A volte capita che azioni comuni, ma parallele e indipendenti, riescano a ottenere un risultato nello stesso momento. Ecco così che la passione per le opere di J.R.R. Tolkien produce tre iniziative in contemporanea che si svolgeranno nella giornata di sabato 27 febbraio lungo tutta la penisola. Sarà l’occasione per gli appassionati lettori del Professore di Oxford di conoscere aspetti poco noti delle sue opere e della sua vita. Quello che colpisce è l’eterogeneità dei modi in cui i libri di Tolkien riescono a dialogare con il lettore, producendo iniziative sempre nuove, sempre senza scopo di lucro e che danno origine sempre forme letterarie e artistiche che poi rimangono nel tempo. Ecco, nel dettaglio, le tre iniziative di sabato prossimo.
Tolkien torna a Trento, un nuovo seminario
Dopo il convegno dello scorso anno, All’Ombra del Signore degli Anelli. Le opere minori di Tolkien, l’Università degli Studi di Trento continua a percorrere la via verso la Terra di Mezzo approfondendo tematiche in relazione al professore inglese e alle sue opere. Complici una serie di seminari che hanno come oggetto la germanistica, si tornerà a parlare del Tolkien filologo con un incontro dedicato al rapporto fra l’autore inglese, i Nibelunghi e il fantasy. Il seminario sarà tenuto il 22 febbraio dal professor Fulvio Ferrari, docente di Filologia Germanica e direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, nonché socio dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani.
I seminari
La serie di conferenze, che ha preso il via lo scorso 8 febbraio con Die schreckliche deutsche
Sprache: insegnamento e apprendimento del tedesco in Trentino di Federica Ricci Garotti, professore associato di Lingua Tedesca all’Università di Trento, si concentra su lingua e letteratura germanica, attraversando diversi momenti storici e argomenti. Nell’incontro successivo a quello del prof. Ferrari, il 10 marzo, il prof. di Letteratura Tedesca dell’Università di Pisa Alessandro Fambrini, già relatore al convegno tolkieniano del 2015, affronterà il tema Percorsi nell’Ottocento fantastico tedesca. A seguire l’elenco dei rimanenti incontri:
4 aprile
La musica di Faustus. Con Luca Crescenzi
11 aprile
La letteratura tedesca in Italia 1900-1920: editori, traduttori, mediatori. Con Michele Sisto
18 aprile 2016
L’influenza dell’inglese nella lingua tedesca. Con Manuela Moroni
2 maggio 2016
“Du bist mein Teufel! So schnell als der Übergang vom Guten zum Bösen!”. Il mito di Faust: un itinerario da Lessing a Thomas Mann. Con Fabrizio Cambi
16 maggio 2016
Non storia, ma cronologia! Riflessioni attorno ad una nuova proposta storiografica della letteratura tedesca. Con Ermenegildo Bidese
I seminari si terranno dalle 17.30 alle 19.00 in Sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale di Trento. La partecipazione è libera.
Abstract dell’incontro Nibelunghi, Tolkien e il fantasy
Da quando il Nibelungenlied è stato riscoperto, nella seconda metà del XVIII secolo, la tragica e terribile storia di Sigfrido, l’uccisore del drago, è stata riproposta centinaia di volte in romanzi, drammi, poesie, rappresentazioni pittoriche e scultoree, composizioni musicali e, più recentemente, in film, fumetti e videogiochi. Alcune di queste rielaborazioni della leggenda sono entrate a pieno titolo nel canone culturale dell’Occidente, basti pensare alla tetralogia wagneriana L’anello del Nibelungo, al film I Nibelunghi di Fritz Lang o al dramma I Nibelunghi di Friedrich Hebbel. Negli ultimi decenni si è impadronito della leggenda un genere letterario di grande diffusione, soprattutto tra il pubblico giovanile: il fantasy. Grande diffusione, soprattutto, hanno avuto i romanzi fantasy di ispirazione nibelungica di Wolfgang Hohlbein, nel mondo tedesco, e di Stephan Grundy e Diana Paxson nel mondo di lingua inglese. Meno noto è che anche il “padre” del genere fantasy, J.R.R. Tolkien, si cimentò in una rielaborazione della leggenda nibelungica in due poemetti rimasti inediti fino al 2009 e che si ispirò alla figura di Sigfrido per il più tormentato dei suoi personaggi, Túrin Turambar. Nella conferenza si tenterà di dare un quadro sintetico, ma il più possibile completo del modo in cui la leggenda medievale è stata trattata nel genere fantasy e, in particolare, nell’opera di J.R.R. Tolkien, raggiungendo così un pubblico assai più vasto di quello dei lettori di classici letterari.
