Il nuovo numero di «ContactZone» dedicato allo Hobbit

Giunge alle stampe il nuovo numero (2, 2024) di «ContactZone», con una ricca selezione monografica di articoli interamente dedicati allo Hobbit. Il volume, intitolato Nel tempo di Bilbo Baggins: (ri)leggere The Hobbit di J.R.R. Tolkien, è curato da Oriana Palusci (Università “l’Orientale” di Napoli) e Giuseppe Pezzini (Corpus Christi College di Oxford) e ospita i saggi di alcuni tra i più importanti Tolkien scholars della scena internazionale.

La rivista

Pubblicata da Paolo Loffredo Editore, «ContactZone» è una rivista scientifica digitale peer-reviewed  a diffusione internazionale specializzata nello studio della fantascienza, del fantastico e della rappresentazione di mondi immaginari e/o alternativi in questi ambiti letterari. Legata all’Associazione italiana per lo studio della fantascienza e del fantastico, copre vaste aree di ricerca, dalla letteratura al cinema, dai fumetti ai videogame, toccando un ampio spettro di approcci critici che riguardano la critica letteraria in senso stretto ma anche la linguistica, la traduzione, gli studi culturali, etc.

Il numero 2, 2024 di «ContactZone» prende le mosse dagli interventi proposti alla giornata di studi dedicata allo Hobbit tenutasi a Milano il 13 novembre 2023, presso la Biblioteca Comunale di Palazzo Sormani, in occasione dei cinquant’anni dalla morte dell’autore e dalla prima traduzione italiana del romanzo. Tuttavia, solo una parte degli interventi milanesi sono confluiti in questa sede, mentre altri ne sono stati aggiunti per completare e confermare la scientificità dell’approccio. L’idea dei due curatori del numero è chiara: «Affrontare Tolkien seriamente, accademicamente, come si studiano Shakespeare, Dante o Virgilio, non solo è possibile, ma è un dovere, ed è infatti ormai una pratica diffusa in tutto il mondo che piano piano sta arrivando in Italia, grazie anche al contributo e alla competenza di molti pionieri in questo campo» (Introduzione, p. 4). Certo: nel nostro Paese, a dispetto degli studi che procedono pressoché ininterrotti da oltre un quarantennio, l’opinione pubblica sembra ancora faticare a ravvisare in Tolkien qualcosa di più che un autore di “fantasy” – peraltro fatto proprio da una parte politica e a lungo trascurato da un’altra – o tutt’al più un autore per ragazzi. Se l’autore inglese rimane, per molti versi, estraneo al mondo universitario italiano, le eccezioni esistono e sono sempre più notevoli. Non per caso, l’obiettivo di questo volume di «ContactZone» è proprio «dare un contributo in questa direzione, presentando una raccolta di saggi con un taglio prettamente scientifico, scritti da studiosi appartenenti al mondo accademico» (p. 5).

L’indice di questo numero

Articoli

Oriana Palusci e Giuseppe Pezzini, Introduzione: The Hobbit entra all’università.
Piero Boitani, Tolkien e i mostri.
Carlo Pagetti, A.D. 1937: Bilbo Baggins va alla guerra.
Giuseppe Pezzini, The Memoirs of Bilbo Baggins: finzione metatestuale e hobbito-centrismo in The Hobbit.
Mark Atherton, L’Arkenstone e l’interpretazione di The Hobbit.
John Garth, La mira di Tolkien e la morte di Smaug.
Oriana Palusci, “Dreaming of eggs and bacon”: il pasto dello hobbit.
Paolo Pizzimento, Le pipe, il tabacco e l’imagery del “fumo lento” in The Hobbit.

Recensioni

Paolo Pizzimento, recensione a Paolo Nardi e Nicola Nannerini, Guardare verso Occidente. Tempo, trascendenza e destino nell’opera di J.R.R. Tolkien. Verona: Fede & Cultura, 2024.
Matteo Sanfilippo, recensione a Rossana Morriello, Gino Roncaglia e Federico Meschini (a cura di), Le biblioteche nella fantascienza. Utopie, distopie, intelligenze artificiali. Milano: Editrice Bibliografica, 2024.
Giulia Iannuzzi, recensione a Riccardo Gramantieri, Presagi di postumanesimo. Dal romanzo vittoriano all’epoca dei pulp. Milano: Mimesis, 2024.

Il volume, in formato digitale, è acquistabile online sul sito dell’editore e consultabile sulla piattaforma Torrossa.

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– Vai al sito della rivista ContactZone
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Tolkien Studies 21,
ecco il nuovo numero

Cop-Tolkien Studies 2Recentemente David Bratman ha annunciato, come di consueto sul suo blog Kalimac’s corner, l’arrivo del numero 21 di Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review. La prestigiosa rivista, pubblicata dalla West Virginia University Press, è diretta dallo stesso Bratman insieme a Michael D.C. Drout e Yvette Kisor, che con questo numero subentra ufficialmente nel ruolo che per anni era stato ricoperto da Verlyn Flieger (che comunque è sempre in attività, nonostante stia diradando gli impegni).

Claudio TestiIl nuovo numero sarà presto disponibile sia in formato cartaceo con copertina flessibile sia in pdf sul sito Project MUSE.

Fra i numerosi contributi siamo orgogliosi di sottolineare quello di Claudio Antonio Testi, socio fondatore dell’AIST, che con l’articolo “From ‘The Tree’ to ‘Leaf by Niggle’: Up to the Mountains and Beyond” viene pubblicato per la seconda volta su questa importante rivista.

Indice dei Tolkien Studies 21

Articoli:

  • Alexandra Bolintineanu, “Tolkien’s Elegiac Trees: Enta Geweorc and the Ents Across Time
  • Patrick J. Murphy, “The Riddles of The Hobbit, the Academic History of the Exeter Book, and the Invention of Tolkien’s Ring
  • Anika Jensen, “‘I Wonder If Any Song Will Ever Mention It’: Locating Precarious Time in The Lord of the Rings”
  • Eduardo Boheme Kumamoto, “The Allegiant Translator: J.R.R. Tolkien, Burton Raffel, and Verse Translation
  • John Garth and Peter Gilliver, “The Wanderer’s Return: New Findings on Tolkien in Oxford 1918-19
  • Claudio A. Testi, “From ‘The Tree‘ to ‘Leaf by Niggle‘: Up to the Mountains and Beyond
  • Peizhen Wu and Michael D.C. Drout, “‘The Course of Actual Composition’: Analysis of some aspects of the revision history of The Lord of the Rings using ‘Lexomic’ digital methods

Note e Documenti:

  • Łukasz Neubauer, “The ‘Origin of Gandalf’: Josef Madlener’s Der Berggeist and the Transboundary Mountain Spirit Rübezahl as Purported Sources of Inspiration for Tolkien’s Wizard
  • Matthew Thompson-Handell, “Reconsidering the Early Critical Response to The Lord of the Rings”

Recensioni:

  • Tolkien, Race, and Racism in Middle-earth, by Robert Stuart, reviewed by Yvette Kisor
  • Representing Midle-earth: Tolkien, Form, and Ideology, by Robert T. Tally, Jr., reviewed by Douglas C. Kane
  • Pity, Power, and Tolkien’s Ring: To Rule the Fate of Many, by Thomas P. Hillman, reviewed by Clare Moore
  • Theology and Tolkien: Practical Theology, ed. Douglas Estes, reviewed by Nick Polk
  • How to Misunderstand Tolkien: The Critics and the Fantasy Master, by Bruno Bacelli, reviewed by Lori Campbell-Tanner

Varie:

  • Cami D. Agan, David Bratman, The Rev. Tom Emanuel, Jonathan Evans, Jason Fisher, and John Magoun, “The Year’s Work in Tolkien Studies 2021
  • David Bratman, “Bibliography (in English) for 2022
  • Errata: TS 18

 

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Mythopoeic Awards: i vincitori di quest’anno

Mythpoeic AwardsA breve distanza dai Tolkien Society Awards (di cui abbiamo parlato qui) arrivano anche i Mythopoeic Awards 2025, riedizione di un appuntamento annuale che dall’ormai lontano 1971 premia tanto i principali contributi nell’ambito della ricerca su Tolkien, gli Inklings e la letteratura fantastica sia le più interessanti novità letterarie del mondo del fantasy. Dopo aver comunicato i finalisti lo scorso 2 giugno, la Mythopoeic Society ha annunciato i vincitori in occasione dell’Online Midsummer Seminar 2025 “More Perilous and Fair: Women and Gender in Mythopoeic Fantasy” tenutosi il 2 e 3 agosto. I premi, suddivisi nelle cinque categorie di Adult Fantasy, Young Adult Fantasy, Children Fantasy, Inklings Studies e Myth and Fantasy Studies, sono stati assegnati a opere in lingua inglese pubblicate tra il 2023 e il 2024.

I vincitori delle cinque categorie

Mythopoeic AwardsIl premio per la categoria Adult Literature, conferito a romanzi fantasy che esprimono al meglio lo spirito degli Inklings, è stato assegnato a Minsoo Kang per The Melancholy of Untold History (William Morrow, 2024). Tra i finalisti compaiono anche Katherine Arden, The Warm Hands of Ghosts (Del Rey, 2024), Yangsze Choo, The Fox Wife (Henry Holt & Co., 2024), Deborah K. Vleck, The Society of Guenevere (FTL Publications, 2024) e Nghi Vo, The City in Glass (Tordotcom, 2024).
Il premio per la categoria Young Adult Literature, conferito a romanzi fantasy dedicati a un pubblico tra i 13 e i 18 anni, è stato assegnato ad Amie Kaufman per The Isles of the Gods (Knopf Books for Young Readers, 2024). Tra i finalisti, Anna Bright, The Hedge Witch of Foxhall (HarperCollins, 2024), Darcie Little Badger, Sheine Lende (Levine Querido, 2024), Kelly Murashige, The Lost Souls of Benzaiten (Soho Teen, 2024) e A.B. Poranek, Where the Dark Stands Still (McElderry Books, 2024).
Il premio per la categoria Children’s Literature, conferito a romanzi fantasy dedicati a un pubblico dai 12 anni in giù, è stato assegnato a Frances Hardinge (autrice) ed Emily Gravett (illustratrice) per Island of Whispers (Harry N. Abrams, 2024). Tra i finalisti, Rajani LaRocca, Sona and the Golden Beasts (Quill Tree Books, 2024), Kaela Rivera, The Cece Rios Trilogy (HarperCollins, 2021-2024), David A. Robertson, The Misewa Saga (Tundra Books, 2020-2024) e Lisa Stringfellow, Kingdom of Dust (Quill Tree Books, 2024).
Collected PoemsNella categoria Inklings Studies, che premia i più importanti contributi accademici su J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e Charles Williams, il vincitore era probabilmente scontato: dopo il meritato successo ai Tolkien Society Awards, infatti, Christina Scull e Wayne G. Hammond ottengono anche il premio della Mythopoeic Society per The Collected Poems of J.R.R. Tolkien (HarperCollins, 2024), probabilmente la più importante pubblicazione nel panorama tolkieniano degli ultimi anni (l’abbiamo recensita qui). Tra gli altri finalisti della categoria, Anahit Behrooz, Mapping Middle-earth: Environmental and Political Narratives in J.R.R. Tolkien’s Cartographies (Bloomsbury Academic, 2024), Annie Brust, Tolkien’s Transformative Women: Art in Triptych (Vernon Press, 2024), Robert Stuart, Tolkien, Race, and Racism in Middle-earth (Palgrave Macmillan, 2022) e Hamish Williams, J.R.R. Tolkien’s Utopianism and the Classics (Bloomsbury Academic, 2023).
Infine, per la categoria Myth and Fantasy Studies, che si concentra su altri autori nella tradizione degli Inklings o su opere di carattere generale sul mito e il fantastico, il vincitore è Stefan Ekman con Urban Fantasy: Exploring Modernity through Magic (Lever Press, 2024). Gli altri finalisti sono Sophus Helle (ed.), Enheduanna: The Complete Poems of the World’s First Author (Yale University Press, 2023), Matthew Oliver, Magic Words, Magic Worlds: Form and Style in Epic Fantasy (McFarland, 2022), Dennis Wilson Wise (ed.), Speculative Poetry and the Modern Alliterative Revival: A Critical Anthology (Fairleigh Dickinson University Press, 2023) e Jack Zipes, Buried Treasures: The Power of Political Fairy Tales (Princeton University Press, 2023).

Alcune considerazioni

Mythpoeic AwardsCome di consueto, i Mythopoeic Awards offrono un’utile cartina di tornasole del panorama fantasy contemporaneo, che si dimostra particolarmente vivo e – quel che forse conta maggiormente – sempre più impegnato in un’opera di comprensione della realtà contemporanea attraverso la magia e il mito. Nell’ambito delle opere di critica letteraria, inoltre, parrebbe delinearsi un’attenzione crescente dell’accademia nei confronti di Tolkien e della letteratura fantastica in generale, che lascia ben sperare sugli sviluppi futuri degli studi in quest’ambito che, fino a pochi anni fa, era trattato con suffisance.

 

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– Leggi l’articolo Tolkien Society Awards 2025: ecco i vincitori
– Leggi l’articolo Tolkien Society Awards 2020: ecco i vincitori
– Leggi l’articolo I vincitori dei Tolkien Society Awards 2018
– Leggi l’articolo Annunciati i finalisti dei Mythopoeic Awards 2017
– Leggi l’articolo Annunciati i finalisti alla Mythopoeic Society 2016
– Leggi l’articolo Mythopoeic, i finalisti: c’è anche Umberto Eco
– Leggi l’articolo Premio a Verlyn Flieger: diario della Mythcon 44
– Leggi l’articolo I finalisti alla Mythopoeic Society
– Leggi l’articolo There Would Always Be a Fairy Tale, recensione
– Leggi l’articolo La nuova raccolta di saggi di Verlyn Flieger
– Leggi l’articolo Gli Inklings e re Artù: ecco il Call for papers

LINK ESTERNI:
– Vai al sito della Mythopoeic Society.

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Tanti nuovi videogiochi, ma nessun capolavoro

EA-videogiochiOgni volta che viene annunciata l’uscita di un nuovo gioco basato sul Signore degli Anelli, gli appassionati lettori di J.R.R. Tolkien provano un breve momento d’eccitazione, inevitabilmente seguito da un senso di sventura imminente. Nonostante la ricchezza del materiale da cui attingere (e un fandom consolidato disposto a comprare praticamente qualsiasi gioco, solo per l’amore verso la saga), i recenti giochi ambientati nella Terra di Mezzo si sono rivelati dolorosamente deludenti. Tra il gioco d’avventura The Lord of the Rings: Gollum, accolto male, il gioco di sopravvivenza The Lord of the Rings: Return to Moria, accolto male, e il gioco d’avventura Tales of the Shire, accolto male, sono stati un paio d’anni difficili per i giochi del Signore degli Anelli. Ma le cose non sono sempre state così.

Oltre 40 anni di storia

Hobbit-1982-Melbourne-HouseI videogiochi basati sul Signore degli Anelli esistono in qualche modo dal 1982, con l’uscita di The Hobbit di Beam Software – che per l’epoca ebbe un enorme successo , ma hanno visto un aumento di popolarità dopo l’uscita dei film di Jackson all’inizio degli anni 2000. I giochi basati su licenza tendono a essere… ripetitivi, ma nel complesso, i giochi del Signore degli Anelli erano piuttosto solidi! I giochi d’azione basati sui film Le Due Torri (2002) e Il Ritorno del Re (2003) erano davvero divertenti e fedeli al materiale originale. Mentre Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord (2011) era un videogioco di ruolo d’azione (action RPG) con elementi cooperativi, Il Signore degli Anelli: La Terza Era (2004), pur essendo sia un clone di Final Fantasy sia un gioco su licenza, è nel pantheon dei giochi di ruolo a turni. A sua volta, tra i videogiochi di strategia in tempo reale spicca The Lord of the Rings: The Battle for Middle-earth II (2006), mentre per la categoria MMORPG (gioco di ruolo online multiplayer) The Lord of the Rings Online (2007) ha catturato cuori e menti per oltre 18 anni ed è attivo ancora oggi. Nonostante la grafica datata, il gioco rimane in ottima salute: solo la piattaforma Steam vanta una media di circa 830 giocatori simultanei, con picchi superiori a 1.600, escludendo la popolazione di client standalone, ben più numerosa (in totale, si parla di circa 13 milioni di utenti). Standing Stone continua a pubblicare espansioni come l’ultima, Allies and Adversaries (22 luglio 2025), che aggiungono nuove regioni, esperienze iniziali aggiornate e livelli “delving” di difficoltà più elevata, a dimostrazione del fatto che il classico ha ancora vita.
Questa serie di uscite – alcuni successi, altri insuccessi (quelli legati alla trilogia di The Hobbit) – è continuata fino alla metà degli anni 2010, quando ha probabilmente raggiunto il suo apice. Nel 2014, WB Games ha pubblicato Middle Earth: Shadow of Mordor, un titolo d’azione e avventura in terza persona sviluppato da Behaviour Interactive e dall’ormai defunta Monolith Productions (ne abbiamo scritto ampiamente qui). Nessun gioco è perfetto, ma Shadow of Mordor è stato divertentissimo e senza dubbio il miglior gioco del Signore degli Anelli a cui si sia potuto mai giocare. Non è solo narrativamente avvincente e graficamente fantastico. Gran parte di ciò che ha reso il gameplay così interessante è stato il sistema Nemesis brevettato da WB Games, che ha cambiato completamente il modo in cui funzionavano le interazioni tra giocatori e nemici. In Shadow of Mordor (e nel suo sequel del 2017, Middle Earth: Shadow of War), i nemici non erano lì solo per essere picchiati, saccheggiati e scofitti. Il sistema Nemesis ha trasformato i nemici Uruk del gioco in molto più che semplici spugne per frecce. La maggior parte degli Uruk era unica, ognuno con il proprio nome, design e personalità. Inoltre, ricordavano le azioni fatte dal giocatore. Un Uruk che ti aveva già ucciso in precedenza poteva sfotterti la volta successiva che ti incontrava. Se fuggivi da uno scontro, il nemico ti faceva notare la tua codardia. Alcuni Uruk risorgevano dai morti dopo essere stati uccisi e davano la caccia al giocatore in cerca di vendetta. Gli Uruk diventavano più forti dopo essere risorti dai morti, rendendo queste rivincite piuttosto impegnative. I giocatori potevano persino far passare gli Uruk dalla loro parte, usandoli per la ricognizione o come rinforzi in battaglia.
The Lord of the Rings GollumMa dopo L’Ombra della Guerra, le cose sono state piuttosto tranquille sul fronte dei videogiochi del Signore degli Anelli. Poi, a marzo 2019, Daedalic Entertainment ha annunciato che The Lord of the Rings: Gollum era in produzione, con uscita prevista per il 2021. Certo, nessuno aveva chiesto un gioco d’avventura in cui i giocatori assumessero il ruolo di un giovane Sméagol, ma la premessa era molto interessante, e la possibilità di dare a Gollum il suo prezioso momento sotto i riflettori attraverso una trama sulle sue origini era intrigante. Nel maggio 2023, Gollum fu lanciato tra il disprezzo quasi unanime. Giocatori e critici si lamentarono dei bug del gioco, della grafica scadente, della trama deludente e della sgradevole esperienza di gioco. Il fallimento del videogioco fu così grande che lo studio che aveva sviluppato il gioco, Daedalic Entertainment, chiuse i battenti a giugno 2023.
Heroes of Middle earthPrima dell’uscita iniziale di Gollum, un nuovo gioco per dispositivi mobili, intitolato The Lord of the Rings: Heroes of Middle-earth, fu pubblicato per iOS e Android il 10 maggio 2023 da Electronic Arts, il primo gioco ad essere pubblicato dall’editore dopo The Lord of the Rings: Conquest del 2009. Si trattava di un gioco di ruolo a turni sviluppato da EA Capital Games, il cui gameplay era simile a quello del precedente sulla saga di Star Wars. Tuttavia, quasi un anno dopo il lancio, Electronic Arts ha interrotto prematuramente il supporto per il gioco, chiudendolo il 24 maggio 2024, anche a causa dei licenziamenti nel settore dei videogiochi del 2023-2024 che hanno influenzato i progetti di sviluppo dell’azienda.
The Lord of the Rings: Return to Moria è un videogioco survival-crafting multigiocatore per console di nona generazione (PlayStation 5 e Xbox Series) e computer, sviluppato da Free Range Games Return to Moriae pubblicato da North Beach Games, uscito per la prima volta il 24 ottobre 2023 su Microsoft Windows. La storia è ambientata durante la Quarta Era e segue una compagnia di nani nel tentativo di riconquistare la loro patria, Moria, e di ripristinare l’antico regno perduto di Khazad-dûm. Il gioco ha ricevuto recensioni “miste o nella media”, con giudizi che evidenziano come «spesso manchi di raffinatezza», che «mette a dura prova la pazienza per le carenze e i problemi tecnici» e che non ci siano «molte ragioni per scegliere questo gioco di sopravvivenza rispetto alla pletora di opzioni migliori quando è sempre e solo un gioco mediocre nella migliore delle ipotesi». Il videogioco comunque riceverà una nuova espansione quest’anno, prevista entro la fine del 2025, che si intitola Durin’s Folk.
Tales of the ShireIn questo periodo, infine, Tales of the Shire: A Lord of the Rings Game sta ricevendo un trattamento piuttosto simile. Le recensioni danno un voto mediocre. I giocatori sono ampiamente scoraggiati dallo stile artistico del gioco, dagli ambienti piatti, dal gameplay superficiale e dalla trama noiosa. Le recensioni degli utenti sono attualmente “contrastanti“ su Steam). Ma a differenza di Gollum, creato da uno studio noto principalmente per le sue avventure Gandalf_Tales-of-the-Shire“punta e clicca”, Tales of The Shire è stato creato dalla divisione gaming di Wētā Workshop, lo studio che ha lavorato agli effetti speciali per i film di grande successo de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson. Se c’è qualcuno che sa come dovrebbe apparire e vivere la Terra di Mezzo, quello è Wētā Workshop. Quindi, come ha fatto lo studio a mancare così clamorosamente l’obiettivo? Come spiegato in un approfondito articolo di The Verge, che ha parlato con più di una dozzina di addetti ai lavori legati alla produzione di Tales of the Shire: A Lord of the Rings Game, la risposta a questa domanda è simile alla risposta alla domanda “Perché Gollum è venuto fuori così male?” (ne abbiamo scritto approfonditamente qui): cattiva gestione dello studio.

