Perché Amazon non può cancellare The Rings of Power

Charlie VickersFin dalla sua première nel settembre 2022, la serie tv di Amazon Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è stata al centro delle discussioni. Con un budget record e obiettivi ambiziosi, Amazon mirava a far diventare la serie un fiore all’occhiello di Prime Video. Tuttavia, il basso numero di spettatori e un’accoglienza contrastante hanno messo in discussione il futuro della serie. Un recente rapporto, tuttavia, suggerisce che il contratto di Amazon con la famiglia Tolkien potrebbe svolgere un ruolo chiave nel determinare se la serie verrà continuata o cancellata.

Il rapporto

serie tv amazonSecondo un rapporto di The Ankler, Amazon dovrebbe pagare 20 milioni di dollari a stagione agli eredi di Tolkien se “The Rings of Power” venisse cancellato prima della quinta stagione prevista. Il contratto prevede cinque stagioni per un totale di 50 episodi. La seconda stagione è uscita un anno fa, mentre la terza è attualmente in produzione e non vedrà la luce prima del 2027. Questa clausola contrattuale, sommata ai 250 milioni di dollari già investiti per i diritti e ai 465 milioni di dollari per la prima stagione, rende una cancellazione anticipata una decisione costosa.

Numeri di spettatori e il loro significato

GaladrielGli ascolti di “The Rings of Power” sono contrastanti. La prima stagione ha raggiunto 25 milioni di spettatori in tutto il mondo nella sua settimana di apertura, ma solo il 37% degli spettatori statunitensi l’ha guardata fino alla fine. A livello internazionale, l’ascolto è stato del 45%, al di sotto dell’obiettivo di Amazon del 50%. La seconda stagione ha battuto ogni record nell’ottobre 2024 con oltre 55 milioni di spettatori, diventando la stagione di maggior successo su Prime Video. Poi però si è scoperto che il numero di spettatori della Stagione 2, nelle sue prime 12 settimane di disponibilità, era diminuito del 60% rispetto alla Stagione 1 in termini di minuti totali guardati. In ogni caso, anche tenendo conto dei dati  di ascolto più positivi, Gli Anelli del Potere non sono riusciti ad entrare nella classifica delle 10 serie migliori dell’anno. Nonostante queste cifre, la serie tv rimane una delle più onerose di sempre, con costi di produzione di 465 milioni di dollari per la prima stagione, il che solleva dubbi sulla sua sostenibilità a lungo termine.

Il futuro

Amazon: Vernon Sanders, Jennifer Salke, Albert ChangNonostante le grandi aspettative, il futuro della serie rimane incerto. Sebbene siano ancora in corso le riprese della terza stagione, la serie da un miliardo di dollari non è più considerata il colosso dello streaming che Amazon sperava. Dopo il siluramento di Jennifer Salke e Vernon Sanders, il nuovo capo di Amazon Studios, Mike Hopkins, vorrebbe decisamente cambiare rotta. Tuttavia, la clausola contrattuale, che prevede elevate penali di risoluzione, potrebbe indurre Amazon a proseguire la serie fino alla quinta stagione. L’investimento finora effettuato e il potenziale del brand potrebbero essere ulteriori motivi per proseguire con il progetto.
SauronSe The Rings of Power sarà un successo a lungo termine dipenderà non solo dagli ascolti, ma anche dalle decisioni strategiche di Amazon. La serie rimane un elemento, anche se non centrale, degli sforzi per espandere ulteriormente il franchise. Per i fan, questo significa che il viaggio nella Terra di Mezzo probabilmente non finirà presto, almeno non prima della quinta stagione prevista. Resta da vedere se la serie riuscirà a soddisfare le aspettative a lungo termine.

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– The Rings of Power, cosa sappiamo sulla terza stagione?
– Gli Anelli del Potere, Jennifer Salke se ne va
– Gli Anelli del Potere, la terza stagione è confermata
– Gli Anelli del Potere: alla fine gli ascolti totali sono calati
– Gli Anelli del Potere: il finale di stagione
– Vedi anche la sezione “Film e Serie TV” per tutti gli articoli su questo tema

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La colonna sonora del Signore degli Anelli di Howard Shore arriva in vinile

Rhino Records ha annunciato una nuova edizione della colonna sonora del Signore degli Anelli, composta da Howard Shore. In uscita il 3 ottobre 2025, sarà composta da tre doppi dischi.

Il mercato del vinile

Negli ultimi anni, il mercato globale dei dischi in vinile ha continuato a mostrare una forte crescita, certamente sostenuta dal fattore nostalgia ma anche dalla tendenza al collezionismo e dal desiderio di un’esperienza fisica nell’era digitale. I dati di vendita attestano che il vinile ha ormai superato il compact disc in numeri o in valore in molti mercati: negli USA, ad esempio, il 2022 ha visto le vendite di LP superare quelle di CD per la prima volta dal 1987; il medesimo fenomeno si è verificato in Italia già nei primi mesi del 2021. Certamente, l’esperienza analogica attira sempre più ascoltatori, complici anche le maggiori possibilità di acquistare impianti audio di discreta o buona qualità con una spesa relativamente bassa: d’altro canto, il piacere tattile del disco in quanto oggetto, le dimensioni che rendono la cover art godibile come un piccolo quadro, il sottile rituale del giradischi sono elementi che attraggono non solo gli audiofili di lunga data ma anche i giovani. A ciò, naturalmente, si aggiunge il profluvio di vinili colorati, picture discs, edizioni limitate o deluxe che sono diventati prodotti desiderabili. Tutto questo fa sì che, sebbene lo streaming costituisca la quota dominante dei ricavi dell’industria musicale, il vinile si confermi sempre più il formato dominante del comparto fisico. Niente di strano, dunque, che il mercato discografico torni, di tanto in tanto, a riproporre materiale tratto dai film tolkieniani.

Howard Shore e la trilogia di Peter Jackson

Canadese, classe 1946, Howard Shore ha esordito nella scrittura musicale per il cinema nell’ormai lontano 1979, firmando da allora un centinaio di colonne sonore. Tra le molte sue collaborazioni d’eccezione, se ne contano ben 18 con David Cronenberg e 5 con Martin Scorsese; il compositore, inoltre, ha anche composto le musiche di veri e propri cult come Big, Il silenzio degli innocenti, Philadelphia, Mrs. Doubtfire e Seven. Senza dimenticare, naturalmente, le due trilogie tolkieniane dirette da Peter Jackson. L’avventura del compositore nella Terra di Mezzo ha inizio nel 2000; Shore, appassionato lettore di Tolkien sin dagli anni Sessanta, ha lavorato alla prima trilogia per quasi quattro anni. In un’intervista a ClassicFM, ha affermato di essersi lasciato guidare da «tutto ciò che è verde e buono», confermando il suo amore per la natura e ritrovando in esso un legame diretto con Tolkien e la sua opera. Il risultato è un universo musicale coerente, sapientemente costruito attraverso più di ottanta leitmotiv. Questo approccio quasi wagneriano alla composizione ha consentito a Shore di dare identità sonora a luoghi, popoli e persino oggetti, come l’Anello o Narsil riforgiata in Andúril. In un’intervista a LudwigVan Toronto Shore ha affermato di aver adoperato temi ricorrenti, ben distinti e riconoscibili, per supportare lo storytelling, poiché «non tutti coloro che hanno visto i film potrebbero aver letto i libri e aver compreso tutti i diversi personaggi, culture e oggetti. La musica è stata utilizzata per contribuire a chiarire questa complessa storia».

Dal punto di vista emotivo, la colonna sonora riesce a coprire uno spettro vastissimo. Così, il tema della Contea, costruito su archi leggeri, flauti e arpe, sereno e pastorale, rassicurante ma lievemente nostalgico, che rappresenta la semplicità e la pace della vita hobbit, il senso di “casa” a cui tornare; quello dell’Anello, sottilmente ipnotico grazie agli archi tesi e alle voci cariche di presagio, che sottolinea il fascino oscuro e la natura corruttrice dell’oggetto; quello di Mordor, costruito su percussioni profonde, cori in Linguaggio Nero e ottoni gravi, cupo, minaccioso e marziale e capace di trasmettere tutta la potenza oppressiva e corruttrice di Sauron. E poi, i temi elfici; quello di Granburrone, basato su accordi consonanti e progressioni in maggiore, delicato e luminoso ma pervaso di una sottile malinconia, esprime la bellezza e l’armonia della dimora elfica di Elrond, un luogo di rifugio e saggezza, ma anche segnato dalla consapevolezza della fine imminente del dominio elfico sulla Terra di Mezzo; quello di Lothlórien, invece, basato su scale modali, è più rarefatto, sospeso e misterioso, per evocare l’impressione di alterità degli Elfi e l’immagine di uno spazio fuori dal mondo e dal tempo. Infine, i temi degli Uomini: quello nobile e solenne di Gondor, costruito su ottoni e archi possenti, che dà voce alla grandezza antica e decadente del regno degli eredi di Númenor, e quello epico ma malinconico di Rohan, nel quale il violino solista richiama la tradizione musicale nordica e anglosassone. Su tutti, domina il Tema della Compagnia, eroico e trionfante ma anche fragile, che simboleggia l’unità e il coraggio del gruppo ma riaffiora anche, con variazioni timbriche, ogni volta che i membri della Compagnia affrontano insieme il destino.

Non a caso, Shore ha ricevuto tre Premi Oscar, quattro Grammy e tre Golden Globe per questo lavoro. Ma, al di là dei riconoscimenti, ciò che rende questa colonna sonora unica è soprattutto la sua capacità di imprimersi nell’immaginario collettivo; a distanza di ormai un ventennio, molti spettatori ricordano le musiche come se fossero parte stessa della storia, segno che Shore ha davvero dato voce alla Terra di Mezzo.

La nuova edizione in vinile della colonna sonora

Nel 2018, l’etichetta musicale Rhino Records, appartenente al gruppo Warner Music e specializzata in riedizioni di colonne sonore, aveva pubblicato un boxed set da 6 LP contenente l’intera colonna sonora della prima trilogia di Peter Jackson. Il cofanetto, in edizione limitata di sole 2000 copie, è ben presto diventato un ricercatissimo oggetto da collezione. Adesso, dal 3 ottobre, la casa discografica ha rilasciato una nuova versione, con doppi dischi per ciascuno dei tre film. I vinili da 180 grammi saranno disponibili in nero o in “trasparente Palantir”. La colonna sonora resta quella classica: non compariranno brani extra rispetto all’edizione originale – ad esempio materiale inedito, versioni alternative o demo – ma, come per il precedente boxed set, Rhino ha curato la rimasterizzazione per vinile moderno, ottimizzando il suono per la resa del formato da 180 g. In termini di mercato, questa uscita rafforza la tendenza alla valorizzazione dei formati fisici da parte dei fan della musica da film e del collezionismo; in termini tolkieniani, è una nuova possibilità, per i fan, di immergersi nuovamente nelle atmosfere incantate create da Howard Shore.

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– Leggi l’articolo La sinfonia di Shore torna a Firenze e a Roma
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Teatro: Caccia ‘l drago, ecco la recensione

Nell’ambito del Fu Me Festival di Cesena è andata in scena Domenica 14 settembre 2025 la prima di Caccia ‘l drago. Fabula in musica liberamente ispirata all’opera di J.R.R. Tolkien. La regia è di Elvira Frosini e Daniele Timpano; la produzione è a cura de Gli Scarti – Centro di Produzione Teatrale di Innovazione e di Kataklisma teatro. L’opera ispiratrice naturalmente è Farmer Giles of Ham, scritta nel 1937 ma pubblicata nel 1949, tradotta in Italia per la prima volta nel 1975 con il titolo Il Cacciatore di Draghi e ripubblicata nel 2019 per i tipi di Bompiani nell’edizione critica di Christina Scull e Wayne G. Hammond, con la traduzione di Isabella Murro e la curatela del socio AIST Lorenzo Gammarelli.

Lo Spettacolo

Il Cacciatore di Draghi - edizione 2019Lo spettacolo è un monologo della durata di un’ora, interpretato dallo stesso Daniele Timpano ed evidenziato a tratti da un sottofondo musicale originale, composto da Natale Romolo in occasione della prima versione dello spettacolo, che risale a oltre vent’anni orsono, ma rivisto in occasione di questa nuova edizione (la prima vinse il premio Le voci dell’anima nel 2005 a Rimini). Una scenografia minima e nemmeno verosimile: un parallelepipedo che a volte è un sedile e a volte una giumenta, uno scialle che a volte è un cane (unica macchia scura nel bianco neutro del resto), un ombrello che vale come spada, nel fodero quando è chiuso e sguainata quando è aperto, e il drago rappresentato da un piccolo cilindro di stoffa. In questo modo lo spettatore deve usare la sua fantasia per immaginare le situazioni e i personaggi, proprio come farebbe leggendo il racconto e proprio come nei giochi dei bambini dove una scopa è un cavallo e uno scatolone un’astronave. Anche l’attore è in bianco, con un paio di grandi occhiali da sole e una sgargiante cravatta gialla, perché è, di volta in volta, un personaggio oppure un altro – solo la voce del drago è fuori campo – ma anche il narratore, il regista e il direttore di scena.

In un’intervista rilasciata da Daniele Timpano a Daniele Frisco alcuni giorni fa, l’attore e regista ha parlato lungamente di questo spettacolo:

Nelle lettere Tolkien dice a più riprese che le fiabe sono sì le cose che ovviamente possono leggere i bambini e i ragazzi ma che sono una cosa seria: non sono scritte solo per l’infanzia e soprattutto non bisogna semplificarle […] Perché se la fiaba ha qualcosa di formativo o di pedagogico è proprio in questo suo tentativo di affrontare la complessità, di far imparare nuove cose, nuove parole, nuovi concetti. […] Questo spettacolo […] è molto semplice, ma vuole avere le sue complessità e cala la storia fiabesca, il racconto di un contadino e di una caccia al drago, sullo sfondo di un’Inghilterra medievale immaginaria. […] non vuole essere un racconto per ragazzi, bensì vuole infilare questa specie di immaginario para-tolkeniano su cui è costruito il lavoro in un immaginario contemporaneo, colto, novecentesco e quindi le musiche dello spettacolo […] sono comunque musiche contemporanee, classiche, colte. Io […] sono vestito in modo contemporaneo e la scena stessa con i suoi pochi elementi vuole riecheggiare qualcosa che può ricordare più la stanzetta nel seminterrato di Finale di partita di Beckett piuttosto che l’immaginario fiabesco infantile (o comunque di uno spettacolo per ragazzi).

Nel prosieguo dell’intervista Timpano parla della sua passione per Tolkien, di cui dichiara di aver letto e riletto più volte tutte le opere; sta anche comprando i volumi de La storia della terra di Mezzo. Questa rivelazione colpisce molto, come del resto la scelta di adattare quest’opera tolkieniana in particolare: anni fa ne era stata realizzata una riduzione teatrale per ragazzi e sicuramente il racconto si presta allo scopo. Forse, però, altri racconti potevano essere più adatti per un lavoro teatrale destinato a degli adulti, come ad esempio Foglia, di Niggle, anche questo già messo in scena; dunque perché questo?

La scelta è probabilmente dovuta proprio al potenziale che sta nel contrasto tra una storia che ovviamente si colloca nel medioevo e la sua anacronistica rappresentazione con abiti e attrezzi moderni, contrasto che acuisce l’ironia e il tono dissacrante, ma forse anche nostalgico, già presenti nel testo tolkieniano, dove il re è interessato solo al denaro, i cavalieri ai pranzi, e il drago è bugiardo, codardo e mollaccione! In fondo, in Farmer Giles of Ham Tolkien forse prende in giro un po’ anche sé stesso, rendendo comici personaggi e situazioni che in altre sue opere sono epici mentre d’altra parte rimpiange quel medioevo fantastico e le sue tracce che, nel paesaggio e nella cultura dei suoi tempi, andavano perdendosi.

Lo spettacolo non è comico ma divertente, e a tratti assurdo, e quindi rispecchia lo spirito del racconto. E nel suo minimalismo, che richiede lo sforzo dell’immaginazione per vedere giganti e draghi, fa dello spettatore un sub-creatore, in coerenza col pensiero del Professore.

Carla Iacono Isidoro

 

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– Leggi l’articolo L’ultimo cacciatore di draghi da Tolkien al Teatro Verde a Roma

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– Vai al sito del Fu Me Festival 2025
– Vai al sito dell’associazione Gli Scarti – Centro di Produzione Teatrale di Innovazione
– Vai al sito di Kataklisma teatro
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Germania, Rings of Power finisce gratis in tv

Anteprima Rings of PowerUna grande sorpresa, e forse anche un cattivo presagio, l’emittente pubblica tedesca ZDF ha annunciato la messa in onda della serie tv di Amazon Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, precedentemente disponibile esclusivamente su Prime Video. A partire dal 30 ottobre alle 10:00, i 16 episodi delle prime due stagioni saranno disponibili in streaming su ZDF per 30 giorni. La trasmissione nel palinsesto lineare, invece, inizierà lunedì 3 novembre su ZDF: tre episodi saranno trasmessi ogni giorno dal lunedì al venerdì in prima serata a partire dalle 20:15 (quattro il venerdì).

Un annuncio che solleva molti dubbi

The Rings of Power PosterIl Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è la produzione televisiva più costosa di sempre. Amazon ha già speso oltre 1 miliardo di dollari per l’intero progetto. Il fatto che la serie tv — per i cui diritti di licenza Amazon costano 250 milioni di dollari — venga ora sottratta all’esclusiva della piattaforma di streaming, e che la seconda stagione, in particolare, arrivi così presto sulla televisione gratuita tedesca (dopo essere stata trasmessa in anteprima mondiale tra agosto e ottobre 2024) e con ogni probabilità destinata a comparire anche in altri Paesi), solleva diversi interrogativi.
Quando è stato annunciato l’accordo, Amazon ha precisato che sarà uguale per la maggior parte delle reti internazionali, ma che anche quelle statunitensi erano in trattativa. La Germania è il primo Paese che sembra aver raggiunto un accordo per la messa in onda. In molti mercati (Germania, Spagna, Italia…), Prime Video è in ritardo rispetto a Netflix in termini di riconoscibilità del marchio e utilizzo quotidiano.
Prime Video AmazonNon è forse a causa di un cambio di strategia che Amazon vende i diritti? Ricordo che Mike Hopkins diceva che le produzioni fantasy sono troppo costose in generale (la serie The Wheel of Time è stata cancellata dopo la conclusione della terza stagione e la costosa serie fantascientifica di spionaggio Citadel ha visto annullati tutti gli spin-off previsti) e che lui vorrebbe un ritorno sull’investimento più rapido. È recentissimo (18 settembre 2025), poi, il siluramento di Vernon Sanders – altro capo responsabile di The Rings of Power – dopo l’uscita clamorosa di Jennifer Salke ad aprile scorso. Sebbene siano ancora in corso le riprese della terza stagione, la serie da un miliardo di dollari non è più considerata il colosso dello streaming che Amazon sperava. La rivista ben informata Deadline ha addirittura sottolineato nel suo rapporto iniziale sul licenziamento di Salke che The Rings of Power non è stato «abbastanza rivoluzionario» da giustificarne il costo sotto la guida di Salke (e Sanders). Sembra quindi che Amazon Prime Video voglia trarre il massimo profitto possibile dalla serie tv fantasy, mentre si valutano nuove strategie e progetti. La vendita dei diritti di trasmissione consente ad Amazon di recuperare parte dell’enorme investimento in The Rings of Power.
Questo cambio di rotta potrebbe rivelarsi una strategia di marketing involontaria a favore della stagione 3 della serie tv, che uscirà in esclusiva su Prime Video (inizialmente). Sicuramente, portare la serie sulla tv nazionale gratuita può far guadagnare nuovi spettatori che potrebbero non accedere mai a Prime Video. Dando maggiore visibilità alle stagioni 1 e 2, Amazon spera di catturare un nuovo pubblico che si abbonerà a Prime quando la terza stagione arriverà in esclusiva sulla piattaforma. Si parla di un tempo limitato (una settimana di trasmissione sul canale pubblico, un mese di presenza nel catalogo online dell’emittente), ma potrebbe essere sufficiente a conquistare nuovi appassionati. Il problema è il seguito, perché se si volesse capitalizzare questo tipo di operazione, la nuova stagione inedita dovrebbe uscire almeno il prossimo anno. Invece, sembra non sia così.

