Una delle caratteristiche che più distingue l’opera tolkieniana da quella di tanti altri scrittori è la profondità storica e mitologica del suo mondo, profondità che i lettori italiani possono apprezzare di più grazie al Silmarillion, la raccolta di leggende che pubblicò il figlio Christopher nel 1977, carissime al Professore e che tentò più volte di pubblicare, come dimostrano le sue lettere:
“Da quando ho rivelato questa sciocchezza privata e tanto amata, ho sofferto un senso di paura e perdita; e penso che se a Lei fosse sembrata una sciocchezza, ne sarei stato veramente distrutto. Non mi importa dei versi, che malgrado qualche passaggio virtuosistico hanno grossi difetti, poiché per me sono solamente la materia prima di partenza. Ma ora spero certamente, un giorno, di essere in grado, o di potermi permettere, di pubblicare il Silmarillion!” (Lettera 19, a Stanley Unwin, 16 dicembre 1937)
Ma cos’è esattamente il Silmarillion, come spiegarlo a chi non l’ha letto, come proporlo a chi ancora non si è avvicinato ad uno dei testi tolkieniani più affascinanti?
Ecco la presentazione di Nicola Nannerini.
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Ad Aubusson due nuovi arazzi tolkieniani
Aubusson tisse Tolkien è il nome del progetto che vede coinvolti la Cité internationale de la tapisserie di Aubusson e la Tolkien Estate, con lo scopo di realizzare, entro il 2021, un ciclo di tredici arazzi e un tappeto che raffigureranno alcune delle illustrazioni dello stesso J.R.R. Tolkien. Progetto annunciato agli inizi del 2017, ma la cui idea fondante risale al 2012, per la fine dell’anno è cominciata la tessitura dopo la realizzazione di tutti i disegni preparatori. Un primo grande passo è stato compiuto nella prima parte del 2018, con la realizzazione del primo arazzo, Bilbo comes to the Huts of the Raft-Elves, esposto da aprile. Gran parte di quest’anno è ormai trascorsa e altri due arazzi hanno visto la luce; vediamo assieme quali!
Una storia dei Silmaril nella Quinta Era
“Chiunque dimorasse ad Aman fu ricolmo di meraviglia e piacere per l’opera di Fëanor, e Varda consacrò i Silmaril, sì che in seguito nessuna carne mortale, nessuna mano impura, nulla di malvagio potesse toccarli senza bruciare e avvizzire; e Mandos predisse che i destini di Arda, terra, mare e aria, erano racchiusi nei Silmaril.” (Il Silmarillion)
Una delle annose questioni tolkieniane è legata al fato dei Silmaril, tanto più se si vedono le vicende della Terra di Mezzo e di tutta Arda come un passato mitologico del nostro mondo. C’è chi ha provato a trovare una risposta a questo interrogativo, e quella che oggi vi proponiamo è di certo una risposta particolare.
Questo articolo è apparso originariamente sul sito Slate Star Codex, un blog dedicato alla scienza, alla medicina, alla filosofia, alla politica e al futurismo, creato da Scott Alexander, uno psichiatra statunitense. Ringraziamo Lorenzo Gammarelli, che l’ha tradotto per i fan di Tolkien italiani e vi auguriamo una buona lettura!
Strenne di Natale 2017: Bompiani cambia solo le copertine
Manca davvero poco a Natale, ed è ora di iniziare a pensare ai regali! Per far cosa gradita a un appassionato tolkieniano non c’è nulla di meglio di un libro: i titoli disponibili sono davvero tantissimi, a partire dalle opere primarie per passare poi ai testi di critica. Per iniziare, rimane sempre valida la nostra bibliografia consigliata; per orientarsi tra i moltissimi volumi di saggistica pubblicati negli anni può anche essere utile consultare la nostra rubrica Le pillole di Claudio Testi, vera e propria bibliografia ragionata in cui lo studioso, segretario dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e vicepresidente dell’AIST, li analizza brevemente ed esprime la propria valutazione. Se invece preferite optare per i titoli più recenti, quest’anno la scelta è abbastanza limitata, pur se interessante.
