Dopo quello di Verlyn Flieger sulla potenza letteraria degli Hobbit proseguiamo nella pubblicazione di articoli a firma di esperti tolkieniani internazionali. È ora la volta di David Bratman, che ringraziamo per la gentile concessione. L’articolo che segue (in calce il link all’originale) è il breve resoconto di alcuni interventi presentati alla Christopher Tolkien Centenary Conference, organizzata congiuntamente dalla Tolkien Society e dalla Mythopoeic Society e tenutasi il 23 e 24 novembre 2024 in occasione del centenario della nascita di Christopher Tolkien.
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Aubusson: il quarto arazzo in mostra
Procede spedito Aubusson tisse Tolkien, Aubusson tesse Tolkien: il progetto, annunciato agli inizi del 2017, vede la realizzazione di un ciclo di tredici arazzi e un tappeto raffiguranti alcune scene illustrate da J.R.R. Tolkien stesso, sia quelle pensate come accompagnamento al suo legendarium che quelle che furono poi pubblicate insieme alle lettere di Babbo Natale che scriveva per i suoi figli. Coinvolte nell’iniziativa, i cui primi germi risalivano già al 2012, sono la Cité internationale de la tapisserie della città francese di Aubusson e la Tolkien Estate; il monumentale obiettivo è di terminare i lavori entro il 2021, e pare proprio che si sia sulla buona strada – a dicembre 2018 è stato infatti esposto il quarto arazzo, Christmas 1926, il primo a tema natalizio dopo i tre dedicati alla Terra di Mezzo.
Ad agosto La Caduta di Gondolin di Tolkien
Dopo giorni di indiscrezioni e rischio di un pesce d’aprile prolungato, finalmente è ufficiale: questa estate avremo un nuovo inedito di J.R.R. Tolkien. HarperCollins ha annunciato che, per la prima volta, pubblicherà The Fall of Gondolin il 30 agosto di quest’anno. Fin dal 26 marzo il volume era comparso su Amazon.fr elencato semplicemente come Untitled di Tolkien, quindi c’era stata molta speculazione tra gli appassionati su quale fosse l’argomento e se davvero fosse un nuovo titolo.
Sul sito dei Tolkiendil, che informalmente rappresenta la società tolkieniana francese, ci erano stato diverse ipotesi, che poi si sono diffuse come un’onda a tutti gli altri siti specializzati, compresi quelli in italiano. Passato il primo di aprile, prima Amazon.co.uk ha iniziato a prendere preordini, poi la Società Tolkieniana inglese ha aiutato a diffondere la notizia, e infine è giunto il comunicato ufficiale di HarperCollins.
Christopher si dimette dalla Tolkien Estate
Christopher, terzogenito di J.R.R. Tolkien, presidente di fatto della Tolkien Estate, si è dimesso da membro della compagnia, come riportato dal sito web della Tolkien Society. Secondo la “Companies House”, il registro delle compagnie nel Regno Unito, le dimissioni risalgono al 31 Agosto 2017, ma l’atto avrebbe avuto corso effettivo solo in questi giorni per via dei tempi tecnici di notifica e la notizia si è diffusa il 15 novembre. All’interno della Tolkien Estate non cambia molto, visto che Baillie, la moglie di Christopher, e il nipote Michael George (figlio di Michael, fratello di Christopher) rimangono al loro posto di executor all’interno dell’ente giuridico che gestisce e cura i diritti di pubblicazione e sfruttamento degli scritti di Tolkien.
Non si tratta di una sorpresa, secondo la Tolkien Society. Nella prefazione dell’ultima sua fatica, Beren e Lúthien scrisse: «Nel mio 93esimo anno questo sarà (presumibilmente) il mio ultimo libro in una lunga serie di pubblicazioni degli scritti di mio padre, in gran parte inediti». In effetti, anche se Christopher ha tenuto aperta la possibilità di continuare a dedicarsi alla pubblicazione delle opere del padre, la sua attività in questo senso è stata veramente notevole. In quanto esecutore del patrimonio letterario paterno, dalla morte del padre ha pubblicato 24 opere postume del padre, tra cui una serie di studi accademici e, soprattutto, quelli legati alla Terra di Mezzo Il Silmarillion (1977), I Racconti Incompiuti (1980), i 12 volumi della History of Middle Earth (la HOME 1983-96), I Figli di Hùrin (2007) e Beren e Lùthien (2017).
Le dimissioni di Christopher giungono dopo il 29 giugno, giorno in cui si è conclusa ufficialmente la causa legale con la Middle-earth Enterprises e la Warner Bros che, tramite la controllata New Line, avevano prodotto le due trilogie di Peter Jackson e non riconosciuto alcun diritto agli eredi dello scrittore inglese.
