Tutto pronto per il terzo Fantasy Day! Cos’è? Beh, sarete in pochi a non saperlo, soprattutto se vivete a Roma. La manifestazione è ormai il punto di riferimento per tutti gli appassionati del genere fantastico, declinato in tutte le sue forme, dai libri ai film, dai videogiochi ai giochi di ruolo. Ne sono testimonianza le prime edizioni dell’evento, che hanno visto partecipare moltissime associazioni che condividono la stessa passione, tra cui il primo Portale italiano inerente ai Giochi di Ruolo Gdr-online, Satyrnet, Cosplay italian community, Resident Evil, Lega Nerd. Ma il vero motore di tutte le edizioni è ExtremeLot.
«Tolkien in love»: lo scrittore e l’amore
Il prossimo 19 marzo la casa d’aste inglese Bonhams batterà, per un base tra le 6.000 e le 8.000 sterline, una lettera che J.R.R. Tolkien indirizzò al proprio editore nel 1955, poco prima di vedere pubblicato il terzo volume del Signore degli Anelli. Nel testo Tolkien riferisce la critica che il poeta W.H. Auden gli mosse riguardo alle nozze tra Aragorn e Arwen alla fine della guerra dell’Anello. Secondo Auden quei fiori d’arancio risulterebbero «superflui e frettolosi», ovvero ben poco significativi nel quadro dell’happy ending. Dal suo punto di vista Tolkien avrebbe tranquillamente potuto eliminare la scena. Wystan Hugh Auden fu uno dei primi e più ferventi ammiratori del Signore degli Anelli. In una celebre trasmissione radiofonica alla BBC, nel 1956, disse che non si sarebbe più fidato del parere letterario di chi non avesse apprezzato il romanzo di Tolkien. Per lui, intellettuale di sinistra, reduce della guerra di Spagna, non era scontato e tanto meno gratuito prendere le difese di un autore così demodé come Tolkien, per di più cristiano, lontano mille miglia dai temi e dagli stilemi cari all’intellighenzia di sinistra inglese. Auden ci si mise d’impegno, al punto che Tolkien arrivò a considerarlo uno dei suoi più cari amici di penna. Viene dunque da pensare che la critica di Auden avesse piuttosto a che fare con lo
scarso peso che ha la scena delle nozze nell’economia generale del racconto. Auden infatti non aveva ancora potuto leggere le Appendici del Signore degli Anelli, nelle quali viene narrata tutta la storia d’amore tra l’uomo Aragorn e l’elfa Arwen. Dunque ai suoi occhi quel matrimonio risolto in pochi capoversi appariva scarsamente significativo. Il punto è che non lo è affatto, e anzi, implica una delle più complesse e amare riflessioni sull’amore prodotte dal grande autore inglese.
Contest Éowyn e il Nazgûl: la seconda settimana
La prima eliminatoria si è conclusa. E visto che la prima settimana è stato un po’ troppo facile scegliere le illustrazioni, abbiamo deciso di alzare il livello. Ecco il secondo gruppo di artisti in gara, mi raccomando scegliere con cura. In fondo trovate, come di consueto la fotogallery da sfogliare. Ecco, intanto, i risultati della prima settimana di contest per le illustrazioni.
Sono stati contati i voti ed ecco qui i primi tre posti del podio:
3° POSTO: Andrew Ryan e Alan Dyson
2° POSTO: Lester Yocum
1° POSTO: Andrew Silver!!
Avvrebbero dovuto essere assegnati quattro posti agli artisti (sì, c’è anche la medaglia “di legno”!), ma avendo Ryan e Dyson ottenuto le stesse preferenze, abbiamo deciso di non assegnare il 4° posto e premiare i due artisti a pari merito. Viste le scelte, non posso non dare il mio commento ufficiale all’illustrazione di Silver (qui a destra): «Devo dire che l’illustrazione vincitrice è veramente bella nonostante non si veda il viso di Eowyn. Le cose che forse hanno colpito sono state l’uso sapiente del colore, il fatto che ci si senta completamente avvolti dalle ali della cavalcatura e la maestria nel dare movimento alla figura femminile».
«La musica e Tolkien? È un intero universo»
Non esiste solo Howard Shore. Se c’è un binomio consolidato è proprio quello tra la musica classica e le opere di J.R.R. Tolkien. Fin dal 1967, quando con l’approvazione dello stesso scrittore inglese, Donald Swann scrisse un ciclo di canzoni per le poesie del Signore degli Anelli, sono stati moltissimi i compositori che hanno creato intere sinfonie tolkieniane. Tra i primi Leonard Rosenman che compose la colonna sonora per i cartoni animati di Ralph Bakshi traendone poi quattro composizioni, a Johan de Meij che dal 1984 al 1987 compose una sinfonia in 5 movimenti separati, ognuno per un personaggio o un episodio del libro, da uno dei più importanti compositori di musica classica della Finlandia, Aulis Sallinen, che nel 1996 musicò la Sinfonia No. 7, «The Dreams of Gandalf», per la Göteborg Symphony Orchestra, fino alla Tolkien Ensemble, che con l’approvazione della Tolkien Estate pubblicò quattro album dal 1997 al 2005 con l’obiettivo di creare «la prima interpretazione musicale completa del mondo delle poesie e canzoni del Signore degli Anelli». Insomma, la musica classica tolkieniana ha una lunga tradizione e lo stesso Howard Shore, in maniera simile alla cantata sinfonica che Sergej Sergeevič Prokof’ev trasse dalla sua colonna sonora per il film Aleksandr Nevskij, ha recentemente completato una revisione in un contesto sinfonico della musica da lui scritta per la trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson.