L’AIST a Lucca: seminari, incontri e il calendario
Mancano poco più di dieci giorni all’inizio di Lucca Comics and Games, il Festival internazionale dedicato al fumetto, al gioco e all’illustrazione, che si terrà a Lucca dal 1 al 5 novembre. Come già annunciato l’AIST sarà presente, con il suo stand nel padiglione Games di viale Carducci, e anche questa volta ha in serbo un ricco programma dedicato al Professore, che renderà indimenticabile l’appuntamento più atteso dell’anno da tutti gli amanti del fantastico.
Il Silmarillion compie quarant’anni!
“There was Eru, the One, who in Arda is called Ilúvatar; and he made first the Ainur, the Holy Ones, that were the offspring of his thought, and they were with him before aught else was made. And he spoke to them, propounding to them themes of music; and they sang before him, and he was glad.”
(Esisteva Eru, l’Unico, che in Arda è chiamato Ilúvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, Coloro che sono santi, progenie del proprio pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altra cosa fosse creata. Ed egli parlò loro, proponendo loro temi musicali; ed essi cantarono al suo cospetto, ed egli ne fu lieto.)
Pochi tra gli appassionati tolkieniani non riconosceranno queste parole: così si apre l’Ainulindalë, “La Musica degli Ainur”, il primo capitolo del Il Silmarillion, la raccolta di leggende che, partendo dalla cosmogenesi, narra le antiche storie degli Elfi e degli uomini. Christopher Tolkien diede alle stampe Il Silmarillion 40 anni or sono, nel 1977, proprio questo stesso giorno (in Italia sarebbe apparso l’anno successivo). Invero questo settembre si prospetta come un mese di celebrazioni tolkieniane: oltre a festeggiare l’uscita del Silmarillion, giovedì 21 ricorre l’ottantesimo anniversario della pubblicazione de Lo Hobbit (1937) e venerdì 22 cade il compleanno di Bilbo e Frodo Baggings.
Conoscere Tolkien al pub Lannister di Roma!
Inizia domenica 11 giugno, un ciclo di incontri incentrati sui libri più noti di Tolkien presso il pub Lannister, Via Borgo Ticino 31-33, a Roma.
Sono “incontri” e non “conferenze” perché l’idea è proprio quella di sedersi in un pub, come al Drago Verde, al Persico d’oro o al Puledro Impennato, tra amici discutendo amabilmente tutti assieme della storia degli hobbit, dei viaggi alla Montagna Solitaria, al Monte Fato, degli Elfi, dei Silmaril e di molto altro ancora. Saranno proposti degli spunti per iniziare le riflessioni che coinvolgeranno anche il pubblico. Leggere il libro “titolo” della serata è consigliato.
Questa formula più simile a una tavola rotonda che a una conferenza classica è già stata utilizzata dall’AIST, riscuotendo l’approvazione dei presenti, sia degli appassionati sia di coloro che di Tolkien hanno solo sentito parlare.
Salmar, il Vala dimenticato
L’elfo Fingolfin, anima tragica del Silmarillon
Fingolfin, figlio di Finwë, è uno dei personaggi più interessanti, completi e intensi del Silmarillon. Secondo figlio maschio di Finwë, nato dal matrimonio con Indis, Fingolfin è un personaggio singolare e affascinante. Dei tre fratelli è quello la cui personalità appare meglio definita: dei tre figli di Finwë, il geniale, impulsivo ed egotico Fëanor e il saggio Finarfin, su cui tuttavia abbiamo meno informazioni (anche perché “i popoli felici non hanno storia”, e Finarfin è colui che raccoglierà in una pace dolente i frutti dell’operato della sua famiglia), Fingolfin è quello che appare più simile al padre, con cui condivide lungimiranza, capacità di analisi e senso della famiglia, dotato della capacità (e del coraggio) di porsi di fronte al fratello Fëanor (di cui condivide alcuni tratti di carattere, pur essendo più equilibrato) e di proseguirne i disegni. Due sono gli eventi che illuminano la figura di Fingolfin: la riconciliazione con Fëanor, a valle di una lunga contesa, e l’adesione alla ricerca dei Silmarilli. La prima è una necessità, dettata dal senso della famiglia e della gerarchia. Fingolfin crede fermamente nella doverosità della sua riconciliazione e nella promessa verso il fratello, anche se ciò non comporta una soverchia simpatia nei suoi confronti. Fingolfin è consapevole del ben scarso amore del fratello nei suoi confronti e, a sua volta, non ne nutre molto: come Fëanor, è dotato di sentimenti forti e radicati. Tuttavia, in una società che richiama fortemente i valori del clan, la posizione di un fratello maggiore, peraltro dotato di grandi meriti come Fëanor, deve essere rispettata. In modo non dissimile, Finwë si esilia volontariamente per tutta la durata dell’esilio di Fëanor a Formenos, al punto da dichiarare di non poter essere re fintantoché il figlio fosse stato esiliato.