Questa risoluzione della causa ha permesso così agli eredi di Tolkien e all’editore inglese di essere coinvolti totalmente nel progetto di Amazon di una serie tv basato sui romanzi di J.R.R. Tolkien, con un impegno previsto per più stagioni. L’annuncio è stato dato il 13 novembre da Amazon che ha acquisito i diritti televisivi globali del Signore degli Anelli e l’imminente serie tv, che verrà trasmessa su Amazon Prime Original, sarà prodotto da Amazon Studios in collaborazione con Tolkien Estate and Trust, HarperCollins e
New Line Cinema, una divisione di Warner Bros. Entertainment. Il lancio è previsto per il 2020, su Prime Video. Si chiude così un difficile percorso durato ben 50 anni che ha riportato il controllo dell’eredità tolkieniana in mano alla Tolkien Estate, che da ora in avanti avrà un diritto di veto su tutti i progetti legati alla Terra di Mezzo. È il momento migliore per lasciare, quindi. Grazie Christopher.
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Tolkien Estate e Warner Bros trovano l’accordo
– Leggi l’articolo Ora le slot machine: la denuncia della Tolkien Estate
– Leggi l’articolo Primo round a Warner sulla Tolkien Estate
LINK ESTERNI:
– Vai al sito della Tolkien Society
– Vai al sito della Tolkien Estate
– Vai al sito della Middle-earth Enterprises
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Il Silmarillion compie quarant’anni!
“There was Eru, the One, who in Arda is called Ilúvatar; and he made first the Ainur, the Holy Ones, that were the offspring of his thought, and they were with him before aught else was made. And he spoke to them, propounding to them themes of music; and they sang before him, and he was glad.”
(Esisteva Eru, l’Unico, che in Arda è chiamato Ilúvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, Coloro che sono santi, progenie del proprio pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altra cosa fosse creata. Ed egli parlò loro, proponendo loro temi musicali; ed essi cantarono al suo cospetto, ed egli ne fu lieto.)
Pochi tra gli appassionati tolkieniani non riconosceranno queste parole: così si apre l’Ainulindalë, “La Musica degli Ainur”, il primo capitolo del Il Silmarillion, la raccolta di leggende che, partendo dalla cosmogenesi, narra le antiche storie degli Elfi e degli uomini. Christopher Tolkien diede alle stampe Il Silmarillion 40 anni or sono, nel 1977, proprio questo stesso giorno (in Italia sarebbe apparso l’anno successivo). Invero questo settembre si prospetta come un mese di celebrazioni tolkieniane: oltre a festeggiare l’uscita del Silmarillion, giovedì 21 ricorre l’ottantesimo anniversario della pubblicazione de Lo Hobbit (1937) e venerdì 22 cade il compleanno di Bilbo e Frodo Baggings.
Annunciati i finalisti dei Mythopoeic Awards 2017
Come ogni anno, la Mythopoeic Society ha annunciato i finalisti delle quattro categorie dei suoi Mythopoeic Awards. L’organizzazione statunitense nata nel 1967, promuove lo studio, la discussione e la condivisione della letteratura mitologica e del Fantastico, con una particolare attenzione per J. R. R. Tolkien, C. S. Lewis e Charles Williams. Le categorie dei suoi Mythopoeic Awards, che premiano le eccellenze in questo campo, sono le seguenti:
- il Mythopoeic Fantasy Award for Adult Literature, assegnato al romanzo fantasy, in più volumi o singolo, ancora a raccolte di racconti per adulti di un singolo autore pubblicati durante l’anno passato o quello precedente (se non selezionati come finalisti durante il primo anno di eleggibilità) che meglio esemplificano lo spirito degli Inklings. I libri tratti da una serie sono idonei se leggibili indipendentemente, altrimenti la serie diventa nominabile l’anno successivo alla pubblicazione del volume finale.
In questa categoria sono stati premiati libri quali i Racconti Incompiutidi J.R.R. Tolkien nel 1981, Tempesta di mezza estate di Poul Anderson, Il settimo figlio di Orson Scott Card, Il genio nell’occhio d’usignolo di Antonia S. Byatt,Stardust e I ragazzi di Anansi di Neil Gaiman, L’ombra della maledizione di Lois McMaster Bujold, Jonathan Strange e il signor Norrell di Susanna Clarke, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett e la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud. Nel 2016 questo premio è stato assegnato al volume Uprooted di Naomi Novik.
- il Mythopoeic Fantasy Award for Children’s Literature destinato ai libri per i lettori più giovani (dai «giovani adulti» ai libri illustrati per lettori principianti), nella tradizione dello Hobbit e Le Cronache di Narnia (le regole d’ammissione sono le stesse del Mythopoeic Fantasy Award for Adult Literature). La questione riguardante le opere borderline fra un premio e l’altro sarà discussa con il consenso dei comitati.
Tra i vincitori di questa categoria figurano The Crown of Dalemark e Dark Lord of Derkholm di Diana Wynne Jones, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett, la saga di Harry Potter di J.K. Rowling e Graceling di Kristin Cashore. Nel 2016 questo premio è stato assegnato al volume Castle Hangnail di Ursula Vernon.