La terza stagione non prima di due anni

Robert AramayoAmazon ha confermato ufficialmente una terza stagione a febbraio 2025. Le riprese sono iniziate a metà maggio 2025 e si stanno svolgendo a Londra. Nessuna data di uscita è stata ancora annunciata. Robert Aramayo, che interpreta Elrond nella serie fantasy, ha però dichiarato che le riprese lo terranno impegnato fino alla fine del 2025. Poi ha riso, dicendo: “E poi cercherò di trovare lavoro in fretta”. Considerando i tempi di produzione delle stagioni precedenti, è improbabile che gli appassionati vedano i nuovi episodi nel 2026. La nuova serie inizierà diversi anni dopo la seconda stagione, al culmine della “Guerra degli Elfi e Sauron”, e descrive gli sforzi di Sauron per creare l’Unico Anello, che crede gli darà il potere di vincere la guerra e conquistare tutta la Terra di Mezzo. Charlotte Brändström, Sanaa Hamri e Stefan Schwartz dirigeranno ciascuno diversi episodi. La sala degli sceneggiatori include Justin Doble, Ben Tagoe, Ava Wong Davies, Constance Cheng, Jonathan Wilson, Griff Jones, Sarah Anson e gli showrunner J. D. Payne e Patrick McKay.

 

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– The Rings of Power, cosa sappiamo sulla terza stagione?
– Gli Anelli del Potere, Jennifer Salke se ne va
– Gli Anelli del Potere, la terza stagione è confermata
– Gli Anelli del Potere: alla fine gli ascolti totali sono calati
– Gli Anelli del Potere: il finale di stagione
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Rings70, intervista
al gruppo RuinThrone

Copertina del disco dei RuinThrone - "The Unconscious Mind Of Arda"I RuinThrone, gruppo power metal romano, saranno protagonisti del concerto che si terrà al teatro comunale di Dozza il prossimo 27 settembre, in chiusura del primo giorno dell’evento “Rings70: i settant’anni del Signore degli Anelli”, con un inedito set acustico. Per l’occasione, li abbiamo incontrati per parlare della loro passione per Tolkien e del disco che hanno dedicato proprio al Professore, “The Unconscious Mind of Arda”.

L’intervista

  • Innanzitutto, vi ringrazio per la vostra disponibilità e vi sono riconoscente per il concerto che terrete a “Rings70”. Vi va di presentare la band ai nostri lettori?

Il piacere è tutto nostro, Stefano, credimi. Da appassionati delle opere di Tolkien e del fantasy in generale è un onore poter partecipare con la nostra musica a un evento di una delle associazioni tolkieniane più importanti d’Italia. I RuinThrone nascono diversi anni fa (la pubblicazione del nostro primo EP “Leaden Fields” risale addirittura al 2008) dalla passione per la musica metal, con diverse sfumature che vanno dal power/epic di stampo tedesco, al metal più moderno, senza farci mancare degli inserti che strizzano l’occhio al death metal. Un po’ per caso abbiamo scoperto di essere anche tutti degli appassionati del mondo fantasy, che però nei nostri testi prende un taglio più introspettivo, un po’ per distanziarci dal power metal “mainstream”, un po’ per mettere il focus sulle emozioni e l’inconscio (da qui nasce il nome del nostro ultimo album “The Unconscious Mind of Arda”, 2023) di personaggi a noi cari.

  • Passiamo ora al vostro ultimo album, “The Unconscious Mind of Arda”. Vorrei partire dal domandarvi cosa vi ha spinto a incentrare un disco intero sull’opera tolkieniana…

The Unconscious Mind of Arda” inizialmente doveva parlare di tutt’altro. Quando abbiamo cominciato a scrivere i primi brani, l’intenzione era quella di spostarsi dalle tematiche fantasy solitamente trattate dalle band power metal e prendere spunto da opere sci-fi come quelle di Asimov; poi però ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che eravamo ancora quei ragazzi un po’ nerd che a scuola andavano in giro con jeans strappati, maglietta dei Maiden e che passavano nottate a giocare a D&D. Allora perché forzarci a scrivere di qualcosa che magari non sarebbe risultato spontaneo? Da lì la scelta non poteva che essere quella di scrivere testi ispirati dal nostro autore fantasy preferito: J.R.R. Tolkien. In realtà già ‘Blinded’ dal nostro primo album, “Urban Ubris” (2013), ha dei chiari riferimenti a Gurthang la spada nera di Túrin Turambar, però con questo album volevamo fare qualcosa di più (come peraltro hanno fatto i nostri cari Blind Guardian con ‘Nightfall In Middle-Earth’) e dare una nostra visione dei personaggi che popolano Arda.

  • Riguardo al disco, parlateci un po’ dei temi delle canzoni. C’è un filo rosso che le lega oppure sono pezzi a sé che hanno in comune la radice tolkieniana?

Ad un primo sguardo i brani non sono legati fra loro (a parte la radice tolkieniana), però il concept dietro “The Unconscious Mind of Arda” è quello di un viaggio nell’inconscio dei personaggi di Arda. Piuttosto che narrare le vicende già scritte dal Professore, come sarebbe spontaneo fare, abbiamo voluto cristallizzare dei momenti nella vita di eroi e “villain” cercando di carpirne le emozioni e i pensieri trasformandoli in musica e testo. Da lì abbiamo potuto mostrare un lato diverso di essi: personaggi con le loro debolezze, paure ed incertezze. Abbiamo cercato di mettere in musica luci ed ombre del Legendarium.

  • Da un punto di vista musicale, molti vi hanno accostato ai Blind Guardian, sia per il lato strumentale che per una somiglianza tra la voce di Haedus e quella di Hansi Kürsch. Oltre a loro, che tutti sono certo amiamo, chi sono i vostri altri punti di riferimento?

Sì, diciamo, i Blind Guardian sono stati sicuramente la nostra influenza principale sia nel modo di comporre i brani che per le qualità timbriche di Haedus, ma c’è molto altro di mezzo. Parlando dal punto di vista “chitarristico”, l’utilizzo di chitarre a sette corde è stato un modo per dare più modernità al sound della band e quel pizzico di oscurità in più da poterci giocare nei momenti giusti. Molte ritmiche prendono spunto da band come Iced Earth, Nevermore e anche gruppi stilisticamente più “lontani” come i Meshuggah (come si può notare in ‘In Penumbra’ durante la sezione centrale dedicata al Balrog o dopo la seconda strofa in ‘The Eldest’).

  • Ora vi chiederei di scegliere un pezzo dell’album, magari il vostro preferito, e di commentarlo per i nostri lettori.

Musicalmente parlando il brano che amiamo più suonare è ‘In Penumbra’, perché racchiude un po’ l’essenza del sound dei RuinThrone: sezioni acustiche, power metal e una sezione centrale dal sapore death metal dove abbiamo utilizzato voci extreme per dare voce al Flagello di Durin; dal punto di vista “narrativo” invece il brano a cui siamo più legati è ‘The Past Is Yet to Come’ che dà voce ai pensieri che (secondo noi) hanno avuto il Re Stregone e i Nazgûl più in generale quando si sono resi conto del prezzo pagato per avere potere e immortalità nella vita terrena.

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  • Passo un po’ alle domande più tolkieniane. Quando avete scoperto Tolkien e qual è stata la prima sua opera che avete letto?

Chi prima, chi dopo, diciamo, ci siamo avvicinati alle opere del Professore in adolescenza e, penso come la maggior parte dei suoi fan, lo abbiamo fatto con “Il Signore degli Anelli”, che ha stregato ognuno di noi per la sua bellezza e complessità, portandoci poi a esplorare “Il Silmarillon”, “Lo Hobbit”, le altre opere “minori” ecc.

  •  Non posso evitare di chiedervi il vostro personaggio preferito e il motivo…

Be’, un po’ come anticipato prima, direi il Re Stregone di Angmar, perché rappresenta una metafora della debolezza dell’uomo, tormentato dal desiderio di potere e ricchezza e costantemente in fuga dalla morte.

  • Vorreste anticipare ai nostri lettori qualcosa del concerto acustico che terrete a Dozza il 27 settembre?

Questo concerto sarà una sorpresa sia per voi che vi assisterete che per noi che saremo sul palco a suonare, perché è la prima volta che portiamo un set interamente acustico. Molti brani purtroppo non sono facilmente adattabili in un contesto acustico, quindi opteremo per un viaggio nella storia della musica di ispirazione tolkieniana includendo chiaramente anche dei nostri brani. Non vogliamo anticipare troppo, ma basta spulciare un po’ gli articoli pubblicati dall’AIST al riguardo per avere qualche indizio.

  • Vi ringrazio per il tempo e vi lascio spazio per le ultime battute ai nostri lettori. Grazie ancora e ci vediamo al concerto!

Ci teniamo a ringraziare te, Stefano, e tutta l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani per questa opportunità. Ancora una volta abbiamo avuto la prova di come dei romanzi scritti ormai diverso tempo fa siano tutt’oggi fonte di aggregazione e speriamo che questo piccolo “assaggio” sia gradito a tutto il pubblico… con la speranza di poter mostrarvi più in là lo spettacolo completo che portiamo sui palchi d’Europa.

Clicca qui per visualizzare ulteriori info e per aggiungere l’evento al tuo calendario.

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– Leggi l’articolo Rings70: a Dozza i 70 anni del Signore degli Anelli
– Leggi l’articolo Tolkien 50, ecco gli eventi più importanti
– Leggi l’articolo FantastikA 2024: ecco la forma del fantastico

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– Vai al sito ufficiale del Comune di Dozza

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Il Signore degli Anelli di Bakshi anche in Blu-ray

Ralph Bakshi: Concilio di ElrondIl Signore degli Anelli di Ralph Bakshi sfiora la soglia dei 50 anni, eppure continua a far parlare di sé. Un cult che, infatti, con Amazon sarà ridistribuito in Blu-ray in un edizione rimasterizzata deluxe, accompagnata da un’intervista esclusiva al suo stesso autore. Si tratta di un grande passo in avanti, soprattutto per l’edizione italiana che non ha ancora visto una ristampa home video, se non quella in DVD del 2010. Non male, insomma, considerando che fin dalla sua uscita nelle sale il film è stato ritenuto un mezzo flop.
Il Signore degli Anelli nella versione animata dal regista originario di Brooklyn è infatti un sogno mai realizzato, almeno non per intero; un capolavoro di sperimentazione tecnica e di avanguardia visiva, che ha sfidato i tempi immaturi della produzione statunitense. Questo perché, anche se il pubblico era pronto per una grande trasposizione su grande schermo, quelli che non osavano fare il grande passo erano proprio coloro che a Hollywood si scervellavano su come rendere realtà un progetto di simile portata. Risultato? Un film a metà, tagliato di netto dopo la battaglia del Fosso di Helm, con un finale sospeso in attesa di un seguito che non arriverà mai.

Il viaggio travagliato di un racconto “infilmabile”

Asettica, indigesta, la “prima parte” si conclude infatti con le parole quasi profetiche del narratore: «Le forze dell’Oscurità vennero ricacciate per sempre dalla faccia della Terra di Mezzo. E con la fine della loro vittoriosa battaglia, finisce anche il primo grande favoloso racconto del Signore degli Anelli». Quel «Per sempre», che allora suonava più come un “Non è finita qua”, è diventato poi di fatto la lapide tombale del progetto.
Eppure le premesse sembravano buone, tanto che la Tolkien Estate (al tempo rappresentata dai figli del Professore) aveva dato il proprio benestare. Dopo 20 anni dall’uscita della Compagnia dell’Anello, contatti continui, spesso a vuoto, tra Oxford e Los Angeles, un progetto fallito con il regista e sceneggiatore John Boorman e un altro – si vocifera – ideato e interpretato dai Beatles (ma castrato sul nascere da Tolkien in persona), si stava producendo il primo vero adattamento cinematografico in assoluto del romanzo. Non una novità per i racconti di Tolkien in generale (prima di tutto arrivò Lo Hobbit della coppia Rankin/Bass), ma di sicuro una novità per quello che era considerato come un libro “infilmabile”, un viaggio ritenuto impraticabile e intricato tanto quanto quello di Frodo e Sam lungo la strada per Mordor.
Troppe erano le incognite, e altrettanti i conflitti con la United Artists, che aveva acquisito i diritti e che curò anche le prime fasi della sceneggiatura di Boorman. I produttori infatti spingevano per raccogliere la storia in un film solo, proprio come nei piani dello sceneggiatore statunitense. Alla fine Bakshi riuscì ad accordarsi per due capitoli. I tanti problemi di produzione continuarono però anche durante la produzione: Bakshi inizialmente pensò, ad esempio, ai Led Zeppelin per la colonna sonora, ma la produzione insistette per chiamare invece un compositore Usa, Leonard Rosenman, che diede alle musiche un’aria tanto epica quanto distaccata dal profilo estetico del film, risultando quasi aliena.

Ralph Bakshi

Ralph BakshiNonostante le critiche e il flop commerciale di pubblico e di critica (anche attuale), l’opera di Bakshi rappresenta tuttavia ancora oggi un’avanguardistica quanto leggendaria trasposizione del Signore degli Anelli: coraggiosa, sperimentale ed evocativa, in una misura cui nemmeno lo stesso Ralph Bakshi era abituato. Il suo fantasy si mischia alla satira politica e alla slapstick cartoonesca, con quel sapore critico sprezzante contro la società contemporanea (Fritz the Cat, Heavy Traffic, Coonskin) che viene dipinta e catturata nel suo essere più basso e nascosto, e quindi autentico. Bakshi era perfetto: riusciva a dare al romanzo quel gusto pop e postmoderno che interessava specialmente ai produttori, mantenendo tuttavia quella stessa fedeltà e attaccamento all’opera originale. Non sorprende dunque l’amore che sbocciò tra lui e il fantasy, e infatti, proprio come John Boorman, che riciclò alcune intuizioni dalla sua sceneggiatura di 700 pagine del Signore degli Anelli per girare Excalibur, anche Bakshi si innamora del fantasy. Durante la lavorazione a intermittenza, tra un’interruzione produttiva e l’altra, girerà Wizards, film animato in rotoscopio che il regista unisce al found footage, dove viene rappresentato un pianeta terra distrutto da una guerra nucleare in cui l’unica eredità rimasta dell’essere umano è la propaganda nazista.
Ma per tornare al romanzo di Tolkien: Bakshi lavora con l’high fantasy e porta avanti un tipo di operazione diversa, scendendo nei bassifondi, mettendosi in comunicazione con i reietti, proiettando (soprattutto con lo stile e la forma) una propria idea di racconto e critica al blocco occidentale della Guerra Fredda, mantenendo allo stesso tempo intatto il sostrato mitico e reale del messaggio tolkieniano. A metà tra la citazione creativa e gli elementi iconografici del XX secolo, Ralph Bakshi è diventato, forse, uno dei primi autori in assoluto a proporre un genere fantastico diverso, meno aulico ma sicuramente pregnante, autentico e contemporaneo. Un anello di congiunzione tra l’uomo del primo Novecento di Tolkien e la generazione postmoderna che si è innamorata dei film di Peter Jackson (non a caso, un grande ammiratore dell’autore newyorkese). Il Signore degli Anelli del 1978 rappresenta così la pura passione tolkieniana, giustamente imperfetta, canonicamente immortale, che entra di petto nel suo stesso Legendarium.

 

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– Vai al sito web di Ralph Bakshi
– Vai al sito della Middle-earth Enterprises, divisione della Saul Zaentz Company

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A Mirandola torna il Tolkien Music Festival

Logo del Tolkien Music Festival del 2025Due anni fa – tra il 30 agosto e il 1° settembre del 2023 – nasceva a Mirandola (MO) il Tolkien Music Festival, a detta degli organizzatori, molto probabilmente a ragion veduta, il “primo festival musicale in Italia interamente dedicato a J.R.R. Tolkien”. La manifestazione, organizzata dall’Associazione Culturale Amici della Musica di Mirandola e concepita sin dagli esordi come un evento di carattere biennale, torna quest’anno con la sua seconda edizione a occupare gli spazi del parco La Favorita tra il 30 e il 31 Agosto.

L’Associazione

L’Associazione Culturale Amici della Musica di Mirandola è attiva sul territorio da oltre 40 anni e si occupa di organizzare concerti nel comune del modenese con l’obiettivo di sensibilizzare i più giovani alla grande musica classica e lirica. Sulla base di quanto dichiarato da Lucio Carpani, direttore artistico dell’associazione, gli amici della musica contano al loro interno anche molti amici della Terra di Mezzo. Per questo motivo, in occasione del cinquantenario della scomparsa dell’autore del Signore degli Anelli, è stata organizzata la prima edizione del Tolkien Music Festival.

Nonostante il carattere biennale dell’evento, anche lo scorso anno l’associazione non è stata con le mani in mano; sono stati infatti organizzati due eventi musicali all’interno del Chiostro di San Francesco di Mirandola:

  • il racconto scenico e musicale La Storia di Beren e Lúthien, il cui resoconto è disponibile qui;
  • il concerto degli AinurTales from Ancient Times.

Il Tolkien Music Festival 2025

Tolkien Music FestivalIl formato dell’evento è lo stesso seguito nel 2023: il parco La Favorita sarà diviso in aree tematiche nelle quali ai moltissimi concerti musicali si alterneranno le attività più disparate: ristorazione presso la Taverna del Drago Verde, mercatini tematici, mindfulness e yoga a tema Terra di Mezzo, animazioni in costume, equitazione e falconeria, addestramenti con le armi, tiro con l’arco e lancio della scure, laboratori di lingua elfica, recitazione e falegnameria.

I concerti previsti sono i seguenti:

Sabato 30 Agosto

  1. The road goes ever on
    • Concerto con il Giovanni D’Aquilla, Carlo Torlontano (corno delle Alpi), Quintetto d’Archi dell’Ensemble Augusta con esibizione del Grande Corno di Helm
  2. Tolkien aedo e musico
    • Concerto-conferenza con il M° Edoardo Volpi Kellerman (compositore e pianista)
  3. Suoni dalla Terra di Mezzo
    • Concerto con Federica Torbidoni (flauto) e Arturo Stàlteri (pianoforte)
  4. Il canto funebre di Boromir
    • Concerto con il gruppo musicale Aposa

Domenica 31 Agosto

  1. Il canto della Terra di Mezzo
    • Concerto con il gruppo Glimmer All Stars
  2. The Trial of Fates – Parte due della Storia di Beren e Lúthien
    • Concerto narrativo con Edoardo Siravo, Gabriella Casali, Ensemble Augusta, quintetto d’archi, arpa e percussioni

Il programma completo dell’evento è disponibile qui.

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– Leggi l’articolo A Messina, Modena e Roma omaggi a Tolkien

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– Vai al sito del Tolkien Music Festival
– Vai al sito dell’Associazione Culturale Amici della Musica di Mirandola

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Hunt for Gollum: ci saranno Gandalf e Frodo

Manifestazione-For-the-Love-of-FantasyDurante il fine settimana, all’evento londinese per i fan “For the Love of Fantasy”, Ian McKellen ha aggiornato il pubblico sul nuovo film del Signore degli Anelli, diretto da Andy Serkis. «Le riprese inizieranno a maggio. Sarà diretto da Gollum, e sarà tutto incentrato su Gollum», ha anticipato McKellen. La Warner Bros. ha annunciato “Caccia a Gollum” lo scorso anno, con Serkis alla regia e protagonista, e Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens come produttori. L’uscita era prevista per il 2026, poi  è stata posticipata a dicembre 2027.

