Proseguiamo la pubblicazione dei Saggi AIST con un contributo di Verlyn Flieger, la cui vicinanza alla nostra Associazione non smette di inorgorglirci. Il saggio in questione è stato scelto per noi dalla stessa Flieger, fatto che interpretiamo come indicativo del trattarsi di una riflessione cui l’autrice tiene particolarmente.
Per gentile concessione dell’autrice pubblichiamo la traduzione italiana dell’articolo comparso sulla rivista online LitHub il 24 giugno 2024 sulla tarda aggiunta dei personaggi più iconici di Tolkien (link all’articolo originale in calce). La professoressa statunitense, fra i maggiori studiosi di Tolkien a livello mondiale insieme a Tom Shippey, ha curato Sulle Fiabe e Il fabbro di Wootton Major, ha diretto per ventidue anni la rivista accademica Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review, ha vinto ben due Mythopoeic Award per i suoi studi e ha dato alle stampe una raccolta di suoi saggi (Green Suns and Faerie) e il suo secondo romanzo, The Inn at Corbies’ Caww.
Il TolkienLab di Modena, ormai consolidato appuntamento per tutti gli appassionati di J.R.R. Tolkien, porta con sé un gradito ritorno, ma soprattutto un bellissimo regalo: una conferenza di Verlyn Flieger! Organizzati dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, sono un vero e proprio fiore all’occhiello per le due associazioni, e sono riservati a quegli studiosi che si sono distinti nel corso dell’anno per il loro lavoro sulle opere dello scrittore inglese e nel tempo sono divenuti una delle vetrine più ambite d’Italia per chi vuole far conoscere i propri studi. In oltre 8 anni, i TolkienLab hanno ospitato ben 36 studiosi diversi e hanno raggiunto i 66 interventi, come scritto qui.
Verlyn Flieger è una delle studiose più acclamate in campo tolkieniano, autrice di numerosi volumi e saggi dedicati al Professore, e solo nel gennaio dell’anno scorso davamo notizia dell’uscita della sua ultima raccolta di saggi, There Would Always Be a Fairy Tale: oggi vi proponiamo una raccolta di saggi pubblicata in onore della studiosa. Si tratta di A Wilderness of Dragons: Essays in Honor of Verlyn Flieger, a cura di John D. Rateliff (a sua volta noto studioso tolkieniano) e pubblicata dalla giovanissima casa editrice The Gabbro Head Press, fondata nel 2017 a Wayzata, nel Minnesota. Disponibile su Amazon da dicembre 2018 in edizione economica o con copertina rigida, l’editore ha annunciato che l’e-book sarà disponibile nella seconda metà di gennaio.
Sulla mostra evento dedicata all’arte di Tolkien, Tolkien: Maker of Middle-earth e inaugurata soltanto pochi giorni fa, il 1 giugno, sono già state spese molte parole, articoli e approfondimenti (noi ne abbiamo scritto qui). Quello però che non è stato raccontato è l’emozione, per chi non ha avuto ancora la fortuna di andarci, di arrivare a Oxford: la città in cui Tolkien ha insegnato e vissuto. per gran parte della sua vita.
Attraversare le vie dove lui è stesso passato, incontrare per strada i professori che insegnano agli atenei e che indossano ancora le toghe che troviamo nelle sue fotografie, vedere i college e il giardino botanico e magari fare anche una pausa, tra fish and chips e club sandwich, a The Eagle and Child, il pub rinomato per i ritrovi degli Inklings, non rappresenta una gita come un’altra. Perché a Oxford, in qualche modo, ci si sente più vicini al Professore, come se lo avessimo appena visto uscire dalla porta del pub, con la pipa in mano, pronto per incamminarsi verso casa e riprendere i suoi scritti, da dove li aveva lasciati, o per tornare verso la Bodleian Library, ad approfondire qualche dettaglio linguistico. Il solo lasciarsi coinvolgere da tutto questo, rende lo studioso o il fan di Tolkien quasi pronto per fare poi il suo ingresso nell’imponente Weston Library, di Broad Street, dove una grande insegna indica che quello è il posto giusto: oggi si può incontrare davvero J.R.R. Tolkien, attraverso la testimonianza del suo lavoro, del suo pensiero, della sua arte. Noi l’abbiamo fatto per voi, con l’auspicio che possa diventare un incentivo per andarci di persona.
A cinque anni dalla pubblicazione dell’ultimo volume, Green suns and Faërie. Essays on J. R. R. Tolkien, la celebre e stimata studiosa tolkieniana Verlyn Flieger dà alle stampe una nuova raccolta di saggi: There Would Always Be a Fairy Tale. More Essays on Tolkien. Pubblicato nel dicembre del 2017 dalla Kent State University Press, il titolo di questa nuova raccolta è una citazione tratto da uno dei saggi di Tolkien più rivoluzionari: On Fairy-stories (Sulle Fiabe), manifesto di quella che sarà la propria poetica, pubblicato per la prima volta nel 1939 e successivamente rivisto. There Would Always Be a Fairy Tale riunisce saggi scritti per diverse occasioni, in un arco temporale di quasi venti anni, approfondendo diversi aspetti delle opere del Professore. Come per la raccolta precedente, la copertina è un dettaglio di uno dei dipinti del noto illustratore Ted Nasmith, “Elf Woods”.
