Honegger: «Lo Hobbit tra Tolkien e Jackson»

Studiosi: Thomas Honegger (c) TolkiendilIl Festival Fantastika di Dozza (Bologna) si avvicina ed è bene conoscere meglio una delle guest star della manifestazione. Per i nostri lettori, ecco allora in esclusiva un’intervista a Thomas Honegger. Professore presso il dipartimento di Studi Inglesi dell’Università Friedrich Schiller di Jena, in Germania, è uno specialista nel periodo medievale. Tra i suoi interessi, si possono trovare anche le opere di J.R.R. Tolkien, su cui ha ampiamente dedicato studi e pubblicazioni. Nato a Zurigo, ma naturalizzato tedesco, è in realtà un gigante degli studi tolkieniani: è curatore di quasi tutti i volumi della collana Cormarë Series della casa editrice Walking Tree e membro del comitato scientifico di Hither Shore, rivista letteraria della Tolkien Society tedesca. Non si contano i suoi studi e saggi e le sue partecipazioni ai convegni internazionali su Tolkien ed è il “motore” dei convegni annuali su Tolkien dell’università di Jena. Insomma, dopo Tom Shippey e Verlyn Flieger, a buon diritto Honegger è uno dei maggiori studiosi al mondo di Tolkien. È, inoltre, appena divenuto neo-segretario della nascente Tolkien Society svizzera (Seryn Ennor), che ha il suo centro a Jenins, sede del Greisinger Museum, tutto dedicato alla Terra di Mezzo. Il 28 settembre a Fantastika terrà una conferenza dal titolo «I draghi nelle opere di J.R.R Tolkien».

Tolkien Studies: ecco il numero undici (2014)

Sito della West Virginia University PressIl numero 11 è pronto. Testi, immagini, recensioni. Tutto consegnato all’editore. Manca quindi pochissimo per vedere pubblicato il volume 11 della rivista specialistica dei Tolkien Studies. Lo ha annunciato uno dei curatori, David Bratman: «A nome mio e degli altri curatori, Michael DC Drout e Verlyn Flieger, vorrei anticipare i contenuti del volume 11 della rivista Tolkien Studies. Tutti i testi sono ora nelle mani del nostro editore, la West Virginia University Press, e il volume è previsto per essere pubblicato molto presto in copertina rigida e su Project MUSE». E scorrendo i titoli viene già l’acquolina in bocca: ci sono saggi firmati da Drout, Flieger, Garth. Ma anche i titolo possono deliziare molti palati fini. Anche gli amanti delle lingue elfiche saranno interessati ad approfondimenti come quello di Nelson Goering: Lŷg and Leuca: “Elven-Latin”, Archaic Languages and the Philology of Britain. Oppure, il testo di Michael DC Drout E dei suoi colleghi: Tolkien’s Creation of the Impression of Depth.
Tolkien Studies: vol. 9Ma il testo più interessante sembra essere proprio quello di Verlyn Flieger: But What Did He Really Mean?
Alla fine dell’annuncio, Bratman deve però aggiungere una piccola nota stonata. «Nella tavola rotonda sulle riviste tolkieniane durante la manifestazione in PCA / ACA di quest’anno», precisa il curatore, «avevo annunciato che avremmo ristampato un altro saggio accademico di Tolkien tra quelli che si vedono di rado. Abbiamo avuto il permesso della Tolkien Estate, ma i tempi di consegna di un commento al testo si sono rivelati troppi stretti per poterlo inserire nel volume 11 della rivista. Sarà quindi inserito nel volume del prossimo anno». Di che saggio si tratterà? Dovremo tenerci la curiosità per dodici mesi!!! Senza ulteriori indugi, quindi, eccovi la lista dei contenuti del Volume 11 dei Tolkien Studies:

Tradotto in inglese Tolkien e la Filosofia

Convegno Ci abbiamo lavorato tanto, siamo stati ripagati. Se il valore di uno studio si vede anche da quanto si diffonde all’estero, allora, siamo lieti di annunciare la pubblicazione in inglese di Tolkien e la Filosofia, il libro pubblicato dalla casa editrice Marietti nella collana «Tolkien e dintorni», frutto del convegno omonimo organizzato dall’Istituto filosofico di studi tomistici, con la collaborazione dell’Associazione romana studi tolkieniani, a
Modena nel 2010. Già il convengo era stato un successo con un’affluenza di pubblico molto consistente e una sala piena per tutta la giornata, fino all’ultimo intervento (il resoconto della giornata si può leggere qui). Gli atti sono poi divenuti un volume (editrice Marietti, Milano-Genova 2011, 18 euro) che suscitò molto attenzione da parte della critica. Ora la traduzione in inglese, come ciliegina sulla torta.

Verlyn Flieger e WM4 su Tolkien e la Guerra

Radio: L'Autista MoravoSi può leggere Il Signore degli Anelli come una fantasiosa allegoria della Prima Guerra Mondiale? Se lo è chiesto una trasmissione radiofonica di Radio Popolare e, nel programma L’autista moravo, ha intervistato due tra i maggiori studiosi di J.R.R. Tolkien, che rispondono di no, che sarebbe un’ingenua forzatura. Sia Wu Ming 4, scrittore del collettivo bolognese, che Verlyn Flieger, docente emerita alla Università del Maryland, aggiungono che l’esperienza di Tolkien nelle trincee della Somme ha contribuito, eccome, a disegnare i personaggi e le vicende del Signore degli Anelli. Perché dietro le frecce elfiche e le asce dei nani si nasconde una guerra davvero mondiale. L’autista moravo è un progetto crossmediale, promosso da Radio Popolare con la collaborazione di Lapsus, che vuole raccontare la storia della guerra che ha cambiato il ‘900: per il sangue versato e le distruzioni causate, per le eredità politiche, i lasciti linguistici e molto altro. Dopo la Grande Guerra niente sarà più come prima.

Verlyn Flieger a Gorizia: ecco cosa dirà!

