Dopo la pubblicazione del volume Tolkien e i Classici, avvenuta nel marzo del 2015, il Gruppo Italiano di Studi Tolkieniani e l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani aprono i lavori per la realizzazione di una seconda antologia sullo stesso tema, a completamento della prima e la cui pubblicazione è prevista per novembre 2018. Era il settembre del 2013 quando lanciammo il Call for Papers, in occasione del 40° anniversario della morte di J.R.R. Tolkien. Sotto il coordinamento del Gruppo italiano di Studi Tolkieniani e della casa editrice Effatà si aprivano allora i lavori di quello che era un nuovo modo di lavorare, seguendo l’esempio della critica internazionale e delle modalità applicate per ogni lavoro accademico. Diciotto mesi dopo, quell’idea è divenuta una realtà concreta, con un volume intitolato Tolkien e i Classici, realizzato grazie all’apporto di un numeroso gruppo di studiosi italiani e stranieri e grazie a un accurato e approfondito lavoro di selezione, tutoraggio, curatela e analisi di tutti i testi pervenuti. Il numero delle proposte giunte prima dell’uscita del volume era il triplo di quelle attese e ognuna di esse è stata passata al vaglio critico per rispondere ai requisiti di qualità accademica cui il progetto mirava. Un lavoro lungo ed estenuate che ha portato però a dei risultati soddisfacenti.
Il successo del primo volume
L’obiettivo di questo secondo volume segue il percorso tracciato dalla prima esperienza, allo scopo di sdoganare definitivamente l’opera tolkieniana in Italia in un piano che va oltre il mero fine divulgativo. J.R.R. Tolkien è indubbiamente un classico della letteratura del Novecento, anzi un classico della letteratura in assoluto. Tuttavia questo fatto non sembra essere ancora recepito negli ambienti universitari, soprattutto italiani, e nelle antologie di letteratura in genere. È da questa consapevolezza che l’Associazione Italiana di Studi Tolkieniani ha promosso il progetto “Tolkien e i Classici”. Questo nuovo Call for Papers rispetta la denominazione di work in progress dello scorso marzo, ai tempo dell’uscita del volume, dove veniva anticipata la realizzazione di questo secondo capitolo che punta ad innalzare ulteriormente la qualità dei studi tolkieniani nel nostro Paese.
Il primo volume ha avuto un successo pressoché inaspettato con presentazioni, sempre più numerose, in gran parte della Penisola, come quella recente a “Più Libri Più Liberi” a palazzo dei Congressi di Roma tenutasi lunedì 7 dicembre 2015, o quella del 4 settembre Roma Dadisé, quella del 3 ottobre a Verona nell’ambito dell’evento Voci dalla Terra di Mezzo. Esito che ha spinto alla pubblicazione del presente Call for Papers.
Call For Papers
Il Gruppo italiano di Studi Tolkieniani, coordinato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e dall’Istituto filosofico di studi Tomistici di Modena, è composto da saggisti, scrittori, giornalisti e traduttori che da molti anni dedicano attività di ricerca e divulgazione a Tolkien e alle sue opere. Collettivamente e singolarmente hanno pubblicato articoli e saggi, in particolare per le case editrici Effatà e Marietti 1820, di cui costituiscono il comitato scientifico della collana Tolkien e dintorni.
I candidati che vogliano partecipare al progetto possono inviare una proposta relativa ai seguenti autori:
Francesco Petrarca
Giovanni Boccaccio
Thomas Malory
Ludovico Ariosto
J.M. Barrie
Edmund Spenser
Torquato Tasso
Dante Alighieri
William Shakespeare
William Blake
John Milton
Jonathan Swift
Charles Dickens
Robert Louis Stevenson
Richard Wagner
H.G. Wells
Giovanni Pascoli
Walter Scott
Alfred Tennyson
Thomas Hardy
W.H. Auden
Italo Calvino
Virginia Woolf
T.S. Eliot
George MacDonald
C.S. Lewis
Charles Williams
Le proposte di pubblicazione, non superiori alle 300 parole e accompagnate da un breve CV e da una bibliografia che dovrà soddisfare i più seri criteri di scientificità e completezza, dovranno pervenire entro e non oltre il 30 Giugno 2016 al seguente indirizzo email: info@jrrtolkien.it
Il testo definitivo del saggio dovrà pervenire entro il 15 gennaio 2017, e dovrà essere completo di adeguato apparto bibliografico e di note a piè di pagina.
Saranno accettati saggi scritti in italiano o in inglese, di una lunghezza massima di 15.000 battute (spazi compresi).
Sotto responsabilità degli autori, i saggi devono essere inediti e non devono essere stati proposti a altri editori/riviste/siti web.
I contributi saranno vagliati dal Comitato Scientifico del Gruppo di Studio (composto da: Claudio Antonio Testi, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri e Roberto Arduini) che potrà o meno accettare lo studio e/o chiedere integrazioni o modifiche.
Anche il secondo volume di “Tolkien e i Classici” sarà pubblicato in italiano, e l’eventuale formato e-book potrà contenere più saggi del libro cartaceo.
Se Il Signore degli Anelli non fosse ambientato fra boschi abitati da Elfi? Se Frodo fosse vissuto altrove, chissà magari in un futuro tecnologico in cui ogni pianeta è raggiungibile e l’anello del potere domina su tutto l’universo? Se i Nani fossero alieni? Se gli Elfi fossero robot? E se gli Hobbit fossero una popolazione marziana ma genuinamente felice? Che accadrebbe? Anche se per chiunque abbia letto Il Signore degli Anelli queste domande suoneranno come un’eresia, non è così se fanno parte di una proposta culturale per leggere da capo il capolavoro di J.R.R. Tolkien e per vederlo sotto altri occhi. La lettura fa parte di un progetto che riguarda le biblioteche intercomunali di Cles e della Predaia, in Trentino, e che inizia il 5 novembre e durerà fino a marzo 2016.
C’era una volta, anzi due!
L’Associazione Filos, attività per la promozione della filosofia e della cultura che propone eventi e progetti nelle biblioteche, nelle scuole e nei caffè, è la promotrice del progetto C’era una volta, anzi due!. Si tratta di una “sfida” lanciata ai lettori, affezionati e no, per inventare il finale di una serie di storie che la letteratura ha reso immortali. In ognuno dei cinque incontri verrà riassunto un classico per poi insieme pensare a un finale diverso, magari un lieto fine. Il tutto finisce in un blog. Chi vuole può scrivere un finale proprio, inviandolo da casa, o può realizzare finali con modalità differenti (foto, video, vignette). Si può anche assistere all’incontro senza dover fare per forza qualcosa, ma solo ascoltando le letture.
A curare gli incontri sarà la scrittrice Lucia Ferrai. Nata a Borgo Valsugana (Trento) nel 1986, ha studiato presso l’Università degli Studi di Trento, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Filosofia e Linguaggi della Modernità. «Considero la fantascienza “una filosofia allo stato elettrico” – racconta Ferrai – ed ho quindi approfondito il cinema cyberpunk, da Blade Runner a Matrix, nelle incredibili suggestioni che stuzzicano la riflessione filosofica. Ne è nata la mia tesi specialistica». Da tutti questi studi nel 2013 ha pubblicato il volume La soggettività cyborg. Filosofia e cinema cyberpunk (Tangram Edizioni Scientifiche, 2013).
