Un’agenzia letteraria a capo della Tolkien Estate

Sito web Tolkien EstateLa Tolkien Estate entra in una nuova era. Dopo la gestione illuminata e personale di Christopher Tolkien, dopo una breve transizione che ha rivoluzionato i rapporti interni ed esterni (soprattutto con l’editore HarperCollins), la fondazione custode delle opere letterarie dello scrittore de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit entra a far parte del grande gruppo Curtis Brown Heritage, che la rappresenterà in tutto ciò che riguarda gli aspetti commerciali ed editoriali.

Dozza, il 22/6 Peter Grybauskas su Tolkien

Uno degli ultimi volumi inediti pubblicati di J.R.R. Tolkien in inglese è stato il volume che per la prima volta ha messo insieme The Battle of Maldon seguito da The Homecoming of Beorhtnoth (in Italia qualcosa di simile era stato già fatto per Bompiani a cura di Wu Ming 4), pubblicato da HarperCollins il 30 marzo 2023. A curarlo è Peter Grybauskas, accademico alla Maryland University, allievo di Verlyn Flieger, tra i più attivi e noti studiosi tolkieniani e amico dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, con cui ha realizzato diversi progetti editoriali in passato, tra cui la partecipazione a C’era una volta lo Hobbit (Marietti, 2012) e a molte conferenze in Italia e negli Stati Uniti. Per l’occasione, Grybauskas verrà a Dozza domenica 22 giugno e dalle 15 alle 16,30 terrà una conferenza sul The Homecoming of Beorhtnoth di Tolkien e sul suo lavoro sui manoscritti originali consultati alla Bodleian Library di Oxford. Un evento imperdibile e aperto al pubblico!

Il Natale con Tolkien: le lettere da Babbo Natale

Lettere Babbo NataleBen cento anni fa, il 23 dicembre 1924, Michael e John Tolkien ricevono una lettera davvero particolare: una calligrafia tremolante in rosso e nero, una firma a forma di stella e un messaggio breve, ma chiaro su chi sia il mittente: Babbo Natale quell’anno non ha molto tempo per scrivere, però manda saluti affettuosi; la slitta lo sta aspettando. Si tratta della terza lettera scritta da Babbo Natale per i figli di J.R.R. Tolkien, la terza di una tradizione iniziata quattro anni prima, nel 1920, che legherà intimamente i bambini al Father Christmas che il padre crea per loro sotto forma epistolare. Le lettere continueranno ad arrivare per più di vent’anni, stimolando l’immaginazione e la fantasia dei piccoli Tolkien. Infatti, quando si creano miti o si lavora su quelli già esistenti, come fa Tolkien con il suo Babbo Natale, intrecciandoli all’infanzia si alimenta una delle abilità imprescindibili per l’essere umano: quella di creare storie. Ma da dove proviene tutto ciò?

Le lingue di Tolkien al Michaelmas Club

Exeter CollegeUn articolo del Telegraph dello scorso 24 giugno riporta una sorprendente scoperta effettuata dal professor Simon Horobin mentre svolgeva alcune ricerche negli archivi del Magdalen College di Oxford per il suo libro C.S. Lewis’s Oxford, uscito a maggio per le edizioni della Bodleian Library. Fra i documenti ospitati dagli archivi del college, dove  C.S. Lewis insegnò fra il 1925 e il 1954, si trovano anche i verbali del Michaelmas Club, fondato nel 1928 e composto da studenti e da alcuni professori, fra cui lo stesso Lewis. L’analisi di questi documenti ha rivelato che, nel giugno del 1930, Tolkien fu invitato, probabilmente dall’amico C.S. Lewis, a parlare di Lingue di propria invenzione. L’importanza di ciò sta nel fatto che, finora, si pensava che Tolkien avesse parlato pubblicamente delle lingue da lui create solo l’anno successivo, quando presentò il suo saggio A Secret Vice (Un Vizio Segreto), presso un club letterario del Pembroke College.

Resi pubblici alcuni manoscritti di Tolkien

Mostra alla Bodleian LibraryUn tesoro di inestimabili manoscritti e lettere scritti dai J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis è stato generosamente donato al pubblico dominio dalla famiglia di un collezionista privato. Questa mossa significativa è stata orchestrata come parte di un accordo con il governo per eludere le passività fiscali dovute per la successione. Gli oggetti donati contengono bozze di opere famose di entrambi gli autori, corrispondenza personale e altri documenti che forniscono una visione unica del loro processo creativo e della loro amicizia. Questi tesori sono stati protetti attraverso il programma Acceptance in Lieu (AiL).

All’asta la prima poesia di Tolkien pubblicata

Asta da Richard Winterton per una lettera di TolkienIl 18 luglio si concluderà la vendita di Libri, Manoscritti e Musica dal Medioevo alla Modernità della celebre casa d’aste Sotheby’s di Londra. In quell’occasione verrà bandita una copia del volume Oxford Poetry 1915, che rappresenta non solo una perla per collezionisti, ma anche un bellissimo esempio di “all star team” in un unico volume. Tra talenti in erba del calibro di Dorothy L. Sayers, Aldous Huxley e Naomi Mitchison, primus inter pares, compare anche un ventitreenne J.R.R. Tolkien, con la sua poesia Goblin Feet.