La composizione di Shore è intitolata The Lord of the Rings Symphony: Six Movements for Orchestra & Chorus, ha esordito in prima mondiale nel 2003 a Wellington, in Nuova Zelanda, e da allora ha collezionato una serie lunghissima di esecuzioni in tutto il mondo, conclusasi soltanto a fine 2012. In occasione della lezione del corso di Modena dedicata alla Musica nella Terra di Mezzo, ne parliamo con il relatore, Edoardo Volpi Kellermann, che è un musicista e un compositore tolkieniano.
Tolkien e Auden su Aragorn e Arwen
Wystan Hugh Auden, il popolare poeta britannico, ammiratore e recensore delle opere tolkieniane, tentò di convincere J.R.R. Tolkien verso l’eventualità di escludere la storia d’amore fra Aragorn e Arwen dalla trama del Signore degli Anelli, in quanto trovava l’idillio «inutile e superficiale». Tutto questo si scopre in una lettera non pubblicata e recentemente venuta alla luce. Questa la notizia lanciata dal Guardian, ma che andrebbe un po’ contestualizzata. La stampa nostrana già ci si sta buttando a pesce, senza capire che il consiglio del poeta era leggittimo e che lo stesso scrittore lo condivideva. È sufficiente leggere le Lettere di Tolkien per capire di che si tratta. E alla fine, si scopre che tutto serve solo a far vendere la lettera inedita all’asta. Il documento, risalente al 12 maggio 1955, vedeva Tolkien scrivere alla casa editrice circa le difficoltà di completamento del Ritorno del Re, terza e ultima parte del suo magnum opus, nel quale Aragorn e gli altri personaggi affrontavano la battaglia finale contro le malefiche truppe di Sauron, oltre alla fine del percorso di Frodo e Sam verso la distruzione dell’Unico Anello al Monte Fato. Alla fine del romanzo Aragorn verrà incoronato re di Gondor e sposerà Arwen, figlia di Elrond.
Il Professore scriveva: «Auden approva in toto la bozza del terzo volume», facendo capire che il poeta britannico appoggiava la scelta di quello che Tolkien stesso chiamava l’Éowyn-Faramir affair, dove Éowyn si prende una iniziale cotta per Aragorn, ma finisce con l’innamorarsi di Faramir quando il futuro re di Gondor non ricambia il sentimento. Per citare il libro: «Then the heart of Éowyn changed, or else at last she understood it. And suddenly her winter passed, and the sun shone on her…». Ma, continua l’autore nella lettera a Rayner Unwin, «[Auden] pensa che la storia Aragorn-Arwen sia inutile e superficiale, spero che il frammento della “saga” lo curi. Lo trovo ancora commovente: un’allegoria di pura e semplice speranza, come spero lo veda tu».
Lo Hobbit fan film: intervista al regista
Poco più di un mese fa vi abbiamo parlato del progetto di uno studio olandese che stava realizzando un nuovo film d’animazione The Hobbit, di cui vi mostriamo il suo teaser trailer. Oggi vi offriamo un’intervista esclusiva con il regista, Johan Zandbergen, che con grande gentilezza risponderà alle nostre domande. In primo luogo, vorremmo ribadire ancora una volta il nostro sincero ringraziamento a Johan Zandbergen, direttore creativo della Cosmic Creations e regista del nuovo fan film d’animazione ispirato all’opera di J.R.R. Tolkien. Inoltre, vorremmo anche estendere i ringraziamenti a Robbert Webbe, Direttore Commerciale della Cosmic Creations.
Dopo aver studiato tecnologia grafica al Da Vinci College di Leida, nel 2001 Zandbergen si iscrive alla prestigiosa Grafisch Lyceum di Rotterdam, dove ha conseguito quattro anni più tardi una laurea in Graphic Design, nel 2005. Dopo il periodo di formazione, Zandbergen ha rapidamente acquisito grande esperienza in diverse agenzie grafiche, anche se il fatto che ha segnato la sua futura carriera è stato quando ha iniziato a lavorare per un canale televisivo per bambini. A questo lavoro Zandbergen ha potuto combinare la sua passione per l’intrattenimento, il cinema e l’animazione grafica. Il progetto sullo Hobbit rimase in una situazione di stallo e l’animazione diventò un hobby per Zandbergen, fino a quando, assieme a Robbert Webbe, ha deciso di creare la sua compagnia: la Cosmic Creations.