L’annuncio a sorpresa

Ian McKellenL’annuncio è arrivato durante l’evento For the love of fantasy, uno spettacolo rivolto agli appassionati di fantasy tenutosi questo fine settimana a Londra, che ha ospitato un incontro tra alcuni attori de Il Signore degli Anelli, da Ian McKellen a Elijah Wood, passando per Sean Astin (Sam Gamgee), Dominic Monaghan (Merry), Billy Boyd (Pippin) e John Rhys-Davies (Gimli). A un certo punto della serata, McKellen ha preso il microfono e si è alzato: «Sembra che ci sarà un altro film basato sulla Terra di Mezzo e le riprese inizieranno a maggio. Sarà diretto da Gollum e parlerà di lui», ha spiegato l’attore. «Vi svelerò due segreti: c’è un personaggio nel film chiamato Frodo, Ian McKellene c’è un personaggio nel film chiamato Gandalf. A parte questo, le mie labbra sono sigillate!». Mentre il pubblico impazziva, Elijah Wood ha guardato McKellen con un sorriso complice. Naturalmente, la Warner Bros. sta di nuovo prendendo spunto da Tolkien. Il CEO David Zaslav ha già accomunato “Caccia a Gollum” alle altre «priorità massime» dello studio: Batman e Superman. La scommessa da un miliardo di dollari di Amazon con “The Rings of Power” non ha avuto molto successo, quindi WB intravede un’opportunità. E, a differenza della serie di Amazon, questa arriva con il sigillo di approvazione di Jackson/Serkis. È su questo che puntano: nostalgia, riconoscimento, il ritorno di personaggi e volti familiari. Non si sa ancora se Viggo Mortensen prenderà parte a “Caccia a Gollum”. Boyens aveva precedentemente affermato che Mortensen era stato l’unico che aveva mostrato esitazione a tornare, e che se si fosse rifiutato di recitare nel nuovo film della serie avrebbe dovuto “cedere” il personaggio a un altro attore.

Negli scritti di Tolkien

Tim Kirk: "Bilbo and Gollum"Negli scritti di Tolkien, la celebrazione del 111° compleanno di Bilbo si svolge nell’anno 3001 della Terza Era e, nello stesso anno, Gandalf recluta Aragorn per rintracciare e scoprire dove si trovi Gollum, dopo che i due si erano incrociati per la prima volta quasi mezzo secolo prima. Gollum aveva lasciato le sue caverne nelle Montagne Nebbiose nel 2944 per cercare lo hobbit che gli aveva rubato l’anello e viene catturato nel 3009 da Aragorn. Dopo essere stato portato nei regni di Boscuro per essere interrogato, Gollum fugge dal regno elfico quando questo viene attaccato dalle forze di Mordor quasi un decennio dopo, nel 3018, un anno dopo che Gandalf, come visto ne La Compagnia dell’Anello, aveva cavalcato fino alla capitale di Gondor, Minas Tirith, e aveva scoperto informazioni che lo portano a credere che l’anello magico di Bilbo sia davvero l’Unico Anello del Potere. Il Concilio di Elrond, in cui Gandalf racconta nel romanzo la sua storia sulle tracce di Gollum, si svolge nell’ottobre di quell’anno, il 3018 della Terza Era.
Gandalf legge manoscrittiCiò significa che la cattura di Gollum da parte delle forze di Sauron e la tortura che alla fine lo porterà a condividere la sua conoscenza della posizione dell’anello si verificano in un momento imprecisato dei quasi 70 anni trascorsi tra l’abbandono delle caverne e la sua cattura da parte di Aragorn. E ciò che nell’adattamento cinematografico de La Compagnia dell’Anello viene trasmesso come settimane o mesi al massimo, in realtà è un periodo di diciassette anni. L’unica vera conferma che si sia verificato un significativo passaggio di tempo è l’invecchiamento di Bilbo, sebbene ciò possa essere in parte attribuito al fatto che la sua vitalità non è più sostenuta dall’Unico Anello.

Cosa faceva Frodo in quegli anni?

Frodo in Ithilien - Donato GiancolaLa risposta è che semplicemente non lo sappiamo, a parte il fatto che continuò a rimanere a Casa Baggins dopo la partenza di Bilbo dalla Contea e che tenne nascosto l’anello su richiesta di Gandalf. Sappiamo che, su richiesta di Gandalf quando andò da Aragorn per discutere della ricerca di Gollum, i Ranger Dúnedain sorvegliarono la Contea, il che probabilmente significa che Frodo non stava esattamente scorrazzando per la Terra di Mezzo per divertimento in quel periodo; quindi, presumibilmente, continuò a vivere la stessa vita che aveva fatto fin da quando era sotto la tutela di Bilbo. Frodo non deve essere un personaggio così coinvolto, indipendentemente da come il film ritrae il passaggio del tempo nei libri e negli scritti di Tolkien. La trilogia cinematografica di Peter Jackson si è già dimostrata piuttosto libera nel raccontare, per la maggior parte, gli anni che trascorrono tra gli eventi de La Compagnia dell’AnelloLe Due Torri e Il Ritorno del Re, e non sappiamo ancora abbastanza su quale arco temporale si svolgerà la Caccia a Gollum.
Ma a prescindere da ciò, Frodo è presente almeno in tre punti ampiamente vaghi della trama generale: l’inizio, ambientato con Gandalf che lascia la Contea e recluta Aragorn dopo il gruppo di Bilbo; il finale, che presumibilmente culmina con il ritorno di Gandalf nella Contea per confermare la sua convinzione che l’Unico Anello sia stato trovato; e poi letteralmente in qualsiasi punto tra questi due, mentre è in attesa di notizie da Gandalf e vive la sua vita normale da hobbit. Qualsiasi ruolo Frodo possa avere in Caccia a Gollum potrebbe essere quindi incredibilmente marginale.
Bilbo che scriveIl film potrebbe anche adottare l’approccio usato per la trilogia de Lo Hobbit. Frodo appare, infatti, solo nella cornice che apre Un viaggio inaspettato accanto al compianto Ian Holm, che interpreta ancora una volta il vecchio Bilbo, mentre i due hobbit discutono di come Bilbo stia scrivendo la storia delle sue avventure. Caccia a Gollum potrebbe, ad esempio, tramite un flashback, iniziare con Frodo che scrive le sue avventure nell’epilogo de Il ritorno del Re, e magari si chiede cosa abbia fatto Gandalf dopo aver lasciato di nuovo la Contea, per poi tornare indietro nel tempo a quando iniziano effettivamente gli eventi e le azioni di Gandalf.

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Fellowship: Tolkien & Lewis, film per cristiani

Fellowship: Tolkien & Lewis film«Anche i narratori hanno un inizio…». È la promessa con cui si apre Fellowship: Tolkien & Lewis, cortometraggio di 12 minuti e 36 secondi che mette in scena l’incontro e il legame tra due giganti della letteratura: C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien. Diretta da Paul Syrstad, regista di Testament: The Parables Retold, la pellicola è un viaggio in quelli che il regista considera i tre pilastri che hanno definito le vite e i capolavori dei due scrittori: amicizia, fantasia e fede. Nato in Spagna da madre inglese e padre norvegese, Syrstad si è formato come attore alla Central School of Speech and Drama di Londra, prima di fondare la propria casa di produzione, “Roarlight”, dedicandosi alla regia e alla scrittura.
Paul Syrstrad«L’idea di questo progetto è nata quando sono andato ad Angel per l’evento Illuminate; era la prima volta che portavamo il nostro film, Testament: The Parables Retold. Durante l’evento un produttore mi ha detto: “Abbiamo qualcosa che vorremmo proporvi”. E io ho risposto: “Okay”. Così mi hanno portato di sopra e mi hanno detto: “Quindi vogliamo raccontare la storia della fede, della fantasia e dell’amicizia di…” E io ho completato la frase dicendo semplicemente: “… C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien”. Da lì, il passo verso il set è stato inevitabile!».

Dal pilot al film completo

Locandina Fellowship cortometraggioIl cortometraggio, girato nel Regno Unito con un budget di 99.000 dollari, è stato concepito come episodio pilota, destinato a evolvere in un lungometraggio. Pietro Moreton, già interprete di Barnaba nella serie Testament, interpreta un intenso C.S. Lewis, mentre Riccardo Laing veste i panni di J.R.R. Tolkien. La lavorazione ha visto un’ottima accoglienza nell’Angel Guild, superando le selezioni e conquistando un premio come progetto più rilevante dell’anno all’evento Illuminate. Secondo Syrstad, il passo successivo sarà raccogliere i fondi e completare il casting per trasformare il pilot in un film vero e proprio, con l’auspicio di iniziare le riprese entro la fine dell’anno. Nelle parole di chi lo ha già visto, Fellowship offre “uno sguardo dietro le menti dei grandi classici”, mostrando gli anni in cui Lewis e Tolkien stavano scrivendo Le Cronache di Narnia e Il Signore degli Anelli, due opere destinate a diventare pilastri della narrativa fantasy. Il film esplorerà l’amicizia profonda e creativa tra Tolkien e Lewis, evidenziando quanto si siano influenzati a vicenda nella fede e nel completamento delle loro opere più celebri. «Senza l’uno o l’altro, i loro capolavori non sarebbero mai esistiti», ha dichiarato Syrstad.
 Il film è atteso per il 2026, anche se la data ufficiale non è ancora confermata.

Tra mercato globale e proselitismo religioso

Paul SyrstradPaul Syrstad è divenuto famoso per la serie Testament, scritta insieme a Faith Syrstad e Kenneth Omole, che ha riscosso un’accoglienza positiva tra i cristiani grazie alla sua reinterpretazione moderna degli Atti degli Apostoli. Testament: Season One segna il lancio di un’ambiziosa serie multi-stagione, prodotta con Angel Studios per la distribuzione e rilasciata per la Pentecoste del 2025. Syrstad ha parlato delle sfide di girare in modo indipendente, citando budget ridotti, il metodo “scrappy” di girare dove capita, e la costruzione di ambienti suggestivi usando l’architettura brutalista e art déco di Londra. Secondo Syrstad, il set di Testament è stato «un’esperienza incredibilmente liberatoria», e la risposta del pubblico finora è stata «davvero meravigliosa e sorprendente».
Il progetto sul film Fellowship è sostenuto da Angel Studios, realtà statunitense con sede nello Utah che negli ultimi anni ha scosso il mercato con titoli come Sound of Freedom e King of Kings. Fondata dai fratelli Neal, Daniel e Jordan Harmon e dal cugino Benton Crane nel 2023, Angel Studios unisce crowdfunding e marketing digitale a una strategia di distribuzione calibrata sui mercati locali. Cuore pulsante del modello è l’Angel Guild: una comunità di oltre 1,2 milioni di membri in 155 paesi che votano e finanziano i progetti, garantendo un rapporto diretto tra creatori e pubblico. Angel Studios si definisce una piattaforma “family-friendly con un lato religioso” e rivendica una missione apertamente proselitistica, in contrasto con l’industria hollywoodiana. Angel StudiosLa strategia di distribuzione è infatti calibrata sul mercato locale: in Europa, continente più secolare, i titoli vengono promossi diversamente rispetto a Paesi come il Brasile, dove il pubblico è più ricettivo ai temi di fede. Angel Studios si presenta non solo come piattaforma commerciale, ma anche come mezzo di evangelizzazione globale, mirando a colmare il vuoto lasciato da un’industria hollywoodiana percepita come “allergica alla fede” e offrendo una percentuale degli utili ai registi invece di un acquisto diretto dei diritti, in netta differenza dai modelli dominanti dello streaming.
 «È un fenomeno mondiale – dice Harmon parlando del pubblico religioso. «Guardate King of Kings, che ha incassato 67 milioni di dollari al botteghino a livello mondiale. Guardate la serie tv biblica House of David, che è stata la serie numero uno su Amazon Prime. Il mercato religioso è un mercato enorme ed è per questo che siamo uno studio attento alla fede».

I numerosi precedenti

Tolkien Lewis 2017 documentarioPiccola nota: il film non va confuso con un’altra produzione molto simile. Tolkien & Lewis: Myth, Imagination & the Quest for Meaning è infatti un film per la tv completo del 2017 della durata di quasi un’ora. Diretto e sceneggiato dal regista Chip Duncan, è una sorta di documentario in cui appaiono anche alcuni studiosi celebri di Tolkien (Verlyn Flieger e Colin Duriez). Anch’esso racconta la storia del viaggio intellettuale di C.S. Lewis nel regno della fede, iniziato durante un incontro con il collega scrittore Tolkien.
Infine, i tentativi di realizzare un film biografico congiunto su Lewis e Tolkien, hanno avuto sempre poco successo. Jack & Tollers è stato annunciato da Third Dart Studio nel 2013, mentre Simon West, regista di Tomb Raider, avrebbe dovuto dirigere Tolkien & Lewis nel 2014 (di tutti questi progetti ne abbiamo scritto qui e qui). Entrambi non hanno mai visto la luce. Anche un adattamento della serie fantasy Here There Be Dragons con una versione romanzata della storia di Lewis e Tolkien è stato opzionato nel 2010, ma alla fine non se ne è fatto più nulla.

CREDITI DEL CORTOMETRAGGIO
Locandina Fellowship cortometraggioTitolo: Fellowship – Tolkien & Lewis
Direttore: Paul Syrstad
Scrittore: Tim Slover
Produttore: Paul Syrstad, Shelley Ruddock
Cast principale: Pietro Moreton “C.S. Lewis”, Riccardo Laing “J.R.R. Tolkien”
Genere: Drama, Fantasy, Historical
Durata: 12 minutes 36 seconds
Uscita: 5 settembre 2023
Costo: 99.000 dollari
Paese d’origine: Stati Uniti
Riprese: Regno Unito
Lingua: inglese

 

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– Vai al sito web di Angel Studios

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The Rings of Power, cosa sappiamo sulla terza stagione?

gli anelli del potereDopo la chiusura della seconda stagione, che ha ricevuto un solo premio BAFTA (Migliori effetti speciali, visivi e grafici), una nomination ai Primetime Emmy Awards nella categoria Outstanding Special Visual Effects in a Season or a Movie, e con un ottavo episodio, andato in onda il 3 ottobre 2024, in cui molti segreti sono stati rivelati, cresce l’attesa per il nuovo capitolo della serie Amazon ambientata nell’immaginifico Mondo Secondario creato dalla penna di J.R.R. Tolkien. Ma cosa possiamo aspettarci ora?

Rinnovo e direzione creativa

L’ufficialità del rinnovo della serie, arrivata nello scorso febbraio (ne abbiamo già parlato qui), non è una sorpresa visti gli innumerevoli cliffhangers dell’ultimo episodio andato in onda lo scorso autunno che rendono inevitabile la realizzazione di una terza stagione per poter essere dipanati. Attualmente il nuovo capitolo è in fase di produzione presso gli Shepperton Studios, nel Surrey inglese, non lontano da Londra. Amazon ha confermato che la fase di fotografia è partita in primavera, mentre il lavoro per le riprese è iniziato il 30 Aprile (data verificabile qui), e che nuovi attori si uniranno al cast. Andrew Richardson e Jamie Campbell Bower (noto per la sua rappresentazione di Vecna nella fortunata serie Netflix Stranger Things e di un giovane Gellert Grindelwald in Harry Potter e i Doni della Morte, Parte 1) sono stati scritturati come series regulars mentre Eddie Marsan, Zubin Varla e Adam Young ricopriranno ruoli ricorrenti. Come d’abitudine, non sono stati rivelati molti dettagli sui personaggi che i nuovi membri del cast interpreteranno. Da indiscrezioni riportate sul sito Deadline in questo articolo, il personaggio interpretato da Bower, indicato con il nome in codice Arlen, è descritto di bell’aspetto, come un cavaliere di alto lignaggio, e speculazioni suggeriscono che possa diventare un nuovo interessamento amoroso per Galadriel. L’annuncio di Richardson, Varla e Young è arrivato a giugno, a riprese già iniziate, in seguito ad alcuni report circa la ricerca di un attore per il ruolo di un capitano marittimo (ruolo probabilmente affidato a Richardson, visto che dovrebbe trattarsi di un personaggio presente per tutta la durata della nuova stagione). Zubin Varla aveva già lavorato alla serie in tre episodi della seconda stagione in sede di doppiaggio, ma non è chiaro se il suo ruolo nella terza sarà legato a questa sua precedente partecipazione. Per quanto concerne il cast principale è atteso il ritorno, tra gli altri, di Cynthia Addai-Robinson (Míriel), Robert Aramayo (Elrond), Morfydd Clark (Galadriel), Charlie Vickers (Sauron), Benjamin Walker (Gil-galad) e Daniel Weyman (Gandalf).
showrunner Rings of powerLa dirigenza Amazon ha espresso sostegno alla direzione creativa del progetto, nonostante le numerose critiche e i dati sugli ascolti non certo incoraggianti (come è stato analizzato qui). Charlotte Brändström, già co-executive producer della seconda stagione e alla quale si è dovuta la direzione di svariati episodi delle Stagioni 1 e 2, sarà la direttrice dell’intera terza stagione. Tornerà alla direzione anche Sanaa Hamri, con il veterano Stefan Schwartz che si unirà per alcuni episodi del nuovo capitolo della serie. Nonostante alcuni rumours suggerissero il contrario, sono confermati J.D. Payne e Patrick McKay come showrunner. Ad affiancare la Brändström nel ruolo di executive producer ci saranno Lindsey Weber, Justin Doble e Kate Hazell. Troveremo Matthew Penry-Davey nelle vesti di producer e Ally O’Leay, Tim Keene e Andrew Lee come co-produttori. Alla scrittura della terza stagione (uno dei punti dolenti delle prime due su cui si è soffermata gran parte della critica), oltre ai due showrunner, hanno contribuito il già citato Justin Doble, Ben Tagoe, Ava Wong Davies, Constance Cheng, Jonathan Wilson, Griff Jones e Sarah Anson.