I prossimi videogiochi

MMO-Amazon-GamesNaturalmente, questa non è la fine per i giochi del Signore degli Anelli. Secondo le dichiarazioni degli sviluppatori di Wētā Workshop, il prossimo gioco dello studio sarà anch’esso un titolo del Signore degli Anelli. Infatti, dopo il completamento della versione finale di Tales of the Shire nel novembre 2024, circa metà dello studio è stata incaricata di sviluppare il prototipo successivo: nome in codice “Groundhog”, il gioco sarebbe un roguelike che trae ispirazione da titoli come Baldur’s Gate e Diablo.
Nel frattempo, Amazon sta attualmente lavorando a un MMO del Signore degli Anelli, anche se il gigante dello streaming – che ha recentemente fatto un’intensa attività nel mondo dei videogiochi – ammette di essere ancora alla ricerca del “gancio” giusto per il gioco. Amazon Games ha confermato di aver firmato un accordo di licenza con Middle-earth Enterprises di Embracer Group e di star lavorando su un’“avventura MMO open-world persistente” che abbraccia gli eventi de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Lo sviluppo è guidato da Amazon Games Orange County, lo studio dietro New World, e il titolo verrà lanciato sia su PC che su console. Invece di sostituire LOTRO, il progetto di Amazon si propone come un’interpretazione completamente diversa, più orientato all’azione, magari sfruttando le lezioni apprese dai sistemi di combattimento e di gestione del territorio del gioco New World. Amazon dovrà bilanciare la fedeltà al canone con l’accessibilità e distribuire su più piattaforme contemporaneamente. La complessità delle licenze rimane, poiché diverse aziende detengono i diritti sulle immagini dei film, sul materiale editoriale e sul merchandising. Infine, lo studio dovrà dimostrare la sua abilità nel servizio live, pubblicando aggiornamenti di contenuti di grandi dimensioni a una cadenza più rapida rispetto a agli altri titoli Amazon. Insomma, è una partita ancora tutta da giocare.

ARTICOLI PRECEDENTI:

– Vai alla SEZIONE VIDEOGIOCHI del nostro sito web
– Vai alla pagina TOLKIEN E I VIDEOGIOCHI
– Leggi l’articolo Tales of the Shire, gli Hobbit in un videogame
– Leggi l’articolo Tales of the Shire: vivere come un Hobbit!
– Leggi l’articolo Tales of the Shire, uscita posticipata al 2025
– Leggi l’articolo Tales of the Shire, un omaggio a Tolkien
– Leggi l’articolo Tales of the Shire posticipato a Luglio

LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Lord of the Rings online
– Vai al sito della Private Division
– Vai al sito di Tales of the Shire

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Esce oggi il videogioco Tales of the Shire

Dopo più di un anno di attesa è finalmente possibile sperimentare il prodotto videoludico legato alle atmosfere conteali tanto care al fandom tolkieniano. Il videogioco, la cui release era inizialmente prevista per la seconda metà del 2024 (per informazioni sulle possibili motivazioni del ritardo leggere qui), nasce da un’idea dei creatori della Wētā Workshop ed è pubblicata da Private Division, l’etichetta editoriale di Take-Two Interactive Software che si occuperà della diffusione del videogioco disponibile su PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X/S e PC.

Tales of the Shire propone un’esperienza videoludica di vita da Hobbit della Contea. Nella descrizione del videogioco infatti leggiamo: «Goditi il calore della cucina e sfoggia le tue abilità culinarie con le ricette per qualsiasi pasto. Organizza una cena con gli altri amici hobbit, condividi i piatti con gli ospiti per creare nuovi rapporti, oppure esplora gli spazi aperti per scoprire le radure segrete e i tesori perduti della Contea». L’idea è quella di «offrire ai giocatori l’opportunità di realizzare la loro fantasia di vivere la propria vita tranquilla da Hobbit della Contea», come affermato da Kelly Tyson, responsabile del prodotto presso Wētā Workshop. Per ulteriori dettagli rispetto al videogioco si rimanda a questo articolo.

Non resta quindi che provare il videogioco nella speranza che il ritardo nella pubblicazione sia stato utile agli sviluppatori per implementare il livello di immersività videoludica all’interno della Contea. Con l’auspicio che non si tratti dell’ennesima versione stereotipata di un paradiso bucolico in cui i personaggi vivono in armonia con la natura dedicandosi agli ozi e ai vizi; prospettiva che, invero, svilisce la complessità della dimensione conteale evidenziata dagli studi di critica tolkieniana (anche italiana).

Buon divertimento!

 

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– Leggi l’articolo Tales of the Shire, gli Hobbit in un videogame
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– Leggi l’articolo Tales of the Shire, un omaggio a Tolkien
– Leggi l’articolo Tales of the Shire posticipato a Luglio

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JTR 2025 #2 : un dossier su psicologia e Tolkien

Un numero speciale

Il numero speciale del Journal of Tolkien Research, il secondo dell’anno in corso, a cura di Kristine Larsen, Sara Brown e Christopher Vaccaro, ha un tema accattivante: le possibili letture psicologiche dell’opera di Tolkien. Opera il cui successo duraturo non può certo essere spiegato solo dalla vastità di costruzione del mondo immaginario o dalla potenza del suo epos. Per quanto una parte della critica letteraria si accanisca a ignorarlo, è nelle pieghe dell’animo umano, nelle dinamiche psicologiche e morali, che il Legendarium tolkieniano rivela la sua forza più penetrante. Infatti i saggi di questo numero della rivista mettono in luce aspetti profondamente umani e moderni dei personaggi, capaci di interagire con le categorie della psicologia, della percezione, dell’etica linguistica e dell’identità.

Gli articoli

Riviste: Journal of Tolkien ResearchNel saggio Fears and Pains and Rages: The Psychology of Gandalf’s Anger, Nicholas Birns prende in considerazione il sentimento della rabbia, ovvero le reazioni irose di alcuni personaggi tolkieniani, e in particolare di Gandalf, una figura positiva e altruista, ma anche piuttosto irascibile. La sua collera – che emerge in alcuni momenti chiave, come con Saruman, Denethor e Pippin – si carica di ambiguità morali e sociali, riconducibili sia alla tradizione classica del thumos greco e della saeva indignatio latina, sia a una forma moderna e “professorale” di frustrazione in cui Tolkien doveva riconoscersi. In Gandalf, Tolkien ridefinisce l’archetipo del vecchio mentore saggio e del mago buono, mettendo in scena una mascolinità complessa, un soggetto affettuoso ma severo, che accoglie e punisce, guida e giudica. Insomma un personaggio davvero complesso e non facile da maneggiare.
L’esplorazione psicologica ovviamente si estende anche a personaggi secondari. Nel loro saggio The Only Thriller J.R.R. Tolkien (Never) Wrote: Jungian Shapes of Evil in “The New Shadow”, Martin Hauberg-Lund Laugesen e Bo Kampmann Walther prendono in esame “The New Shadow”, il sequel incompiuto del Signore degli Anelli, ambientato nella Quarta Era, dove Tolkien sembra abbandonare i conflitti epici per esplorare un male interiore, propriamente psicologico. In quelle poche pagine presto abbandonate la tensione generazionale e il senso di disillusione post-bellica diventano protagonisti. Il male non è più rappresentato da orchi, spettri e stregoni, ma dall’apatia, dal vuoto, dalla malinconia generazionale. Viene davvero da chiedersi cosa Tolkien sarebbe riuscito a dire se avesse voluto proseguire il romanzo.
La dimensione emotiva si intreccia poi con i temi importanti del lutto e della perdita. Nel Signore degli Anelli e nel Silmarillion, la morte è onnipresente e mai neutrale. Come sottolineano Ali Mirzabayati, nel suo articolo Mourning and Melancholia in The Lord of the Rings, e Dawn Walls-Thumma in Grief, Grieving, and Permission to Mourn in the Quenta Silmarillion, le reazioni al dolore – da Denethor che cede alla follia, a Théoden che invece riscopre la speranza – non solo definiscono i loro rispettivi caratteri, ma propongono visioni contrastanti dell’umano. Inoltre, il narratore stesso nel Quenta Silmarillion racconta il lutto da un punto di vista morale, che esalta certe morti e ne silenzia altre, contribuendo a costruire una gerarchia affettiva e simbolica della memoria.
Ma l’analisi psicologica si spinge oltre. Il saggio di Sara Brown, “Restless and uneasy… thin and stretched”: The Ring, The Ringbearers, and Bodies in Psychological Crisis in Tolkien’s The Lord of the Rings, esplora le crisi psicofisiche che l’Anello scatena nei suoi portatori. Frodo, Bilbo e Gollum mostrano sintomi di alienazione profonda: sono irrequieti, introflessi, svuotati da un potere che devasta la mente e il corpo. La dipendenza dall’Anello diventa così una metafora della dipendenza emotiva, una forma distorta di attaccamento che rivela la fragilità della volontà umana.
La teoria dell’attaccamento, appunto, è quello di cui parla Lelie Bremont in Tolkien and Attachment Theory: a Theory to Bind Them All?, che propone una lettura sistematica delle relazioni nei romanzi tolkieniani. Da Frodo e Sam a Merry e Pippin, la forza dei legami primari è ciò che permette ai personaggi di sopravvivere alla paura, alla solitudine e alla guerra. L’universo narrativo di Tolkien, in questa prospettiva, si presenta come un laboratorio narrativo di resistenza emotiva e coesione affettiva, che evidentemente nasce dall’esperienza vissuta al fronte.
Non è solo la psiche a parlare nel Legendarium: è anche il linguaggio, e con esso la percezione morale. Mareike Huber, in The Moral Function of Invented Languages in J.R.R. Tolkien’s Legendarium, mostra come le lingue inventate da Tolkien – dal suono melodioso del Quenya al minaccioso Linguaggio Nero – trasmettano già di per sé un giudizio morale, attraverso le loro qualità fonoestetiche. Tuttavia, queste associazioni, lungi dall’essere oggettive, riflettono codici culturali e aspettative personali, dimostrando quanto l’etica linguistica faccia parte integrante della complessità del mondo secondario.
A proposito di percezione, l’indagine di Cameron Bourquein in Perceiving the Perceiver: “Viewing” Sauron Through the Gestalt Theory of Perception, utilizza la teoria psicologica della Gestalt per mostrare come Sauron nel Signore degli Anelli agisca più come una costruzione mentale che come un personaggio definito. La sua presenza – sempre fuori scena, ambigua, frammentaria – obbliga il lettore a “completarlo” cognitivamente, a metterci del suo. Questo meccanismo percettivo si estende anche agli adattamenti visivi (Gli Anelli del Potere, ad esempio), in cui la figura di Sauron diventa una “scatola di Schrödinger”: presente e assente, vero e falso al tempo stesso.
Infine, la complessità dei ruoli di genere in Tolkien viene evidenziata nel saggio di Kristine Larsen, The Mariner and his Astronomer Father: Victorian Masculinities in Númenor, che nel rapporto tra Aldarion e il padre Tar-Meneldur individua un’allegoria del conflitto tra mascolinità vittoriane. Il re astronomo e il figlio marinaio rappresentano due ideali maschili opposti: il sapere contemplativo e domestico da un lato, l’avventura coloniale dall’altro. Tolkien, attento osservatore dei cambiamenti storici e culturali, tratteggia così un dramma familiare che riflette le tensioni di un’intera epoca.

Conclusioni

In conclusione, le letture critiche contenute nell’ultimo numero del Journal of Tolkien Research dimostrano che la forza dell’opera di Tolkien non risiede solo nei suoi aspetti mitici e avventurosi, e nemmeno soltanto nella grandiosità e complessità degli scenari evocati, come qualcuno potrebbe credere. La narrativa tolkieniana è anche una lente attraverso cui esplorare l’interiorità umana, le costruzioni sociali e le ambiguità morali. Come ogni grande autore, Tolkien ci parla tanto della Terra di Mezzo quanto del nostro stesso mondo e, soprattutto, della nostra psiche.

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LOTRO, ci sono ancora problemi con i server

Videogiochi: Lotro "Collevento"Ci sono un sacco di aggiornamenti ed eventi in arrivo per The Lord of the Rings online, secondo una recente diretta streaming sulle novità del MMORPG free-to-play dedicato alla Terra di Mezzo di JRR Tolkien. Standing Stone Games ha annunciato che il processo di trasferimento di “Dark Worlds” è in corso, con server come Sting che hanno recentemente aperto i battenti. I trasferimenti continueranno a ruotare nelle prossime settimane, sebbene il team abbia capacità limitate per risolvere i problemi con server più vecchi e inaccessibili.
L’aggiornamento 44.2.1 è appena stato rilasciato e porta diverse correzioni di bug e miglioramenti. Tra questi, correzioni alle meccaniche di combattimento a Dun Shuakh, la risoluzione di problemi con PNG specifici (come il maestro d’armi che non subisce danni ridotti) e la risoluzione di reset errati durante gli incontri con i boss. Corregge anche problemi con l’istanza “Difendere la Cittadella con gli scudi” di Gundabad e un bug nella missione di pesca a Rohan Ovest. Inoltre, la Cassa del Commerciante di Ordai viene correttamente associata all’account come previsto, influenzando tutte le casse non associate esistenti una volta rimosse dal magazzino. Una recente livestream di “Casual Stroll”, era incentrata sulle principali strade della Terra di Mezzo e sul loro sviluppo. Anche la beta dell’aggiornamento 45 è all’orizzonte, sebbene non siano state annunciate date specifiche.

I nuovi server e i “Mondi Oscuri”

Dopo diversi rimandi, il videogioco Il Signore degli Anelli Online ha finalmente lanciato del server Sting, ma anche per i “mondi oscuri” e le migrazioni incrociate dei server a 64 bit. Il server Sting, come già scritto in precendenza, è il terzo e il più recente dei server a 64 bit con sede negli Stati Uniti. Standing Stone Games ha lanciato così quattro di questi server – due negli Stati Uniti e due in Europa – a inizio primavera, in una serie di trasferimenti piuttosto travagliati, a cui ha fatto seguito un terzo server europeo già attivo. Sting aveva subito diversi ritardi, a causa della perdita di oggetti personali di molti giocatori durante i trasferimenti. SSG ha voluto assicurarsi che il problema fosse risolto prima che qualcuno salisse sul bus di Sting. Ora, finalmente, è stato aperto.
Lotro: Echoes of AngmarUno svantaggio della problematica situazione dei trasferimenti di marzo era che i Dark Worlds – ovvero i server legacy chiusi da tempo, su cui molti utenti hanno ancora personaggi abbandonatinon erano disponibili per l’emigrazione e i ritardi del server Sting hanno influenzato anche questo lancio. I personaggi rimasti sui “server chiusi” sono rimasti inaccessibili fino a marzo 2025. Da allora e fino ad agosto 2025, i personaggi possono essere trasferiti gratuitamente da quei Dark Worlds a uno qualsiasi dei quattro nuovi server a 64 bit. Dopo agosto 2025, i personaggi rimanenti sui Dark Worlds scompariranno per sempre. La rotazione è prevista dal 3 giugno: i trasferimenti saranno possibili da due mondi di gioco a 64 bit a un terzo mondo di gioco a 64 bit su base settimanale. Ogni settimana, per una settimana, i giocatori potranno trasferire i propri personaggi da due mondi degli Stati Uniti a uno dei mondi degli Stati Uniti e da due mondi dell’UE a uno dei mondi dell’UE, e i mondi in cui i giocatori potranno effettuare il trasferimento ruoteranno ogni settimana. Si continueranno a offrire questi trasferimenti per sei settimane, dando a ogni giocatore due settimane per trasferirsi in ciascun mondo. Dopo questo periodo di tempo, i trasferimenti gratuiti tra questi mondi non saranno più disponibili.

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Su Lotro regali, cambi di server e aggiornamenti
– Leggi l’articolo Lotro: fino a Umbar la nuova espansione
– Leggi l’articolo Lotro, un trailer per Before the Shadow
– Leggi l’articolo Lotro, nasce il classico ma viola il copyright
– Leggi l’articolo Lotro, missioni gratuite fino a dicembre
– Leggi l’articolo Weatherstock, ecco perché Lotro è migliore
– Leggi l’articolo Aragorn e Arwen si sposano anche online
– Leggi l’articolo Lord of the Rings Online: più di 10 anni online
– Leggi l’articolo Lord of the Rings Online compie 5 anni e fa regali ai giocatori

LINK ESTERNI:
– Vai al sito di The Lord of the Rings online
– Vai alla sezione di Secrets of Utug-bûr
– Vai alla sezione per il passaggio ai nuovi server 64-bit
– Vai al sito della Standing Stone Games

 

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Tolkien in Bielorussia: storia di lotta e libertà

Andrej Januškievič e la libreria Knihauka

Andrej JanuškievičLa Bielorussia rappresenta una piccola ma notevole eccezione per il mondo tolkieniano: qui, infatti, la norma sul copyright delle opere letterarie prevede che ogni diritto decada dopo soli 50 anni dalla morte dell’autore contro i 70 previsti altrove, pertanto dal 2023 le opere di J.R.R. Tolkien sono legalmente di pubblico dominio e possono essere tradotte e distribuite. Questa situazione non susciterebbe grandi interessi se non dal punto di vista delle politiche editoriali, eppure fa da sfondo a una vicenda di respiro ben più ampio che ha a che fare con la lotta, la libertà e l’identità linguistica e culturale di un popolo.

Ma andiamo con ordine. Siamo nel 2014: nella capitale Minsk, Andrej Januškievič fonda una piccola casa editrice indipendente specializzata in saggistica storica, letteratura bielorussa e letteratura straniera in traduzione. Sono gli anni d’oro della “bielorussizzazione soft”, durante i quali la causa della lingua e della cultura nazionale trova crescente sostegno da parte degli intellettuali in contrapposizione alla sempre più massiccia russificazione imposta dal presidente Aleksandr Lukašėnka (saldamente – e tutt’altro che limpidamente – al potere dal 1994). Nel giro di poco tempo, Januškievič mette in fila una serie di colpi editoriali a dir poco clamorosi, pubblicando le saghe di Harry Potter e The Witcher nonché classici internazionali come 1984, ben presto diventato un bestseller. Le cose, però, cambiano nel 2020, quando la sesta rielezione consecutiva di Lukašėnka scatena proteste di massa contro i brogli elettorali e la corruzione del governo, cui il presidente risponde sommariamente con l’intimidazione e la violenza. In questo clima di palpabile tensione, Januškievič entra nel mirino del governo con l’accusa – probabilmente pretestuosa – di aver pubblicato “materiale estremista”. Tra perquisizioni in casa e congelamenti temporanei dei fondi, l’uomo non si dà per vinto e il 16 maggio 2022 apre una nuova libreria a Minsk, Knihauka. Il nome contiene un gioco di parole poiché in bielorusso ‘knihauka’ designa la pavoncella – simbolo della primavera ma anche e soprattutto della rinascita nazionalista in Bielorussia dopo la caduta dell’Unione Sovietica – mentre ‘kniha’ significa “libro”. Passano solo poche ore dall’inaugurazione, però, e due giornalisti filogovernativi si presentano da Januškievič contestandone le idee politiche e i gusti in fatto di libri; la situazione degenera in pochi minuti e interviene la polizia. Il finale è francamente orwelliano: Knihauka viene chiusa il giorno stesso della sua apertura e Januškievič arrestato insieme a un impiegato. Dopo un mese di detenzione e la revoca della sua licenza da editore e libraio in patria, l’uomo si trasferisce in Polonia – destinazione prediletta da decine di migliaia di suoi compatrioti fuggiti dal governo di Lukašėnka – e riprende a pubblicare libri in bielorusso sotto una nuova casa editrice, la Andrej Januškievič Publishing. Tra il 2023 e il 2024, la casa editrice pubblica a Varsavia Il Signore degli Anelli; di questi giorni, inoltre, è la notizia della pubblicazione di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, mentre Lo Hobbit è attualmente in fase di lavorazione.

