole potenzialità, ancora in gran parte inespressa, per creare una visione originale del mondo di Tolkien.
Nuove mitologie, rimanendo così in linea con la tematica di Lucca Comics & Games 2019, nuove interpretazioni della mitologia tolkieniana, che sfatano vecchi e superati preconcetti che vorrebbero il gentil sesso poco incline ad appassionarsi al genere fantastico, con sei illustratori donne che affrontano ogni genere di tema, non soltanto quello romantico.

ORDINA IL CALENDARIO SCRIVENDO QUI!

    • Versione Red Bane

 

Lords for the Ring 2019: la tavola di luglio

Lords for the Rings 2019 - Ivan CaviniProsegue il nostro viaggio alla scoperta di tutti i segreti che si celano dietro ad ogni illustrazione della terza edizione del Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar: dopo aver proposto sulla pagina facebook dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani due video dedicati alle opere di Ivan Cavini presenti nei calendari degli anni precedenti (2017 e 2018), abbiamo presentato le tavole di gennaio, febbraio, marzo e aprile, maggio e giugno 2019.
Proseguiamo anche questo mese la nostra esplorazione della Terra di Mezzo come l’ha immaginata Cavini, una strada che abbiamo ormai percorso per metà, ma che ci riserverà ancora molte sorprese.

Luglio, Il Fosso di Helm

Un’illustrazione in soggettiva, dalla parte dei villain. Un fulmine illumina il momento che precede lo scontro e notiamo i dettagli delle armature con la “S” runica scolpita sull’elmo e la mano bianca dipinta sui piccoli scudi. L’atmosfera è carica di tensione: sugli spalti i guerrieri di Rohan incoccano le frecce, mentre a terra si armano le balliste, gli uruk-hai vengono incitati allo scontro e può bastare anche solo la prima goccia di pioggia per scatenare la furia dell’assalto.

Ad aver ispirato questa tavola è il settimo capitolo de Le due torri, da cui prende anche il titolo Il Fosso di Helm:

Gli assalitori si arrestarono, gelati dalla silente minaccia di rocce e mura. Incessanti, i fulmini tagliavano in due l’oscurità. Poi gli Orchi urtarono agitando lance e spade e scoccando una nube di dardi contro le figure visibili sulla cinta. Gli Uomini del Mark, stupefatti, videro ciò che a loro parve un grande campo di grano nero scosso da una bufera di guerra, ove ogni spiga brillava di luce pungente.
Si udì uno sfrontato squillar di trombe. Il nemico si catapultò avanti, sia contro le Mura Fossato, sia verso il ponte e il declivio che conducevano ai cancelli del Trombatorrione. Ivi erano radunati gli Orchi più grossi e gli Uomini selvaggi delle colline brulle del Dunland. Le schiere esitarono un attimo e poi proseguirono l’assalto. Un lampo balenò, e su ogni elmo ed ogni scudo apparve l’emblema della spettrale mano d’Isengard. Raggiunsero la sommità della roccia e si diressero verso i cancelli.

Curiosità

La prima goccia di pioggia, in primo piano, che scatena l’attacco è un rimando alla prima freccia che scatena l’attacco nel film di Peter Jackson.

Tom Shippey 2018La società degli Uomini di Rohan che combattono al Fosso di Helm è analizzata nella sua composizione e nelle sue radici all’interno del saggio Noblesse oblige di Tom Shippey, noto studioso tolkieniano:

Si tratta di una società piuttosto semplice da descrivere, ma molto distante dall’esperienza moderna. I Cavalieri hanno un re, Théoden. La stessa parola Þéoden, in antico inglese, non significa propriamente “re” – ma piuttosto qualcosa come “capo del Þéod”, cioè del popolo -, anche se è una parola usata per definire i re. In effetti i nomi del padre, del nonno, del bisnonno e degli antenati di Théoden, elencati nell’Appendice A del Signore degli Anelli, sono quasi tutti dello stesso tipo, cioè sinonimi della parola “re”. Tuttavia questo non è vero per il nome del fondatore della dinastia: Eorl.
Questo nome significa “conte” (earl), una parola che attribuisce sì un rango, ma un rango inferiore a quello del re. Ciò significa che Eorl non era nato re, ma che lo era diventato. Resta il fatto che tutti i suoi discendenti sono re.
Al di sotto di questo titolo, i Cavalieri [“
Riders” N.d.T.] appaiono indifferenziati.
[…]
L’unico altro elemento di classe che riesco a vedere nel Mark è il nome dell’uomo che Théoden incontra vicino al Fosso di Helm, Ceorl. Nell’inglese moderno questa parola è diventata “churl”, un termine improprio per definire una persona rozza o di infima estrazione sociale. Ma nell’antico inglese,
ceorl è molto più vicino al tedesco moderno Kerl, e significa sia “uomo” sia “marito”. Significativamente il poema eddico Rígsþula riconosce solo tre ranghi sociali, più un quarto che può essere aggiunto. C’è il “thrall” o “schiavo”, il “karl” o “uomo libero”, il “jarl” o “guerriero”. Il figlio del Jarl è Konr Ungr, Kon il Giovane, o “king” (konungr, in antico norreno).
I Cavalieri del Mark non hanno “thrall”. Il loro capostipite è Eorl (= Jarl). Ceorl (=) è un nome perfettamente rispettabile da portare. Sono tutti (almeno i maschi) sia uomini liberi sia guerrieri, con un re sopra di loro, e ufficiali scelti da quest’ultimo. Nel Riddermark (così come nel Mark di William Morris, nonostante l’ostinato e illogico rifiuto di ammetterlo da parte dei suoi critici) vediamo l’immagine “ricostruita” dell’antica società germanica: quanto storicamente realistica abbiamo motivo di dubitare, e Tolkien l’ha anche “purificata” eliminando la classe servile.

È possibile scaricare l’intero saggio tradotto in questa pagina del nostro sito.

LORDS FOR THE RING 2019

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– Leggi l’articolo Università di Parma, a lezione da Cavini
– Leggi l’articolo “Noblesse oblige” di Tom Shippey

LINK ESTERNI:
– Vai alla pagina facebook Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar
– Vai al sito di Ivan Cavini
– Vai alla pagina facebook dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani

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Lords for the Ring 2019: la tavola di giugno

Lords for the Rings 2019 - Ivan CaviniProsegue il nostro viaggio alla scoperta di tutti i segreti che si celano dietro ad ogni illustrazione della terza edizione del Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar, interamente dedicata all’artista dozzese Ivan Cavini: dopo aver proposto sulla pagina facebook dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani due video dedicati alle opere dello stesso illustratore presenti nei calendari degli anni precedenti (2017 e 2018), abbiamo presentato le tavole di gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio.
Proseguiamo anche questo mese la nostra esplorazione della Terra di Mezzo come l’ha immaginata Cavini!

Giugno, Re Elessar e Arwen

Aragorn e la sua amata regina festeggiano le nozze sfilando davanti al popolo della cittadella di Minas Tirith. Questa è stata forse l’illustrazione più complessa del calendario, per composizione, pose, espressività e abiti dei personaggi, oltre a complessità e prospettiva delle architetture.
Il Signore degli Anelli è una specie di pre-storia della genesi delle varie culture europee, e Minas Tirith è una città che spesso viene rappresentata con uno stile architettonico romanico, per cui ho inserito elementi e paesaggi riconducibili all’Umbria e all’Emilia-Romagna con accenni al gotico tipico della Normandia e dell’Occitania.

L’ispirazione per questa illustrazione viene ovviamente dal Ritorno del Re, più precisamente dal capitolo V, Il Sovrintendente e il Re:

Allora la città fu resa più bella di quanto non fosse mai stata, persino nei giorni della sua prima gloria; fu empita di alberi e di fontane, ed i suoi cancelli forgiati in acciaio e in mithril, e le sue strade pavimentate di marmo bianco; e la Gente della Montagna vi lavorò, e la Gente del Bosco fu felice di andarvi; e tutto fu sanato e reso bello, e le case furono piene di uomini, di donne e del riso di bambini, e non vi fu finestra chiusa né cortile vuoto; e dopo la fine della Terza Era del mondo, essa conservò nelle età successive il ricordo e la gloria degli anni passati.
[…]
Ed Aragorn, il Re Elessar, prese in moglie Arwen Undómiel nella Città dei Re il giorno di Mezza Estate, e la storia della loro lunga attesa si concluse così.

Curiosità

Una scelta molto particolare è quella di rappresentare tutte le guardie della cittadella donne.
La pianura del Pelennor è stata ispirata dalla piana di Castelluccio di Norcia, in Umbria, durante la fioritura.