Éowyn e il Nazgûl: qual è l’immagine più bella?
«Una spada risuonò mentre veniva sguainata. “Fa’ ciò che vuoi; ma io te lo impedirò se potrò”. “Impedirmelo? Sei pazzo! Nessun uomo vivente può impedirmi nulla!”. Allora Merry udì fra tutti i rumori il più strano: gli sembrò che Derhelm ridesse, e la sua limpida voce era come una vibrazione d’acciaio. “Ma io non sono un uomo vivente! Stai guardando una donna. Éowyn io sono, figlia di Eomund. Tu ti ergi fra me e il mio signore dello stesso mio sangue. Vattene, se non sei immortale! Vivo o morente ti trafiggerò, se lo tocchi”. […] l’elmo che nascondeva il suo segreto era caduto e i luminosi capelli sciolti sulle spalle brillavano come pallido oro. I suoi occhi grigi come il mare erano duri e spietati, benché sulla sua guancia scorressero delle lacrime. Reggeva in mano una spada, difendendosi con lo scudo contro gli spaventosi occhi del nemico». Questo è, secondo me, uno dei brani più belli del Signore degli Anelli. Vediamo la Dama di Rohan combattere la sua più grande battaglia: quella contro il Re Stregone.
Una donna che scontrandosi con il volere del proprio Re e zio intraprende una strada ardua ed in salita. La strada che la porterà alla guerra e a sconfiggere un nemico che, secondo una profezia, nessun uomo vivente avrebbe mai vinto. Sono stati moltissimi gli illustratori si sono cimentati nel riprodurre questa scena: Éowyn persa nella disperazione per la perdita dell’amato Re e zio, ma allo stesso tempo decisa a porre fine alla “vita”, se possiamo chiamarla così, del potente Re dei Nazgûl. Abbiamo scandagliato internet alla ricerca di queste illustrazioni ed abbiamo pensato di creare un art contest, semplicemente un concorso tra illustrazioni. Una gara alla quale siete chiamati per giudicare i vari lavori e decidere quali illustrazioni, secondo voi, siano più belle ed evocative di questo epico scontro.
Ecco le “nuove” Avventure di Tom Bombadil
Wayne Hammond e Christina Scull, due dei più infaticabili ricercatori dell’opera tolkieniana, hanno buone nuove. Dopo la cronologia della vita di J.R.R. Tolkien, il commentario de Il Signore degli Anelli, l’eccellente Arte dello Hobbit e la scoperta di una poesia inedita del Professore, ora si preannuncia una nuova edizione de Le Avventure di Tom Bombadil. L’opera in questione, la cui pubblicazione avvenne originariamente nel 1962, è una raccolta di sedici poesie dove soltanto due hanno come protagonista il personaggio di Tom Bombadil. La genesi del libro, come racconta Tom Shippey, trova le sue radici nel 1961 a opera di Jane Neave, zia di John Ronald Reuel, che suggerì al Professore di tirar fuori un piccolo volume, avente come centro il suddetto personaggio, che poteva essere acquistato come regalo natalizio.
Tolkien accolse il consiglio e riunì alcuni componimenti che egli stesso aveva steso in tempi diversi nel corso di quegli ultimi 40 anni. La maggior parte delle sedici poesie erano già state stampate in diverse pubblicazioni fra gli anni ’20 e ’30 del Novecento, nel 1962 il Professore decise così di rivederle interamente, inserendole in una cornice concettuale più ampia, riportando Le Avventure come un traduzione dal Libro Rosso dei Confini Occidentali. Nella raccolta trovano dunque posto temi diversi come la numero 12 The Cat, originariamente scritta per la nipote Joanna, oppure The Mewlips, che non ha espliciti legami con la Terra di Mezzo, la decima Oliphaunt, attribuita a Sam Gamgee (recitata a Gollum davanti al Cancello Nero) e quella che W.H. Auden considerava la miglior poesia di Tolkien, The Sea-Bell.
Scompare Arthur Rankin: fece Lo Hobbit animato
Arthur Rankin Jr., animatore, produttore e regista newyorkese, è scomparso all’età di 89 anni nella sua casa di Harrington Sound nelle Bermuda. Nato a New York nel 1924, figlio degli attori Arthur Rankin e Marian Mansfield (molto noti tra gli anni venti e trenta), raggiunse la celebrità grazie all’attività di produzione cinematografica operata dalla sua compagnia, fondata con Jules Bass, la Rankin/Bass Productions. Specializzata in animazioni stop-motion l’azienda produttrice di Rankin creò alcuni dei cartoni simbolo degli
Stati Uniti, come Rudolf la Renna dal Naso Rosso (1964) e Frosty il Pupazzo di Neve (1969). Per citare un lungometraggio animato di successo si pensi a L’Ultimo Unicorno, ispirato all’omonimo romanzo di Peter S. Beagle, doppiato da star come Mia Farrow, Alan Arkin, Tammy Grimes, Angela Lansbury, Jeff Bridges e Christopher Lee. A lui sono accreditati oltre mille programmi televisivi. Perché ne parliamo? Perché fu grazie a lui se la casa di produzione creò le animazioni dello Hobbit e del Ritorno del Re, film inediti in Italia. Non tutti gli appassionati di J.R.R Tolkien conoscono questi due lungometraggi animati, così è bene riassumerne la storia.