Il Silmarillion, scoperto un manoscritto inedito

Asta Heritage Auctions È stato ritrovato un importante manoscritto di Tolkien, di cui si sapeva pochissimo e i cui contenuti erano solo stati descritti in maniera sommaria. E un grosso contributo al ritrovamento è stato dato anche dall’AIST. Il manoscritto ha il titolo di Concerning … ‘The Hoard’, era stato visto solo per un’asta negli anni Ottanta, e che potrebbe cambiare la visione che si ha di un capitolo del Silmarillion e del popolo dei Nani della Terra di Mezzo. Ma è meglio cominciare dal principio!

Per la Tolkien Estate un sito con 12 foto e disegni inediti

Sito web Tolkien EstateA quasi 50 anni dalla morte spuntano ancora nuove fotografie e dipinti inediti di J.R.R. Tolkien. Ma stavolta l’operazione è per così dire “ufficiale” perché tutto avviene in famiglia. La Tolkien Estate, ente che tutela la memoria e le opere dell’autore de Il Signore degli Anelli ha rinnovato il suo sito web ufficiale, aggiungendovi per l’occasione tanto nuovo materiale, incluse bozze di manoscritti e lettere e sezioni sulla calligrafia di Tolkien e una linea temporale della sua vita. Tra il nuovo materiale ci sono anche registrazioni audio e videoclip con Tolkien e Christopher, il figlio terzogenito ed erede letterario delle sue opere.

Tolkien Studies: nel 2022 la Cronologia di ISdA

Cop-Tolkien Studies 2La prestigiosa rivista Tolkien Studies ha annunciato il suo primo supplemento in assoluto: A Chronology of The Lord of the Rings. L’annuncio è giunto, come di consueto, sul blog di David Bratman, che insieme a Michael D.C. Drout e Verlyn Flieger, dirige la rivista accademica che da anni guida gli studi relativi alle opere di J.R.R. Tolkien. Come sempre da qualche anno, la pubblicazione della rivista Tolkien Studies: A Scholarly Annual Review, edita dalla West Virginia University Press avviene in duplice formato: cartaceo con copertina flessibile e sul sito Project MUSE.

Pubblicato in inglese «La Natura della Terra di Mezzo»

Carl HostetterDopo più di un anno di attesa, esce finalmente un altro inedito di J.R.R. Tolkien, forse l’ultimo dopo la scomparsa di Christopher Tolkien, il figlio e curatore letterario delle opere dello scrittore inglese. Ne avevamo già scritto in due occasioni, per dare la notizia nel giugno 2020 – sfuggita al sito dell’editore Usa Houghton Mifflin, ma poi cancellata – e per la conferma ufficiale dell’uscita del volume e per rivelarne la copertina. Oggi è nelle librerie fisiche anglosassoni e in quelle online The Nature of Middle-Earth a cura di Carl F. Hostetter, lo studioso statunitense a cui Christopher aveva ceduto il materiale per pubblicarlo. In effetti, era una scelta quasi naturale, visto che alcuni dei saggi presenti sono stati pubblicati in passato proprio dallo stesso Hostetter. Il titolo «La natura della Terra di Mezzo» è stato scelto perché il volume contiene gli ultimi testi di Tolkien dedicati sia in senso letterale che metaforico al suo mondo immaginario. Tra i temi trattati ci sono molti saggi dedicati alle lingue elfiche, l’immortalità elfica, i regni di Númenor e Gondor, la natura dei Valar e persino chi potrebbe farsi crescere la barba.

Leggere Tolkien: le altre opere sulla TdM

Tutti gli appassionati di J.R.R. Tolkien sanno benissimo quanto sia affascinante leggere i libri dello scrittore inglese, perché significa immergersi in un mondo molto vasto, coerente e pieno di tantissimi dettagli e scelte molto ponderate. Naturalmente, questa è una consapevolezza che si acquisisce col tempo perché la prima e più importante scoperta di ogni lettore è la bellezza delle storie della Terra di Mezzo, un mondo immaginario molto simile al nostro. E proprio qui ci si accorge di quanto importante sia leggere i libri di Tolkien iniziando dal migliore e seguendo l’ordine giusto. In un primo articolo, infatti, abbiamo iniziato l’argomento affrontando il tema dei primi passi: Come iniziare a leggere Tolkien? La scoperta è la libertà assoluta del lettore in questa scelta, ma ci sono tante belle curiosità nell’articolo… Poi, abbiamo affrontato il tema: Leggere Tolkien: c’è un ordine giusto? Anche in questo caso, molte sono le scoperte che nascono da una domanda in apparenza così semplice! Con questo articolo si vuole proseguire sulla stessa strada, andando ad approfondire le opere che non sono tra le più note.

Quell’elfo di Tolkien, erede di Babbo Natale

Dimitra FimiAbbiamo l’onore di pubblicare un articolo* e il relativo delizioso video di Dimitra Fimi, docente di letteratura fantastica e per ragazzi presso l’Università di Glasgow, grande e acuta studiosa di J.R.R. Tolkien e socia onoraria dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani. Nel suo articolo, Fimi rivela un lato nascosto delle opere di Tolkien, particolarmente legato al giorno del Natale. Tutti gli appassionati, infatti, sanno che Tolkien scrisse per i suoi figli le letterine, con tanto di illustrazioni, busta, francobollo e timbro postale che venivano dal Polo Nord, che furono poi raccolte nel volume Lettere da Babbo Natale. Ma non tutti sanno che nelle prime versioni degli scritti della Terra di Mezzo, c’era già un elfo che proveniva dalla tradizione natalizia. Non anticipiamo oltre… Buona lettura!!!