L’adesione alla sostanzialmente fallimentare quête di Fëanor, che contrasta con la prudenza di Fingolfin, deve invece essere inquadrata non tanto (o non soltanto) nell’ambito di una vendetta familiare per la morte di Finwë e/o per il furto dei Silmarilli stessi, quanto invece una rivolta contro Melkor che ha compromesso in modo definitivo il mondo che Fingolfin ama. Fingolfin, infatti, è colui che cerca disperatamente lo status quo e che, se appena potesse, se lo terrebbe stretto, pur senza rinunciare né al suo rango, né alla sua parola, quale che sia: e quindi, anche di fronte al tradimento del fratello maggiore, al quale ha giurato fedeltà, non rinuncia a seguirlo, affrontando la traversata dell’Helcaraxë, impresa titanica che altri (Finarfin in testa, probabilmente, per il citato buonsenso) avrebbero abbandonato, preferendo tornare indietro. Fingolfin è quindi un personaggio tragico, mosso da un destino ineluttabile di distruzione al quale tuttavia non ci si può consegnare senza lotta. In una casata, quella di Finwë, caratterizzata fortemente da un daimon eroico, Fingolfin rappresenta la componente tragica, in opposizione a Fëanor, che ne rappresenta l’elemento maledetto, pretendendo di modificare il mondo con la propria volontà (in un orizzonte più schopenhaueriano che nietzschiano), e Finarfin, che raccoglie i resti della follia del mondo tentando di curarne le ferite (testimone raccolto da Finrod e, infine, da una rinsavita Galadriel che, nell’ultima parte della sua esistenza nella Terra di Mezzo, di preoccuperà di guarire, non di dominare). Fingolfin intuisce benissimo dove le sue scelte condurranno lui e la sua famiglia, tuttavia la strada da prendere è una e una soltanto, quella della parola data: il giuramento di Fingolfin non è da meno di quello di Fëanor, anche di fronte al tradimento, e Fingolfin e la sua famiglia ne pagheranno le conseguenze con sconcertante consapevolezza.
È quindi la svolta drammatica della Dagor Bragollach a rivelarlo per ciò che è: la galoppata verso Angband, con una furia che lo rende simile ad Oromë, la sfida a Melkor, che ricalca la maledizione lanciatagli dal fratello, sono elementi che evidenziano certamente una mancanza di valutazione del pericolo che sfiora la follia, richiamando l’esaltata smania di Fëanor, ma che sono riconducibili ad un dovere che travalica la vita stessa, con, in più, un elemento interiore tragico e potente che induce ad un coinvolgimento emotivo e ad una pietas che a Fëanor, oggettivamente, non è possibile tributare. Una pietas eguagliata solo da quella provata per Fingon, altro personaggio di statura classica, il cui comportamento con Maedhros non a caso replica quasi pedissequamente (anche se con una componente maggiore di calore umano) il rapporto del padre e dello zio. Ma è l’invocazione lanciata a Manwë Súlimo nell’ora del dolore dei Noldor, toccante di pietas appunto, a suggellare il destino tragico della famiglia. Solo Éomer, a cavallo sulla collina, che canta disperato per la morte dello zio e della sorella contemplando la fine del proprio mondo, provoca lo stesso sentimento. Tuttavia c’è anche un altro elemento, veramente notevole e distintivo del personaggio: Fingolfin è l’unico a sfidare Melkor in persona, esattamente come Finwë, che fronteggia impavido Morgoth in cerca dei Silmarilli. Non Fëanor, al quale Melkor ha rubato i Silmarilli ma che non degna di uno scontro diretto. Non suo figlio Fingon, che, nella sua triste parabola, muore con ignominia, sfracellato dalle mazze dei nemici, senza che nessuno si muova per lui, per raccogliere il suo povero corpo.