Convegno ËStoriaNell’anno del centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale ecco che una delle città italiane più nel conflitto, Gorizia, ospita un grande convegno storico sul fronte dell’Isonzo e sui luoghi della Grande Guerra. “Trincee” è il titolo della manifestazione, che dal 22 al 25 maggio si terrà «èStoria 2014», decima edizione del Festival internazionale della storia: i maggiori studiosi si riuniranno da mezzo mondo per celebrare l’anniversario e perché a Gorizia, quella storia, la storia della Grande Guerra, si è vissuta più che altrove.
Verlyn Flieger al Convegno In questa apoteosi di eventi un piccolo spazio se lo ritaglia anche J.R.R. Tolkien. A dispetto del fatto che lo scrittore inglese non combatté a Gorizia sul fronte italiano, e che inoltre nel 1914 stava ancora finendo l’università, un incontro sarà dedicato alla sua esperienza durante il conflitto. In «Dalla terra di nessuno alla Terra di Mezzo. J.R.R. Tolkien e la Grande Guerra», sabato alle ore 18,30, tra gli altri ne parleranno Sebastiano Fusco con John Garth e Verlyn Flieger. Verlyn Flieger sarà chiamata nel ruolo inedito di storica: la studiosa statunitense non si è mai occupata del Tolkien soldato. Autrice di pietre miliari in questo campo (il suo studio Schegge di Luce è l’unico tradotto in italiano, grazie alla collana “Tolkien e dintorni” della casa editrice Marietti), curatrice di alcune delle opere brevi del Professore di Oxford (On Fairy-stories, Smith of Wootton Major), direttrice e tra i principali artefici della rivista specialistica “Tolkien Studies”, attivissima scrittrice, Libro: studiosa (un suo saggio è tradotto qui nel nostro sito) e conferenziera, ospitata più volte nei nostri Tolkien Seminar, saprà comunque essere all’altezza di un tema che non ha mai affrontato. Nel libro Tolkien e la Grande Guerra, scritto da John Garth, nella collana “Tolkien e dintorni” della casa editrice Marietti e tradotto dall’Istituto filosofico di studi tomistici di Modena e dall’Associazione romana studi tolkieniani, sono rivelati l’orrore e l’eroismo che lo scrittore inglese ha realmente vissuto come ufficiale durante nella Battaglia della Somme, combattuta nella Francia settentrionale tra le truppe anglo-francesi e quelle tedesche del Kaiser Guglielmo II. Purtroppo molti dei nostri lettori non potranno raggiungere Gorizia per ascoltare la conferenza. Così, abbiamo ricevuto il permesso di Verlyn Flieger di pubblicare la traduzione di un lungo estratto di quel che dirà.

Tolkien va in trincea: Flieger e Garth in Italia

Convegno ËStoriaNell’anno del centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale ecco che una delle città italiane più nel conflitto, Gorizia, ospita un grande convegno storico sul fronte dell’Isonzo e sui luoghi della Grande Guerra. “Trincee” è il titolo della manifestazione, che per quattro giorni animerà la città con oltre 100 eventi tra convegni, presentazioni, dialoghi, mostre, proiezioni di film, laboratori e altre iniziative. Al suo interno, dal 22 al 25 maggio si terrà «èStoria 2014», decima edizione del Festival internazionale della storia: i maggiori studiosi si riuniranno da mezzo mondo per celebrare l’anniversario e raccontare, descrivere, analizzare la partenza per il fronte dei primi Goriziani chiamati alle armi nelle fila dell’imperial-regio esercito austro-ungarico. Il festival è ideato da Adriano Ossola per evidenziare il legame con il territorio, perché a Gorizia, quella storia, la storia della Grande Guerra, si è vissuta più che altrove.

Pubblicato il numero 16 della rivista Endóre

rivista orizzontaleCon immutato piacere, siamo lieti di annunciare l’uscita del numero sedici di Endóre, la rivista della Terra di Mezzo diretta da Franco Manni che, in una forma o nell’altra, da più di 20 anni  mantiene accesa la fiaccola degli studi tolkieniani in Italia. Endóre esce una volta all’anno, è passata dal formato cartaceo a quello online dal numero 11. Contiene tutto quello che vorreste sapere sull’autore del Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien: recensioni, articoli, giochi, fan fiction e una bibliografia particolarmente curata e aggiornata. Ancora una volta abbiamo la possibilità di gustarci il consueto mescolarsi di articoli leggeri e saggi approfonditi (e anche qualche saggio allo stesso tempo leggero e approfondito!) e segnaliamo con orgoglio la presenza tra gli autori di alcuni nostri soci, come la presenza di resoconti delle nostre attività del Gruppo di Studio su Tolkien, con il Call for Papers per Tolkien e i classici, il resoconto di un anno di convegni e seminari in Europa e Stati Uniti. Segnaliamo poi, una recensione dell’edizione inglese della La Falce Spezzata per la casa editrice Walking Tree, redatta niente meno che da Tom Shippey (dopo quella di Verlyn Flieger sul numero quattordici).
Copertina-Endore_16Quest’anno il piatto è particolamente ricco e a farla da padrone è proprio il buon Tom. Oltre alla recensione sopra citata, sono presenti infatti altri due saggi a suo nome, entrambi tratti dalla sua antologia Roots and Branches, volume pubblicato dalla casa editrice Walking Tree nel 2007: Fighting the Long Defeat si occupa dell’importanza che la filologia, cioè la scienza di cui Tolkien era esperto, ebbe nella sua vita e nelle sue opere; Heroes and Heroism (Tolkien’s Problems, Tolkien’ Solutions) è incentrata sull’idea che, persino mentre scriveva Il Signore degli Anelli e riscriveva Il Silmarillion e molto altro ancora, Tolkien non cessava mai di pensare al proprio lavoro accademico e di come affrontarne i problemi.
Ci sarebbero da raccontare molte altre cose del nuovo numero della rivista, ma lasciamo ai lettori la scoperta di tutte le altre chicche presenti. Ve ne diamo solo un assaggio con l’indice:

L’origine degli Hobbit? È nelle fate vittoriane!

