Tolkien’s Jewels: ecco Nenya l’Anello d’Acqua

Copertina GioielliContinuano gli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Finora, per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter JacksonLa creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte), gli Anelli del Potere (prima parte) e (seconda parte), in cui era presentato l’anello elfico chiamato Vilya, uno dei Tre anelli elfici. Oggi si affronterà Nenya, l’Anello d’Acqua.

Kickstarter, successo per L’Unico Anello 2a edizione

Martin GripSi può dire che i preparativi per la campagna Kickstarter per la 2a edizione del gioco di ruolo de L’Unico Anello siano stati segreti quanto quelli per la festa di compleanno Bilbo, e l’attesa dei tolkieniani giocatori di ruolo non meno spasmodica. Dopo una breve fuga di notizie durante un’intervista al podcast Effekt da parte di Martin Takaichi, line manager di Free League, editore del gioco, ha fatto finalmente la sua apparizione su Youtube il trailer di lancio della campagna Kickstarter del gioco, che era fissata per l’11 febbraio per l’edizione in lingua inglese. Inutile dire che il progetto è stato finanziato in appena quattro minuti.

Tolkien Calendar: il viaggio inaspettato di Alan Lee

Sesta puntata della storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nelle prime cinque puntate (qui la prima, qui la seconda, qui la terza, qui la quarta e qui la quinta puntata), Lombardi ha descritto i primi passi di una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano, i Calendari di Tolkien, la loro Prima Era (1973-1983) e Seconda Era (1984-1989).
Prima ancora del film di Ralph Bakshi e di quelli di Peter Jackson, i calendari di Tolkien sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo e la bottega dell’arte dei grandi illustratori, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di culto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Nella precedente puntata abbiamo assistito alla nascita della Compagnia del Calendario, formata dai tre artisti riconosciuti oggi come i migliori illustratori di Tolkien di tutti i tempi: Alan Lee, John Howe e Ted Nasmith, abbinati nel calendario 1987 a Roger Garland. Finora, ogni puntata della storia dei calendari è stata dedicata a più artisti, tranne la terza, dedicata a J.R.R. Tolkien come illustratore. Il portfolio di opere tolkieniane di Alan Lee è così imponente, da dedicare a lui questa puntata.

Gli Anelli del Potere: Vilya l’anello d’aria (2)

Copertina GioielliContinuano gli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Finora, per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter JacksonLa creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte). Oggi è la volta in cui si affronterà l’anello elfico chiamato Vilya, uno dei Tre che fanno parte degli Anelli del Potere, la cui prima parte è stata pubblicata qui.

Volume unico, ecco la tabella delle modifiche

Volume unico FaticaAlla fine di ottobre 2020 è stata pubblicata l’edizione illustrata in volume unico del Signore degli Anelli, nella traduzione di Ottavio Fatica. La notizia non avrebbe interessato più di tanto la storia a venire né meritato più di una postilla nei lunghi annali della editoria italiana, se non fosse per un fatto. Tale nuova edizione è il frutto di una cooperazione come, a mia memoria, mai è accaduto nella storia dell’editoria – italiana, quantomeno.
Gli appassionati, quelli interessati ad avere una traduzione del Signore degli Anelli sempre migliore, hanno analizzato la prima edizione annotando sviste, incomprensioni, mancate concordanze e tutti i tipi i tipi di errore che possono finire in un testo, segnalandoli all’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, nella persona di Giampaolo Canzonieri, già consulente tolkieniano per la traduzione. Canzonieri li ha trasmessi a Ottavio Fatica, che con estrema professionalità e umiltà ha analizzato tutte le segnalazioni che gli sono state inviate, accettato una percentuale elevatissima (superiore ai tre quarti) delle proposte. Bompiani Giunti, l’editore, infine, si e resa disponibile a modificare il testo seguendo le indicazioni del traduttore. Sono state così apportate svariate piccole migliorie. Alcune di queste derivano anche da ripensamenti del traduttore. Ma la maggior parte riguarda sviste e refusi.
E tutto questo impegno per fornire ai lettori un testo il più possibile privo di errori. Quanta differenza dalla precedente gestione Bompiani che ci mise quasi 10 anni a correggere un piccolo errore tipografico, l’accidentale perdita di 20 righe alla fine del primo capitolo del secondo libro.

Cover Volume unico FaticaTutto questo lavoro, lo sottolineiamo, è stato possibile grazie al contributo di moltissimi e volenterosi lettori. Le centinaia di segnalazioni che sono giunte dagli appassionati tolkieniani e sono stati raccolti dall’AIST sono un caso virtuoso nella storia editoriale. Si è trattato di un’attività dettata dalla passione, dall’amore per le opere di Tolkien, dal senso di comunità che ha spinto moltissimi lettori a spendere il loro tempo libero alla ricerca certosina delle inesattezza tra l’originale inglese e la traduzione italiana. È una cosa che nessuno aveva mai fatto in Italia per nessun altro autore e dimostra una volta di più quanto il senso di appartenenza alla comunità tolkieniana possa contribuire ad avere l’opera di Tolkien sempre più vicina e fedele al testo inglese. A tutti i lettori che hanno contribuito va il nostro più sentito ringraziamento.
L’elenco delle modifiche apportate, che speriamo sia completo, lo potete scaricare qui. E a proposito di lavori di appassionati a favore degli altri appassionati, vi segnaliamo le tabelle sinottiche dei nomi in inglese, nella traduzione Fatica e nella traduzione Alliata/Principe. Tali tabelle, che potete trovare alla fine dell’articolo sulle mappe consentono a chi lo desideri di destraggiarsi tra il testo in inglese (e le sue mappe) e le traduzioni in italiano e potranno essere particolarmente utili agli acquirenti della prossima edizione italiana dell’Atlante della Terra di Mezzo di Katrin W. Fonstad.