La storia d’amore tra Aragorn e Arwen è narrata in gran parte nell’Appendice A del Signore degli Anelli e qualsiasi lettore che si sia cimentato con la lettura del Silmarillion non potrà che notare la somiglianza con Beren e Lúthien, con i quali essi sono effettivamente imparentati: “Arwen non è una “re-incarnazione” di Lúthien (cosa che nell’ottica di questa storia sarebbe impossibile, poiché Lúthien era morta come mortale e aveva lasciato il mondo del tempo) ma una sua discendente che le somigliava molto come aspetto, carattere e destino. Quando sposò Aragorn (la loro storia d’amore è raccontata altrove: qui non è fondamentale e viene solo accennata) ella compì “la scelta di Lúthien”, per cui il dolore nel suo distacco da Elrond è particolarmente straziante. Elrond va al di là del Mare. La fine dei suoi figli, Elladan ed Elrohir, non viene raccontata: essi rinviano la loro scelta, e rimangono ancora un poco.” spiega Tolkien nella lettera 154 a Naomi Mitchison nel settembre del 1954.
La scelta di Arwen, frutto del suo profondo amore e fonte di tanti anni di gioia assieme al Re, getta sulla Stella del Vespro l’ombra della tragedia.
Il fabbro di Oxford - WM4 - Eterea EdizioniAlcuni aspetti spesso sottovalutati del suo sacrificio sono messi in luce nel saggio Lúthien e le altre: i personaggi femminili nell’opera di J.R.R. Tolkien di Wu Ming 4, contenuto nell’ultima raccolta pubblica, Il Fabbro di Oxford:
Dopo la morte del marito, Arwen lascia tutti, incluso il figlio Eldarion, di cui sappiamo pochissimo. Eldarion ha preso dal padre o dalla madre? È mortale o no? Non è escluso che uno dei motivi per cui Arwen decida di andare a morire nei boschi di Lórien sia che nessuna madre vorrebbe sopravvivere al proprio figlio, dopo essere già sopravvissuta al marito. Arwen dunque si reca in una Lórien svuotata, e si lascia morire; ma il suo sacrificio non è inutile, perché il suo posto sull’ultima nave elfica in partenza dai Porti Grigi viene ceduto a Frodo. I commentatori confessionalisti che vedono in Frodo una imago Christi, per via dell’ascesa al Monte Fato con un pesante fardello, dovrebbero forse considerare che nel romanzo è invece Arwen il personaggio che compie il vero sacrificio d’amore.

LORDS FOR THE RING 2019

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2020, torna il calendario Lords for the Ring!

Annunciata per questo autunno la quarta edizione del calendario Lords for the Ring!
Progetto nato nel 2016 in collaborazione con Lucca Comics & Games, le prime due edizioni (2017 e 2018) hanno visto protagonisti i maestri del fantasy italiano, Paolo Barbieri, Ivan Cavini, Alberto Dal Lago, Edvige Faini, Angelo Montanini, Dany Orizio e Lucio Parrillo, che si sono cimentati nell’ardua impresa di creare un nuovo immaginario visivo per la Terra di Mezzo. Nel 2019 il calendario ha cambiato forma, diventando una monografia, interamente dedicata all’artista dozzese Ivan Cavini e per l’edizione 2020 il progetto si propone di rinnovarsi ancora una volta. Per la sua quarta edizione, che sarà edita da Eterea Edizioni, Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar vanterà un partner d’eccezione: la Nemo Academy!

Nuovi talenti

La partnership con Nemo Academy porta il nostro calendario tolkieniano ad una svolta, aprendo le proprie pagine alle idee di nuovi, giovani talenti italiani: le tavole per il prossimo anno infatti verranno selezionate tra una cinquantina di illustrazioni in concorso, realizzate dagli studenti dell’accademia provenienti da varie classi e differenti indirizzi professionali. Il tutto sotto la guida del direttore del progetto Roberto Arduini e del direttore artistico Francesco Mariotti, direttore didattico della Nemo Academy nonché insegnante di Visual Developement, Character Design e Concept Art, con alle spalle anni di esperienza presso agenzie pubblicitarie.

La Nemo Academy

La Nemo Academy vanta importanti collaborazioni con artisti, studi, scuole e compagnie in un’ottica di condivisione e cooperazione, che favoriscono il confronto con il mondo lavorativo e con altri percorsi formativi, anche a livello internazionale: la direzione artistica della Nemo Academy infatti partecipa a molti eventi di grande importanza per il settore, come Lucca Comics & Games, Angôuleme in Francia, arrivando fin oltreoceano con il Comic-Con di San Diego e il CTN di Los Angeles.
La didattica dell’accademia, in continuo aggiornamento, coinvolge professionisti da tutto il mondo con workshop tenuti ogni anno da artisti provenienti da giganti dell’animazione quali la Pixar, la Dreamworks e la Disney, e prevede la pubblicazione di libri sull’animazione, sulla Concept art e sul Character design.
Gli studenti hanno inoltre a disposizione un ampio laboratorio dedicato al disegno dal vero, al life drawing e allo studio dell’acting, un set cinematografico per l’apprendimento della regia, ed anche un’aula per la modellazione di maquette e props. Gli studenti sono accompagnati fino al loro ingresso nel mondo del lavoro, con la partecipazione a sezioni di recruiting, di check portfolio, stage formativi in studi e agenzie, e la pubblicazione di libri e artbook, presentati durante eventi di rilievo.