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Libro: Dimitra Fimi è tra i più promettenti giovani studiosi delle opere di J.R.R. Tolkien. Non è un caso che il libro che qui recensiamo, Tolkien, Race and Cultural History. From fairies to Hobbits, nel 2010 sia giunta prima nella sezione saggistica dei Mythopoeic Fantasy Award, i prestigiosi premi della Mythopoeic Society, la Società tolkieniana negli Usa. Docente di inglese in Galles, presso la Cardiff Metropolitan University, Fimi è greca d’origine, ma da anni vive in Gran Bretagna. La giovane studiosa non solo insegna e fa ricerche su molti autori di letteratura fantastica di età vittoriana ed eduardiana, ma ha inaugurato da qualche anno corsi on line molto frequentati. Fimi ha anche collaborato alla stesura dell’ultimo lavoro del gruppo di studio dell’Associazione romana studi Tolkieniani e dell’Istituto filosofico di studi tomistici, C’era una volta… Lo Hobbit – Alle origini del Signore degli Anelli, pubblicato dalla casa editrice Marietti (pp. 312, 20 euro). «Il libro è iniziato come mia tesi di dottorato», spiega Dimitra Fimi all’ArsT, «Per tre anni ho letto in maniera frenetica tutta l’esteso legendarium di Tolkien, prendendo moltissime note. Ho avuto la fortuna di studiare i manoscritti dello scrittore alla Marquette University e nella magnifica Bodleian Library di Oxford. Ho anche trascorso lungo tempo nelle ricerche sul contesto intellettuale e culturale dell’opera di Tolkien». Ci può dire una cosa che l’ha piacevolmente sorpresa durante le sue ricerche? «Essendo greca, mi sono commessa nel vedere l’uso che Tolkien fa della mia lingua: il termine “eucatastrofe”, l'”ecumene” per indicare la Terra di Mezzo. Ma la mia parola preferita è “mitopoiesi”, una parola che è diventata parte del vocabolario standard di molti studiosi quando si studia la fantasia e il fantastico in letteratura, da William Blake a Harry Potter». Un augurio ai lettori del nostro sito? «Quello che mi auguro che il mio libro possa incoraggiare nuovi studiosi a guardare in modo serio al legendarium di Tolkien (e non solo Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli). Leggere la History of Middle-earth è un’impresa scoraggiante, ma alla fine è così gratificante per la conoscenza di Tolkien, i suoi brillanti momenti d’ispirazione e la creatività espressa. C’è
ancora tanto da dire sul grande progetto mitologico dello scrittore inglese, specialmente alla luce delle sempre nuove pubblicazioni dei suoi lavori in campo accademico e linguistico».

“Soli verdi” di Verlyn Flieger: ecco la recensione

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Nuovo libro Verlyn FliegerMolti lettori ci hanno scritto chiedendoci informazioni più dettagliate sugli scritti di Verlyn Flieger. Ecco la recensione al suo ultimo libro, l’antologia che raccoglie i saggi degli ultimi 30 anni. Scritta da Douglas C. Kane, è apparsa su Mythprint n.49, nel luglio 2012, la rivista della Mythopoeic Society. La Traduzione è curata da Erin, che ringraziamo cordialmente. Buona lettura:
La pubblicazione dell’ultimo libro di Verlyn Flieger “Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien” è un importante pietra miliare nel settore degli studi su Tolkien. Ho esitato a chiamarlo il libro più importante della Flieger, dopo tutto, ognuno dei suoi precedenti 3 libri sullo stesso argomento sono una lettura essenziale per chiunque sia interessato ad aumentare la comprensione del lavoro di Tolkien, ed il suo primo libro, Splintered Light (Schegge di luce), ha letteralmente rivoluzionato il settore. Tuttavia, Green Suns è certamente il lavoro più personale della Flieger, in quanto documenta lo sviluppo della sua lunga riflessione sul corpus di Tolkien, riflessione avvenuta nel corso di più di 30 anni. Questo lo rende, di per sé, un lavoro importante. Ciononostante, la maggior parte dei saggi contenuti in questo libro, sono stati pubblicati precedentemente ed in circostanze diverse. La domanda che mi è sorta quando, per la prima volta, ho sentito parlare di questo libro in attesa di pubblicazione era se il risultato sarebbe stato una serie di pezzi sconnessi o se, riportarli insieme, avrebbe creato un tutt’uno coerente. Sono lieto di comunicare che, in tal senso, il libro ha superato tutte le mie aspettative. Praticamente tutti i saggi (molti dei quali da me letti in precedenza) prendono un nuovo significato quando vengono considerati insieme ai loro vicini e nel contesto del tema principale del libro; come i singoli fiori che, già graziosi presi singolarmente, assumono nuovi e più profondi aspetti quando diventano parte di un giardino ben curato ed elegantemente coreografico. Verlyn FliegerIl tema prevalente è basato sui due termini che formano il titolo del libro – “Green Suns” e “Faerie” – entrambi sono stati presi dal saggio di Tolkien Sulle Fiabe (On Fairy-stories). Molti autori hanno descritto con successo il loro lavoro, come fatto anche da Tolkien in questo saggio (intende nel saggio On Fairy-Stories, N.d.T.) , e nessuno ha fatto un lavoro migliore della Flieger nell’interpretare ed espandere quella autoriflessione. Ciascuno dei saggi, in questo libro,
contribuisce in diversi modi alla comprensione del successo unico di Tolkien nel creare un mondo secondario fattibile e convincente che continua ad avere rilevanza nel mondo reale del ventunesimo secolo.