 

La situazione del bielorusso

Belarusso e RussoL’Atlante Mondiale delle Lingue dell’UNESCO ha classificato il bielorusso (беларуская мова, bělaruskaja mova o semplicemente mova) come una lingua «potenzialmente vulnerabile» all’interno del suo stesso Paese: non sarebbe, quindi, in pericolo imminente ma la sua sopravvivenza è tutt’altro che assicurata. Sebbene il russo e la mova – entrambi appartenenti, insieme all’ucraino, al sottogruppo orientale delle lingue slave – godano teoricamente di pari status come lingue ufficiali dello Stato, Lukašėnka ha sempre sostenuto il primo – da lui definito una lingua di “livello mondiale”, paragonabile solo all’inglese – e screditato l’altra come una lingua “povera”. Si tratta, a ben vedere, di un tema costante sin dalla sua ascesa al potere nel 1994, segnata da politiche culturali tese ad allineare l’identità bielorussa a quella russa. Secondo Ethnologue, attualmente la mova è parlata complessivamente da circa 8 milioni di persone, la maggior parte delle quali vive in Bielorussia. Qui, nel 2001, si contavano 6,72 milioni di parlanti attivi ma il dato si è ridotto considerevolmente fino a dimezzarsi negli ultimi anni. Nel Paese non ci sono università in lingua bielorussa e l’insegnamento nelle scuole è fortemente osteggiato dal governo: tant’è che, se a metà degli anni Novanta quasi tre quarti degli scolari iniziavano la prima elementare con la mova come lingua di insegnamento, un decennio dopo erano appena un quarto. A fronte di questa situazione, il bielorusso è diventato un potente strumento di opposizione culturale al governo filorusso di Lukašėnka e, sebbene i suoi parlanti abbiano subito non poche repressioni, ha persino conosciuto una recente rinascita letteraria.

Gli oppositori politici di Lukašėnka prendono la questione molto seriamente e non nascondono che la rinascita della lingua e della cultura bielorussa costituisca un passo fondamentale per raggiungere i loro obiettivi a lungo termine. «Se vogliamo liberare il nostro Paese, dobbiamo promuovere la nostra identità nazionale, con una migliore comprensione del luogo storico della Bielorussia», ha affermato Alina Koushyk, funzionaria responsabile della cultura nel governo bielorusso in esilio. «Senza una lingua nazionale, la rinascita dei bielorussi sarà difficile». Il governo in esilio ha anche affermato che la decisione se mantenere due lingue ufficiali o ripristinare la mova come unica lingua ufficiale dovrà essere presa dal popolo bielorusso, tramite referendum. Il giurista Ihar Sluchak è invece tra i sostenitori della campagna per l’abbandono del sistema bilingue, temendo che il bielorusso resti sempre oscurato dal russo. E cita il destino del gaelico d’Irlanda come monito. «Quando il bielorusso sarà la lingua più parlata, non ci saranno dubbi sull’indipendenza del Paese», ha affermato Sluchak. «La storia ci insegna che il bielorusso deve essere l’unica lingua di Stato se vogliamo che la Bielorussia sia veramente forte».

 

Tolkien in Bielorussia

Andrej Januškievič, dal canto suo, afferma perentoriamente: «Vedo che il bielorusso di oggi non è più alla ricerca di un’identità, ma di pilastri su cui fondarla. E credetemi, i libri svolgono un ruolo importante come pilastro». E aggiunge: «Quando leggi in bielorusso, sai per certo di essere bielorusso e ti immergi in quest’acqua della cultura bielorussa. Leggendo in un’altra lingua, ti immergi nel contesto di un’altra cultura, in un modo o nell’altro». Dunque, anche la pubblicazione di opere straniere tradotte in mova risponde a un’esigenza profondamente identitaria. Né è un caso, forse, che a diventare strumento di una lotta per l’identità linguistica e culturale siano proprio le opere di Tolkien – il quale, com’è noto, considerava il suo capolavoro «principalmente un saggio di “estetica linguistica”» (Lettere, n. 165). Attualmente, Knihauka distribuisce Il Signore degli Anelli (Валадар Пярсцёнкаў, Valadar Pjarscionkaw) nella traduzione di Igar Kulikow: tre splendidi volumi con rilegatura rigida, carta di buona qualità, nastri segnalibro colorati e caratteri cirillici di facile lettura che faranno la felicità anche dei collezionisti che non leggono la mova. Ma oltre al capolavoro del 1954, anche Lo Hobbit è presente in Bielorussia con ben tre traduzioni in mova: la prima (Хобіт, або Вандроўка туды і назад, Hobit, abo Vandroŭka tudy i nazad) risale al 2002 e pare sia ormai introvabile; una seconda, pubblicata dall’editore indipendente Knizhny rys (che ha già dato alle stampe Le Cronache di Narnia), è stata tradotta da Franz Korzun e illustrata da Iryna Drazhyna ed è attualmente ordinabile online; la terza, ancora per i tipi di Knihauka, è in lavorazione con la traduzione di Igar Kulikow.

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ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Lo Hobbit tradotto e pubblicato in romancio
– Leggi l’articolo Verrà ritradotto Il Silmarillion in Francia
– Leggi l’articolo Tolkien fuori dai diritti: in Cina c’è il boom di traduzioni
– Leggi l’articolo Gennaio 2019, ritradotto Il ritorno di Beorhtnoth
– Leggi l’articolo Tradotto in inglese Tolkien e la Filosofia
– Leggi l’articolo Pubblicato il Beowulf tradotto da Tolkien
– Leggi l’articolo Simonson, tradurre Tolkien in spagnolo

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Pubblicato il n. 28 della rivista Other Minds

Immagine di copertina del sito Other MindsLo scorso 17 maggio è uscito, disponibile gratuitamente online in formato pdf, il numero 28 di Other Minds.  Questa rivista online, dedicata ai giochi di ruolo ambientati nella Terra di Mezzo di J.R.R. Tolkien ed edita da Thomas Morwinsky e Hawke Robinson è nata nel lontano 2007 dalle ceneri di Other Hands e da allora continua a fornire contenuti – saggi, mappe, illustrazioni, moduli per giochi di ruolo specifici, etc. – grazie ad una solida community di appassionati.
Come si è scritto in un precedente articolo (qui), mentre Other Hands era prevalentemente dedicata al MERP (Middle-earth Role Playing), Other Minds fornisce sia approfondimenti e strumenti utilizzabili indipendentemente dal sistema di gioco, sia moduli dedicati anche ad altri sistemi come l’Unico Anello (TOR) o Avventure nella Terra di mezzo. Occorre inoltre sottolineare che i contenuti di questa e-zine non sono unicamente a beneficio dei giocatori di ruolo; la rivista presenta infatti anche molti saggi che approfondiscono i più disparati aspetti della lore della Terra di Mezzo dal punto di vista interno del Legendarium. Uno strumento particolarmente utile per navigare all’interno dell’ormai considerevole mole di articoli prodotti negli anni è il comodo spreadsheet filtrabile disponibile qui, una sorta di indice analitico per argomenti.

Il numero 28
Cover nel numero 28 di Other Minds

Il nuovo numero di Other Minds consta di ben 110 pagine e si avvale di un’illustrazione di copertina di Angus McBride, già utilizzata dalla Iron Crown Enterprises per l’avventura di MERP Thieves of Tharbad. Se si escludono le prime tre sezioni “standard”, il numero è dedicato quasi nella sua interezza a materiali pensati per il sistema TOR (cioè per il gioco L’Unico Anello).

I contenuti di questo numero sono i seguenti:

1. Editoriale
Alcune divagazioni del curatore sull’attuale numero e argomenti correlati.
2. The Road Goes Ever On
Cosa c’è là fuori di interessante nel mondo dei giochi di ruolo legati a Tolkien e alla Terra di Mezzo.
3. Informazioni Privilegiate
Alcune informazioni (recenti e non) sulla rivista.
4. Riguardo al Ferro delle Stelle (TOR) – Jens Peters
Saggio che analizza le caratteristiche del “ferro delle stelle”, il metallo meteoritico con cui furono forgiate Anglachel e Anguirel, fornendo spunti su come utilizzarlo in TOR.
5. Riflessioni sul potere delle menti elfiche (TOR) – Gabriele Quaglia
Saggio che approfondisce la comunicazione degli Elfi attraverso la mente e propone delle regole su come incorporare questa tematica all’interno del sistema TOR.
6. Sulle rive del Pienagrigia (Unico Anello) – Rafael Perez
Avventura ambientata nella decadente città di Tharbad e ispirata all’espansione Rovine del Reame Scomparso
7. Recensione di Moria – Oltre le Porte di Durin (Unico Anello) – Thomas Morwinsky
Recensione dell’espansione di TOR che esplora uno dei luoghi più iconici della Terra di Mezzo.
8. Harondor a colori (MERP)
Resoconto del processo di colorazione e aggiornamento da parte di Cirdànn de Felrive della vecchia mappa dell’Harondor per MERP di Thomas Morwinsky
9. Recensione: Regni dei Tre Anelli (Unico Anello)
Recensione dell’espansione di TOR dedicata ai tre anelli elfici

ARTICOLI PRECEDENTI

Riviste, un nuovo numero per Other Minds
– Other Minds n. 15 è pubblicato online
– Other Minds n. 14 è ora pubblicato online
– Other Minds, other hands: il gioco di ruolo e J.R.R. Tolkien
– Gioco di ruolo, ecco le Avventure a Cuiviénen

LINK ESTERNI

– Scarica qui i numeri passati della rivista Other Minds

 

 

 

 

Embracer cambia nome e diventa “Fellowship Entertaiment”

Embracer GroupEmbracer Group ha annunciato il rebranding in Fellowship Entertainment. Si tratta di un chiaro omaggio alla proprietà intellettuale del Signore degli Anelli, i cui diritti sono stati acquisiti da Embracer circa due anni fa per una cifra relativamente bassa (395 milioni di dollari). A seguito dell’acquisizione, il COO Matthew Karch ha affermato che la priorità del gruppo sarebbe stata quella di trasformare Il Signore degli Anelli in uno dei franchise più importanti del settore videoludico. Karch non fa più parte di Embracer (che si è separata da Saber Interactive qualche tempo fa), ma il sentimento sembra essere rimasto lo stesso, data la scelta del nome del marchio. L’anno scorso, Embracer aveva deciso di separare diverse etichette e studi dal suo portfolio per aumentare i profitti. Embracer si è separata da Asmodee a febbraio 2025 e ha ora annunciato i prossimi passi nella trasformazione della sua attività, che si basa principalmente sul Signore degli Anelli. Il processo di trasformazione in tre entità indipendenti quotate in borsa sta procedendo secondo i piani. Questo permetterà a ciascuna di concentrarsi con maggiore efficacia sulle proprie strategie principali, offrendo agli azionisti – attuali e futuri – opportunità di investimento più chiare, differenziate e mirate.

Il cambio del nome e di società

Lars Wingefor CEO EmbracerIl secondo passo della big dei videogiochi è cambiare il suo nome in Fellowship Entertainment, che si concentrerà sulla creazione e la gestione delle opere di J.R.R. Tolkien in diverse iniziative commerciali e transmediali. Questo comprenderà accordi di licenza, fumetti, merchandising, film, videogiochi e altro ancora. Si spera che questo nuovo approccio non finisca per sminuire il significato e il valore dell’opera di Tolkien, finora custodita con grande cura e rispetto da Christopher Tolkien e dagli altri eredi. Naturalmente, l’amato universo immaginario dello scrittore inglese è solo uno dei tanti grandi franchise di proprietà di Fellowship Entertainment, come Kingdom Come Deliverance, Metro, Dead Island, Killing Floor, Darksiders, Remnant e Tomb Raider. La nuova società avrà oltre 6.000 dipendenti distribuiti in circa 50 aziende. Fellowship Entertainment comprenderebbe quindi studi come 4A Games, Aspyr Media, Crystal Dynamics, Dambuster Studios, Dark Horse, Gunfire Games, Limited Run Games, Middle-earth Enterprises, THQ Nordic, Tripwire Interactive e Warhorse Studios, tra molti altri.
Nel suo comunicato stampa, Embracer ha affermato che creerà questi due gruppi entro la fine del 2025. Fellowship Entertainment gestirà molti studi, compresi quelli che gestiscono i titoli legati al Signore degli Anelli e allo Hobbit (il che significa la partnership con Amazon per l’MMO del Signore degli Anelli, non l’MMO del Signore degli Anelli gestito da Daybreak/EG7).
L’altra grande novità annunciata è che Coffee Stain Group (Goat Simulator, Satisfactory, Deep Rock Galactic) verrà scorporato in una società quotata separatamente. Coffee Stain Group sarà composto da 250 studi ed editori che gestiranno un’enorme lista di titoli. Coffee Stain Group sarà così responsabile di quelli che vengono definiti giochi “evergreen”. Si tratta di titoli live-service con flussi di entrate costanti o aggiornamenti regolari che attraggono nuovi giocatori, come Deep Rock Galactic, Satisfactory, Teardown, Welcome to Bloxburg e Valheim. Anton Westbergh, co-fondatore e CEO del gruppo Coffee Stain, ha detto: «L’industria dei videogiochi è più competitiva che mai, ma anche più gratificante se si fanno le cose per bene, e crediamo che questa mossa ci dia la chiarezza e il controllo necessari per muoverci meglio nel panorama, alle nostre condizioni. Ora possiamo concentrarci ancora di più su ciò che sappiamo fare meglio: supportare i nostri sviluppatori, rimanere vicini alle nostre community e costruire un futuro ancora più luminoso per Coffee Stain».

Il futuro dell’azienda

Embracer group lotrIl nome Embracer continuerà a vivere, seppur macchiato da innumerevoli licenziamenti e chiusure, solo come holding proprietaria di Fellowship Entertainment, Coffee Stain Group e Asmodee Group (che era stato scorporato all’inizio di quest’anno). Lars Wingefors, azionista di riferimento, manterrà il controllo. L’azienda ha anche fornito una panoramica del programma di lancio annunciato. Sono previsti nove giochi tripla A in uscita entro aprile 2028, un notevole incremento rispetto all’attuale ritmo di un gioco tripla A ogni cinque anni circa. Con questa scissione, è possibile che Fellowship Entertainment si concentri principalmente su esperienze single player di alta qualità, mentre Coffee Stain Group si occuperà di tutti i titoli live. In questo grande gioco di società sembra anche che Asmodee, che hanno scorporato a febbraio, abbia finito per detenere il debito. Una pessima notizia per l’industria dei giochi da tavolo.

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Diritti di JRR Tolkien, «Embracer si dividerà»
– Leggi l’articolo Embracer: salvati dal Signore degli Anelli
– Leggi l’articolo Diritti mondiali, un affare per Embracer
– Leggi l’articolo Il Signore degli Anelli, i diritti vanno a Embracer

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito web della Embracer Group
– Vai al sito web della Middle-earth Enterprises

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L’adattamento musicale del Signore degli Anelli

Immagine di copertina di Musical Chapters from the Lord of the RingsDopo il successo del precedente Epic Scenes from the Silmarillion, di cui abbiamo parlato qui, Paul Corfield Godfrey e il suo trust Zarathustra hanno ripreso in mano gli episodi, i frammenti e le bozze musicali su cui il compositore inglese ha lavorato sin dagli anni ’60 per realizzare Musical Chapters from the Lord of the Rings, un adattamento operistico del Signore degli Anelli. Volante Opera Productions ha completato le registrazioni della demo dell’intero ciclo che sarà disponibile in un cofanetto dal 5 settembre 2025.

I contenuti

Musical Chapters from the Lord of the Rings, già disponibile in pre-ordine sul sito di Volante, è composto da quindici CD e un libretto di 64 pagine che include il testo messo in musica nella registrazione. Ad impreziosire ulteriormente l’opera sono le copertine di Ted Nasmith, incluse sia nel libretto che nelle partiture vocali e complete (ordinabili separatamente rispetto al cofanetto).

Il ciclo musicale consta di trenta capitoli e sei appendici, per un totale di oltre quindici ore di musicaMusical Chapters from the Lord of the Rings - Indice pensate per essere messe in scena nell’arco di sei serate. Il testo del romanzo di J.R.R. Tolkien è stato naturalmente ridotto e leggermente modificato per essere trasposto in musica, ma resta aderente alle parole originali dell’autore senza alterazioni alla trama del Signore degli Anelli; l’opera è il primo adattamento ad includere alcuni episodi, come gli incontri con Tom Bombadil e con lo Spettro dei Tumuli.

Il permesso concesso all’opera dagli eredi di Tolkien è di per sè una notizia molto importante; per la prima volta la Tolkien Estate ha permesso un adattamento musicale del Signore degli Anelli che facesse uso esplicito delle parole scritte dal professore oxoniense. Questo dipende, probabilmente, dal grande apprezzamento mostrato da Christopher Tolkien e Rayner Unwin per il precedente ciclo dedicato al Silmarillion ad opera del musicista britannico.

Il Cast

I 35 cantanti professionisti che compongono il cast, molti dei quali hanno già partecipato al precedente progetto sul Silmarillion, provengono principalmente dalla Welsh National Opera. Fra tutti ricordiamo gli interpreti dei personaggi principali:

  • Frodo: Simon Crosby Buttle
  • Sam: Julian Boyce
  • Merry: Dyfed Wyn Evans
  • Pippin: David Fortey
  • Gandalf: Philip Lloyd-Evans
  • Aragorn: Stephen Wells
  • Legolas: Rhodri Prys Jones
  • Gimli: Gareth Long
  • Boromir e Denethor: Laurence Cole
  • Faramir e Elrond: James Schouten
  • Galadriel: Angharad Morgan
  • Gollum: Michael Clifton-Thompson
  • Théoden: Gavin Davies
  • Éowyn: Helen Jarmany
  • Éomer e Bilbo: Huw Llywelyn

Un’anteprima del ciclo è disponible sul canale YouTube di Volante Opera Productions:

youtube placeholder image

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Tolkien e l’Opera di Paul Corfield Godfrey
– Leggi l’articolo Tolkien e la musica, il TolkienLab l’11 aprile
– Leggi l’articolo l film su Tolkien avrà la musica di Tom Newman
– Leggi l’articolo Milano, Tolkien e la musica a Serate Musicali
– Leggi l’articolo Stàlteri e Torbidoni: la musica in Tolkien è magia
– Leggi l’articolo Il 25 marzo a Roma Tolkien in musica
– Leggi l’articolo Due sabati tolkieniani: musica e arte a Verona
– Leggi l’articolo A Rimini il 25 luglio Il Silmarillion in musica
– Leggi l’articolo «La musica e Tolkien? È un intero universo»

LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Paul Corfield Godfrey – Zarathustra
– Vai al sito di Volante Opera Productions
Vai al sito di Ted Nasmith
Vai al sito della Tolkien Estate
Vai al sito della Welsh National Opera

Pubblicato Galadriel, Artbook tutto al femminile

Stand Eterea EdizioniCredo che ogni scrittore abbia, nei recessi della sua fucina creativa, dei ‘personaggi in cerca di autore’. Si tratta di creature sfuggenti e insistenti allo stesso tempo: a differenza dei personaggi usuali (concepiti, per così dire, a tavolino) non è facile per l’autore determinarne origine e motivazioni, eppure si impongono come fonte di ispirazione perdurante e talora contraddittoria, enigmi per lo scrittore stesso ma anche potenti aggregatori di storie. Oserei dire che per Tolkien Galadriel è stata uno di questi. Apparsa relativamente tardi nel Legendarium (all’inizio degli anni ’40 durante la stesura del Signore degli Anelli), questa straordinaria dama elfica è stata da allora in poi soggetta a continui cambi di prospettiva e la sua storia sottoposta a innumerevoli modifiche spesso in contrasto tra loro, fino alla fine della vita del Professore.
La forza narrativa di Galadriel nel romanzo, e le sue sfaccettature negli altri testi tolkieniani, hanno attirato l’interesse e l’amore dei lettori, facendone sicuramente il personaggio femminile più conosciuto e amato di Arda. Gentile e saggia, ma anche indomita e, potrei dire con una battuta, poco incline a farsi intimidire dal ‘maschio alpha’ di turno, si chiami egli Fëanor o Sauron, si tratta di una delle creature più antiche dell’universo tolkieniano: la sua storia personale, infatti, si intreccia con quella di Arda, spaziando per svariati millenni.