Un altro finale per Tolkien
C’era una volta, anzi due! è articolato in cinque serate da novembre a marzo del prossimo anno in altrettante biblioteche della valle. Il primo appuntamento è per questo giovedì 5 alla biblioteca di Cles (inizio alle 20.30) con la storia celeberrima di Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Gli altri appuntamenti saranno sempre di giovedì: il 3 dicembre a Tassullo con I promessi Sposi di Alessandro Manzoni, il 14 gennaio a Tuenno con l’Iliade di Omero, il 18 febbraio a Taio con Delitto e Castigo di Fedor Dostoevskij e per finire il 17 marzo 2016 a Coredo con Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. Il percorso si svolge sia dal vivo che su internet. Per partecipare, come scritto, non è necessario avere letto i libri che verranno riassunti e spiegati nel corso dell’incontro in modo dinamico e non si deve per forza inventare qualcosa: è possibile infatti semplicemente assistere con la libertà di intervenire, se si vuole, per riscrivere la parte finale del testo proposto. I finali possono essere non solo in forma scritta ma anche foto, video, vignette, disegni e questo non solo in biblioteca, ma anche nel blog. Per rispondere in forma scritta e per qualsiasi altro tipo di formato si può scrivere a Lucia Ferrai direttamente da qui. Tutte le più interessanti proposte verranno pubblicate sul blog e sulla pagina Facebook del percorso di lettura, così da dare a tutti la possibilità di contribuire a stendere la versione definitiva di ognuno dei finali alternativi.
Era il settembre del 2013 quando lanciammo il Call for Papers, in occasione del 40° anniversario della morte di J.R.R. Tolkien. Sotto il coordinamento del Gruppo italiano di Studi Tolkieniani e della casa editrice Effatà di Torino si aprivano allora i lavori di quello che era un nuovo modo di lavorare, seguendo l’esempio della critica internazionale e delle modalità applicate per ogni lavoro accademico. Diciotto mesi dopo, quell’idea è ora una realtà concreta, un volume intitolato Tolkien e i Classici, realizzato grazie all’apporto di un numeroso gruppo di studiosi italiani e stranieri e grazie a un accurato e approfondito lavoro di selezione, tutoraggio, curatela e analisi di tutti i testi pervenuti che ha richiesto un lavoro certosino da parte dei curatori, che sono quattro, ma che avrebbero dovuto essere molti di più! Sì, perché le proposte giunte sono state quasi il triplo di quelle attese e ognuna di esse è stata passata al vaglio critico per rispondere ai requisti di qualità accademica cui il progetto mirava. Ma Tolkien i Classici è molto più di un libro e ora ne andiamo a scoprire i dettagli.
Carta, web e work in progress
J.R.R. Tolkien è indubbiamente un classico della letteratura del Novecento, anzi un classico della letteratura in assoluto. Tuttavia questo fatto non sembra essere ancora recepito negli ambienti universitari, soprattutto italiani, e nelle antologie di letteratura in genere. È da questa consapevolezza che l’Associazione Italiana di Studi Tolkieniani ha promosso il progetto “Tolkien e i Classici”. Si tratta di un work in progress iniziato con il Call for Papers per raccogliere studi non specialistici che confrontassero Tolkien con altri classici, non solo della letteratura, ma della cultura in genere. Ciò che si prefigge questa pubblicazione è di offrire al lettore appassionato, ma anche alle scuole e alle università italiane (nelle quali molto lentamente Tolkien sta iniziando ad entrare) un valido strumento di orientamento critico che possa adeguatamente collocare l’autore del Signore degli Anelli a fianco degli altri classici della cultura, come giustamente merita la sua inimitabile opera. Grazie alla competenza della casa editrice Effatà, che pubblica libri dal 1995 e si occupa anche di editoria digitale, il testo di questo eBook è stato completamente riadattato alla lettura digitale con l’aggiunta di link per una rapida navigazione. Ma il progetto è anche un sito web, in cui è possibile leggere un saggio gratuito (In mezzo scorre un fiume. Tolkien e Grahame di Cecilia Barella) e acquistare anche i singoli saggi che compongono l’antologia. Inoltre, presto, verrà pubblicato anche il volume in cartaceo (in print on demand), che renderà disponibile una selezione dei saggi, cercando di evitare gli argomenti coincidenti. E ancora, il viaggio proseguirà nei prossimi mesi con la seconda parte di questo progetto che vuole confrontare l’autore del Signore degli Anelli con i maggiori esponenti della letteratura mondiale. I vari saggi ricevuti, dopo un attento lavoro redazionale, sono qui raccolti in tre sezioni: classici antichi, classici medievali, classici moderni. Scorrendo l’indice di Tolkien e i Classici si potrà notare che il voume comprende autori che Tolkien ha citato nelle sue lettere o nelle sue conferenze (è il caso di Kenneth Grahame), autori che siamo certi conoscesse per i suoi studi, che li abbia nominati direttamente o no (Omero, Virgilio, Chaucer), e autori che quasi certamente non ha conosciuto (Giovannino Guareschi). Qui di seguito, l’indice dell’ebook.