LINK ESTERNI
– Il calendario degli incontri sul sito della Biblioteca Comunale di Trento
.
.
Tolkien a Frascati il 20: L’Eroe e la Scelta
Continua la serie di incontri organizzati congiuntamente dall’associazione Accademia Medioevo e dalla Associazione Italiana Studi Tolkieniani con il nome Il Medioevo attraverso Tolkien.
Archiviato il successo della conferenza tenuta a Lanuvio sabato 30 gennaio – Il Drago: un antico mistero tra storia, mito e letteratura” – sarà la volta del presidente di Accademia Medioevo Daniele Bellucci e del socio AIST Norbert Spina, che parleranno di eroi e di scelte nella Sala degli Specchi nel Palazzo Comunale di Frascati (che è raggiungibile da Roma anche in treno) Sabato 20 febbraio dalle ore 17,00 alle 19,00.
Il titolo della conferenza, che avrà il patrocinio del Comune di Frascati, è: L’Eroe e la Scelta: dal Medioevo al Signore degli Anelli. L’ampio tema scelto consentirà di spaziare dalla differenza tra “guerriero” e “soldato” nel Medioevo; di indagare quali fossero le motivazioni, i principi e i valori di un nobile cavaliere e e delle classi guerriere, la loro disciplina sia marziale che interiore , tanto nell’Evo di Mezzo quanto nella Terra di Mezzo. Un excursus dai miti nordici agli ordini cavallereschi per esplorare il senso di una “vita eroica” nel Medioevo.
Spazio sarà dato anche all’analisi della traduzione di Tolkien del poema in antico inglese La Battaglia di Maldon, in quando egli propose di tradurre la parola ofermod, in maniera assai diversa di quanto fatto fino ad allora, sovvertendo il modo di vedere l’opera – fino a quel momento considerata un’ode allo spirito nordico.
Verranno analizzati anche i principali guerrieri della Terra di Mezzo, i loro caratteri, le loro motivazioni, le loro scelte; e vedremo come siano queste ultime, nelle opere Tolkieniane, a discriminare chi siano gli eroi classici, chi siano gli eroi moderni, chi siano gli eroi tragici e chi gli anti-eroi, quali si facciano guidare dalla propria impulsività – magari incolpando il fato dei propri errori – e quali mantengano lucidità e buon senso anche nei momenti più difficili.

Il ciclo di conferenze proseguirà poi Martedi 8 marzo presso La Biblioteca Comunale di Genzano dalle ore 18:00 alle 19.30 con la conferenza di Roberto Arduini (presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani) Tutte le Donne nelle opere di J.R.R. Tolkien, come meglio specificato nell’articolo di presentazione di Medioevo attraverso Tolkien
.
Non sono perdute le due poesie «ritrovate» a Oxford
Come al solito bisogna fare chiarezza. Siti web e quotidiani online hanno pubblicato la notizia che sono state ritrovate un paio di poesie di Tolkien, pubblicate nel 1936 in un oscuro giornale scolastico. «Undiscovered J R R Tolkien poems found in 1936 school magazine», è il titolo di oggi dell’Oxford Mail. Un po’ più vicina al vero è la BBC, che ha titolato: «JRR Tolkien poems found in Abingdon school annual». “Ritrovate” è il termine giusto da usare, mentre dire che le poesie sono state “scoperte” è errato. Naturalmente per quotidiani e siti web italiani (dal
Corriere all’Internazionale, dall’Avvenire al Giornale), si tratta di una “nuova scoperta”. Ecco il perché è falso.
Bilbo uno sbandato? Per la Contea era così
Bilbo Baggins è un eroe? Dipende dalla prospettiva da cui si guarda. Il protagonista dello Hobbit, che appare anche nella parte iniziale e finale del Signore degli Anelli è sicuramente passato alla storia della Contea, ma non per quel che pensate voi. La sua crescita personale, le sue avventure straordinarie, le numerose conquiste fatte e tutte le ricchezze riportate a casa, non sono tutte cose a suo favore. Il punto di vista con cui si guarda alla gesta del piccolo hobbit è fondamentale.