Redazione

Campagna da 5 milioni per la casa di Tolkien

Project NorthmoorIl 2 dicembre 2020 è stato pubblicato in rete un nuovo progetto chiamato Project Northmoor. Sulla schermata principale del sito si legge: «Puoi aiutare a costruire il primo centro al mondo dedicato a Tolkien». Accanto al messaggio, un video in cui alcuni noti attori che hanno interpretato diversi personaggi nei film di Peter Jackson presentano il progetto. Tra loro i famosissimi Martin Freeman, Ian McKellen, Jhon Rhys Davies, Annie Lennox e tanti altri. Il progetto si avvale di un crowdfunding con l’obiettivo di raccogliere i fondi in tre mesi per acquistare la residenza al numero 20 di Northmoor Road, a Oxford. Ovvero, la casa in cui ha vissuto la famiglia Tolkien tra il 1930 e il 1947. Casa in cui il Professore ha scritto Lo Hobbit e buona parte de Il Signore degli Anelli. Un progetto ambizioso, ma soprattutto costoso. Parliamo di una richiesta minima di 4 milioni di sterline, con una serie di successivi step fino a 4.8 milioni di sterline (5.3 milioni di euro). Nel video gli attori dei film di Jackson e la direttrice del progetto, Julia Golding, dichiarano che finalmente la casa di Northmoor Road, appartenuta alla famiglia Tolkien, è in vendita. L’obiettivo sarebbe quello di acquistare la casa al fine di renderla un centro dove organizzare eventi per i tolkieniani di tutto il mondo.
Julia GoldingGli autori di Project Northmoor si pongono alcuni obiettivi per arrivare fino ai suddetti 4.8 milioni di sterline, partendo dalla sistemazione del giardino, passando per l’istituzione di borse di studio, arrivando alla costruzione di una casa hobbit. Gli utenti, come nella maggior parte dei crowdfunding, riceveranno dei premi in base all’entità della loro donazione, da un semplice certificato con una donazione minima di 20 sterline, fino alla dedica di una stanza o di un’area del giardino con una donazione di 200.000 sterline. Un’iniziativa che non può che trovare l’approvazione di qualsiasi appassionato tolkieniano, per di più sostenuta da dei giganti del grande schermo. Ma ci sono alcuni aspetti che devono essere chiari.

Tolkien’s Jewels: gli Anelli del Potere (1)

Copertina GioielliContinuano gli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Finora, per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson, La creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte).

A Trento un convegno: Tolkien e la traduzione

Trento: facoltà di lettere e filosofiaNegli ultimi due anni, le polemiche precedenti e conseguenti la nuova traduzione del Signore degli Anelli hanno impegnato una parte degli appassionati in discussioni molto accese e articolate, alle quali l’AIST ha partecipato come parte in causa. Su questo sito e altrove sono state prodotte diverse letture, analisi, comparazioni, e ci sono thread molto interessanti, tutt’ora consultabili, con decine e decine di commenti.
Questa aspra stagione di dibattiti è stata anche l’occasione per chiedersi se si trattasse di una peculiarità italiana, e di come all’estero fosse stata affrontata la ritraduzione delle opere di Tolkien, in particolare di quella più celebre. Dunque, congiuntamente con i professori del dipartimento di Lettere e Filosofia dell’università di Trento, si è pensato che fosse giusto fare tesoro di questa esperienza, allargare il raggio d’indagine, e proiettare tutto sul piano degli studi accademici.
Un convegno su Tolkien e la traduzione sarebbe stata un’occasione perfetta per un confronto di alto livello sulle questioni che hanno tanto appassionato i lettori in questi ultimi due anni. Trento: inaugurazioneUna delle ragioni sociali dell’AIST infatti è proprio quella di rompere gli steccati tra cultura accademica e cultura pop, facendo riverberare l’una nell’altra, convinti come siamo che la narrativa e le narrazioni possano essere affrontate da vari punti di vista e che questi possano intersecarsi e arricchirsi vicendevolmente. Eccoci quindi ad annunciare il programma del convegno accademico all’università di Trento del prossimo 30 novembre e 1 dicembre. Si tratta del primo convegno accademico italiano sul tema in questione, con la partecipazione di due ospiti straniere, rispettivamente la traduttrice olandese e quella finlandese di Tolkien.

Alle origini del Tolkien Calendar: Seconda Era-1

Roger Garland: Quarta puntata della storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nelle prime tre puntate (qui la prima, qui la seconda puntata e qui la terza puntata), Lombardi ha descritto la Prima Era di una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano: i Calendari di Tolkien. Prima ancora del lungometraggio animato di Ralph Bakshi (1978) e delle due trilogie cinematografiche di Peter Jackson (2001-2003 e 2012-2014), i calendari sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo e la bottega dell’arte dei grandi illustratori, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di
Sergio Lombardiculto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il  Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Dopo il primo periodo e il suo boom creativo e commerciale – prima con le illustrazioni dello stesso Tolkien poi con quelle di grandi artisti -, il progetto aveva iniziato a perdere colpi, si era separato in due filoni paralleli (britannico e statunitense) fino a interrompersi del tutto nel 1983.