Manca davvero poco a Natale, ed è ora di iniziare a pensare ai regali! Per far cosa gradita a un appassionato tolkieniano non c’è nulla di meglio di un libro: i titoli disponibili sono davvero tantissimi, a partire dalle opere primarie per passare poi ai testi di critica. Per iniziare, rimane sempre valida la nostra bibliografia consigliata; per orientarsi tra i moltissimi volumi di saggistica pubblicati negli anni può anche essere utile consultare la nostra rubrica Le pillole di Claudio Testi, vera e propria bibliografia ragionata in cui lo studioso, segretario dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e vicepresidente dell’AIST, li analizza brevemente ed esprime la propria valutazione. Se invece preferite optare per i titoli più recenti, quest’anno la scelta è abbastanza limitata, pur se interessante.
Negli ultimi anni l’editoria francese ha visto un numero sempre maggiore di traduzioni legate al mondo tolkieniano, sia per quanto riguarda le opere del Professore che per la saggistica. La nazione in cui vive l’erede del Professore, il figlio Christopher, non manca di dimostrare il suo interesse per l’autore britannico, come avevamo già avuto modo di constatare questo stesso anno con l’iniziativa dedicata alla realizzazione degli arazzi della Terra di Mezzo a Aubusson, e uno dei nipoti del Professore è coinvolto in prima linea nella traduzione in francese di molte delle opere tolkieniane.
L’attesa per la pubblicazione di opere non appartenenti al mondo narrativo tolkieniano è diventata, negli ultimi anni, consuetudine e appuntamento fisso per tutti gli appassionati del J.R.R. Tolkien filologo. Anche questo 2016 ci regala uno scritto, o per meglio definirlo esperimento stilistico, del Professore con l’uscita di The Lay of Aotrou and Itroun il prossimo 3 novembre per HarperCollins. Il volume, che riprende il poema pubblicato nel dicembre 1945 su «Welsh Review», sarà curato da Verlyn Flieger, che di seguito ha scritto in esclusiva per il sito dell’Associazione un articolo che presenta la storia.
Dopo il successo del convegno svoltosi a maggio 2015 a Trento, nei giorni di venerdì 20 e sabato 21 maggio 2016 a Verona, presso la Sala Convegni Unicredit, a due passi da Piazza delle Erbe, si è tenuto il Convegno tolkieniano internazionale “La Generazione Perduta: miti che nascono dalla Grande Guerra. J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e l’esperienza degli autori inglesi nel primo conflitto mondiale”. Questo il titolo e la tematica che l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani ha deciso di affrontare, in collaborazione con l’Università degli Studi di Trento – Dipartimento di Lettere e Filosofia, l’Associazione Culturale Rohirrim di Verona, la Compagnia degli Argonath di Verona e l’Associazione Fantàsia e grazie al sostegno di Funivia Malcesine Monte Baldo, AGSM, Del Miglio editore ed LT Progetti. Prosegue così la già collaudata esperienza di collaborazione con le associazioni veronesi, inaugurata con successo in occasione dell’evento “Voci dalla Terra di Mezzo” tenutosi sempre a Verona lo scorso 3 ottobre 2015. Nel centenario della Grande Guerra […] propongono un evento legato all’esperienza bellica del celebre scrittore inglese J.R.R. Tolkien attraverso immagini e parole. Con questo incipit si apre la brochure che viene distribuita all’ingresso della sala ed effettivamente, si tratterà di un convegno che grazie alle parole dei relatori ed alle immagini che li accompagneranno per tutta la due giorni, condurranno il pubblico attraverso un percorso inusuale ma denso di significati letterari e soprattutto umani.