Leggere Tolkien: c’è un ordine giusto?

CopertinaTutto parte da una domanda. Anzi, da una moltitudine di domande! Ogni mese, sono tantissimi gli appassionati di J.R.R. Tolkien che chiedono quale sia il modo migliore per leggere le sue opere, l’ordine di lettura più coerente, il modo sincero per affacciarsi al mondo letterario di Tolkien, soprattutto per godere al meglio l’esperienza d’immersività in questo universo immaginario… Dopo l’articolo dedicato ai primi passi di chi si avvicina alle opere del professore per la prima volta, con consigli su quale libro iniziare per primo, è ora il momento di concentrare l’attenzione sul possibile ordine di lettura della maggior parte delle sue opere, in modo da godersele al meglio. Bisogna da subito sfatare un mito: il modo giusto non esiste! O meglio, visto che i lettori sono numerosi, di età diverse, con approccio e maturità diverse, non può esistere UN SOLO modo giusto di leggere Tolkien. Ce ne sono ovviamente molti e la scelta del migliore è per forza di cose soggettiva, cioè è in mano al singolo lettore, in base alla sua età, maturità, cultura, sensibilità e soprattutto disponibilità. In ogni caso, leggere un libro prima o dopo non pregiudica la comprensione o la godibilità delle opere. In questo articolo si proverà a elencare e analizzare le scelte più diffuse riguardo all’ordine di lettera delle opere del Professore, riflettendo ogni volta sui pro e i contra di ogni singola scelta.
Tra i lettori italiani delle opere di Tolkien sono molte le questioni aperte legate all’ordine di lettura della sue opere. Tre sono i metodi più diffusi, che si potrebbero chiamare “ordine cronologico”, “ordine di pubblicazione” e “ordine filologico”. In aggiunta, si potrebbe seguire perfino un “ordine canonico” e un “ordine narrativo”, ma la cosa si può fare più complicata. Inoltre, aleggiano sulla scelta alcune questioni di fondo: si è già letto qualcosa di Tolkien? È una prima lettura o una rilettura? Si sono viste le due trilogie cinematografiche di Peter Jackson? A quale scopo si vuole leggere o rileggere? Per studio o per passione? Infine, la questione più spinosa: come considerare Il Silmarillion pubblicato da Christopher Tolkien nel 1977? A tutte queste domande si proverà a dare una risposta.

Come iniziare a leggere Tolkien? I primi passi

CopertinaChi si avvicina a J.R.R. Tolkien è solitamente confuso dalla vastità del suo universo immaginario e dal miglior ordine in cui leggere i suoi libri. Le opere più famose si svolgono negli ultimi anni della storia del suo Legendarium, con moltissimi accenni al passato. Dall’altro lato, le storie che compongono lo sfondo mitologico e storico sono relativamente complesse e non hanno collegamenti evidenti con le opere più famose. Inoltre, in molti casi le storie-capitoli-saggi si sovrappongono tra loro o si svolgono simultaneamente, differendo solo per l’ampiezza dei dettagli. I lettori più appassionati stupiscono per la loro conoscenza del Legendarium e di solito hanno letto più di una volta le opere. Ad esempio, si può leggere prima Il Signore degli Anelli, poi Lo Hobbit e qualche tempo dopo di nuovo Il Signore degli Anelli, alla luce del retroscena ritrovato ne Lo Hobbit. Lo stesso si può fare con Il Silmarillion. Ma qual è l’opera migliore da cui iniziare a leggere Tolkien? C’è un ordine giusto o preferibile? Non c’è una risposta unica a questa domanda perché ogni lettore è diverso e diverse sono le esigenze che lo portano ad avvicinarsi a Tolkien.
Si può iniziare col dire che un lettore completamente a digiuno delle storie di Tolkien quasi non esiste. Se si sta avvicinando allo scrittore inglese è perché un amico o un parente gliene avrà parlato bene, descrivendo qualcosa del suo mondo e delle sue storie, oppure perché avrà giocato a un videogioco, un boardgame, un gioco da tavolo o di ruolo, o ancora avrà visto almeno uno dei film delle due trilogie di Peter Jackson. Si può dare, quindi, per scontato che il lettore completamente ignaro delle opere  di Tolkien non esista. Partendo da questo dato di fatto, si può ipotizzare che le minime conoscenze più diffuse sull’autore possano scoraggiare il neofita. Tolkien ha fama di essere uno scrittore difficile, complesso, lunghissimo e a volte noioso… ma lo scrittore non è nulla di tutto questo!!!