Tolkien e i Classici
– Prefazione
– Abbreviazioni
CLASSICI ANTICHI
– La scelta dell’eroe. Tempo e Destino in Omero e Tolkien di Francesco e Paolo Della Costa
– Da Odisseo a Elessar: il Ritorno del Re di Silvia Toffoletto
– Il valore dell’obbedienza. Il Signore degli Anelli e l’Odissea di Daniele Vilasco
– Giganti, solitari e anarchici. I Troll ne Lo Hobbit e Polifemo nell’Odissea di Gloria Larini
– Dove l’Ombra cupa scende. La terra di tenebra in Omero, Virgilio e Tolkien di Francesca Garello
– Tolkien e Virgilio. Tra antica sapienza e ispirazione poetica di Lavina Scolari
– La Natura del Male in Agostino d’Ippona e Tolkien di Barry C. Livingstone
CLASSICI MEDIEVALI
– Tolkien e Chrétien de Troyes. La minestra di una nuova storia di Chiara Nejrotti
– Gawain e Gauvain. Tolkien e Chrétien de Troyes di Tânia P. Azevedo
– Tra Letteratura e Metafisica. Tolkien e Tommaso d’Aquino di Claudio A. Testi
– Storie di viaggi e meraviglie. Lo Hobbit e il Milione di Marco Polo di Valérie Morisi
– Gli Elfi e l’Amore Stilnovistico. Tolkien e Dante di Sara Gianotto
– L’Inferno di Frodo. Il Signore degli Anelli e i suoi antecedenti classici di Andrew Howe
– L’oste e il mugnaio: la gente comune in Geoffrey Chaucer e J.R.R. Tolkien di Roberto Arduini
CLASSICI MODERNI
– Debitore suo malgrado. Tolkien e Shakespeare di Luisa Paglieri
– Tolkien e Coleridge. I rabdomanti della fantasia di Saverio Simonelli
– Su Tolkien e Manzoni di Andrea Monda
– Il tema delle stelle in Leopardi e Tolkien di Barbara Sanguineti
– Il Doppio fra Tolkien e Dostoevskij di Stefano Giorgianni
– Lo hobbit e il burattino. Tolkien e Collodi di Giampaolo Canzonieri
– Il giogo di orgoglio e vergogna. Túrin Turambar e Lord Jim di Melissa R. Arul
– Identità complesse sedotte dal desiderio. Gollum, Frodo e Mr. Kurtz di Joseph Conrad di Tony Andrea Ceraulo
– In mezzo scorre un fiume. Tolkien e Grahame di Cecilia Barella
– Potere e Modernità in Orwell e Tolkien di Guido Mastroianni
– Due scrittori assai diversi con qualcosa in comune. Tolkien e Guareschi di Norbert Spina
TOLKIEN E I CLASSICI
Curatori: Roberto Arduini, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri, Claudio A. Testi
Copertina: “Garthol nella terra dell’Arco e dell’Elmo” (Ivan Cavini)
Effatà Editrice (marzo 2015)
Prezzo: 6,99 euro
ISBN: 9788869290428
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Il nostro sito web è inondato spesso dalle domande degli appassionati di J.R.R. Tolkien che vorrebbero saper tutto sul loro autore preferito. Molto spesso è sufficiente consultare le Lettere scritte da Humphrey Carpenter oppure le Appendici del Signore degli Anelli, altre è addirittura più semplice: basta leggere il libro! Prendendo spunto da un articolo di What Culture, eccovi le 20 cose che non sapevate sul capolavoro di Tolkien. E se le sapevate già, è sempre un bene ripassarle!
20. Frodo aspetta 17 anni prima di cominciare il suo viaggio
Per i fan del film, sembra che passino solo poche settimane fra il momento in cui l’Anello finisce nelle mani di Frodo e l’inizio del suo epico viaggio verso il Monte Fato all’inizio della Compagnia dell’Anello. Nel libro, invece, le cose non si muovono così velocemente, e quando Frodo parte con l’Anello sono passati 17 anni dal centoundicesimo compleanno di Bilbo. Cosa succede in quasi due decenni? Non molto: Gandalf ha visitato periodicamente Casa Baggins fino alla fatidica notte di primavera in cui è arrivato con l’informazione sull’Anello. Anche così, Frodo ha aspettato fino a settembre per partire: evidentemente, la conquista della Terra di Mezzo da parte dell’Oscuro Signore non è così pressante come lo fanno sembrare i film. Il libro, proprio come gli hobbit che ne sono i protagonisti, preferisce prendere le cose con calma.
19. Nessuno conosce il colore dei capelli di Legolas
Una delle caratteristiche di Legolas, oltre alla sua propensione filmica per affermare ovvietà, è la sua bellezza elfica (grazie, Orlando!) che include quelle deliziose treccine biondo platino per cui è immediatamente riconoscibile. L’unico problema è che, nel libro, la cosa non è scritta da nessuna parte. È vero, suo padre Thranduil ha splendidi capelli dorati come viene specificato nel Legendarium e come è (per una volta) fedelmente riportato nel film, ma stranamente questo particolare di Legolas, uno dei nove personaggi principali del Signore degli Anelli, rimane non menzionato, cosa che ha fatto sollevare molte questioni fra i fan. In vari volumi e appendici del Legendarium gli elfi Sindarin sono descritti con capelli generalmente scuri. Questo è ulteriormente corroborato per Legolas da questa dubbia descrizione nella Compagnia dell’Anello: Frodo levò lo sguardo sull’elfo che lo sovrastava, alto, con gli occhi fissi nel buio, alla ricerca di un bersaglio da colpire. Scura era la sua testa, e cinta da una corona di stelle bianche che luccicavano nei neri stagni del cielo dietro di lui. In quasi 1200 pagine, comunque, nemmeno una volta l’elfo che tutti preferiamo viene descritto con sicurezza, il che ci lascia finire con questa conclusione: a causa di alcuni incidenti genetici recessivi, Legolas aveva i capelli rossi.
18. Le montagne su una luna di Saturno prendono nome dall’opera di Tolkien
Titano, la maggiore fra le lune di Saturno, è molto simile a un pianeta: ha un clima stagionale che provoca caratteristiche della superficie simili a quelle della Terra, compresi laghi, fiumi e, naturalmente, montagne. Forse proprio perché è così simile alla Terra, gli astronomi hanno deciso di realizzare le nostre fantasie dando a molte emergenze di Titano nomi di esseri mitologici e fantastici: i crateri hanno nomi di dee della saggezza, i labirinti hanno il nome dei pianeti di Dune. Ma soprattutto, le catene montuose hanno i nomi delle catene montuose della Terra di Mezzo, seguendo una convenzione del Gruppo di Lavoro per il Sistema di Nomenclatura Planetaria dell’IAU. Gli esempi più notevoli sono il monte Erebor, le Montagne Nebbiose, i Monti Mithrim, i monti Mindolluin e, naturalmente, il Monte Fato, appropriatamente quello che si ritiene essere il picco più alto di tutta la luna.
17. Sean Connery ha rifiutato il ruolo di Gandalf
Non c’è nessun dubbio che Sir Ian McKellen sia nato per fare il ruolo del geniale e potente stregone Gandalf nei film del Signore degli Anelli e dello Hobbit. Tuttavia, per quanto possa sembrare bizzarro, egli non fu la prima scelta. No, il ruolo di Gandalf fu prima offerto all’ex James Bond, Sean Connery, che dopo un’offerta iniziale di 30 milioni di dollari lo rifiutò. Gli fu allora offerto il 15% dei profitti totali del film, ma rifiutò ancora. Anche se non c’era alcuna certezza che quei film avrebbero avuto il successo che poi hanno avuto nel 2001, la sua si rivelò una scelta monumentalmente sbagliata, poiché significa che la trilogia gli avrebbe fatto guadagnare 450 milioni di euro. Ci si potrebbe chiedere perché mai Connery abbia rifiutato il brillante ruolo dell’eccentrico stregone: messa semplicemente, egli ha dichiarato di non aver capito la parte o la trama del copione. Anche dopo aver letto il libro, il copione e dopo aver visto i film. Chiaro?
16. Balrog e stregoni sono della stessa «razza»
Se si fa un’analogia fra il Silmarillion e la mitologia, i Maiar sarebbero simili ad «angeli» della Terra di Mezzo, superati in potere solo dai Valar. I Maiar sono di origine divina, e per questo possono mutare forma e possono vagare invisibili se desiderano. Prima di quanto raccontato nel Signore degli Anelli, Melkor, il Vala malvagio, corruppe alcuni Maiar, uno dei quali era Sauron, e altri che divennero i Balrog di Morgoth, altrimenti noti come «curiosi demoni ombra infuocati del fato». Ora, quando l’allievo prese il posto del maestro e il male di Sauron iniziò a diffondersi, i Valar inviarono vari Maiar sotto forma di eccentrici vecchietti per aiutare a contrastare Sauron: questi furono chiamati Istari, o stregoni, e fra loro c’erano Gandalf, Saruman, Radagast e due stregoni blu. Così, quando Gandalf combatte contro il Balrog nella Compagnia dell’Anello, tecnicamente stava combattendo contro uno dei suoi fratelli: a noi sembra una tipica riunione di famiglia!