La Mythopoeic Society, organizzazione Usa letteraria e didattica no profit per lo studio, la discussione e la condivisione della letteratura mitologica e del Fantastico, ha reso noti i nomi dei finalisti dei suoi prestigiosi Mythopoeic Fantasy Award. Ci sono quattro categorie:
– The Mythopoeic Fantasy Award for Adult Literature è il premio assegnato al romanzo fantasy, in più volumi, oppure a raccolte di racconti per adulti di un singolo autore pubblicati durante il 2013 che meglio esemplificano lo spirito degli Inklings. I libri sono eleggibili nei due anni successivi la pubblicazione se non sono stati selezionati come finalisti durante il primo anno di eleggibilità. I libri tratti da una serie sono idonei se leggibili indipendentemente, altrimenti la serie diventa nominabile l’anno successivo alla pubblicazione del volume finale. In questa categoria, nel 1981 sono stati premiati i Racconti Incompiuti di J.R.R. Tolkien, oltre che Tempesta di mezza estate di Poul Anderson, Il settimo figlio di Orson Scott Card, Il genio nell’occhio d’usignolo di Antonia S. Byatt, Stardust e I ragazzi di Anansi di Neil Gaiman, L’ombra della maledizione di Lois McMaster Bujold, Jonathan Strange e il signor Norrell di Susanna Clarke, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett e la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud. – The Mythopoeic Fantasy Award for Children’s Literature premia libri destinati ai lettori più giovani (dai «giovani adulti» ai libri illustrati per lettori principianti), nella tradizione dello Hobbit e Le Cronache di Narnia. Le regole d’ammissione sono comunque le stesse del Premio della Letteratura per adulti. La questione riguardante le opere borderline fra un premio e l’altro sarà discussa con il consenso dei comitati. Tra questi, ci sono due storie di Diana Wynne Jones, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett, la saga di Harry Potter di J.K. Rowling e Graceling di Kristin Cashore.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies, premio per i saggi su J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e Charles Williams che forniscono contributi significativi allo studio degli Inklings. Per questo riconoscimento sono validi i libri pubblicati durante gli ultimi tre anni (2011-2013), inclusi i passati finalisti.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Myth and Fantasy Studies è destinato a libri accademici su altri autori specifici della tradizione degli Inklings, o a lavori più generali nei generi del mito e della fantasia. Il periodo di eleggibilità è di tre anni, lo stesso per il premio per gli Inklings Studies.
È giunto il momento di annunciare il programma del convegno della prossima settimana, che si terrà a Verona e che prosegue la strada tracciata da All’Ombra del Signore degli Anelli, le opere minori di Tolkien (Università degli studi di Trento, 13-14 Maggio 2015). Come anticipato nello scorso articolo, la tematica scelta per questo evento si lega a un momento storico particolare di cui si sta commemorando il centenario: la Grande Guerra. La Generazione Perduta: miti che nascono dalla Grande Guerra. J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e l’esperienza degli autori inglesi nel primo conflitto mondiale è il titolo del convegno che avrà luogo il 20-21 maggio 2016 alla Sala Convegni Unicredit (Via Garibaldi 2, Verona) e che avrà come protagonisti studiosi affermati dell’opera tolkieniana, assieme a esperti di altri celebri autori che hanno vissuto sulla propria pelle o indirettamente la Prima guerra mondiale. Approccio originale quello che l’AIST ha voluto dare alla manifestazione, ma che può aprire spiragli per studi nuovi e inediti in relazione a J.R.R. Tolkien e ai suoi scritti.
I relatori
Ad aprire il convegno, venerdì 20 maggio alle ore 14:30, sarà lo scrittore del collettivo bolognese Wu Ming 4, reduce dal romanzo breve colmo di echi tolkieniani Il Piccolo Regno – una storia d’estate (Bompiani, 2016), con un intervento dal titolo L’Ombra del guerriero. Guerra e antimilitarismo nella Terra di Mezzo. A succedergli sarà lo storico Simone Bonechi, di cui molti avranno apprezzato il contributo ne La Falce Spezzata, che parlerà della memoria dei caduti nella subcreazione tolkieniana con Il loro nome vive per sempre: la memoria dei caduti nella subcreazione tolkieniana. Terzo, in ordine di programma, sarà il socio fondatore AIST Stefano Giorgianni, che avvicinerà Tolkien e Charles Dickens in una nuova prospettiva in Un vittoriano in trincea. Tolkien, Dickens e la ricezione dickensiana durante la Grande Guerra. Sarà poi la volta del dottorando dell’Università degli Studi di Trento Michele Peroni, che ci accompagnerà nella sua materia di studio con From War Poets to Historical Novelists: prospettive sulla letteratura inglese della Grande Guerra. A chiudere la prima giornata di interventi sarà la studiosa armena di letteratura russa Sofi Hakobyan, che proporrà un inedito confronto tra le esperienze belliche di Tolkien e Valerij Brusov con Patriottismo e pacifismo nella Prima guerra mondiale: Valerij Brusov e J.R.R. Tolkien. Dopo la discussione fra pubblico e relatori si mostrerà il documentario “Tolkien’s Great War” della Elliander Pictures, basato sul libro di John Garth Tolkien e la Grande Guerra (trad. Marietti, 2007). Sabato 21 maggio sarà la critica d’arte e curatrice di mostre Roberta Tosi ad inaugurare la seconda parte del convegno con un contributo su un artista poco conosciuto, ma che ha avuto a che fare con J.R.R. Tolkien, Fred A. Farrell in Cronache dal fronte: l’arte di Fred A. Farrell. A seguire Roberto Arduini, presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, riporterà il pubblico nel pieno della creazione tolkieniana con Dalla Somme a Gondolin: l’evidenza della guerra nelle opere di Tolkien (1916-1918). Penultimo intervento sarà quello di Fulvio Ferrari, docente di Filologia Germanica e direttore del dipartimento di Lettere e Filosofia presso l’Università degli studi di Trento, che analizzerà il ruolo della propaganda a tema medievale in Il medioevo mobilitato: propaganda e temi medievali nella Prima guerra mondiale. La chiusura dell’evento è lasciata all’ospite d’onore, Verlyn Flieger, che parlerà di Faërie and War: How Experience Changes Art, del quale non vogliamo svelare troppo per non rovinarvi la sorpresa. I lavori si chiuderanno intorno alle 13 dopo la discussione con i relatori della giornata.