Storyline, ambientazione e colonna sonora

Per quanto riguarda la trama del terzo capitolo di The Rings of Power, a seguito degli eventi narrati nel finale della seconda stagione, ci sarà nel racconto un salto temporale notevole (come rivelato in questo articolo di The Hollywood Reporter), con la nuova stagione che probabilmente si soffermerà maggiormente sulla guerra tra Elfi e Sauron e sulla forgiatura da parte di quest’ultimo dell’Unico Anello.  Le vere intenzioni di Sauron quindi diventeranno chiare, e la manipolazione degli anelli e i loro poteri dovrebbero avere un focus maggiore rispetto a quanto visto in precedenza. Il personaggio di Sauron assumerà probabilmente ancor più rilevanza, mentre la sua vera natura emergerà senza più alcun dubbio con la forgiatura dell’Unico Anello. La storyline permetterà dunque alla serie di connettersi direttamente agli eventi de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, noti al grande pubblico grazie alle trasposizioni cinematografiche di Peter Jackson. L’evolversi della storia si avvicinerà, dunque, alla metà della Seconda Era, progredendo significativamente rispetto all’arco progressivo generale pensato per l’intera serie. Gli showrunner, alla richiesta di indiscrezioni sugli eventi futuri rappresentati nei nuovi episodi, hanno affermato che la terza stagione presenterà battaglie su larga scala e intrighi politici più intricati, promettendo una grande espansione della portata delle vicende narrate (forse già un riferimento alla Battaglia dell’Ultima Alleanza?).
Per quanto concerne, invece, le ambientazioni tolkieniane che verranno rappresentate nella serie, è possibile che Rivendell (la città elfica già richiamata nel finale della seconda stagione) riceverà uno screen time importante. È probabile, inoltre, che il reame nanico di Khazad-dûm sarà implementato con la realizzazione di set più dettagliati per mostrare la sua grandezza antecedente alla rovina. Gli Amazon MGM Studios hanno aumentato il budget per la ripresa delle location, suggerendo che il pubblico potrà osservare ancora più paesaggi rispetto a quelli precedentemente esplorati. La colonna sonora sarà affidata nuovamente a Bear McCreary. Come riportato sempre dal sito Deadline (qui), il compositore, intervistato dopo aver eseguito un brano tratto dalla colonna sonora della seconda stagione all’evento Sound & Screen Television presso la UCLA’s Royce Hall il 7 Maggio scorso, ha commentato “Come si fa a non divertirsi a comporre musica per la Terra di Mezzo? […]. È una tavolozza infinita. Lavoro con l’orchestra più grande con cui abbia mai lavorato, ma anche il coro più numeroso. […] Il mondo è così vasto che, finché riesco a farlo entrare ne Il Signore degli Anelli, gli showrunner mi lasciano sperimentare”. In questo contesto ha affermato di aver già iniziato a lavorare per la colonna sonora del terzo capitolo della serie e di esserne entusiasta. “Ci saranno dei nuovi suoni”, ha aggiunto, “È tutto quello che posso dire al momento, ma sono molto emozionato di riprendere la trama della seconda stagione e continuare a spingermi oltre i limiti”.
Ma quando sarà possibile vedere la nuova stagione? Al momento attuale non abbiamo una data né sono stati rilasciati teaser ufficiali. Il gap tra prima e seconda stagione è stato di circa due anni e se la terza stagione seguirà una timeline simile ciò porterebbe a pensare che potrebbe essere rilasciata su Amazon Prime Video nel 2026 (verosimilmente tra agosto e settembre). Quindi ai fan che hanno apprezzato i capitoli precedenti non resta che pazientare ancora qualche mese.

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Il fumetto Mythmakers diverrà un film al cinema

Titolo: The MythmakersSecondo un nuovo rapporto del sito web cinematografico Collider, la recente graphic novel di John Hendrix che racconta l’amicizia tra C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien riceverà il trattamento per il grande schermo come film d’animazione. Il volume era da noi già stato recensito qui. The Mythmakers racconta la storia di come Lewis e Tolkien diventarono amici e di come la loro amicizia contribuì a dare forma ai rispettivi capolavori fantasy: Le Cronache di Narnia e Il Signore degli Anelli. I due professori si sarebbero incrociati per la prima volta nel 1926 durante una riunione di facoltà al Merton College; poco più tardi fondarono il gruppo letterario informale che sarebbe divenuto noto col nome di Inklings. La loro amicizia e influenza reciproca, non solo come scrittori, continuò però per decenni fino alla morte di Lewis nel 1963. Come scritto nella recensione al volume, all’interno del libro sono presenti alcuni elementi esplicitamente speculativi, che però risultano sempre plausibili, non contraddicono quanto noto sulla vita dei due protagonisti e rendono la narrazione più fluida.

Un film d’animazione

The MythmakersIl prossimo lungometraggio d’animazione sarà scritto e diretto da Justin Strawhand (Birthright Outlaw) per Aaron Burns, con Angela Galgani Sullivan a bordo come produttrice. «Sono entusiasta che Burns & Co. stiano adattando The Mythmakers in un lungometraggio d’animazione. Fin dalla nostra prima conversazione ho capito che il loro team ha davvero capito il libro e condivideva il mio amore per la mitologia di Lewis, Tolkien, gli Inklings e i mondi che hanno costruito insieme», ha detto l’autore John Hendrix, che ha poi continuato dicendo: «Il libro Mythmakers in sé è stato un progetto quinquennale, ma per molti versi la storia è iniziata nel mio cuore quando ho letto per la prima volta Lo Hobbit, a 10 anni. Non vedo l’ora di vedere come il fantastico team guidato da Aaron Burns trasmetterà quella nostalgia che molti di noi condividono a un nuovo pubblico, in un nuovo medium. Come ci hanno insegnato Lewis e Tolkien, l’arte migliora in comunità, e non vedo l’ora di condividere questa storia con un pubblico più ampio sul grande schermo». Anche Angela Galgani Sullivan ha affermato: «Le opere di C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien mi hanno ispirato fin da quando ero piccola. John HendrixQuando ho letto “The Mythmakers” di John Hendrix ho capito subito che Burns & Co. dovevano adattarlo in un film d’animazione speciale quanto il libro. Le parole e le immagini di John saltano letteralmente fuori dalla pagina, quindi non vedo l’ora di catturare la sua creatività e creare un film senza tempo che le famiglie possano apprezzare negli anni a venire». La notizia arriva proprio nei giorni in cui il libro è in lizza per l’Eisner Award per la migliore opera basata sulla realtà al Comic-Con di San Diego di quest’anno, previsto fino a domenica. Al momento non è prevista una data di uscita né un distributore per il progetto The Mythmakers.

I precedenti

Film: Viaggio in InghilterraC.S. Lewis è un autore molto amato da cinema e letteratura. Ricordando che in Italia Lewis è uno dei protagonisti del romanzo storico di Wu Ming 4 Stella del mattino (2008), si può ricordare come Lewis sia stato oggetto di numerose biografie, alcune delle quali scritte da amici intimi, come Roger Lancelyn Green e George Sayer, alcune anche molto romanzate. Nel 1985 la sceneggiatura Shadowlands di William Nicholson romanzò la vita di Lewis e la sua relazione con Joy Davidman Gresham. Fu trasmessa sulla televisione britannica con Joss Ackland e Claire Bloom. Fu anche messa in scena come opera teatrale con Nigel Hawthorne nel 1989 e trasformata nel film del 1993 Shadowlands con Anthony Hopkins e Debra Winger, in Italia conosciuto col titolo Viaggio in Inghilterra. Più recentemente lo scrittore è stato interpretato da Max McLean nel docu-film del 2021 The Most Reluctant Convert e, con maggior successo, da Matthew Goode nell’adattamento del 2024 di Freud’s Last Session (Freud, l’ultima analisi), film da noi recensito qui.
Locandina Tolkien e LewisDa parte sua, anche J.R.R. Tolkien ha ricevuto la sua parte di attenzione: il maggior risultato è stato il film biografico del 2019 Tolkien, in cui è interpretato da Nicholas Hoult. I tentativi di realizzare un film biografico congiunto su Lewis e Tolkien, tuttavia, hanno avuto meno successo. Jack & Tollers è stato annunciato da Third Dart Studio nel 2013, mentre Simon West, regista di Tomb Raider, avrebbe dovuto dirigere Tolkien & Lewis nel 2014 (di tutti questi progetti ne abbiamo scritto qui e qui).
Angel Studios, nel frattempo, ha recentemente rilanciato il suo progetto di realizzare un film con tema simile: Fellowship è in fase di scrittura e sarà diretto da Paul Syrstad. Infine, un adattamento della serie fantasy Here There Be Dragons con una versione romanzata di Lewis e Tolkien è stato opzionato nel 2010, ma alla fine non se ne è fatto più nulla.

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LINK ESTERNI
– Val al canale youtube di Tolkien’s Road
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Rocca di Luna 2025 – L’Uovo del Drago

Banner del festival Rocca di Luna 2025, con l'illustrazione di Ivan Cavin che raffigura la Rocca e Drago.L’opera del professore di Oxford ha contagiato il festival romagnolo Rocca di Luna. La XXXII edizione di quest’evento, che si svolgerà alla Rocca Malatestiana di Montefiore Conca fra il 12 e il 13 luglio, si intitola infatti L’Uovo del Drago e propone conferenze a tema fantasy, desk di illustratori del fantastico e la mostra Il Crepuscolo del Fantasy di Ivan Cavini, illustratore tolkieniano e autore del manifesto 2025.

La Mostra e gli Artisti

La mostra sarà inaugurata venerdì 11 luglio alle 18.30 alla presenza dell’artista Ivan Cavini e di Ivan Sgandurra, autore della saga letteraria Le Cronache del Crepuscolo. I due dialogheranno con Pasquale D’Alessio e Lorenzo Pierangeli.

Lo stesso Cavini descrive la mostra con queste parole:

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo i confini della creatività, questa mostra esplora un terreno ambivalente e affascinante: l’incontro – e il confronto – tra l’arte umana e quella generata da macchina.
Nel cuore dell’illustrazione fantastica, dove l’immaginazione è la prima materia, le IA entrano in scena imitando stili, evocando maestri, traducendo parole in immagini con sorprendente precisione. Locandina dell'evento con le foto dei 4 IllustraoriE mentre gli algoritmi imparano a disegnare come gli umani, molti artisti rispondono recuperando tecniche manuali, tratti imperfetti, texture materiche – creando opere che sul web, paradossalmente, vengono scambiate per prompt generativi.
Il Crepuscolo del Fantasy nasce proprio da questo cortocircuito: disegni tradizionali che sembrano creati da macchine, immagini digitali che imitano il gesto umano, in un gioco continuo di specchi tra ciò che è creato e ciò che è simulato.
Questa mostra non offre una risposta definitiva, ma invita a osservare, a interrogarsi e forse anche a smarrirsi un po’ tra i confini sempre più sottili tra autore e algoritmo, tra mano e codice, tra realtà e finzione.

In entrambe le giornate del 12 e del 13, inoltre, i noti illustratori del Fantastico Davide Romanini,  Antonello Venditti e Giacomo Galligani disegneranno dal vivo nei loro artist desk, proponendo al pubblico stampe autografe, sketch e illustrazioni originali.

Le Conferenze

Il festival prevede anche svariati panel sempre a tema fantasy. Tra i relatori presenti ci saranno anche i soci AIST Ferruccio CortesiCarla Iacono Isidoro che proporranno una conferenza dal titolo L’uomo nella luna, mito e letteratura cui seguirà quella di Paolo Nardi e Davide Jacopo Verga su Memoria e luce, le stelle in Tolkien.

Oltre alle conferenze, il festival offre svariate attività sia per gli adulti che per i più piccoli tra cui:

  • presentazioni letterarie,
  • spettacoli musicali itineranti e di teatrodanza,
  • laboratori creativi,
  • mercatini tematici,
  • reading poetici,
  • musica dal vivo.

Scarica il programma completo di Rocca di Luna 2025

 

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– Leggi l’articolo FantastikA 2024: ecco la forma del fantastico

LINK ESTERNI:
– Vai al sito ufficiale di Rocca di Luna
– Vai al sito di Ivan Cavini

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Il fan film che ha creato una nuova Hobbiton

fan film 2023A volte per tornare nella Terra di Mezzo non servono milioni di dollari. Possono bastare due amici, una videocamera, tanta passione, sei anni di lavoro nei boschi… e una buca hobbit, ovviamente. È quel che è successo proprio a due giovani studenti nei Monti Orlické, cioè i “Monti dell’Aquila”, una catena montuosa nei Sudeti Centrali, nella Repubblica Ceca; il risultato è stato un nuovo fan film dal titolo Shadows of the Shire e addirittura la costruzione di un vero e proprio villaggio hobbit. Ma andiamo con ordine.

La Hobbiton ceca: comfort, colline e miniature

fan film 2023«Era una buca hobbit, e questo significa comfort», disse tra sé e sé Svatoslav Hofman, citando e forse immaginando Tolkien accanto a lui, quando decise di costruire una piccola replica di Hobbiton nel villaggio di Šediviny, in Repubblica Ceca. Così è nata quella che oggi è conosciuta come la Hobbiton ceca: un luogo reale, visitabile nei giorni feriali dalle 14 alle 18 (chiuso nel weekend), che sembra uscito direttamente da un sogno tolkieniano. All’inizio non era previsto che diventasse un set cinematografico. Hofman, appassionato fino al midollo, aveva iniziato per entusiasmo. Viveva al numero civico 22 – un numero carico di significato per ogni fan, dato che il 22 settembre è il compleanno di Bilbo e Frodo, nonché la giornata dello Hobbit Day. 
fan film 2023Nel tempo, quello che era solo un progetto personale si è evoluto: ora, sulla cima di una ripida collina, ci sono tre buche hobbit, ispirate alle illustrazioni di John Howe e alle scenografie di Peter Jackson. Sono repliche in scala ridotta, delle vere e proprie maxi-miniature in stile Weta, quindi non accessibili, ma esteticamente perfette.
Più su, oltre una siepe, si trova la Locanda del Drago Verde: l’ingresso è a misura di hobbit, ma dentro ci stanno anche ospiti più alti e con piedi meno pelosi. Sulle pareti ci sono piccole illustrazioni di Howe e un ritratto del Professore in persona. Al punto più alto della collina, ecco il Cottage-Barile, stavolta a grandezza naturale. fan film 2023Dentro c’è una copia della Guida al Mondo di Tolkien di David Day, una mappa dei quattro quartieri della Contea e, soprattutto, si può dormire nel barile: una citazione diretta alla fuga di Bilbo dagli elfi di Boscuro. Su una parete ombreggiata c’è persino un ritratto del Re Stregone di Angmar, quasi a voler confermare quella leggenda (non riportata da nessuna cronaca umana) che gli hobbit abbiano davvero partecipato alla Battaglia di Fornost con i loro arcieri. 
I giardini degli hobbit sono una gioia per gli occhi. Curati ma non troppo, pieni di fiori gialli e arancioni come piace a loro, ricordano quanto raccontava Jackson: per rendere Hobbiton credibile nei suoi film, bisognava iniziare a coltivarla almeno un anno prima. Se questa versione miniaturizzata riesce a evocare quelle immagini, allora ha colpito nel segno. fan film 2023Tutto è cominciato nel 2012, ispirato dai vlog di Peter Jackson durante le riprese de Lo Hobbit. Hofman racconta: «Quel posto assomigliava già alla Contea, volevo avvicinarlo ancora di più a quell’idea. E poi c’era il sogno: girare qualcosa lì, anche se non avevo idea di cosa significasse fare un film». Nel 2015, insieme a Jaroslav Kejzlar (con cui aveva già realizzato il documentario The Conductor), iniziarono i lavori sul set e due anni dopo completarono le ultime due buche. L’idea di un vero fan film era ormai ben definita, ed è così che nacque Shadows of the Shire.

Un’avventura da 25 minuti e 22.000 euro

fan film 2023Stíny Kraje, tradotto “Ombre della Contea” o Shadows of the Shire, è un fan film ceco ambientato tra Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. La storia si ispira a elementi tratti dal Silmarillion e dai Racconti Incompiuti, ma i personaggi sono tutti inventati. Il villaggio hobbit dove si svolge la vicenda non è Hobbiton, bensì un piccolo insediamento al confine della Contea, dove l’atmosfera è più cupa, diffidente, aspra. E dove qualcosa di oscuro si muove oltre i boschi.
La protagonista è Kordulka, una giovane hobbit interpretata da Dominika Dufková. Indossa un corpetto rosso, da cui il soprannome “Červená Kordulka” (“corpetto rosso”, appunto): in pratica è un nomen omen! Qui non ci sono hobbit paffuti e borghesi, ma contadini e artigiani, gente semplice che lotta con dispense quasi vuote. fan film 2023La vita quotidiana viene lentamente contaminata da un’ombra che attraversa il confine, e da un misterioso oggetto di cui non conosciamo né forma né potere. 
Il film (25 minuti) è stato girato in dieci weekend tra il 2018 e il 2019, ed è costato circa 22.000 dollari, di cui 12.000 raccolti tramite crowdfunding su Hithit. Il teaser iniziale è stato caricato su YouTube nel periodo di aprile 2019, mentre il trailer ufficiale finale è stato pubblicato il 27 dicembre 2020 (anticipato al giorno prima per i sostenitori tramite un link privato). L’uscita, prevista inizialmente nel 2021, è slittata al 2022 e poi al 2023. fan film 2023Il film completo “Shadows  of  the  Shire” è stato infine rilasciato su YouTube il 23 ottobre 2023, con sottotitoli in ceco e inglese. Nel team creativo troviamo: Jaroslav Kejzlar (regia e sceneggiatura), Svatoslav Hofman (direttore della fotografia), Kejzlar e Hofman (montaggio), Karel Vaněk (musica originale), Kejzlar e Hofman (scenografia). 
I registi non hanno voluto seguire pedissequamente l’estetica di Jackson; anzi, ci tengono a sottolineare, hanno preferito concentrarsi su uno stile visivo meno “pomposo” e più aderente alla quotidianità degli hobbit. fan film 2023Nelle prime fasi le scenografie sono state realizzate usando materiali di recupero, con costi minimi. Successivamente sono state coinvolte maestranze professionali per costumi e ricostruzioni autentiche. Le spese impreviste dovute alla pioggia sono state compensate con ulteriori fondi, senza però superare il budget previsto. I costumi, disegnati apposta per il film, hanno tocchi folkloristici moravi e sono legati alla cultura locale. Le riprese sono state fatte con una videocamera digitale e lenti vintage Zeiss, per evitare l’effetto “video da matrimonio” che rovina molti fan film. fan film 2023Invece di effetti speciali esagerati, Shadows of the Shire si affida a paesaggi reali (quelli dei Monti Orlické e dei Sudeti), dettagli curati (come le orecchie appuntite ma non grottesche) e una fotografia naturale, ispirata a La Compagnia dell’Anello, con i suoi capitoli iniziali bucolici e i pub pieni di pettegolezzi hobbit. 
Il progetto ha coinvolto anche la comunità locale: molti abitanti di Šediviny hanno recitato come comparse o dato una mano. Addirittura un colono del posto, con cavallo al seguito, aveva già partecipato a piccole produzioni hollywoodiane.
 Dopo la fine delle riprese, le foreste intorno sono state decimate dal bostrico, un insetto infestante. Il film, quindi, è diventato anche una capsula del tempo, un documento visivo di un paesaggio che oggi non esiste più. fan film 2023Un omaggio non solo alla Terra di Mezzo, ma anche alla natura reale, come Tolkien avrebbe sicuramente apprezzato.
 Quello che colpisce di Shadows of the Shire è la coerenza: non cerca di stupire con effetti speciali, ma di raccontare un angolo di mondo con autenticità. I registi non hanno voluto imitare Jackson né reinventare Tolkien: hanno scelto di raccontare dal punto di vista degli hobbit comuni; hanno dato spazio alle loro paure, ai loro desideri, ai loro pettegolezzi da taverna, e ci sono riusciti; con 22.000 euro, un bosco, una buca scavata a mano e una buona dose di coraggio. Oggi Shadows of the Shire è disponibile con sottotitoli in inglese su YouTube. E se volete approfondire, c’è anche un bel dietro le quinte disponibile sullo stesso canale.

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LINK ESTERNI:

– Vai all’account di Ru Film Production
– Vai al crowdfunding del progetto

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L’adattamento musicale del Signore degli Anelli

Immagine di copertina di Musical Chapters from the Lord of the RingsDopo il successo del precedente Epic Scenes from the Silmarillion, di cui abbiamo parlato qui, Paul Corfield Godfrey e il suo trust Zarathustra hanno ripreso in mano gli episodi, i frammenti e le bozze musicali su cui il compositore inglese ha lavorato sin dagli anni ’60 per realizzare Musical Chapters from the Lord of the Rings, un adattamento operistico del Signore degli Anelli. Volante Opera Productions ha completato le registrazioni della demo dell’intero ciclo che sarà disponibile in un cofanetto dal 5 settembre 2025.

I contenuti

Musical Chapters from the Lord of the Rings, già disponibile in pre-ordine sul sito di Volante, è composto da quindici CD e un libretto di 64 pagine che include il testo messo in musica nella registrazione. Ad impreziosire ulteriormente l’opera sono le copertine di Ted Nasmith, incluse sia nel libretto che nelle partiture vocali e complete (ordinabili separatamente rispetto al cofanetto).