Il progetto

Cover GaladrielProprio le vicende millenarie del personaggio sono l’aspetto che ha colpito inizialmente l’illustratore e fumettista Emanuele Manfredi, ideatore di questo progetto artistico; ma poiché non vi è storia che si tramandi senza la voce di un cantore adeguato, Manfredi ha avuto un’idea interessante per originalità e merito: riunire una squadra tutta femminile, quattordici illustratrici di talento che già aveva visto all’opera in gruppo e singolarmente, ciascuna con il proprio stile e la propria personalità. Insieme, queste artiste sono state chiamate a interpretare la storia dell’Elfa più celebre e, contemporaneamente, a rovesciare l’immagine di un mondo, quello dell’illustrazione tolkieniana, ancora prevalentemente ‘al maschile’. Un progetto, insomma, molto ambizioso e quasi ‘di rottura’, divenuto realtà grazie alle case editrici Eterea Edizioni e Mirage Comics che hanno garantito al volume in stampa una veste grafica accattivante e curata.
Elisa SeitzingerIl libro, vale la pena di ribadirlo, è principalmente un libro di illustrazioni, con un corredo testuale che riassume e spiega il contesto di ogni singola tavola. La vocazione artistica del volume è chiara fin dalla copertina (standard e variant), opera dell’artista piemontese Elisa Seitzinger, celebre anche all’estero per il suo stile di ispirazione medievale, bizantina e gotica. L’interpretazione di Galadriel data dalla Seitzinger, così particolare e anticonformista, testimonia anche la volontà di scardinare il cosiddetto ‘canone’ visivo tolkieniano, per lo più legato ai film di Peter Jackson, che da più di vent’anni condizionano l’immaginario collettivo degli appassionati.
Per delineare l’impianto dell’opera, e selezionare i momenti salienti della lunghissima vita di Galadriel nella corretta sequenza, è stata scelta la sottoscritta. Galadriel: tavola 02Mi sono anche occupata della stesura dei testi che accompagnano le tavole, affinché chiunque sfogli il libro possa immediatamente orientarsi tra le immagini proposte. Ma, per quanto mi riguarda, posso affermare che il compito di gran lunga più stimolante è sicuramente stato affiancare le illustratrici durante il loro lavoro, per garantire, fatto salvo lo stile personale di ciascuna di loro, coerenza con le opere tolkieniane. Per me, da sempre affascinata dal disegno, è stata una vera emozione seguire i passaggi del loro processo creativo e vedere le parole trasformarsi in immagini suggestive. Il confronto con le artiste e la cura dei dettagli sono stati costanti, e spero di essere stata capace di comunicare l’amore e la meraviglia che ci lega all’universo tolkieniano e che sicuramente spingerà anche tanti appassionati ad accostarsi a questo volume.

I dettagli sul volume

Galadriel: Tavola 00Il libro, un cartonato in due versioni (regular e variant) dal titolo Galadriel – Potere, bellezza e leggenda dell’Elfa suprema, uscirà il 15 maggio e si compone di quaranta illustrazioni, in ordine cronologico, dall’inizio dei tempi fino al termine della Terza Era con la partenza di Galadriel dalla Terra di Mezzo. Nello specifico 33 illustrazioni riguardano direttamente Galadriel, mentre sette, dette ‘Interludi’, raffigurano altrettanti momenti decisivi nella storia di Arda e della Terra di Mezzo. Ogni illustrazione è corredata di un testo a fronte esplicativo.
Molte delle autrici, e la sottoscritta, saranno presenti al Salone del Libro (Torino, 15-19 maggio) per i firmacopie. In attesa di scoprire i loro disegni e il loro stile all’uscita del libro, ecco i nomi delle illustratrici che hanno preso parte al progetto:

Galadriel: Tavola 01Elena Albanese – Vanadia Bolognesi (Vanadia art) – Elisa Brondolo (Elizart) – Alessia Ciambrone (Alciko) – Federica Dall’Omo (Ariélika) – Jessica Dardano – Livia De Simone – Paola Fiorentino – Elisabetta Giulivi (BettaFly) – Cristiana Leone – Maria Panturoiu – Marica Picciocchi – Melissa Spandri – Florinda Zanetti.

Dulcis in fundo, dopo la sua pubblicazione il libro è destinato anche a divenire una mostra, che troverà spazio in vari festival e manifestazioni sul fantastico in giro per l’Italia (è già stato presentato alla Contea Gentile, a giugno lo sarà a Sentieri Tolkieniani, e così via): sicuramente un’occasione per gli appassionati di accostarsi ancora una volta all’intramontabile universo tolkieniano e a Galadriel con la sua, tutta femminile, maestà.

DATI TECNICI

Cover GaladrielTitolo: Galadriel – Potere, bellezza e leggenda dell’Elfa suprema
Responsabile del progetto: Emanuele Manfredi
Testi: Barbara Sanguineti
Illustrazioni: Alessia Ciambrone, Cristiana Leone, Elena Albanese, Elisa Brondolo, Elisa Seitzinger, Elisabetta Giulivi, Federica Dall’Omo, Florinda Zanetti, Jessica Dardano, Livia De Simone, Maria Panturoiu, Marica Picciocchi, Melissa Spandri, Paola Fiorentino, Vanadia Bolognesi
Copertina: Elisa Seitzinger
Progetto grafico: Davide Romanini
Dimensioni: 21 x 29,7 cm | Pagine: 96
Caratteristiche: copertina rigida | ISBN: 9791281947269
Prezzo: 25 € regular 30 € variant (ediz. limitata a 400 copie)

 

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito web della casa editrice Eterea Edizioni
– Vai al sito web di Mirage Comics

 

 

A ottobre un nuovo inedito di J.R.R. Tolkien

Oxford UniversityChi ha detto che J.R.R. Tolkien scriveva solo di elfi, anelli e draghi? Il prossimo ottobre 2025, i lettori appassionati della Terra di Mezzo scopriranno un lato completamente diverso del professore di Oxford: HarperCollins ha annunciato l’uscita infatti di un nuovo inedito, che avrà il titolo de I Frammenti di Bovadium. Si tratta di un breve romanzo fantasy satirico scritto dall’autore alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Il testo sarà accompagnato da un saggio di Richard Ovenden e arricchito da illustrazioni dello stesso autore.

Motori, caos e un demone chiamato… traffico

Bovadium fragmentsThe End of Bovadium (questo il titolo originale) è una parabola che racconta la distruzione della città di Oxford, ribattezzata ironicamente Bovadium, per mano dei Motores: automobili infernali fabbricate dal Demone di Vaccipratum — un velato riferimento a Lord Nuffield e alla sua fabbrica di motori a Cowley. Il risultato? Strade bloccate, cittadini asfissiati, città esplosa. E no, non è fantascienza. È satira. Tolkien prende di mira l’invasione dell’automobile e la trasformazione del mondo moderno, proprio nella sua amata Oxford, trasformandola in un campo di battaglia urbano dominato dal traffico. Altro che Orchi: i veri nemici sono i parcheggi introvabili.
A renderlo ancora più peculiare è lo stile: Tolkien gioca con il linguaggio, inserendo molti passaggi in latino, mescolando personaggi assurdi come Rotzopny, il Dottor Gums e il misterioso Śarevelk. Un mix di erudizione e umorismo che, secondo chi lo lesse in anteprima, avrebbe potuto essere respinto dai lettori meno pazienti: troppo latino, troppa ironia, troppo… Tolkien?
Non a caso, nel 1968 l’autore dichiarò di non avere alcuna intenzione di pubblicarlo — o, come disse lui: «Non ho intenzione di farlo intralciare col mio lavoro vero e proprio». Ma la verità è che ci aveva provato eccome: nel 1960 lo aveva proposto (tramite la sua segretaria) alla rivista Time and Tide (che nel 1955 aveva già pubblicato la sua poesia Imram), e nel 1966 prestò il manoscritto all’editore Rayner Unwin, che suggerì di pubblicarlo sull’Oxford Magazine. Anche Clyde S. Kilby ne ricevette una copia e, anni dopo, nel suo libro Tolkien e il Silmarillion la descrisse come una storia «piena dell’inventiva che ci si aspetta da Tolkien» e un primo, ironico commento sulla commercializzazione del nostro mondo.

La nuova edizione postuma

Cronache di Narnia“Prima pubblicazione in assoluto”, si legge nella fascetta, è vero, ma “precedentemente sconosciuto”? Assolutamente no. Come per altre pubblicazioni “postume” di Tolkien pubblicizzate come “precedentemente sconosciute”, la sua esistenza è stata rivelata per la prima volta nella biografia di Humphrey Carpenter quasi 50 anni fa. I Frammenti di Bovadium sono menzionati in una nota a piè di pagina e la citazione è riportata nel paragrafo precedente. La descrizione lo rende simile a una poesia allitterativa quasi incoerentemente rabbiosa sulle motociclette, scritta probabilmente più di 40 anni prima, che è la n. 1. 63 nella raccolta di Poesie pubblicata l’anno scorso, e che in quel momento era precedentemente sconosciuta.
Finora dov’era nascosto questo testo? Il manoscritto, lungo circa 53 pagine, è conservato alla Bodleian Library di Oxford (Mss. Tolkien, Serie A, cartella A62). La sua esistenza è nota agli studiosi da decenni, e venne menzionata anche nella biografia ufficiale scritta da Humphrey Carpenter, che lo descrisse come una sorta di cugino ribelle di Mr Bliss, l’altra storia “automobilistica” di Tolkien.
Acquarello Bovadium fragmentsLa nuova edizione in uscita il 9 ottobre 2025, a cura di Christopher Tolkien, include sia il testo narrativo che un saggio di accompagnamento intitolato L’origine del Bovadium, firmato da Richard Ovenden, bibliotecario della Bodleian Library e studioso di Tolkien. Mentre la copertina è stata disegnata da Emily Langford (cover designer alla HarperCollins, qui a sinistra una copertina con il suo stile) basandosi su un’immagine di Tolkien, le illustrazioni per accompagnare il racconto, come nella miglior tradizione tolkieniana, sono state realizzate dall’autore stesso e anch’esse sono finora inedite. L’acquerello originale di Tolkien è stato dipinto l’8 luglio 1913 a Bilberry Hill: il suo titolo è “King’s Norton da Bilberry Hill” ed è visibile a pag. 21 del volume JRR Tolkien. Artista e illustratore di Hammond e Scull. Se non lo avete notato, c’è un’altra grande notizia: come suo padre che scrisse numerosi volumi postumi, anche Christopher Tolkien sta iniziando a curare libri inediti, ma pubblicandoli da morto. Anche questa diverrà un’altra tradizione di famiglia?

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito web della casa editrice Harper Collins
– Vai al sito web di Amazon

 

 

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Su Lotro regali, cambi di server e aggiornamenti

LOTROGli aggiornamenti 43 e 44 di The Lord of the Rings Online (spesso abbreviato in Lotro), intitolati rispettivamente Secrets of Utug-bûr e Crown of Hamât, sono stati rilasciati negli ultimi due mesi e hanno portato un’ampia gamma di novità e miglioramenti al gioco, ampliando l’esperienza per i giocatori e introducendo nuove avventure nel mondo di Arda.
Le novità si inseriscono in un’annata fondamentale per i giocatori e fan di Lotro in quanto il 2025 sarà l’anno della migrazione ai server 64-bit. Annunciati a gennaio 2025, sono stati lanciati due mondi per il gioco classico (Glamdring, per il Nord America, e Orcrist per l’Europa) e due per il role-play (Peregrin, per il Nord America, e Meriadoc, per l’Europa). E una settimana fa, SSG ha aperto un regno aggiuntivo per far fronte all’elevata domanda di nuovi personaggi e trasferimenti: Grond è stato lanciato per i giocatori dell’Ue e finora il team ha affermato: «Finora le cose sul server Grond sembrano funzionare bene, senza problemi relativi a trasferimenti o housing». Subito dopo è giunta l’apertura del server Sting che dovrebbe aiutare ad alleviare la congestione per i giocatori statunitensi. Così, oltre ai server VIP a 64 bit Angmar e Mordor, i giocatori hanno ora a disposizione un totale di otto server a 64 bit, su un totale di 12 server attivi (suddivisi tra server 64-bit di nuova generazione, server leggendari e server classici a 32-bit). I trasferimenti gratuiti dai vecchi server ai nuovi saranno disponibili fino al 31 agosto, mentre i trasferimenti gratuiti tra quelli nuovi saranno attivi settimanalmente fino al 30 aprile. Questi nuovi server offriranno (in teoria) un ambiente server più stabile, privo di lag e problemi di rubber banding che hanno afflitto i server a 32 bit per tanti anni. Quando i server a 64 bit sono stati lanciati per la prima volta, gran parte dei problemi iniziali dei giocatori nel trasferimento si è dovuta alla corsa ai terreni per le abitazioni, sia per i quartieri premium che per quelli classici. Di conseguenza, Standing Stone Games ha chiuso la distribuzione di alloggi sui nuovi server nel tentativo di raffreddare parte della domanda. Circa tre settimane dopo le case popolari sono state riaperte a partire dal 31 marzo e il servizio viene ora distribuito in più fasi. SSG ha annunciato un codice coupon gratuito per tutti per ricevere un regalo speciale nel gioco. Il regalo in questione è un ringraziamento ai giocatori per la loro pazienza e il loro feedback positivo. «C‘è ancora del lavoro da fare, come l’apertura del trasferimento dai mondi precedentemente chiusi (Dark World) ai nuovi server a 64 bit, l’apertura dei trasferimenti settimanali a rotazione tra i diversi mondi e l’apertura di un quarto server a 64 bit negli Stati Uniti».

Il sistema di gioco

LotroPer chi non è a conoscenza del titolo, Il Signore degli Anelli Online, sviluppato originariamente dalla Turbine, è un MMORPG (massively multiplayer online role-playing game) ambientato nella Terra di Mezzo basato sulle opere di J.R.R. Tolkien, la cui prima edizione risale all’ormai lontano 2007 negli Stati Uniti e in Europa. Similmente ad altri MMORPGs, i giocatori controllano un personaggio nel mondo di gioco, interagendo con oggetti, personaggi non giocabili e altri giocatori. I personaggi guadagnano livelli ottenendo punti esperienza, acquisendo sia nuove abilità che punteggi caratteristica, i quali possono essere assegnati in varie configurazioni per personalizzare lo stile di gioco personale. I personaggi attraversano il mondo di Lotro a piedi, utilizzando cavalcature o attraverso opzioni di viaggio istantanee. I giocatori migliorano le loro caratteristiche implementando il loro equipaggiamento e possono personalizzare il loro aspetto attraverso il Cosmetic System, il quale può permettere l’utilizzo di armature e armi supplementari. I personaggi guadagnano anche reputazione presso le varie fazioni del gioco completando diverse missioni e raggiungendo livelli che sbloccano svariati premi di qualità sempre superiori.
Il sistema di potenziamento permette a ogni personaggio di padroneggiare più di quattro professioni, che si dividono tra la raccolta di materie prime e la fabbricazione di oggetti. A causa della caratterizzazione degli Hobbit negli scritti di Tolkien, un’enfasi significativa è posta sulla cucina, su agricoltura ed allevamento. Ogni personaggio ha un portafoglio con monete d’oro, d’argento e di bronzo, che si possono guadagnare grazie alle attività che si svolgono nel gioco e che sono utilizzate per la compravendita. Molte regioni del mondo, gruppi etnici e festival stagionali presentano una specifica valuta. Il negozio interno al videogioco utilizza i punti Lotro, che possono essere comprati sia con denaro reale sia guadagnati all’interno del gioco. I giocatori possono possedere case di proprietà che possono essere decorate e garantiscono l’accesso a servizi e possono fungere anche da magazzino per conservare equipaggiamento ed oggetti. Quattro quartieri con alloggi sono ubicati nelle zone di partenza di Uomini, Elfi, Nani e Hobbit e sono accessibili gratuitamente a ogni giocatore appartenente alla specifica razza. Quartieri con case più spaziose e più opzioni di decorazione sono situati in località come Gondor, Rohan ed Erebor. Ogni espansione ed aggiornamento ha introdotto nuovi sistemi all’interno del gioco. Per esempio, l’espansione Mines of Moria ha introdotto gli Oggetti Leggendari; ogni personaggio possiede un’arma leggendaria specifica rispetto alla sua classe d’origine e un oggetto supplementare, i quali crescono in potere parallelamente alla crescita del livello del personaggio e possono essere potenziati per mezzo di modificatori addizionali. L’espansione Riders of Rohan ha, invece, introdotto il combattimento a cavallo; le cavalcature presentano delle statistiche analoghe a quelle dei personaggi e possono essere personalizzate. Con l’espansione Gondor abbiamo assistito, inoltre, all’introduzione del meccanismo degli slot per l’essenza che permettono ai giocatori un’ulteriore personalizzazione dell’armatura più consona al loro stile di gioco.

Secrets of Utug-bûr

Molte sono le novità di queste release: oltre alle nuove aree giocabili vi sono importanti aggiornamenti per quanto concerne la caratterizzazione dei personaggi, sia in termini di definizione della stirpe di appartenenza che delle abilità e talenti di ciascuna delle classi di appartenenza. L’obiettivo è quello di assicurare che tutte le classi siano parimenti competitive e divertenti da giocare, mantenendo un occhio di riguardo per la fluidità delle meccaniche di gioco e l’esperienza di combattimento. Per questo motivo sono state apportate delle ottimizzazioni alle prestazioni generali del gioco, con l’intento di migliorare la stabilità, ridurre i tempi di caricamento e rendere, così facendo, l’esperienza di gioco più coinvolgente.
Sono state introdotte anche alcune modifiche alle ambientazioni, nelle quali sono stati corretti alcuni bug precedentemente presenti. Una delle caratteristiche principali di questo aggiornamento è l’introduzione della nuova area di Utug-bûr, posta nelle terre dell’Haradwaith. In seguito alla conclusione della Dagor Carlanthir, la Battaglia della Cascata Rossa, alcuni esploratori alla ricerca del numenoreano nero Azagath Sea-Shadow hanno scoperto un passaggio nascosto verso il santuario nascosto di Utug-bûr ormai in rovina. A livello del Vestibolo della struttura essi hanno stabilito un piccolo avamposto, aspettando l’arrivo di alleati per affrontare un male fuori dal tempo. Come afferma il claim di questa release: «Il santuario nascosto di Utug-bûr apre i suoi cancelli, le forze oscure si radunano e un rituale si avvicina al completamento – uno di quelli che potrebbe cambiare la Terra di Mezzo per sempre. Solo i coraggiosi possono opporsi ad Azagath e a ciò che è in agguato oltre. Riuscirai ad affrontare la sfida prima che sia troppo tardi?».
Questa nuova zona è stata progettata per offrire un’esperienza di esplorazione unica, ricca di segreti da scoprire e sfide da affrontare. I giocatori possono aspettarsi di imbattersi in nuove creature e nemici, ognuno dei quali è legato alla storia di Utug-bûr. Le quest nella nuova area presentano una combinazione di missioni di storia, missioni per gruppi e sfide giornaliere. Questo approccio permette ai giocatori di immergersi in una narrativa avvincente mentre guadagnano ricompense esclusive e oggetti rari, mentre i raid offrono esperienze di combattimento epiche che richiedono un lavoro di squadra coordinato.
Per quanto concerne la creazione dei personaggi, sono state aggiunte tre nuove stirpi umane: Harad/Ordâkh, Rhûn e Umbar. I personaggi possono ora selezionare un retaggio appropriato alla loro stirpe parlando con un notaio e completando la rispettiva quest. Per far ciò i Nani dovranno visitare Wárr Ink-sleeve in Thorin’s Hall, gli Hobbit dovranno incontrare Wistan Whitfoot nell’insediamento di Michel Delving, gli Umani dovranno parlare con Bonnie Milkweed a Bree mentre gli Elfi dovranno recarsi da Lubathred a Duillond o da uno dei notai di Rivendell.
È altresì possibile ravvisare cambiamenti per quanto riguarda le missioni e le esplorazioni. A partire da questo aggiornamento, infatti, tutti i nemici all’interno di una missione (eccezion fatta per quelli soggetti a re-spawn e quelli evocati) una volta sconfitti rilasceranno trofei. Inoltre, saranno disponibili due nuovi animali da esplorazione: il criceto bianco e il verme della sabbia rubino.
I giocatori potranno inoltre osservare alcune modifiche a livello artistico delle rappresentazioni di personaggi e ambientazione. In particolare sono state introdotte delle importanti migliorie visive agli Alti Elfi, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto dei capelli, del volto e della bocca. I giocatori che vorranno risistemare il look del personaggio potranno comunque recarsi da un barbiere, situato nei principali insediamenti tra cui Bree, Thorin’s Hall, Dale-Lands, Erebor, Minas Tirith e Rivendell.
Per gli amanti del bird-watching sono stati inoltre creati più di cento nuovi esemplari di uccelli da trovare in luoghi come le foreste di Fangorn e Mirkwood, i boschi di Lorien, la Marca Occidentale ed Orientale e il corso del Grande Fiume. Un titolo viene rilasciato al giocatore che riesce ad avvistare l’uccello più raro in ciascuna delle nuove regioni. In conclusione, Secrets of Utug-bûr presenta una grande quantità di novità per gli appassionati videogiocatori di The Lord of The Rings Online. In esso i giocatori potranno dedicarsi alle missioni del nuovo aggiornamento e continuare con il role-playing. La speranza è che queste nuove release possano offrire agli utenti un’esperienza sempre più ricca ed immersiva, continuando ad espandere l’universo di Lotro e le sue storie. Anche grazie a queste trasposizioni videoludiche le parole di Tolkien espresse nella lettera 131 a Milton Waldman possono trovare accoglimento e il Mondo Secondario può essere esplorato e continuato da altre menti ed altre mani.