Fingolfin è l’unico al quale Melkor risponda, esattamente come a suo padre (ci sarebbe anche Lúthien, ma è un’altra situazione). Fingolfin è considerato da Melkor se non un pari, quanto meno un nemico da considerare, la cui sfida è rilevante anche ai fini della sua immagine. Sconfiggere Fingolfin (e a caro prezzo, peraltro) è per Morgoth un punto d’onore, una sfida rilevante, una necessità quasi per affermarsi di fronte ai suoi, perché Finwë e Fingolfin sono gli unici a porsi di fronte all’abisso, al male e alla tenebra, chiedendo e sostenendo un confronto. E non è un caso che il corpo di Fingolfin sia recuperato da Thorondor perché non sia profanato: un onore che Manwë, cui Thorondor risponde, ha voluto tributare ad un eroe con statura da semidio. Il risultato è quello di un personaggio ricco di sfumature, che Tolkien destina evidentemente alla grandezza e al comando molto più di quanto non fosse Fëanor. È quindi naturale l’avvicendamento con il fratello, che per Maedhros, al quale non sfugge, dopo il rogo delle navi, il fatto che il giuramento sia incompatibile non solo con qualsiasi idea di governo ma quasi con la vita e il mondo, perché, così come concepito dalla mente paranoica di Fëanor, travalica ogni legge e ogni essere vivente. Del governo di Fingolfin, come in ogni romanzo cavalleresco che si rispetti, non si sa nulla, se non che fu un buon re, come nelle saghe arturiane. E Fingolfin, in fin dei conti, è, fra tutti, quello più simile a Re Artù.
Tolkien conquista la Toscana e le Marche
Il 2017, annunciato come anno molto importante per gli appassionati di Tolkien, non aveva tardato a dimostrarsi tale con l’inizio di Tolkien: un viaggio inaspettato all’interno di Pantheon su Rai Radio3 il 7 gennaio e la mostra Lords for the Ring al WOW Spazio Fumetto dal 14 gennaio: l’anno appena cominciato si arricchisce ora di due serie di incontri che si terranno a Firenze e a Castelfidardo (AN), ad opera rispettivamente dello Smial Lothlórien e dei Cavalieri del Mark.
I saggi dell’AisT: Tolkien e Platone
Si è fatto attendere molto il contributo che presentiamo oggi e non per colpa dell’autore. Un testo scritto da tempo che ha richiesto diverso tempo per essere formattato, perché soprattutto andava metabolizzato e doveva uscire in un momento propizio, non troppo vicino al saggio precedente di Elisabetta Marchi, non troppo vicino al convegno internazionale di Verona, che oltre a catalizzare tutte le energie dell’Associazione, avrebbe rischiato di oscurare la pubblicazione sul sito web di un saggio come questo, che è molto approfondito e merita una riflessione serena e senza distrazioni.
L’autore, Salvatore Marco Ponzio (Policoro, 1985), è uno studioso di Storia della Filosofia antica e si occupa di didattica della Filosofia per le scuole superiori. Laureatosi in Filosofia all’Università di Siena, ha conseguito nel 2013 l’abilitazione per l’insegnamento della Storia e della Filosofia nella Scuola Secondaria di II grado. Ad oggi collabora con il blog Lavoro Culturale per cui è autore di alcuni articoli sul mondo della scuola e sull’innovazione e la ricerca didattica. Per La Medusa editore ha pubblicato Cosmo e Demiurgo sulla metafora artigianale nel Timeo di Platone.