Milano, a marzo Howard Shore in concerto
Tre sere, tre film, tre concerti. È questa la sintesi dell’iniziativa sinfonica itinerante “LOTR in Concert”, l’esecuzione dal vivo delle musiche di Howard Shore per “Il Signore degli Anelli” di Peter Jackson accompagnate dalla proiezione sincrona del film. Così ora a Milano, grazie all’orchestra e coro La Verdi e alla collaborazione con la newyorkese CAMI Music LLC, la magnifica colonna sonora di Shore “La Compagnia dell’Anello” verrà eseguita da venerdì 18 marzo a domenica 20 nell’auditorium di Fondazione Cariplo. Dal 2008, oltre 200 presentazioni in concerti di singoli film della trilogia si sono tenute in Nord e Sud America, Europa, Asia e Australia, mentre la trilogia completa è stata proposta a Lucerna e Monaco di Baviera nel 2011 e al Lincoln Center di New York nel 2015. Non è la prima volta, come scritto sulla maggior parte dei siti web, che questo evento di scala mondiale arriva anche in Italia. Il 25 e 26 giugno 2009 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, lo stesso Shore aveva diritto l’Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nella prima esecuzione italiana della concerto cinematografico del Signore degli Anelli.
L’AisT con John Howe a Milano il 18 febbraio
Storico illustratore di J.R.R. Tolkien, John Howe ha contribuito con i suoi lavori a creare l’immaginario della Terra di Mezzo. Le sue immagini realizzate fin dagli anni ’90 per libri come Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit e Il Silmarillion, sono state un riferimento fondamentale per la realizzazione delle scene e delle ambientazioni della trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson, che lo ha chiamato insieme ad Alan Lee, in qualità di “visual designer”. Gli appassionati di Tolkien avranno ora la possibilità di ascoltare l’artista giovedì 18 febbraio, alle ore 17 presso Laboratorio Formentini per l’editoria, via Formentini 10 a Milano, che farà un intervento pubblico insieme allo scrittore Wu Ming 4.
Tutto questo grazie all’organizzazione di Mimaster illustrazione, una realtà formativa internazionale d’eccellenza con base a Milano. La didattica di Mimaster prepara gli allievi alla professione dell’illustratore, con docenti che sono professionisti internazionali dell’illustrazione, art director ed editori di successo, tramite un master annuale di alta specializzazione, moduli tematici di approfondimento e workshop con autori italiani e internazionali per lavorare fianco a fianco ai grandi maestri dell’illustrazione. Proprio uno di questi ultimi sarà Riding Dragons: l’arte di John Howe, della durata di tre giorni.
Tolkien e i Classici 2: ecco il Call for papers
Dopo la pubblicazione del volume Tolkien e i Classici, avvenuta nel marzo del 2015, il Gruppo Italiano di Studi Tolkieniani e l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani aprono i lavori per la realizzazione di una seconda antologia sullo stesso tema, a completamento della prima e la cui pubblicazione è prevista per novembre 2018. Era il settembre del 2013 quando lanciammo il Call for Papers, in occasione del 40° anniversario della morte di J.R.R. Tolkien. Sotto il coordinamento del Gruppo italiano di Studi Tolkieniani e della casa editrice Effatà si aprivano allora i lavori di quello che era un nuovo modo di lavorare, seguendo l’esempio della critica internazionale e delle modalità applicate per ogni lavoro accademico. Diciotto mesi dopo, quell’idea è divenuta una realtà concreta, con un volume intitolato Tolkien e i Classici, realizzato grazie all’apporto di un numeroso gruppo di studiosi italiani e stranieri e grazie a un accurato e approfondito lavoro di selezione, tutoraggio, curatela e analisi di tutti i testi pervenuti. Il numero delle proposte giunte prima dell’uscita del volume era il triplo di quelle attese e ognuna di esse è stata passata al vaglio critico per rispondere ai requisiti di qualità accademica cui il progetto mirava. Un lavoro lungo ed estenuate che ha portato però a dei risultati soddisfacenti.
Il successo del primo volume
L’obiettivo di questo secondo volume segue il percorso tracciato dalla prima esperienza, allo scopo di sdoganare definitivamente l’opera tolkieniana in Italia in un piano che va oltre il mero fine divulgativo. J.R.R. Tolkien è indubbiamente un classico della letteratura del Novecento, anzi un classico della letteratura in assoluto. Tuttavia questo fatto non sembra essere ancora recepito negli ambienti universitari, soprattutto italiani, e nelle antologie di letteratura in genere. È da questa consapevolezza che l’Associazione Italiana di Studi Tolkieniani ha promosso il progetto “Tolkien e i Classici”. Questo nuovo Call for Papers rispetta la denominazione di work in progress dello scorso marzo, ai tempo dell’uscita del volume, dove veniva anticipata la realizzazione di questo secondo capitolo che punta ad innalzare ulteriormente la qualità dei studi tolkieniani nel nostro Paese.