L’AIST negli Usa: il 27/10 alla Maryland University

Cop Università MarylandL’Associazione Italiana Studi Tolkieniani sbarca negli Stati Uniti per una lezione all’Università del Maryland, la stessa in cui ha insegnato per tanti anni Verlyn Flieger, una degli studiosi tolkieniani più importanti al mondo. Sarà così che il presidente AIST, Roberto Arduini, il 27 ottobre 2020 terrà una lezione su Tolkien e gli studi accademici in Italia agli studenti del dipartimento di letteratura inglese dell’Università statunitense. Un’occasione che è solo l’inizio di una collaborazione che porterà l’AIST a tenere altre iniziative culturali in quella che si può definire la patria degli studi tolkieniani.

L’Unico Anello, tutte le novità sulla 2a edizione

The One Ring: i manualiLa seconda edizione dell’attesissimo gioco di ruolo ambientato nella Terra di Mezzo, The One Ring (localizzato in italiano come L’Unico Anello), creato dagli italianissimi Francesco Nepitello e Marco Maggi, inizia finalmente a prendere forma. Dopo la brusca interruzione dei lavori con il precedente editore Cubicle 7 la licenziataria Sophisticated Games ha affidato le redini del progetto all’editore svedese Fria Ligan (Free League Publishing in inglese), realtà in costante ascesa nel mondo dei giochi di ruolo e detentrice sia di prestigiose licenze (Alien) sia di giochi di successo “fatti in casa”, su tutti Tales from the Loop, che dalle pagine delle iperrealistiche illustrazioni di Simon Stålenhag è approdato all’omonima serie tv fantascientifica di Amazon Prime.

Thomas Honegger: Bilbo è veramente lo zio di Frodo?

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Gloria Larini socia AIST e dell’Associazione Italiana di Cultura Classica “Atene e Roma” (Delegazione di Siena), ha recensito per noi l’ultimo lavoro di Thomas Honegger, «’Uncle me no uncle!’ Or Why Bilbo Is and Isn’t Frodo’s Uncle» pubblicato su “Journal of Tolkien Research” 9, 1/4 (2020): 1-11. Sull’argomento avevamo già pubblicato una interessante riflessione ad opera di Alessandro Mazza, nel novembre 2018, in La parentela di Bilbo e Frodo: facciamo chiarezza
, e indirettamente anche in L’opportunità perduta da Jackson: la morte dei nipoti, traduzione dell’articolo di  Anna SmolJackson’s Lost Opportunity: The Death of Sister-Sons

La creazione dell’Unico Anello (seconda parte)

Copertina GioielliContinuiamo la seconda parte dell’approfondimento sulla creazione dell’Unico Anello nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. La prima parte la si può leggere qui: La creazione dell’Unico Anello (prima parte). In precedenza erano stati pubblicati i seguenti articoli per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson.

La creazione dell’Unico Anello (prima parte)

Copertina GioielliEsistono molti tipi di anelli al mondo. Sono tanti quanti gli usi a cui sono stati destinati dai loro creatori, dai loro portatori o dalla comunità o società in cui sono inseriti. Vi sono anelli che rappresentano, anelli simbolo, rappresentazioni di realtà immaginate dall’umanità in varie misure. Vi sono anelli di matrimonio, anelli recanti un sigillo, anelli della memoria, anelli dell’oblio, anelli ritrovati in posti impensabili, anelli magici. Un anello è un pegno verso qualcuno o qualcosa. Soprattutto, però, un anello racconta una storia, e questa ha molti modi di venire a galla.

Una festa inaspettata: la Weta lancia il pre-ordine

Il mondo dei giochi è di nuovo in subbuglio! Lo studio Weta Workshop ha annunciato il gioco da tavolo basato sulla festa a casa Baggins e narrata all’inizio de Lo Hobbit. Anche se in uscita a novembre 2020, sul sito ufficiale dello studio neozelandese è possibile effettuare il preordine. «Una festa inaspettata è un gioco da tavolo veloce, divertente e basato sull’azione – si può leggere sulla descrizione -, ideale per 2-4 persone e ambientato nella scena iniziale di Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato quando i tredici nani arrivano senza essere annunciati a Casa Baggins, per sfortuna di Bilbo!». Le grafiche sono realizzate da Daniel Falconer.

Sulle orme di Aelfwine: 10 curiosità sugli Elfi

ElfiCosa avrà pensato Aelfwine quando, naufrago sulle sponde dell’Isola Solitaria, gettò lo sguardo su Tavrobel, e udì alcuni Elfi tirare in sacca la sua nave? Quanta deve essere stata la sua meraviglia nell’esser ricevuto come ospite (inatteso!) da Pengholodh dei Noldor ed aver udito i racconti e le tradizioni degli Eldar tanto da trasmetterli al suo popolo, una volta tornato in patria? Di certo, la narrazione della Musica degli Ainur e degli altri principali scritti di quel grandissimo erudito, per bocca di colui che li compose, è un evento raro per un mortale: così inusitato, da suscitare un’intensa curiosità in chiunque desideri apprendere qualche nozione circa i Primogeniti. Proprio seguendo le orme di Aelfwine e quanto da lui appreso, sarà possibile conoscerne dieci caratteristiche essenziali.