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ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di maggio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la Tavola di aprile
– Leggi l’articolo Lords for the Rings: la Tavola di marzo
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di febbraio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di gennaio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019 da oggi su Kickstarter!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2018: 10.000 volte grazie!
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2018: prendi il tuo calendario
– Leggi l’articolo Il viaggio con i Lords sta per ripartire!
– Leggi l’articolo I Lords for the Ring per il calendario AIST
– Leggi l’articolo Ecco il crowfunding per il calendario AIST!

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Lords for the Ring 2019: la tavola di maggio

Lords for the Rings 2019 - Ivan CaviniProsegue il nostro viaggio alla scoperta di tutti i segreti che si celano dietro ad ogni illustrazione della terza edizione del Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar, progetto nato nel 2016 da un’idea di Paolo Barbieri, che ha coinvolto l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e Lucca Comics and Games. Dopo aver proposto sulla pagina facebook dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani due video dedicati alle opere dell’artista dozzese Ivan Cavini presenti nei calendari degli anni precedenti (2017 e 2018), abbiamo presentato le tavole di gennaio, febbraio, marzo e aprile 2019. Oggi scopriamo l’origine dell’immagine scelta per il mese di maggio, la raffigurazione di Sammath Naur, il luogo dove la storia dell’Anello ebbe inizio e l’unico in cui possa davvero concludersi.

Maggio, Sammath Naur

Sammath Naur - Lords for the Ring 2019Gollum osserva i due hobbit che ormai sfiniti cercano di concludere la loro lunga missione.
L’illustrazione è composta da linee oblique non parallele per dare l’idea del baratro e del terreno instabile, mentre la figura più scura di Gollum irrompe su una diagonale contrapposta, quasi a presagire le sue intenzioni bellicose.
Tolkien dice che il sentiero che porta alla Voragine del Fato è interrotto da colate laviche e frane, per cui ho tenuto conto della descrizione. L’uso di dettagli, lava e fumi solfurei rendono l’ambientazione opprimente, facendoci apparire frodo e Sam ancora più piccoli e indifesi.

Ad ispirare questa tavola è stato un passaggio del capitolo Monte Fato, da Il Ritorno del Re:

Sollevò di nuovo Frodo, tenendogli le mani strette contro il proprio petto e lasciando che le sue
gambe ciondolassero. Poi chinò il capo e s’incamminò per il sentiero in salita. Non era tanto semplice percorrerlo come era parso a prima vista. Fortunatamente, le grandi colate sprigionatesi quando Sam si trovava a Cirith Ungol, erano discese soprattutto lungo i pendii a sud e ad ovest, e non avevano quindi bloccato la strada. Tuttavia in molti punti essa era franata o squarciata da lunghe fessure. Dopo essersi arrampicata verso est per un certo tratto, si ripiegava su se stessa descrivendo un angolo acuto, e procedeva verso ovest. Proprio all’angolo, attraversava un’antica colata vomitata molto tempo addietro dalle fornaci della Montagna. Affannando sotto il suo carico, Sam voltò lungo la curva […] Il sentiero continuava a salire. Dopo un breve tratto curvò ancora una volta, ma verso est, e poi penetrò in una fessura che si apriva nel fianco del cono, la porta del Sammath Naur. Lontano a sud il sole sorgente ardeva minaccioso, un disco rosso opaco che penetrava fra fumi e brume; tutt’intorno alla Montagna, Mordor si stendeva come una terra morta, silente, avvolta nell’ombra in attesa di un colpo terribile.

Curiosità

La rappresentazione di Gollum è divenuta una sfida per gli artisti tolkieniani, poiché l’immagine che se ne ha è spesso fortemente influenzata dalle trilogie cinematografiche di Peter Jackson; nel realizzare questa illustrazione l’aspetto fisico della creatura tormentata è stato ripreso da un servizio televisivo di Emergency sui bambini africani denutriti.