Il primo volume ha avuto un successo pressoché inaspettato con presentazioni, sempre più numerose, in gran parte della Penisola, come quella recente a “Più Libri Più Liberi” a palazzo dei Congressi di Roma tenutasi lunedì 7 dicembre 2015, o quella del 4 settembre Roma Dadisé, quella del 3 ottobre a Verona nell’ambito dell’evento Voci dalla Terra di Mezzo. Esito che ha spinto alla pubblicazione del presente Call for Papers.
Call For Papers
Il Gruppo italiano di Studi Tolkieniani, coordinato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e dall’Istituto filosofico di studi Tomistici di Modena, è composto da saggisti, scrittori, giornalisti e traduttori che da molti anni dedicano attività di ricerca e divulgazione a Tolkien e alle sue opere. Collettivamente e singolarmente hanno pubblicato articoli e saggi, in particolare per le case editrici Effatà e Marietti 1820, di cui costituiscono il comitato scientifico della collana Tolkien e dintorni.
I candidati che vogliano partecipare al progetto possono inviare una proposta relativa ai seguenti autori:
Francesco Petrarca
Giovanni Boccaccio
Thomas Malory
Ludovico Ariosto
J.M. Barrie
Edmund Spenser
Torquato Tasso
Dante Alighieri
William Shakespeare
William Blake
John Milton
Jonathan Swift
Charles Dickens
Robert Louis Stevenson
Richard Wagner
H.G. Wells
Giovanni Pascoli
Walter Scott
Alfred Tennyson
Thomas Hardy
W.H. Auden
Italo Calvino
Virginia Woolf
T.S. Eliot
George MacDonald
C.S. Lewis
Charles Williams
Le proposte di pubblicazione, non superiori alle 300 parole e accompagnate da un breve CV e da una bibliografia che dovrà soddisfare i più seri criteri di scientificità e completezza, dovranno pervenire entro e non oltre il 30 Giugno 2016 al seguente indirizzo email: info@jrrtolkien.it
Il testo definitivo del saggio dovrà pervenire entro il 15 gennaio 2017, e dovrà essere completo di adeguato apparto bibliografico e di note a piè di pagina.
Saranno accettati saggi scritti in italiano o in inglese, di una lunghezza massima di 15.000 battute (spazi compresi).
Sotto responsabilità degli autori, i saggi devono essere inediti e non devono essere stati proposti a altri editori/riviste/siti web.
I contributi saranno vagliati dal Comitato Scientifico del Gruppo di Studio (composto da: Claudio Antonio Testi, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri e Roberto Arduini) che potrà o meno accettare lo studio e/o chiedere integrazioni o modifiche.
Anche il secondo volume di “Tolkien e i Classici” sarà pubblicato in italiano, e l’eventuale formato e-book potrà contenere più saggi del libro cartaceo.
ARTICOLI PRECEDENTI
– il Call for Papers
– Vai all’articolo Esce Tolkien i Classici per l’editrice Effatà
LINK ESTERNI
– Il sito web di Tolkien e i Classici
– I libri su Tolkien pubblicati dalla casa editrice Effatà
.
.
Delattre: Tolkien? Prima la parola poi il mito
Non manca molto all’inizio del corso Aist 2016, in collaborazione con Accademia Medioevo nell’ambito del ciclo unico Il Medioevo attraverso Tolkien, che coinvolgere gli appassionati di J.R.R. Tolkien in una serie di conferenze, workshop, visite guidate, attività didattiche e stage a Roma e in vari luoghi sui Castelli romani (Lanuvio, Frascati, Genzano e Nemi): il primo appuntamento è il 30 gennaio. Ancor di più, l’attesa è grande per il corso di lingue elfiche del Tolkien Lab di Modena, lo spazio tolkieniano modenese gestito dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e dall’Associazione italiana studi Tolkieniani, che inizierà il 30 marzo. Proprio per preparare i lettori a tutte queste attività proponiamo un’intervista che mette in evidenza come l’autore dello Hobbit e del Signore degli Anelli fu anche un poeta e filologo medievale che nel dar forma all’universo della Terra di Mezzo creò delle lingue immaginarie molto elaborate. Intervistiamo Charles Delattre, docente di lingua, letteratura e mitologia greco-romana all’Université Paris Ouest Nanterre La Défense, che ha preso parte al «Dictionnaire Tolkien» pubblicato da CNRS Éditions (ne abbiamo parlato qui).