- il Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies, il quale premia i saggi su J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e Charles Williams che forniscono contributi significativi allo studio degli Inklings. Per questo riconoscimento sono validi i libri pubblicati durante gli ultimi tre anni, inclusi i passati finalisti.
Questo premio è stato assegnato a saggi quali Gli Inklings di Humphrey Carpenter, La via per la Terra di Mezzo di Thomas A. Shippey, A Question of Time: J. R. R. Tolkien’s Road to Faërie di Verlyn Flieger e The Return of the Shadow di J. R. R. Tolkien, edito dal figlio Christopher. Nel 2016 questo premio è stato assegnato al volume Charles Williams: The Third Inkling di Grevel Lindop.
- il Mythopoeic Scholarship Award in Myth and Fantasy Studies, il quale premia libri accademici su altri autori specifici della tradizione degli Inklings, o a lavori più generali nei generi del mito e della fantasia. Anche per questo premio il periodo di eleggibilità è di tre anni.
Tra gli studi premiati si annoverano libri quali Strategies of Fantasy di Brian Attebery e The Encyclopedia of Fantasy curata da John Clute and John Grant. Nel 2016 questo premio è stato assegnato al volume The Evolution of Modern Fantasy: From Antiquarianism to the Ballantine Adult Fantasy Series di Jamie Williamson.
Il 4/5/2017 svelata la storia di Beren e Lúthien
Sicuramente avete tutti letto che ci sarà un nuovo libro di J.R.R. Tolkien uscirà nel maggio del prossimo anno: Beren e Lúthien sarà pubblicato nel 4 maggio 2017 a poche settimane dal centenario del momento in cui la giovane Edith danzò per John Ronald nei boschi di Roos nella primavera del 1917 (su come questo momento influenzò le opere di Tolkien è analizzato in maniera eccellente, ad esempio, da Michael Flowers in A Hemlock by any other name…). L’attesa è talmente grande che questo libro è già stato denominato la «Centenary Edition». Come sempre, però, girano molte ipotesi poco fondate su di esso. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Annunciati i finalisti alla Mythopoeic Society 2016
La Mythopoeic Society, organizzazione Usa letteraria e didattica no profit per lo studio, la discussione e la condivisione della letteratura mitologica e del Fantastico, ha reso noti i nomi dei finalisti dei suoi prestigiosi Mythopoeic Fantasy Award. Ci sono quattro categorie:
– The Mythopoeic Fantasy Award for Adult Literature è il premio assegnato al romanzo fantasy, in più volumi, oppure a raccolte di racconti per adulti di un singolo autore pubblicati durante il 2013 che meglio esemplificano lo spirito degli Inklings. I libri sono eleggibili nei due anni successivi la pubblicazione se non sono stati selezionati come finalisti durante il primo anno di eleggibilità. I libri tratti da una serie sono idonei se leggibili indipendentemente, altrimenti la serie diventa nominabile l’anno successivo alla pubblicazione del volume finale. In questa categoria, nel 1981 sono stati premiati i Racconti Incompiuti di J.R.R. Tolkien, oltre che Tempesta di mezza estate di Poul Anderson, Il settimo figlio di Orson Scott Card, Il genio nell’occhio d’usignolo di Antonia S. Byatt, Stardust e I ragazzi di Anansi di Neil Gaiman, L’ombra della maledizione di Lois McMaster Bujold, Jonathan Strange e il signor Norrell di Susanna Clarke, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett e la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud.
– The Mythopoeic Fantasy Award for Children’s Literature premia libri destinati ai lettori più giovani (dai «giovani adulti» ai libri illustrati per lettori principianti), nella tradizione dello Hobbit e Le Cronache di Narnia. Le regole d’ammissione sono comunque le stesse del Premio della Letteratura per adulti. La questione riguardante le opere borderline fra un premio e l’altro sarà discussa con il consenso dei comitati. Tra questi, ci sono due storie di Diana Wynne Jones, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett, la saga di Harry Potter di J.K. Rowling e Graceling di Kristin Cashore.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies, premio per i saggi su J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e Charles Williams che forniscono contributi significativi allo studio degli Inklings. Per questo riconoscimento sono validi i libri pubblicati durante gli ultimi tre anni (2011-2013), inclusi i passati finalisti.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Myth and Fantasy Studies è destinato a libri accademici su altri autori specifici della tradizione degli Inklings, o a lavori più generali nei generi del mito e della fantasia. Il periodo di eleggibilità è di tre anni, lo stesso per il premio per gli Inklings Studies.