Tolkien e la storia sui viaggi nel tempo

InklingsDurante il periodo di pausa dalla scrittura del Signore degli Anelli – dal 1944 al 1946 – il Professore mise mano a una vecchia scommessa con l’amico C.S. Lewis che lo sfidava a scrivere una storia sui viaggi nel tempo. All’epoca Tolkien aveva cominciato e rapidamente abbandonato un romanzo, The Lost Road, ma nell’inverno ’45-’46 la vecchia sfida tornò a interessarlo e buttò giù “in una quindicina di giorni” (così dice in una lettera a Unwin, pur se Christopher Tolkien credeva che il padre avesse impiegato alcuni mesi) le circa centodieci pagine che compongono The Notion Club Papers, romanzo che però lasciò incompiuto per dedicarsi nuovamente al Signore degli Anelli. Il testo rimase inedito fino al 1992, quando fu pubblicato in Sauron Defeated, il nono volume della History of Middle-Earth. Si rivelò così al mondo un’opera strettamente connessa al legendarium.

Sulle orme di Aelfwine: 10 curiosità sugli Elfi

ElfiCosa avrà pensato Aelfwine quando, naufrago sulle sponde dell’Isola Solitaria, gettò lo sguardo su Tavrobel, e udì alcuni Elfi tirare in sacca la sua nave? Quanta deve essere stata la sua meraviglia nell’esser ricevuto come ospite (inatteso!) da Pengholodh dei Noldor ed aver udito i racconti e le tradizioni degli Eldar tanto da trasmetterli al suo popolo, una volta tornato in patria? Di certo, la narrazione della Musica degli Ainur e degli altri principali scritti di quel grandissimo erudito, per bocca di colui che li compose, è un evento raro per un mortale: così inusitato, da suscitare un’intensa curiosità in chiunque desideri apprendere qualche nozione circa i Primogeniti. Proprio seguendo le orme di Aelfwine e quanto da lui appreso, sarà possibile conoscerne dieci caratteristiche essenziali.

  1. Creature dotate di linguaggio

    Simona Calavetta: Per comprendere i Primogeniti, figli del Creatore Eru e primo popolo a risvegliarsi in Arda, “il Mondo”, è opportuno far attenzione alle parole: sono proprio gli Elfi a insegnarcelo. Il nome stesso che hanno scelto per se stessi, Quendi, dona gran valore al linguaggio e alla conversazione: esso significa “Coloro che Parlano con Voci”; fu scelto quando, al primo sguardo sulla volta stellata, non riuscirono a trattenere l’estatica meraviglia di fronte allo splendore del firmamento, dando voce al proprio stupore. Per un Elfo, le parole sono il fulcro dell’esperienza sensibile, il modo in cui lo spirito si desta e si mostra al Mondo, partecipando in esso. Così tanto il linguaggio esprime lo spirito che gli Elfi, se lo desiderano, tacciono la propria voce e parlano in silenzio. Quando praticano questa trasmissione del pensiero, il Sanwe-latya, lasciano che sia il mero movimento veicolo della propria volontà.

  2. Prediletti dai Valar

    Ted Nasmith: Il desiderio d’espressione, di intesa comune attraverso la parola consentì a tutti i Quendi di riunirsi attorno a tre gloriose figure carismatiche le quali si distinguevano non soltanto per maestà, ma soprattutto per il modo di intendere e di interpretare la propria vita. In ragione di queste manifeste virtù, i Valar, gli spiriti soprannaturali preposti alla cura del mondo, accettarono che il loro congiunto Orome recasse presso le loro dimore questi tre grandi Signori dei Quendi, ritenendo tale popolo il più prossimo a loro tra tutte le genti di Arda.

  3. I tre clan degli Elfi

    Tre Clan ElficiAl ritorno di Ingwë, Finwë ed Elwë, molti tra i primogeniti li acclamarono come sovrani, ne adottarono il modo di parlare e li seguirono nel loro viaggio verso le Terre Immortali nel lontano occidente per incontrare, all’unisono, i Valar. In quell’istante dai Quendi si formarono gli Eldar, il “Popolo delle Stelle”, divisi in tre stirpi – ognuna foggiando una lingua a propria immagine: i seguaci del primo si chiamarono Vanyar, “I Luminosi”, per le loro chiome chiare e dorate; quelli del secondo Noldor, “I Saggi”, in ragione dell’amore per la conoscenza e per l’arte che dimostravano; quelli del terzo Teleri, “Gli Ultimi”, i più tardi – e numerosi – a unirsi al lungo pellegrinaggio. Alcuni degli Elfi, pur tuttavia, si mostrarono nolenti e restii a lasciare le placide sponde di Ciuviénen, “Le Acque del Risveglio” da cui tutti i Primogeniti si erano affacciati alla vita per obbedire alla chiamata dei Valar: essi decisero di abbandonare gli Eldar, procedendo sparsi e poco uniti: per questo, vennero denominati Avari, “I Riluttanti”: anch’essi sancirono questa scelta modellando a loro piacere una lingua d’uso. Tra le molte, due spiccano sulle altre, per importanza: il Quenya, l’ “Alto Elfico” praticato dai Noldor, e il Sindarin, la “Lingua Grigia” dalla stirpe di Elwë.