A Birmingham nuove idee per la torre di Tolkien
I luoghi tolkieniani sono sempre affascinanti, così come lo è scoprire in che modo il Professore ha raccolto ispirazioni dalla realtà che lo circondava, per poi rielaborarle e inserirne echi nelle sue storie. Si pensa che uno di questi luoghi possa essere la Perrott’s Folly, una torre di pietra alta circa trenta metri che si trova a Edgbaston, alla periferia di Birmingham. Già a prima vista sembra essere un luogo che merita di essere scoperto e che racconta una storia interessante, come suggerisce il nome inconsueto. Venne infatti costruita nel 1748 da John Perrott, ufficialmente come padiglione di caccia; la leggenda però narra che il suo vero scopo fosse osservare le infedeltà della moglie, o forse, la sua tomba (ne abbiamo già parlato qui). Successivamente divenne una stazione di osservazione meteorologica, per poi essere chiusa nel 1979.
Il Google russo ora traduce in Sindarin
Gli appassionati di J.R.R. Tolkien che conoscono il russo da qualche giorno hanno molte più possibilità di divertirsi con il sindarin. Yandex, cioè il motore di ricerca sul web più usato in Russia, ha infatti appena reso disponibile un servizio di traduzione online in sindarin, il grigio elfico, la lingua immaginaria creata dall’autore inglese, di cui molte frasi possono essere lette nel Signore degli Anelli. In realtà il servizio esisteva già, Yandex.Perevdochik, una sorta di Google Translator per la Russia, e il lancio della nuova funzione è stato fatto per celebrare il 124esimo anno della nascita dell’ideatore della Terra di Mezzo, il 3 gennaio del 1892. Yandex, nata come società nel 2000, è il motore di ricerca più popolare in Russia e il sito web più visitato, tanto da coinvogliare il 57,1% di tutto il traffico di ricerca all’interno della Federazione ed è molto usato anche in Ucraina, Kazakhstan, Bielorussia e Turchia.
Il 23 a Firenze Tolkien e il Fantasy italiano
Cosa vuol dire scrivere fantasy oggi in Italia? Cos’è che attira di questo genere? E come fa un genere così antico e complesso ad avere una diffusione tanto vasta? Ecco le domande a cui cercheranno di rispondere un gruppo di giovani scrittori, blogger, saggisti e traduttori fiorentini. Ma l’incontro aspira anche al dialogo con i lettori e gli appassionati per avventurarsi insieme “oltre i confini delle terre degli Elfi”. Contemporaneamente, i relatori racconteranno la storia culturale, sociale e politica del nostro tempo – perché “ogni genere letterario è uno specchio nel quale l’uomo conosce sé stesso”. L’incontro si chiama Sublime Simposio del Potere e si svolgerà sabato 23 gennaio (a partire dalle 15) alla Cité di Borgo San Frediano a Firenze. A coordinare tutto sarà Vanni Santoni.
Il 20 gennaio a Bologna il corso di lingue elfiche
L’Associazione Culturale Eldalie e gli Overhill, lo smial tolkieniano di Bologna, hanno organizzato un corso di lingue elfiche della città delle due torri. Per gli appassionati di J.R.R. Tolkien può essere l’occasione non solo per un apprendimento linguistico delle lingue inventate dallo scrittore inglese, ma anche e soprattutto la possibilità di indagare una componente fondamentale dell’opera letteraria con gli strumenti adeguati. Del resto, in varie lettere e documenti, è lo stesso Tolkien a ribadire a più riprese la centralità della linguistica per la sua narrativa.
Dopo la Terra di Mezzo, le Shannara Chronicles
Il fantasy passa dalla pagina scritta al grande e piccolo schermo sempre più frequentemente e dopo la serie Game of Thrones tratta da A Song of Ice and Fire di George R. R. Martin è il turno di un altro famoso scrittore legato a Tolkien: Terry Brooks.
Dopo il debutto ufficiale sul canale statunitense di MTV il 5 di questo mese, The Shannara Chronicles presto approderà in Italia, su Sky Atlantic (già disponibile in On Demand per gli abbonati al servizio): il tanto atteso evento è previsto per il 15 gennaio. La premiére è composta di due episodi, Chosen Part 1 e Part 2, e sul sito di MTV sono già presenti anche gli episodi 3 e 4, Fury e Changeling.