“The Story of Kullervo”: ecco la seconda parte
Dopo aver discusso nella prima parte dell’intervista con Verlyn Flieger dei dettagli inerenti alla pubblicazione di “The Story of Kullervo”, il nuovo volume di J.R.R. Tolkien da lei curato per HarperCollins in uscita il 27 agosto in Inghilterra, il 27 ottobre negli Stati Uniti e a dicembre in Italia per Bompiani, ecco la seconda parte dell’intervista, più approfondita sul legame tra Kullervo, Túrin e Il Silmarillion. Il volume contiene 192 pagine ed è in vendita sul sito della casa editrice inglese HarperCollins, e sui principali store online, in copertina rigida a un prezzo di circa 24 euro (19,99 sterline) e in ebook a circa 14 euro (9,99 sterline).
“The Story of Kullervo”: ne parla Verlyn Flieger
Ha sorpreso tutti l’annuncio di un nuovo libro di J.R.R. Tolkien, in uscita il 27 agosto in Inghilterra, il 27 ottobre negli Stati Uniti e, si spera, per dicembre in Italia. La sorpresa è dovuta al fatto che, contrariamente a quanto riportato da molti media generalisti italiani e copiati su alcuni siti web, il nuovo testo non è per nulla inedito, della sua esistenza si sapeva benissimo da più di 30 anni (è citato nelle Lettere e nella Biografia di Humphrey Carpenter) ed era addirittura stato pubblicato nel 2010.
Si tratta di “The Story of Kullervo”. Ripubblicare il testo, seppur rivisto, ha il solo scopo di mantenere l’attenzione sullo scrittore inglese e soprattutto il ritmo di un «inedito» l’anno che HarperCollins sta tenendo con gli inediti di Tolkien dal 2010 a oggi. Sono, infatti, ben cinque i testi pubblicati (The Children of Hurin, Sigurd e Gudrun, Beowulf e ora The Story of Kullervo) e in alcuni casi con un’operazione più che discutibile (The Fall of Arthur).
Nel caso attuale, ripubblicare un testo del 2010 ha il solo merito di rendere più fruibile al grande pubblico cose già note agli studiosi e oggetto da tempo di dibattiti, soprattutto negli Usa.
Il Silmarillion sarà un film! … solo sulla carta
Come realizzare un film sul Silmarillion senza infrangere le regole ferree del copyright? Come lanciare un progetto per realizzare un film senza realizzare un film? L’idea è semplice, ma geniale. E a lanciarla ufficialmente è Corey Olsen. Certo, rimarranno delusi tutti i fan di Peter Jackson, che sperano che, nonostante ciò che afferma, il regista neozelandese si convinca, dopo Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, a realizzare un film anche sul Silmarillion.
Il suo diniego non dipende dal fatto di non voler girare il film,
ma tutto dipende da una questione di diritti della Tolkien Estate sugli scritti del Professore. Il copyright per Il Silmarillion, infatti, non sono mai stati venduti e gli eredi non sembra abbiano alcun interesse a discuterne con nessuno. Anzi, c’è da considerare il veto assoluto che Christopher Tolkien ha impresso su questo libro, aborrendo le trasposizioni cinematografiche del buon Peter. Ma torniamo al progetto di Corey Olsen. E soprattutto, chi è Corey Olsen?
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…Intervista esclusiva ai Blind Guardian
Ci sono autori che segnano indelebilmente la storia letteraria, pagine che non verranno mai cancellate e che non si perderanno mai nelle sabbie del tempo, opere che si tramandano di generazione in generazione stregando milioni di persone in tutto il globo. J.R.R. Tolkien può senza alcun dubbio esser annoverato fra i più influenti scrittori del XXI secolo, uno dei massimi esponenti dell’arte scrittoria, filologica e linguistica dell’intera tradizione, i suoi scritti continuano ancor oggi ad affascinare nuove schiere di lettori in ogni parte del pianeta, con un nutrito esercito di appassionati, studiosi ed accademici intenti a svelare di giorno in giorno i lati più nascosti dell’impareggiabile ed inesauribile mole di componimenti prodotti e lasciati in eredità dall’autore inglese.