Delattre: Tolkien? Prima la parola poi il mito
Non manca molto all’inizio del corso Aist 2016, in collaborazione con Accademia Medioevo nell’ambito del ciclo unico Il Medioevo attraverso Tolkien, che coinvolgere gli appassionati di J.R.R. Tolkien in una serie di conferenze, workshop, visite guidate, attività didattiche e stage a Roma e in vari luoghi sui Castelli romani (Lanuvio, Frascati, Genzano e Nemi): il primo appuntamento è il 30 gennaio. Ancor di più, l’attesa è grande per il corso di lingue elfiche del Tolkien Lab di Modena, lo spazio tolkieniano modenese gestito dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e dall’Associazione italiana studi Tolkieniani, che inizierà il 30 marzo. Proprio per preparare i lettori a tutte queste attività proponiamo un’intervista che mette in evidenza come l’autore dello Hobbit e del Signore degli Anelli fu anche un poeta e filologo medievale che nel dar forma all’universo della Terra di Mezzo creò delle lingue immaginarie molto elaborate. Intervistiamo Charles Delattre, docente di lingua, letteratura e mitologia greco-romana all’Université Paris Ouest Nanterre La Défense, che ha preso parte al «Dictionnaire Tolkien» pubblicato da CNRS Éditions (ne abbiamo parlato qui).
Ad Assisi Tolkien e le Lettere di Babbo Natale
All’età di 3 anni il primogenito di J. R. R. Tolkien, John, vide avverarsi quello che è probabilmente il sogno più diffuso tra i bambini: vedersi recapitare una lettera di Babbo Natale. Dal 1920 al 1943 ogni Natale, e occasionalmente anche qualche settimana prima, i figli del professore ricevevano una lettera dal personaggio fantastico che popola l’immaginario di miliardi di persone, che non conosce confini geografici e attraversa lo scorrere del tempo con la stessa facilità. Evocato dalla penna di Tolkien, che ne veste i panni con grande perizia, l’autore delle lettere è il Babbo Natale che tutti i bambini sognano e contemporaneamente possiede tratti che solo la fantasia di Tolkien gli può donare:
lo troviamo infatti affiancato da un nuovo compagno, l’Orso Bianco del Nord (nell’originale North Polar Bear), protagonista di tante disavventure, tanto importante e caro all’anziano da poter intervenire nelle lettere aggiungendo delle postille personali. Scopriamo anche particolari sconosciuti sulla famiglia di Babbo Natale: compaiono infatti, sebbene solo in pochi accenni, il fratello verde di Babbo Natale, il quale porta il suo stesso nome (Nicholas, Nicola nella traduzione italiana), ed il padre dei due, Nonno Yule, che lascia scorgere per un istante la complessa storia della festività invernale.
Attraverso la lente dell’immaginazione del professore anche elementi classici della tradizione natalizia assumono nuove connotazioni: i più famosi aiutanti di Babbo Natale, gli elfi, oltre ad impacchettare regali diventano anche capaci guerrieri che difendono le cantine (usate come magazzini) dagli attacchi dei goblin, intenzionati a rubare i giocattoli destinati ai bambini (specialmente quelli meccanici, particolare tramite il quale l’appassionato tolkieniano già avverte assonanze coi goblin dello Hobbit).
Le Lettere di Babbo Natale è una lettura tanto per i più piccoli quanto per i grandi appassionati di Tolkien, che potranno scorgere in questo microcosmo semplificato echi che richiamano alla mente le opere più famose e complesse del professore come la passione per i fuochi d’artificio che accomuna Babbo Natale (e l’Orso Bianco del Nord) e Gandalf, la presenza costante di un giardiniere persino in un luogo dominato dal gelo (ruolo rivestito dall’infaticabile Samvise Gamgee nel Signore degli Anelli) e il nome dell’elfo che Babbo Natale sceglie come segretario, Ilbereth, che riporta alla memoria la Valië Elbereth. Ritroviamo vari aspetti delle opere di Tolkien: l’appassionato linguista, che fa creare un alfabeto all’Orso Bianco del Nord dai segni lasciati sulle pareti delle grotte dai goblin, l’artista, poiché quasi tutte le lettere sono decorate ed accompagnate da un’illustrazione dell’evento principale narrato in quell’occasione, e infine il poeta, con un componimento contenuto nella lettera del 1938. Persino in una ricorrenza portatrice di gioia e speranza si avverte però lo spettro della Seconda Guerra Mondiale, così come il ricordo della Prima pervade la maggioranza della produzione tolkieniana. Babbo Natale fa riferimento al conflitto dal 1939 fino all’ultimo messaggio, datato 1943, anno in cui Priscilla (la minore dei figli di Tolkien, nella foto insieme Christopher e la madre Edith) ormai quattordicenne appese per l’ultima volta la propria calza.
Il Silmarillion come trilogia al cinema
E se Il Silmarillion fosse un film? O meglio, una trilogia cinematografica? Dopo le fatiche di Peter Jackson sul Signore degli Anelli e sullo Hobbit, i sogni degli appassionati lettori di J.R.R. Tolkien sono rivolti con insistenza verso l’altro grande capolavoro dello scrittore inglese e, nonostante le smentite e i vincoli del copyright, sono in molti quelli che sperano che si possa avviare presto un progetto sul Silmarillion. Addirittura c’è chi sta lavorando a una ipotetica sceneggiatura! L’ultimo in ordine di tempo è ora C.E. High, docente di storia europea e studioso di Tolkien che vive e lavora in Texas, che si è cimentato nell’adattamento del Silmarillion come se fosse una trilogia cinematografica. Riportiamo qui di seguito la traduzione dell’articolo. Buona lettura!