La serie sarà composta di 10 episodi, la cui direzione è affidata a Brad Turner, Jonathan Liebesman, James Marshall e Jesse Warn. Protagonisti di questa avventura saranno il mezz’elfo Wil Ohmsford (Austin Butler), la principessa elfica Amberle Elessedil (Poppy Drayton) e la nomade Eretria (Ivana Baquero).
La storia raccontata è tratta dal secondo dei libri che Terry Brooks pubblicò, ovvero The Elfstones of Shannara (in Italia tradotto come Le pietre magiche di Shannara, Mondadori, 1984). Questa particolare scelta di non partire dal primo romanzo, The Sword of Shannara (1977, La spada di Shannara, Mondadori, 1978) non manca di motivazioni: nel sito ufficiale di Terry Brooks il curatore (Shawn Speakman) riporta che Brooks stesso ritiene Le pietre magiche di Shannara più adatto rispetto allo scritto che lo precede poiché La spada di Shannara presenta una forte somiglianza con Il Signore degli Anelli per il primo terzo della storia e perché mancante dei forti personaggi femminili che compaiono invece nel secondo romanzo.
Si aggiunga che molti lettori considerano Le pietre magiche di Shannara il suo miglior libro per stessa ammissione di Terry Brooks in Sometimes the magic works (un volume a metà tra l’autobiografia ed il saggio sulla scrittura uscito nel 2003 per la Del Rey Books e lo stesso anno anche in Italia per la Mondadori, col titolo A volte la magia funziona), o almeno tale era il giudizio fino al 2003.
L’autore è coinvolto in prima persona nella realizzazione del progetto, per cui è ragionevole pensare che gli appassionati della serie di Shannara non dovranno affrontare sconvolgimenti dell’opera originale, anche se il passaggio dalla carta al piccolo schermo comporterà inevitabilmente dei cambiamenti a causa del differente medium.
Il corso AisT 2016 con Accademia Medioevo
Dopo le attività degli ultimi anni a Roma, che hanno visto svolgersi due corsi di approfondimento sulla vita e le opere di J.R.R. Tolkien (nel 2014 con Conoscere la Terra di Mezzo e nel 2015 con Approfondire Lo Hobbit), la nostra Associazione ha scelto di dedicare i prossimi cicli alle tematiche più importanti affrontate dallo scrittore inglese . Per questo, il 2016 sarà dedicato in gran parte all’importanza che ha avuto per Tolkien il Medioevo. Nella preparazione di un programma denso di appuntamenti (da gennaio a maggio 2016 ci saranno conferenze, workshop, seminari e un’intera manifestazione), l’AisT ha deciso di avviare una collaborazione con Accademia Medioevo, facendo così convergere il proprio corso sulla conoscenza ed approfondimento letterario e di ricerca sulle opere di Tolkien in un progetto unico e più ampio.
La competenza e la serietà con cui l’associazione Accademia Medioevo porta avanti il progetto Castelli Medievali, il Medioevo ai Castelli Romani, giunto anch’esso al suo terzo anno di programmazione, approfondendo sempre più le tematiche legate al periodo Medievale, ha fatto sì che quest’anno le attività diventino comuni, tramite la stesura di un Protocollo d’Intesa, per organizzare insieme Il Medioevo attraverso Tolkien, cioè una serie di conferenze e workshop per vedere il periodo medievale attraverso gli occhi e la penna di uno degli studiosi più intriganti ed emblematici dello scorso secolo, che oltre a essere autore del Signore degli Anelli e dello Hobbit, è stato filologo,
medievista e docente presso l’Università di Oxford e Leeds. Accademia Medioevo mette in rete, anche per questo progetto, numerose realtà istituzionali dei Castelli Romani: Comuni, musei, biblioteche, circoli e luoghi della Cultura. Questo progetto vedrà inoltre la partecipazione speciale dell’associazione culturale Eldalie di Bologna, per ciò che concerne lo studio delle lingue della Terra di Mezzo.
Il 9 gennaio a Bologna svelato Middle Artbook
Una sera di primavera del cinquantesimo anno di Frodo, Sam Gamgee e Ted Sabbioso sedevano alla Locanda del Drago Verde di Lungacque e discorrevano così: «Ma che te ne pare di questi Uomini-alberi, che si potrebbero chiamare giganti? Un sacco di gente insiste nel dire di averne visto uno più alto di un albero, al di là delle Brughiere del Nord, poco tempo fa».
«Chi è questa gente?».
«Mio cugino Al, innanzi tutto. Lavora per il signor Boffin a Surcolle, e va a caccia su nel Decumano Nord. Lui ne ha visto uno!».
