The Rings of Power: ecco l’analisi del titolo

Jeff BezosFinalmente, nella giornata del 19 gennaio, Amazon ha annunciato il titolo della serie tv sulla Seconda Era della Terra di Mezzo: The Rings of Power (ne abbiamo parlato anche qui). Premessa importante: è un sottotitolo, perché il titolo principale rimarrà The Lord of The Rings e quindi si presume che questa seconda titolazione riguardi le prime due stagioni, ma è ancora tutto da confermare. In questo articolo, però, vogliamo soffermarci sulle implicazioni narrative che porta con se questo titolo, che non sono pochi.

Gli Anelli di Potere: il fulcro della storia

Forgiatura dell'AnelloPrima di tutto, questo titolo riprende in pieno la definizione che Tolkien dissemina, sia ne Il Signore degli Anelli che ne Il Silmarillion, riguardo agli Anelli che Celebrimbor e la sua confraternita elfica, la Gwaith-i –Mìrdain, fabbricò con e senza l’ausilio di Sauron: i Nove e i Sette con il consiglio del Signore di Mordor, i Tre senza. Questa centralità che il titolo ci mostra porta ad afferrare anche tutti gli sviluppi possibili della trama, perché non si andrà solo a indagare il momento della forgiatura e i rapporti tra Sauron e gli Elfi, ma anche quelli con i popoli che vennero irretiti da Sauron e quindi conquistati dal potere degli Anelli: i Nani e gli Uomini. Si prospetta quindi una narrazione di ampio respiro.
Forgiatura dell'AnelloGandalf, nel Signore degli Anelli, spiega con rapida efficacia il loro potere a uno sgomento Frodo: «Un mortale che detenga uno dei Grandi Anelli, Frodo, non muore ma non cresce né ottiene più vita, si limita a continuare finché da ultimo ogni istante viene in uggia. E se usa spesso l’Anello per rendersi invisibile, sbiadisce: finisce per diventare invisibile per sempre e procede nel crepuscolo sotto l’occhio dell’Oscuro Potere che governa gli Anelli. Sì, prima o poi – poi, se parte forte e benintenzionato, ma né la forza né i buoni propositi dureranno a lungo – prima o poi l’Oscuro Potere lo divorerà».
Forgiatura dell'AnelloCome leggiamo nel Silmarillion, nella sezione intitolata proprio Degli Anelli del Potere e della Terza Età, «I Nani si servirono dei propri Anelli soltanto per accumulare ricchezze; ma nei loro cuori si accesero l’ira e una incontrollabile brama per l’oro, da cui poi derivò sufficiente male a vantaggio di Sauron. Si dice che la base di ognuno dei Sette Tesori degli antichi Re dei Nani fosse un anello d’oro; ma tutti quei cumuli di ricchezze furono saccheggiati molto tempo fa e i Draghi li divorarono». Gli Uomini, invece, «si dimostrarono più semplici da irretire. Coloro che adoperarono i Nove Anelli divennero potenti in vita, e furono antichi re, stregoni e guerrieri. Conquistarono gloria e grandi ricchezze, ma tutto questo si volse poi a loro disgrazia. Ottennero, così sembrò, una vita senza fine, ma la vita divenne per loro insostenibile. Potevano aggirarsi, se lo volevano, invisibili agli occhi di tutti in questo mondo sotto il sole e potevano vedere cose di mondo invisibili agli uomini mortali; ma troppo spesso vedevano solamente i fantasmi e le illusioni di Sauron. E uno a uno, prima o poi, a seconda della loro forza innata e del bene o del male che ne caratterizzava in origine la volontà, caddero sotto il gioco dell’anello che portavano al dito e sotto il dominio dell’Unico, che era di Sauron».
Insomma, come si vede, un semplice titolo può davvero spalancare infinite narrazioni.

 

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