A Oxford nel 1914 la parodia di Tolkien
La Terra di Mezzo di J.R.R. Tolkien ebbe inizio nel 1914. Questa potrebbe essere una sorpresa, considerando il fatto che Il Signore degli Anelli fu pubblicato nel 1954-55 e anche che Lo Hobbit apparve non prima del 1937. Ma il fatto è che prima e dietro a questi due libri esisteva già un enorme base di lavoro creativo: l’ambizioso e vasto ciclo di storie che sarebbe poi diventato Il Silmarillion, così come gli annali, la descrizione cosmografica, la poesia, le illustrazioni, le mappe e, naturalmente, diversi linguaggi e sistemi di scrittura inventati.
40 anni fa il primo D&D: intervista a Gary Gygax
Una piccola scatola con tre libretti dalla copertina marroncina. È iniziato tutto da lì. Esattamente alla fine di gennaio di 40 anni fa. Quella scatola fu spedita. E nacque il fenomeno dei giochi di ruolo, che per 25 anni dominarono l’immaginario ludico. L’etichetta riportava il nome «Dungeon and Dragons» e il suo autore si chiamava Gary Gygax. Lo si deve anche a lui se oggi il genere spopola al cinema e nelle librerie. Tutti gli appassionati del genere fantasy, dai lettori di libri ai videogiochi e persino i giochi da tavolo, dovrebbero esser grati a questo autore, che contribuì a diffondere enormemente la conoscenza degli universi fantastici e soprattutto farli divenire adulti e rispettati, cosa avvenuta solo dopo anni di polemiche e diffidenze. Ma come andò tutta la storia? Ce lo facciamo raccontare dallo stesso autore!
«I film di Peter Jackson? Io preferisco Tolkien»
Dopo la pubblicazione della recensione scritta da Alberto Crespi, che aveva un tono entusiastico, sul secondo capitolo della trilogia cinematografica dedicata da Peter Jackson allo Hobbit, riportiamo l’equilibrio nel sito dell’Assocazione pubblicando un giudizio sul versante opposto. Vi presentiamo un editoriale del Times, firmato da Jared Olar e apparso il 29 dicembre 2013. L’autore prende una posizione netta e ci ha chiesto di pubblicarla, pur non essendo chiaramente quella dell’ArsT che in quanto tale non prende posizione sui film, ma di solito riporta le notizie e i giudizi dei soci o di studiosi, intellettuali e critici. Ci sembra giusto dare spazio a tutti, quindi con piacere riportiamo l’editoriale di Olar.
Pubblicato il numero 16 della rivista Endóre
Con immutato piacere, siamo lieti di annunciare l’uscita del numero sedici di Endóre, la rivista della Terra di Mezzo diretta da Franco Manni che, in una forma o nell’altra, da più di 20 anni mantiene accesa la fiaccola degli studi tolkieniani in Italia. Endóre esce una volta all’anno, è passata dal formato cartaceo a quello online dal numero 11. Contiene tutto quello che vorreste sapere sull’autore del Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien: recensioni, articoli, giochi, fan fiction e una bibliografia particolarmente curata e aggiornata. Ancora una volta abbiamo la possibilità di gustarci il consueto mescolarsi di articoli leggeri e saggi approfonditi (e anche qualche saggio allo stesso tempo leggero e approfondito!) e segnaliamo con orgoglio la presenza tra gli autori di alcuni nostri soci, come la presenza di resoconti delle nostre attività del Gruppo di Studio su Tolkien, con il Call for Papers per Tolkien e i classici, il resoconto di un anno di convegni e seminari in Europa e Stati Uniti. Segnaliamo poi, una recensione dell’edizione inglese della La Falce Spezzata per la casa editrice Walking Tree, redatta niente meno che da Tom Shippey (dopo quella di Verlyn Flieger sul numero quattordici).
Quest’anno il piatto è particolamente ricco e a farla da padrone è proprio il buon Tom. Oltre alla recensione sopra citata, sono presenti infatti altri due saggi a suo nome, entrambi tratti dalla sua antologia Roots and Branches, volume pubblicato dalla casa editrice Walking Tree nel 2007: Fighting the Long Defeat si occupa dell’importanza che la filologia, cioè la scienza di cui Tolkien era esperto, ebbe nella sua vita e nelle sue opere; Heroes and Heroism (Tolkien’s Problems, Tolkien’ Solutions) è incentrata sull’idea che, persino mentre scriveva Il Signore degli Anelli e riscriveva Il Silmarillion e molto altro ancora, Tolkien non cessava mai di pensare al proprio lavoro accademico e di come affrontarne i problemi.