Libri: copertina Lo HobbitNei romanzi di Tolkien incontriamo Gollum per la prima volta ne Lo Hobbit, nel capitolo Indovinelli nell’oscurità, e poi di nuovo nel Signore degli Anelli già nel secondo capitolo, L’ombra del passato, dove Gandalf racconta di come Bilbo sia entrato in possesso dell’Unico Anello, una storia che differisce dalla prima edizione de Lo Hobbit. Infatti, quando venne scritta l’avventura di Bilbo Tolkien non aveva ancora stabilito l’evolversi degli eventi della Terza Era, né quanto grande fosse l’importanza dell’Anello. Successivamente, nell’edizione del 1951 de Lo Hobbit, il Professore modificò il quinto capitolo in modo che il comportamento di Gollum fosse coerente con i successivi sviluppi: l’Anello così non era più un regalo fatto a Bilbo per aver vinto la gara degli indovinelli come nell’edizione del 1937, e la prima versione della storia diventò la variante “edulcorata” che Bilbo aveva raccontato ai Nani. Ma le rivelazioni dello stregone nel corso del Signore degli Anelli non si limitano alla riconquista del tesoro, bensì ripercorrono tutti i passi che hanno portato Sméagol a diventare la sventurata creatura che è Gollum, da quando ancora viveva sulle sponde del Grande Fiume, ancora dall’aspetto di un Hobbit, all’omicidio dell’amico Déagol per un ninnolo d’oro che gli avvelenò l’animo oltremisura, fino a quando rinunciò al sole andando a nascondersi nelle viscere delle Montagne Nebbiose. Eppure, Tolkien ci fa capire che di tanta malvagità c’è da aver pena: “mi rattrista moltissimo quando Gollum non riesce (per poco) a pentirsi perché viene interrotto da Sam: a me sembra proprio come il mondo reale dove gli strumenti della giustizia sono raramente in sé giusti o santi; e i buoni spesso sono pietre di inciampo” (lettera 165, alla Houghton Mifflin Co.).

LORDS FOR THE RING 2019

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– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la Tavola di aprile
– Leggi l’articolo Lords for the Rings: la Tavola di marzo
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di febbraio
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di gennaio
– Leggi l’articolo Università di Parma, a lezione da Cavini
– Leggi l’articolo Gollum protagonista di un nuovo videogioco

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Lords for the Ring 2019: la Tavola di aprile

Lords for the Rings 2019 - Ivan CaviniIl progetto Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar nasce nel 2016 da un’idea di Paolo Barbieri, che ha coinvolto l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e Lucca Comics and Games: da allora il calendario d’arte tolkieniana italiana ha portato nelle case di tutti coloro che hanno scelto di sostenere questa iniziativa le creazioni dei più grandi artisti del fantasy italiano. Paolo Barbieri, Ivan Cavini, Alberto Dal Lago, Edvige Faini, Angelo Montanini, Dany Orizio e Lucio Parrillo: una pluralità di voci, un coro che ha dato una nuova forma alla Terra di Mezzo dopo che l’immaginario dei film di Peter Jackson era divenuto uno standard a cui moltissimi sceglievano di aderire.
La terza edizione del calendario ha segnato una svolta, un ulteriore rinnovamento, proponendo una monografia dedicata all’artista dozzese Ivan Cavini ed una delle novità di quest’anno è stata la preparazione di alcune note sulle illustrazioni realizzate, un dietro le quinte artistico che spiega scelte compositive e contestualizza le scene all’interno del Signore degli Anelli.
Dopo aver registrato, in collaborazione con Radio Gente Nerd, due interviste al pittore in merito alle quattro tavole delle edizioni precedenti (A Casa di Beorn e Io non sono un uomo per il 2017 e Celebrimbor e Sauron forgiano gli anelli del potere e L’arrivo degli Stregoni nella Terra di Mezzo per il 2018), che potete trovare sulla pagina facebook dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, affronteremo il 22 di ogni mese la tavola ad esso dedicata, con le dichiarazioni dell’autore ed ulteriori approfondimenti. Potete già trovare qui l’articolo dedicato all’immagine di gennaio, qui quello su febbraio e qui la tavola di marzo.

Aprile, La torre di Cirith Ungol

La torre di Cirith Ungol - Lords for the Ring 2019Questa è la prima illustrazione che ho disegnato in stile caravaggesco, ovvero caratterizzato da luci e ombre nette, oltre a un grande realismo soprattutto nel riprodurre interni con figure umane, rappresentate su sfondi monocromi.
Protagonista della composizione è un Sam Gamgee quasi irriconoscibile e molto distante dalla versione cinematografica, con il viso segnato dalle lacrime, capace di esprimere rabbia e dolore nel contempo. Come spesso accade, nella composizione delle mie tavole inserisco dettagli che fanno intuire quello che è accaduto (o quello che accadrà), per soffermarmi sulle emozioni e sulla tensione che precede (o segue) uno scontro.