15. Il Signore degli Anelli non è un’allegoria!
Nel corso degli anni il Signore degli Anelli è stato studiato, analizzato ed esaminato da molti studiosi, professori e appassionati. L’idea di un potere troppo grande per l’Uomo ha attirato molte riflessioni, e l’Unico Anello è stato visto, per esempio, come metafora delle armi nucleari. Ciononostante, Tolkien fu adamantino nel negare che Il Signore degli Anelli avesse significati allegorici, compreso qualsiasi riferimento a eventi politici come la Guerra Fredda. L’esatta frase sull’allegoria del Professore è: «Detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni, e l’ho sempre detestata da quando sono diventato abbastanza vecchio e attento da scoprirne la presenza. Preferisco di gran lunga la storia, vera o finta che sia, con la sua svariata applicabilità al pensiero e all’esperienza dei lettori». Quindi Tolkien ammette che il racconto possa essere applicabile a eventi storici, ma la decisione di interpretarlo in questo modo è del lettore e non è nelle intenzioni dell’autore.
14. Aragorn e Arwen sono cugini (più o meno)
La più dolce storia d’amore della Terra di Mezzo assume un risvolto sfortunatamente incestuoso se si prende in considerazione la genealogia di Aragorn e Arwen. Per fortuna, a causa della diversa lunghezza della vita nella linea di Aragorn e in quella di Arwen, essi sono imparentati molto, molto, molto, molto, molto alla lontana (sono cugini di sessantatreesimo grado!), quindi va tutto bene. Come tutti sanno, Aragorn è il legittimo erede al trono di Gondor, ma ciò che è meno noto è che Elros, il primo Alto Re di Numenor e bis-bis-bis-nonno (con sessantuno bis) di Aragorn, era fratello gemello di Elrond. Poiché Arwen è figlia di Elrond, non deve meravigliarci che Elrond fosse così contrario alla sua unione con il suo lontano nipote, anche se un nipote che deve recuperare 6500 anni di storia familiare. Più seriamente, questo è un modo interessante per vedere in prospettiva l’enorme differenza fra Elfi e Uomini: 65 generazioni separano Aragorn da Earendil (il padre di Elrond), mentre Arwen è a solamente due.
13. Il Signore degli Anelli non è una trilogia
Anche se è stata pubblicata in tre volumi, ed è stata adattata in tre film, l’opera era pensata come un singolo racconto, separato in sei libri, e riferircisi come alla «trilogia» è un errore. Secondo Tolkien, i tre volumi in cui l’opera è stata divisa non dovrebbero essere considerati autonomi, un concetto che avrebbe contribuito a un senso di «informità» dell’opera. In particolare, nelle Due Torri, il terzo e il quarto libro non hanno molto a che fare uno con l’altro, contribuendo a separare in due la narrazione in quel volume. Ci si potrebbe chiedere perché allora sia stato pubblicato in tre volumi anziché in uno. La ragione ci sembra ridicola oggi che il Signore degli Anelli si è solidamente impiantato nell’inconscio collettivo, diventando un capolavoro della cultura popolare contemporanea, eppure è perché l’editore pensava che, essendo troppo oscuro per piacere ai lettori dello Hobbit, non avrebbe venduto abbastanza da ripagare i costi di stampa. A causa della carenza di carta subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’editore separò in tre parti in modo da non perdere troppo se le vendite non fossero state sufficienti: inutile a dire, questa precauzione si rivelò tutt’altro che necessaria.
12. Tolkien iniziò l’opera sul quaderno di uno studente
Negli anni ’20 o ’30 Tolkien aveva già iniziato a lavorare al suo Legendarium, ma la sua occupazione principale era ancora quella di professore a Oxford e un giorno, mentre correggeva dei compiti di esame come “lavoretto estivo” per guadagnare qualcosa fra un semestre e l’altro, Tolkien trovò una pagina lasciata bianca. Tolkien trovava la correzione un lavoro di “infinita noia”, quindi scoprire un foglio lasciato vuoto deve averlo deliziato, così tanto che, su quella pagina, scrisse una frase che, a quel punto, egli stesso riusciva a malapena a capire, una frase che ora è impressa nei nostri cuori: «In un buco nella terra viveva uno hobbit». La parola «hobbit», che egli non aveva mai usato prima, intrigò il professore e lo spinse a esplorare la storia e il concetto nella sua testa. Da uno studente svogliato, quindi, nacque il seme che infine divenne Il Signore degli Anelli.
11. Il Ritorno del Re è il film con il maggior numero di morti
L’adattamento cinematografico del Ritorno del Re ha superato molti record: per nominarne solo due, rimane fino a oggi uno dei tre film che ha vinto il maggior numero di premi Oscar (undici, insieme a Ben-Hur e Titanic) ed è il primo ed unico film fantasy ad aver mai vinto Miglior Film e Miglior Regista. Ciò che molti non sanno, però, è che il Ritorno del Re può anche vantarsi del maggior numero di morti mai rappresentati sullo schermo di un film. Con tutte le battaglie epiche che amiamo, con Orchi e uomini uccisi di qua e di là, il conteggio dei morti arriva a esattamente 836 (in realtà dipende se il Mumakil ucciso da Legolas conta come uno solo). In pratica, sono tre morti al minuto (nella versione estesa).
10. Il Signore degli Anelli di Stanley Kubrik, con i Beatles
Non importa come la pensiate dei suoi adattamenti cinematografici, la passione e la dedizione di Peter Jackson per l’abbondanza di materiale tratto dalle fonti è evidente, specialmente se si considera che Stanley Kubrick definì il Signore degli Anelli immenso e «infilmabile». Kubrick fece questa dichiarazione per colpa dei Beatles che, all’epoca, lo consultarono per adattare Il Signore degli Anelli, in cui avrebbero voluto recitare. Apparentemente John Lennon era quello che spingeva il progetto negli anni ’60, e stranamente voleva recitare il ruolo di Gollum. Il resto del cast sarebbe consistito in Paul MacCartney come Frodo, Ringo Starr come Sam e George Harrison come Gandalf. Tolkien era interessato a un adattamento cinematografico, almeno quanto era interessato ai diritti d’autore, ma fu lui a uccidere il progetto poiché non gli andava che lo facessero i Beatles. Oggi, un Gollum recitato da John Lennon ci pare completamente assurdo, ma non dobbiamo essere troppo lesti nel ringraziare il professore per il suo buon giudizio: Stanley Kubrik, i Fab Four e Tolkien… sarebbe stato uno schianto di film, nel bene o nel male.