Il ciclo musicale consta di trenta capitoli e sei appendici, per un totale di oltre quindici ore di musicaMusical Chapters from the Lord of the Rings - Indice pensate per essere messe in scena nell’arco di sei serate. Il testo del romanzo di J.R.R. Tolkien è stato naturalmente ridotto e leggermente modificato per essere trasposto in musica, ma resta aderente alle parole originali dell’autore senza alterazioni alla trama del Signore degli Anelli; l’opera è il primo adattamento ad includere alcuni episodi, come gli incontri con Tom Bombadil e con lo Spettro dei Tumuli.

Il permesso concesso all’opera dagli eredi di Tolkien è di per sè una notizia molto importante; per la prima volta la Tolkien Estate ha permesso un adattamento musicale del Signore degli Anelli che facesse uso esplicito delle parole scritte dal professore oxoniense. Questo dipende, probabilmente, dal grande apprezzamento mostrato da Christopher Tolkien e Rayner Unwin per il precedente ciclo dedicato al Silmarillion ad opera del musicista britannico.

Il Cast

I 35 cantanti professionisti che compongono il cast, molti dei quali hanno già partecipato al precedente progetto sul Silmarillion, provengono principalmente dalla Welsh National Opera. Fra tutti ricordiamo gli interpreti dei personaggi principali:

  • Frodo: Simon Crosby Buttle
  • Sam: Julian Boyce
  • Merry: Dyfed Wyn Evans
  • Pippin: David Fortey
  • Gandalf: Philip Lloyd-Evans
  • Aragorn: Stephen Wells
  • Legolas: Rhodri Prys Jones
  • Gimli: Gareth Long
  • Boromir e Denethor: Laurence Cole
  • Faramir e Elrond: James Schouten
  • Galadriel: Angharad Morgan
  • Gollum: Michael Clifton-Thompson
  • Théoden: Gavin Davies
  • Éowyn: Helen Jarmany
  • Éomer e Bilbo: Huw Llywelyn

Un’anteprima del ciclo è disponible sul canale YouTube di Volante Opera Productions:

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Paul Corfield Godfrey – Zarathustra
– Vai al sito di Volante Opera Productions
Vai al sito di Ted Nasmith
Vai al sito della Tolkien Estate
Vai al sito della Welsh National Opera

The Hunt for Gollum ha una data: il 17/12/2027

Warner BrosC’è finalmente una data per l’uscita del nuovo film sulla Terra di Mezzo, intitolato Il Signore degli Anelli: Caccia a Gollum. L’annuncio, atteso con trepidazione, conferma che il ritorno nel mondo creato da J.R.R. Tolkien è previsto per il 17 dicembre 2027. Il periodo di uscita, come riportato da Variety, non stupirà gli appassionati delle precedenti trilogie dirette da Peter Jackson, perché abituati ai lanci nel periodo prenatalizio.

La notizia

The Hunt For GollumLa notizia giunge a circa un mese dall’ultimo aggiornamento significativo sullo stato di avanzamento del progetto. Pam Abdy, Co-presidente e CEO di Warner Bros., aveva infatti recentemente rivelato che il regista e protagonista Andy Serkis, che tornerà a interpretare l’iconico Gollum, era già attivamente immerso nella fase di pre-produzione. Si prevede inoltre che la sceneggiatura definitiva sarà pronta entro maggio 2025. Mancano poche settimane ormai e Il Signore degli Anelli avrà finalmente una nuova storia da raccontare sul grande schermo. Questo permetterà anche di scoprire qualcosa in più sulla trama e le nuove avventure che dovranno affrontare i vari protagonisti.

I ritardi

Andy SerkisInizialmente, quando Warner Bros. aveva annunciato il progetto la scorsa estate, si ipotizzava un’uscita nelle sale cinematografiche nel corso del 2026. Tuttavia, è stato lo stesso Serkis a confermare, alcuni mesi fa, uno slittamento di un anno. Il regista aveva spiegato in un’intervista che il progetto avrebbe richiesto più tempo del previsto per la sua realizzazione. «Siamo proprio all’inizio del processo di scrittura», aveva dichiarato Serkis, «Ci prepareremo entro la fine dell’anno. La preparazione richiede un bel po’ di tempo, sei o sette mesi, e poi inizieremo le riprese l’anno prossimo. Quindi, la data di uscita è fissata a dicembre 2027».
La situazione quindi è stata evidentemente più complessa del previsto, riuscire a creare qualcosa che potesse essere effettivamente credibile per garantire il ritorno sul grande schermo del Signore degli Anelli.
Come accennato in precedenza, non ci sono molti dettagli che riguardano la trama, ma qualcosa è stato svelato, con la narrazione che si concentrerà sulla missione intrapresa da Gandalf e Aragorn per rintracciare Gollum. Infatti, all’inizio del Signore degli Anelli dopo aver lasciato l’Anello, Bilbo parte per una nuova vita con gli Elfi. E Gandalf inizia a indagare sull’origine dell’anello. Tra le pagine di Tolkien trascorrrono ben diciassette anni tra la partenza di Gandalf e il suo ritorno nella Contea. In queste fasi cruciali, la storia di “Caccia a Gollum” si intreccia, approfondendo ciò che accade in quel lasso di tempo poco raccontato.
Al momento, rimane incerta la partecipazione di altri attori storici della saga, come Ian McKellen (Gandalf) e Viggo Mortensen (Aragorn) e non è stato ancora annunciato se riprenderanno i loro amati ruoli in questo nuovo capitolo. L’attesa, comunque, è già altissima per questo nuovo tassello dell’epopea tolkieniana.

 

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito web della Middle-earth Enterprises
– Vai al sito web della Independent Online Cinema

 

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Pubblicato Galadriel, Artbook tutto al femminile

Stand Eterea EdizioniCredo che ogni scrittore abbia, nei recessi della sua fucina creativa, dei ‘personaggi in cerca di autore’. Si tratta di creature sfuggenti e insistenti allo stesso tempo: a differenza dei personaggi usuali (concepiti, per così dire, a tavolino) non è facile per l’autore determinarne origine e motivazioni, eppure si impongono come fonte di ispirazione perdurante e talora contraddittoria, enigmi per lo scrittore stesso ma anche potenti aggregatori di storie. Oserei dire che per Tolkien Galadriel è stata uno di questi. Apparsa relativamente tardi nel Legendarium (all’inizio degli anni ’40 durante la stesura del Signore degli Anelli), questa straordinaria dama elfica è stata da allora in poi soggetta a continui cambi di prospettiva e la sua storia sottoposta a innumerevoli modifiche spesso in contrasto tra loro, fino alla fine della vita del Professore.
La forza narrativa di Galadriel nel romanzo, e le sue sfaccettature negli altri testi tolkieniani, hanno attirato l’interesse e l’amore dei lettori, facendone sicuramente il personaggio femminile più conosciuto e amato di Arda. Gentile e saggia, ma anche indomita e, potrei dire con una battuta, poco incline a farsi intimidire dal ‘maschio alpha’ di turno, si chiami egli Fëanor o Sauron, si tratta di una delle creature più antiche dell’universo tolkieniano: la sua storia personale, infatti, si intreccia con quella di Arda, spaziando per svariati millenni.

Il progetto

Cover GaladrielProprio le vicende millenarie del personaggio sono l’aspetto che ha colpito inizialmente l’illustratore e fumettista Emanuele Manfredi, ideatore di questo progetto artistico; ma poiché non vi è storia che si tramandi senza la voce di un cantore adeguato, Manfredi ha avuto un’idea interessante per originalità e merito: riunire una squadra tutta femminile, quattordici illustratrici di talento che già aveva visto all’opera in gruppo e singolarmente, ciascuna con il proprio stile e la propria personalità. Insieme, queste artiste sono state chiamate a interpretare la storia dell’Elfa più celebre e, contemporaneamente, a rovesciare l’immagine di un mondo, quello dell’illustrazione tolkieniana, ancora prevalentemente ‘al maschile’. Un progetto, insomma, molto ambizioso e quasi ‘di rottura’, divenuto realtà grazie alle case editrici Eterea Edizioni e Mirage Comics che hanno garantito al volume in stampa una veste grafica accattivante e curata.
Elisa SeitzingerIl libro, vale la pena di ribadirlo, è principalmente un libro di illustrazioni, con un corredo testuale che riassume e spiega il contesto di ogni singola tavola. La vocazione artistica del volume è chiara fin dalla copertina (standard e variant), opera dell’artista piemontese Elisa Seitzinger, celebre anche all’estero per il suo stile di ispirazione medievale, bizantina e gotica. L’interpretazione di Galadriel data dalla Seitzinger, così particolare e anticonformista, testimonia anche la volontà di scardinare il cosiddetto ‘canone’ visivo tolkieniano, per lo più legato ai film di Peter Jackson, che da più di vent’anni condizionano l’immaginario collettivo degli appassionati.
Per delineare l’impianto dell’opera, e selezionare i momenti salienti della lunghissima vita di Galadriel nella corretta sequenza, è stata scelta la sottoscritta. Galadriel: tavola 02Mi sono anche occupata della stesura dei testi che accompagnano le tavole, affinché chiunque sfogli il libro possa immediatamente orientarsi tra le immagini proposte. Ma, per quanto mi riguarda, posso affermare che il compito di gran lunga più stimolante è sicuramente stato affiancare le illustratrici durante il loro lavoro, per garantire, fatto salvo lo stile personale di ciascuna di loro, coerenza con le opere tolkieniane. Per me, da sempre affascinata dal disegno, è stata una vera emozione seguire i passaggi del loro processo creativo e vedere le parole trasformarsi in immagini suggestive. Il confronto con le artiste e la cura dei dettagli sono stati costanti, e spero di essere stata capace di comunicare l’amore e la meraviglia che ci lega all’universo tolkieniano e che sicuramente spingerà anche tanti appassionati ad accostarsi a questo volume.

I dettagli sul volume

Galadriel: Tavola 00Il libro, un cartonato in due versioni (regular e variant) dal titolo Galadriel – Potere, bellezza e leggenda dell’Elfa suprema, uscirà il 15 maggio e si compone di quaranta illustrazioni, in ordine cronologico, dall’inizio dei tempi fino al termine della Terza Era con la partenza di Galadriel dalla Terra di Mezzo. Nello specifico 33 illustrazioni riguardano direttamente Galadriel, mentre sette, dette ‘Interludi’, raffigurano altrettanti momenti decisivi nella storia di Arda e della Terra di Mezzo. Ogni illustrazione è corredata di un testo a fronte esplicativo.
Molte delle autrici, e la sottoscritta, saranno presenti al Salone del Libro (Torino, 15-19 maggio) per i firmacopie. In attesa di scoprire i loro disegni e il loro stile all’uscita del libro, ecco i nomi delle illustratrici che hanno preso parte al progetto:

Galadriel: Tavola 01Elena Albanese – Vanadia Bolognesi (Vanadia art) – Elisa Brondolo (Elizart) – Alessia Ciambrone (Alciko) – Federica Dall’Omo (Ariélika) – Jessica Dardano – Livia De Simone – Paola Fiorentino – Elisabetta Giulivi (BettaFly) – Cristiana Leone – Maria Panturoiu – Marica Picciocchi – Melissa Spandri – Florinda Zanetti.

Dulcis in fundo, dopo la sua pubblicazione il libro è destinato anche a divenire una mostra, che troverà spazio in vari festival e manifestazioni sul fantastico in giro per l’Italia (è già stato presentato alla Contea Gentile, a giugno lo sarà a Sentieri Tolkieniani, e così via): sicuramente un’occasione per gli appassionati di accostarsi ancora una volta all’intramontabile universo tolkieniano e a Galadriel con la sua, tutta femminile, maestà.

DATI TECNICI

Cover GaladrielTitolo: Galadriel – Potere, bellezza e leggenda dell’Elfa suprema
Responsabile del progetto: Emanuele Manfredi
Testi: Barbara Sanguineti
Illustrazioni: Alessia Ciambrone, Cristiana Leone, Elena Albanese, Elisa Brondolo, Elisa Seitzinger, Elisabetta Giulivi, Federica Dall’Omo, Florinda Zanetti, Jessica Dardano, Livia De Simone, Maria Panturoiu, Marica Picciocchi, Melissa Spandri, Paola Fiorentino, Vanadia Bolognesi
Copertina: Elisa Seitzinger
Progetto grafico: Davide Romanini
Dimensioni: 21 x 29,7 cm | Pagine: 96
Caratteristiche: copertina rigida | ISBN: 9791281947269
Prezzo: 25 € regular 30 € variant (ediz. limitata a 400 copie)

 

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LINK ESTERNI:
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The Hunt for Gollum: le novità sul nuovo film

Peter Jackson by FlickrPrima il divieto sul fan-film The Hunt for Gollum (ritirato subito dopo), poi la foto girata sui social che mostrava Andy Serkis insieme a una presunta troupe della produzione a Hobbiton in Nuova Zelanda, poi ancora gli storici attori del cast originale che avrebbero preso parte al nuovo avvincente capitolo della saga. Ora anche il rinvio di un anno dell’uscita: dal 2026, come annunciato dalla Warner Bros lo scorso maggio, alla fine del 2027, come specificato invece da Andy Serkis in persona durante il Fan Expo Vancouver di febbraio. Insomma, Lord of the Rings: Hunt for Gollum non è neppure stato scritto e ha già fatto parlare di sé più di qualsiasi altra produzione fantasy dell’ultimo anno. L’hype dei fan non è alle stelle: di più, e ciò significa che a questo giro, a differenza de Gli Anelli del Potere e de La Guerra dei Rohirrim, è vietato sbagliare. In gioco c’è la potenziale credibilità dei futuri film sul Legendarium, che rischierebbe così di sprofondare, cinematograficamente parlando, in un baratro paragonabile solo a quello che ci fu fino agli anni ’90, periodo antecedente al capolavoro (e quindi a questo punto miracolo?) della trilogia di casa New Line Cinema.

Tra indiscrezioni e fake news

Andy SerkisL’annuncio dello spostamento della data di uscita non a caso ha lasciato increduli praticamente tutti; anche perché, secondo le indiscrezioni girate sui social – che poi si sono rivelate false – Andy Serkis era già in Nuova Zelanda l’estate scorsa per il film. Tra tutti i rumors spicca una foto su Instagram, scattata a Hobbiton sui set ora divenuti attrazione turistica in Nuova Zelanda, della fantomatica troupe con cui Serkis stava apparentemente lavorando a The Hunt for Gollum e condivisa anche su Facebook nei vari gruppi tolkieniani (tra cui uno da 600mila e passa membri), che ovviamente ha aiutato ad alimentare l’hype esagerato legato alla produzione del nuovo capitolo.
In realtà, quella foto è stata ricondivisa originariamente da Arty Papageorgiou, sceneggiatore al lavoro con Serkis nella foto ma anche sceneggiatore de La Guerra dei Rohirrim, e insieme a loro ci sarebbero poi anche altre figure che hanno lavorato al film d’animazione. Andy Serkis HobbitonChe si sia parlato del nuovo progetto di Warner Bros. non è ovviamente fuori discussione, ma c’è anche da ricordare che in quel momento (estate 2024) c’era in corso il tour di anteprime del film d’animazione in giro per il mondo. Insomma, è più plausibile pensare che Serkis e compagni di avventure si fossero ritrovati in quel contesto per tutt’altri motivi, e infatti, venendo ad oggi, Andy Serkis intervistato da The Direct ha smentito tutto, ed è bastata una frase per far crollare il castello di carte. «Siamo proprio all’inizio della fase di scrittura», ha dichiarato Serkis, spiegando che era necessario più tempo per perfezionare la sceneggiatura e gli effetti visivi prima dell’inizio delle riprese nel 2026: «Inizieremo a prepararci per il set alla fine di quest’anno, dato che prenderà molto tempo, sei o sette mesi, dopodiché inizieremo a girare dall’anno prossimo. Dunque, l’uscita è prevista a dicembre 2027». Un ulteriore conferma è giunta dall’intervista ai co-presidenti/CEO della Warner Bros. Pictures, Mike De Luca e Pam Abdy, che hanno detto: «Abbiamo appena avuto un incontro ravvicinato con Philippa Boyens su Gollum , e credo che riceveremo la sceneggiatura a maggio».

Un’operazione nostalgia?

Philippa BoyensWarner Bros. ha riunito un team impressionante di veterani della Terra di Mezzo per guidare questa nuova avventura. La produzione beneficerà della supervisione creativa di figure chiave della trilogia cinematografica originale. Fanno, infatti, parte del team creativo principale: Peter Jackson (produttore), Fran Walsh (Produttrice/Sceneggiatrice e moglie di Jackson), Philippa Boyens (sceneggiatrice), Arty Papageorgiou (sceneggiatore) e Phoebe Gittins (sceneggiatrice e figlia della Boyens). Gli ultimi tre sono stati anche sceneggiatori de La Guerra dei Rohirrim. Questo mix di talenti creativi affermati e emergenti mira a mantenere la continuità con i film precedenti, apportando al contempo nuove prospettive alla storia. La sceneggiatura si concentra, a quanto pare, sul periodo compreso tra la perdita dell’Anello da parte di Gollum e la sua cattura da parte delle forze di Sauron. La Warner Bros sta investendo molto in tecnologie all’avanguardia per soddisfare i requisiti di effetti visivi del film. Andy SerkisNaturalmente, Andy Serkis è al centro di questa produzione, assumendo la doppia responsabilità di regista e protagonista. Questo segna il suo ritorno al ruolo di Gollum/Sméagol che lo ha reso famoso nella trilogia originale. Un preciso obiettivo è quello di riunire i vecchi personaggi, quelli ormai entrati a buon diritto nella cultura di massa, per narrare un capitolo apparentemente minore ma che, grazie soprattutto a The Hunt for Gollum (fan-film di fama internazionale costato appena 5mila dollari, disponibile gratuitamente su YouTube anche doppiato in italiano grazie alla direzione di Riccardo Ricobello) è diventato il fondamento di una parte della community tolkieniana.
Secondo la trama, Gandalf, appena incontrato Frodo e scoperta la natura dell’Unico, manda Aragorn a cercare Gollum per poter sapere di più sull’Anello trovato da Bilbo anni prima. La posta in gioco? Impedire alla creatura di cadere nelle mani di Sauron e rivelare la posizione dell’Unico Anello. Questa narrazione è liberamente ispirata ad Appendici del Signore degli Anelli, dando ai registi la possibilità di espandersi pur rimanendo fedeli alla fonte. Non è solo la storia di un inseguimento: è una storia di ossessione, segretezza e compromesso morale. Per molti versi, è il filo mancante che lega i sospetti di Gandalf e l’evoluzione di Aragorn nel ranger che incontriamo a Brea.
La storia si colloca, quindi, sempre nella Terza Era; i personaggi sono sempre gli stessi, così come quell’aria di high fantasy che solo una location come la Nuova Zelanda può donare (mancata ne La Guerra dei Rohirrim, perché animato, e soprattutto nel giocattolo di Prime Video). Ian McKellen e Peter Jackson sul set de Lo HobbitOperazione nostalgia o nuovo avvincente capitolo? Di certo l’andazzo degli ultimi anni non fa mai ben sperare (e le pressioni mosse da Warner Bros. nemmeno), quindi non ci resta che attendere il 2027 considerando, inoltre, che quell’anno si parlerà anche di quarta stagione de Gli Anelli del Potere. Ne viene fuori potenzialmente una guerra tra compagnie di marketing che poco o nulla c’entra con il racconto secondario (tolkienianamente parlando). Ma chi ci perde da questa campagna è sempre solo il pubblico: ormai disabituato alla qualità e piuttosto nutrito di opere fasulle, meramente con fini commerciali, film “finiti” già ancora prima di uscire. E invece, come già dimostrato da Jackson, il cinema è sempre stato un ottimo veicolo di divulgazione tolkieniana, anche in chiave pop, ribelle forse, ma pur sempre devota e profondamente legata al lavoro del professore.