  1. Creature dotate di linguaggio

    Simona Calavetta: Per comprendere i Primogeniti, figli del Creatore Eru e primo popolo a risvegliarsi in Arda, “il Mondo”, è opportuno far attenzione alle parole: sono proprio gli Elfi a insegnarcelo. Il nome stesso che hanno scelto per se stessi, Quendi, dona gran valore al linguaggio e alla conversazione: esso significa “Coloro che Parlano con Voci”; fu scelto quando, al primo sguardo sulla volta stellata, non riuscirono a trattenere l’estatica meraviglia di fronte allo splendore del firmamento, dando voce al proprio stupore. Per un Elfo, le parole sono il fulcro dell’esperienza sensibile, il modo in cui lo spirito si desta e si mostra al Mondo, partecipando in esso. Così tanto il linguaggio esprime lo spirito che gli Elfi, se lo desiderano, tacciono la propria voce e parlano in silenzio. Quando praticano questa trasmissione del pensiero, il Sanwe-latya, lasciano che sia il mero movimento veicolo della propria volontà.

  2. Prediletti dai Valar

    Ted Nasmith: Il desiderio d’espressione, di intesa comune attraverso la parola consentì a tutti i Quendi di riunirsi attorno a tre gloriose figure carismatiche le quali si distinguevano non soltanto per maestà, ma soprattutto per il modo di intendere e di interpretare la propria vita. In ragione di queste manifeste virtù, i Valar, gli spiriti soprannaturali preposti alla cura del mondo, accettarono che il loro congiunto Orome recasse presso le loro dimore questi tre grandi Signori dei Quendi, ritenendo tale popolo il più prossimo a loro tra tutte le genti di Arda.

  3. I tre clan degli Elfi

    Tre Clan ElficiAl ritorno di Ingwë, Finwë ed Elwë, molti tra i primogeniti li acclamarono come sovrani, ne adottarono il modo di parlare e li seguirono nel loro viaggio verso le Terre Immortali nel lontano occidente per incontrare, all’unisono, i Valar. In quell’istante dai Quendi si formarono gli Eldar, il “Popolo delle Stelle”, divisi in tre stirpi – ognuna foggiando una lingua a propria immagine: i seguaci del primo si chiamarono Vanyar, “I Luminosi”, per le loro chiome chiare e dorate; quelli del secondo Noldor, “I Saggi”, in ragione dell’amore per la conoscenza e per l’arte che dimostravano; quelli del terzo Teleri, “Gli Ultimi”, i più tardi – e numerosi – a unirsi al lungo pellegrinaggio. Alcuni degli Elfi, pur tuttavia, si mostrarono nolenti e restii a lasciare le placide sponde di Ciuviénen, “Le Acque del Risveglio” da cui tutti i Primogeniti si erano affacciati alla vita per obbedire alla chiamata dei Valar: essi decisero di abbandonare gli Eldar, procedendo sparsi e poco uniti: per questo, vennero denominati Avari, “I Riluttanti”: anch’essi sancirono questa scelta modellando a loro piacere una lingua d’uso. Tra le molte, due spiccano sulle altre, per importanza: il Quenya, l’ “Alto Elfico” praticato dai Noldor, e il Sindarin, la “Lingua Grigia” dalla stirpe di Elwë.

  4. La divisione degli Elfi

    La divisione dei QuendiNon fu certo, però, questa l’unica spaccatura fra i Quendi: percorrendo la Terra di Mezzo, furono proprio i Teleri a dividersi: Elwë, che ormai governava i Teleri col fratello Olwë per il gran numero dei suoi congiunti, fu l’ultimo ad arrivare presso il Beleriand, la vasta regione costiera dai cui approdi gli Eldar avrebbero solcato le acque per Aman. Di lì a poco Elwë si smarrì, còlto dall’amore per Melìan la Maia, e abbandonò il fratello alle Terre Immortali. Olwë divenne così il signore dei Falmari “Il Popolo delle Onde”, quei Teleri che giunti nel dominio dei Valar amano più di tutti il Mare, pur perdendo, a sua volta, seguito: Lenwë, che era con lui, ed altri congiunti che lo apprezzarono, presero a cuore le foreste, divennero i Nandor, “Coloro che Ritornano” dimorando nelle selve; Nowë, accompagnò il suo signore fino alle sponde del Beleriand, ma si innamorò di quei lidi e scelse quella come sua dimora, divenendo il signore dei Falathrim, “Il popolo della Baia”, i più abili armaioli tra gli Eldar. Elwë, ricomparso alcuni anni dopo in compagnia di Melian, reclamò un’ampia parte del Beleriand per sé e i seguaci che si erano attardati, in sua assenza, a cercarlo: egli divenne quindi il sovrano dei Sindar, “I Grigi” come ebbero nome coloro che lo seguivano, in onore dell’argentea chioma del loro re.