  4. La divisione degli Elfi

    La divisione dei QuendiNon fu certo, però, questa l’unica spaccatura fra i Quendi: percorrendo la Terra di Mezzo, furono proprio i Teleri a dividersi: Elwë, che ormai governava i Teleri col fratello Olwë per il gran numero dei suoi congiunti, fu l’ultimo ad arrivare presso il Beleriand, la vasta regione costiera dai cui approdi gli Eldar avrebbero solcato le acque per Aman. Di lì a poco Elwë si smarrì, còlto dall’amore per Melìan la Maia, e abbandonò il fratello alle Terre Immortali. Olwë divenne così il signore dei Falmari “Il Popolo delle Onde”, quei Teleri che giunti nel dominio dei Valar amano più di tutti il Mare, pur perdendo, a sua volta, seguito: Lenwë, che era con lui, ed altri congiunti che lo apprezzarono, presero a cuore le foreste, divennero i Nandor, “Coloro che Ritornano” dimorando nelle selve; Nowë, accompagnò il suo signore fino alle sponde del Beleriand, ma si innamorò di quei lidi e scelse quella come sua dimora, divenendo il signore dei Falathrim, “Il popolo della Baia”, i più abili armaioli tra gli Eldar. Elwë, ricomparso alcuni anni dopo in compagnia di Melian, reclamò un’ampia parte del Beleriand per sé e i seguaci che si erano attardati, in sua assenza, a cercarlo: egli divenne quindi il sovrano dei Sindar, “I Grigi” come ebbero nome coloro che lo seguivano, in onore dell’argentea chioma del loro re.

  5. La strada della violenza: i fratricidi

    Alberto dal Lago: Gli Eldar, tuttavia, così divisi, non erano soliti perdersi in lotte intestine. Il loro sentimento di fratellanza, sebbene non assoluto e incontestato, non vacillò mai così tanto da squassare irrimediabilmente l’indole pacifica e nostalgica con la quale trascorrevano la propria esistenza. Il prezzo che pagheranno quando sceglieranno la via della violenza reciproca sarà tanto orribile da essere ineffabile, onta indelebile nella loro eterna memoria: tre volte gli Eldar hanno trovato la morte per mano dei propri simili: la prima, quando Fëanor, coi suoi sudditi, massacrò i Falmari ad Alqualondë, l’“Attracco del Cigno” e sarà chiamato Il Fraticidio di Alqualondë; la seconda, allorché i figli di Fëanor attaccarono il regno dei Sindar, nel tentativo di recuperare uno dei maestosi Silmaril (i fulgenti gioielli di pura luce) chiamato Il Secondo Fratricidio; la terza, mentre, inseguendo Elwing che proprio quel casto gioiello aveva sottratto alla loro brama, misero a sacco il rifugio dove i sopravvissuti tra i Grigi trovarono accoglienza, chiamato Il Terzo Fratricidio.

  6. Una vita lunga ma non eterna

    Film Peter Jackson: gli Elfi lasciano la Terra di MezzoNonostante questa grave onta, che tormenta senza riposo la loro perpetua longevità, gli Elfi restano ad ogni buon conto uniti nei costumi. Racconta infatti Aelfwine, non senza stupore, che queste questi usi sono generalmente osservati come leggi da tutti gli Eldar per l’eternità: l’invecchiamento essendo lento quanto quello del mondo, crescano nel corpo molto lentamente, non così nello spirito. Difatti, non periscono se non nel corpo e solo di morte violenta, reincarnandosi dopo molto tempo.

  7. L’amore per la creazione

    Elfi FabbriAdorano ed eccellano nelle arti, senza distinzione; e sebbene le donne si dedichino maggiormente alla guarigione alla filatura e alla preparazione del pane, prediligendo gli uomini altre forme di artigianato e il mestiere delle armi, tali divisioni non impediscono alcuna commistione d’interessi reciproca: se occorre, gli uni possono dedicarsi alla medicina e le altre brandire una spada. Il loro ingegno creativo è senza pari, eguagliato talvolta, soltanto da alcuni maestri artigiani dei Nani.

  8. Quattro nomi per ogni Elfo

    Simona Calavetta: ElfaL’estro che dimostrano, del pari ad ogni altra caratteristica che li definisce tra i loro simili – e per le altre schiatte – è svelato nei loro nomi. È assai comune che gli Eldar ne abbiano più d’uno. Secondo Aelfwine, i Noldor sono coloro che meglio rappresentano questa tradizione. I genitori concedono alla propria prole un nome ciascuno: per primo il padre donerà al figlio un nome che ne metta in risalto le caratteristiche fisiche, e che diventerà, di norma, quello d’uso regolare. Del resto, lo stesso Tolkien lo scrive in una lettera (n. 165): «Per me, prima viene il nome e poi la storia»». Quando i figli crescono, la madre ne sceglie per loro un secondo, ad uso quasi esclusivamente familiare e affettivo, l’amilessë: questo nome completava la descrizione fisica o caratteriale del pargolo, rivelandone talora i più reconditi moti dell’animo; una madre conosceva così profondamente ciò che muoveva i rampolli che esso poteva perfino lasciar intravedere scampoli del loro fato: l’amilessë si diceva tercenyë, “che conferisce discernimento”. La sua estrema rarità era equivalente alla sua importanza. Il matronimico ed il patronimico accompagnavano i bambini Anke Eissmann: dalla culla, ma una volta adulti, altri due nomi potevano comparire, liberamente scelti: il climessë, il “nome scelto”, coglieva infatti ciò che il singolo pensava di sé, o di ciò che aveva conseguito; l’epessë, il “nome seguente”, era un epiteto onorifico concesso da un congiunto o da un altro degli Eldar a celebrarne la fama.