Il pomeriggio
Nel pomeriggio, subito dopo pranzo, alle ore 14:30 si terrà la presentazione del volume degli atti del convegno dello scorso anno, All’Ombra del Signore Degli Anelli, le opere minori di J.R.R. Tolkien, a cura di Stefano Giorgianni e pubblicato da Delmiglio editore. Sarà un’occasione unica per incontrare alcuni dei relatori che hanno preso parte all’evento e, per chi non ha potuto assistervi dodici mesi fa, sarà l’occasione per leggere i contributi che ne sono derivati. Citiamo qui i contributori dell’opera (nell’ordine in cui sono disposti nell’indice): Wu Ming 4, Roberto Arduini, Stefano Giorgianni, Francesca Di Blasio, Lorenzo Gammarelli, Mark Atherton, Thomas Honegger, Fulvio Ferrari, Alessandro Fambrini, Claudio Antonio Testi e Tom Shippey.
IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Venerdì 20 Maggio
14:00 – Apertura dei Lavori
14:30 – WU MING 4: “L’Ombra del guerriero. Guerra e antimilitarismo nella Terra di Mezzo.”
15:30 – SIMONE BONECHI: “Il loro nome vive per sempre”: la memoria dei caduti nella subcreazione tolkieniana.”
16:00 – STEFANO GIORGIANNI: “Un vittoriano in trincea. Tolkien, Dickens e la ricezione dickensiana durante la Grande Guerra.”
16:30 – MICHELE PERONI: “From War Poets to Historical Novelists: prospettive sulla letteratura inglese della Grande Guerra.”
17:00 – SOFI HAKOBYAN: “Patriottismo e pacifismo nella Prima guerra mondiale: Valerij Brusov e J.R.R. Tolkien.”
17:30 – Discussione con i relatori
18:00 – Filmato “Tolkien’Great War”
18:30 – Termine della prima giornata
Sabato 21 Maggio
10:00 – ROBERTA TOSI: “Cronache dal fronte: l’arte di Fred A. Farrell”
10:30 – ROBERTO ARDUINI: “Dalla Somme a Gondolin: l’evidenza della guerra nelle opere di Tolkien (1916-1918).”
11:00 – FULVIO FERRARI: “Il medioevo mobilitato: propaganda e temi medievali nella Prima guerra mondiale.”
11:30 – VERLYN FLIEGER: “Faërie and War: How Experience Changes Art.”
12:30 – Discussione con i relatori
13:00 – Chiusura dei lavori
Il 17 marzo approda in tutte le librerie La storia di Kullervo nell’edizione italiana edita da Bompiani (pagg. 248, euro 19, a cura di Verlyn Flieger, trad. Luca Manini), scritto tra il 1912 e il 1914 da J.R.R. Tolkien quando era ancora giovanissimo e frequentava l’università. Il nuovo testo non è per nulla inedito (come scri ono molti siti web e quotidiani nazionali), della sua esistenza si sapeva benissimo da più di 30 anni (è citato nelle Lettere e nella Biografia di Humphrey Carpenter) ed era addirittura stato pubblicato nel 2010 nella rivista Tolkien Studies. Si torna qui ai tempi in cui la Terra di Mezzo nemmeno esisteva e lo stesso Tolkien era uno studente all’Exeter college di Oxford. Il futuro scrittore fu, infatti, influenzato in giovane età dall’esempio di Elias Lönnrot, lo studioso e ricercatore del Kalevala finlandese, di cui dissero che fu «un uomo solo, che procedendo a tutta velocità, ha creato per noi un’eredità culturale» (Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien, p. 181). Certamente la differenza è stata che Tolkien scrisse l’intero corpo di lavoro raccogliendolo lentamente e non procedendo a tutta velocità. Proprio per capire meglio i contenuti del nuovo volume, in occasione dell’uscita in lingua inglese nell’agosto scorso abbiamo intervistato la curatrice dell’edizione, Verlyn Flieger. Potete trovare le due parti dell’intervista: qui la prima parte e qui la seconda parte.