9. Sauron non forgiò i Tre anelli degli Elfi
Tecnicamente, Sauron non forgiò nessuno degli Anelli del Potere tranne l’Unico. A un certo punto della Seconda Era, Sauron si rivolse ai fabbri elfici dell’Eregion, guidati da Celebrimbor, e insegnò loro come forgiare anelli magici. Gli elfi si esercitarono con molti anelli minori, ma infine con l’aiuto di Sauron Celebrimbor e i fabbri forgiarono i Sette dati ai Signori dei nani e i Nove per gli uomini mortali. I Tre sono tutta un’altra storia: chiamati Narya (anello di fuoco), Nenya (anello d’acqua) e Vilya (anello d’aria), i tre anelli furono tenuti nascosti a Sauron e vennero forgiati in segreto da Celebrimbor, mai toccati dall’Oscuro Signore. È per questo che i Tre non caddero sotto il controllo dell’Uno, né i loro portatori (fra cui Gil-Galad, Galadriel e Gandalf) furono corrotti da Sauron. Così, dopo che Sauron perse l’Unico, i Tre furono usati per preservare i reami degli Elfi: Lothlorien, Granburrone e Lindon.
8. La distruzione di Isengard da parte degli Ent si basa sul Macbeth di William Shakespeare
Beh’, più o meno. Quelli che conoscono il Macbeth di Shakespeare ricordano la famosa profezia sulla morte di Macbeth, che comprende questi versi:
Macbeth non sarà vinto
fino a quando di Birnam la foresta
non moverà verso il colle di Dùnsinane
contro di lui
Nel Macbeth ciò che accade è che un esercito di uomini, non di alberi, si mimetizza con rami per far sembrare che il bosco di Birnam si muova verso Dunsinane (SPOILER: Macbeth viene effettivamente sconfitto). Tolkien, leggendo il Macbeth, si scoprì «amaramente insoddisfatto» da questa soluzione, lui che sperava di vedere un vero esercito di alberi marciare fino al colle di Dunsinane. Egli pensò che con tali premesse il risultato fosse uno spreco, e decise di rendere giustizia all’idea certamente impressionante di un esercito di alberi. Rende giustizia sia al temperamento sia alla dedizione di Tolkien il fatto che egli abbia infine creato un’ambientazione e un’intera razza per poter finalmente vedere gli alberi che marciano in guerra, come abbiamo tutti visto, e gioito, quando Ent e Ucorni assediano Isengard. Così Tolkien, secondo lui, aveva finalmente scritto la scena in modo giusto: perché, dopo tutto, cose ne poteva sapere il vecchio William?
7. «Gandalf» è preso dall’antica poesia norrena
La Terra di Mezzo è piena di esseri con nomi piuttosto peculiari secondo i nostri standard, quindi non ci deve sorprendere che il Professor Tolkien non abbia tirato fuori dal nulla parole con suoni appropriati per dare i nomi ai suoi personaggi. È ben noto che Tolkien fu grandemente influenzato dalla mitologia nordica, in cui molte delle razze e dei personaggi hanno le loro origini. Per esempio, nel Dvergatal (che significa «Catalogo dei nani»), una sezione dell’Edda Poetica, c’è l’origine della maggior parte dei nomi di nani usati da Tolkien, nonché del nome di un amato stregone. Nella mitologia norrena Gandalf è un Dverg, o nano, ovvero uno spirito protettivo e magico. Tolkien ha anche fatto cenno alla relazione fra Gandalf e il dio norreno Odino, il «Vagabondo», un vecchio con una barba bianca e un bastone che diffonde conoscenza e verità. Altri personaggi che traggono nome dal Dvergatal includono: Durin, Thorin, Thrain, Thror e nove altri nani della Compagnia di Thorin.
6. Sauron era un gatto
Beh’, in un certo senso sì! Nei primi scritti di Tolkien, il principale servitore di Morgoth (una posizione in seguito appartenuta a Sauron) era un grosso, feroce e potente gatto chiamato Tevildo, Signore di Gatti. Nella prima versione della storia di Beren e Luthien, Tevildo ha il ruolo che in seguito fu dato a Sauron, mentre Tevildo fu cancellato dalla storia della Terra di Mezzo. Un po’ dopo, ma ancora abbastanza presto nello sviluppo del Legendarium, Tevildo si trasformò in Thu, il Negromante e «Signore dei Lupi». Dopo qualche altro cambiamento di nome, ma mantenendo sempre lo stesso ruolo e la stessa idea di massima, il suo nome diventò finalmente Sauron, e così nacque l’Oscuro Signore.
5. La Guerra dell’Anello non è fantasy, è storia
Secondo Tolkien Arda, chiamata Terra di Mezzo nella serie, non è una terra fantastica: collegata linguisticamente alla parola germanica per «terra», Arda dovrebbe essere la nostra Terra, e il Legendarium documenterebbe un periodo della preistoria anziché eventi fantastici in un altro mondo. L’opera di Tolkien si sviluppa in tre periodi, e per l’ultimo di questi, gli Anni del Sole, egli dettaglia tre «ere». Il Signore degli Anelli si svolge nella Terza Era, lunga 3021 anni, che finisce proprio con il ritorno del re. Secondo questa linea temporale di Arda, i «tempi moderni» (il XX secolo) corrisponderebbero alla Sesta o Settima Era del Sole. La linea temporale diventa poco chiara intorno alla Quarta Era, per cui non ci sono corrispondenze esatte fra le date, sebbene molti concordino che la fine della Sesta Era corrisponda alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Tutto questo, in realtà, ci porta a un consenso generale su due cose: (1) siamo tutti nati in ritardo di quattro ere; e poi (2) perché non insegnano questo tipo di Storia a scuola?
4. Aragorn era uno hobbit con problemi ortopedici
Come si addice a uno dei personaggi più importanti dell’opera, Aragorn ha subito una varietà di cambiamenti prima di diventare l’aspro Ramingo-diventato-Re che conosciamo e amiamo. Iniziando la sua esistenza come hobbit, poi come elfo, poi infine come uomo, la sua importanza nella storia in quanto erede di Isildur si realizzò solo molto più tardi. All’inizio, il suo soprannome non era Grampasso (Strider), ma «Trotter» (Trottatore), che era accettabile per ciò che egli era: un peculiare hobbit con zoccoli di legno, che in seguito si scoprono nascondere qualche tipo di innominata tortura inflittagli dall’Oscuro Signore mentre era alla ricerca di Gollum; Tolkien scrive anche in una nota che si sarebbe rivelato che Trotter aveva piedi di legno. Possiamo considerarci fortunati se questo spunto non fu sviluppato ulteriormente. Interessante che la prima possibile identità di «Trotter» fosse quella di Peregrino Boffin (da non confondere con il Tuc dallo stesso nome), un nipote da tempo perduto di Bilbo. Tuttavia dopo essere diventato Aragorn (chiamato così dopo molte revisioni) il suo soprannome fu inspiegabilmente, ma appropriatamente, cambiato in Grampasso.