  9. L’amore e il matrimonio

    Elfi matrimonioQuest’ultimo rivestiva particolare importanza nella trasmissione dei sentimenti: non era infrequente fosse l’amato o il coniuge a concepirlo. A tal riguardo occorre precisare che per gli Eldar l’amore interpersonale era annoverato tra le massime aspirazioni, parimenti alla paternità. La ricerca, l’espressione e il sugello del maggiore e più fulgido tra i loro sentimenti avveniva secondo le circostanze: essendo il connubio inscindibile tra carnalità e unione di spirito, in tempi di pace si procedeva a una cerimonia che riuniva le famiglie dei innamorati: dopo almeno un anno dal fidanzamento, avvenuto entro il primo secolo di vita, la coppia, in possesso del reciproco dono di due anelli d’argento a testimonianza della volontà di sposarsi, offriva un banchetto. Durante questa celebrazione, la coppia si mostrava ai convitati e, in presenza dei rispettivi genitori, riceveva la benedizione delle nozze: il padre dello sposo invocava Manwe, Signore dei Valar a testimone della sacra unione, e la madre della sposa si univa a quest’invocazione invocando Varda, sua consorte e Signora delle Stelle, prima di rivolgere una preghiera finale a Eru. Poi, gli sposi sfilavano dalle loro dita gli anelli d’argento, custodendoli comunque per sempre; ne ricevevano subito due in oro, che calzavano ciascuno al dito indice della mano destra. A questo dettame i Noldor aggiungevano un rituale ulteriore: oltre agli anelli d’oro, il padre dello sposo e la madre della sposa sommavano anche un gioiello contornato da una collana. Infine, marito e moglie univano le loro membra: e congiunti rimanevano anche oltre la morte. Se invece i tempi fossero stati ostili, era sufficiente l’unione del corpo per sancire, da sola, gli indissolubili vicoli nuziali.

  10. La reincarnazione degli Elfi

    Libri: Il tema della reincarnazione è di enorme importanza per la comprensione del suo Legendarium, tanto che ha impegnato Tolkien per oltre sessant’anni, che ha cambiato idea diverse volte. In una lettera del 1954 scrive: «La “reincarnazione” può ben essere cattiva teologia (sicuramente questo, piuttosto che metafisica) se è applicata all’umanità […]. Ma non capisco come persino nel Mondo Primario un teologo o un filosofo, a meno che non siano più informati sui legami tra spirito e corpo di quanto io non creda possibile, possa negare la possibilità della reincarnazione come modo di esistere, prescritta per alcuni tipi di creature razionali incarnate […]. Questa è una legge biologica del mio mondo immaginario». Quel che spinge Tolkien a molti cambiamenti non sono tanto convinzioni «confessionali», quanto motivazioni interne alla narrazione e alla ricerca di coerenza del mondo secondario. La tematica è fondamentale per comprendere le relazioni tra anima razionale (fëa) e corpo (hröa), e l’immortalità elfica, intesa come perenne legame degli Elfi con Arda, alla quale anche se uccisi potevano tornare reincarnandosi. Così, la maggior parte degli Elfi che muoiono nella Terra di Mezzo, rinascono sempre in Aman – la terra dei Valar – , da cui poi possono (Glorfindel) o meno (Finrod) ritornare nella Terra di Mezzo.

Tolkien’s Lost Chaucer: a settembre l’inedito

Canterbury Tales e TolkienIl 2019 continua la tradizione editoriale stabilitasi negli ultimi anni che vede l’annuncio di una nuova pubblicazione inedita tolkieniana dal 2013: il lungo silenzio che aveva seguito l’uscita del racconto breve Roverandom nel 1998 era stato rotto prima da The Children of Húrin nel 2007, seguito due anni dopo da The Legend of Sigurd and Gudrún, che aprì il filone delle rielaborazioni di tradizioni letterarie medievali, a cui seguì nel 2013 The Fall of Arthur, Beowulf con Sellic Spell (2014), The Story of Kullervo (come volume a sé stante nel 2015, ma già apparso nei Tolkien Studies n. 7), The Lay of Aotrou and Itroun (2016), per poi tornare ai Grandi Racconti della Terra di Mezzo con Beren and Lúthien (2017) e, l’anno scorso, con The Fall of Gondolin. Per il 26 settembre 2019 la casa editrice Oxford University Press ha annunciato l’uscita del volume Tolkien’s Lost Chaucer a cura del professor John M. Bowers dell’Università del Nevada a Las Vegas, studioso di letteratura in inglese medio, che già il primo dicembre del 2017 tenne presso l’Università dell’Arkansas una conferenza in merito, dal titolo Tolkien as a Chaucerian: The Reeve’s Tale.
John M. Bowers - 2Il mugnaio violento presente nel Racconto del fattore (The Reeve’s Tale) ha molti echi in campo tolkieniano: dall’esperienza personale in giovane età, quando uno dei mugnai di Sarehole spaventava John e il fratello Hilary, al campo accademico con il saggio Chaucer as a Philologist: The Reeve’s Tale del 1934 a quello creativo, con l’influenza nel Signore degli Anelli.
John M. Bowers ha già pubblicato vari studi sulla letteratura medievale inglese quali The Crisis of the Will in Piers Plowman (Catholic University of American Press, 1986), The Politics of ‘Pearl’: Court Poetry in the Age of Richard II (D. S. Brewer, 2001) e An Introduction to the ‘Gawain’ Poet (University Press of Florida, 2012), approfondendo Chaucer in particolare nei volumi The Canterbury Tales: Fifteenth-Century Continuations and Additions (Western Michigan University TEAMS Medieval Institute Publication, 1992, rev. 1999) e Chaucer and Langland: The Antagonistic Tradition (University of Notre Dame Press, 2007).