Crown of Hamât

LotroL’aggiornamento 44 presenta un pacchetto di contenuti con nuove missioni, missioni e un’istanza per 6 giocatori. Il pacchetto di contenuti è rivolto ai giocatori di livello 150 e prosegue la storia del popolo di Shagâna. Purtroppo, il rilascio del Tempio di Utug-bûr ha richiesto più tempo del previsto e sicuramente ci sarà un nuovo raid nell’espansione più avanti quest’anno. L’aggiornamento 44 aggiunge anche il potenziamento VIP “Favorite Standing”, esteso a quasi tutte le Reputazioni del gioco. Introdotta come funzionalità accessibile solo ai giocatori VIP che hanno acquistato l’espansione “L’Eredità di Morgoth”, questa funzionalità sarà presto accessibile a partire dalle prime reputazioni nella Contea, negli Ered Luin o nella Terra di Brea, per poi estendersi a tutta l’espansione “L’Eredità di Morgoth”. Questo potenziamento accelerato, a condizione che uno dei loro personaggi abbia una reputazione maggiore con la fazione. Quest’anno, festival ed eventi riceveranno un trattamento più mirato e completo. L’evento Anniversario, disponibile gratuitamente per tutti i giocatori con l’uscita dell’Aggiornamento 44, rappresenta la prima revisione e inclusione significativa di questo trattamento. L’evento del 18° Anniversario offrirà nuove missioni, con un numero di giocatori che va da 20 a 150, con nuove ricompense e la possibilità di affrontarle come Esplorazioni. In seguito, il Festival di Mezza Estate aggiungerà una nuova isola del festival con nuove missioni, esperienze e ricompense.

ARTICOLI PRECEDENTI:
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– Leggi l’articolo Lord of the Rings Online: più di 10 anni online
– Leggi l’articolo Lord of the Rings Online compie 5 anni e fa regali ai giocatori

LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Lord of the Rings online
– Vai alla sezione di Secrets of Utug-bûr
– Vai alla sezione per il passaggio ai nuovi server 64-bit
– Vai al sito della Standing Stone Games

Francia, Tolkien cambia editore e va al Folio

cop - libri francesiGallimard Editions annuncia l’arrivo del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien all’interno del catalogo Folio. La pubblicazione della trilogia di romanzi, inizialmente tradotta in francese e pubblicata da Christian Bourgois Éditeur tra il 1972 e il 1973, concretizza la volontà espressa al momento dell’acquisizione della maison da parte del gruppo Madrigall, nel settembre 2024, «di sviluppare sinergie tra i marchi del gruppo e i loro team». I volumi pubblicati nella collezione Folio utilizzeranno la traduzione stabilita da Daniel Lauzon per Christian Bourgois Éditeur, pubblicata nel 2016.

Una lenta ascesa

Edizione francese ISDAIl percorso editoriale delle opere di Tolkien in Francia segna una lenta ascesa verso l’olimpo dei classici contemporanei (per una storia editoriale di Tolkien in Francia, leggi qui). In un Paese in cui gli scrittori stranieri difficilmente ottengono molta attenzione, a meno di non essere dei giganti della letteratura mondiale, lo scrittore inglese ha guadagnato sempre maggiore credito tra i lettori. Dal 1972, le edizioni Christian Bourgois sono associate, in Francia, alle opere di Tolkien e soprattutto dal 2000 in poi è iniziata una lenta revisione dei testi sotto la direzione di Vincent Ferrè che ha portato a nuove traduzioni delle opere maggiori e alla pubblicazione sistematica delle novità postume: ben 34 opere tra il 2002 e il 2022. Tra il 2019 e il 2020 la Bibliothèque Nationale de France – che non conserva alcun manoscritto di Tolkien – ha tenuto la prima mostra dedicata a un autore non francese da quando è stata istituita nel 1461.
Il 4 settembre 2024, Antoine Gallimard e Olivier Mitterrand hanno concluso l’accordo per l’acquisizione delle case editrici Christian Bourgois Éditeur e Globe da parte del gruppo Madrigall. Fondata nel 1966, la casa editrice Bourgois, indipendente dal 1992, è così diventata una filiale del gruppo Gallimard. Valentine Gay è rimasto direttore editoriale del Globe, mentre nello stesso ruolo è stato nominato Jean Mattern per Christian Bourgois. Specializzata in letteratura straniera, la casa editrice pubblica anche Pessoa e Toni Morrison. Già distribuita da Madrigall, l’acquisto di Bourgois ha rafforzato il suo radicamento nel gruppo con un’opera di riorganizzazione generale.
GallimardQuando nel 2000 Gallimard creò la collezione Folio SF, il genere fantasy era ancora relativamente raro nelle librerie francesi. All’epoca era considerato, nella migliore delle ipotesi, solo un ramo del più ampio genere della fantascienza. Ventitré anni dopo, il fantasy è diventato un genere a sé stante, uno dei più importanti, se non addirittura il più diffuso. Per questo, nel 2023, è nata la collana gemella, Folio Fantasy, in cui verranno ospitate ora le opere di Tolkien. Questa operazione dovrebbe essere il preludio a un’altra ancor più prestigiosa: Tolkien entrerà a far parte della Bibliothèque de la Pléiadela più prestigiosa collana letteraria francese, curata sempre dall’editore Gallimard. La Pléiade è il corrispettivo ideale dei nostri Meridiani Mondadori, ed essere accolti nel suo catalogo equivale a un riconoscimento di alto valore letterario, di cui non si può che gioire. L’ingresso di Tolkien nella Bibliothèque de la Pléiade è stato annunciato nel 2018, suscitando grande attesa tra i lettori e gli specialisti della sua opera.

A giugno le nuove edizioni

Il prossimo 12 giugno 2025 Il Signore degli Anelli di Tolkien arriverà quindi nel catalogo Folio in una nuova edizione tascabile divisa in tre volumi. La notizia è stata data dallo stesso Pascal Godbillon, direttore della collezione Folio SF che, in un’intervista con i nostri colleghi di Elbakin.net, ha annunciato che Il Signore degli Anelli sarebbe stato pubblicato nella sua collezione. Finora, l’edizione in tre volumi del capolavoro di Tolkien era stata pubblicata in edizione tascabile da Pocket fin dagli anni ’80 (in precedenza, era stata pubblicata da Le Livre de Poche tra il 1976 e il 1985). Ogni volume beneficerà di una produzione attenta, promette l’editore, con copertine a ribalta illustrate con opere dello stesso Tolkien. Verrà naturalmente ripresa l’ultima traduzione istituita per Christian Bourgois Editore da Daniel Lauzon, pubblicata nel 2016.
Questo spostamento è solo l’inizio di una più vasta razionalizzazione di tutto il catalogo del gruppo editoriale.

 

DATI TECNICI
1) Le Seigneur des Anneaux, I. La Fraternité de l’Anneau
816 pagine, sovracopertina illustrata, 108 x 178 mm
Codice ISBN 9782073114075
2) Le Seigneur des Anneaux, II. Les Deux Tours
688 pagine, sovracopertina illustrata, 108 x 178 mm
ISBN 9782073114129
3) Le Seigneur des Anneaux, III. Le retour du Roi
816 pagine, sovracopertina illustrata, 108 x 108 mm
Codice ISBN 9782073114174

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
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– Leggi l’articolo Francia, su Tolkien tanti romanzi e critica
– Leggi l’articolo Il Signore degli Anelli: in Francia una nuova traduzione

LINK ESTERNI:
– Vai al sito della casa editrice Gallimard
– Vai al sito della casa editrice Christian Bourgois

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Recensione: Le miniere di Moria per L’Unico Anello

Cop_L-Unico-Anello-Moria-Oltre-le-Porte-di-DurinL’Unico Anello: Moria: Attraverso le porte di Durin (Free League, 2024) è un manuale di riferimento per il gioco di ruolo basato sull’opera di JRR Tolkien. Come altri, si prende qualche libertà, seppur in termini di espansione della lore e non di una deviazione da essa. Il volume costituisce anche un tesoro di illustrazioni e testi da cui gli appassionati dell’ambientazione o del fantasy in generale possono trarre ispirazione o modelli. Frutto di una campagna su Kickstarter che ha coinvolto 13mila sostenitori e ha racimolato oltre 1 milione e 250mila euro, l’edizione italiana è curata da Needs Games (44,90 euro, 2024) e presentata a Lucca Comics and Games 2024.

La recensione

Moria-Cover-ITAGran parte del libro è dedicata a una descrizione dettagliata delle montagne e delle miniere di Moria. Questa include non solo le gallerie e le camere interne, e il terreno sottostante, ma anche i gruppi e gli individui che le abitano e che si contendono il potere su di esse. Si tratta di un’ampia raccolta e include una varietà di personaggi menzionati nelle opere classiche, così come nuovi individui estrapolati da accenni fugaci. Le descrizioni degli interni delle montagne e delle miniere sono similmente approfondite, spiegando i luoghi visti e approfondendo quelli che si presumeva fossero.
C’è del materiale che probabilmente Tolkien non avrebbe mai scritto, anche se il testo appare molto fedele ai suoi scritti.
L-Unico-Anello-Moria-Oltre-le-Porte-di-Durin-1Un aspetto interessante di questo libro in particolare deriva dal presupposto di familiarità. Vale a dire che il team creativo è consapevole che i giocatori potrebbero, e francamente molto probabilmente lo faranno, avere familiarità con alcuni colpi di scena, come il significato dell’enigma alle porte e la natura della Rovina di Durin. Pur presentandoli nella loro natura tradizionale in tutto il libro, il testo riserva un po’ di spazio per consentirne una eventuale modifica qualora lo si ritenesse più divertente (pagina 149 per le porte e pagina 62 per la Rovina di Durin).
UnicoAnello-02Come artbook, questo non è il miglior volume che si possa trovare nella serie L’Unico Anello di Free League, ma è comunque valido. Uno dei principali difetti deriva dal semplice fatto che, pagina per pagina, presenta meno delle grandi sezioni a colori a due pagine che le suddividevano, come invece accadeva negli altri. Detto questo, quelle presenti sono decisamente belle. Un suggestivo sguardo cupo alle porte in una cornice austera e l’illustrazione del Balrog si sposano bene con il libro. Quest’ultimo riesce persino a fare un buon lavoro nel mantenere la questione delle ali un po’ ambigua, un bell’easter egg di per sé.
UnicoAnello-03Allo stesso tempo, le illustrazioni, sia principali che secondarie, continuano a contribuire alla bellezza e all’intrattenimento del libro, senza risultare dipendenti dallo stile dei film di Peter Jackson. In effetti, le illustrazioni a colori e in bianco e nero di Rovina di Durin non presentano alcuna somiglianza con la versione cinematografica che non si potrebbe ricavare dalle parole dell’autore originale. È simile nello stile alla maggior parte, se non a tutti, gli altri personaggi e luoghi condivisi nel volume. Considerata la longevità di quei film, qualsiasi nuova interpretazione, indipendente da essi, è molto apprezzata.

Giudizio finale

L’Unico Anello: mappa di MoriaPer gli appassionati del gioco, questo è un libro imperdibile. È ricco di contenuti che possono ampliare il materiale esistente, permettendo così a chi lo legge di accedere a un pezzo dell’ambientazione che desiderava da tempo. Anche per i non giocatori è uno dei libri più interessanti, con tantissime illustrazioni inedite e meravigliose, alcune espansioni impressionanti sui classici della Terra di Mezzo e riflessioni intelligenti su e sulla categorizzazione del materiale precedente.

 

lunico-anello-moria-oltre-le-porte-di-durinDATI TECNICI

ISBN: 9791255980773
Marca: Need Games
Categoria: L’UNICO ANELLO
Lingua: Italiano
Prezzo: € 44,90
Pagine: ‎228

 

 

 

 

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– Vai all’articolo Pubblicato il n. 15 della rivista Other Minds
– Vai all’articolo 40 anni fa il primo D&D: intervista a Gary Gygax
– Vai all’articolo sulla storia dei giochi di ruolo
– Vai all’articolo J.R.R. Tolkien e il gioco di ruolo: un approfondimento
– Vai all’articolo della L’Unico Anello, gdr su Tolkien a RovigoComics

 

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Lo Hobbit: la ristampa e l’audiolibro

Non capita spesso di poter dare due buone notizie in una volta. La prima è che tra pochi giorni arriverà in libreria la ristampa dello Hobbit nell’edizione uscita nel novembre scorso, forse la più bella mai realizzata, con le illustrazioni di Tolkien, che mancava dagli scaffali da tre mesi. La nuova traduzione è stata emendata da alcuni errori e migliorata in tanti piccoli dettagli. La seconda notizia è che è già disponibile sul portale Storytel l’audiolibro dello stesso volume, realizzato da un doppiatore e lettore che è anche appassionato tolkieniano: Riccardo Ricobello.

La ristampa

Arriva una nave carica di…hobbit!

È arrivata dalla Cina una nave cargo su cui hanno viaggiato le copie della ristampa dello Hobbit. Ebbene sì, anche l’editoria si piega ai bassi costi della manodopera cinese, talmente bassi, a quanto pare, da rendere conveniente stampare un libro dall’altra parte del mondo e farlo arrivare via mare fino al porto di Venezia, piuttosto che ricorrere a uno stampatore italiano, anche se questo comporta tempi assai più lunghi per riavere un titolo sugli scaffali delle librerie (dai quali mancava da Natale). Non è un segreto infatti che la nuova edizione dello Hobbit è andata esaurita piuttosto in fretta e ormai risulta introvabile. Dai primi di aprile dovrebbe quindi essere di nuovo disponibile in libreria.

La ristampa in arrivo ha un valore aggiunto, perché oltre a essere stata emendata di alcuni errori, è stata integrata con svariate migliorie meno visibili e vistose, ma importanti per ottimizzare questa versione. Che non si siano dovuti aspettare anni o addirittura decenni per farlo, è un grosso passo avanti, per altro già riscontrato per la nuova traduzione del Signore degli Anelli.

Anche in questo caso, come già per il Signore degli Anelli, le correzioni sono state suggerite dal fandom. E questo è un altro dato importante da registrare, perché l’intelligenza collettiva è sempre più forte di quella singola. La raccolta di note è stata avviata subito, all’indomani dell’uscita in libreria del volume, e ha coinvolto diverse persone, tre delle quali però meritano di essere ringraziate pubblicamente. Si tratta di due membri fondatori dell’Aist, ovvero Norbert Spina e Giampaolo Canzonieri (quest’ultimo già consulente di Ottavio Fatica), e soprattutto di Riccardo Ricobello.

L’audiolibro

Riccardo Ricobello

Ricobello, doppiatore e lettore di audiolibri, è stato coinvolto proprio nelle due principali presentazioni pubbliche della nuova traduzione tenutesi a FantastikA 2024, biennale di illustrazione fantasy, a Dozza (BO), nel settembre scorso, e a Lucca Comics and Games, a novembre, oltre a essere spesso ospite sul canale YouTube del nostro socio Paolo Nardi. In quelle occasioni, ha letto e interpretato alcuni passaggi della nuova traduzione, dando prova della sua passione per l’opera di Tolkien, oltreché della sua bravura professionale. Piace pensare che occasioni come quelle siano state un buon viatico perché gli venisse assegnata la realizzazione dell’audiolibro dello Hobbit. 

Per Bompiani è un notevole cambiamento di linea editoriale – dopo che per Il Signore degli Anelli si era avvalsa di un attore di cinema e teatro come Massimo Popolizio – scegliere per Lo Hobbit una “pura voce” come Ricobello. Ma la differenza sostanziale è piuttosto un’altra. Se Popolizio non è un estimatore e conoscitore di Tolkien, Ricobello al contrario è un grande appassionato, nonché un volto familiare nel fandom tolkieniano. Questo ovviamente gli garantisce una marcia in più nel cogliere ogni sfumatura del testo letterario e nel provare a restituirla con il suo mestiere. Prova ne è il fatto, come già detto, che Ricobello ha suggerito la maggioranza delle migliorie per la ristampa. Chi ha avuto modo di ascoltarlo nelle “pillole” che ha voluto regalare finora, non potrà che esserne felice. È molto probabile che ne sia uscita una bellissima resa finale.

L’intelletto generale del fandom

Tutto questo offre l’occasione per una riflessione estemporanea sul ruolo del fandom come risorsa creativa e non solo come mero bacino d’acquirenti. Il dato di fatto è che nel caso di certi autori o autrici di culto, le major dell’editoria, quelle con i maggiori capitali a disposizione e con i fatturati più imponenti, possono avvalersi dell’apporto del fandom a titolo completamente gratuito, grazie all’amore degli stessi fan. Il feedback dato dai lettori di Tolkien alle varie ritraduzioni o riedizioni delle sue opere è una risorsa che diventa strategica nel momento in cui porta a un miglioramento della qualità del prodotto finale. E se il coinvolgimento di associazioni come la STI, in passato, o l’AIST, oggigiorno, può essere a volte contrattualizzato e riconosciuto nel frontespizio delle varie edizioni, quello dei “cani sciolti” che hanno dato il loro piccolo o grande contributo, spesso destinato a rimanere anonimo e nell’ombra, non è meno importante.

Eppure certe discussioni interne al fandom, come quella lunghissima e accesissima sulla nuova traduzione del Signore degli Anelli realizzata da Ottavio Fatica, possono perfino esondare dall’ambito del fandom in senso stretto e raggiungere il mainstream. Quando capita, ne viene influenzato il dibattito letterario e si richiama l’attenzione su un’opera narrativa. Tutti fattori che pesano su un’operazione editoriale e che la arricchiscono e la fanno durare nel tempo.

L’intelletto generale del fandom non va certo inteso come qualcosa di omogeneo, dato che non lo è affatto. Il fandom è spesso variegato e spaccato al suo interno in faide infinite, che però comunque producono discorso, o quanto meno lo stimolano rendendo necessario uno sforzo dialettico per superarle. E anche se non si tratta sempre di un discorso costruttivo, anche se a volte diventa rumore di fondo, o bisticcio da social, nondimeno nelle sue forme più fertili può arrivare a sopperire alle carenze della critica letteraria. Il caso Tolkien nel nostro paese lo dimostra. Come dimostra che questo intelletto generale, perfino quando è parassitato dai grossi gruppi editoriali, ha primamente a cuore l’opera narrativa, la accompagna con premura nelle sue vicissitudini e ne garantisce la sopravvivenza decennio dopo decennio.

Correzioni & migliorie

Nella nuova traduzione dello Hobbit c’eran alcuni errori, magari non tali da compromettere il senso del racconto, ma comunque era necessario emendarli. Non solo il già citato falso amico “braces”, reso scioccamente con “braci” anziché con “bretelle”, ma ad esempio una delle due occorrenze di “vessel”: nel primo caso tradotto giustamente con “vasi”, mentre nella seconda, complice il contesto dell’attacco di Smaug a Città del Lago, con “imbarcazioni”. Il contesto, appunto, rendeva impercettibile l’errore, ma tale era. Gli esempi di migliorie sono senz’altro più interessanti.

Nella prima stampa “butler” era stato tradotto con “maggiordomo”, in riferimento al custode delle cantine del re degli Elfi dei Boschi. Come già nella traduzione storica del 1973 e nella revisione del 2013, la scelta era stata dettata dal fatto che nelle magioni aristocratiche il maggiordomo prima ancora di essere il capo della servitù era il custode della chiave delle cantine. Nessun altro domestico poteva accedere alle cantine del signore. Il problema è che la parola italiana “maggiordomo”, per quanto semanticamente equivalente a “butler”, ha un’etimologia completamente diversa, derivando dalla locuzione latina medievale «(servus) maior domus», cioè il maggiore dei servitori domestici. L’etimologia del termine inglese, invece, è precisamente quella a cui faceva riferimento Tolkien utilizzando “butler”, che viene dal francese “bouteillier” e indicava il servo che portava la coppa al signore. In buona sostanza il ruolo di questo domestico si è evoluto da responsabile delle cantine mescitore di vino a capo della servitù, ma Tolkien faceva evidentemente riferimento alla fase originaria, dato che il butler del palazzo degli Elfi non sembra svolgere alcuna mansione dirigenziale, oltre a quella di gestire le cantine, appunto. Dunque piuttosto che “maggiordomo” meglio tradurre “cantiniere” (nell’italiano rinascimentale è esistito anche un corrispondente “bottigliere”, ma il suo utilizzo avrebbe senz’altro portato ad accuse di fatichismo…). Dunque nella ristampa compare “cantiniere”.

Un’altra miglioria che può essere emblematica è la resa dell’espressione “bee-autiful sleep” che compare nella parlata dei ragni di Boscuro in riferimento a uno dei nani imbozzolati. Nella prima stampa era stato reso semplicemente con “bel sonnellino”, senza dar conto del gioco di parole sarcastico del ragno. Nella ristampa – e nell’audiolibro – lo si troverà invece reso con “merapiglioso sonnellino” (ma poteva starci anche “una bell’apennica”).

Qua e là sono state ritoccate tante altre piccole cose come queste. Ovviamente una traduzione potrebbe essere implementata all’infinito, potenzialmente si potrebbe non smettere mai di migliorarla, ma per quanto riguarda questa, si può dire che la sinergia di traduttore e revisori spontanei ha prodotto il meglio che questi potessero fare nelle condizioni date.

Nel prossimo futuro ci sarà magari occasione di fare anche meglio, quando Bompiani deciderà di realizzare una sua edizione dello Hobbit, ovvero non la riproposizione di un’edizione britannica, come in questo caso, ma qualcosa concepito dentro la casa editrice. Allora si potranno tradurre anche le mappe ed eventualmente traslitterare in runico l’italiano (anche se non sarebbe una scelta necessariamente felice). Intanto però godiamoci Lo Hobbit tradotto, riveduto e corretto.