Il Silmarillion di Tolkien secondo Peter Jackson
Se ne è parlato e se ne parlerà ancora molto nonostante ciò che afferma il regista neozelandese. Ma a quanto pare il suo diniego non dipende dal fatto di non voler girare il film, ma tutto dipende solo da una questione di diritti della Tolkien Estate sugli scritti del Professore. C’è da considerare il veto assoluto che Christopher Tolkien ha impresso su questo libro, aborrendo le trasposizioni cinematografiche del buon Peter. Ora esce un’intervista su Collider a Peter Jackson, a pochi giorni dal Comic-Con di Los Angeles, in cui tra le molte domande, il regista si è soffermato sulla possibilità, dopo Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, di poter fare un film anche sul Silmarillion.
Pubblicato il Beowulf tradotto da Tolkien
A quarant’anni dalla sua morte, J.R.R. Tolkien continua a pubblicare. Dopo quasi novant’anni dalla stesura, uno dei manoscritti più favoleggiati dello scrittore inglese vedrà finalmente la luce. Non si tratta di un seguito del Signore degli Anelli o di un’opera sulla Terra di Mezzo, ma i legami ci sono comunque. Il 22 maggio sarà in libreria nei Paesi anglosassoni la traduzione e il commento del Beowulf fatta da Tolkien. Il volume è curato dal figlio dello scrittore, Christopher Tolkien, conterrà anche un racconto inedito con uno stile e delle tematiche legate al poema anglosassone. HarperCollins cura l’edizione in Gran Bretagna, con due edizioni regolari e una deluxe, mentre Houghton Mifflin Harcourt pubblica negli Stati Uniti solo l’edizione cartonata (tutte le edizioni qui). L’uscita del volume conferma la linea inaugurata dal 2009 con «La leggenda di Sigurd e Gudrùn» e confermata dalla «Caduta di Artù»: far conoscere le trasposizioni dei poemi medievali cui Tolkien lavorò negli anni Venti e Trenta, prima di scrivere «Lo Hobbit». l’edizione unisce la narrazione in prosa con note e commenti extra, oltre alla traduzione parziale in versi (circa 600 versi del Lay del Beowulf). Ad esso si aggiunge il componimento Sellic spell, la dimostrazione della creatività dello scrittore: è una «meravigliosa favola» scritta come fosse tratta dal folclore dell’ Inglese antico per forma e stile, in cui non vi è alcuna associazione con le «leggende storiche dei regni del Nord», cioè quei temi che invece sono il contenuto del Beowulf.
Tolkien traduce il Beowulf: in libreria il 22 maggio
Dopo quasi novant’anni uno dei manoscritti più attesi da tutti gli studiosi di J.R.R. Tolkien sarà finalmente pubblicato. Non si tratta di un’opera sulla Terra di Mezzo, ma i legami ci sono comunque. HarperCollins ha annunciato che il 22 maggio 2014 sarà in libreria la traduzione e il commento del Beowulf fatta da Tolkien. Il volume sarà curato dal figlio, Christopher Tolkien, e conterrà anche un racconto inedito dello scrittore con uno stile e delle tematiche legate al poema anglosassone. Il Beowulf fu, per ammissione dello stesso Tolkien, una delle fonti di ispirazione per la sua opera. E anche Sellic spell ne è una dimostrazione: è una «meravigliosa favola» scritta da Tolkien come se fosse per forma e stile una fiaba in Inglese antico, in cui non vi era alcuna associazione con le «leggende storiche dei regni del Nord».
Jackson e il Silmarillion: perché non lo farà?
È appena uscito al cinema Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug di Peter Jackson ha completamente sbancato i botteghini nazionali (Stati Uniti), guadagnando l’impressionante cifra di 73 milioni di dollari (53,5 milioni di euro). Il grande successo si conferma in linea con gli ottimi risultati raggiunti dai film ambientati nella Terra di Mezzo e ha fatto sì che molti cominciassero a pensare al futuro. L’anno prossimo arriverà Lo Hobbit: Racconto di un Ritorno (Ndt – sembra che il titolo ufficiale italiano sia questo…) che sembra rappresenterà la fine dell’era di J.R.R. Tolkien sul grande schermo. C’è un modo per poter vedere ancora dell’altro? La triste realtà è che le possibilità sono misere.