I Tolkien seminar a Lucca Comics 2014
Tutto pronto per la nuova edizione di Lucca Comics & Games, il Festival internazionale dedicato al fumetto, al gioco e all’illustrazione, che si terrà a Lucca dal 30 ottobre al 2 novembre. Ecco servito il nostro aperitivo in attesa del film Lo Hobbit – La Battaglie delle Cinque Armate, tratto dal romanzo di John Ronald Reuel Tolkien, terzo e ultimo capitolo della trilogia cinematografica firmata dal regista neozelandese Peter Jackson, già al timone della celebre saga del Signore degli Anelli. Quanti vorrebbero approfondire in maniera seria alcuni dei temi trattati dallo scrittore inglese? L’Associazione torna a Lucca Comics and Games 2014 portando i suoi seminari quest’anno dedicati ad alcuni temi espressamente richiesti dai lettori di Tolkien: «Sogni, lingue e mitologia nelle opere di J.R.R. Tolkien».
Il Silmarillion di Tolkien secondo Peter Jackson
Se ne è parlato e se ne parlerà ancora molto nonostante ciò che afferma il regista neozelandese. Ma a quanto pare il suo diniego non dipende dal fatto di non voler girare il film, ma tutto dipende solo da una questione di diritti della Tolkien Estate sugli scritti del Professore. C’è da considerare il veto assoluto che Christopher Tolkien ha impresso su questo libro, aborrendo le trasposizioni cinematografiche del buon Peter. Ora esce un’intervista su Collider a Peter Jackson, a pochi giorni dal Comic-Con di Los Angeles, in cui tra le molte domande, il regista si è soffermato sulla possibilità, dopo Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, di poter fare un film anche sul Silmarillion.
“Soli verdi” di Verlyn Flieger: ecco la recensione
Molti lettori ci hanno scritto chiedendoci informazioni più dettagliate sugli scritti di Verlyn Flieger. Ecco la recensione al suo ultimo libro, l’antologia che raccoglie i saggi degli ultimi 30 anni. Scritta da Douglas C. Kane, è apparsa su Mythprint n.49, nel luglio 2012, la rivista della Mythopoeic Society. La Traduzione è curata da Erin, che ringraziamo cordialmente. Buona lettura:
La pubblicazione dell’ultimo libro di Verlyn Flieger “Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien” è un importante pietra miliare nel settore degli studi su Tolkien. Ho esitato a chiamarlo il libro più importante della Flieger, dopo tutto, ognuno dei suoi precedenti 3 libri sullo stesso argomento sono una lettura essenziale per chiunque sia interessato ad aumentare la comprensione del lavoro di Tolkien, ed il suo primo libro, Splintered Light (Schegge di luce), ha letteralmente rivoluzionato il settore. Tuttavia, Green Suns è certamente il lavoro più personale della Flieger, in quanto documenta lo sviluppo della sua lunga riflessione sul corpus di Tolkien, riflessione avvenuta nel corso di più di 30 anni. Questo lo rende, di per sé, un lavoro importante. Ciononostante, la maggior parte dei saggi contenuti in questo libro, sono stati pubblicati precedentemente ed in circostanze diverse. La domanda che mi è sorta quando, per la prima volta, ho sentito parlare di questo libro in attesa di pubblicazione era se il risultato sarebbe stato una serie di pezzi sconnessi o se, riportarli insieme, avrebbe creato un tutt’uno coerente. Sono lieto di comunicare che, in tal senso, il libro ha superato tutte le mie aspettative. Praticamente tutti i saggi (molti dei quali da me letti in precedenza) prendono un nuovo significato quando vengono considerati insieme ai loro vicini e nel contesto del tema principale del libro; come i singoli fiori che, già graziosi presi singolarmente, assumono nuovi e più profondi aspetti quando diventano parte di un giardino ben curato ed elegantemente coreografico.