Ci sarebbero da raccontare molte altre cose del nuovo numero della rivista, ma lasciamo ai lettori la scoperta di tutte le altre chicche presenti. Ve ne diamo solo un assaggio con l’indice:
Ad aprile il doppiaggio del film Born of Hope
Era nell’aria, ma aspettavamo la notizia ufficiale. Il gruppo di ricerca di Khàrisma Cineproduzioni per il doppiaggio, diretto e coordinato da Maria Teresa Vassalli, si occuperà del doppiaggio del fan film Born of Hope di Kate Madison. Il primo trailer italiano è on line dal 18 marzo 2013 e conta già 12mila visite. Per il 2014 è uscito un nuovo trailer e l’anteprima nazionale è prevista per il 29 aprile 2014 nella multisala Showville di Bari.
75 anni dopo, Lo Hobbit come allora: la ristampa
Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien ebbe un successo istantaneo alla data dell’uscita, nel 1937. Anche se sono già passati, l’editore inglese continua a festeggiare i suoi settantacinque anni. L’epica storia di elfi, nani, troll e orchi mista di mito, magia e avventura non ha, infatti, perso la sua attrattiva. Per commemorare l’annivesario, HarperCollins pubblicherà una edizione facsimile della prima storica stampa dello Hobbit. Una pezzo imperdibile per i collezionisti e gli appassionati. La pubblicazione della ristampa era già nell’aria da un po’, ma
ora può essere pre-ordinata! Tutto naturalmente per quanto riguarda l’edizione in lingua inglese…
L’idea di avere fra le mani una edizione facsimile è naturalmente meravigliosa, ma alcuni dettagli potranno essere diversi. Basti pensare alla correzione a mano sul retro del volume, o al prezzo aggiustato nella parte anteriore, o alla carta della sovraccoperta stessa. Sarebbe eccezionale poter possedere un’esatta riproduzione della prima stampa! Per chi non avesse mai visto l’edizione in questione vi era una correzione a mano nel retro della sovraccoperta (“Dodgson” era stato riportato in modo errato come “Dodgeson”), la stessa sovraccoperta era stata disegnata da Tolkien e naturalmente sarebbe bello se venisse mantenuta. Bisogna domandarsi se anche gli errori (molti dei quali sono menzionati in J.R.R. Tolkien: A Descriptive Biography di Wayne Hammond e Christina Scull) verranno riprodotti.
Poche copie, molti soldi
Questo primo Lo Hobbit venne stampato in 1500 copie e rilasciato il 21 settembre 1937. La grande popolarità raggiunta in poco tempo convinse gli editori a ristamparlo dopo soli tre mesi. La scarsità di prime edizioni in circolazione ha in seguito portato il prezzo a livelli esorbitanti, molto aldilà della portata degli appassionati di Tolkien. Oltretutto, a causa del cambiamento del testo (particolarmente il quinto capitolo, che Tolkien decise di espandere per avvicinare gli eventi a Il Signore degli Anelli), reperire lo scritto in forma originale risultò particolarmente difficile. Ora si potrà finalmente possedere una riproduzione facsimile dell’edizione del 1937 con la stesura primaria (incluso il capitolo Indovinelli nell’Oscurità) e le illustrazioni in bianco e nero. Cosa aspettarsi dalla special edition? Stando a quanto scritto su Amazon: «Questo sontuoso gift set contiene una replica della rarissima prima edizione de “Lo Hobbit”, con un volume sulla storia della pubblicazione del libro e un CD mai rilasciato con registrazione d’archivio di J.R.R. Tolkien impegnato nella lettura dell’opera in questione». Una grande notizia per tutti gli appassionati, anche se questa non sembra essere la descrizione definitiva. Gli editori non sono ancora sicuri dei dettagli, ma almeno sembra che le registrazioni di Tolkien, di circa mezz’ora, verranno allegate al libro. Il volumetto aggiuntivo dovrebbe invece tracciare le origini de “Lo Hobbit” e la storia della pubblicazione, con una serie di artwork inerenti al suddetto libro. Come ultima notizia sembra che l’autore della
History of the Hobbit John Rateliff abbia chiesto di creare un piccolo volume per il gif set descritto. Sarebbe un’ulteriore rarità per gli appassionati lettori di J.R.R. Tolkien.
L’origine degli Hobbit? È nelle fate vittoriane!