Fan film, ecco Mr. Bliss: da penna a schermo
Chi di voi non ha mai raccontato una storia ai propri figli? Chi non se l’è mai sentita riferire dai genitori? Chi non si è mai immaginato, da bambino, di fare un viaggio inconsueto, incontrando personaggi tanto curiosi quanto divertenti? Ebbene alcune persone hanno l’arte di materializzare queste storie, di raccontarle, di scriverle, di regalarle. J.R.R. Tolkien era uno di questi individui speciali e ciò non si evince soltanto dai suoi capolavori, bensì anche dalle opere “minori”. È questo il caso di “Mr. Bliss”, favola scritta ed illustrata dall’autore negli anni ’30, ma pubblicata postuma. La storia racconta le vicende del signor Bliss, personaggio parzialmente autobiografico, che, dopo aver comprato un’auto gialla con le ruote rosse, compie un breve viaggio per recarsi da alcuni conoscenti. Il percorso sarà accidentato per il protagonista, che vivrà diversi incontri-scontri con orsi, persone curiose e persino arrabbiate. Nel 2004 la favola incontra la curiosità e il genio del regista russo Gennadij Tiščenko, che crea un’animazione dalle illustrazioni del Professore.
Ecco come Christopher pubblicò il Silmarillion
Talvolta anche un outsider fa meglio degli esperti. Douglas C. Kane è un avvocato statunitense specializzato nelle discriminazioni e i casi di molestie sul lavoro. Ma è anche un appassionato di J.R.R. Tolkien e delle sue opere da oltre trent’anni, ha fondato e gestisce il forum The hall of fire. Il suo primo libro, Arda Reconstructed: The Creation of the Published Silmarillion, è stato pubblicato dalla Lehigh University Press nel 2009, ed è stato inserito nel 2010 e nel 2011 nella cinquina dei finalisti della sezione saggistica dei Mythopoeic Fantasy Award, i prestigiosi premi della Mythopoeic Society, la Società tolkieniana negli Usa. Un’edizione tascabile è stata pubblicata quest’anno. Nella sua casa di Santa Cruz, in California, Kane si è letto Il Silmarillion, probabilmente un migliaio di volte. Tanto deve essere servito per analizzarlo e capire come si è arrivati alla sua pubblicazione. Proponiamo una recensione del libro firmata da Claudio Testi, riportando prima le parole di Christopher Tolkien nell’introduzione al Silmarillion: «… Mi è risultato evidente che lo sforzo inteso a presentare, in un unico volume, materiali così disparati – di offrire Il Silmarillion quale è in realtà, un atto di creazione continua, la cui evoluzione è durata oltre mezzo secolo — non avrebbe che ingenerato confusione, obnubilando quanto vi è di essenziale. Ragion per cui mi sono accinto a elaborare un testo unico, scegliendo e ordinando i materiali in modo tale da attribuire loro l’aspetto di una narrazione più coerente e priva di contraddizioni…». E poi ancora: «Il lettore non si aspetti di trovare un’assoluta coerenza (né nell’ambito del Silmarillion stesso, né tra questo e altri scritti di mio padre dati alle stampe), che del resto potrebbe essere raggiunta, semmai, soltanto a prezzo assai caro e oltretutto inutile». Christopher, quindi, era stato molto onesto fin dall’inizio circa la natura del testo. Secondo Verlyn Flieger, il libro di Kane affianca la History: mentre il secondo «ricostruisce quale versione fosse intesa risalire a quale tradizione», il primo «disseziona la storia estremamente complicata delle scritture e riscritture dell’evento da parte di Tolkien».
Cosa avrebbe pensato Tolkien dei film di Jackson
Sul sito TheOneRing.net è apparso un intervento di un collaboratore, Maedhros, statunitense di Grand Rapids (Michigan), appassionato lettore di di J.R.R. Tolkien e amante dei film di Peter Jackson. Vista la validità dell’articolo, abbiamo voluto pubblicarlo anche sul nostro sito, nella traduzione in italiano fatta a tempo di record da Erin, che ringraziamo calorosamente. Naturalmente, tutto ciò che è scritto riflette soltanto l’opinione dell’autore e non necessariamente quella dell’Associazione romana studi Tolkieniani. Per le altre recensioni sui film, si può seguire i link in fondo al testo.
Molti di noi si sono fatti questa domanda, ma nessuno è riuscito a dare una risposta: «che cosa avrebbe pensato J.R.R. Tolkien della versione cinematografica de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson?». Dato che ho letto molto ed anche molto ponderato su Tolkien e il suo mondo inventato e mi sono trovato coinvolto in dibattiti circa la qualità e l’accuratezza dei film, mi sono sentito in grado di dire: «Beh! Ci sono parti dei film che avrebbe amato e altre che avrebbe odiato». Ma questo non è Tolkien. Sono io. L’autore morì molto tempo prima che girassero La Compagnia dell’Anello nel 2001, quindi non potrò mai sapere quale reazione avrebbe avuto ai film di Jackson, e nessun altro potrà mai saperlo.