Ecco come Christopher pubblicò il Silmarillion

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Libro: Arda ReconstructedTalvolta anche un outsider fa meglio degli esperti. Douglas C. Kane è un avvocato statunitense specializzato nelle discriminazioni e i casi di molestie sul lavoro. Ma è anche un appassionato di J.R.R. Tolkien e delle sue opere da oltre trent’anni, ha fondato e gestisce il forum The hall of fire. Il suo primo libro, Arda Reconstructed: The Creation of the Published Silmarillion, è stato pubblicato dalla Lehigh University Press nel 2009, ed è stato inserito nel 2010 e nel 2011 nella cinquina dei finalisti della sezione saggistica dei Mythopoeic Fantasy Award, i prestigiosi premi della Mythopoeic Society, la Società tolkieniana negli Usa. Un’edizione tascabile è stata pubblicata quest’anno. Nella sua casa di Santa Cruz, in California, Kane si è letto Il Silmarillion, probabilmente un migliaio di volte. Tanto deve essere servito per analizzarlo e capire come si è arrivati alla sua pubblicazione. Proponiamo una recensione del libro firmata da Claudio Testi, riportando prima le parole di Christopher Tolkien nell’introduzione al Silmarillion: «… Mi è risultato evidente che lo sforzo inteso a presentare, in un unico volume, materiali così disparati – di offrire Il Silmarillion quale è in realtà, un atto di creazione continua, la cui evoluzione è durata oltre mezzo secolo — non avrebbe che ingenerato confusione, obnubilando quanto vi è di essenziale. Ragion per cui mi sono accinto a elaborare un testo unico, scegliendo e ordinando i materiali in modo tale da attribuire loro l’aspetto di una narrazione più coerente e priva di contraddizioni…». E poi ancora: «Il lettore non si aspetti di trovare un’assoluta coerenza (né nell’ambito del Silmarillion stesso, né tra questo e altri scritti di mio padre dati alle stampe), che del resto potrebbe essere raggiunta, semmai, soltanto a prezzo assai caro e oltretutto inutile». Christopher, quindi, era stato molto onesto fin dall’inizio circa la natura del testo. Secondo Verlyn Flieger, il libro di Kane affianca la History: mentre il secondo «ricostruisce quale versione fosse intesa risalire a quale tradizione», il primo «disseziona la storia estremamente complicata delle scritture e riscritture dell’evento da parte di Tolkien».

Università: è pronto l’autunno del Mythgard

Mythgard InstituteAnche se è agosto c’è già chi si organizza per studiare J.R.R. Tolkien. Nuove opportunità sono all’orizzonte per gli appassionati, che avranno l’opportunità di approfondire ancor di più le opere del professore di Oxford. Torna il Mythgard Institute, con i suoi corsi telematici tenuti da professori universitari e dagli studiosi più importanti degli studi tolkieniani. Dopo un rodaggio di due anni e con sei sessioni di corsi alle spalle, l’istituto si prapara a fare le cose in grande per il prossimo anno accademico.

Premio a Verlyn Flieger: diario della Mythcon 44

Verlyn Flieger e la Mythcon 44Si è conclusa nel migliore dei modi la 44esima edizione della Mythcon, la conferenza annuale della Mythopoeic Society, (la Tolkien Society negli Usa) che si svolge solitamente in campus universitario a fine luglio o inizio agosto. Quest’anno come annunciato qui e qui, si è svolta nel Michigan, presso la Michigan State University. Ogni conferenza è costruito attorno a un tema legato agli studi sugli Inklings o alla letteratura fantastica. Ogni anno sono ospiti d’onore un autore e uno studioso di questi argomenti. Conferenze, tavole rotonde, reading, spettacoli teatrali, una mostra d’arte, un mercatino di libri e oggetti vari, e altre attività riempiono i quattro giorni di manifestazione. Uno degli eventi clou è il banchetto, la cena ufficiale che si svolge l’ultima sera, dopo la quale vengono premiati i vincitori dei Mythopoeic Award. Vogliamo, però, partire subito dalla notizia più attesa: Verlyn Flieger ha vinto il premio della critica! Verlyn ottiene così il suo terzo riconoscimento per uno studio dedicato a Tolkien. Abbiamo parlato qui dell’antologia dei suoi saggi Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien. Per festeggiarla, presentiamo un piccolo reportage della Mythcon scritto da Chris F. Cooper: un noto autore di storie a fumetti per la casa Marvel (qui la sua produzione), affetto dalla sindrome delle gambe senza riposo, a causa del morso di insetto patogeno in Sud America.

Tra studio e goliardia si apre la Mythcon 44

Mythcon: Dana Glyer e James OwenTutto pronto per la Mythcon 44, il più grande convegno statunitense dedicato a Tolkien e agli Inklings. La manifestazione annuale della Tolkien Society in Usa, cioè la Mythopoeic Society, quest’anno si terrà dal 12 al 15 luglio 2013 alla Michigan State University, a East Lansing, in Michigan naturalmente.
Gli ospiti d’onore saranno Franny Billingsley, scrittrice di romanzi fantasy e libri per bambini (vincitrice del Mythopoeic Fantasy Award nel 2000) e Douglas A. Anderson, è uno studioso sui temi della fantasia e della letteratura medievale, specializzato nell’analisi testuale delle opere di Tolkien. Ha vinto due volte il Award for Inklings Studies: nel 1990 per Lo Hobbit Annotato, e nel 1994 per il suo lavoro con Wayne G. Hammond, JRR Tolkien: A Bibliography. Logo Mythcon 44Il tema di questa edizione del convegno sarà Verde e coltivazione: la terra e i suoi abitanti nel Fantasy. Il programma prevede numerose conferenze, diverse delle quali di ambito prettamente tolkieniano. Tra gli studiosi già confermati ci sono David Bratman, Jason Fisher, il duo Wayne Hammond e Christina Scull, quasi tutto lo staff di Vinyar Tengwar: Carl Hostetter, Arden Smith e Chris Gilson. L’accesso al convegno è a pagamento (95 dollari per i non associati, gratis per i minori di 12 anni). Maggiori informazioni si possono trovare andando nella sezione dedicata del sito della società statunitense.