Il titolo è volutamente provocatorio, ma purtroppo ci apprestiamo a dare un annuncio tutt’altro che lieto. L’arrivo delle festività natalizie era ormai solito portare agli appassionati tolkieniani italiani varie novità da poter riporre sotto l’albero, ma quest’anno questa felice usanza verrà meno: Bompiani, l’editore che detiene i diritti di traduzione, non ha in programma uscite relative il mondo del professore oxoniense per il dicembre 2015 (e neanche per il gennaio 2016!). Eppure di pubblicazioni in attesa di essere importate nel nostro mercato editoriale non v’è certo penuria, in particolare spiccano tre libri: The Story of Kullervo, curata da Verlyn Flieger, The Art of The Lord of the Rings, di Tolkien stesso, ed il sesto volume delle Cronache dal set, dedicato all’ultimo film de Lo Hobbit (La Battaglia delle Cinque Armate).
The Story of Kullervo
The Story of Kullervo è un’opera di J.R.R. Tolkien, non ancora apparsa in lingua italiana, ma già potenzialmente nota ai lettori anglofoni dal 2010, anno in cui apparve nel settimo volume dei «Tolkien Studies», prima di essere ristampata nell’agosto del corrente anno in un formato più fruibile per il grande pubblico dalla HarperCollins. L’opera si ispira ad uno dei personaggi del Kalevala di Elias Lönnrot, il poema nazionale finlandese, e prosegue la pubblicazione degli scritti di Tolkien che ripercorrono le vie di antiche epiche, riproponendo arcaiche leggende in una nuova luce attraverso la rielaborazione personale del professore. Secondo lo studioso Douglas A. Anderson, Tolkien stesso ammise che nel leggere un’opera medievale, il suo istinto non era quello di sottoporla ad uno studio critico, ma di scrivere a sua volta un testo che appartenesse alla stessa tradizione.
Sebbene il Kalevala abbia visto la luce solo nel diciannovesimo secolo, è stato a lungo accomunato a testi medievali come la Canzone dei Nibelunghi o le Edda e pertanto non sorprende che abbia suscitato in Tolkien una reazione simile.
La riscoperta da parte dei lettori di questa differente vena creativa dell’autore inglese si può ritenere abbia avuto inizio con La leggenda di Sigurd e Gudrún nel 2009, per poi proseguire con La Caduta di Artù (2013) e Beowulf (2014), in Italia tutti editi dalla Bompiani. The Story of Kullervo non sarà, a differenza delle pubblicazioni appena menzionate, curata da Christopher Tolkien, ma dalla studiosa Verlyn Flieger, professore emerito di Mitologia e Studi medievali presso l’Università del Maryland.
Scritta durante il periodo degli studi ad Oxford (più precisamente tra gli anni 1912 e 1914), quest’opera è di particolare rilevanza, poiché reca in sé le prime scintille della futura produzione tolkieniana, ed è riconosciuta come fonte originaria della storia di Túrin Turambar contenuta nel Silmarillion. The Story of Kullervo presenta anche i primi esperimenti linguistici che porteranno alla nascita di una delle lingue elfiche, il Quenya. The Story of Kullervo contiene un’introduzione, il racconto annotato e commentato The Story of Kullervo, la lista dei nomi in esso utilizzati, due saggi di Tolkien sul Kalevala ed un saggio di Verlyn Flieger, precedentemente pubblicato nell’ottavo volume dei «Tolkien Studies» (2011) e riproposto anche all’interno della raccolta di saggi dell’autrice Green Suns and Faërie: Essays on J. R. R. Tolkien (Kent State University Press, 2012).
The Art of The Lord of the Rings di J. R. R. Tolkien
Dopo la pubblicazione di L’arte dello Hobbit di J. R. R. Tolkien, uscito nel novembre del 2012 per la Bompiani, è in attesa di prosecuzione il viaggio alla scoperta di Tolkien come artista dell’immagine, col volume dedicato alle opere del professore inerenti al suo più noto capolavoro: The Art of The Lord of the Rings. Esso conterrà mappe, iscrizioni e schizzi realizzati dal professore oxoniense durante la stesura de Il Signore degli Anelli, per un totale di oltre 180 immagini, di cui la maggioranza inedite. Il volume, come L’arte dello Hobbit, è curato da Wayne G. Hammond e da Christina Scull, i quali hanno aggiunto un commentario alle immagini. L’arte dello Hobbit e The Art of The Lord of the Rings permettono di comprendere maggiormente l’immaginazione dell’autore, quale visione avesse di ciò che raccontava, e possono inoltre offrire uno spunto per un paragone tra le realizzazioni visive offerte dal cinema (Jacksoniano e non) e quanto scaturito direttamente dalla mente e dalla mano di Tolkien.