Esce The Fall of Arthur: scarica l’introduzione
Finisce l’attesa per l’inedito di J.R.R. Tolkien. È disponibile in libreria e sugli store online l’ultima fatica di Tolkien, soprattutto del figlio Christopher che ha sistemato i molti manoscritti dello scrittore inglese, li ha ordinati cronologicamente e ne ha fornito un ampio apparato critico. E con questo lavoro prende sempre più piede quella che è una nuova branca degli studi tolkieniani, cioè quella dedicata alla riscrittura moderna dei miti “nordici” (scandinavi e anglosassoni), a cui Tolkien si dedicò usando però l’antica poesia allitterativa. Sì, perché The Fall of Arthur altro non è che un divertissement, un esercizio di stile, un raffinato gioco letterario che però coinvolgeva molto il professore e lo portò a scrivere e riscrivere poemi che inserì anche nel mondo della Terra di Mezzo, come I Figli di Húrin. Tolkien si dilettò con l’inglese antico nel Ritorno di Beorhtnoth (The Homecoming of Beorhtnoth, ispirato al poema la Battaglia di Maldon e nelle sue versioni delle saghe norrene The New Lay of the Völsungs e The New Lay of Gudrún, anche se l’unico pubblicato durante la sua vita fu Sir Gawain e il Cavaliere Verde, scritto nell’inglese medio del XIV secolo e da lui reso nello stesso metro in inglese moderno. A quest’ultimo ora si collega idealmente The Fall of Arthur. A fine articolo si può scaricare l’introduzione di Christopher Tolkien.
Lingue elfiche: il primo seminario anche in Italia
La linguistica tolkieniana è una disciplina che merita rispetto. E anche in Italia qualche piccolo passo si sta facendo. Ne è un segnale l’organizzazione vicino Roma, il 27 e 28 aprile, di quello che è il primo seminario sulle lingue tolkieniane, il workshop «Le lingue e i canti degli Elfi». A cura di Gianluca Comastri – studioso e ricercatore, presidente di Eldalie – con il patrocinio della Società Tolkieniana Italiana, il corso è ospitato dall’Accademia Medioevo e si svolgerà presso il Centro studi Eos di Lanuvio (Roma). Per tutti coloro che intendono partecipare, la prenotazione si riterrà effettiva con la compilazione del modulo d’iscrizione e il versamento di una quota di iscrizione (80 euro). Il Centro Eos è facilmente raggiungibile in treno dalla stazione di Roma Termini. Per info e prenotazioni scrivere una mail a info@accademiamedioevo.it, oppure telefonare ai seguenti numeri: 338/4787362 – 3471364049. Le lingue inventate dall’autore del Signore degli Anelli rientrano nell’ambito di quella che è la glossopoiesi, l’arte di creare linguaggi artificiali sviluppandone la fonologia, il vocabolario e la grammatica. Oltre a J.R.R. Tolkien, i più conosciuti glottopoieti sono, probabilmente, L.L. Zamenhof con l’Esperanto e Marc Okrand, creatore del Klingon del mondo di Star Trek .
Le lingue di J.R.R. Tolkien. Esce Vinyar Tengwar 50
Per tutti gli appassionati di J.R.R. Tolkien che sono interessati ai suoi linguaggi inventati, una notizia molto gradita giunge da Carl F. Hostetter. Il cinquantesimo numero della rivista linguistica specializzata curata dalla Elvish Linguistic Fellowship (la Compagnia Linguistica Elfica, abbreviato E.L.F.), Vinyar Tengwar, è finalmente all’orizzonte! Per gli esperti di lingue tolkieniane la Elf è una vera e proprio istituzione, continua fonte primaria di perle linguistiche.
Ora le slot machine: la denuncia della Tolkien Estate
A poche settimane dall’uscita del lungo atteso adattamento cinematografico di The Hobbit di J.R.R. Tolkien, gli eredi dello scrittore e l’editore del romanzo HarperCollins hanno sporto denuncia nei confronti di Warner Bros., New Line e del produttore Saul Zaentz, per quelle che ritengono violazioni dei diritti loro concessi. Nella denuncia (qui si può leggere la versione completa), che comporta un risarcimento danni per 80 milioni di dollari, depositata lunedì alla corte distrettuale di Los Angeles, la Tolkien Estate e l’editore inglese sostengono che sono stati violati i diritti d’autore, che la Warner Bros e la controllata New Line hanno in concessione da Saul Zaentz Co. Il punto cruciale della causa è che il contratto sui diritti d’autore vecchio di decenni: «Le parti contraenti del testo originale avevano previsto solo una licenza limitata sul diritto di vendere i prodotti di consumo del tipo regolarmente commercializzato all’epoca, come statuette, vasellame, articoli di cancelleria, abbigliamento e simili», afferma la denuncia. «Nel contratto non è inclusa la concessione di sfruttamento dei diritti d’autore elettronici o digitali, su media che ancora non erano stati inventati o altri beni immateriali come i diritti in materia di servizi». Quindi, tra questi non rientra Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello: gioco di slot online (potete vederne un video in fondo all’articolo).