3. Le lingue vengono prima della storia
Non sarebbe un azzardo pensare che Tolkien, un filologo professionista, abbia usato le sue conoscenze dopo aver deciso di scrivere un racconto fantasy per dare corpo a un mondo attribuendo lingue uniche e complesse ad alcune delle razze della Terra di Mezzo. In realtà però non è in quest’ordine che sono avvenute le cose. Piuttosto Tolkien, un incredibile appassionato di lingue e dell’invenzione delle lingue, scrisse la «storia» della Terra di Mezzo come scenario per le varie lingue che aveva già creato, fra le altre le lingue elfiche Sindarin e Quenya (influenzate da gallese e finnico), il Linguaggio Nero di Sauron e il Khuzdul nanico. Tolkien stesso ha detto: «Alla base c’è l’invenzione dei linguaggi. Le storie furono create per fornire un mondo ai linguaggi e non il contrario. Per me, prima viene il nome e poi la storia». Da allora lo studio delle lingue di Tolkien, soprattutto dei dialetti elfici, è stato intrapreso da appassionati casuali e da seri studiosi, alcuni dei quali prendono molto seriamente le regole, mentre altri vorrebbero solamente sapere come dire in Sindarin «vai a baciare un orco» (si dice «mibo orch», prego).
2. J.R.R. Tolkien ha inventato i «nani»
Ovviamente, i nani mitici erano in circolazione secoli prima che Tolkien fosse concepito, ma la parola inglese «dwarves» (nani) è stata, se non proprio inventata, almeno grandemente popolarizzata dall’opera del Professore. Prima dello Hobbit e del Signore degli Anelli, e anche oggi, il plurale normale della parola «dwarf» è «dwarfs». Oggi, «dwarves» viene solitamente usato in un contesto fantasy, mentre «dwarfs» è usato per elementi più tecnici, per esempio parlando di “nane bianche” in astronomia. Al tempo di Tolkien, l’unico plurale accettato era «dwarfs», che Tolkien non voleva usare per i suoi nani. Questo perché non voleva che i suoi nani, un popolo orgoglioso e potente, fossero associati a “sciocche storie” in cui sono diminuiti come “banali figure divertenti”. Così, per conservare la dignità dei nani. Tolkien usò «dwarves» per indicarli, sebbene in seguito abbia ammesso che «dwarrows», una forma obsoleta, sarebbe stata ancora meglio.
1. Lo Hobbit è stato cambiato per adattarlo al Signore degli Anelli
Nello Hobbit, Bilbo Baggins acquisisce a sua insaputa l’Unico Anello dopo una gara di indovinelli con Gollum, che nella versione che tutti conosciamo detesta perderlo, essendo completamente dominato dal potere dell’Anello. Le cose però non sono sempre state così. Nella prima edizione dello Hobbit, Gollum stesso mette in palio l’anello come premio per la gara di indovinelli, il che non ha senso ora che conosciamo l’influsso corruttore dell’Unico; quindi, nella seconda edizione, la cosa fu cambiata per corrispondere al Signore degli Anelli. Nella prima edizione, la personalità di Gollum è molto meno aggressiva e contorta rispetto alla versione successiva, dopo che Tolkien ha rilavorato il libro per allinearlo con Il Signore degli Anelli, aggiungendo l’ossessione e la furia di Gollum come sintomi del potere dell’Anello. Un altra piccola modifica è il cambio del nome di una razza: gli Alti Elfi nella prima edizione si chiamavano Gnomi, dal greco «conoscenza», ma fu cambiato per evitare associazioni con gli gnomi da giardino. Bella mossa, John!
(L’articolo è stato scritto grazie alla traduzione di Lorenzo Gammarelli, che ringraziamo per la collaborazione)
Arriveranno in 1200 da tutta Italia a Firenze per conoscere il Signore degli Anelli di John Ronald Reuel Tolkien. Studenti e docenti da 32 scuole di 24 città e 10 regioni italiane per partecipare all’ottava edizione del convegno-concorso Le Vie d’Europa. L’iniziativa interdisciplinare è ideata e organizzata dall’associazione professionale di insegnanti Diesse Firenze e Toscana (Didattica e Innovazione scolastica).
Tolkien in cattedra
Dopo le edizioni su William Shakespeare, C.S. Lewis, Charles Dickens, Louis Stevenson e Oscar Wilde, quest’anno il comitato didattico ha scelto di riproporre, in via del tutto eccezionale, la figura di Tolkien che era stato l’autore della prima edizione di questa manifestazione. «Poiché quella edizione era rivolta solo alle scuole di Firenze e provincia, più volte era stato chiesto dai colleghi che non avevano avuto l’occasione di partecipare alla prima edizione, di affrontare di nuovo l’autore del Signore degli Anelli», hanno spiegato gli organizzatori. «Così, approfittando dell’uscita dei film dedicati al romanzo de Lo Hobbit che hanno incrementato la curiosità negli alunni, abbiamo ritenuto quest’anno il momento adatto e siamo stati confortati dalla bontà di questa scelta dall’altissimo numero di adesioni».
Il concorso
L’ottava edizione delle Vie d’Europa ha il suo focus nel convegno-concorso su Tolkien, dal titolo There is more in you of good than you know. Agli studenti il compito di presentare elaborati suddivisi in quattro sezioni: saggi in italiano, testi teatrali o racconti in italiano, testi in lingua inglese ed elaborati artistici, tutti rigorosamente scaturiti dalla loro creatività. Ai primi tre classificati per ciascuna ezione a concorso andranno premi in denaro. Le giurie sono presiedute da Annalisa Teggi (Università Aperta), Amanda Clare Murphy e Giuliana Bendelli (Universita’ Cattolica del Sacro Cuore di ilano) e Mattia Zupo (Universita’ di Firenze). La manifestazione si svolge dalle 9 al Centro Spazio Reale, in via San Donnino a Firenze, ed è realizzata in collaborazione col ministero dell’ istruzione, dell’università e della ricerca, con l’ufficio scolastico regionale per la Toscana, con l’istituto professionale “Sassetti – Peruzzi” di Firenze e con il patrocinio di Ansas (ex Indire), del dipartimento di scienze linguistiche e letterature straniere dell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore di Milano, del British Institute of Florence, della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze.
Programma della giornata
Mattina
– ore 9.15 Introduzione dei lavori
Gabriella Torrini, Diesse Firenze e Toscana
– ore 9.30 “Casa alle spalle, il mondo è davanti”
Il viaggio di Bilbo e Frodo
Edoardo Rialti, saggista e pubblicista
– ore 10.00 Risposte alle domande emerse dal lavoro in classe
Interventi degli studenti
a colloquio con un docente
– ore 11.00 Intervallo
– ore 11.30 Rivisitazione drammatizzata di alcuni momenti salienti de Lo Hobbit
– ore 12.15 Premiazioni
– ore 13.15 Fine dei lavori Pomeriggio
ore 15.00 Attività didattiche facoltative a cura di Diesse Firenze:
– La Firenze ai tempi di Dante
– La Firenze di Brunelleschi
– Firenze Capitale (durata 90 minuti)
Le visite saranno guidate con modalità dinamiche, tali da rendere gli alunni partecipi di quanto si andrà visionando.