  5. La strada della violenza: i fratricidi

    Alberto dal Lago: Gli Eldar, tuttavia, così divisi, non erano soliti perdersi in lotte intestine. Il loro sentimento di fratellanza, sebbene non assoluto e incontestato, non vacillò mai così tanto da squassare irrimediabilmente l’indole pacifica e nostalgica con la quale trascorrevano la propria esistenza. Il prezzo che pagheranno quando sceglieranno la via della violenza reciproca sarà tanto orribile da essere ineffabile, onta indelebile nella loro eterna memoria: tre volte gli Eldar hanno trovato la morte per mano dei propri simili: la prima, quando Fëanor, coi suoi sudditi, massacrò i Falmari ad Alqualondë, l’“Attracco del Cigno” e sarà chiamato Il Fraticidio di Alqualondë; la seconda, allorché i figli di Fëanor attaccarono il regno dei Sindar, nel tentativo di recuperare uno dei maestosi Silmaril (i fulgenti gioielli di pura luce) chiamato Il Secondo Fratricidio; la terza, mentre, inseguendo Elwing che proprio quel casto gioiello aveva sottratto alla loro brama, misero a sacco il rifugio dove i sopravvissuti tra i Grigi trovarono accoglienza, chiamato Il Terzo Fratricidio.

  6. Una vita lunga ma non eterna

    Film Peter Jackson: gli Elfi lasciano la Terra di MezzoNonostante questa grave onta, che tormenta senza riposo la loro perpetua longevità, gli Elfi restano ad ogni buon conto uniti nei costumi. Racconta infatti Aelfwine, non senza stupore, che queste questi usi sono generalmente osservati come leggi da tutti gli Eldar per l’eternità: l’invecchiamento essendo lento quanto quello del mondo, crescano nel corpo molto lentamente, non così nello spirito. Difatti, non periscono se non nel corpo e solo di morte violenta, reincarnandosi dopo molto tempo.

  7. L’amore per la creazione

    Elfi FabbriAdorano ed eccellano nelle arti, senza distinzione; e sebbene le donne si dedichino maggiormente alla guarigione alla filatura e alla preparazione del pane, prediligendo gli uomini altre forme di artigianato e il mestiere delle armi, tali divisioni non impediscono alcuna commistione d’interessi reciproca: se occorre, gli uni possono dedicarsi alla medicina e le altre brandire una spada. Il loro ingegno creativo è senza pari, eguagliato talvolta, soltanto da alcuni maestri artigiani dei Nani.

  8. Quattro nomi per ogni Elfo

    Simona Calavetta: ElfaL’estro che dimostrano, del pari ad ogni altra caratteristica che li definisce tra i loro simili – e per le altre schiatte – è svelato nei loro nomi. È assai comune che gli Eldar ne abbiano più d’uno. Secondo Aelfwine, i Noldor sono coloro che meglio rappresentano questa tradizione. I genitori concedono alla propria prole un nome ciascuno: per primo il padre donerà al figlio un nome che ne metta in risalto le caratteristiche fisiche, e che diventerà, di norma, quello d’uso regolare. Del resto, lo stesso Tolkien lo scrive in una lettera (n. 165): «Per me, prima viene il nome e poi la storia»». Quando i figli crescono, la madre ne sceglie per loro un secondo, ad uso quasi esclusivamente familiare e affettivo, l’amilessë: questo nome completava la descrizione fisica o caratteriale del pargolo, rivelandone talora i più reconditi moti dell’animo; una madre conosceva così profondamente ciò che muoveva i rampolli che esso poteva perfino lasciar intravedere scampoli del loro fato: l’amilessë si diceva tercenyë, “che conferisce discernimento”. La sua estrema rarità era equivalente alla sua importanza. Il matronimico ed il patronimico accompagnavano i bambini Anke Eissmann: dalla culla, ma una volta adulti, altri due nomi potevano comparire, liberamente scelti: il climessë, il “nome scelto”, coglieva infatti ciò che il singolo pensava di sé, o di ciò che aveva conseguito; l’epessë, il “nome seguente”, era un epiteto onorifico concesso da un congiunto o da un altro degli Eldar a celebrarne la fama.

  9. L’amore e il matrimonio

    Elfi matrimonioQuest’ultimo rivestiva particolare importanza nella trasmissione dei sentimenti: non era infrequente fosse l’amato o il coniuge a concepirlo. A tal riguardo occorre precisare che per gli Eldar l’amore interpersonale era annoverato tra le massime aspirazioni, parimenti alla paternità. La ricerca, l’espressione e il sugello del maggiore e più fulgido tra i loro sentimenti avveniva secondo le circostanze: essendo il connubio inscindibile tra carnalità e unione di spirito, in tempi di pace si procedeva a una cerimonia che riuniva le famiglie dei innamorati: dopo almeno un anno dal fidanzamento, avvenuto entro il primo secolo di vita, la coppia, in possesso del reciproco dono di due anelli d’argento a testimonianza della volontà di sposarsi, offriva un banchetto. Durante questa celebrazione, la coppia si mostrava ai convitati e, in presenza dei rispettivi genitori, riceveva la benedizione delle nozze: il padre dello sposo invocava Manwe, Signore dei Valar a testimone della sacra unione, e la madre della sposa si univa a quest’invocazione invocando Varda, sua consorte e Signora delle Stelle, prima di rivolgere una preghiera finale a Eru. Poi, gli sposi sfilavano dalle loro dita gli anelli d’argento, custodendoli comunque per sempre; ne ricevevano subito due in oro, che calzavano ciascuno al dito indice della mano destra. A questo dettame i Noldor aggiungevano un rituale ulteriore: oltre agli anelli d’oro, il padre dello sposo e la madre della sposa sommavano anche un gioiello contornato da una collana. Infine, marito e moglie univano le loro membra: e congiunti rimanevano anche oltre la morte. Se invece i tempi fossero stati ostili, era sufficiente l’unione del corpo per sancire, da sola, gli indissolubili vicoli nuziali.