La Tolkien Estate ne è venuta a conoscenza tramite una e-mail di spam al suo avvocato nel settembre 2010, cosa che ha causato un esame sui limiti dell’accordo sullo sfruttamento dei diritti d’autore. La casa che tutela i diritti degli eredi di Tolkien ha poi fatto sapere di aver appreso che la Warner Bros ha realizzato slot machine tradizionali, con i diversi personaggi del Signore degli Anelli da far combaciare nelle combinazioni vincenti, così come di altri prodotti fuori dei limiti del contratto originale.
La denuncia espone poi la storia del contratto di sfruttamento dei diritti d’autore connesso allo Hobbit e al Signore degli Anelli, che ebbe inizio nel 1969, ma che vide il produttore cinematografico Saul Zaentz comprarli soltanto nel 1976. Nel 1978 l’azienda Usa produsse la versione animata del Signore degli Anelli, scritto principalmente da Peter S. Beagle e diretto dall’animatore Ralph Bakshi. Oggi, attraverso la Middle-earth Enterprises, Saul Zaentz possiede in tutto il mondo i diritti di sfruttamento di Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli nelle versioni per il cinema, il teatro e i diritti di merchandising. Ma
Zaentz, sostiene il legale, non ha diritti contrattuali riservati «non espressamente concessi nel contratto». Ma la Warner Bros e gli altri imputati si sono «con audacia crescente, impegnati in un modello costante e crescente di usurpazione dei diritti d’autore a cui non hanno diritto», è scritto nella denuncia. Ad esempio, i loro diritti prevedono solo merce “tangibile”, non videogiochi scaricabili disponibili solo su computer portatili, smartphone, tablet o per Facebook. «Gli imputati hanno anche affermato e continuano ad affermare di avere diritti relativi a una vasta gamma di beni e servizi al di là del loro contratto di copyright e hanno registrato marchi e depositato brevetti in categorie commerciali senza limitazione, tra cui alberghi, ristoranti, agenzie di viaggio, suonerie, giochi online/scaricabili e complessi residenziali: tutte categorie i cui diritti d’autore non sono stati chiaramente concessi loro». Nella denuncia la Tolkien Estate elenca diverse categorie di prodotti, ma è particolarmente irritata dai nuovi giochi d’azzardo, che sviluppano elementi non presenti nella storia del Signore degli Anelli. «Non solo la produzione di giochi d’azzardo superano palesemente la portata dei diritti d’autore degli imputati, ma questo comportamento illecito ha la conseguenza di indignare lo zoccolo duro dei lettori forti di Tolkien, causando un danno irreparabile per l’eredità dello scrittore e la reputazione delle sue opere». La causa intentata dalla Tolkien Estate giunge ora dopo lunghe discussioni e tentativi di transazione non andati a buon fine con le ditte Usa citate sopra e sarà l’inizio di una altrettanto lunga battaglia legale. Naturalmente, non sfugge la concomitanza con l’uscita del film, da cui la denuncia trarrà maggiore visibilità.
Quando Neil Gaiman sognava J.R.R. Tolkien
Sempre più scrittori riconoscono il proprio debito letterario nei confronti di J.R.R. Tolkien. Uno di questi è Neil Gaiman. Lo scrittore inglese, sceneggiatore di fumetti di enorme successo come Sandman e The Books of Magic, è autore di romanzi come Nessun dove (Neverwhere, edito in Italia da Fanucci), Stardust (pubblicato per la Magic Press) e Good Omens, scritto a quattro mani con Terry Pratchett. Il suo romanzo American Gods (pubblicato in Italia da Arnoldo Mondadori Editore) è stato premiato con un Hugo quale miglior romanzo. Di Gaiman è anche Coraline (pubblicato in Italia da Mondadori nel 2004), romanzo vincitore del Premio Hugo e del Premio Nebula per il miglior romanzo breve, da cui è stato realizzato un film d’animazione intitolato Coraline e la porta magica.
Se la lettertura fantastica di Tolkien parla in qualche modo del “crepuscolo del mito” di fronte all’avanzata della modernità, Gaiman nei suoi cicli di romanzi e fumetti, parla di un fantastico mitologico che coabita con la modernità e le sue forme. In questo senso, Gaiman ricorda il modo con cui George R.R. Martin ha letto e assorbito le opere di Tolkien. Nel 2004, Gaiman fu ospite d’onore della 35° Mythcon, l’annuale conferenza della Myhtopoeic Society, la Tolkien Society Usa. In quell’occasione, lo scrittore parlò del suo rapporto con l’autore del Signore degli Anelli. Il discroso di Gaiman fu, poi, pubblicato nell’ottobre 2004 su una delle riviste della società, Mythprint. Qualche giorno fa, Gaiman ha reso pubblico il testo sul suo blog. E l’Associazione romana studi Tolkieniani lo ha tradotto per voi.