C’erano una volta, all’incirca intorno all’anno 2000, molti sondaggi che dichiaravano in maniera consistente che J.R.R. Tolkien era «l’autore più influente del secolo» e che Il Signore degli Anelli era «il libro del secolo». J.R.R. Tolkien venne riconosciuto per Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit e molti reporter eccitati saltavano sul carro del vincitore e scrivevano tutti qualcosa sullo scrittore inglese. Ciò che tutti di sicuro sapevamo era che c’era un’eccitazione generale, poiché avevamo imparato che un regista di nome Peter Jackson stava per fare l’impossibile, far diventare i libri di Tolkien dei film al cinema. Ora, molti anni dopo, possiamo vedere ancora il risultato di tale improvviso interesse, ma in qualche modo possiamo renderci conto che la tendenza è ora più flebile di quanto non fosse. Tuttavia è difficile da misurare, così abbiamo pensato fosse utile riportare l’analisi di Pieter Collier con i seguenti grafici di Google Trends. Mentre Il Ritorno del Re di Peter Jackson uscì nelle sale il 17 dicembre 2003, secondo Google Trends l’interesse per Il Signore degli Anelli era ancora estremamente alto all’inizio del 2004. Sfortunatamente non abbiamo dati del periodo precedente e contemporaneo all’uscita dei film del Signore degli Anelli, ma è chiaro che l’interesse deve essere stato impressionante e più alto allora di adesso con i film sullo Hobbit.
Google trends analizza Tolkien
Nell’analisi di Collier, si può vedere come Google spieghi come «i numeri sul grafico riflettono quante ricerche sono state fatte su di un termine specifico, relativamente al numero totale di ricerche fatte nel tempo su Google. Non rappresentano volumi di ricerca assoluti, perché il dato è normalizzato e presentato su una scala 0-100. Ogni punto del grafo è diviso per il valore più alto o 100». Quando guardiamo alle medie possiamo vedere chiaramente che Il Signore degli Anelli ha un punteggio notevolmente più alto dello Hobbit e che l’autore J.R.R. Tolkien è molto meno ricercato in confronto alle opere che ha creato. La buona notizia, tuttavia, è che Lo Hobbit e Tolkien stanno tornando di moda e così l’interesse sta di nuovo lentamente crescendo. L’uscita del primo film sullo Hobbit ha causato un notevole picco di interesse ma, come si può vedere, l’interesse è crollato a picco dalla fine di gennaio, dopo che la gente ha visto il film. Ciò spiega probabilmente anche perché questa volta non assistiamo alla creazione di centinaia di siti di fan, alla prosecuzione di migliaia di discussioni e all’organizzazione di massicci eventi per gli appassionati. Mentre l’interesse sta nuovamente crescendo, non possiamo dire che abbia lo stesso impatto che abbiamo visto durante il periodo dei film del Signore degli Anelli.
Grafico 1: interesse generale dal 2004 a oggi Grafico 2: interesse su film e libro dello Hobbit
È interessante tuttavia notare che l’interesse per il libro Lo Hobbit segue all’incirca l’interesse del film di Peter Jackson. Non sappiamo se ci siano davvero più persone che stanno leggendo il libro, ma possiamo vedere che quando il trailer de Lo Hobbit: un viaggio inaspettato è stato rilasciato, molte più persone hanno fatto ricerche sul libro e lo stesso è accaduto quando il film è uscito nelle sale cinematografiche. Secondo Google Trends abbiamo una media di ricerche di 7/1 per il film rispetto al libro. Questo dato da solo è molto interessante. Attenzione perché tutti i dati sono mondiali, non solo italiani. Tuttavia, è interessante capire dove vivono gli appassionati di Tolkien. Ci si aspetterebbe di trovare un Paese come il Regno Unito in cima alla lista, ma non è così. Secondo Google Trendsi maggiori fan di Tolkien vivono in Norvegia, seguiti a ruota da Repubblica Ceca, Polonia, Svezia, Finlandia, Croazia e Stati Uniti.Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli mostrano, tuttavia, risultati simili nella maggioranza delle ricerche fatte in Nuova Zelanda, seguita dal Regno Unito e dagli Stati uniti. Chiaramente questi Paesi sono più interessati ai film che agli autori!
Grafico 3: Mappa mondiale volume di ricerca per tolkien
Tolkien contro Shakespeare
La domanda più interessante potrebbe essere: quanto sarà popolare J.R.R. Tolkien tra parecchi anni? Come si posiziona, ad esempio, un poeta come William Shakespeare (il secondo autore più popolare al mondo dopo Martin Luther King, secondo Google)? Beh, anche qui Google Trends può darci risposte. In media, possiamo vedere che ogni 46 ricerche per Shakespeare ce né una su Tolkien, tuttavia l’interesse per Shakespeare sta scemando negli ultimi anni e Tolkien sta molto lentamente assottigliando il divario. Si potrebbe discutere se Shakespeare stia diventando lentamente meno popolare o se Tolkien stia diventando più interessante. Solo il futuro ce lo dirà… Ed ecco qui! Google Trends segue ricerche e mostra picchi nei momenti precisi. Possiamo chiaramente vedere che a causa dell’interesse nei film dello Hobbit l’interesse in J.R.R. Tolkien sta lentamente risalendo: nel dicembre 2012 e in questo momento, ottobre 2013, il rapporto è sceso a sotto i 30 a 1. Naturalmente, non stiamo dicendo che Shakespeare diverrà meno importante di Tolkien, stiamo soltanto cercando di capire l’andamento generale dell’interesse sull’autore del Signore degli Anelli nel tempo, cercando ci contestaulizzare i numeri: anche se il rapporto scendesse a 15 a 1, sarebbe un divario enorme! Tuttavia, i numeri su Tolkien non raggiungono nemmeno lontamente quelli del periodo d’uscita del Signore degli Anelli, quando l’interesse era alle stelle. Possiamo anche vedere che Lo Hobbit interessa meno la gente paragonato al più grande epos: eccetto per un picco (durante l’uscita del film) non si può dire che molto sia cambiato. Non essendo disponibili i dati precedenti, non è possibile entrare ancor più in dettaglio, ma il dato certo è che l’interesse su J.R.R. Tolkien sta crescendo lentamente.
Grafico 4: ricerche per Shakespeare e Tolkien
Le alternative a Google
Si può dare un’occhiata a un altro set di dati che ha un livello temporale molto più ampio di Google
Trends. Si possono cercare parole o frasi nei libri presenti su Google Books, pubblicati anche prima dell’avvento di internet e dei computer, cioè dal 1880 a oggi. Quando si inseriscono sequenze di parole in Google Books Ngram Viewer, questo disegna un grafico che mostra come tali sequenze occorrono in un insieme di libri (es. “British English”, “English Fiction”, “French”) negli anni selezionati. Si è scelto per questo test iniziale di inserire “The Lord of the Rings”, “The Hobbit” e “J.R.R. Tolkien” e il risultato è fantastico. Non solo conferma che l’interesse per Il Signore degli Anelli è più grande rispetto allo Hobbit, ma si mostra anche molto meglio che l’interesse su Tolkien sta di nuovo salendo in questi ultimi anni.