ARTICOLI PRECEDENTI
– Vai all’articolo Lo Hobbit, confessioni di un traduttore
– Vai all’articolo Il 30 agosto 2023 Sir Gawain in nuova traduzione
– Vai all’articolo Traduzione, archiviata la querela di Alliata
– Vai all’articolo Gennaio 2019, ritradotto Il ritorno di Beorhtnoth
– Vai all’articolo L’AIST: sarà tradotta la History of Middle-earth
– Vai all’articolo Alliata contro Bompiani: ritiro la mia traduzione
– Vai all’articolo Pubblicata la nuova traduzione della Compagnia dell’Anello
– Vai all’articolo Annunciata una nuova traduzione per le Lettere di Tolkien!

LINK ESTERNI
– Vai al sito della Bompiani editore
– Leggi l’articolo Perché (ri)leggere Lo Hobbit? di Sebastiano Tassinari
– Leggi l’articolo La nuova traduzione de Lo Hobbit:: intervista a Wu Ming 4 di Alessio Vissani

“Fuori e Dentro Tolkien”: il dossier di Alphaville

Tra divulgazione ed intrattenimento il filone dei podcast tolkieniani offre contenuti che si adattano a un pubblico variegato, dal neofita all’appassionato, finanche all’accademico. Tra i più rilevanti in ambito internazionale sono da annoverare i popolari The Tolkien Professor di Corey Olsen e The Prancing Pony di Alan Sisto e Shawn E. Marchese, ma anche The Fantasy Literature, un podcast dell’Università di Oxford con interventi, tra gli altri, di Simon Horobin, Caroline Batten, Stuart Lee, Grace Khuri e Giuseppe Pezzini. In ambito nazionale sono invece sicuramente da menzionare John R.R. Tolkien, Un viaggio inaspettato, una serie del 2017 registrata per il programma radiofonico Pantheon di Rai Radio 3 da Arturo Stalteri e Loredana Lipperini, e Cronache dalla Terra di Mezzo di Frank Moretti.
In questo florido panorama si inscrive Fuori e Dentro Tolkien, un dossier del redattore e corrispondente audio Yari Bernasconi per il programma Alphaville della Radiotelevisione svizzera, le cui registrazioni sono poi confluite in un podcast. Realizzata in occasione dei 70 anni dall’uscita de Il Signore degli Anelli, la serie di episodi è andata in onda da lunedì 10 a venerdì 14 marzo 2025 alle ore 12:05 sulla Rete 2 della radioemittente svizzera. Come è possibile leggere nella descrizione del programma, essa è stata l’occasione «per fare un passo indietro e interrogarci su cosa rappresenti e abbia rappresentato Tolkien per la letteratura, cercando di ritornare dentro ai suoi libri e alle sue carte, e scavando in quell’inesauribile immaginario letterario e visivo che continua ad affascinare lettrici e lettori (e oltre)».

Gli episodi

Il dossier, in cinque episodi, ha visto la presenza di un ospite diverso per ciascuna delle registrazioni. Il prezioso contributo di ognuna delle personalità tolkieniane coinvolte permette all’ascoltatore di addentrarsi nel mondo creato da J.R.R. Tolkien attraverso un originale punto di vista, mostrando, ancora una volta, come vi siano diverse vie per entrare nella Terra di Mezzo.
Il primo episodio dal titolo “J.R.R. Tolkien e il fantasy“, con ospite Anne Besson, analizza il ruolo di Tolkien all’interno delle coordinate letterarie del genere fantasy. Specialista di fantascienza, letteratura dell’immaginario e fantasy, la ricercatrice francese ha descritto nel corso della puntata l’evoluzione della letteratura che ha nell’immaginazione il suo cuore pulsante a partire dal romanzo gotico per approdare al fantastico, al meraviglioso scientifico e al fantasy (il regno del meraviglioso magico, ovvero del sovrannaturale naturalizzato).
Il secondo episodio, “In una buca nel terreno viveva uno hobbit“, ha visto la presenza di Wu Ming 4 e si è incentrato sul romanzo Lo Hobbit e sulla sua nuova traduzione ad opera dello scrittore bolognese. Nel corso dell’intervento si è parlato della natura di questo peculiare romanzo “per ragazzi” nato dalle storie che Tolkien raccontava ai suoi figli al tepore del focolare, e dell’esperienza traduttiva che ha visto come protagonista l’ospite.
Tradurre il Signore degli Anelli“, terzo episodio della serie, ha invece ospitato Ottavio Fatica, che si è cimentato nell’impresa tanto discussa (spesso a sproposito) della traduzione italiana de Il Signore degli Anelli. Il noto traduttore, partendo dal suo lavoro su Il Signore degli Anelli, ha mostrato uno scorcio del suo approccio alla traduzione e della sfida di veicolare in una lingua di destinazione diversa da quella originale la stratificazione di significati di un’opera. In particolare per quanto concerne il romanzo tolkieniano, si è soffermato sulla difficoltà di rendere la varietà dei registri linguistici presenti al suo interno.
Il quarto episodio ha visto la presenza di John Howe, celebre illustratore dell’opera tolkieniana. Il titolo, “L’immaginario visivo della Terra di Mezzo“, rende il senso dell’intervento dell’artista che ha l’arduo compito di cristallizzare una materia addiveniente e fluida come la scrittura in immagini che riescano a coglierne le policrome sfumature.
Il quinto ed ultimo episodio ha infine ospitato Stefano Giorgianni, linguista, traduttore e presidente AIST. Il tema toccato è stato quello delle “Opere Postume“, che vede l’invitato coinvolto in prima persona in quanto traduttore per Bompiani dei volumi della Storia della Terra di Mezzo. Affrontare il colossale corpo letterario realizzato da Tolkien è un’impresa ardua che però non ha scoraggiato in primis il figlio Christopher. Grazie al lavoro di revisione di quest’ultimo sono stati pubblicati volumi di vitale importanza per la comprensione della complessa stratificazione del Mondo Secondario dal quale originano i racconti del padre.

Podcast, prospettive future

Tolkien fuma la pipaIl dossier Fuori e Dentro Tolkien si presenta nella sua totalità come un contenuto godibile che offre degli spunti all’ascoltatore per approfondire alcuni dei numerosi approcci alla Terra di Mezzo. Nonostante la natura introduttiva al Legendarium esso offre, grazie alla competenza degli ospiti coinvolti, spunti di riflessione che possono essere utili nell’orientarsi all’interno del mare magnum dell’opera tolkieniana. Il mezzo del podcast permette una fruizione agile dei contenuti e una diffusione anche a un pubblico che può essere più ampio rispetto a quello del fandom tolkieniano classico. Si tratta di una possibilità probabilmente poco sfruttata nell’ambito tolkieniano italiano, che offre potenzialità in larga parte non esplorate. L’auspicio è dunque che vengano in futuro realizzate più iniziative di questo genere anche a livello divulgativo, nell’ottica di portare ad una maggiore comprensione dell’opera di Tolkien anche per quanto concerne il superamento di alcuni pregiudizi ancora duri da eradicare, soprattutto in Italia.

ARTICOLI PRECEDENTI
– Leggi l’articolo Lo Hobbit, confessioni di un traduttore
– Leggi l’articolo La versione di Fatica: contributo per una messa a fuoco
– Leggi l’articolo Colloquio con John Howe: il resoconto
– Leggi l’articolo La Caduta di Númenor esce oggi in libreria

LINK ESTERNI
– Vai al sito web Il dossier “Fuori e Dentro Tolkien”, link al sito della RSI
– Vai al sito web Link Spotify al podcast “The Tolkien Professor”
– Vai al sito web Sito del podcast “The Prancing Pony”
– Vai al sito web Pagina del podcast “Fantasy Literature” della University of Oxford
– Vai al sito web Link a RaiPlaySound del Podcast “John R. R. Tolkien. Un viaggio inaspettato”
– Vai al sito web Link Spotify al podcast “Cronache dalla Terra di Mezzo”

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Tales of The Shire posticipato a luglio

Tales of the Shire 03I videogiocatori amanti della Terra di Mezzo dovranno pazientare ancora per la loro prossima avventura.
Con un annuncio risalente a febbraio, la Wētā Workshop ha posticipato l’uscita del videogioco Tales of the Shire: A The Lord of the Rings Game al 29 Luglio 2025. Si tratta di un ulteriore rinvio per questo videogioco, la cui pubblicazione, inizialmente prevista per la seconda metà del 2024, era già stata spostata alla primavera di quest’anno. Salta dunque anche la possibilità, precedentemente ventilata, di pubblicazione per il 25 Marzo, data del Tolkien Reading Day.

Vivere come gli Hobbit

Tales of the Shire

Come già descritto dettagliatamente in questo articolo, Tales of the Shire propone un’esperienza videoludica di vita da Hobbit nella Contea. L’obiettivo non è quello di riproporre le vicende epiche della Guerra contro l’Oscuro Signore, ma di permettere al videogiocatore di sperimentare la vita bucolica della Contea nella sua quiete, stringendo amicizia con altri Hobbit, pescando, cucinando, praticando il giardinaggio e rifacendo persino il letto. Nella descrizione del videogioco infatti leggiamo: «Goditi il calore della cucina e sfoggia le tue abilità culinarie con le ricette per qualsiasi pasto. Organizza una cena con gli altri amici Hobbit, condividi i piatti con gli ospiti per creare nuovi rapporti, oppure esplora gli spazi aperti per scoprire le radure segrete e i tesori perduti della Contea». L’idea dalla quale è nato il progetto è, dunque, quella di «[…] offrire ai giocatori l’opportunità di realizzare la loro fantasia di vivere la propria vita tranquilla da Hobbit nella Contea», come affermato da Kelly Tyson, responsabile del prodotto presso Wētā Workshop. La volontà degli sviluppatori è quella di creare intorno al videogioco una community virtuale che porti alla realizzazione della più grande festa Hobbit mai vista nella Contea.

Un videogioco atteso a lungo

r/lotr - Tales of the Shire delayed to July 29, 2025.

Come riportato, dunque, dovranno passare ancora più di quattro mesi prima del rilascio di Tales of the Shire. Ma quali possono essere i motivi dietro a tale decisione? Weta Workshop, in concerto con Private Division (l’etichetta editoriale di Take-Two Interactive Software che si occuperà della diffusione del videogioco), ha affermato nel comunicato accompagnatorio al rinvio della pubblicazione che tale decisione è stata presa per soddisfare gli standard di qualità richiesti da videogiocatori esigenti quali sono i fan delle trasposizioni videoludiche del Legendarium tolkieniano. Nonostante non siano stati forniti ulteriori dettagli, gli sviluppatori hanno riconosciuto che i ritardi, per quanto possano creare malcontento, sono a volte inevitabili per poter raggiungere l’obiettivo di garantire la miglior esperienza videoludica possibile. La dichiarazione ufficiale dell’ulteriore rinvio riporta: «Cari compagni Hobbit, una buona festa Hobbit richiede tempo, e così ne richiede anche Tales of the Shire! Ci stiamo prendendo ancora un po’ di tempo per assicurarci che ogni Hobbit, su ogni piattaforma, possa godere della stessa esperienza accogliente. Il gioco quindi sarà lanciato il 29 Luglio 2025. Vogliamo che questo gioco sia come un caldo abbraccio dalla Terra di Mezzo, e stiamo facendo in modo che su qualsiasi piattaforma voi lo proviate, vi possiate sentire a casa nella Contea. Dalla foggia dei peli dei piedi alle torte più soffici, ogni dettaglio dovrà essere quello giusto. Apprezziamo la vostra pazienza e non vediamo l’ora che voi possiate sperimentare la vita nella Contea quest’estate! Nel frattempo preparate la tavola, lucidate l’argenteria e preparatevi per un banchetto degno degli Hobbit! Siamo in attesa di darvi il benvenuto ad Acquariva. Dagli amici del Weta Game Studio».
Tales of the Shire 02Agli appassionati non resta dunque che rimanere in attesa dell’uscita fra qualche mese, magari riscoprendo videogiochi come Lord of the Rings Online, che si presta anche ad un utilizzo life-sim, oppure riprendendo in mano i libri e viaggiando con l’immaginazione nelle atmosfere che questo videogioco vorrebbe proporre – pur tenendo a mente forse che questa prospettiva bucolica della Contea potrebbe risultare riduttiva rispetto alle riflessioni di J.R.R. Tolkien.

ARTICOLI PRECEDENTI
Tales of the Shire, un omaggio a Tolkien
Tales of the Shire, uscita posticipata al 2025
Tales of the Shire: vivere come un Hobbit!
Tales of the Shire: gli Hobbit in un videogame

LINK ESTERNI
Vai al sito di Tales of the Shire
Vai al sito di Private Division

 

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A giugno il gioco da tavolo Fate of the Fellowship

Cast gioco da tavolo Fate of the FellowshipQuesta estate sarà incredibile per gli appassionati del Signore degli Anelli! Il fermento attorno alle opere di Tolkien è palpabile dopo l’annuncio di 7 Wonders: Duel for Middle-earth di Repos Productions (previsto per ottobre 2025), con Office Dog che ha rilasciato il 17 gennaio scorso The Fellowship of the Ring: Trick-Taking Game, e con voci su un altro annuncio in arrivo da Office Dog Games per questa primavera. Ecco quindi che il mondo dei giochi da tavolo accoglie una nuova avventura ispirata all’epopea di J.R.R. Tolkien: The Lord of the Rings: Fate of the Fellowship. Questo gioco cooperativo, progettato da Matt Leacock e pubblicato da Z-Man Games, si basa sul celebre Pandemic System e permette ai giocatori di vivere un viaggio ricco di scelte strategiche e momenti epici nella Terra di Mezzo.

Anteprima a fine maggio

Gioco da tavolo Fate of the FellowshipIl gioco è stato in sviluppo per tre anni e farà il suo debutto alla UK Games Expo 2025 – a Birmingham dal 30 maggio all’1 giugno 2025 – dove i visitatori avranno l’opportunità di acquistarlo in anteprima con Leacock a disposizione per firmare le copie. L’uscita ufficiale è prevista per il 27 giugno 2025. Gli appassionati potranno anche provare il gioco su Board Game Arena, la piattaforma di giochi da tavolo digitali, con uno scenario introduttivo disponibile gratuitamente per un periodo di tempo limitato.
In collaborazione con The Nerd of the Rings, che ha già una serie dedicata ai  “What if… ?”, il gioco esplorerà scenari alternativi alla storia originale, Gioco da tavolo Fate of the Fellowshipconsentendo ai giocatori di rispondere a domande come: «E se Frodo avesse scelto di entrare a Mordor dalla porta principale?». Nella serie, Matt Graf esplora come la storia avrebbe potuto svolgersi se i personaggi chiave avessero fatto scelte diverse, appunto. Sul canale YouTube di The Nerd of the Rings Graf utilizzerà un po’ di spunti e le illustrazioni da The Lord of the Rings: Fate of the Fellowship per aggiungere altre speculazioni e raccontare le sue teorie ai fan in vista dell’uscita estiva. Inoltre, per coloro che acquisteranno il gioco presso i negozi Hobby Next, sarà disponibile un’esclusiva pedina di gioco (un meeple) e una carta personaggio di Gandalf il Bianco, che rappresenta visivamente la sua trasformazione dopo la battaglia con il Balrog.

Le dinamiche di Gioco

Gioco da tavolo Fate of the FellowshipIn Fate of the Fellowship, da 1 a 5 giocatori assumono il ruolo di membri della Compagnia e dei loro alleati, incaricati di proteggere Frodo mentre cerca di sfuggire ai Nazgûl e raggiungere il Monte Fato per distruggere l’Unico Anello. Sì, è prevista anche la modalità per giocatore singolo, progettata in maniera specifica da Matt Leacock. La plancia è una mappa della Terra di Mezzo splendidamente illustrata e fedele alla tradizione (e presenta alcune divertenti piccole Easter egg per i fan più accaniti). Ogni giocatore controlla due personaggi, ciascuno con abilità uniche, per combattere le forze oscure, proteggere i rifugi sicuri della Terra di Mezzo e completare obiettivi cruciali. Ogni personaggio inizia il gioco dal proprio luogo d’origine canonica (Frodo nella Contea, Arwen a Gran Burrone, ecc.) e può incontrarsi con altri personaggi e truppe amiche (elfi, nani e soldati umani di Rohan e Gondor) per muoversi insieme, come una vera compagnia. Le truppe ombra nascono dalle profondità di Mordor e si diffondono nel tentativo di conquistare i rifugi sicuri della Terra di Mezzo. Gioco da tavolo Fate of the FellowshipL’occhio vigile di Sauron scandaglia la mappa e ordina ai Nazgûl di impedire a Frodo di raggiungere il Monte Fato. I personaggi devono usare caratteristiche come furtività, resistenza, amicizia e valore per superare le sfide e completare gli obiettivi prima che ogni speranza sia perduta. Il gioco offre uno scenario iniziale, che fornisce ai giocatori i ritmi chiave per imparare il gioco. La ricerca di Frodo è difficile e si deve collaborare per riuscire a riunire la Compagnia e distruggere l’Unico Anello. Inserire obiettivi aggiuntivi e diversi aumenterà la difficoltà del gioco. Il gioco offre una lunghissima rigiocabilità grazie ai suoi 24 obiettivi, 14 eventi e 13 personaggi giocabili, garantendo in ogni partita sfide strategiche ed esperienze sempre nuove. La presenza di una modalità per giocatore singolo permette inoltre di immergersi nell’avventura anche senza un gruppo di amici. I giocatori partono da un angolo della mappa e devono viaggiare fino a Mordor. Le truppe “ombra” si muovono lungo percorsi predefiniti, simili agli invasori visti in The Fall of Rome, un altro titolo di Leacock.
Uno degli elementi più innovativi del gioco è il percorso speranza/disperazione: se la speranza scende a zero, la partita è persa. Le forze oscure rimuovono truppe amiche dai rifugi sicuri e trasformano le città in luoghi dominati dall’Ombra, con un costo in speranza per i giocatori. Altre risorse fondamentali includono:

  • Furtività: aiuta Frodo a evitare i Nazgûl e l’Occhio di Sauron.
  • Resistenza: consente ai personaggi di muoversi e agire.
  • Amicizia: utile per radunare truppe alleate.
  • Valore: necessario per combattere le forze dell’Ombra.

Gioco da tavolo Fate of the FellowshipI giocatori devono quindi bilanciare queste risorse e collaborare per completare gli obiettivi, utilizzando un sistema di carte che permette di convertire le risorse in gettoni utilizzabili in seguito. Come accennato in precedenza, infatti, ogni giocatore controlla due personaggi, con un personaggio che esegue quattro azioni in un turno e l’altro personaggio che ne esegue una. Mentre si viaggia attraverso la Terra di Mezzo, i personaggi possono incontrarsi per scambiare carte per aiutarsi reciprocamente a lavorare verso gli obiettivi.  Alla fine del proprio turno si pescano altre carte, poi si estraggono le carte ombra per vedere dove si muovono le forze e quali eventi potrebbero verificarsi, con i Nazgûl e l’Occhio di Sauron che sono una minaccia costante.

Componenti di Gioco

La scatola del gioco è ricca di materiali:

  • 72 carte giocatore
  • 50 carte ombra
  • 24 carte obiettivo
  • 10 carte di riferimento
  • 13 carte personaggio e 13 miniature corrispondenti
  • 9 miniature Nazgûl
  • 3 dadi battaglia e 7 dadi ricerca
  • 48 truppe ombra e diverse truppe alleate (Gondor, Elfi, Rohirrim, Nani)
  • 1 Occhio di Sauron e vari segnalini per minaccia, speranza, rifugi e fortezze ombra
  • 1 tabellone di gioco e una torre dei dadi Barad-dûr da 28 centimetri circa

Dati tecnici

Gioco da tavolo Fate of the Fellowship

  • Giocatori: 1 – 5
  • Età: 14 +
  • Tempo di gioco: 60 – 150 minuti
  • Genere Avventura, Cooperativa , Strategia
  • Universo: Pandemic Sistem
  • Autore: Matt Leacock

 

 

 

 

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Avventura a Monte Fato il nuovo gioco da tavolo
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito web della Zmangames

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Warner chiude lo studio del videogioco Shadow of Mordor

Warner Bros. ha chiuso tre importanti studi di sviluppo: Monolith Productions, Player First Games e Warner Bros. Games San Diego. Ecco il suo comunicato stampa: «Abbiamo dovuto prendere decisioni difficili per strutturare i nostri studi di sviluppo e investimenti in modo da realizzare i migliori giochi possibili con i nostri franchise chiave», si legge nella nota. In altre parole, Warner Bros. vuole concentrarsi principalmente sui suoi marchi affermati, come Harry Potter, Mortal Kombat, Game of Thrones e i giochi sull’universo DC Comics, come Batman. Il fatto che anche questi marchi non siano una garanzia di successo è dimostrato dall’uscita l’anno scorso di Quidditch Champions, che è rimasto al di sotto delle aspettative di vendita. Al contrario, il gioco open-world Hogwarts Legacy, ambientato nello stesso universo, ha venduto molto bene. Warner, invece, non ha ancora ottenuto molto con il suo marchio Game of Thrones sul mercato dei videogiochi. Perché riportare una notizia dedicata a videogiochi lontani da J.R.R. Tolkien? Perché la chiusura potrebbe ripercuotersi su giochi molto amati dagli appassionati lettori della Terra di Mezzo.