  10. La reincarnazione degli Elfi

    Libri: Il tema della reincarnazione è di enorme importanza per la comprensione del suo Legendarium, tanto che ha impegnato Tolkien per oltre sessant’anni, che ha cambiato idea diverse volte. In una lettera del 1954 scrive: «La “reincarnazione” può ben essere cattiva teologia (sicuramente questo, piuttosto che metafisica) se è applicata all’umanità […]. Ma non capisco come persino nel Mondo Primario un teologo o un filosofo, a meno che non siano più informati sui legami tra spirito e corpo di quanto io non creda possibile, possa negare la possibilità della reincarnazione come modo di esistere, prescritta per alcuni tipi di creature razionali incarnate […]. Questa è una legge biologica del mio mondo immaginario». Quel che spinge Tolkien a molti cambiamenti non sono tanto convinzioni «confessionali», quanto motivazioni interne alla narrazione e alla ricerca di coerenza del mondo secondario. La tematica è fondamentale per comprendere le relazioni tra anima razionale (fëa) e corpo (hröa), e l’immortalità elfica, intesa come perenne legame degli Elfi con Arda, alla quale anche se uccisi potevano tornare reincarnandosi. Così, la maggior parte degli Elfi che muoiono nella Terra di Mezzo, rinascono sempre in Aman – la terra dei Valar – , da cui poi possono (Glorfindel) o meno (Finrod) ritornare nella Terra di Mezzo.

Tolkien nella scuola: un progetto a Cesenatico

Scuola CesenaticoSiamo Ferruccio e Carla, e viviamo a Cesenatico. Entrambi appassionati di Tolkien, da qualche anno siamo anche soci AIST. Lo scorso anno prima dell’estate arrivò all’Associazione una richiesta da parte di un professore di Religione di scuola media, Matteo Pasqualone, per realizzare un progetto con alcune classi. La richiesta approdò in lista, così scoprimmo che il professore era proprio di Cesenatico e che addirittura lo conoscevamo di persona. Perciò ci rendemmo disponibili; e questo strano percorso Cesenatico-Roma-Cesenatico si chiuse da dove era partito. Ci incontrammo qualche volta durante l’estate per definire il tutto. Si trattava di un progetto ambizioso, partito da lui per le sue tre seconde medie, ma che egli voleva proporre per tutte le undici classi seconde della Scuola secondaria di primo grado “Dante Arfelli” del Comune di Cesenatico (che è costituita su due plessi, uno in via Sozzi, 8 classi; e l’altro in via Cremona, 3 classi), e coinvolgendo anche insegnanti di altre materie.
Ferruccio Cortesi e Carla Iacono IsidoroNel dettaglio Pasqualone, che aveva le idee già abbastanza chiare, chiedeva quattro incontri in aula della durata di un’ora ciascuno, che trattassero l’autore e l’opera e poi, nello specifico, il primo volume della trilogia; come corredo, quattro schede sintetiche da consegnare agli studenti al termine di ogni appuntamento, che ne riassumessero il contenuto, e quattro letture di approfondimento degli argomenti trattati per l’insegnamento di Italiano (in un primo tempo si era pensato di lasciarle anche in lingua originale per quello di Inglese, ma alla fine si rivelò troppo difficile per gli studenti e i docenti decisero di vedere degli spezzoni del film The Felloswhip of the Ring in lingua originale). Infine, una selezione di immagini relative ai personaggi della storia, per gli insegnamenti di Arte e di Inglese: l’idea era creare delle carte da gioco, con disegni ispirati a opere d’autore presenti sul portale Tolkien Gateway sul retto e didascalie in inglese sul verso. A noi sarebbe piaciuto coinvolgere anche altri insegnamenti, ad esempio Storia, Geografia, Scienze e Musica, ma non è stato possibile. Naturalmente, oltre a tutto ciò, bisognava costruire una presentazione per ogni lezione.
Scuola CesenaticoDobbiamo ammettere che fu abbastanza spiazzante, all’orizzonte si intravvedeva tanto lavoro; inoltre, il pubblico delle nostre conferenze di norma è composto da adulti. Però l’entusiasmo era maggiore del timore, e il professor Pasqualone era ottimista: «Quasi sicuramente non aderiranno tutte le classi». Ma si avverò la “peggiore” delle ipotesi: aderirono tutte e undici le classi, ovvero circa 250 studenti. Come conciliare il tutto coi nostri impegni di lavoro? Ma trovammo la soluzione: due classi alla volta (più una da sola), quattro ore il sabato mattina e due il mercoledì mattina (in uno scampolo libero), ogni due settimane tra ottobre e dicembre, per un totale di 24 ore in presenza. Intanto avevamo iniziato a lavorare: man mano inviavamo al professore le bozze delle schede e poi quelle definitive, e avevamo fatto una prima scrematura per le letture e per le immagini. Ci leggemmo anche qualche libro sulla didattica, sulla comunicazione con gli adolescenti, sulla gestione della classe. A fine settembre eravamo pronti… più o meno. Le slide da proiettare e la regia erano tutti da fare!