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Warner: Serkis nel 2026 in Caccia a Gollum
– Leggi l’articolo Warner Bros rinnova i diritti di LOTR: altri film in arrivo
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Ecco la parodia dello Hobbit: L’Anello dei Ratti

Fra le migliori parodie del Signore degli Anelli sia per riuscita, sia per apprezzamento del pubblico figura senza alcun dubbio Il Signore dei Ratti di Leo Ortolani. A testimonianza di questo successo ci sono le numerose edizioni che Panini ha dedicato a questo fumetto, alle quali si aggiungerà, nel corso del mese di maggio 2025, una nuova Special Edition. Le novità non sono però tutte qui, perché a questa nuova edizione si affiancherà un’avventura inedita: L’Anello dei Ratti, una miniserie in 6 spillati mensili anch’essa pubblicata a partire da maggio.

Il Signore dei Ratti

Le 64 pagine dell’albo originale furono realizzate da Ortolani in meno di un mese. La prima edizione del Signore dei Ratti (Special Events # 45) è stata pubblicata da Panini ormai più di venti anni fa, per la precisione nel novembre 2004, quando le 900 copie della prima tiratura, distribuite in anteprima al Lucca Comics and Games, andarono esaurite in un solo giorno. Il curatore delle serie di Ortolani, Andrea Plazzi, dichiarò che in quell’occasione era stato fatto un’enorme errore di valutazione e che si sarebbe dovuto prevedere una tiratura maggiore per un progetto così atteso dai fan. In seguito Panini ne realizzò due nuove edizioni con i numeri # 56 e #71 di Special Events, pubblicati rispettivamente nel febbraio 2007 e nell’ottobre 2010. La prima aveva una copertina con il titolo stampato in oro a caldo, mentre la seconda fu riproposta con la dicitura Platinum Edition perché aveva 16 pagine in più Leo Ortolani(per un totale di 80), tra cui figuravano due scarni articoli e Gli anelli mancanti, cioè tutte le scene tagliate dalla prima edizione. Entrambe le ripubblicazioni risultarono l’albo più venduto della Panini Comics nel mese di uscita. Per un’ulteriore edizione si dovette attendere fino all’agosto 2013, quando fu pubblicata la cosiddetta Diamond Edition, caratterizzata dal titolo rosso metallizzato e da alcune pagine in più. Dopo un’altra ristampa nel settembre 2016, il salto di qualità si avrà nel novembre 2018 con la prima edizione Deluxe in copertina rigida, colori e cambio di formato (Isbn #9788891242761) e un prezzo che dai 4,50 euro passava a 16,90. La Special Edition, dotata per l’occasione una nuova copertina realizzata da Ortolani, sarà in vendita dal primo maggio, in cartonato a colori in 72 pp. a € 20,00, con lo stesso formato del precedente: 19,8×28,8 cm.

L’Anello dei Ratti

Anello dei Ratti Leo OrtolaniCuriosamente, proprio il titolo della nuova parodia era stato scelto inizialmente per la precedente, Il Signore dei Ratti (Leo Ortolani, Uomini e topi, su Rat-Man Collection n. 36, maggio 2003, pp. 60-63). Dell’Anello dei Ratti non sappiamo ancora molto, se non che avrà un numero di pagine molto più elevato del suo predecessore: ben 192 contro 64, se consideriamo che ogni spillato ha 32 pagine. A questo si aggiungono la descrizione dell’opera fornita su Anteprima da Panini e la copertina, che ci mostra, oltre a Gandalf, i 13 nani de Lo Hobbit. Potrete trovarla presso lo stand Panini Comics durante il Napoli Comicon dall’1 al 4 maggio nonché, sempre dal 1° maggio, in fumetteria e libreria. Ricordiamo inoltre che Ortolani sarà presente dal 23 al 25 maggio 2025 all’edizione del Trapani Comix, di cui il fumettista ha creato il manifesto collegato proprio all’Anello dei Ratti (con i colori di Lorenzo “Larry” Ortolani, storico collaboratore del fratello su Rat-Man). La miniserie di 6 numeri sarà pubblicata da Panini Comics, in vendita dall’1 maggio, formato 18×26, spillato con 32 pagine in bianco e nero a un prezzo di € 3,50. Anello dei Ratti Leo OrtolaniUna variant cover del primo numero di questa miniserie sarà inoltre disponibile in esclusiva al COMICON di Napoli. La trama sembra una parodia dello Hobbit, ma rivista da Ortolani e mischiata a molti temi di calda attualità (social network, Gaza, ecc.) mentre l’annuncio recita: «Cosa ci disturba di più di un ospite inatteso, mentre siamo lì che scrolliamo le immagini di Pittogram? Peccato che non possiamo fingere di essere morti, come facciamo quando arrivano le raccomandate da firmare. E se l’ospite inatteso ci proponesse un’avventura incredibile, alla riconquista di un enorme tesoro? Si chiama phishing, ma per una volta, uno dei Ratti della contea ha scelto di fingersi vivo. Ha scelto l’avventura». Lo stesso Ortolani ha fatto sapere ai suoi lettori: «Promesso nel numero 100 di Ratman, nel 2014, alla fine sta arrivando. Scusate il ritardo, ma prima ho dovuto trovare la forza di riguardarmi i film dello Hobbit, so che mi capirete…».

 

Edizioni de Il Signore dei Ratti

Signore-dei-Ratti_edizioni1) Il Signore dei Ratti (Special Events 45): 01 novembre 2004 9771127198000 – 9771127198901 – 2,50 € – Copertina morbida 18 x 26 cm [b/n] pp: 64
2) Il Signore dei Ratti – Nuova Edizione (Special Events 56): 01 marzo 2007 9771127198000 – 9771127198901 – 4,00 € – Copertina morbida 18 x 26 cm [b/n] pp: 64
3) Il Signore dei Ratti – Platinum edition (Special Events 71): 07 ottobre 2010 9771127198000 – 9771127198901 – 4,00 € – Copertina morbida 18 x 26 cm [b/n] pp: 80 – titolo color argento
4) Il Signore dei Ratti –  Diamond Editon
29 agosto 2013 9788891219114 – 9788865890394 – 4,50 € – Copertina morbida 18 x 26 cm [b/n] pp: 80 – titolo color rosso metallizzato

5) Il Signore dei Ratti – ristampa
30 settembre 2016 9788891219114 – 9788865890394 – 4,50 € – Copertina morbida 18 x 26 cm [b/n] pp: 80 – titolo color rosso
5) Il Signore dei Ratti – Edizione deluxe
08 novembre 2018 9788891242761 – 16,90 € – Copertina rigida pp: 80 Dim: 19,8 × 28,8 cm [colori]
6) Il Signore dei Ratti – Special Edition
01 maggio 2025 9791221916980 – 20,00 € – Copertina rigida pp: 80 Dim: 19,8 x 28,8 cm

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– Vai al sito web di Panini
– Vai al sito web del Trapani Comix
– Vai al sito web di Lucca Comics and Games
– Vai al sito web di Rat-Man

 

 

Gli Anelli del Potere, Jennifer Salke se ne va

Jennifer SalkeCon “Rings of Power” si è scavata la fossa, con “The Citadel” si è costruita la bara, e con il nuovo film di “James Bond” ha messo una bella lapide sulla sua carriera. È questo il tono della maggior parte dei commenti alla notizia che Jennifer Salke si è dimessa dalla carica di responsabile di Amazon MGM Studios, una mossa che potrebbe indicare un forte livello di insoddisfazione nei confronti della strategia di streaming adottata dall’azienda negli ultimi anni. Il capo della Salke, Mike Hopkins (responsabile di Amazon MGM Studios e Prime Video) ha elogiato il suo lavoro in un’e-mail ai dipendenti e ha descritto la sua partenza come quella che consente all’azienda di «accorciare un po’ la nostra struttura di leadership», un tema ricorrente nei recenti licenziamenti nelle aziende tecnologiche. In altre parole, il ruolo di Salke verrà eliminato da Amazon e i responsabili degli studi cinematografici e quelli degli studi televisivi riferiranno direttamente a Hopkins. A prescindere dal linguaggio diplomatico, i principali motivi di questo licenziamento (perché di questo si tratta) sono proprio il flop della serie tv Citadel, la cattiva gestione del rapporto con i proprietari dei diritti di James Bond, ma anche l’alto costo e gli ascolti non altrettanto alti come sperato per la serie tv Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere.

La responsabilità di Salke

Jennifer SalkeLe notizie sulla partenza di Jennifer Salke evidenziano le delusioni e le sfide che Amazon ha dovuto affrontare nel settore dello streaming sotto la sua guida. Precedentemente dirigente presso la NBC, Salke è entrata in Amazon Studios nel 2018, quando l’azienda cercava di espandersi per imporsi nel mercato dello streaming.  L’amministratore delegato Jeff Bezos, che intendeva investire centinaia di milioni di dollari nell’acquisizione e nella produzione di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, le aveva affidato l’incarico di trasformare lo studio e il suo servizio di streaming, Prime Video, in una forza mainstream. Su questo fronte, missione compiuta: negli ultimi sette anni, Salke ha supervisionato la produzione di diverse serie di successo in streaming come Reacher, Jack Ryan, Fallout e The Boys. Oggi è Beast Games la serie non sceneggiata più vista su Prime Video. Salke però ha puntato molto su Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, una serie che non si è rivelata il fenomeno di successo mondiale che ci si sarebbe aspettati. E tra i flop poi c’è stato Citadel, una serie di spionaggio, ma anche la seconda serie più costosa mai realizzata (proprio dopo The Rings of Power) e la più deludente negli ascolti. Al punto che la seconda stagione è stata posticipata e sospesi gli altri spin-off.
Jennifer SalkeAmazon ha anche faticato a mettere in produzione un altro film di James Bond, dopo l’acquisizione di MGM nel 2022. I produttori Michael Wilson e Barbara Broccoli hanno mantenuto il controllo creativo del franchise, e un articolo del Wall Street Journal suggeriva come fossero particolarmente insoddisfatti di Amazon tanto da creare uno stallo produttivo. Il nome di Salke è stato palesemente assente dal recente annuncio trionfale di Amazon dell’accordo sul prossimo film di James Bond, preludio al suo licenziamento. La dirigente, da parte sua, darà vita a una nuova società di produzione cinematografica e televisiva con un accordo di prelazione con Amazon.

Una serie tv zavorra

serie tv amazonLa serie tv Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere è stata la più grande scommessa di Amazon sotto la guida di Salke, ma non ha dato i suoi frutti, almeno a fronte dell’ingente investimento di 700 milioni di dollari speso dallo studio per acquisire i diritti del romanzo dagli eredi di J.R.R. Tolkien e produrre la prima stagione. Mentre gli ascolti della prima stagione nel 2022 erano alle stelle, con Prime che segnalava 25 milioni di spettatori nelle prime 24 ore (la première più seguita di sempre per Amazon) e 150 milioni in totale entro ottobre 2024, la società di analisi Luminate ha riportato lo scorso gennaio un calo del 60% del numero di minuti visti per la seconda stagione.
Jennifer SalkeSebbene Rings of Power non abbia ricevuto il via libera da Salke («È stato Bezos in persona a volere questo progetto», ripeteva in continuazione nel 2022), un agente ha criticato la sua decisione di ingaggiare gli sceneggiatori JD Payne e Patrick McKay, per i quali la costosissima serie era il primo progetto accreditato come showrunner. Nonostante il discreto successo e con una terza stagione in arrivo, Rings of Power non è stata pienamente accolta dagli appassionati più fedeli di Tolkien, che hanno criticato la trama della serie e la gestione del materiale originale. L’agente ha anche segnalato che Jennifer Salke: «Ha preso delle decisioni irresponsabili in ambito televisivo. Se qualcun altro avesse preso quelle decisioni, sarebbe stato licenziato». Alla Salke è servita la questione su Bond per arrivarci. Un’altra fonte ha affermato che Jeff Bezos era così arrabbiato con lei che ha dichiarato: «Non mi interessa cosa ci vorrà, ma sbarazzatevene!». Detto, fatto, la Salke è la prima vittima della serie tv. Ora tutti gli occhi sono puntati su Payne e McKay e in rete c’è già chi accetta scommesse.

 

SPECIALE SERIE TV

– Leggi l’articolo Gli Anelli del Potere, la terza stagione è confermata
– Leggi l’articolo Gli Anelli del Potere: gli ascolti sono calati

Recensioni delle puntate della Seconda Stagione:
– Gli Anelli del Potere: il finale di stagione
– Gli Anelli del Potere: il settimo episodio
– Gli Anelli del Potere: il sesto episodio
– Gli Anelli del Potere: il quinto episodio
– Serie tv: la recensione del quarto episodio
– Serie tv, la recensione dei primi tre episodi

Notizie:
– Gli Anelli del Potere, gli showrunner: «Abbiamo improvvisato»
– Gli Anelli del Potere: Tom Bombadil nella serie tv Amazon
– Gli Anelli del Potere: l’analisi del trailer
– Gli Anelli del Potere: tutte le novità

Recensioni delle puntate della Prima Stagione:
– Episodio 8) Gli Anelli del Potere: finale di stagione
– Episodio 7) Gli Anelli del Potere: note su ”L’Occhio”
– Episodio 6) Gli Anelli del Potere: note sul sesto episodio
– Episodi 4-5) Gli Anelli del Potere: note dopo 5 episodi
– Episodio 3) Episodio 3: arrivano Númenor e Adar
– Episodi 1-2) Gli Anelli del Potere: i primi due episodi

 

LINK ESTERNI:
– Vai alla pagina facebook Lords for the Ring on Prime
– Leggi il comunicato di Amazon

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Graphic novel: recensione a The Mythmakers

Sono molte le opere di carattere biografico dedicate a J.R.R. Tolkien e agli Inklings che popolano gli scaffali delle librerie di tutto il mondo. Su tutte spiccano sicuramente per notorietà e qualità J.R.R. Tolkien, La biografia Gli Inklings, entrambe di Humphrey Carpenter, Tolkien e la grande guerra, La soglia della Terra di Mezzo di John Garth e la più recente Tolkien, la biografia definitiva di Raymond Edwards. The Mythmakers: The Remarkable Fellowship of C.S. Lewis & J.R.R. Tolkien di John Hendrix, pubblicata  dall’editore americano Abrams Fanfare nel settembre dello scorso anno, si colloca in quest’ambito, ma presenta al lettore le vite di J.R.R. Tolkien e dell’amico C.S. Lewis sotto una veste nuova e, per molti aspetti, innovativa.
Quando ne annunciammo l’imminente pubblicazione, se ne parlò come di un’opera essenzialmente a fumetti da ascriversi allo stesso filone di Tolkien, Rischiarare le tenebre e J.R.R. Tolkien et la bataille de la Somme: Dans un trou sous la terre. The Mythmakers si differenzia però da queste pubblicazioni perchè non è una produzione interamente a fumetti, ma piuttosto un’opera nella quale le pagine a fumetti si alternano a quelle in prosa senza un confine ben preciso: spesso le illustrazioni invadono le sezioni in prosa e viceversa, rendendolo un prodotto unico nel suo genere.

Struttura e contenuto

The Mythmakers si presenta come un volume di 224 pagine con copertina rigida e sovraccoperta illustrata. Il libro si apre con una sezione introduttiva chiamata The Library of Doors nella quale vengono presentati al lettore i due personaggi che poi lo accompagneranno per tutta la storia: un mago con le fattezze di J.R.R Tolkien e un leone antropomorfo con quelle dell’amico C.S. Lewis. Dalla “libreria delle porte” i due si incamminano in un viaggio biografico suddiviso in sette sezioni e quattro “portali“. Ogni sezione è caratterizzata da un’alternanza di pagine a fumetti e prosa illustrata. I “portali” sono sostanzialmente appendici di approfondimento collocate in fondo al libro, che possono essere lette sia subito, seguendo le indicazioni di rimando fornite nel testo, sia dopo averne letto il corpo principale. Questo accorgimento permette al lettore di scegliere autonomamente quando affrontare questi approfondimenti. Dopo un lungo viaggio attraverso i miti che hanno influenzato entrambi gli scrittori inglesi, il mago e il leone arrivano a una porta che li conduce alla prima sezione, The Tale Begins, dove vengono illustrati prima l’infanzia e poi gli anni di formazione di Tolkien e Lewis. La seconda sezione, Dead Marchesaffronta invece l’esperienza vissuta da entrambi gli autori durante la Grande Guerra. Si passa quindi alla terza e quarta sezione, Stab of the North The Horns of Elfland, che narrano dell’incontro fra i due professori, della nascita della loro amicizia e di come questa sia stata fondamentale nel percorso di conversione al cristianesimo di C.S. Lewis. La quinta sezione, Mere Inklings, è incentrata sullo straordinario gruppo informale di letterati nato a Oxford nei primi anni ’30 proprio grazie all’amicizia fra i due “creatori di miti”. Nella sesta sezione, The Breaking of the Fellowshipsi parla sia del completamento delle opere più note dei due scrittori (Il Signore degli Anelli Le Cronache di Narnia), sia del progressivo raffreddamento dei rapporti fra Tolkien e Lewis. La settima e ultima sezione, Shadowlands and Grey Havensaffronta dapprima l’ulteriore distanziamento fra i due amici, causato principalmente dal matrimonio di Lewis con una donna divorziata (Helen Joy Davidman), e quindi l’ultima parte delle loro vite.

Pregi e difetti

Nonostante la mole, The Mythmakers scorre veloce e riesce ad essere divulgativo senza mai annoiare il lettore. Come già scritto, ci troviamo di fronte a un’opera molto particolare: una biografia romanzata, illustrata e arricchita da intere sezioni a fumetti.  Fra i pregi del volume c’è senz’altro quello di fornire una panoramica abbastanza completa sulla vita dei due autori inglesi, spiegando alcuni concetti relativamente complessi in modo chiaro e semplice. Proprio per questo il target principale del volume non è l’esperto di Tolkien e Lewis interessato a conoscere i dettagli delle loro biografie, ma piuttosto il lettore appassionato che voglia saperne di più sulle loro vite e su come, nella seconda metà degli anni ’20 del ‘900, queste si siano incrociate e influenzate a vicenda. All’interno del libro sono presenti alcuni elementi esplicitamente speculativi, che però risultano sempre plausibili, non contraddicono quanto noto sulla vita dei due protagonisti e rendono la narrazione più fluida. Un difetto evidente, che comunque non impedisce al lettore di godersi la storia, è costituito dalle dimensioni ridotte del carattere utilizzato nelle sezioni narrative (i.e. non a fumetti). Nel complesso The Mythmakers è una lettura interessante e piacevole, presentata in una veste grafica ed editoriale accattivante; l’acquisto del volume è dunque consigliato a tutti gli appassionati di Tolkien che non si fanno spaventare dalla lingua inglese.

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Messina, l’AIST con Fumettomania Factory
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LINK ESTERNI:

– Vai al sito web della sito web della Tolkien Society inglesecasa editrice Abrams Books

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Russia, premiato il fan film Visions of Storm

Visions of StormUn elfo e un uomo attraversano una foresta infestata dagli orchi per consegnare un messaggio importante alla città di Erebor. La missione si complica quando vengono attaccati da un’intera squadra di orchi. Questa è la trama di Predvestniki Buri («Предвестники Бури») che si può tradurre come I Precursori della Tempesta (in inglese tradotto Visions of Storm), un nuovo fan film realizzato in Russia, che ha richiesto ben cinque anni di lavoro, il coinvolgimento di quasi 100 persone e un crowdfunding per raccogliere le ultime risorse per finirlo. In compenso, il fan film ha appena vinto il Premio Miglior Film 2025 a San Pietroburgo.