Dimitra Fimi è tra i più promettenti giovani studiosi delle opere di J.R.R. Tolkien. Non è un caso che il libro che qui recensiamo, Tolkien, Race and Cultural History. From fairies to Hobbits, nel 2010 sia giunta prima nella sezione saggistica dei Mythopoeic Fantasy Award, i prestigiosi premi della Mythopoeic Society, la Società tolkieniana negli Usa. Docente di inglese in Galles, presso la Cardiff Metropolitan University, Fimi è greca d’origine, ma da anni vive in Gran Bretagna. La giovane studiosa non solo insegna e fa ricerche su molti autori di letteratura fantastica di età vittoriana ed eduardiana, ma ha inaugurato da qualche anno corsi on line molto frequentati. Fimi ha anche collaborato alla stesura dell’ultimo lavoro del gruppo di studio dell’Associazione romana studi Tolkieniani e dell’Istituto filosofico di studi tomistici, C’era una volta… Lo Hobbit – Alle origini del Signore degli Anelli, pubblicato dalla casa editrice Marietti (pp. 312, 20 euro). «Il libro è iniziato come mia tesi di dottorato», spiega Dimitra Fimi all’ArsT, «Per tre anni ho letto in maniera frenetica tutta l’esteso legendarium di Tolkien, prendendo moltissime note. Ho avuto la fortuna di studiare i manoscritti dello scrittore alla Marquette University e nella magnifica Bodleian Library di Oxford. Ho anche trascorso lungo tempo nelle ricerche sul contesto intellettuale e culturale dell’opera di Tolkien». Ci può dire una cosa che l’ha piacevolmente sorpresa durante le sue ricerche? «Essendo greca, mi sono commessa nel vedere l’uso che Tolkien fa della mia lingua: il termine “eucatastrofe”, l'”ecumene” per indicare la Terra di Mezzo. Ma la mia parola preferita è “mitopoiesi”, una parola che è diventata parte del vocabolario standard di molti studiosi quando si studia la fantasia e il fantastico in letteratura, da William Blake a Harry Potter». Un augurio ai lettori del nostro sito? «Quello che mi auguro che il mio libro possa incoraggiare nuovi studiosi a guardare in modo serio al legendarium di Tolkien (e non solo Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli). Leggere la History of Middle-earth è un’impresa scoraggiante, ma alla fine è così gratificante per la conoscenza di Tolkien, i suoi brillanti momenti d’ispirazione e la creatività espressa. C’è
ancora tanto da dire sul grande progetto mitologico dello scrittore inglese, specialmente alla luce delle sempre nuove pubblicazioni dei suoi lavori in campo accademico e linguistico».
Al via il corso a Modena sulle lingue di Tolkien
Parte oggi il nostro nuovo ciclo di lezioni a Modena! «Alla scoperta della Terra di Mezzo» è il secondo ciclo dei seminari organizzati dall’Istituto filosofico di studi tomistici, in collaborazione con l’ArsT, all’interno del programma di corsi 2014 su j.R.R. Tolkien a Modena, Bologna e Roma. Dopo l’anteprima del 20 dicembre al cinema Victoria di Modena, in cui una sala esaurita in ogni ordine e posto a ascoltato Andrea Monda parlare A proposito dello Hobbit, il corso parte stasera, 8 gennaio, e fino al 12 febbraio 2014 prevede una lezione settimanale, il mercoledì sera dalle 21 alle 23. Il programma è ricco di interventi e ha lo scopo di illuminare i tanti aspetti meno noti delle opere del Professore di Oxford che spaziano dalle lingue alla musica, dagli abiti alla produzione di fan film, senza dimenticare i personaggi e i mostri: un focus particolare sarà dedicato, infatti, a Tom Bombadil, forse il più enigmatico dei tanti attori del capolavoro tolkieniano, mentre un’analisi approfondita sarà concentrata sull’influenza che il drago Smaug ha avuto su contemporanei ed eredi dello scrittore inglese. Iscrizioni alle lezioni: 10 euro a lezione. Ci si può iscrivere anche la sera stessa delle singole lezioni dalle 20.45 alle 21.00. Si può scaricare la locandina del corso qui.
Il programma completo:
8 Gennaio: Le lingue di Nani, Orchi e Hobbit Relatore: Gianluca Comastri
15 Gennaio: Gli abiti della Terra di Mezzo
Relatore: Daniela Mastroddi
22 Gennaio: Tra Mostri e Draghi
Relatore: Roberto Arduini
29 Gennaio: Chi è Tom Bombadil?
Relatori: Claudio Testi e Mario Enrico Cerrigone
5 Febbraio: La musica nella Terra di Mezzo
Relatore: Edoardo Volpi Kellerman
12 Febbraio: Un mito che continua: i fan film
Relatori: Wu Ming e il cast di Diari dalla Terza Era
Scompare Saul Zaentz: portò Tolkien al cinema
Era famigeratamente noto agli appassionati di J.R.R. Tolkien. Era il grande vecchio dietro tutte le versioni cinematografiche delle opere dello scrittore inglese, ma anche di porcate come gli hambuger alla Bilbo e le slot machine di Aragorn. Saul Zaentz, produttore cinematografico, si è spento a San Francisco all’età di 92 anni, per le complicazioni dovute al morbo di Alzheimer, di cui soffriva da tempo. Vincitore per tre premi Oscar (Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo, Amadeus e Il Paziente Inglese) fu un personaggio leggendario e singolare, entrato a pieno diritto nella storia del cinema, a cui i fan della trilogia di Peter Jackson devono sicuramente qualcosa.
Buon compleanno: un brindisi per Tolkien!