Ad agosto La Caduta di Gondolin di Tolkien

Edizioni deluxe Signore degli AnelliDopo giorni di indiscrezioni e rischio di un pesce d’aprile prolungato, finalmente è ufficiale: questa estate avremo un nuovo inedito di J.R.R. Tolkien. HarperCollins ha annunciato che, per la prima volta, pubblicherà The Fall of Gondolin il 30 agosto di quest’anno. Fin dal 26 marzo il volume era comparso su Amazon.fr elencato semplicemente come Untitled di Tolkien, quindi c’era stata molta speculazione tra gli appassionati su quale fosse l’argomento e se davvero fosse un nuovo titolo.
Amazon.frSul sito dei Tolkiendil, che informalmente rappresenta la società tolkieniana francese, ci erano stato diverse ipotesi, che poi si sono diffuse come un’onda a tutti gli altri siti specializzati, compresi quelli in italiano. Passato il primo di aprile, prima Amazon.co.uk ha iniziato a prendere preordini, poi la Società Tolkieniana inglese ha aiutato a diffondere la notizia, e infine è giunto il comunicato ufficiale di HarperCollins.

Il Silmarillion compie quarant’anni!

copertina Il Silmarillion“There was Eru, the One, who in Arda is called Ilúvatar; and he made first the Ainur, the Holy Ones, that were the offspring of his thought, and they were with him before aught else was made. And he spoke to them, propounding to them themes of music; and they sang before him, and he was glad.”
(Esisteva Eru, l’Unico, che in Arda è chiamato Ilúvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, Coloro che sono santi, progenie del proprio pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altra cosa fosse creata. Ed egli parlò loro, proponendo loro temi musicali; ed essi cantarono al suo cospetto, ed egli ne fu lieto.)Eru Iluvatar - Jian Guo
Pochi tra gli appassionati tolkieniani non riconosceranno queste parole: così si apre l’Ainulindalë, “La Musica degli Ainur”, il primo capitolo del Il Silmarillion, la raccolta di leggende che, partendo dalla cosmogenesi, narra le antiche storie degli Elfi e degli uomini. Christopher Tolkien diede alle stampe Il Silmarillion 40 anni or sono, nel 1977, proprio questo stesso giorno (in Italia sarebbe apparso l’anno successivo). Invero questo settembre si prospetta come un mese di celebrazioni tolkieniane: oltre a festeggiare l’uscita del Silmarillion, giovedì 21 ricorre l’ottantesimo anniversario della pubblicazione de Lo Hobbit (1937) e venerdì 22 cade il compleanno di Bilbo e Frodo Baggings.

Yule, la festività invernale degli Hobbit

JólasveinarBuon Natale! O meglio, dovremmo dire «Buon Yule», come scrive J.R.R. Tolkien in una lettera (n. 347). L’equivalenza tra Natale e Yule è una delle lezioni trasmesse dalle sue opere, ma in realtà, come spesso accade, si tratta solo di un errore della traduzione italiana. Nello Hobbit pubblicato da Adelphi e tradotto da Elena Jeronimidis Conte, il termine “Yule-tide” appare infatti tradotto in italiano come “periodo natalizio”. Intervistato dall’Oxford Times (il 22 dicembre 1972), l’autore separava nettamente i due termini spiegando che «non c’è niente che non mi piace nel Natale, in particolare; io l’ho soltanto diviso in due. C’è “Yule”, che significa la parte dei regali, dell’albero di Natale e di queste cose; e poi c’è il “Natale”, che è la festa religiosa e della pace». Per capire meglio, passiamo in rassegna l’uso del termine nelle opere di Tolkien.

Il Libro di Giona sarà infine pubblicato

InklingsSe ne era parlato qualche anno fa, ma poi il libro non uscì. Ora riappare in una rivista. Il numero dell’ottobre 2014 del Journal of Inklings Studies (il Vol.4, n.2), una rivista confessionale dedicata al gruppo letterario di cui J.R.R. Tolkien fece parte, avrà infatti un numero speciale dedicato al rapporto dei diversi membri degli Inklings con la Bibbia. Tra gli argomenti trattati, ci saranno articoli sul paradosso di C.S. Lewis («Signore, bugiardo o pazzo»), l’uso di Lewis della Bibbia nei suoi colloqui alla RAF, Lewis e San Girolamo, e la filosofia della creazione secondo Tolkien. Il numero comprenderà la recensione originale di Charles Williams della Bibbia in inglese comune, ma soprattutto ci sarà un inedito lungamente annunciato: la traduzione che Tolkien fece del «Libro di Giona» per l’edizione inglese della Bibbia di Gerusalemme.