L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson

The One RingEccoci alla seconda puntata della nuova rubrica Tolkien Jewels. Dopo aver parlato dei gioielli e del loro ruolo nei libri di J.R.R. Tolkien, ora passiamo alle pellicole cinematografiche di Peter Jackson, in cui i gioielli si possono anche vedere e svolgono un ruolo altrettanto importante. Uno dei numerosi meriti che possiamo attribuire al regista neozelandese è sicuramente quello di essersi avvalso della maestria di una delle eccellenze dell’oreficeria mondiale. L’Unico Anello, o meglio, gli Unici Anelli, come anche Vilya, l’anello d’aria, sono infatti usciti dalla forgia di un prestigioso orafo danese. Ecco tutta la sua storia!

Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo

I tre SilmarilDall’alba dei tempi i gioielli sono un motivo tipico delle storie tradizionali. Un’abbondanza di pietre o metalli preziosi può dare semplicemente l’impressione di esotismo oppure rappresentare un bel tesoro, con tutte le sue implicazioni che questa ricchezza favolosa può causare, ad esempio fornendo un buon motivo per il tradimento. I gioielli possono inoltre possedere poteri speciali. Ancora oggi alcune persone comprano le pietre preziose per l’energia misteriosa che si ritiene abbiano su chi le indossa, come ad esempio la «pietra natale» portafortuna. Tutti questi elementi possono essere trovati nelle opere di Tolkien. Nelle prime raffigurazioni di Eldamar che si trovano nei Racconti Perduti, gli Elfi Noldoli (Noldor) realizzano per primi gemme dagli elementi della natura e le distribuiscono liberamente per abbellire l’ambiente circostante. Questo esempio richiama il primo tipo di fascino sopra descritto. Quando poi Earendil arriva a Tirion, i suoi piedi sono coperti dalla polvere scintillante dei diamanti lungo le strade.

Aubusson: in arrivo l’ottavo arazzo

Non si ferma il progetto Aubusson tisse Tolkien, nato nei grandi atelier della Cité internationale de la tapisserie, che grazie alle sapienti mani degli artigiani permette di ammirare in forma di arazzo alcuni dei più suggestivi acquarelli che Tolkien realizzò per accompagnare le sue storie. Gli arazzi sono creati seguendo la particolare tecnica di tessitura della cittadina, patrimonio culturale immateriale UNESCO sin dal 2009, secondo la quale gli arazzi vengono realizzati sul rovescio degli stessi, utilizzando un telaio orizzontale e fili tinti a mano in proprio. Lo scopo dell’iniziativa, annunciata agli inizi del 2017 con il consenso della Tolkien Estate, è quello di realizzare entro il 2021 un ciclo di tredici arazzi e un tappeto. Con l’ottava opera in dirittura d’arrivo, l’obiettivo è sempre più vicino. Ma vediamo prima gli altri arazzi ultimati quest’anno.

L’Unico Anello: un annuncio inaspettato

Logo The One RingNon arrivano buone notizie per gli appassionati tolkieniani di giochi di ruolo: la Cubicle7 ha annunciato nella mattinata di ieri che la produzione delle sue linee di giochi di ruolo ambientati nella Terra di Mezzo ha subito un improvviso stop, per non meglio precisate beghe contrattuali con la Sophisticated Games, licenziataria dei diritti di produzione di giochi da tavolo e di ruolo a tema tolkieniano, che dal 2011 aveva avviato una proficua collaborazione con l’editore inglese sfornando quello che per gli appassionati del gioco “filologico” nella Terra di Mezzo era stato un sogno fino a quel momento non realizzato, The One Ring: Adventures over the Edge of the Wild. Scritto dagli italiani Francesco Nepitello e Marco Maggi, The One Ring per la prima volta consentiva di giocare nell’ambientazione della Terra di Mezzo, collocata cronologicamente tra la Battaglia dei Cinque Eserciti e l’inizio della Guerra dell’Anello, con una stupefacente fedeltà agli scritti e allo “spirito” tolkieniano.

Ancora uno sforzo se volete essere tolkieniani

Ma la debolezza degli Elfi in questi termini consiste naturalmente nel rimpiangere il passato, e nel non essere disposti ad affrontare il cambiamento: come se un uomo dovesse odiare che un lungo libro vada avanti, e desiderasse fermarsi al suo capitolo preferito.
(J.R.R. Tolkien, Lettera n. 181)