Trenta anni di videogiochi

Il più noto dei tre studi chiusi è Monolith Productions: il team di Kirkland (negli USA, a Washington) realizza videogiochi addirittura dal 1994 e avrebbe celebrato il suo 30° anniversario quest’anno. Nel corso degli anni, lo studio ha lasciato un’impronta significativa nell’industria dei videogiochi con titoli innovativi e acclamati dalla critica. Lo studio è noto soprattutto per il suo sistema Nemesis, utilizzato nei giochi Middle-Earth: Shadow of Mordor e Shadow of War. A suo tempo ne avevamo già scritto, ma il sistema genera storie dinamiche con vari avversari che si incontrano ripetutamente durante il gioco. I boss nemici nei giochi della Terra di Mezzo ricordano questi incontri e si comportano di conseguenza nelle battaglie future. Più di recente, Monolith ha lavorato a un gioco di Wonder Woman, presentato nel 2021. Il gioco verrà scartato come parte della chiusura dello studio. Per i fan desiderosi di rivivere alcuni dei classici di Monolith, è interessante notare che F.E.A.R., uno dei titoli più apprezzati dello studio, è attualmente disponibile su GOG al prezzo scontato di 0,99 dollari fino al 1° marzo. Questa notizia ha suscitato reazioni contrastanti tra i fan e all’interno della comunità dei videogiochi, con molti che esprimono tristezza per la chiusura di uno studio così influente e per la cancellazione di progetti attesi.

La Terra di Mezzo con Nemesis

Middle-earth: Shadow of Mordor (2014) e Middle-earth: Shadow of War (2017) sono i giochi ambientati nella Terra di Mezzo di Tolkien. Il primo titolo ha ricevuto ampi consensi per il suo innovativo Nemesis System e il gameplay coinvolgente. Sebbene i dati di vendita esatti non siano disponibili, il gioco ha ottenuto un notevole successo commerciale e di critica. Un aspetto interessante è la comunità degli speedrunner; ad esempio, il record mondiale per una speedrun “Any%” è di 1 ora, 58 minuti e 59 secondi. L’uscita di Shadow of Mordor è stata la più riuscita per un gioco basato sul Signore degli Anelli. Il gioco ha debuttato al secondo posto nella classifica delle vendite di software al dettaglio nel Regno Unito nella sua prima settimana (dietro FIFA 15) ed è stato il nono gioco più venduto negli Stati Uniti nell’ottobre 2014. Oltre a vincere diversi premi in importanti eventi e cerimonie, il gioco è stato selezionato dalle riviste GameSpot, Joystiq, Giant Bomb come “Gioco dell’anno” per il 2014, ricevendo anche lo stesso premio al Game Developers Choice Awards e agli SXSW Gaming Awards, collezionando un totale di ben 60 tra premi e candidature. Nel 2015 si è aggiudicato anche il prestigioso premio BAFTA per il Game Design. Diverso un po’ il discorso di Middle-earth: Shadow of War: questo sequel ha ricevuto recensioni positive, ampliando il Nemesis System e introducendo nuove meccaniche di gioco. Tuttavia, al lancio, il gioco è stato criticato per la presenza di microtransazioni invasive, che sono state successivamente rimosse dagli sviluppatori.
Shadow-of-Mordor01Nonostante le polemiche circa la non canonicità delle vicende narrate, soprattutto il primo videogioco ha moltissime cose importanti per gli appassionati di Tolkien. Lo stesso team di sviluppatori aveva lavorato in questo senso.
Il team di sviluppo del gioco, infatti, aveva già lavorato in precedenza a un altro gioco della Terra di Mezzo, Guardians of Middle-earth (2012). Il gioco è stato ambientato tra gli eventi di Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli perché il team voleva mostrare gli elementi iconici dell’universo, senza essere poco originale, con un ambiente di gioco ispirato sia ai libri che ai film. Per evitare di aggiungere imprecisioni al mondo del gioco, Monolith ha consultato diversi studiosi di Tolkien. La società ha anche collaborato con Weta Workshop, la società di design di Jackson, per lavorare sugli effetti speciali e sugli elementi scenici del gioco. Quando ha rappresentato gli altri personaggi del gioco, già ben consolidati nella serie, la società ha collaborato con Middle-earth Enterprises, il detentore dei diritti del franchise, per evitare che venissero utilizzati in modo improprio e per evitare contraddizioni tra la storia del gioco e la storia originale scritta da Tolkien.
Gollum, Galadriel e Sauron sono gli unici personaggi del Signore degli Anelli ad apparire fisicamente nel gioco. Bilbo Baggins e Saruman sono solo menzionati. Inoltre, il co-protagonista Celebrimbor offre una nuova prospettiva sulla creazione degli Anelli del Potere. Diverse missioni secondarie, come Un coltello nel buio e Il cavaliere oscuro, sono riferimenti diretti alle opere di Tolkien, con i loro titoli presi direttamente dai nomi dei capitoli dei libri. Il team di sviluppo ha assunto David Salo, un linguista che ha lavorato sulle lingue di Tolkien per la trilogia cinematografica del Signore degli Anelli, per sviluppare la lingua di Mordor chiamata Lingua Nera. Il gioco permette l’esplorazione di Mordor e di visitare luoghi come Udûn e il Mare di Núrnen, ampliando la geografia della Terra di Mezzo. Philip Straub, direttore artistico del gioco, ha ritenuto che la parte più importante della creazione del mondo del gioco fosse mantenere la coerenza con la tradizione e presentare «qualcosa di visivamente nuovo» che fosse realistico e corrispondesse agli ambienti del mondo reale. Di conseguenza, il team ha intenzionalmente evitato di inserire troppi elementi fantasy nel mondo del gioco. Anche il sistema Nemesis avrebbe dovuto originariamente includere le interazioni personali tra gli orchi, ma la funzione è stata poi ridotta perché lo studio l’ha considerata troppo complicata.

Il futuro della saga Middle-earth

La chiusura di Monolith Productions segna un punto di svolta per il mondo videoludico, in particolare per la serie Middle-earth, che come scritto ha lasciato un’impronta significativa grazie all’innovativo Nemesis System, che ha rivoluzionato il concetto di intelligenza artificiale nei videogiochi. Tuttavia, con la chiusura dello studio, il futuro della serie è più incerto che mai. Nonostante Warner Bros. detenga ancora i diritti sui giochi e sulla loro distribuzione, la mancanza di un team dedicato rende improbabile lo sviluppo di un nuovo capitolo, a meno che il progetto non venga affidato a un altro studio. Cosa succederà ai giochi? Per ora, Shadow of Mordor e Shadow of War resteranno disponibili sulle piattaforme digitali come Steam, PlayStation Store e Xbox Store. Tuttavia, il loro futuro dipende da diversi fattori: 1) Mancanza di aggiornamenti e supporto: con la chiusura dello studio, non verranno più rilasciate patch o aggiornamenti per risolvere eventuali bug o problemi di compatibilità con nuove piattaforme; 2) Chiusura dei server online: Shadow of Mordor ha già perso alcune funzionalità online. Nel 2020, infatti, Warner ha disattivato i server, rimuovendo il sistema di “Vendetta Nemesi” e il “Nemesis Forge”. Shadow of War conserva ancora il multiplayer asincrono e le missioni di “assalto alle fortezze”, ma Warner Bros. potrebbe decidere di spegnere i server in futuro; 3) Possibile rimozione dagli store digitali: attualmente non ci sono annunci ufficiali in merito, ma se Warner Bros. decidesse di non rinnovare la licenza, i diritti tornerebbero a Embracer Group e quindi i giochi dovrebbero essere rimossi dagli store, come accaduto con The Lord of the Rings: War in the North. E ancora, il Nemesis System verrà dimenticato? Il sistema, una delle innovazioni più amate della serie, è brevettato da Warner Bros., il che significa che nessun altro studio può utilizzarlo senza permesso, almeno fino al 2036. Questo potrebbe portare alla sua totale scomparsa.
La comunità dei videogiocatori può salvare la serie? Creare una versione indipendente dei giochi con il supporto della comunità è quasi impossibile per vari motivi: per problemi legali, perché Warner Bros. detiene i diritti di distribuzione, mentre Embracer Group controlla i diritti sul Signore degli Anelli. Creare un gioco senza licenza sarebbe illegale. Inoltre, per l’impossibilità di accesso al codice sorgente: Monolith, come è normale che sia, non ha mai reso pubblico il codice sorgente dei giochi, rendendo impossibile modificarli in profondità. Gli appassionati potrebbero creare un gioco ispirato al Nemesis System con un’ambientazione originale. Oppure, potrebbero sviluppare mod per altri giochi, come Skyrim o Mount & Blade, ambientate nella Terra di Mezzo. Un esempio di comunità attiva in questo campo è la “Tolkien Modding Community”, un gruppo che sviluppa mod ispirate all’universo di Tolkien per diversi giochi.
Insomma, la chiusura di Monolith Productions mette a rischio il futuro della serie Middle-earth, ma i giochi restano ancora disponibili per il momento. La comunità può mantenere viva l’eredità della saga attraverso mod, progetti alternativi e discussioni online. Se sei un fan della serie, però, il miglior consiglio è acquistare e giocare questi titoli finché sono disponibili, per goderti un’esperienza che potrebbe non tornare mai più.

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Recensione ai Mondi di Christopher Tolkien

Charles NoadQuest’anno (ne abbiamo parlato qui) la comunità tolkieniana ha celebrato il centenario della nascita di Christopher Tolkien (21-11-1924 – 16-1-2020) con una serie di iniziative che hanno visto come protagonisti alcuni fra i maggiori studiosi dell’opera del professore, che negli anni hanno collaborato con lo stesso Christopher o hanno contribuito a portare avanti il meticoloso lavoro di riordino e pubblicazione delle opere di J.R.R. Tolkien. Una di queste iniziative è nata in Francia proprio lo scorso 21 Novembre, con l’arrivo sugli scaffali (per il momento elettronici) della raccolta di saggi Les Mondes de Christopher Tolkien. Hommage pour son centenaire, curata da Vincent Ferrè e pubblicata dalla casa editrice francese Adar. Il volume si inserisce in un nuovo filone di studi tolkieniani: quello dedicato al ruolo svolto da Christopher Tolkien nella curatela delle opere del padre, inagurato nel 2022 con il volume The Great Tales Never End: Essays in Memory of Christopher Tolkien.

Struttura e contenuto

Baillie Tolkien a AubussonLa raccolta curata da Ferrè si apre con la prefazione di Baillie Tolkien, la seconda moglie di Christopher, che racconta con un linguaggio asciutto e familiare la seconda parte della vita del marito, quella vissuta a partire dall’incontro con lei a Oxford nel 1964, passando per la decisione di abbandonare la carriera universitaria e trasferirsi in Provenza per occuparsi degli scritti del padre e soffermandosi sui numerosi “mondi” che lo appassionavano: la natura che amava immortalare attraverso la fotografia, la letteratura medio-inglese e anglosassone, l’amore per i viaggi, etc. L’obiettivo dell’intera raccolta è proprio quello di far luce su queste passioni e quindi sulle molte sfaccettature del lavoro svolto da Christopher Tolkien. L’introduzione di Ferrè ha proprio lo scopo di guidare il lettore nella scoperta di questi “mondi” attraverso una breve disamina di tutti i saggi raccolti nel volume. A valle della prefazione e dell’introduzione, il libro è strutturato in tre parti: la prima dedicata al rapporto fra Tolkien padre e figlio, la seconda al Christopher artista e scrittore, e la terza che raccoglie alcune testimonianze dirette di persone che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui.

Parte Prima – Padre e figlio

La prima parte, Père & Fils: Christopher et J.R.R, è aperta da un saggio di Thomas Honegger, che analizza come l’archetipo “padre-figlio” rappresentato all’interno del mondo secondario si relazioni con il vissuto di Tolkien nel mondo primario. Il secondo saggio si concentra invece sull’antico inglese, una passione condivisa da John Ronald e Christopher; Leo Carruthers approfondisce il legame fra Théoden e Beorhtnoth, entrambi vittime del loro “Ofermod”, il soverchiante orgoglio che spinge il primo ad addentrarsi troppo all’interno delle schiere nemiche e il secondo a rinunciare, per preservare il proprio onore, al vantaggio tattico che avrebbe garantito agli inglesi una facile vittoria. Il terzo e ultimo scritto della prima parte è affidato a Jean-Philippe Qadri che mette in evidenza il ruolo fondamentale svolto da Christopher come guida per il lettore che voglia inoltrarsi nella «foresta di testi interconnessi, note, riscritture e aggiunte» che costituivano i testi del padre. A tale scopo, Qadri analizza lo scambio epistolare avvenuto fra Tolkien padre e figlio durante la seconda guerra mondiale, che sottolinea, oltre al forte legame affettivo, anche la loro particolare affinità letteraria.

Parte Seconda – Christopher artista e scrittore

La seconda parte della raccolta, Christopher Tolkien artist et écrivan, è la più corposa del volume e consta di ben 6 saggi. Si apre con un saggio di Laurence Lebourg incentrato sul lato artistico di Christopher e in particolare sullo stile da lui adottato nella creazione delle svariate mappe della Terra di mezzo, rapportato a quello del padre. Vivien Stocker, si concentra invece su un capitolo specifico del Silmarillion, quello relativo alla caduta del Doriath, dove l’intervento del curatore, a causa dell’assenza di una versione della storia revisionata da Tolkien, è stato più calcato. Il saggio mostra come il ritrovamento del manoscritto Concerning… The Hoard (ne abbiamo parlato qui) avrebbe potuto risolvere i dubbi di Christopher sulla stesura di quest’importate capitolo del Legendarium. Con il saggio di Lukas Zembruski si passa invece ai Racconti Incompiuti e a come questi siano stati, per il curatore, l’occasione di sperimentare differenti modalità di presentazione degli scritti del padre. Damien Bador, con il suo scritto, ci parla dei testi dedicati alle lingue create da Tolkien, pubblicati nella Storia della Terra di mezzo e nelle riviste specializzate Vyniar Tengwar e Parma Eldalamberon. L’ultimo intervento di questa sezione, quello di Isabelle Pantin, analizza invece il tema del viaggio nel tempo ne La Strada Perduta e ne I Notion Club Papers, mettendo in evidenza come uno dei temi principali di tali opere incompiute sia la relazione che intercorre fra mito e storia.

Parte Terza – Testimonianze

La terza parte della raccolta propone una serie di testimonianze dirette di persone che hanno collaborato direttamente con Christopher Tolkien: un illustratore, una traduttrice, un editore e un bibliotecario. Ci vengono qui proposte le testimonianze di Alan Lee, Christine Laferrière (traduttrice per le edizioni Christian Bourgois), Chris Smith (editore per HarperCollins) e Richard Overden (bibliotecario della Bodleian Library).

Pregi e difetti

Les Mondes de Christopher TolkienLa collaborazione fra John Ronald e Christopher rappresenta qualcosa di unico in ambito letterario: è sufficiente confrontare il numero di opere pubblicate dal professore durante la sua vita con quelle postume per comprendere il ruolo fondamentale svolto da un figlio che, sia per dedizione che per affinità letteraria, ha dedicato più di metà della sua vita all’opera del padre. Indagare su questa collaborazione, oltre a essere un interessante soggetto di studio, è anche un giusto riconoscimento per la figura di Christopher Tolkien. Nonostante nessuno dei saggi presentati all’interno del volume possa definirsi particolarmente innovativo nel campo degli studi Tolkieniani, il libro curato da Ferrè ha senz’altro il pregio di fornire una panoramica pressoché completa sui “mondi” di Christopher e sul suo coinvolgimento nella pubblicazione delle opere del padre, sia come curatore, sia come supervisore per gli altri editor che si sono cimentati con le pubblicazioni di Tolkien. Un altro importantissimo pregio del volume è senz’altro quello di aver attinto, per la prima volta, dagli archivi del Christopher Tolkien Estate (in particolare Laurence Lebourg ha potuto visionare in prima persona tutte le mappe preliminari realizzate da Christopher).  Les Mondes de Christopher Tolkien è al momento disponibile solo in francese e in formato elettronico, ma, a detta del curatore, dovrebbe presto esserne pubblicata una versione cartacea e non dovrebbero tardare le traduzioni in inglese, tedesco e italiano.

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito della Tolkien Estate
– Vai al sito web del Tolkien Trust

Ardacraft, il mondo di Tolkien compie 10 anni

Risale a novembre 2024, ma è bene parlarne, il decimo anniversario del progetto ArdaCraft, il più grande e dettagliato tentativo di rappresentazione della Terra di Mezzo realizzato completamente con Minecraft. Tale impresa ha coinvolto centinaia di persone con un variegato background tecnico-professionale, tra cui esperti costruttori, paesaggisti, artisti, sviluppatori e ricercatori, che si sono alleate per realizzare digitalmente le fantastiche ambientazioni uscite dalla penna di J.R.R. Tolkien.

Il Progetto

Argonath - ArdacraftPer poter realizzare questa versione digitale della Terra di Mezzo i costruttori si sono avvalsi di Minecraft un videogioco sandbox (un gioco dal gameplay non lineare che lascia libertà di movimento e che offre più soluzioni al completamento degli obiettivi) sviluppato nel 2011 per Mojang Studios dal creatore Markus Persson. La modalità Creativa permette di realizzare i paesaggi che costituiscono l’ambientazione smarcandosi dalle logiche competitive del videogioco per concentrarsi sull’espressione della creatività artistica dei costruttori. Grazie alla modalità Spettatore è poi possibile osservare “a volo d’uccello” i mondi creati. Si tratta dunque di una declinazione di worldbuilding che, considerando il progetto Ardacraft, realizza un Mondo Secondario digitale a partire dalla subcreazione tolkieniana. Il progetto è iniziato il 15 novembre 2014 e ad agosto 2024 ha completato circa un terzo della Terra di Mezzo in scala 1:58. La dimensione finale della mappa è stimata in circa 2.300 chilometri quadrati (~890 miglia quadrate), rendendola la più grande ricreazione della Terra di Mezzo mai tentata prima. Nonostante sia stato costruito nell’ambiente a blocchi di Minecraft, ArdaCraft si concentra sulla ricerca geologica, botanica e storica per rendere il suo mondo il più credibile possibile. Ciò include la ricerca di tecniche agricole storiche, la comprensione del probabile clima di varie aree per prevedere i tipi di specie vegetali che dovrebbero trovarsi lì e l’esame di culture storiche analoghe per varie regioni, ad esempio i Celti dell’età del ferro per Dunland, gli Anglosassoni per Rohan o varie antiche culture mediterranee (in particolare l’Impero Romano d’Oriente) per Gondor. Inoltre, viene posta una forte enfasi su un’accurata fedeltà ai testi di Tolkien. Il legendarium, le lettere e gli schizzi dello scrittore inglese vengono tutti analizzati per creare una rappresentazione del suo mondo il più possibile buona, dati i limiti del gioco. Altri dettagli vengono aggiunti al mondo per aiutare gli esploratori a sentirsi più immersi. Ad esempio, il progetto ha una sua colonna sonora, composta da volontari. L’angolazione del sole cambia nel cielo man mano che il giocatore si sposta verso sud, in corrispondenza delle linee di latitudine indicate da Tolkien. Le costellazioni del mondo reale che si trovano sotto l’orizzonte a nord, vengono rivelate quando si scende a sud.
Nel corso degli anni i costruttori si sono cimentati nella realizzazione di diverse ambientazioni della Terra di Mezzo; alcune di esse sono rappresentazioni digitali degli scenari e luoghi immaginati dal Professore come Bree, Valforra, Fosso di Helm, Minas Tirith, Hobbiton, Tharbad ed Edoras ma anche di ambientazioni ideate de novo dai partecipanti al progetto e liberamente ispirate all’opera di Tolkien come Lisclorn, cittadina fittizia centro del commercio tessile tra Rohan e Gondor, e Macheldun, una fortezza dunlandiana situata nella zona sud-orientale della Marca Occidentale. Per il futuro sono previste regioni come Boscuro ed Erebor.
HobbitonIl fondatore e attuale amministratore di ArdaCraft, Jack Ashbridge (meglio conosciuto con il suo alias online Fornad), gestisce un team di circa 35-40 appassionati e artisti di Tolkien provenienti da oltre 15 paesi. È anche il responsabile principale del progetto e nella sua vita non legata a Tolkien, è un ex ufficiale della Royal Navy che lavora per un’azienda di energia rinnovabile in Scozia ed è un appassionato escursionista. Come afferma Ashbridge nel video celebrativo dei dieci anni che trovate qui, è interessante notare la resilienza della community che si è creata. Nella realizzazione dei vari scenari i costruttori hanno infatti dovuto affrontare sfide complesse che sono state superate grazie al lavoro di gruppo il quale ha permesso ad ogni membro di apprendere nuove competenze ed abilità mediante lo scambio con gli altri partecipanti, portando la comunità di creatori ad essere oggi molto coesa e convinta della bontà del progetto.