La Tolkien Estate cede a una studiosa gallese

Bodleian LibraryUna cosa più unica che rara, tanto da far notizia. Come detto in più occasioni, non tutti i manoscritti di J.R.R. Tolkien sono accessibili. Esiste una sezione riservata di quelli contenuti alla Bodleian Library che conserva le carte private della vita dello scrittore. Gli eredi, in primis Priscilla e Christopher, unici figli ancora in vita di Tolkien, non concedono l’accesso a nessuno, nemmeno dagli studiosi, se non in casi veramente eccezionali e per argomenti molto specifici. Gli ultimi accademici che avevano avuto accesso erano stati Michael D.C. Drout e Verlyn Flieger, entrambi per questioni legate alla pubblicazione delle edizioni critiche di opere di Tolkien: i saggi Beowulf: i mostri e i critici e Sulle Fiabe. Ebbene, da questo discorso si può intuire come faccia notizia ogni studioso che riesca a ottenere il permesso di vedere i manoscritti privati di Tolkien. Ed è proprio questo il caso.

Ecco i Tolkien Studies 10: c’è un saggio italiano

Sito della West Virginia University PressMentre Michael D.C. Drout e Verlyn Flieger sono attualmente al congresso internazionale di Kalamazoo, dove gli interventi su J.R.R. Tolkien costituiscono una parte importante, come scritto in precedenza, chi è rimasto a casa, David Bratman, ha concluso il suo impegno per gli studi tolkieniani. È infatti di prossima uscita il decimo volume dei Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review. I tre studiosi ne sono i curatori e i loro nomi bastano per rendersi conto che siamo di fronte a un prodotto di alto profilo. Dei primi due studiosi abbiamo parlato spesso: Flieger è l’autrice di Schegge di Luce, Question of Time, Interrupted Music, del recente Green Suns and Faërie e curatrice dell’edizione critica di Fabbro di Wootton major e del saggio Sulle Fiabe di Tolkien ; Drout è curatore della Tolkien Encyclopedia e curatore dell’edizione critica di Beowulf and the Critics di Tolkien. Bratman, che ha da poco sostituito Douglas A. Anderson, è un consulente bibliotecario, membro della Mythopoeic Society (la società tolkieniana negli Usa) per cui è stato redattore della rivista Mythprint. Nei Tolkien Studies, da molti anni si occupa della sezione bibliografica e delle recensioni.

Tolkien al Kalamazoo: un programma da urlo

Conferenza al KalamazooAnche se lontani, a volte non si può non parlare di certi eventi. È finalmente stato diffuso il programma dell’International Congress on Medieval Studies, che si svolgerà dal 9 al 12 Maggio 2013. L’incontro riunisce oltre tremila studiosi interessati agli Studi Medievali: è suddiviso in oltre 600 sessioni di lavoro, 3000 tra conferenze, tavole rotonde, workshop e spettacoli. Al suo interno, si svolgerà il Tolkien at Kalamazoo, la sezione dedicata a Tolkien. Si potrebbe definire l’apoteosi dell’appassionato di Tolkien negli Usa: praticamente 6 sessioni di conferenze, 2 sessioni sull’influenza sugli scrittori successivi, un conferenza filologica, due spettacoli, un dramma recitato e anche un incontro commerciale, tutti dedicati a J.R.R. Tolkien… In totale, sono oltre 30 conferenze e altri 8 momenti di riflessione: si rischia l’overdose!!! Il Congresso tradizionalmente presenta due conferenze plenarie, un concerto e una serata danzante.

Verlyn FliegerDa segnalare, tra tutte le cose interessantissime da seguire, una sessione in onore di Verlyn Flieger, in cui alcune delle sue opere saranno analizzate e, si spera, sviluppate ulteriormente: su tutte, la teoria della luce e il volume Schegge di luce (pubblicato anche in italiano da Marietti 1820). Verrà anche presentato il The Tolkien Scholarship Project: Robin Anne Reid dell’università di Texas A&M parlerà della sua intenzione di dimostrare tramite la linguistica come la narrativa e la poesia contenuta nel Signore degli Anelli e il resto del Legendarium di Tolkien non sono un brutto esempio di letteratura modernista (come sostenuto da molti critici come Harold Bloom), eccellenti testi postmoderni, che suscitano anche il rispetto degli studiosi di testi come Beowulf e altri testi medievali. Ne è una continuazione ideale la relazione Théoden, come risposta di Tolkien all’ofermod di Beorhtnoth (The Eorl That Could Have Been: Theoden as Tolkien’s Answer to Beorhtnoth’s ofermod).

Conferenza al KalamazooTra le altre sessioni, Arte e musiche de Lo Hobbit, Tolkien studioso medievale, Tolkien and Alterity: In Honor of Jane Chance, le due sessioni sui Racconti dopo Tolkien: il medievalismo e la letteratura Fantasy del ventunesimo secolo, in cui si parlerà anche di autori molti noti come George R. R. Martin, Terry Pratchett e Catherine Fisher. Curiosa tutta la sessione dedicata al “Tolkien eccentrico”, organizzate dalla Society for the Study of Homosexuality in the Middle Ages. Si può concludere segnalando Women in Tolkien’s Professional Life, sessione che schiera i pezzi grossi dei Tolkien Studies, John D. Rateliff con The Missing Women: J. R. R. Tolkien’s Lifelong Support for Women’s Higher Education, e soprattutto Douglas A. Anderson con l’importante studio “Professor d’
Ardenne of Liège has arrived to harrass me with philological work”: Simonne d’Ardenne as Student, Collaborator, Translator, and Friend of J. R. R. Tolkien
. Per maggiori informazioni si può visitare il sito ufficiale del 48° Congresso Internazionale di Studi Medievali.
Pubblico e libreria al Kalamazoo

Ecco il programma completo in inglese, che si può scaricare anche qui:

Sabato in libreria a Roma C’era una volta Lo Hobbit

Libreria Non capita tutti i giorni di avere una guida, una panoramica su un mondo immaginario e su tutte le sue vicende. Soprattutto con un autore come J.R.R. Tolkien, se non si è specialisti e si sono letti tutti i suoi libri si può essere facile preda dei tanti “esperti” che sullo scrittore e le sue opere dicono di tutto, spacciando per sue in modo strumentale le proprie opinioni sul mondo. Ecco perché risulta preziosa l’occasione di ascoltare gli studiosi che si occupano di Tolkien in maniera accademica e che hanno già ottenuto in Italia e all’estero molti riconoscimenti in termini di collaborazioni, conferenze, libri, studi e saggi. Una di queste rare occasioni avverrà sabato 26 gennaio 2013, quando alle 18 si potràpartecipare alla presentazione del libro C’era una volta lo Hobbit, nell’accogliente bistrot della libreria Tra le Righe di viale Gorizia 29, a Roma.