Cosa c’entrano gli Hobbit, gli Ent e il Sopracolle del Decumano Nord? davvero difficile a dirsi. Se aggiungessimo che questi elementi si fondono, in compagnia di nani, elfi e orchi nel centro di Bologna? Cosa pensereste? Ebbene, è qui la sorpresa! Lo Smial dei tolkieniani bolognesi, per l’appunto, gli Overhill, i Sopracolle, in collaborazione con l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani organizzano, nel centro di Bologna, la presentazione del nuovo libro di Ivan Cavini e Alessio Vissani: Middle Artbook – Disegnare e costruire la Terra di Mezzo.
La presentazione si terrà Sabato 9 Gennaio, alle ore 18, presso il Caffè Letterario Notturno Sud in via del Borgo di San Pietro, 123 a Bologna.
Il 3 gennaio, un brindisi per J.R.R. Tolkien
I più appassionati lettori di J.R.R. Tolkien ricordano certamente a memoria le date più importanti descritte nel Signore degli Anelli: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 dicembre, la Compagnia lascia Granburrone; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto.
Ma c’è una data non meno importante che, pur non essendo scritta in nessuna opera dello scrittore di Oxford è ricordata da tutti gli appassionati della terra di Mezzo. Questa data è il 3 gennaio 1892, ed è la data di nascita di John Ronald Reuel Tolkien. Quest’anno cade il 124esimo anniversario della sua nascita, vogliamo far festa.
Un anno di Tolkien: il video dell’AisT
Il nostro anno come Associazione italiana di studi Tolkieniani (AIST) è stato veramente pieno di eventi in Italia. Se proviamo a passare in rassegna le attività svolte ci accorgiamo che sono tantissime. In estrema sintesi, in inverno ci dedichiamo a tenere i due corsi paralleli, a Modena e Roma, in primavera abbiamo concentrato le forze nei due maggiori eventi dell’anno (il convegno internazionale di Trento e il festival Fantastika di Dozza, vicino Bologna), mentre in autunno l’attenzione è stata rivolta a eventi locali a Roma e Verona e al festival di Lucca Comics and Games con i nostri prestigiosi “Tolkien Seminar”. Tutto questo, l’abbiamo fatto senza smettere di impegnarci con il laboratorio permanente di Modena e le presentazioni dei libri da noi pubblicati (in particolar modo il Middle Artbook e Tolkien e i Classici), e le lezioni nelle scuole di “Introduzione a Tolkien”. Il tutto è stato coronato a dicembre dalla presenza alla Fiera del Libro di Roma.
Yule, la festività invernale degli Hobbit
Buon Natale! O meglio, dovremmo dire «Buon Yule», come scrive J.R.R. Tolkien in una lettera (n. 347). L’equivalenza tra Natale e Yule è una delle lezioni trasmesse dalle sue opere, ma in realtà, come spesso accade, si tratta solo di un errore della traduzione italiana. Nello Hobbit pubblicato da Adelphi e tradotto da Elena Jeronimidis Conte, il termine “Yule-tide” appare infatti tradotto in italiano come “periodo natalizio”. Intervistato dall’Oxford Times (il 22 dicembre 1972), l’autore separava nettamente i due termini spiegando che «non c’è niente che non mi piace nel Natale, in particolare; io l’ho soltanto diviso in due. C’è “Yule”, che significa la parte dei regali, dell’albero di Natale e di queste cose; e poi c’è il “Natale”, che è la festa religiosa e della pace». Per capire meglio, passiamo in rassegna l’uso del termine nelle opere di Tolkien.
Ad Assisi Tolkien e le Lettere di Babbo Natale
All’età di 3 anni il primogenito di J. R. R. Tolkien, John, vide avverarsi quello che è probabilmente il sogno più diffuso tra i bambini: vedersi recapitare una lettera di Babbo Natale. Dal 1920 al 1943 ogni Natale, e occasionalmente anche qualche settimana prima, i figli del professore ricevevano una lettera dal personaggio fantastico che popola l’immaginario di miliardi di persone, che non conosce confini geografici e attraversa lo scorrere del tempo con la stessa facilità. Evocato dalla penna di Tolkien, che ne veste i panni con grande perizia, l’autore delle lettere è il Babbo Natale che tutti i bambini sognano e contemporaneamente possiede tratti che solo la fantasia di Tolkien gli può donare:
lo troviamo infatti affiancato da un nuovo compagno, l’Orso Bianco del Nord (nell’originale North Polar Bear), protagonista di tante disavventure, tanto importante e caro all’anziano da poter intervenire nelle lettere aggiungendo delle postille personali. Scopriamo anche particolari sconosciuti sulla famiglia di Babbo Natale: compaiono infatti, sebbene solo in pochi accenni, il fratello verde di Babbo Natale, il quale porta il suo stesso nome (Nicholas, Nicola nella traduzione italiana), ed il padre dei due, Nonno Yule, che lascia scorgere per un istante la complessa storia della festività invernale.