Obiettivi presenti e futuri

Isengard - ArdacraftA partire dal 2021 sono iniziati i lavori per una nuova mappa della Terra di Mezzo con l’obiettivo di farla diventare il più grande Mondo mai concepito e realizzato su Minecraft. Ashbridge ha anche presentato alla Tolkien Society durante l’Oxonmoot 2024 un nuovo progetto per la creazione di una mappa altimetrica più dettagliata della Terra di Mezzo mai realizzata prima. È stata creata già una mappa altimetrica che è nelle prime fasi di utilizzo per il Digital Tolkien Project. Mira all’accuratezza con i testi prima di tutto, con le varie mappe – spesso contraddittorie – della Terra di Mezzo pubblicate da JRR Tolkien e Christopher Tolkien che fungono da fonte secondaria. Poiché si tratta di una mappa tridimensionale, sono state prese in considerazione anche le linee di vista descritte nel testo per garantire un’accuratezza completa. Mappa - Ardacraft«Un progetto folle!», ha commentato Ashbridge, che richiederà decenni di ricerca, studio e lavoro.
L’auspicio è quello di raggiungere milioni di fan tolkieniani, dando loro l‘opportunità di esplorare la Terra di Mezzo in un modo precedentemente impossibile. Un tentativo encomiabile di realizzare il concetto di Credenza Secondaria del Professore, per la quale il Mondo Secondario esiste ad un livello superiore di immaginazione. Così, Ardacraft esiste a livello del Mondo Secondario Digitale e chi si immerge in esso ha la possibilità di avventurarsi negli scenari e nelle ambientazioni dell’opera tolkieniana.

 

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito di ArdaCraft

 

Lo Hobbit per la Folio: 1000 copie in 10 minuti

Sono bastati dieci minuti dal lancio per esaurire le 1,000 copie de Lo Hobbit illustrato da Alan Lee nella nuova edizione limitata della Folio Society. La casa editrice, fondata a Londra nel 1947, è nota per la cura nella realizzazione delle sue edizioni di pregio di titoli provenienti da una miscellanea di generi quali il fantasy, la fantascienza, la narrativa moderna e la saggistica. Questa edizione de Lo Hobbit, che ha fatto la gioia di molti collezionisti, è stata commercializzata a fine Novembre al costo di 690 sterline.

Aspetto del volume

Immagine funzionaleL’edizione è rilegata in quarti e realizzata in cuoio e seta artistica; la  prima di copertina presenta un’opera realizzata dal noto illustratore tolkieniano Alan Lee, cui si devono anche tutte le altre illustrazioni presenti nel libro. Il volume, di dimensioni 297 x 194 mm, è composto da 344 pagine stampate in due colori, con molte illustrazioni in bianco e nero e 28 illustrazioni a colori; esso presenta due inserti – uno con le mappe di Selvalanda e quella di Thror, l’altro con un’ulteriore illustrazione realizzata dall’artista britannico. Per ulteriori immagini dell’edizione si rimanda al link esterno della casa editrice inglese presente in calce all’articolo.

Lo Hobbit Folio SocietyIl caporedattore della Folio Society, James Rose, ha dichiarato: «Il lavoro di Alan Lee è diventato sinonimo di Terra di Mezzo e le sue illustrazioni per Lo Hobbit non rappresentano un’eccezione. In questo volume, che presenta immagini già introdotte in edizioni precedenti [de Lo Hobbit illustrato da Alan Lee, NdT], abbiamo inserito una nuova illustrazione esclusiva – includendo la rilegatura a quarti in pelle e un cofanetto, nuove immagini a colori, bordi in bianco e nero e una stampa glicée speciale – e abbiamo presentato le mappe in un loro contenitore separato. Fatto estremamente interessante è che questa edizione limitata è stata personalmente firmata da Alan Lee in ogni sua singola copia. Come accompagnamento alla nostra edizione limitata, anch’essa esaurita, de Il Signore degli Anelli, o come punto d’ingresso al mondo di Bilbo Baggins e di Gandalf, questa rappresenta l’edizione perfetta del primo romanzo di Tolkien, uno dei libri per bambini più amati di tutti i tempi».
La speranza è, dunque, quella di avere in futuro anche qui in Italia edizioni di pregio dell’opera tolkieniana, giacché le pur interessanti versioni Deluxe di diversi scritti del Professore realizzate da Bompiani non riescono a raggiungere i livelli di questi tipi di edizione. È da segnalare come il mercato del collezionismo delle opere di Tolkien in Italia sia particolarmente florido, anche se spesso preda di numerose speculazioni. Forse il segno di una nuova strada intrapresa dall’editore italiano è rappresentata dall’edizione de Lo Hobbit con nuova traduzione di Wu Ming 4.

 

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Lo Hobbit, confessioni di un traduttore
Tradotto Lo Hobbit in gallese.. ed è boom!
Lo Hobbit tradotto e pubblicato in romancio
36mila euro per la prima edizione dello Hobbit
Lucca, laboratorio sullo Hobbit: il report

LINK ESTERNO:
Link all’edizione de Lo Hobbit della Folio Society

La recensione: Guardare Verso Occidente

Tra i volumi di alta divulgazione tolkieniana pubblicati nell’anno in corso è da annoverare il libro Guardare Verso Occidente edito da Fede & Cultura. Il testo, scritto dai soci AIST Paolo Nardi e Nicola Nannerini, si pone lo scopo di analizzare i temi del tempo, della trascendenza e del destino all’interno del Legendarium tolkieniano.

Premessa Metodologica: un Mondo Secondario reale

Il lavoro, nato dall’interesse dei due autori per la dimensione metafisica che soggiace alle vicende narrate nell’opera del Professore di Oxford, si basa su un’analisi in-universe del Mondo Secondario subcreato e della cosmogonia di Arda, scevra quindi di riferimenti culturali provenienti dal Mondo Primario, sicuramente utili ma limitanti.
Gli autori sottolineano come la subcreazione tolkieniana sia in sé creatrice di un mondo reale quanto lo è quello da cui origina la subcreazione stessa, risultando dunque essere altro rispetto al Mondo Primario dal quale nasce, ma con la sua stessa dignità ontologica. È importante qui ricordare ciò che lo stesso Tolkien riporta nel saggio Sulle Fiabe:

«L’inventore di fiabe si rivela un felice “subcreatore”, il quale costruisce un Mondo Secondario in cui la mente del fruitore può entrare. All’interno di tale mondo, ciò che egli riferisce è “vero”, nel senso che concorda con le leggi che vi vigono. Di conseguenza ci si crede, mentre vi si è, per così dire, dentro».

Viene dunque definito il concetto di Credenza Secondaria, per la quale ciò che viene subcreato è un Mondo Reale basato su regole che lo definiscono e nelle quali il fruitore crede. Ciò è nettamente in contrasto con la Sospensione dell’Incredulità, proposta da autori come Samuel Taylor Coleridge (cfr. Biographia literaria, cap. XIV), secondo cui il lettore accetta il verificarsi di eventi impossibili senza credere in questi ultimi.Guardare Verso Occidente In questa prospettiva l’ignoto, il particolare non spiegato, il problema irrisolto danno conferma della realtà di un Mondo in contrapposizione con la lettura propria del positivismo scientifico, che vorrebbe dirimere ogni aspetto del Reale dandone una spiegazione meccanicistica. Nel Mondo Secondario le dimensioni che non si piegano «a ogni tentativo di scientificazione» (cfr. Lettera 210) sono, invece, territorio dell’ultramondano, dell’irriducibile trascendenza che i due autori del libro riscontrano nel Legendarium tolkieniano.
In altre parole, la dimensione sensibile del Mondo Secondario non è risolvibile all’interno dei confini del mondo, ma si sostanzia nella dimensione metafisica trascendente che conferisce significato alle regole che realizzano l’esistenza della subcreazione tolkieniana. Queste regole metafisiche hanno valenza epistemologica nella dimensione temporale, che quindi assume significato anch’essa in una prospettiva ultramondana per la quale, sempre secondo gli autori, è possibile discernere il significato di destinazione del sub-creato e, quindi, il concetto di Destino. Se non vi può essere, dunque, piena comprensione del Destino, ciò non toglie che esso abbia un significato e che quest’ultimo sia dato al di là dei confini del mondo.

Contenuto del Testo

Il testo inizia considerando la cornice narrativa del Silmarillion nelle sue varie stesure riportate all’interno della Storia della Terra di Mezzo. I due autori sottolineano come si tratti di un testo scritto da Tolkien per tutta la sua vita senza giungere a una forma definitiva. La versione data alle stampe da Christopher Tolkien nel 1977 si basa in massima parte sulla versione del 1950-51 e rappresenta una visione sintetica del Legendarium. Essa è composta da cinque parti: l’Ainulindalë (basato su un manoscritto del 1951), il Valaquenta (redatto a partire da un manoscritto del 1959), il Quenta Silmarillion (composto da materiale di varia provenienza), l’Akallabêth (risalente al 1951) e Degli Anelli del Potere e della Terza Era (composto nel 1948). Com’è possibile riscontrare nel volume Arda Reconstructed, The Creation of the Published Silmarillion di  Douglas Charles Kane, il testo del Silmarillion pubblicato da Christopher consta di una selezione personale attuata dal curatore delle diverse redazioni dell’opera realizzata dopo la morte del padre. Da un’analisi di Christopher dei punti di debolezza riscontrabili nel Silmarillion del 1977 nasce la volontà dello stesso di dare alle stampe l’edizione critica delle versioni inedite vergate da J.R.R. Tolkien, che porterà alla realizzazione dei dodici volumi della Storia della Terra di Mezzo (pubblicati in un arco di tempo che va dal 1983 al 1996). Grazie alla pubblicazione di questa opera estesa è possibile osservare la presenza di una cornice narrativa che lega le varie storie raccontate nel Silmarillion e che esprime la volontà di Tolkien di creare una mitologia per l’Inghilterra. Tali pubblicazioni rendono giustizia alla polifonia che è data dalla presenza di diversi punti di vista rispetto alle storie narrate, alcune delle quali verranno riscritte per tutta la vita dal Professore, mentre altre verranno affrontate per poi essere abbandonate nel corso degli anni.
Segue una corposa sezione di analisi di alcuni personaggi femminili presenti all’interno del Legendarium. Queste trattazioni rendono giustizia alla variegata descrizione che Tolkien fa del femminino all’interno del Legendarium, non relegato a figura di sfondo in un contesto di mascolinità guerriera. L’agire dei personaggi femminili va al di là del loro genere e risponde ai principi che regolano il Mondo Secondario rispetto al libero arbitrio e alla capacità e possibilità decisionali che caratterizzano l’individuo. Tra le varie figure trattate, molto interessante è l’analisi di Nienna e di Aredhel.
Si passa quindi all’analisi delle differenze tra Elfi e Uomini, considerando anche le peculiari prospettive rispetto al concetto di Morte, tematica analizzata anche nel fondamentale volume La Falce Spezzata. Morte e Immortalità in J.R.R. Tolkien edito da Marietti 1820. In questa sezione è da menzionare l’analisi che i due autori fanno dell’Athrabeth Finrod ah Andreth, testo dialogico-narrativo scritto intorno al 1959 e presente in Morgoth’s Ring, decimo volume della Storia della Terra di Mezzo, già anticipata dalla trattazione de Il racconto di Adanel presente nel capitolo sul Silmarillion.
Fato e Libero Arbitrio è il tema del capitolo successivo del testo. In questa sezione Nardi e Nannerini affrontano l’annosa questione del libero arbitrio per Elfi e Uomini, prendendo il passo dal breve testo del 1968 Fate and Free Will contenuto all’interno di The Nature of Middle-earth, volume a cura di Carl F. Hostetter pubblicato nel 2021. Sempre in questa sezione troviamo affrontato il problema della Provvidenza. Viene sottolineato il ruolo fondamentale della morte nelle scelte dei personaggi: è essa che conferisce senso e valore a questi ultimi, e dunque la possibilità di un’opzione etica è data solo nella relazione con il tempo, che definisce la finitezza della vita. Qui è facile riscontrare gli echi delle idee esposte nel fondamentale testo di critica Difendere la Terra di Mezzo di Wu Ming 4. I due autori, sottolineando l’importanza del libero arbitrio, evidenziano come la Provvidenza sia espressione di una volontà superiore. Analizzando la vicenda di Beren e Lúthien, ci si sofferma sull’intreccio tra fato e libero arbitrio per cui sembra che il fato, ovvero il volere di Eru, sia ciò che predispone le condizioni che poi le libere decisioni dell’uomo e dell’elfa realizzano. Anche la storia di Túrin Turambar viene utilizzata per analizzare il complesso problema del Destino e del Libero Arbitrio. Tale trattazione è anche oggetto del libro Maledizione e Orgoglio – La storia di Túrin Turambar nei Figli di Húrin di J.R.R. Tolkien, sempre di Paolo Nardi per Eterea Edizioni. Da ricordare è anche la trattazione del Consiglio di Elrond, che cita Santi Pagani nella Terra di Mezzo di Claudio Antonio Testi.
Entriamo quindi in uno dei capitoli che danno il titolo al libro, quello riguardante la questione del tempo. Anche qui viene sottolineato come questo concetto venga analizzato all’interno del Legendarium secondo diversi punti di vista, in particolare quello di Uomini ed Elfi. È in questo capitolo che troviamo l’osservazione sul trascorrere del tempo nei reami elfici, che gli Uomini percepiscono in modo peculiare. A Lothlórien, il Reame di Galadriel, gli Hobbit perdono le coordinate temporali in quanto ivi si perde la naturale successione delle stagioni e, come nota acutamente Verlyn Flieger in A Question of Time, è Sam a notarlo in quanto molto legato al ciclo stagionale per via del suo mestiere di giardiniere. Da contraltare a questa percezione del tempo fa invece la stagionalità della Contea, nella quale il tempo è scandito dai meccanismi degli orologi, che non esistono altrove nella Terra di Mezzo. Qui gli Hobbit passano le loro esistenze seguendo i cicli naturali di giorno e notte, di sonno e veglia – condizione che si perde invece nella sopraccitata Lothlórien che, in virtù di questo, presenta una spiccata dimensione onirica –, di semina e raccolto.
Il tempo viene analizzato anche come strumento di potere, come registrazione della successione di regni e popoli; tale concezione del tempo è stata approfondita da Thomas Honegger in Time and Tide – Medieval Patterns of Interpreting the Passing of Time in Tolkien’s Work. Sempre riguardante la questione del tempo è poi l’affascinante quanto incompiuto La Strada Perduta, che sarebbe dovuto essere la parte iniziale del romanzo di Númenor. Esso affronta la tematica del viaggio nel tempo tra le varie epoche del Mondo Primario e la leggenda della caduta di Atlantide.
Il capitolo Antichità e Modernità a Confronto si sofferma sulla critica del Professore verso il culto del passato, spesso espressa anche da alcuni estimatori dell’opera tolkieniana, e in particolare sul ruolo ricoperto dai Noldor di “imbalsamatori” e su certi aspetti della cultura dei Rohirrim in cui s’odono gli echi dei poemi anglosassoni studiati e riscritti da Tolkien, come il Ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorthelm. Vengono qui considerati anche i siti dei Poggitumuli, come luogo del ricordo, e di Città del Lago ne Lo Hobbit, come simbolo sia di modernità che di antichità.
Segue il capitolo delle questione irrisolte le quali, come osservato in apertura, essendo problematiche e problematizzanti conferiscono realtà al Mondo Secondario. In questi particolari si esplicita la volontà di Tolkien non di educare e sensibilizzare rispetto a tematiche a lui affini bensì di far addentrare il lettore nella Terra di Mezzo, avvincendolo attraverso la narrazione delle vicende dei suoi popoli. Viene dunque affrontato il problema del male, tematica affrontata da eminenti esponenti della critica tolkieniana in modo divergente. Il lettore potrà soffermarsi inoltre sulla riflessione in merito alla fine dei Maiar dopo la morte, sull’architettura di Barad-dûr, sull’ignoto regno delle ombre, sui mannari e vampiri nella Terra di Mezzo, sulla natura di Ungoliant, etc. La ricchezza di questa sezione e la mancanza di soluzione rispetto a varie tematiche proposte mostrano la profondità della potenza immaginativa e subcreativa di Tolkien e del suo intento di cesellare un mondo, dai tratti variopinti, multiformi e cangianti ai quali il Professore conferisce dignità ontologica: ogni dettaglio invera la realtà del Mondo Secondario e rinforza la Credenza Secondaria nel fruitore dell’opera.
Si passa quindi a un capitolo che tratta la questione dei colori. In questa sezione Nardi e Nannerini riflettono sull’aspetto dei personaggi e sul significato ad esso sotteso, anche in risposta alla critica mossa ai detrattori della serie televisiva Rings of Power secondo la quale questi ultimi vengono additati come razzisti. Gli autori mostrano come le caratteristiche fenotipiche dei personaggi, dagli Elfi agli Uomini, dai Nani agli Hobbit, abbiano semplicemente una funzione narrativa.
Il capitolo sulla geografia rientra anch’esso nelle considerazioni fatte in precedenza sulla volontà di Tolkien di arricchire di dettagli realistici il Mondo Secondario. Gli scenari che fanno da sfondo alle vicende non si limitano a una presenza passiva, ma sono parte integrante delle vicende narrate e spesso intervengono su di esse portando ad evoluzioni inaspettate (si pensi ad esempio alla volontà del Caradhras che si oppone alla marcia della Compagnia dell’Anello).
Chiude il libro il capitolo sulla Natura e sull’Ambiente. Esso tratta del rapporto di vari personaggi e popolazioni con lo scenario nel quale sono inseriti. Vengono dunque presi in considerazione l’amore per gli alberi e per i boschi e il rapporto simbiotico degli Elfi – recuperato, sovente in modo malaccorto, per campagne ecologiste contemporanee –, il ruolo di Fangorn e dei suoi abitanti, gli ambienti di Mordor e la visione di alcuni personaggi come Tom Bombadil, gli Ent, gli Hobbit (e il fattore Maggot) e gli Istari. Interessante notare come gli autori sottolineino come l’ecocentrismo imperfetto di Radagast porti quest’ultimo a disinteressarsi del compito affidatogli dai Valar per il troppo amore nei confronti della Natura, implicando dunque come anche un eccesso di cura rispetto alla componente ambientale possa portare a conseguenze non positive.

Conclusioni: Pregi e Difetti

Questo libro si pone come un testo dall’alto profilo divulgativo, ricco di riflessioni e spunti che coprono una gran varietà di temi e attraversano l’intero Legendarium tolkieniano. Grazie alla loro profonda conoscenza dell’opera e della critica accademica recente i due autori presentano le tematiche da un punto di vista prettamente narrativo coerente con l’universo di riferimento e, quindi, scevro di intromissioni politiche o, comunque, esterne all’opera tolkieniana, che troppo spesso hanno caratterizzato la critica italiana specialmente nel nostro Paese. Il testo è dunque da inscrivere nella contemporanea analisi del corpus tolkieniano che viene portata avanti negli ultimi anni, non senza resistenze da parte di chi si è fatto sostenitore di letture di fatto parziali. Le sezioni che si addentrano nella metafisica del Mondo Secondario potrebbero risultare in una certa misura respingenti per il neofita – a cui comunque questo testo non è prioritariamente diretto – ma possono essere di facile comprensione per un pubblico di riferimento che conosca l’opera tolkieniana e la sua critica recente. Anche queste considerazioni, nella loro complessità, sono presentate seguendo lo stile caratterizzato da una prosa semplice e chiara che ritroviamo in altre opere soliste di Paolo Nardi, autore che ha l’indubbio pregio di rendere con semplici significanti anche i significati di più ardua decifrazione. In complesso si tratta di un testo godibile in grado aprire la mente del lettore verso chiavi di lettura originali, che si avvale di un’importante e rigorosa ricerca bibliografica e può essere utile come solida base in vista di un approfondimento di tipo accademico.

Bibliografia citata

Tolkien, J.R.R. 2000. Sulle Fiabe in Albero e Foglia. trad. di Francesco Saba Sardi e Fabrizio Dubosc. Ed. da Bompiani.
Coleridge, S.T. 1975. Biographia Literaria. Ed. by George Watson. Phoenix ed.
Tolkien, J.R.R. 2018. Lettere (1914-1973). A cura di Lorenzo Gammarelli. Ed. da Bompiani.
Tolkien, J.R.R. 2013.  Silmarillion. A cura di Christopher Tolkien. Trad. di Francesco Saba Sardi rev. di Marco Respinti. Ed. da Bompiani.
Kane, D.C. 2011. Arda Reconstructed. The Creation of the Published Silmarillion. Ed. by University Press Copublishing Division.
Tolkien, J.R.R. 2011. The History Of Middle-earth. A cura di Christopher Tolkien. London: HarperCollins.
Arduini, R. Testi, C.A. 2009. La Falce Spezzata. Morte e Immortalità in J.R.R. Tolkien. Torino: Marietti editore.
Tolkien, J.R.R. 2021. The Nature Of Middle-earth. A cura di Carl F. Hostetter. London: HarperCollins.
Wu Ming 4. 2023. Difendere la Terra di Mezzo. Ed. da Bompiani.
Nardi, P. 2024. Maledizione e Orgoglio – La storia di Túrin Turambar nei Figli di Húrin di J. R. R. Tolkien. Eterea Edizioni.
Testi, C.A. 2014. Santi Pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien. Edizioni Studio Domenicano.
Honegger, T. 2011. Time And Tide – Medieval Patterns of Interpreting The Passing of Time in Tolkien’s Work. Hither Shore, 8, pp. 86-99.
Tolkien, J.R.R. 2010. Il Ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm. A cura di Wu Ming 4. Trad. di Frencesco Saba Sardi re. Roberto Arduini. Ed. da Bompiani.
Tolkien, J.R.R. Lo Hobbit. 2024. Trad. di Wu Ming 4. Ed. da Bompiani.

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