Una lunga storia

Visions of StormSi tratta di un fan film dedicato al Signore degli Anelli e allo Hobbit, la cui origine risale a 11 anni fa. È stata, infatti, l’uscita della seconda trilogia cinematografica di Peter Jackson, quella dedicata allo Hobbit a scatenare la voglia di emulazione. Quella saga si concluse nel 2014 e da allora un gruppo di giovani appassionati lettori di J.R.R. Tolkien iniziò a mettere insieme le forze per realizzare un cortometraggio. Il fan film è stato creato grazie agli sforzi congiunti di fan provenienti da diversi Paesi ed è un prequel della leggendaria trilogia cinematografica.
Nel corso di cinque anni, più di cento persone hanno lavorato al progetto, unite da un obiettivo comune e da una chat di massa su VKontakte. È stata scritta la sceneggiatura, è stata realizzata un’animazione 3D dell’intero film e sono stati trovati una location e gli attori. Grazie all’impegno del team, è stato possibile selezionare il trucco e produrre più di 50 unità di armi ed equipaggiamento. Visions of StormGli attori hanno trascorso 5 estenuanti giorni di riprese nella Federazione Russa e nella Repubblica di Moldavia, correndo più di 20 km al giorno e filmando in armatura e trucco in complessi combattimenti messi in scena. Quasi ogni scena del film contiene elementi grafici di post-elaborazione di diversa complessità, dalla rifinitura delle location alla creazione di personaggi completamente in computer grafica; il team VFX, composto da oltre 25 persone, desiderava infatti conferire al film una qualità 3D degna della profondità della visione e dell’immaginazione di Tolkien. Il risultato è un cortometraggio della durata di 14 minuti che comprende più di 90 scene generate digitalmente, con tre personaggi interamente creati al computer. La storia, come scritto, è ambientata in una parte senza nome della foresta vicino alla Montagna Solitaria, dove i personaggi principali vengono attaccati mentre cercano di consegnare un Visions of Stormmessaggio estremamente importante a Erebor per avvertire la città dell’imminente arrivo degli Orchi di Azog.
I fan e gli appassionati hanno unito le forze sulla piattaforma Boomstarter per dare vita a questo progetto. Il crowdfunding ha fruttato 52mila rubli russi (circa 500 euro). La produzione si è conclusa nel 2018 e il fan film è stato rilasciato il 20 gennaio 2024. Il fan film è un prequel della trilogia dello Hobbit ed è stato realizzato nel rispetto dell’opera di Tolkien e del mondo della Terra di Mezzo. Il fan film è stato premiato con il Premio per il Miglior Film al Magic Awards 2025 di San Pietroburgo e il cast e il regista riceveranno i premi degli sponsor durante la cerimonia di premiazione del 16 marzo 2025.

Le due anteprime

Visions of StormNella capitale culturale della Russia, sotto la luce delle lanterne e degli applausi, si è svolta il 5 febbraio 2024 l’attesissima première del cortometraggio “Harbingers of the Storm”. Il mondo dell’arte si è trasformato in un mondo fantastico creato dai fan moldavi e russi del professor Tolkien. L’evento è stato aperto dal produttore del film, Vladislav Oleynikov, che ha tenuto un breve discorso a tutti gli appassionati e agli spettatori in sala. Vladislav ha ceduto la parola al regista del film, Maxim Baralyuk, che ha detto che il pubblico avrebbe assistito a un’emozionante battaglia nello stile del Signore degli Anelli, a un’amicizia profonda tra i due eroi e a incontri con varie creature della Terra di Mezzo: elfi, goblin, orchi, troll e persino un drago. Visions of StormIl creatore ha anche parlato del colossale lavoro svolto in 11 anni di produzione e ha augurato a tutti una buona visione.
Durante l’intero periodo di produzione sono stati investiti enormi quantità di denaro, sforzi e tempo. I creatori hanno ricevuto il sostegno di molte persone. Così, il famoso designer di Hollywood Darin Leach ha lavorato al manifesto, lo stesso Dmitry Cherevatenko è diventato il produttore del progetto, così come Ilya Zelentsov, che ha lavorato al sonoro e agli effetti acustici. La colonna sonora è stata creata dal famoso compositore Murat Nagoev, che scrive musica per i trailer di Hollywood e russi, e Visions of Stormla voce professionale di Anna Peresvetova ha fatto venire la pelle d’oca a tutti durante i titoli di coda del film. Dopo la première è stato proiettato un breve estratto del lungometraggio “A Real Hero”, con Anton Lapenko e Sergei Selin. La presentazione è stata tenuta dal regista del film Alexey Talyzin e dal produttore Vladislav Oleynikov. Il film viene ora girato dagli stessi appassionati. La seconda première si è svolta a Chisinau in Moldavia il 20 febbraio 2024 ed è stata presentata da uno dei principali produttori del film, Seryozha Budich. Anche quest’evento è stato intenso, ricco di magia ed emozioni.

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SCHEDA TECNICA
Visions of StormAnno di produzione: 2023
Paese: Russia, Moldavia
Attori: Andrey Onishchenko, Mikhail Susorov, Dmitry Hersun, Alexandr Cernovschii, Mikhail Pankov, Sergey Chirtoca, Tatiana Iacovenco
Regia: Maxim Baralyuk, Sergey Budich
Produttori: Sergey Budich, Vladislav Oleynikov, Maxim Baralyuk, Ilya Zelentsov, Pavel Matveev
Compositore: Murat Nagoev
Operatori: Sergey Budich , Evgenij Dedkov
Installazione: Maksim Baralyuk, Vladislav Oleynikov
Età: 12+
Durata: 14 minuti

 

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LINK ESTERNI:

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The War of the Rohirrim, se Tolkien guarda a Est

War of RohirrimDopo essere uscito nelle sale a dicembre, il nuovo film anime The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim approda in streaming, unendosi al resto della saga sul servizio di streaming HBO Max. La notizia è stata confermata nel video promozionale più recente di Max, che annuncia la programmazione di febbraio 2025. Il film è presentato nel video, anche se The War of the Rohirrim non è elencato nella lista delle novità di Warner Bros. Discovery. Il film arriverà su Max a febbraio insieme ad altri titoli, ma una data esatta deve ancora essere rivelata. L’anime sul mondo della Terra di Mezzo si adatterà perfettamente al catalogo streaming di Max, dato che il servizio ospita già la trilogia di Peter Jackson, la trilogia prequel su The Hobbit e il film animato del 1978 Il Signore degli Anelli di Ralph Bakshi. Invece, la serie live-action Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è trasmessa in streaming solo su Amazon Prime Video.

Una fredda accoglienza

Locandina RohirrimThe Lord of the Rings: The War of the Rohirrim ha incassato 9,2 milioni di dollari negli Stati Uniti e in Canada, e 11,3 milioni di dollari negli altri territori, per un totale mondiale di 20,5 milioni di dollari a fronte dei 30 spesi per produrlo. In questo conto, però, non sono ancora sommati gli incassi relativi ad alcuni Paesi dell’Asia, come Giappone e Corea, né tantomeno gli introiti generati dallo streaming sulle piattaforme, considerando che negli USA è già disponibile dal 27 dicembre scorso.
Il fallimento di The War of the Rohirrim è stato attribuito a diversi fattori, ma uno dei più importanti e controversi è stato il suo mezzo. Sebbene si svolga nello stesso universo di The Lord of the Rings e The Hobbit, le trilogie cinematografiche live-action di Peter Jackson, The War of the Rohirrim è un lungometraggio animato (anime) prodotto da Sola Entertainment. Ciò lo ha reso più di nicchia rispetto agli altri film sulla Terra di Mezzo diretti da Jackson o persino alla serie tv The Lord of the Rings: The Rings of Power di Prime Video.
War of RohirrimSfortunatamente, non tutti sono stati così ricettivi al nuovo spin-off come la Warner Bros. aveva sperato. C’è ancora una sorprendente idea comune che i film animati siano intrinsecamente inferiori alle loro controparti live-action o che siano solo per bambini. Anche coloro che amano i film animati potrebbero aver sollevato problemi circa l’estetica scelta o lo stile d’animazione di The War of the Rohirrim. Ci sono stati, tuttavia, alcuni vantaggi pratici nel rendere The War of the Rohirrim un film d’animazione. Innanzitutto, è stato significativamente più economico rispetto a un film live-action: persino la puntata meno costosa della trilogia del Signore degli Anelli di Jackson aveva un budget di produzione che superava di tre volte quello di The War of the Rohirrim. La scelta del mezzo avrebbe poi potuto attirare anche i fan degli anime che altrimenti non avrebbero mostrato interesse per Il Signore degli Anelli, anche se, a conti fatti, il risultato è stato quello di allontanare il pubblico generalista: l’anime ha finito per alienare il suo pubblico di riferimento. Anche la durata nelle sale cinematografiche è in linea con tutti gli altri film anime.
War of RohirrimNonostante le grandi aspettative dei fan del Signore degli Anelli, The War of the Rohirrim ha fatto quindi fatica a trovare il suo pubblico, a causa dell’animazione in stile anime, della mancanza di personaggi familiari e del marketing limitato che hanno contribuito alla sua breve e deludente distribuzione nelle sale. Alla fine, la scelta ha creato un ibrido che era rivolto agli adulti, ma è stato probabilmente visto e capito poco dai minorenni e i loro genitori, perché è stata questa la fetta maggioritaria di pubblico, più degli appassionati, più degli amanti di anime. Questo in Occidente.

In Asia qualche risultato positivo

The War of the RohirrimA ben guardare, infatti, se si rivolge lo sguardo all’Estremo Oriente, è avvenuto qualcosa di diverso dal quadro appena delineato. Meglio partire però dal Regno Unito, dove il film ha avuto una seconda giovinezza, dal 23 gennaio, uscendo nei cinema di tutto il Paese con la versione giapponese con sottotitoli in inglese. La versione in giapponese è distribuita e proiettata anche in altri nove Paesi: Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Italia, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Hong Kong, Singapore e Taiwan. È chiaro che una scelta del genere è in linea con la concezione di questo progetto, considerato adatto soprattutto per gli amanti degli anime, abituati ormai da anni ad andare al cinema o ad aprire le piattaforme di streaming per vedere i propri cartoni animati giapponesi preferiti. È una fetta di mercato in continua crescita e sembra che l’operazione sia stata positiva.
The War of the RohirrimSe in Occidente si tratta di una nicchia, in Oriente ci si trova di fronte a un fenomeno consolidato. In Cina, il film ha debuttato nel weekend del 13-15 dicembre al terzo posto in classifica generale ed è rimasto nelle sale per quasi due mesi. Inoltre, l’uscita è stata lo spunto per l’apertura di un dibattito sullo sviluppo del settore nella regione del Guizhou. Un’azienda locale ha infatti contribuito al film lavorando all’animazione dei fotogrammi chiave, alla colorazione e alla cinematografia di The War of the Rohirrim. «Nell’animazione, i big data offrono una ricchezza di risorse di immagini, audio e video che servono come preziosi riferimenti per la produzione», ha affermato Xu Chenyin, responsabile della Junzi Qianxing Technology Media. Un esempio chiave è il rendering, il processo di conversione di scene 3D in immagini 2D. Questa fase di animazione ad alta intensità di risorse richiede spesso hardware costoso. «Le risorse di cloud computing sviluppate attraverso il settore dei dati offrono una soluzione conveniente. Le piattaforme di rendering cloud riducono i cicli di produzione e i costi», ha spiegato Xu. «Il Guizhou ha il potenziale per attrarre progetti di outsourcing di alto valore come servizi digitali e design creativo. Con la crescente specializzazione della manodopera internazionale, i Paesi sviluppati stanno esternalizzando servizi non essenziali a regioni con costi inferiori e maggiore efficienza», ha concluso.
In quest’ottica, è interessante vedere come The War of the Rohirrim sia stato distribuito molto più in IMAX, un formato cinematografico e uno standard di proiezione. Le telecamere e le pellicole IMAX sono raramente utilizzate per i film mainstream; le telecamere sono pesanti e le pellicole sono costose. Tuttavia, dal 2002, soprattutto gli anime al cinema hanno usufruito dell’elaborazione IMAX Digital Media Remastering (DMR) per la proiezione sia nei cinema IMAX da 70 mm che nei cinema IMAX Digital. È una sorta di standard che si è imposto per questo genere di film d’animazione.
Il film è stato distribuito in Corea del Sud il 28 gennaio 2025, con la pubblicazione del poster principale che ha suscitato interesse tra gli appassionati. Nel primo week-end il film si è piazzato tra i 35 con i maggiori incassi della settimana (33 e 34 nella versione giapponese con sottotitoli in inglese) e ha guadagnato 120.766 dollari.
War of RohirrimMa è per l’uscita in Giappone che si sono fatte le cose in grande. Si è tenuta un’anteprima per i fan in cui erano presenti il regista Kamiyama Kenji, il produttore esecutivo Peter Jackson, la produttrice e sceneggiatrice Philippa Boyens, nonché i doppiatori Brian Cox e Gaia Wise e Miranda Otto. Si è molto puntato sul fatto che si trattasse di una coproduzione tra Usa e Giappone. Inoltre, suscitava molta curiosità il fatto che il film fosse stato diretto da Kenji Kamiyama, noto per il suo lavoro su Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, e presentasse uno stile anime che rappresenta una novità per l’universo di Tolkien.
Le celebrità di ogni ceto sociale che hanno visto il film in Giappone hanno inviato recensioni entusiastiche, come «Kamiyama Kenji ha messo tutto il suo impegno nel realizzare un film che ci ha mostrato la vera essenza dell’animazione giapponese. Spero che altre persone lo sperimentino e lo portino sul grande schermo», ha detto il regista Aramaki Shinji. «È raro che faccia qualcosa di così onesto. È stato grandioso», ha detto il regista Oshii Mamoru. «Gli effetti visivi, i dipinti di sfondo, i disegni architettonici, sono tutti spettacolari! Il Signore degli Anelli è nell’animazione. Anche il mio Sam era lì», ha detto Tanida Shingo, doppiatore di Sam Gamgee nella trilogia live-action. Mitsuru Hongo, direttore dell’animazione, ha fatto una considerazione importante: «Da bambino ho letto il libro originale, me ne sono innamorato e poi sono rimasto ossessionato dalla versione live-action. Chi avrebbe mai pensato che nel 2024 avremmo potuto imbatterci in una nuova storia della Terra di Mezzo sotto forma di film d’animazione realizzato in Giappone! AnnecyC’era molto da vedere e, come risultato di tutti i nuovi tentativi, sono rimasto sopraffatto da come gli anime giapponesi stiano passando alla fase successiva». Dello stesso tenore l’opinione di Maki Watanabe, sceneggiatore cinematografico: «Il Signore degli Anelli ha cambiato gli standard dei film fantasy. È stato ora riportato in vita sul grande schermo come “anime” giapponese, che è diventato un nuovo standard per l’animazione. Si tratta di un prequel drammatico e autentico che eredita magnificamente la visione del mondo, la storia e le emozioni! All’inizio, non c’è sicuramente nessun fan che non rimarrebbe elettrizzato dalle montagne della Terra di Mezzo, che sembrano così reali da poter essere definite reali». La stessa Fūka Koshiba che dà la voce a Héra ha detto con entusiasmo: «Le immagini sono così belle che sembrano live action. Le immagini sono così belle che ti fanno sentire immerso nel film, il che rende le battaglie più emozionanti e potenti». In risposta alla teoria secondo cui gli sfondi sono live action, Kamiyama ha ribadito: «È stato detto molte volte all’estero, ma questa volta è tutto disegnato a mano!».
AnnecyCerto, in generale l’accoglienza è stata tiepida, con recensioni che evidenziano sia aspetti positivi che negativi del film. Ad esempio, The Japan Times ha elogiato le impressionanti immagini che richiamano la trilogia live-action di Peter Jackson, ma ha criticato la narrazione definendola insipida e meno coinvolgente. Il pubblico si è dimostrato molto più ricettivo nei confronti di The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim, assegnando al film una valutazione positiva dell’82% sul Popcornmeter di RT, basata su oltre 1.000 valutazioni verificate degli utenti.

Un punto forte: l’animazione

War of RohirrimDa quanto finora scritto emerge come in Estremo Oriente ci sia stata un’operazione riuscita, quella cioè di raccontare la Terra di Mezzo con il linguaggio degli “anime” giapponesi, che sono il nuovo standard per l’animazione contemporanea. Ed è su questo che si è principalmente concentrato il regista Kenji Kamiyama, come ha detto in più di un’occasione.
Se si analizza questo aspetto, si può capire come il film non sia un’opera d’animazione realizzata con la computer grafica, ma un’animazione disegnata a mano, con un totale di ben 130.000 disegni!!! La motion capture è stata utilizzata per le riprese, i personaggi e i movimenti dei cavalli. Ogni scena del film di due ore è stata prima filmata, con attori che interpretavano i loro ruoli e poi i movimenti dei cavalieri nel film. Questi ultimi sono stati effettivamente filmati con particolare attenzione al modo in cui i loro corpi ondeggiano mentre cavalcano. I personaggi 3D sono stati quindi filmati come se fossero in live action, e questo è stato utilizzato come base per l’animazione disegnata a mano. Il processo di produzione è stato quindi in tre fasi.
Informative ImageIl compito dato a Kamiyama era che realizzasse un film d’animazione disegnato a mano con un periodo di produzione di due anni, inclusa la pre-produzione e la post-produzione. Al giorno d’oggi, è comune che i film anime giapponesi richiedano tre o quattro anni per essere realizzati, quindi il doppio del tempo. Inoltre, attualmente ci sono pochissimi animatori che sanno o vogliono disegnare cavalli, e il numero di animatori è estremamente basso indipendentemente dal fatto che siano animatori specializzati nel disegno di cavalli o meno. Di conseguenza, è diventata una pratica comune nell’industria degli anime giapponese adattare gradualmente i programmi degli animatori per partecipare al processo di produzione. Per accorciare i tempi, Kamiyama ha pensato di utilizzare le competenze acquisite durante la realizzazione di animazioni 3D per creare infine un’animazione disegnata a mano.
Negli anime, il processo che va dalla decisione del layout alla prima animazione chiave è quello che richiede più tempo, ma può essere realizzato utilizzando la motion capture per creare quella che può essere definita una «prima animazione chiave CG» per l’animazione 3D. Il regista ha quindi chiesto agli animatori di «trovare il layout esatto e i primi disegni di animazione in un anno, e poi finire i disegni nell’anno rimanente (e tenersi liberi per questo lavoro)».
Kamiyama si è rivolto alla Telecom Animation chiedendo se conoscessero qualcuno adatto al ruolo, ed è stato raccomandato il character designer Takasu Minoko. L’opera ha una sola giovane eroina e gli altri personaggi sono dei “vecchi” piuttosto corpulenti. Kamiyama ha affermato che Takasu è riuscito a disegnare sia l’eroina sia il vecchio corpulento allo stesso tempo, e che sia riuscito a disegnare tutti i personaggi personalmente e con lo stesso tono. Takasu è stato anche direttore capo dell’animazione e questo ha conferito all’opera un senso di unità nel suo insieme.
Infine, l’Unreal Engine, utilizzato nei videogiochi, è stato utilizzato per adattare le proporzioni dei personaggi, dei cavalli, degli edifici e di altri oggetti in modo che corrispondessero alle dimensioni reali degli esseri umani, e la recitazione umana è stata filmata utilizzando la motion capture su un set creato all’interno di uno spazio virtuale 3D, con luci e riprese della telecamera che sembravano riprese dal vivo, rendendo il layout dell’opera il più realistico possibile.