Il tema prevalente è basato sui due termini che formano il titolo del libro – “Green Suns” e “Faerie” – entrambi sono stati presi dal saggio di Tolkien Sulle Fiabe (On Fairy-stories). Molti autori hanno descritto con successo il loro lavoro, come fatto anche da Tolkien in questo saggio (intende nel saggio On Fairy-Stories, N.d.T.) , e nessuno ha fatto un lavoro migliore della Flieger nell’interpretare ed espandere quella autoriflessione. Ciascuno dei saggi, in questo libro,
contribuisce in diversi modi alla comprensione del successo unico di Tolkien nel creare un mondo secondario fattibile e convincente che continua ad avere rilevanza nel mondo reale del ventunesimo secolo.
Tolkien 40 anni dopo: da culto a classico
Il 2 settembre di 40 anni fa se ne andava l’uomo che ci ha regalato un sogno. Mentre J.R.R. Tolkien si spegneva, stava crescendo sempre più quello che lui stesso chiamava «il mio deprecabile culto». Il 2 settembre 1973, lo scrittore inglese salutava il mondo primario per recarsi probabilmente in quella Terra di Mezzo che abbiamo imparato a conoscere attraverso i suoi scritti. Ci lasciava anche per andare a riabbracciare la sua amata Edith, partita appena due anni prima. Da allora entrambi riposano insieme nel cimitero Wolvercote, alla periferia di Oxford.
Ecco come Christopher pubblicò il Silmarillion
Talvolta anche un outsider fa meglio degli esperti. Douglas C. Kane è un avvocato statunitense specializzato nelle discriminazioni e i casi di molestie sul lavoro. Ma è anche un appassionato di J.R.R. Tolkien e delle sue opere da oltre trent’anni, ha fondato e gestisce il forum The hall of fire. Il suo primo libro, Arda Reconstructed: The Creation of the Published Silmarillion, è stato pubblicato dalla Lehigh University Press nel 2009, ed è stato inserito nel 2010 e nel 2011 nella cinquina dei finalisti della sezione saggistica dei Mythopoeic Fantasy Award, i prestigiosi premi della Mythopoeic Society, la Società tolkieniana negli Usa. Un’edizione tascabile è stata pubblicata quest’anno. Nella sua casa di Santa Cruz, in California, Kane si è letto Il Silmarillion, probabilmente un migliaio di volte. Tanto deve essere servito per analizzarlo e capire come si è arrivati alla sua pubblicazione. Proponiamo una recensione del libro firmata da Claudio Testi, riportando prima le parole di Christopher Tolkien nell’introduzione al Silmarillion: «… Mi è risultato evidente che lo sforzo inteso a presentare, in un unico volume, materiali così disparati – di offrire Il Silmarillion quale è in realtà, un atto di creazione continua, la cui evoluzione è durata oltre mezzo secolo — non avrebbe che ingenerato confusione, obnubilando quanto vi è di essenziale. Ragion per cui mi sono accinto a elaborare un testo unico, scegliendo e ordinando i materiali in modo tale da attribuire loro l’aspetto di una narrazione più coerente e priva di contraddizioni…». E poi ancora: «Il lettore non si aspetti di trovare un’assoluta coerenza (né nell’ambito del Silmarillion stesso, né tra questo e altri scritti di mio padre dati alle stampe), che del resto potrebbe essere raggiunta, semmai, soltanto a prezzo assai caro e oltretutto inutile». Christopher, quindi, era stato molto onesto fin dall’inizio circa la natura del testo. Secondo Verlyn Flieger, il libro di Kane affianca la History: mentre il secondo «ricostruisce quale versione fosse intesa risalire a quale tradizione», il primo «disseziona la storia estremamente complicata delle scritture e riscritture dell’evento da parte di Tolkien».