Lettere di Babbo Natale: libro e mostra a Milano

Acquario di MilanoScrivere lettere a Babbo Natale è una tradizione antica, ma ricevere le risposte è il desiderio più bello di tutti i bambini. Almeno in un’occasione questo è avvenuto! Ogni dicembre una busta con un francobollo proveniente dal Polo Nord arrivava ai figli di J.R.R. Tolkien. All’interno c’era una lettera scritta in fretta e furia e dei bellissimi disegni o schizzi a colori. Le lettere arrivavano da Babbo Natale che, contravvenendo a quella che è una consolidata tradizione natalizia, rispondeva ai bambini descrivendo al contempo la sua casa, i suoi amici e gli avvenimenti successi là. Tutto finì, poi in un libro.

Fan film, ecco Mr. Bliss: da penna a schermo

Registi:  Gennadij TishchenkoChi di voi non ha mai raccontato una storia ai propri figli? Chi non se l’è mai sentita riferire dai genitori? Chi non si è mai immaginato, da bambino, di fare un viaggio inconsueto, incontrando personaggi tanto curiosi quanto divertenti? Ebbene alcune persone hanno l’arte di materializzare queste storie, di raccontarle, di scriverle, di regalarle. J.R.R. Tolkien era uno di questi individui speciali e ciò non si evince soltanto dai suoi capolavori, bensì anche dalle opere “minori”. È questo il caso di “Mr. Bliss”, favola scritta ed illustrata dall’autore negli anni ’30, ma pubblicata postuma. La storia racconta le vicende del signor Bliss, personaggio parzialmente autobiografico, che, dopo aver comprato un’auto gialla con le ruote rosse,  compie un breve viaggio per recarsi da alcuni conoscenti. Il percorso sarà accidentato per il protagonista, che vivrà diversi incontri-scontri con orsi, persone curiose e persino arrabbiate. Nel 2004 la favola incontra la curiosità e il genio del regista russo Gennadij Tiščenko, che crea un’animazione dalle illustrazioni del Professore.

Il compleanno di Bilbo? Probabilmente è oggi!

CalendarioMolti sapranno che oggi, 12 settembre, è il compleanno di Ian Holm, l’attore che ha interpretato Bilbo Baggins nella prima trilogia di Peter Jackson, dedicata al Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. Ma sicuramente sono pochi gli appassionati che sanno che, secondo un’interpretazione che illustrerò, è oggi anche il compleanno dello stesso Bilbo! Molto spesso mi sono interrogato, e come me molti altri, riguardo le date degli eventi nel Signore degli Anelli: prendiamo ad esempio il 22 settembre, il compleanno di Bilbo. E mi son chiesto: «Ma come dobbiamo intendere ’22 settembre’?». È il 22° giorno del nono mese (cioè il 22 uccellaio del calendario hobbit)? Oppure è la data che corrisponde al nostro 22 settembre (cioè il 2 invernume del calendario hobbit)? Per trovar la soluzione si può guardare l’Appendice B dell’opera di Tolkien: nell’anno 3019 si parla di 30 febbraio. Mi sembra chiaro, perciò, che i nomi dei mesi son stati “tradotti”. Per cui, ritornando alla domanda fatta in apertura, “22 settembre” deve essere inteso come inteso come “22 uccellaio”.

Il calendario della Contea
Il calendario della Contea

Ma per togliersi ogni dubbio, è sufficiente leggere ciò che ha scritto Tolkien stesso, nell’Appendice D del Signore degli Anelli:

«Nelle mie note e nella narrazione ho adoperato i nomi moderni sia dei giorni che dei mesi, benché naturalmente né gli Eldar né i Dùnedain né gli Hobbit li utilizzassero. Mi è parso indispensabile tradurre i nomi dall’Ovestron, per evitare confusioni, tanto più che le implicazioni stagionali dei nostri nomi sono più o meno simili a quelle della Contea».

Mi sembra chiaro, quindi, che “22 settembre” sia solo la traduzione di “22 uccellaio”.

A quale giorno del calendario gregoriano corrisponde il 22 uccellaio? In questa pagina è possibile consultare (e scaricare) il file contenente le due tabelle per la conversione da calendario gregoriano a calendario hobbit e viceversa. Sono anche spiegati i (semplici) calcoli che mi hanno portato alla loro creazione. Grazie ad esse è possibile controllare a quale data del nostro calendario corrisponda una qualunque data del calendario hobbit.
Basta fare attenzione e valutare se l’anno di cui vogliamo convertire la data sia o meno bisestile. Per esempio fu bisestile l’anno 1940 c.c., “l’anno del famoso raccolto e della incantevole estate” come scrive Tolkien nell’Appendice D.

Shire Calendar
Shire Calendar

Quindi tutti quelli che festeggiano il compleanno di Bilbo e Frodo il 22 settembre o la caduta di Barad-dur il 25 marzo sbagliano? In buona sostanza sì, perché hanno preso alla lettera le date dell’appendice B. Anche se l’importante è festeggiare gli eventi: se poi si sbaglia (in buona fede) di una decina di giorni, non è grave.
Per me, almeno.

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– Vai qui per le due tabelle per la conversione dal calendario gregoriano al calendario hobbit.

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