I più appassionati lettori di J.R.R. Tolkien ricordano certamente a memoria le date più importanti descritte nel Signore degli Anelli: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 dicembre, la Compagnia lascia Granburrone; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto. Tolkien però non si limitò a inventare storie, continenti, popoli e linguaggi: inventò anche calendari con i quali contare lo scorrere del tempo, diversi per ogni popolo. Ecco perché alcune di quelle date sono occasione di festa fra gli appassionati tolkieniani di tutto il mondo. Su una data, però, gli appassionati di Tolkien concordano e tutti insieme festeggiano: è il 3 gennaio, l’anniversario della nascita del Professore di Oxford. Quest’anno cade il 122esimo anniversario.
Jackson e il Silmarillion: perché non lo farà?
È appena uscito al cinema Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug di Peter Jackson ha completamente sbancato i botteghini nazionali (Stati Uniti), guadagnando l’impressionante cifra di 73 milioni di dollari (53,5 milioni di euro). Il grande successo si conferma in linea con gli ottimi risultati raggiunti dai film ambientati nella Terra di Mezzo e ha fatto sì che molti cominciassero a pensare al futuro. L’anno prossimo arriverà Lo Hobbit: Racconto di un Ritorno (Ndt – sembra che il titolo ufficiale italiano sia questo…) che sembra rappresenterà la fine dell’era di J.R.R. Tolkien sul grande schermo. C’è un modo per poter vedere ancora dell’altro? La triste realtà è che le possibilità sono misere.
Al museo di Jenins è arrivato Gollum!
Viaggia a tutto regime il Greisinger Museum dedicato alla Terra di Mezzo di Jenins in Svizzera. Sul nostro sito, abbiamo riportato la costruzione, la fine dei lavori, abbiamo raccontato l’inaugurazione a cui siamo stati invitati e l’apertura al pubblico ad ottobre. Ora torniano sull’argomento per raccontarne una novità. «Dagli inizi di ottobre, Jenins è un luogo di pellegrinaggio per gli appassionati lettori del mondo di J.J.R. Tolkien, a cui appartengono Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit», dice Bernd Greisinger, il fondatore del museo Greisinger. «Finora il nostro museo ha attirato circa mille visitatori». Subito dopo l’apertura ufficiale del 4 ottobre, «abbiamo avuto visitatori da tutto il mondo. Ora, invece, la maggior parte dei visitatori provengono dalle regioni più vicine», racconta Greisinger, cui sembra non dispiacere che non ci sia più la folla dei primi momenti. «Soprattutto all’inizio, nei giorni successivi all’apertura del museo, tutto doveva essere molto organizzato, mentre alcune sezioni dovevano ancora essere arredate al meglio. Quindi, è un bene che il flusso si sia un po’ calmato, perché abbiamo potuto dare gli ultimi ritocchi. E ora l’organizzazione sta funzionando a pieno regime». Le prospettive per il Museo Greisinger sono buone: a dicembre, con l’uscita della seconda parte della trilogia di Peter Jackson dedicata allo Hobbit, «il flusso di visitatori si è fatto molto più grande», riferisce Greisinger.
Lettere di Babbo Natale: libro e mostra a Milano
Scrivere lettere a Babbo Natale è una tradizione antica, ma ricevere le risposte è il desiderio più bello di tutti i bambini. Almeno in un’occasione questo è avvenuto! Ogni dicembre una busta con un francobollo proveniente dal Polo Nord arrivava ai figli di J.R.R. Tolkien. All’interno c’era una lettera scritta in fretta e furia e dei bellissimi disegni o schizzi a colori. Le lettere arrivavano da Babbo Natale che, contravvenendo a quella che è una consolidata tradizione natalizia, rispondeva ai bambini descrivendo al contempo la sua casa, i suoi amici e gli avvenimenti successi là. Tutto finì, poi in un libro.
Ecco i corsi su Tolkien: Modena, Bologna, Roma
Modena, Bologna, Roma. Il 2014 inizia all’insegna di J.R.R. Tolkien. Visto il successo delle iniziative dell’Associazione romana studi Tolkieniani e l’insistente domanda del pubblico, si è deciso di lanciare una formula nuova di didattica, per cercare di coinvolgere il più possibile gli appassionati del Signore degli Anelli. All’inizio del 2014, infatti, partiranno ben tre corsi dedicati a Tolkien. Ma le novità sono molte!
Tolkien e il Metal Parte 4 Ecco il Power Metal (1)
Madame e messeri, metallari e tolkieniani, eccoci arrivati al capitolo forse più “piacevole”, sarebbe meglio a dir tranquillo, del nostro viaggio all’interno del mondo incantato di Tolkien, infestato da uomini con capelli lunghi brandenti chitarre elettriche e poderose doppie casse. A fondo pagina trovate i link ai precedenti capitoli. In questa occasione è importante sottolineare che il capitolo dedicato al Power Metal verrà diviso in diverse puntate pubblicate con scadenza pressoché settimanale-quindicinale, data l’infinita quantità di materiale. Prima di iniziare questa nuova parte è necessario illustrare la storia di questo sottogenere della musica Metal, forse il più conosciuto e ascoltato, anche dai profani, assieme ai classici cantori del genere. Le radici del Power affondano verso la seconda metà degli anni ’80 con caratteristiche proprie, probabilmente in contrasto con l’aggressività e la limitata melodia dei primi sviluppi del Death e del Black.