L’ispirazione per questa tavola viene dal capitolo La torre di Cirith Ungol del Ritorno del Re:

(Il ritorno del re, libro sesto, capitolo I: La torre di Cirith Ungol.)

Con un grido Sam balzò attraverso la stanza brandendo Pungolo. L’Orco si voltò rapidamente ma prima che potesse muoversi Sam gli tagliò netto il braccio che reggeva la frusta. Urlando dal dolore e dalla paura, l’Orco tentò un ultimo disperato assalto a testa in avanti. Il colpo di Sam mancò il bersaglio; egli perse l’equilibrio e cadde all’indietro, afferrando l’Orco che gli stava inciampando addosso. Ma prima di riuscire a rialzarsi udì un urlo e un tonfo. Nella sua folle violenza l’Orco era incespicato nella scala e piombato giù nella botola. Sam non si curò più di lui. Corse alla figura accovacciata per terra. Era Frodo.

Era nudo e giaceva come privo di sensi su di un cumulo di luridi cenci: teneva alto il braccio, coprendosi la testa, e sul suo fianco vi era una brutta ferita da frusta.

Curiosità

Rocca di DozzaL’autore ci rivela di aver trascorso parte della sua adolescenza a esplorare il castello di Dozza (BO), per cui ha volutamente inserito alcuni dettagli tipici delle prigioni medievali, come i giorni di detenzione incisi sui muri.

Wu Ming 4, nel suo libro Difendere la Terra di Mezzo, riflette proprio sulla scena rappresentata da Cavini in questa tavola:

Bilbo […] compie l’atto più coraggioso della sua vita – ci viene detto dal narratore – quando avanza da solo nel tunnel dentro la Montagna, sentendo il russare di Smaug laggiù in fondo. La stessa attitudine dimostra Sam quando deve andare a salvare Frodo in cima alla torre di Cirith Ungol. Il coraggio degli Hobbit non implica lo sprezzo della paura, bensì l’andare avanti nonostante la paura. E accettare le conseguenze.

Tolkien si esprime chiaramente sul personaggio di Sam, in una lettera al figlio Christopher, quando ancora non aveva terminato di scrivere Il Signore degli Anelli:

Libro: copertina Lettere 1914-1973Certamente Sam è il personaggio meglio tratteggiato, il successore di Bilbo nel primo libro, il vero hobbit. Frodo non è altrettanto interessante, perché deve essere così nobile, e ha (per così dire) una vocazione. Il libro finirà probab. con Sam. Frodo naturalmente sarà diventato troppo nobilitato e raffinato dalla realizzazione dell’Impresa, e andrà all’Ovest con tutti i grandi personaggi; ma S. si sistemerà nella Contea con giardini e locande. C. Williams che lo sta leggendo tutto dice che il bello è che il nucleo del libro non riguarda lotta, guerra ed eroismo (che pure sono ci sono e vengono rappresentati) ma libertà, pace, vita ordinaria e buoni sentimenti. Tuttavia è d’accordo che proprio queste cose richiedano l’esistenza di un vasto mondo al di fuori della Contea, altrimenti diventerebbero stantie per la consuetudine e si trasformerebbero in monotonia.
(lettera 93, a Christopher Tolkien del 24 dicembre 1944)

E ancora, soffermandosi sull’amore tra Sam e Rosa:

Io penso che il semplice amore “rustico” di Sam e della sua Rosa (mai sviluppato) sia assolutamente essenziale per lo studio del suo personaggio (dell’eroe principale), e per il tema della relazione fra la vita di tutti i giorni (respirare, mangiare, lavorare, procreare) e le ricerche, il sacrificio, le cause, il “desiderio di vedere gli Elfi” e la pura bellezza.
(lettera 131, a Milton Waldman)

LORDS FOR THE RING 2019

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– Leggi l’articolo Lords for the Rings: la Tavola di marzo
– Leggi l’articolo Lords for the Ring 2019: la tavola di febbraio
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– Leggi l’articolo Tolkien a Lucca C&G 2018: AIST e non solo
– Leggi l’articolo Fantastika 2018: Il risveglio del drago
– Leggi l’articolo Fantastika 2018: tra arte e artigianato
– Leggi l’articolo Fantastika, programma del 22 e 23 settembre

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Lords for the Rings: la Tavola di marzo