The Hobbit: The Battle of the Five Armies Chronicles – The Art of War
The Hobbit: The Battle of the Five Armies Chronicles – The Art of War andrà a completare la serie dedicata all’epopea cinematografica di Peter Jackson ispirata a Lo Hobbit, la quale comprende attualmente cinque titoli: Lo Hobbit. L’arte di Un viaggio inaspettato (Bompiani, 2012), Lo Hobbit. Un viaggio inaspettato. Cronache dal set II. Personaggi e creature (Bompiani, 2013), Lo Hobbit. La Desolazione di Smaug. Cronache dal set III (Bompiani, 2013), Lo Hobbit. La Desolazione di Smaug. Cronache dal set IV. Armi e costumi. (Bompiani, 2014), Lo Hobbit. La Battaglia dei Cinque Eserciti. Cronache dal set V (Bompiani, 2014).
Firmato da Daniel Falconer della Weta Workshop, come i precedenti titoli, anche questo volume delle Cronache dal set, condurrà il lettore dietro le quinte del film presentando le varie fasi di progettazione e le idee prodotte dagli artisti coinvolti nel progetto, per offrire uno sguardo sempre più approfondito all’opera di Peter Jackson. Come anticipato dal titolo, The Art of War, lo studio si incentrerà in particolar modo sugli scontri che si susseguono nell’ultimo capitolo della trilogia, dall’assalto di Smaug a Città del Lago alla battaglia citata nel titolo stesso del film, delineando le differenze in campo bellico per ogni parte in scena.
Da sempre le lingue inventate da Tolkien affascinano moltissimi lettori, e come ben sappiamo, furono proprio queste il germoglio dal quale nacque tutta la mitologia del Professore: «Alla base c’è l’invenzione dei linguaggi. Le ‘storie’ furono create per fornire un mondo ai linguaggi e non il contrario. Per me, viene prima il nome e poi la storia» (Lettera 165). Per tutti gli appassionati di questi linguaggi, di quelli elfici in particolare, è aperto in questi giorni su Kickstarter un crowdfunding da non perdere. La raccolta ha come fine la pubblicazione di un libro intitolato The Elvish Writing Systems of J.R.R. Tolkien, in lingua inglese, scritto dal giovane studioso inglese Matt (Matthews) Coombes. Tale libro si propone di essere una guida scrupolosa e accurata ai sistemi di scrittura degli Elfi tolkieniani, e comprenderà le Tengwar, le Sarati e il Cirth, e le rispettive applicazioni sia per quanto riguarda il Quenya, sia il Sindarin. Il testo è accessibile anche a lettori non specialisti, ma illustra comunque l’argomento in maniera accurata: Coombes specifica infatti di voler anche spiegare da dove queste lingue derivino e su cosa si basino. Afferma inoltre di aver già domandato alla Tolkien Estate il beneplacito per la pubblicazione e il permesso di usare font e citazioni originali.
Dopo aver discusso nella prima parte dell’intervista con Verlyn Flieger dei dettagli inerenti alla pubblicazione di “The Story of Kullervo”, il nuovo volume di J.R.R. Tolkien da lei curato per HarperCollins in uscita il 27 agosto in Inghilterra, il 27 ottobre negli Stati Uniti e a dicembre in Italia per Bompiani, ecco la seconda parte dell’intervista, più approfondita sul legame tra Kullervo, Túrin e Il Silmarillion. Il volume contiene 192 pagine ed è in vendita sul sito della casa editrice inglese HarperCollins, e sui principali store online, in copertina rigida a un prezzo di circa 24 euro (19,99 sterline) e in ebook a circa 14 euro (9,99 sterline).
Ha sorpreso tutti l’annuncio di un nuovo libro di J.R.R. Tolkien, in uscita il 27 agosto in Inghilterra, il 27 ottobre negli Stati Uniti e, si spera, per dicembre in Italia. La sorpresa è dovuta al fatto che, contrariamente a quanto riportato da molti media generalisti italiani e copiati su alcuni siti web, il nuovo testo non è per nulla inedito, della sua esistenza si sapeva benissimo da più di 30 anni (è citato nelle Lettere e nella Biografia di Humphrey Carpenter) ed era addirittura stato pubblicato nel 2010. Si tratta di “The Story of Kullervo”. Ripubblicare il testo, seppur rivisto, ha il solo scopo di mantenere l’attenzione sullo scrittore inglese e soprattutto il ritmo di un «inedito» l’anno che HarperCollins sta tenendo con gli inediti di Tolkien dal 2010 a oggi. Sono, infatti, ben cinque i testi pubblicati (The Children of Hurin, Sigurd e Gudrun, Beowulf e ora The Story of Kullervo) e in alcuni casi con un’operazione più che discutibile (The Fall of Arthur).
Nel caso attuale, ripubblicare un testo del 2010 ha il solo merito di rendere più fruibile al grande pubblico cose già note agli studiosi e oggetto da tempo di dibattiti, soprattutto negli Usa.