Grafico 5: le parole “Lord of the Rings”, “Hobbit” e “J.R.R. Tolkien”
Poiché questo articolo è in realtà su Tolkien, è più interessante isolare il suo nome e vedere i risultati tra il 1930 e il 2008 nel corpus della narrativa anglosassone. Si può così vedere un’ampia crescita d’interesse per Tolkien da circa il 1960 fino al 1979, seguito da un calo repentino. Le celebrazioni del centenario nel 1992 hanno fermato la caduta e da allora si può vedere l’interesse salire di nuovo lentamente. Nemmeno gli adattamenti cinematografici di Peter Jackson hanno riportato al massimo l’interesse su Tolkien, ma si può vedere chiaramente che tra i primi tre film e l’uscita dello Hobbit l’interesse per Tolkien stava di nuovo scendendo. Se Tolkien fosse un marchio e si potessero acquistarne azioni sembrerebbero tornati tempi favorevoli, ma per quanto durerà?
Grafico 6: citazioni del nome Tolkien dai libri di Google Books:
La situazione dell’Italia
E l’Italia? Molti lettori potrebbero farsi questa domanda, visto che è la situazione che ci riguarda più da vicino. Purtroppo, in questo caso sorgono alcuni problemi perché sarebbe stato interessante vedere le diverse regioni italiane, ma non sono contemplate in Google Trends. Spulciando tra i dati si riesce soltanto a capire come l’interesse per la parola “Tolkien” sia cresciuto fondamentalmente soltanto alla fine degli anni Novanta, con l’imminenza dell’uscita dei film di Peter Jackson, Schizzando in alto dal 1997 al 2005, per poi crollare a picco fino al 2008. Se ci concentriamo sulle città italiane, si può vedere come siano coinvolte, un po’ tutte le città della valle padana e del nordest (Milano, Genova, Roma, Pisa, Verona, Padova, Torino, Firenze, Bologna e Cagliari). A sud dell’Appennino,
solo Roma regge il confronto, seguita da lontanissime e piccole bolle di interesse in Sardegna, Sicilia e Puglia. Se invece la ricerca è per il termine “hobbit”, si vede come la mappa cambi un po’, concentrandosi insolitamente sul Triveneto (Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia): la spiegazione è probabilmente dovuta al fatto che in quella zona d’Italia sono concentrate le migliori strutture cinematografiche, con possibilità di vedere il film dello Hobbit in versioni tecnologicamente avanzate (iMax e 3D a 48 Hfr).
(La traduzione dell’articolo di Pieter Collier è opera di Manuel Chiofi,
che ringraziamo per il lavoro)
.
– Vai all’articolo originale di Pieter Collier su Tolkien library
In occasione del 40° anniversario della morte di J.R.R. Tolkien, il Gruppo italiano di Studi Tolkieniani e la casa editrice Effatà di Torino aprono i lavori per la realizzazione di un libro intitolato Tolkien e i Classici, pubblicazione prevista per dicembre 2014. Ecco il testo del Call for papers: «I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: “Sto rileggendo…” e mai “Sto leggendo…”», scriveva Italo Calvino nel suo testo Perché leggere i classici. Lo scrittore elenca ben 14 punti per definire un classico, e alla fine conclude: «non si creda che i classici vanno letti perché “servono” a qualcosa». Non ci sono buone ragioni per leggerli, essi vengono semplicemente letti ripetutamente.
Ebbene, J.R.R. Tolkien è ormai un classico e a quarant’anni dalla morte le sue opere maggiori sono state lette da circa 200 milioni di persone. La stima è per difetto, mentre è certo che ormai critici, studiosi e semplici lettori in tutto il mondo riconoscono la grandezza di un autore per lungo tempo definito “di genere” e lasciato ai margini della letteratura cosiddetta “mainstream”.
Negli ultimi anni, sono in numero crescente gli omaggi e i riconoscimenti a Tolkien come autore tra i grandi del Novecento.
Anche in Italia, dopo aver varcato la soglia delle aule accademiche, Tolkien viene sempre più spesso chiamato in causa anche nelle aule scolastiche, anche per percorsi interdisciplinari.
Per stimolare lo studio dell’autore inglese e il suo rapporto con il suo tempo, viene varato ora il progetto dal titolo “Tolkien e i Classici”. Nel confronto con gli altri classici si vuol fare emergere le caratteristiche comuni ai classici che Calvino aveva già evidenziato nel suo saggio, e che si applicano perfettamente all’autore del Signore degli Anelli.
Per giungere alla composizione di un volume dedicato a questo tema, si vuol aprire un confronto più ampio possibile unendo il lavoro di studiosi già noti nel campo degli studi tolkieniani italiani al contributo di coloro che vorranno aggiungere le proprie riflessioni.
Il Gruppo italiano di Studi Tolkieniani, coordinato dall’Associazione Romana Studi Tolkieniani e dall’Istituto filosofico di studi Tomistici di Modena, è composto da saggisti, scrittori, giornalisti e traduttori che da molti anni dedicano attività di ricerca e divulgazione a Tolkien e alle sue opere. Collettivamente e singolarmente hanno pubblicato articoli e saggi, in particolare per le case editrici Effatà e Marietti 1820, di cui costituiscono il comitato scientifico della collana Tolkien e dintorni.
Sono già previsti i seguenti saggi:
Tolkien e G. Guareschi;
Tolkien e A. Manzoni;
Tolkien e S.T. Coleridge;
Tolkien e G. Orwell;
Tolkien e San Tommaso;
Tolkien e G. Chaucer.
Il
libro Tolkien e i Classici sarà pubblicato in italiano, in formato eBook e print-on-demand.
Call for Papers
Il Gruppo italiano di Studi Tolkieniani e la casa editrice Effatà invitano gli studiosi in Italia e all’estero che vogliano partecipare al progetto ad inviare una proposta. I candidati possono liberamente proporre la loro linea di ricerca nel campo tematico “Tolkien e i Classici”, tuttavia saranno privilegiati saggi sui seguenti autori: Omero, Virgilio, Chrétien de Troyes, Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Matteo Maria Boiardo, William Shakespeare, Charles Dickens, Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli, Fëdor Dostojevski, Italo Calvino, Carlo Collodi, Walter Scott, Louis Stevenson, Rudyard Kipling, Joseph Conrad.
Saranno accettati saggi scritti in italiano o in inglese, di una lunghezza massima di 15.000 battute (spazi compresi). Le proposte di pubblicazione, che non dovranno superare le 300 parole e saranno accompagnate da un breve CV, dovranno pervenire entro e non oltre il 31 dicembre 2013 al seguente indirizzo email: info@jrrtolkien.it.
Sotto responsabilità degli autori, i saggi devono essere inediti e non devono essere stati proposti a altri editori/riviste/siti web.
Gli abstract saranno vagliati dal Comitato Scientifico del Gruppo di Studio, composto da: Claudio Antonio Testi, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri e Roberto Arduini.
Il Comitato comunicherà agli interessati l’esito della loro proposta. Il testo definitivo del saggio dovrà pervenire entro il 30 giugno 2014, e dovrà essere completo di eventuali note e bibliografia delle opere citate.
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