I saggi dell’Arst: Mito e verità in Tolkien di Verlyn Flieger

Verlyn FliegerLeggere i nostri libri preferiti più di una volta serve a conoscerli meglio e a rifletterci sopra. Leggere libri su i nostri libri preferiti ci aiuta a capire sottigliezze che possono sfuggire e a riflettere insieme a studiosi che conoscono bene l’autore. Ma anche dopo anni di letture, qualcosa sfugge. Finché non giunge un saggio a rivelarci una nuova sfumatura. E, soprattutto, a smentire teorie poco fondate. Questo è l’effetto del saggio di Verlyn Flieger che vi proponiamo. È la conferenza tenuta durante il Tolkien Seminar svoltosi a Modena il 25 novembre 2011 curato dall’Istituto filosofico di studi Tomistici e dall’Associazione romana studi Tolkieniani.

Un anno di eventi nel nome di Tolkien

CalendarioSarà il film di Peter Jackson, saranno le congiunzioni astrali particolarmente favorevoli, ma mai come quest’anno gli appassionati di J.R.R. Tolkien hanno l’imbarazzo della scelta. È tutto un fiorire di convegni, conferenze, manifestazioni, pubblicazioni, presentazioni, nuovi libri, gadget, giochi, videogiochi, abiti, anelli, vestiti, … insomma, tutto quel che anche lontanamente potrebbe essere associato al Professore di Oxford! Sembra proprio che il 2012 sia l’anno di Tolkien. La bella novità è che in mezzo alle mille iniziative ce ne sono molte di qualità, degne di essere segnalate per tempo, in modo da permettere, se si vuole, l’organizzazione di una vacanza tolkieniana. Passiamo allora in rassegna l’anno che verrà, con i principali convegni già annunciati.

Pubblicato Endóre numero 14

Copertina Endòre n. 14: Con immutato piacere, siamo lieti di annunciare l’uscita del numero quattordici di Endóre, la rivista della Terra di Mezzo diretta da Franco Manni che, in una forma o nell’altra, da ormai 18 anni (ma sono quasi 20 se si calcola il lavoro precedente!) mantiene accesa la fiaccola tolkieniana in Italia. Endòre esce una volta all’anno, è passata dal in formato cartaceo a quello online, dal numero 11. Contiene tutto quello che vorreste sapere sull’autore del Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien: recensioni, articoli, giochi, fan fiction e una bibliografia particolarmente curata e aggiornata. Ancora una volta abbiamo la possibilità di gustarci il consueto mescolarsi di articoli giocosi e saggi approfonditi (e anche qualche saggio allo stesso tempo giocoso e approfondito) e segnaliamo con orgoglio la presenza tra gli autori di alcuni nostri soci, come la presenza di resoconti delle nostre attività del Gruppo di Studio su Tolkien e del Tolkien Seminar di Modena, una recensione dell’edizione inglese della La Falce Spezzata per la casa editrice Walking Tree, redatta niente meno che da Verlyn Flieger e il Call for Papers per “The Return of the Ring” che si terrà alla Loughborough University in Inghilterra dal 16 al 20 agosto. Ve ne diamo un assaggio con l’indice:

Verlyn Flieger: «J.R.R. Tolkien, autore che ha anticipato i tempi»

Locandina Tolkien SeminarTra pochi giorni, dal 25 al 26 novembre 2011 si terrà a Modena il primo dei Tolkien Seminar italiani, organizzato dall’Istituto filosofico di studi tomistici e dalla nostra Associazione, con il patrocinio della Tolkien Society inglese e della Provincia di Modena. Sarà anche l’occasione di un confronto diretto all’interno del Gruppo di studio sullo Hobbit con chi analizza e insegna negli Usa le opere del Professore di Oxford. Il momento pubblico del seminario si svolgerà venerdì 25 novembre, nella sede della Camera di Commercio di Modena (via Ganaceto, 134). Alle ore 21, a ingresso libero, sarà possibile ascoltare Verlyn Flieger e Giovanni Maddalena nella conferenza Mito e verità: la narrazione tra realtà e mistero. In vista del seminario, abbiamo già pubblicato un intervento del professor Maddalena. Ora, in esclusiva, pubblichiamo un’intervista alla professoressa americana, considerata la maggiore studiosa di Tolkien a livello mondiale insieme a Tom Shippey. Ha infatti curato Sulle Fiabe e Il fabbro di Wootton Major, dirige la rivista accademica Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review, ha vinto ben due Mythopoeic Award per i suoi studi e in questi mesi sta dando alle stampe una raccolta di suoi saggi (Green Suns and Faerie, ne abbiamo parlato qui) e il suo secondo romanzo, The Inn at Corbies’ Caww.

1) Come si è interessata alle opere di Tolkien? Quando ha letto per la prima volta Il Signore degli Anelli?
«Mi sono sempre piaciuti il mito e le fiabe, fin da quando ho imparato a leggere. Sono cresciuta con le storie di Re Artù, Robin Hood, Giasone e gli Argonauti, la Bella e la Bestia e Jack e la pianta di fagioli. Nell’inverno 1956-57 mi prestarono Il Signore degli Anelli da un mio collega delle Biblioteca Folger Shakespeare a Washington. Avevo appena finito un corso in traduzione del Beowulf e riconobbi subito i riferimenti anglosassoni e arturiani nel romanzo. Rimasi impressionata dalla cultura di Tolkien, specialmente perché all’epoca non sapevo che fosse un professore e uno studioso. Non sapevo nemmeno come pronunciare il suo nome».