Recensione a Lo Hobbit: «Che furore il drago!»
Diavolo di un Peter Jackson! Eravamo pronti a ribadire le perplessità su Lo Hobbit già espresse un anno fa, in occasione del primo capitolo della nuova trilogia ispirata ai romanzi di J. J. R. Tolkien, ed ecco che il neozelandese ci spiazza tornando ai fasti del Signore degli anelli. Il secondo capitolo delle avventure di Bilbo Baggins e dei nani capeggiati da Thorin Scudodiquercia è nettamente migliore del primo. Là c’erano scene «sbrodolate» (l’arrivo dei nani a casa di Bilbo, l’inseguimento nelle caverne degli orchi) e un impianto generale in cui gli innesti sulla materia del romanzo convincevano fino a un certo punto. Qui c’è grande compattezza narrativa, grazie ad un lavoro molto raffinato sulla sceneggiatura (sempre di Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens: il nome di Guillermo Del Toro, primo regista incaricato poi estromesso, rimane per motivi contrattuali). E gli effetti speciali raggiungono risultati mirabolanti nel finale in cui entra in scena, finalmente, il drago Smaug: doppiato in originale da Benedict Cumberbatch (in italiano da Luca Ward), il mostro affianca Gollum sul podio dei personaggi completamente costruiti in digitale. Nel terzo capitolo, vedrete, ne combinerà delle belle.
Avviso ai non-tolkieniani: La Desolazione di Smaug finisce «appeso». Di più: stavolta il film osa l’inosabile chiudendosi nel bel mezzo del climax, allorché Smaug parte in volo verso la città di Laketown per compiere una strage che sarà l’incipit del terzo film. È il curioso destino dei «numeri 2», i secondi capitoli di trilogie annunciate: devono proseguire la narrazione dei numeri 1 e tenere aperte le piste narrative che si chiuderanno nei numeri 3. Sono film di passaggio, frazioni intermedie di una staffetta, eppure – forse proprio per questa natura ibrida – stimolano la fantasia dei loro creatori al punto di diventare, spesso, i più belli delle rispettive saghe. Era così per L’impero colpisce ancora nel primo trittico di Star Wars, per il secondo capitolo di Ritorno al futuro, e secondo alcuni cultori era così anche per Le due torri, capitolo intermedio del Signore degli Anelli. La Desolazione di Smaug innalza nettamente il tono rispetto a Un viaggio inaspettato, e ci lascia con un pizzico di acquolina in bocca nell’attesa di Andata e ritorno, il numero 3. Molto dipende dal grado di invenzione che gli sceneggiatori mettono in campo per allargare la trama del libro Lo Hobbit, che rispetto al Signore degli anelli ha la dimensione del romanzo breve. Se nel primo episodio Jackson, Walsh e Boyens si erano per lo più limitati a diluire, qui inventano con grande libertà e, al tempo stesso, con scrupolo filologico: stravolgono la lettera di Tolkien rispettandone lo spirito.
Si veda l’inizio: torniamo in un luogo che per gli appassionati è quasi una seconda casa, il villaggio di Brea, quello dove gli hobbit incontravano Aragorn nella Compagnia dell’Anello. Questo permette a Jackson di essere il primo «attore» ad entrare in scena (è lui l’ubriacone che attraversa la strada, esattamente come nel vecchio film) e apre la storia con un lungo flash-back: è il primo incontro fra Gandalf e Thorin, un riassunto della puntata precedente necessario e brillantemente realizzato. Subito dopo il mago Gandalf, lo «scassinatore» Bilbo e i nani sono esattamente dove li avevamo lasciati: al limitare della foresta di Bosco Atro, perennemente inseguiti dagli orchi del lattiginoso Azog. Qui Jackson compie una netta virata rispetto al libro: gli orchi non vengono sterminati e inseguono la compagnia anche nel reame degli elfi, dove ricompare il personaggio di Legolas, che nel romanzo non c’è. La fuga dei nani in parallelo alla battaglia tra elfi e orchi è una sequenza strepitosa, il miglior videogame mai visto al cinema, così come è bellissima la costruzione digitale di Laketown, una Venezia della Terra di Mezzo. Nonostante le 2 ore e 41 minuti il film ha ritmo e non stanca mai. Se Jackson & soci stanno su questi livelli anche nel terzo capitolo, il (mezzo) miracolo è compiuto.
Alberto Crespi
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Esce Lo Hobbit 2! Le scelte di Jackson di Manuel Chiofi
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Gandalf e Bilbo
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Tauriel e Legolas
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Thranduil e un Orco prigioniero
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Bilbo e i nani nei barili
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Bard e Thorin
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Una clip estesa
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