Esce The Lost Tales: il 4° album degli Ainur
Tornano in scena gli Ainur, la progressive rock orchestra di Venaria Reale (paese alle porte di Torino) che si ispira alle opere di J.R.R. Tolkien. Dopo i primi tre lavori, From Ancient Times (2006), Children of Húrin (2007) e Lay of Leithian (2009) tutti prodotti da Beppe Crovella e da Electromantic Music nel catalogo prog italiano, il 14 giugno 2013 è uscito The Lost Tales. Il concept di questo lavoro affonda le radici nella rilettura dei primi scritti di Tolkien (opere che rappresentano in nuce il cuore del Silmarillion) e racconta il viaggio di Eriol (personaggio di razza umana) che sbarca sull’isola elfica di Tol Eressea e viene ospitato per molto tempo dagli Elfi. Qui egli ascolterà durante i Racconti attorno al fuoco le grandi storie dei Tempi Antichi e, una volta ritornato, le diffonderà nel mondo.
Cosa avrebbe pensato Tolkien dei film di Jackson
Sul sito TheOneRing.net è apparso un intervento di un collaboratore, Maedhros, statunitense di Grand Rapids (Michigan), appassionato lettore di di J.R.R. Tolkien e amante dei film di Peter Jackson. Vista la validità dell’articolo, abbiamo voluto pubblicarlo anche sul nostro sito, nella traduzione in italiano fatta a tempo di record da Erin, che ringraziamo calorosamente. Naturalmente, tutto ciò che è scritto riflette soltanto l’opinione dell’autore e non necessariamente quella dell’Associazione romana studi Tolkieniani. Per le altre recensioni sui film, si può seguire i link in fondo al testo.
Molti di noi si sono fatti questa domanda, ma nessuno è riuscito a dare una risposta: «che cosa avrebbe pensato J.R.R. Tolkien della versione cinematografica de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson?». Dato che ho letto molto ed anche molto ponderato su Tolkien e il suo mondo inventato e mi sono trovato coinvolto in dibattiti circa la qualità e l’accuratezza dei film, mi sono sentito in grado di dire: «Beh! Ci sono parti dei film che avrebbe amato e altre che avrebbe odiato». Ma questo non è Tolkien. Sono io. L’autore morì molto tempo prima che girassero La Compagnia dell’Anello nel 2001, quindi non potrò mai sapere quale reazione avrebbe avuto ai film di Jackson, e nessun altro potrà mai saperlo.
Lo Hobbit con le carte: «Che belle le bustine!»
Nella mia vita di nerd appassionato di giochi di ruolo, miniature e videogiochi, c’era ancora un capitolo mancante. Mai, prima di oggi, mi ero cimentato nei giochi di carte, presagendo l’ennesimo tunnel da cui sarebbe stato impossibile (e dispendioso) trarsi in salvo. Magic, Yu-gi-oh e compagnia cantante, poi, mi erano sempre sembrati giochi per adolescenti, con meccanismi astrusi per un ‘vecchio’ ruolista come il sottoscritto. E c’era anche un altro problema: alla soglia dei quaranta, trovare compagni di gioco è sempre più difficile, e sedermi allo stesso tavolo con ragazzini agguerriti che ridacchiano e mi danno del lei è un affronto che non potrei sopportare.
Questo fino a oggi. Perché il mio spacciatore di giochi mi ha proposto Il Signore degli Anelli – The living card game e non ho saputo dire di no. Un po’ per l’ambientazione (se mi offrissero una dose di eroina con sopra il volto di Aragorn, probabilmente accetterei), un po’ per curiosità, un po’ per quell’alibi auto fornito grazie a questa comunità («lo faccio solo per recensire il gioco», che ipocrisia!), eccomi a casa a scartare la scatola con vorace avidità.
J.R.R. Tolkien va a teatro: a Cesena le sue letture
Una volta c’era il Salone del fuoco. Ci si vedeva tra amici, di sera, all’aperto e in occasione di un qualche evento tolkieniano. Si portavano i libri e chi voleva ne prendeva uno, lo apriva e iniziava a leggere… Era una serata passata con J.R.R. Tolkien e gli amici che amavano le sue opere. Tutto in maniera informale e senza un copione preciso. Il tempo passa e anche l’autore del Signore degli Anelli va a teatro. Anche se lo spirito rimane lo stesso, è un piacere segnalare come lo scrittore inglese riceva sempre più omaggi dal mondo dell’arte e della cultura.