2) Sono tanti anni che include Tolkien nei suoi corsi all’Università del Maryland. Qual è ora la sua idea sull’insegnamento delle opere di Tolkien?
Verlyn Flieger«È difficile rispondere. Più insegno Tolkien e più diviene complicato insegnarlo. La sua opera è al tempo stesso
medievale, moderna e post-moderna; combina aspetti di epica, romance, fiaba e tragedia. È insieme profondamente ispirata e profondamente pessimista. C’è molto da insegnare agli studenti di scuola inferiore, superiore e anche all’università, soprattutto ora che è passata la moda legata ai film di Peter Jackson. Penso sia importante vedere Tolkien nel contesto culturale del suo secolo, per ricordare che quella dello scrittore è la generazione sopravvissuta alla Prima Guerra Mondiale. William Morris, Lord Dunsany e George MacDonald possono anche essere state le sue influenze più immediate, mai i suoi pari sono Ernest Hemingway, Siegfried Sassoon, Robert Graves, T.S. Eliot e Ezra Pound. Tolkien non avrebbe potuto fare quel che ha fatto con Frodo se se non fosse passato attraverso l’esperienza della guerra».

3) Tolkien, quindi, merita di essere inserito nei corsi universitari con gli altri grandi scrittori inglesi come Chaucer, Shakespeare e Milton?
«Assolutamente sì. Tolkien è uno dei grandi scrittori della letteratura inglese ed è rappresentativo della sua epoca come Shakespeare, Chaucer e Milton lo furono della loro».

4) Cosa insegna di Tolkien nei suoi corsi all’università?
«Ho iniziato nel 1974 circa, includendolo in un corso sulla letteratura fantastica (l’argomento era come Il Signore degli Anelli veniva letto negli anni Sessanta e Settanta), ma ho subito realizzato come Tolkien fosse realmente un medievista, con connessioni alle prime opere inglesi come Beowulf e tarde opere medievali come la Morte D’Arthur di Malory. Volevo allora mostrare come lo scrittore non avesse soltanto scritto racconti di letteratura fantastica, ma opere immerse in profondità nella più durevole letteratura inglese. E non era sufficiente conoscere sommariamente le opere medievale, ma gli studenti doveva leggersele molto bene per comprendere la tradizione cui Tolkien faceva riferimento».

5) Lei ha curato la nuova edizione del saggio Sulle Fiabe. Perché pensa che questo saggio sia così centrale per comprendere Tolkien? E che impatto ha avuto sulla critica che studia il mito e la letteratura fantastica?
Verlyn Flieger al Convegno "Tolkien e la Filosofia"«Il saggio Sulle Fiabe è la discussione migliore e più completa che conosca su cosa siano il mito e le fiabe, a cosa servano e perché siamo perennemente popolari. Esplorando queste tematiche Tolkien stava al tempo stesso sviluppando la sua teoria della sub-creazione, su come rendere credibile il Mondo Secondario. Leggendolo, così, questo saggio offre anche uno sguardo al pensiero di Tolkien sulle sue opere. Lo scrisse nel 1938, subito dopo la pubblicazione dello Hobbit, ed è chiaro che stava già trovando gli errori commessi in quel libro e ragionando su come correggerli nel suo “nuovo Hobbit”, che poi diverrà Il Signore degli Anelli. Nel complesso, il saggio è divenuto il testo di riferimento per la critica sulla letteratura fantastica e sulla sua scrittura. È lo stesso per l’altro suo saggio famoso su Beowulf e i mostri; si può non essere d’accordo con quel che c’è scritto, ma non lo si può ignorare. Quel testo ha cambiato il volto della critica, rendendola meno tassonomica come era stata con Vladimir Propp, e più teoretica. Sfortunatamente, dopo Tolkien, gli scrittori di fantasy hanno troppo spesso seguito la lettera e non lo spirito di quel che aveva scritto. Questi hanno solo enfatizzato gli aspetti superficiali di un Mondo Secondario – per esempio, i draghi o la magia, senza un approfondimento “storico”. Quando Tolkien scrisse Sulle Fiabe e iniziò Il Signore degli Anelli, stava già lavorando sulla mitologia del Silmarillion da oltre
vent’anni. Aveva tutto quello sfondo da cui attingere».

6) La sua area specialistica di studio è la mitologia comparata. In cosa questa disciplina può aiutare nello studio delle opere di Tolkien?
Illustrazione di Georgij Adamovič Stronk - Kullervo«Tolkien stesso fu uno studioso di miti comparati vedendo i profondi legami che uniscono tutte le mitologie, le verità universali che esprimono sulla condizione dell’uomo, e colse anche le distinzioni culturali che rendono ogni mito unico per la società che lo genera. Tolkien amava il Kalevala, la mitologia del popolo finnico, perché era così diverso dai più familiari miti europei con cui era cresciuto. Il suo più grande eroe epico, Túrin Turambar, ha aspetti del Sigurd uccisore di draghi del mito nordico/islandese, l’assenza di auto-conoscienza dell’Edipo di Euripide, ma è stato modellato essenzialmente sulla tragedia dello “sfortunato Kullervo” del mito finnico».

7) Con Splintered Light (Schegge di Luce, Marietti 2006) e A question of time lei ha evidenziato l’importanza centrale delle tematiche legate alla “luce” e al “tempo” in Tolkien. Pensa che ci siano altri temi centrali nelle sue opere?
"Schegge di luce" di Verlyn Flieger«Sì, un tema importantissimo è quello della “morte”, più evidente nel Simarillion che nel Signore degli Anelli, ma presente anche lì. Una delle più belle poesie è il lamento allitterativo per i guerrieri caduti nella battaglia dei Campi del Pelennor. La “possessività” è un altro tema, il desiderio di tenere per sé qualcosa. L’elemento centrale della trama nel Signore degli Anelli è la necessità di lasciar andare le cose a cui si è legati: Pipino si disfa persino della sua spilla, Sam sacrifica i suoi utensili per cucinare, ma quando viene il momento, Frodo non riesce ad abbandonare l’Unico Anello, e questo causa la sua caduta e la sua tragedia. Questo ci porta al tema a esso legato, quello della “perdita”. Molto di ciò che c’è di bello e meraviglioso della Terra-di-mezzo svanirà per sempre».