Come realizzare un film sul Silmarillion senza infrangere le regole ferree del copyright? Come lanciare un progetto per realizzare un film senza realizzare un film? L’idea è semplice, ma geniale. E a lanciarla ufficialmente è Corey Olsen. Certo, rimarranno delusi tutti i fan di Peter Jackson, che sperano che, nonostante ciò che afferma, il regista neozelandese si convinca, dopo Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, a realizzare un film anche sul Silmarillion.
Il suo diniego non dipende dal fatto di non voler girare il film, ma tutto dipende da una questione di diritti della Tolkien Estate sugli scritti del Professore. Il copyright per Il Silmarillion, infatti, non sono mai stati venduti e gli eredi non sembra abbiano alcun interesse a discuterne con nessuno. Anzi, c’è da considerare il veto assoluto che Christopher Tolkien ha impresso su questo libro, aborrendo le trasposizioni cinematografiche del buon Peter. Ma torniamo al progetto di Corey Olsen. E soprattutto, chi è Corey Olsen?
Prosegue con sempre maggiore interesse il corso Fiaba e Filosofia a Modena. Organizzati dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici, e iniziato presso la sua sede in via san Cataldo 97 mercoledì 14 gennaio 2015, il ciclo è costituito da sette incontri settimanali che quest’anno indagano i legami fra fiaba e filosofia e riprendono le riflessioni sviluppate durante il precedente ciclo autunnale Realissime Finzioni. L’analisi è però più profonda e utilizza un maggior numero di testi e di materiali, così da esplorare e conoscere meglio i pericoli e i tesori che si possono trovare nel Regno di Feeria. Il laboratorio è diviso in due parti: i primi quattro appuntamenti saranno concentrati su temi generali riguardanti la fiaba; gli ultimi tre incontri, invece, avranno come focus principale J.R.R. Tolkien che, come nessuno nel Novecento, ha influito sulla concezione della fiaba e della letteratura fantastica. È possibile partecipare anche solo ad alcuni incontri. Non è necessaria alcuna pre-iscrizione. Nell’ultima lezione verrà rilasciato attestato di partecipazione. Il corso si inserisce all’interno delle attività del Phi-lab è il laboratorio permanente dell’Istituto. I percorsi attivati possono comprendere approfondimenti tematici, letture commentate di testi o corsi specialistici. Spesso i laboratori hanno un’impronta multidisciplinare in cui la filosofia si intreccia con le arti, la letteratura, la teologia, la musica, la scienza, il cinema.
Si chiama Deep Roots in a Time of Frost – Essays on Tolkien (Radici profonde in tempi di gelo) ed è il nuovo libro scritto da Patrick Curry, autore già noto al pubblico tolkieniano per il suo precedente volume Defending Middle-earth – Tolkien: Myth and Modernity, e pubblicato dalla casa editrice svizzera casa editrice Walking Tree Publishers nella collana di studi tolkieniani Cormarë, la stessa in cui sono stati pubblicati i volumi The Broken Scythe e Tolkien and Philosophy a cura di Roberto Arduini e Claudio A. Testi e che ospita saggi di altri autori del calibro di Tom Shippey e Thomas Honegger. In Italia, Curry è conosciuto soprattutto per i suoi libri su Machiavelli e sull’ecologia, ma molti dei suoi saggi su J.R.R. Tolkien sono stati tradotti dalla rivista Endore, comprese alcune delle recensioni da lui firmate. Nel 2004 ha partecipato anche al Convegno a Brescia, sempre organizzato da Endore.
Dopo essere stato annunciato ad agosto, è stato pubblicato ora il volume numero 11 dei Tolkien Studies. La bella novità è la copertina. Ed è una bella sorpresa perché rivela che una foto inedito di Tolkien travestito da Hermès, in occasione della rappresentazione teatrale di un’opera di Aristofane, la Pace, nel luglio 1911. Il futuro scrittore ha 19 anni e sta frequentando l’ultimo anno di college alla King Edward’s School di Birmingham. Insieme ad altri amici, tra cui i più stretti sono Rob Gilson, Geoffrey Bache Smith e Christopher Wiseman, forma il gruppo letterario conosciuto come i “Tcbs” (Tea Club and Barrovian Society), il circolo di amici di scuola che speravano di raggiungere la grandezza pubblicando poesia e narrativa. Tra l’altro, l’immagine era parzialmente nota proprio perché da essa era stata tratta una delle rare immagini che si hanno di G.B. Smith.