Lords for the Rings 2019 - Ivan CaviniIl progetto Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar nasce nel 2016 da un’idea di Paolo Barbieri, che ha coinvolto l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e Lucca Comics and Games: da allora il calendario d’arte tolkieniana italiana ha portato nelle case di tutti coloro che hanno scelto di sostenere questa iniziativa le creazioni dei più grandi artisti del fantasy italiano. Paolo Barbieri, Ivan Cavini, Alberto Dal Lago, Edvige Faini, Angelo Montanini, Dany Orizio e Lucio Parrillo: una pluralità di voci, un coro che ha dato una nuova forma alla Terra di Mezzo dopo che l’immaginario dei film di Peter Jackson era divenuto uno standard a cui moltissimi sceglievano di aderire.
La terza edizione del calendario ha segnato una svolta, un ulteriore rinnovamento, proponendo una monografia dedicata all’artista dozzese Ivan Cavini ed una delle novità di quest’anno è stata la preparazione di alcune note sulle illustrazioni realizzate, un dietro le quinte artistico che spiega scelte compositive e contestualizza le scene all’interno del Signore degli Anelli.
Dopo aver registrato, in collaborazione con Radio Gente Nerd, due interviste al pittore in merito alle quattro tavole delle edizioni precedenti (A Casa di Beorn e Io non sono un uomo per il 2017 e Celebrimbor e Sauron forgiano gli anelli del potere e L’arrivo degli Stregoni nella Terra di Mezzo per il 2018), che potete trovare sulla pagina facebook dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, affronteremo il 22 di ogni mese la tavola ad esso dedicata, con le dichiarazioni dell’autore ed ulteriori approfondimenti. Potete già trovare qui l’articolo dedicato all’immagine di gennaio e e qui quello su febbraio.

Marzo, Barbalbero

Barbalbero - Lords for the Ring 2019Merry e Pipino scendono dalle grandi scale scolpite nella roccia da tempo immemore, mentre dietro di loro sta per sopraggiungere la creatura più incredibile che abbiano mai visto.
Merry appare composto e loquace mentre Pipino, al contrario, sembra più spensierato e discolo. Quest’ultimo l’ho rappresentato senza mantello perché a mio avviso l’ha perso quando nella fuga con gli Uruk-hai ha gettato la spilla a terra.
I raggi di sole sono una citazione precisa del libro, mentre i due fiori bianchi rimandano ai due piccoli e delicati Hobbit, persi in una foresta antica e talvolta ostile.

A fornire l’ispirazione per questa tavola è stato il capitolo Barbalbero da Il ritorno del re, in particolare il seguente brano:

Intagliata nella parete rocciosa vi era qualcosa di simile a una scala: probabilmente naturale, causata dal corrodersi e dal fendersi della pietra, essendo rozza e disuguale. In alto, quasi al livello delle cime degli alberi, un ripiano sovrastato da una rupe a picco. Non vi cresceva altro che un po’ d’erba e di gramigna sui bordi, e un vecchio ceppo d’albero con due solitari rami contorti: sembrava quasi l’immagine di un vecchietto nodoso abbagliato dalla luce del mattino.
«Saliamo!», disse Merry pieno d’entusiasmo. «Finalmente una boccata d’aria, e uno sguardo al paesaggio!».
S’inerpicarono su per la parete rocciosa. Se la scala era stata intagliata da qualcuno, questi aveva certamente piedi più grandi e gambe più lunghe di loro. Erano troppo impazienti per meravigliarsi della straordinaria rapidità con cui le piaghe e le ferite della prigionia erano guarite, e il loro vigore era rinato. Giunsero infine all’orlo del ripiano, quasi ai piedi del vecchio ceppo; allora, con un salto, furono su, e sedendosi con le spalle rivolte alla collina, ancora affannati, guardarono verso oriente. Videro che non si erano inoltrati più di tre o quattro miglia nella foresta: le cime degli alberi si allontanavano giù per i pendii sino alla pianura. Ivi, presso i margini del bosco, alte spirali di fumo nero s’innalzavano tremule, e galleggiavano verso di loro.
«Il vento sta cambiando», disse Merry. «Va di nuovo ad est. E qui su fa freddo».
«Sì», rispose Pipino; «temo che questo non sia che un raggio passeggero, e che tutto ridiventerà grigio. Che peccato! Questa vecchia foresta squallida aveva tutt’altro aspetto alla luce del sole. Ho quasi avuto l’impressione che mi piacesse».
«Hai quasi avuto l’impressione che la Foresta ti piacesse! Molto bene! È un modo gentile di parlarne», disse una voce estranea. «Voltatevi, affinché veda i vostri visi. Ho quasi l’impressione che non mi piacciano, ma non voglio essere frettoloso. Voltatevi!». Due grosse mani dalle giunture nodose si posarono sulle loro spalle e li costrinsero dolcemente ma irresistibilmente a girarsi; poi, due lunghe braccia li sollevarono.
I due Hobbit si trovarono a faccia a faccia con l’essere più straordinario che avessero mai visto. Aveva il fisico di un Uomo, quasi di un Troll, alto però più del doppio, molto robusto, con una lunga testa, e quasi senza collo. Sarebbe stato difficile dire se ciò che lo ricopriva fosse una specie di corteccia verde e grigia, o la sua stessa pelle. Comunque, le braccia, a breve distanza dal tronco non erano avvizzite, ma lisce e brune.”