Parla il regista Kamiyama

Intervista Boyens Chou KamayamaConsiderando la grandiosità della versione live-action, ha detto in un’intervista Kenji Kamiyama: «Opere fantasy come The Lord of the Rings e l’animazione sono intrinsecamente compatibili. La cosa grandiosa dell’animazione è che personaggi e creature possono esistere nello stesso mondo senza alcun senso di incongruenza. Questo film è un ritorno a quella sensazione. Mi sono concentrato sul trasmettere attraverso l’animazione la magnificenza che ho provato nella versione live-action. Quando lo fai con l’animazione CG, è difficile per il pubblico comprendere il duro lavoro e la straordinarietà del tutto». D’altro canto, rifletteva ancora il regista, «Quando è disegnato a mano, puoi vedere il duro lavoro degli animatori. Ecco cosa c’è di così grandioso nell’animazione giapponese disegnata a mano. Questa volta, Hollywood voleva l’animazione giapponese, quindi ho pensato di realizzare una produzione che ne avrebbe sfruttato al meglio gli aspetti migliori».
The War of the RohirrimQuesta sensazione è trasmessa dall’enorme numero di disegni, che come scritto ammontano in totale a 130.000. « In questo caso, ciò su cui stavamo cercando di concentrarci era come possiamo utilizzare ciò in cui gli anime sono bravi per raccontare la storia. Quindi, ad esempio, ciò che abbiamo fatto è qualcosa che normalmente non facciamo negli anime. Ci siamo sfidati a farlo. Come, ad esempio, duemila cavalieri che si scontrano contro l’esercito dei Dunlandiani, quel tipo di sequenza di battaglia epica. È qualcosa che normalmente non facciamo, perché non è [uno dei] punti di forza degli anime, ma siamo riusciti a realizzarlo». «Ho fatto questo film mettendomi nei panni dei fan. L’ho fatto con lo staff con il solo desiderio di fare qualcosa che facesse piacere ai fan, quindi spero che andrete tutti a vederlo al cinema».
Il lato negativo è che il film ha avuto una produzione notevolmente affrettata (per evitare che la New Line Cinema perdesse i diritti sulle opere di Tolkien), il che potrebbe spiegare perché l’animazione del film può sembrare incoerente. Ci sono momenti di vera bellezza animata, specialmente negli sfondi, un’area in cui gli anime spesso eccellono (un momento in particolare, in cui vediamo un’inquadratura a 360 gradi dell’ambiente attraverso la prospettiva di Héra mentre si guarda intorno in una foresta, è particolarmente impressionante). I character design per i personaggi umani fanno tutti un ottimo lavoro. Anche la maggior parte delle scene di battaglia, in cui molti personaggi appaiono sullo schermo contemporaneamente, sono ben animate.
Il punto debole del film dal punto di vista visivo è rappresentato dalle creature non umane che compaiono (il che potrebbe spiegare perché questo è il primo film della Terra di Mezzo che fa di tutto per non presentare Elfi, Nani o Hobbit, nemmeno come personaggi di sfondo). I mûmakil simili a elefanti sembrano un po’ goffi mentre calpestano, mentre gli orchi sopra menzionati sembrano insipidi e molto meno spaventosi di quelli dei film di Peter Jackson. Anche una creatura che vive nell’acqua e un troll delle nevi sembrano fuori posto nella loro animazione. Non sono solo le creature, però, con persino alcuni dei momenti d’azione che subiscono un calo nella qualità dell’animazione, assomigliando più a qualcosa uscito da un episodio di Naruto che a un film d’animazione su larga scala.
The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim è un’interessante nuova interpretazione della Terra di Mezzo. Una che funziona per lo più. L’animazione incoerente la frena, e bisogna dire che il film perde un po’ del suo fascino man mano che procede (il film dura quasi due ore e mezza, il che allunga le cose considerando che si tratta di un adattamento di un racconto più breve nel mondo di Tolkien). È un peccato che non abbia avuto più successo al botteghino. Tolkien e gli anime si fondono bene, però. Spero che col tempo The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim riceva più attenzione. Penso che sia stato sottovalutato nel ruolo di apripista che ha svolto.

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LINK ESTERNI
– Vai al sito di Warner Bros sul film
– Vedi il trailer italiano su Youtube

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Gli Anelli del Potere, la terza stagione è confermata

Amazon MirielPrime Video ha confermato che la terza stagione di The Lord of the Rings: The Rings of Power è in fase di pre-produzione e le riprese inizieranno questa primavera nella nuova sede di produzione della serie, gli Shepperton Studios nel Regno Unito. Inoltre, sono svelati i nomi dei tre registi, di cui due di ritorno e uno nuovo: Charlotte Brändström, Sanaa Hamri e Stefan Schwartz faranno parte di questa stagione. La serie tv liberamente ispirata alle opere di JRR Tolkien, ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico e nella critica, ma continua a essere uno dei principali motori di Amazon per le nuove iscrizioni al servizio di Amazon Prime.

Il comunicato stampa

Proto-Hobbit AmazonEcco il testo del comunicato stampa: «“Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere continua ad affascinare il pubblico di tutto il mondo e siamo entusiasti che sia in corso una terza stagione. Il team creativo ha una visione straordinaria di ciò che verrà con storie che ci hanno lasciato incantati e affascinati”, ha affermato Vernon Sanders, responsabile della televisione, Amazon MGM Studios. “Non vediamo l’ora di continuare questo viaggio epico, per i nostri clienti globali, addentrandoci ancora di più nei racconti leggendari che hanno plasmato la Terra di Mezzo”. Charlotte Brändström, che è stata co-produttrice esecutiva e ha diretto diversi episodi nella prima e seconda stagione, torna come produttrice esecutiva e regista per la terza stagione. È affiancata dalla regista Sanaa Hamri, che ha diretto diversi episodi nella seconda stagione, e dal regista veterano Stefan Schwartz, che segna il suo primo coinvolgimento nella serie. Ogni regista supervisionerà diversi episodi nella prossima stagione». Full-trailer Amazon Rings of PowerLa trama, infine, si preannuncia già discutibile: «Facendo un salto in avanti di diversi anni rispetto agli eventi della stagione precedente, la terza stagione è ambientata al culmine della Guerra tra Elfi e Sauron, mentre il Signore Oscuro cerca di creare l’Unico Anello che gli darà il vantaggio di cui ha bisogno per vincere la guerra e conquistare finalmente tutta la Terra di Mezzo». Quindi, i re degli Uomini e i loro Anelli non verranno mostrati, e molti altri dettagli delle opere di Tolkien sulla Seconda Era saranno trascurati.

I tre registi

Charlotte BrändströmCharlotte Brändström è una regista pluripremiata e laureata del programma di regia presso l’American Film Institute. I suoi progetti recenti includono Shōgun per FX, The Continental con Mel Gibson per Starz, l’imminente Scarpetta con Nicole Kidman e Jamie Lee Curtis per Prime Video e un pilota per Netflix Svezia intitolato The Unlikely Murderer. I suoi altri crediti di regia per la televisione includono The Outsider per HBO; Jupiter’s Legacy, The Witcher e Away per Netflix; The Consultant e The Man in the High Castle per Prime Video; e Outlander e Counterpart per Starz. Brändström ha anche diretto la serie europea Conspiracy of Silence per Viaplay e Disparue per FR2, e ha anche diretto oltre 30 lungometraggi, miniserie e film della settimana. Inoltre, Brändström è candidata internazionale agli Emmy per Julie, Chevalier de Maupin.
Sanaa HamriSanaa Hamri è una rinomata regista di film, televisione, video musicali e spot pubblicitari di Tangeri, Marocco. Attualmente ha un accordo globale con Amazon MGM Studios. Ha diretto di recente il pilot e l’episodio 2 di The Bondsman di Prime Video con Kevin Bacon, così come gli episodi delle stagioni 2 e 3 di The Lord of the Rings: The Rings of Power. In precedenza è stata EP/regista della stagione 2 di The Wheel of Time di Prime Video. Hamri è stata anche EP/regista della serie Empire su Fox dal 2015 al 2020. Come acclamata regista di video musicali, la prolifica carriera di Hamri vanta collaborazioni con musicisti hip hop/R&B di alto profilo tra cui Prince, Common, Lenny Kravitz, Rihanna, Justin Bieber, Snoop Dogg, Jay Z e Mary J. Blige. Hamri ha ricevuto il NAACP Image Award per India Arie del 2003 e un MTV VMA per il successo di Nicki Minaj del 2010 “Super Bass”. Hamri ha anche diretto il documentario di Mariah Carey, The Adventures of Mimi, un concerto dal vivo sold-out. I precedenti lavori episodici di Hamri includono Shameless, Rectify, Nashville, Elementary, Glee, Hit The Floor e Desperate Housewives. Alcuni dei suoi crediti cinematografici includono Something New, The Sisterhood of the Traveling Pants e Just Wright.
Stefan SchwartzStefan Schwartz è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico e televisivo canadese. Ha diretto episodi di The Boys e My Lady Jane per Amazon MGM Studios, così come The Americans, The Walking Dead, Fear the Walking Dead, Dexter, White Collar, Those Who Kill, Black Sails e Luther and Spooks della BBC. È stato produttore esecutivo e ha diretto episodi di The Mosquito Coast di Apple TV, la serie Camelot di Starz e il pilota della serie televisiva Fortunate Son della CBC. Il suo debutto alla regia di lungometraggi è stato Soft Top Hard Shoulder, con Peter Capaldi e vincitore di due premi BAFTA in Scozia e del prestigioso premio del pubblico al London Film Festival. Ha anche diretto i film Shooting Fish (di cui è anche sceneggiatore), The Abduction Club e The Best Man, con Stuart Townsend, Amy Smart e Seth Green.

 

SPECIALE SERIE TV

– Gli Anelli del Potere: gli ascolti sono calati

Recensioni delle puntate della Seconda Stagione:
– Gli Anelli del Potere: il finale di stagione
– Gli Anelli del Potere: il settimo episodio
– Gli Anelli del Potere: il sesto episodio
– Gli Anelli del Potere: il quinto episodio
– Serie tv: la recensione del quarto episodio
– Serie tv, la recensione dei primi tre episodi

Notizie:
– Gli Anelli del Potere, gli showrunner: «Abbiamo improvvisato»
– Gli Anelli del Potere: Tom Bombadil nella serie tv Amazon
– Gli Anelli del Potere: l’analisi del trailer
– Gli Anelli del Potere: tutte le novità

Recensioni delle puntate della Prima Stagione:
– Episodio 8) Gli Anelli del Potere: finale di stagione
– Episodio 7) Gli Anelli del Potere: note su ”L’Occhio”
– Episodio 6) Gli Anelli del Potere: note sul sesto episodio
– Episodi 4-5) Gli Anelli del Potere: note dopo 5 episodi
– Episodio 3) Episodio 3: arrivano Númenor e Adar
– Episodi 1-2) Gli Anelli del Potere: i primi due episodi

 

LINK ESTERNI:
– Vai alla pagina facebook Lords for the Ring on Prime
– Leggi il comunicato di Amazon

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Gli Anelli del Potere: alla fine gli ascolti totali sono calati

MMO-Amazon-GamesGiungono finalmente nuovi dati sugli ascolti de Gli Anelli del Potere e, a dire il vero, non sembrano molto positivi. Infatti, secondo ScreenRant – un rapporto della società di analisi dello streaming di terze parti Luminate –, la seconda stagione dello show diretto da Patrick McKay e J.D. Payne avrebbe registrato un notevole calo dell’audience rispetto alla precedente. Più precisamente, il numero di spettatori della Stagione 2, nelle sue prime 12 settimane di disponibilità, sarebbe diminuito del 60% rispetto alla Stagione 1 in termini di minuti totali guardati. Questo dato appare in netto contrasto con i feedback estremamente entusiastici rilasciati da Jennifer Salke, capo degli Amazon-MGM Studios, secondo la quale ben 55 milioni di persone avrebbero “interagito” con la serie dal lancio della seconda stagione il 29 agosto scorso.

Dati contrastanti

Amazon: Jennifer SalkeOccorre dire che i dati sugli ascolti non sono sufficienti, da soli, a dare una misura obiettiva e attendibile dell’impatto di una serie, men che meno della sua qualità intrinseca. Su Rotten Tomatoes, ad esempio, entrambe le stagioni de Gli Anelli del Potere ricevono giudizi tendenzialmente positivi, con un 84% nella categoria All critics e un 70% in quella Top Critics; quanto al punteggio del pubblico (All Audience), la Stagione 2 dello show ha ottenuto un 59% contro il 38% della Stagione 1. Si tratta di risultati discreti ma tutt’altro che eclatanti – specie alla luce dell’investimento miliardario di Amazon-MGM Studios – e, in ogni caso, si dimostrano insufficienti anche a solo a far comparire Gli Anelli del Potere nella classifica delle 10 serie migliori dell’anno, saldamente dominata da Shōgun (99% All Critics, 100% Top Critics e 87% All Audience). La Stagione 2 dello show può tutt’al più accontentarsi di un modestissimo quarto posto nella classifica dedicata alle sole serie fantasy, dietro Dead Boy Detectives, Agatha All Along, e House of the Dragons (s. 2), suo principale concorrente.

Il futuro della serie

Comicon San DiegoDi fronte a questi dati, magari i “difensori” dell’ortodossia tolkieniana gongoleranno un po’; qualcun altro, invece, griderà all’oltraggio, magari sostenendo che la serie non è stata “capita” e che occorreranno anni prima che se ne recepisca il reale valore artistico. Chi scrive cerca – parafrasando quel noto bacchettone milanese – di rimanere “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”, ma non può fare a meno di notare che se Gli Anelli del Potere non ha ottenuto i risultati straordinari che le enormi ambizioni di Amazon e il nome di Tolkien avrebbero lasciato sperare è per questioni che con la “fedeltà al testo” non hanno nulla a che vedere. Il pubblico è un giudice imperscrutabile: raramente competente, ma quasi sempre implacabile. E a risultare poco convincenti sono state, probabilmente, la qualità tutt’altro che eccelsa della scrittura dello show, la sua indecisione sull’audience cui rivolgersi (se quella generalista o quella del fandom tolkieniano), la sua incapacità di emanciparsi dall’estetica e dal linguaggio creati da Peter Jackson. Certo: gli Amazon-MGM Studios sembrano avere tutte le intenzioni di portare avanti il progetto fino alla sua stagione finale, la quinta; eppure, non potranno non tener conto di dati così allarmanti. Il futuro de Gli Anelli del Potere, perciò, resta tutto da scrivere (letteralmente).

 

SPECIALE SERIE TV

Recensioni delle puntate della Seconda Stagione:
– Gli Anelli del Potere: il finale di stagione
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Recensioni delle puntate della Prima Stagione:
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– Episodio 7) Gli Anelli del Potere: note su ”L’Occhio”
– Episodio 6) Gli Anelli del Potere: note sul sesto episodio
– Episodi 4-5) Gli Anelli del Potere: note dopo 5 episodi
– Episodio 3) Episodio 3: arrivano Númenor e Adar
– Episodi 1-2) Gli Anelli del Potere: i primi due episodi

 

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La guerra dei Rohirrim: La recensione del film

Informative ImageDopo esser passato nella seconda parte di Dicembre nel resto del mondo, Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim arriva finalmente al cinema anche da noi. È approdato infatti in sala il 1° gennaio 2025, dopo una lunghissima attesa più che giustificata, dato che il film diretto da Kenji Kamiyama si porta dietro alcune interessanti e inedite premesse. Innanzitutto, si tratta di un’opera in stile anime, una tecnica finora mai utilizzata per un adattamento del Legendarium, ma, ancora più importante, è il fatto che il film rappresenta un prequel della trilogia di Peter Jackson, diventando così un capitolo ufficiale della saga del Signore degli Anelli, iniziata 25 anni fa e continuata qualche decennio successivo con Lo Hobbit.

Di cosa tratta il film?

Functional imageLa trama si concentra sulla storia di Helm Mandimartello e dell’assedio di Borgocorno, quel forte che verrà poi denominato Fosso di Helm dopo che il leggendario re di Rohan perì nel tentativo di difenderlo da un attacco dei Dunlandiani durante il Lungo Inverno. La fonte è la stessa che Prime Video ha sfruttato per le due attuali stagioni de Gli Anelli del Potere, ovvero le fantomatiche Appendici del Signore degli Anelli delle quali, anche in questo caso, viene sfruttata la sintesi per ampliare storie a volte appena abbozzate da Tolkien. Infatti, la vera novità che introduce il film, e che invece le appendici non specificano, è il personaggio di Hèra, l’unica figlia di Helm che il Professore ha nominato solo una volta senza indicarne il nome né raccontarne la storia. La Guerra dei Rohirrim è appunto raccontata proprio dal punto di vista di Hèra, valorosa guerriera della Casa di Eorl, eroina del film in salsa éowyniana, il tutto condito però da un’ambientazione, da musiche e in generale da un’atmosfera che rimanda direttamente ai film di Jackson. Alla produzione e alla sceneggiatura c’è non a caso quella stessa Philippa Boyens che già adattò Il Signore degli Anelli insieme alla coppia Jackson-Walsh.

Functional ImageTuttavia, sebbene non ci siano dubbi sul talento di Boyens, ciò non basta per rendere The War of the Rohirrim, un concentrato inventivo che ha le stesse premesse de Gli Anelli del Potere, un buon prodotto. Il risultato è difatti una grande operazione nostalgia in cui ad essere valorizzato è più l’intento commerciale che quello narrativo. Se c’è una cosa che viene spesso accreditata al team di Jackson è aver reso “pop” e accessibile il mondo di Tolkien anche a chi non lo ha mai letto (e non è intenzionato a farlo). La trilogia filmica del Signore degli Anelli assolve, tra le altre tantissime cose, anche a questo scopo, e lo fa proponendo film che “semplificano” l’epopea poetica, concentrando l’essenza del romanzo e allo stesso tempo offrendo lo show a quelle bocche affamate di battaglie in stile low fantasy. La Guerra dei Rohirrim intende riportare quindi quegli ormai gioiosi trentenni nell’epica visiva della Terra di Mezzo, con uno stile nuovo, più adatto ai tempi (e soprattutto alle mode), ma allo stesso tempo con ambizioni tecniche e narrative mai viste, e purtroppo nemmeno troppo rispettate, con il grande schermo che riesce a mostrare più i difetti che l’efficacia visiva dell’animazione. Questo fa da contorno a una storia che di per sé è fin troppo citazionista, riciclata in certi casi, uno scatolone nostalgico dove poter inserire veri e propri pezzi ripresi dalla trilogia. Per citarne alcuni: l’assedio del Fosso di Helm, con la cavalcata eucatastrofica di Gandalf nel finale delle Due Torri, e i continui riferimenti, come già detto, a Éowyn (che fa pure una comparsata). Tutto è buttato sostanzialmente nel calderone di una storia epica che sa però più di minestra riscaldata al microonde, di cui certamente non ci verrà la tentazione di scoprire gli ossi con cui è stata preparata.

Conclusioni

Functional ImageSe però c’è una cosa che ci insegna La guerra dei Rohirrim, al di là degli azzardi registici e ambizioni nipponiche di casa Warner Bros, resta tuttavia quell’estetica, tipicamente jacksoniana, che dimostra ancora una volta di più quanto sia impossibile staccarsi da quell’immaginario. Oggi, a 25 anni dalla Trilogia, siamo ancora inondati da un immaginario del quale è impossibile scollarsi. Viene veramente da chiedersi: si riuscirà mai a creare qualcosa di innovativo? Ma può essere anche una pretesa egoistica, se non addirittura utopica, pensare che un mondo così vasto come il Legendarium possa assumere nuove forme artistiche dopo Jackson. L’opera è una sola, così in letteratura come al cinema, riportarla fedelmente non è un reato.

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LINK ESTERNI
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