Negli ultimi anni dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento compaiono in Gran Bretagna varie opere di narrativa e saggistica in cui i temi del tempo, del viaggio nel tempo e dell’unità sovratemporale di singole coscienze appartenenti a epoche diverse trovano manifestazione, come risposta al disagio provato dai loro autori nei confronti di un presente percepito come estraneo. Tolkien condivise questo clima culturale e anche per lui il “viaggio nel tempo” rappresentò una via per “sfuggire” al presente – o, per meglio dire, il mezzo per ipotizzare e far proprio un punto di vista più ampio sulla realtà (una sorta di esperienza narrativa dell’eternità, si potrebbe dire). È da questa contastazione che parte Verlyn Flieger per trattare A question of time: J.R.R. Tolkien’s Road to Faërie, pubblicato dalla Kent State University Press nel 1997. La studiosa statunitense è considerata la maggiore studiosa di Tolkien a livello mondiale insieme a Tom Shippey. Ha infatti curato Sulle Fiabe e Il fabbro di Wootton Major, dirige la rivista accademica Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review, ha vinto ben tre Mythopoeic Award per i suoi studi e l’ultimo suo lavoro è una raccolta di suoi saggi (Green Suns and Faerie, ne abbiamo parlato qui) e il suo secondo romanzo, The Inn at Corbies’ Caww. In questo libro la Flieger tratta di temi abbastanza circoscritti: come Tolkien ha trattato il Tempo e come ha approfondito la relazione tra Mondo Primario e Secondario nelle sue opere letterarie. Il volume è interessante per il tentativo dell’autrice di proporre un percorso di lettura tematico dell’intera opera di Tolkien; tentativo che conduce ad analisi originali di passi ben noti. Notevole per la sua accuratezza è poi lo studio di due romanzi incompiuti, che si rivelano essenziali nel processo di maturazione della narrativa tolkieniana. Proponiamo una recensione del libro firmata da Claudio Testi, riportando prima le parole di Douglas A. Anderson nella sua recensione sul numero 192 di Mythprint nel marzo 1998 (qui si può leggere la versione integrale): «A Question of Time è un’esplorazione di prim’ordine nell’ossessione che Tolkien aveva per il tempo e lo studio si è guadagnato una presenza certa sullo scaffale di libri assolutamente essenziali da avere per comprendere le opere di Tolkien».
Tutto è cominciato nel marzo 2013. Per il 75° anniversario della pubblicazione dello Hobbit di J.R.R. Tolkien si è svolta all’università di Valparaiso la conferenza Celebrare Lo Hobbit. Due famosi studiosi di Tolkien presentarono i loro lavori inediti. John D. Rateliff fornì numerosi esempi dell’influenza dello Hobbit sul Legendarium nel suo intervento in sessione plenaria Ancorarsi al Mito: l’impatto dello Hobbit sul Legendarium, mentre Verlyn Flieger discusse le influenze francesi sullo sviluppo di Bilbo Baggins e delle sue avventure in I collegamenti francesi di Tolkien. Nelle discussioni con gli altri studiosi è emersa la necessità di avere un libro che si concentrasse sulle modalità dell’influenza dello Hobbit sul successivo sviluppo del Legendarium tolkieniano. Da quell’idea è nato un libro.
Il Signore degli Anelli è stato pubblicato per la prima volta nel 1954, e da allora, la cultura pop non è stata più la stessa. Se la risposta iniziale è stata critica, la storia dopo aver catturato molti appassionati lettori, è arrivata a vendere più di 100 milioni di copie in tutto il mondo. È una delle serie fantastiche più popolari di tutti i tempi e ha ispirato innumerevoli opere letterarie tramite la sua trama epica e la mitologia approfondita. Sono queste le motivazioni per cui l’Università del Maryland ha deciso di celebrare il 60esimo anniversario della pubblicazione del capolavoro di J.R.R. Tolkien con un intero mese di eventi. Ma i più attenti e smaliziati lettori del nostro sito avranno già alzato le orecchie a sentir parlare dell’Università del Maryland, perché è il luogo in cui ha insegnato una nostra conoscenza, ora anche socio onorario dell’Aist: Verlyn Flieger!
È appena stato pubblicato un libro che spara in alto. E lo fa sotto l’insegna della nostra nuova Associazione. A scriverlo è Claudio Antonio Testi, segretario dell’Istituto filosofico di studi tomistici e nostro socio. Lo studio è intitolato «Santi pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien», edito dalla ESD-Edizioni Studio Domenicano (224 pp., 22 euro – in copertina immagine di Ivan Cavini), e conclude un percorso a cui il filosofo modenese ha dedicato cinque anni di lavoro. L’opera di Tolkien è cristiana o pagana? La domanda ha interpellato lettori e studiosi fin dalla pubblicazione del Signore degli Anelli. Nonostante la notorietà «planetaria» di Tolkien, grazie anche ai film di Peter Jackson, questo dubbio non è ancora stato sciolto con quella completezza critica che merita un autentico classico della letteratura. Il volume è un tentativo in questa direzione. Crediamo che questo lavoro possa essere un riferimento fondamentale per lo studio sugli aspetti più filosofici e religiosi nelle opere di J.R.R. Tolkien. Anche perché, anche su questo importante tema, lo scrittore inglese merita di più. È per questo motivo che, mentre l’inchiostro si sta ancora asciugando, vi proponiamo già una recensione di chi il libro l’ha potuto leggere in anteprima. Buona lettura!
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