Curiosità

Nel ritrarre Pipino, l’artista ha scelto di dargli il volto del proprio figlio, Andrea.

Il Silmarillion - edizione Bompiani (angoli smussati)Barbalbero è l’essere vivente più antico di tutta la Terra di Mezzo, non solo: è uno dei tre tra i primi Ent creati da Yavanna ad essere ancora in vita all’era in cui si svolgono gli eventi del Signore degli Anelli (assieme a Scorzapelle e Ciuffofoglio). Nel Quenta Silmarillion viene riportata la genesi di queste singolari creature:

«Tutte le cose hanno il loro valore» replicò Yavanna «e ognuna contribuisce al valore delle altre. Ma i kelvar possono fuggire o difendersi, laddove gli olvar che crescono non possono farlo. E tra questi, io ho cari gli alberi. Lenti nella crescita, saranno ratti nella caduta. E, a meno che non paghino uno scotto di frutti sui rami, poco ne sarà rimpianta la morte. Così io la vedo nel mio pensiero. Vorrei che gli alberi potessero parlare a prò di tutte le cose che hanno radici, e punire chi fa loro del male!»
«È uno strano pensiero» osservò Manwë.
«Pure era nel Canto» disse Yavanna. «Perché, mentre tu eri nei cicli e con Ulmo costruivi le nuvole e spandevi le piogge, io sollevavo i rami di grandi alberi per riceverle, e alcuni di essi cantavano le lodi di Ilùvatar tra il vento e la pioggia.»
Allora Manwë restò in silenzio, e il pensiero che Yavanna gli aveva messo nel cuore crebbe e si dischiuse; e fu visto da Ilùvatar. Parve allora a Manwë che il Canto si levasse una volta ancora attorno a lui, e prestò attenzione a molte cose che vi erano e che, sebbene le avesse udite, prima aveva trascurato. E alla fine la Visione fu rinnovata, ma non era più remota, poiché egli stesso era in essa, pur avvedendosi che tutto era retto dalla mano di Ilùvatar; e la mano vi penetrò, e da essa promanarono molte meraviglie che fino a quel momento erano state da lui celate ai cuori degli Ainur.
Poi Manwë si riscosse, ed egli discese da Yavanna su Ezellohar, e le si sedette accanto sotto i Due
Alberi. E disse: «O Kementàri, Eru ha parlato dicendo: “Qualcuno dei Valar suppone dunque che io non abbia udito tutto il Canto, fin l’ultimo suono della minima voce? Mirate! Allorché i Figli si desteranno, anche il pensiero di Yavanna si desterà, e convocherà spiriti da lungi, ed essi andranno tra i kelvar e gli olvar, e alcuni in essi dimoreranno e saranno riveriti e la loro giusta collera temuta.
Per un tempo limitato: finché i Primogeniti saranno in loro potere e i Secondogeniti giovani”. Ma possibile che tu non ricordi, Kementàri, che il tuo pensiero non sempre ha cantato da solo?
Forse che il tuo e il mio pensiero non si sono anch’essi incontrati, sì che noi abbiamo aperto assieme le ali a guisa di grandi uccelli che si alzino al di sopra delle nubi? Anche questo accadrà per volere di Ilùvatar e, prima che i Figli si destino, le Aquile dei Signori dell’Occidente saetteranno con ali simili al vento».
Allora Yavanna fu lieta, e si levò alzando le braccia ai cieli, e disse: «Alti cresceranno gli alberi di Kementàri, tanto che le Aquile del Re vi possano abitare!».
Ma anche Manwë si levò e sembrò drizzarsi a un’altezza tale che la sua voce scese a Yavanna come lungo i sentieri dei venti.
«No,» disse «soltanto gli alberi di Aulë saranno abbastanza alti per questo. Tra i monti, le Aquile abiteranno, e udranno le voci di coloro che ci invocano. Ma nelle foreste s’aggireranno i Pastori degli Alberi.»

LORDS FOR THE RING 2019

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– Leggi l’articolo Tolkien: Maker of Middle-earth, la mostra
– Leggi l’articolo New York, parlano i curatori della mostra

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