Esce oggi la nuova traduzione della Compagnia dell’Anello

Middle-earth mapCon un anno di ritardo – costellato di polemiche di cui non parleremo – giunge finalmente in libreria la nuova traduzione della Compagnia dell’Anello a firma di Ottavio Fatica e con la collaborazione dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST). Comunque la si pensi sull’argomento, si tratta di un evento fondamentale per la storia di Tolkien nel nostro paese, visto che per la prima volta l’opera del Professore viene affrontata con un’operazione editoriale di livello degno di un Classico della letteratura del Novecento. Non che la Rusconi – non prendiamo qui in considerazione l’edizione Astrolabio perché rimasta incompiuta – avesse presentato l’Opera in modo diminutivo, ma l’approccio editoriale era stato cauto e la storia della traduzione e della pubblicazione ne aveva inevitabilmente risentito, con la ormai famosa “incursione” di Quirino Principe che aveva radicalmente modificato, se in meglio o in peggio ancora si discute, la traduzione originale di Vittoria Alliata di Villafranca, risultando in un testo comunque pregevole, e per questo molto amato, ma non unitario, come testimoniato plasticamente, solo per dirne una, dal termine “Gnomi” comparso nella prima edizione del 1970 – ripreso dall’Astrolabio del 1967 – poi sostituito da “Elfi” nel 1974 con un “Mezzognomo” al posto di “Mezzoelfo” sopravvissuto (1) sino all’edizione del 2003 riveduta e corretta con la collaborazione della Società Tolkieniana Italiana (STI).

A 49 anni dalla pubblicazione della prima edizione, Bompiani, con un atto che meriterebbe rispetto anche solo per la dedizione all’Opera implicita nella scelta, per nulla obbligata, di cessare di dormire sugli allori di uno dei long seller più longevi della Storia, decide di investire su una nuova traduzione e, a rimarcare l’importanza del capolavoro di Tolkien, la affida a Ottavio Fatica, uno dei più grandi traduttori italiani nel cui curriculum figurano, tra gli altri, autori del livello di Rudyard Kipling, Herman Melville, Jack London, Robert Louis Stevenson e Joseph Conrad, ai quali, dato il contesto, è il caso di aggiungere Wystan Hugh Auden, che conosceva personalmente Tolkien per cui nutriva grande ammirazione al punto di farsene entusiasta sponsor nei confronti di lettori ed editori statunitensi. La scelta di un traduttore di tale peso non è certamente frutto del caso, ma, come accennato all’inizio, si inquadra evidentemente in un percorso volto a collocare Tolkien tra i Grandi del Novecento, liberandolo – finalmente, è il caso di dire – dai limiti di una peraltro poco fondata appartenenza di genere. Anche la scelta della controversa copertina “marziana”, come già accennato nell’articolo qui pubblicato il 30 settembre 2019, potrebbe essere l’espressione della suddetta volontà di “uscire dal genere”, che una copertina più “figurativa” non avrebbe rimarcato.

Passando alla traduzione, oltre all’indubbia qualità generale del risultato, è importante dal punto di vista tolkieniano la cura dedicata a due aspetti in particolare, ossia la resa dei nomi e quella dei registri linguistici. Sarebbe giusto anche parlare delle poesie, ma la cosa richiederebbe un tempo e uno spazio che al momento purtroppo non sono sufficienti.

Bompiani: le novità tolkieniane ottobre 2019

Middle-earth mapManca davvero poco alla festa a lungo attesa: il 30 ottobre infatti vedrà la pubblicazione del primo volume della nuova traduzione de Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, affidata a Ottavio Fatica con la consulenza letteraria dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani. Ma non sarà l’unico testo tolkieniano che Bompiani porterà in libreria in quella data. Vediamo insieme cos’ha in serbo quest’autunno per tutti gli appassionati del Professore di Oxford.

Un nuovo corso di WM4 all’Università di Trento

Trento: facoltà di lettere e filosofiaPer il secondo anno consecutivo, Wu Ming 4 terrà un laboratorio su Tolkien presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, nell’ambito del corso di Letteratura Inglese. Dopo le incoraggianti valutazioni ricevute dagli studenti un anno fa, a conclusione del laboratorio di analisi del testo e scrittura creativa su Lo Hobbit, lo scrittore ha deciso di riproporre la formula puntando più in alto. Il laboratorio avrà la durata di quattordici ore frontali, e si intitolerà Costruire mondi: architettura narrativa e temi portanti del Signore degli Anelli.

Lo scopo del laboratorio sarà triplice, vale a dire:

1) analizzare la struttura del romanzo di J.R.R. Tolkien attraverso l’andamento della trama e le parabole narrative dei personaggi principali, focalizzandosi su alcuni snodi chiave della storia e sull’effetto di profondità;

2) individuare alcuni dei temi toccati dal romanzo e il modo in cui vengono affrontati narrativamente;

3) produrre uno spin off che colmi un vuoto nella trama o sviluppi un troncone di storia soltanto accennato, coerente con la costruzione di mondo del romanzo e con uno dei temi individuati.

Nell’arco di sette martedì consecutivi, dal 5 novembre al 17 dicembre, si svilupperà in classe una discussione sul romanzo più celebre di J.R.R. Tolkien, sulla base di questa timeline:

5 novembre: presentazione della mappa narrativa del romanzo e prolessi dei temi

12 novembre: Natura e umanità

19 novembre: Guerra e pace

26 novembre: Morte e immortalità

3 dicembre: Bene e male

10 dicembre: Potere e libertà

17 dicembre: Narrazione e realtà

cop - Il fabbro di OxfordIl 5 novembre, in particolare, Wu Ming 4 sarà anche ospite dell’Unione degli Universitari, presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento, via G. Verdi 26, alle ore 18:00, per presentare il suo libro Il Fabbro di Oxford – scritti e interventi su Tolkien (Eterea 2019). Un’articolata recensione, scritta da Franco Pezzini, uno dei maggiori critici italiani di letteratura fantasy e horror, si può leggere qui.