8 ) Nel suo saggio Tolkien On Fairy-Stories lei e l’altro autore Douglas A. Anderson scrivete che l’analisi che Tolkien fa dei racconti di fate «anticipa il pensiero modernista e post-modernista della sua epoca e quello successivo» (pag. 20). Può spiegarci cosa intendete?
«Posso comparare Il Signore degli Anelli alla Terra Desolata di T.S. Eliot, un classico della letteratura modernista, in quanto entrambi descrivono un mondo frammentato, un mondo in decadenza, afflitto dalla guerra e incerto sulle sue verità. Quando Aragorn dice a Éomer: “Bene e male non sono cambiate
rispetto al passato”, Tolkien sta parlando del e al suo secolo travagliato, che non era per nulla sicuro di esser nel giusto. È proprio quel che stava facendo Eliot. Tolkien è uno scrittore post-modernista in quanto il suo testo interroga sé stesso, parla di sé, è conscio di sé stesso come testo. Nella scena tra Sam e Frodo sulle scale di Cirith Ungol, Sam si domanda in che tipo di storia si trovano, e come la gente in una storia reagisce diversamente dalla gente che la ascolta. Egli vuole essere in “un grande librone con lettere rosse e nere”. Quando Frodo dice, “Perché Sam, ascoltarti mi rende allegro come se la storia fosse già scritta”, il lettore realizza che il racconto è già scritto, lo sta tenendo in mano in quel momento e che Sam non lo sa. Questa è la quintessenza del post-moderno. Non ci può avere più meta-narrazione di questa».

9) Quale è stata, secondo lei, l’influenza di Tolkien sulla letteratura fantastica nel suo complesso?
«Tolkien ha permesso di far considerare seriamente la fantasy. Se Tolkien non avesse scritto Il Signore degli Anelli, George Lucas non avrebbe potuto produrre Guerre Stellari. Il suo impatto è stato enorme, e non ha generato il genere Fantasy più di quanto non ne sia un’espressione. Gli scrittori che si sono ispirati a lui, sono per lo più semplici imitatori, che hanno replicato gli elementi superficiali delle sue opere – un piccolo eroe o un anti-eroe, una quest, un oggetto magico, una mappa con luoghi esotici, alcune parole in corsivo per rappresentare un’altra lingua. Ciò che non hanno saputo riprodurre è l’umanità di Tolkien, il suo senso profondo che ci si trova in un mondo caduto, con le gioie e dolori che segnano le caratteristiche della sua Terra-di-mezzo».

Nuovo libro Verlyn Flieger10) Quando verrà pubblicata la sua nuova antologia di saggi, intitolata Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien? Ci sono altre pubblicazioni in vista?
«Spero uscirà per dicembre. Mi aspettavo uscisse insieme al mio ultimo romanzo fantasy The Inn at Corbies’ Caww, ma è stato pubblicato a settembre. La mia raccolta di saggi era programmata per l’agosto scorso, ma fattori legati all’editore, la Kent State University Press, lo hanno ritardato oltremodo. Si tratta di una collezione di saggi [ISBN 978-1-60635-094-2; prezzo negli Usa 24.95 dollari, intorno ai 18 euro] che riunisce molte delle mie conferenze tenute in questi anni, con l’aggiunta di alcuni studi inediti. In copertina appare l’immagine The Glittering Caves of Aglarond di Ted Nasmith».

Roberto Arduini

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Sbarcano anche in Italia i Tolkien Seminar

Locandina Tolkien SeminarNe abbiamo sempre parlato con una punta d’invidia. Abbiamo segnalato ogni occasione di incontro all’estero, abbiamo presentato sempre il programma degli interventi, presentato i relatori e, quando possibile, abbiamo anticipato i contenuti delle diverse conferenze. Sì, i Tolkien Seminar sono un po’ il nostro pallino. Lezioni simili a quelle tenute all’università, curate da esperti, studiosi e saggisti di fama internazionale, per parlare delle opere di J.R.R. Tolkien, approfondirne le tematiche, illustrare la sua vita, creando un ambiente adatto in cui lo scrittore inglese possa essere lo stimolo per nuovi studi, nuovi lavori, nuove opere d’arte. Bene, ora tutto questo sarà anche una realtà italiana. Con profondo orgoglio possiamo annunciare che anche l’Italia avrà i suoi Tolkien Seminar, i seminari tolkieniani. Sulla scia del convegno di Modena, tenutosi il 24 maggio del 2010, per non far cadere un’esperienza che ha arricchito tutti quelli che vi avevano partecipato, l’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena in collaborazione con l’Associazione romana studi Tolkieniani, ha deciso di istituire un incontro annuale completamente dedicato agli studi delle opere di Tolkien e del gruppo degli Inklings.

Marietti pubblica “Tolkien e la filosofia”

Copertina libro Chi ben semina, ben raccoglie. Dopo otto volumi pubblicati nell’arco di cinque anni, la collaborazione dell’Associazione romana di studi Tolkieniani con la casa editrice  Marietti 1820 entra nel vivo. La collana Tolkien e dintorni è ormai matura e soprattutto inizia ad avere una sua personalità. E a dire la sua sulle cose. Poco più di un anno fa lIstituto Filosofico di Studi Tomistici, in collaborazione con l’ArsT, ha organizzato a Modena il 22 maggio 2010 un convegno che ha visto per la prima volta in Italia i più importanti studiosi tolkieniani a livello internazionale. È stata l’occasione, e ne abbiamo parlato qui, per discutere del rapporto tra l’autore del Signore degli Anelli con il pensiero filosofico occidentale. I più affermati studiosi di Tolkien, sia a livello internazionale (Tom Shippey, Verlyn Flieger, Christopher Garbowski) che italiano (Franco Manni, Andrea Monda, Wu Ming 4) hanno affrontato questa tematica che non era stata ancora studiata con quel rigore “filologico” e quella conoscenza testuale oggi necessari per evitare di applicare all’opera tolkieniana un apparato concettuale che, anziché valorizzarla, rischia di farne smarrire il senso profondo e l’autentica bellezza.