Attraverso la lente dell’immaginazione del professore anche elementi classici della tradizione natalizia assumono nuove connotazioni: i più famosi aiutanti di Babbo Natale, gli elfi, oltre ad impacchettare regali diventano anche capaci guerrieri che difendono le cantine (usate come magazzini) dagli attacchi dei goblin, intenzionati a rubare i giocattoli destinati ai bambini (specialmente quelli meccanici, particolare tramite il quale l’appassionato tolkieniano già avverte assonanze coi goblin dello Hobbit).
Le Lettere di Babbo Natale è una lettura tanto per i più piccoli quanto per i grandi appassionati di Tolkien, che potranno scorgere in questo microcosmo semplificato echi che richiamano alla mente le opere più famose e complesse del professore come la passione per i fuochi d’artificio che accomuna Babbo Natale (e l’Orso Bianco del Nord) e Gandalf, la presenza costante di un giardiniere persino in un luogo dominato dal gelo (ruolo rivestito dall’infaticabile Samvise Gamgee nel Signore degli Anelli) e il nome dell’elfo che Babbo Natale sceglie come segretario, Ilbereth, che riporta alla memoria la Valië Elbereth. Ritroviamo vari aspetti delle opere di Tolkien: l’appassionato linguista, che fa creare un alfabeto all’Orso Bianco del Nord dai segni lasciati sulle pareti delle grotte dai goblin, l’artista, poiché quasi tutte le lettere sono decorate ed accompagnate da un’illustrazione dell’evento principale narrato in quell’occasione, e infine il poeta, con un componimento contenuto nella lettera del 1938. Persino in una ricorrenza portatrice di gioia e speranza si avverte però lo spettro della Seconda Guerra Mondiale, così come il ricordo della Prima pervade la maggioranza della produzione tolkieniana. Babbo Natale fa riferimento al conflitto dal 1939 fino all’ultimo messaggio, datato 1943, anno in cui Priscilla (la minore dei figli di Tolkien, nella foto insieme Christopher e la madre Edith) ormai quattordicenne appese per l’ultima volta la propria calza.
Tolkien l’esperantista: la prefazione di Garth
È disponibile da oggi sul sito dell’editore il volume Tolkien l’esperantista, – Prima dell’arrivo di Bilbo Baggins, (Cafagna editore, 160 pp., 15 euro) collectanea di saggi che ricostruisce, grazie al lavoro di Oronzo Cilli, Arden R. Smith, e Patrick H. Wynne, il rapporto J.R.R. Tolkien e l’Esperanto, la lingua pianificata da Ludwik L. Zamenhof, la più conosciuta tra le lingue ausiliarie internazionali e oggi parlata da più di due milioni di persone.
Il libro illustra le esperienze dello scrittore inglese con i linguaggi inventati e analizza approfonditamente il primo approccio con l’Esperanto a partire da un suo taccuino del 1909 da lui titolato Book of the Foxrook, per passare a riflessioni più accademiche nel suo saggio A Secret Vice, pubblicato postumo, fino a giungere al suo impegno attivo negli anni Trenta a favore della lingua inventata da Zamehof e la sua partecipazione ai convegni esperantisti organizzati a Oxford. In occasione di questa uscita riportiamo la prefazione del libro, affidata a John Garth. Si tratta di uno dei più importanti studiosi di Tolkien, autore di Tolkien e la Grande Guerra. La soglia della Terra di Mezzo (Marietti 1820, 2007) e Tolkien at Exeter College (Exeter College, 2014), oltre a essere socio onorario della nostra Associazione.
Le lingue degli Elfi ad aprile a Modena
Il Tolkien Lab di Modena, lo spazio tolkieniano modenese gestito dall’Associazione italiana studi Tolkieniani e dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici, ha deciso di ospitare a partire dal prossimo 30 Marzo un corso di Lingue Elfiche, ideato all’interno di una collaborazione tra Eldalië e lo smial degli
Overhill di Bologna e che verrà organizzato anche in altre date e località (il sito del corso è ancora in preparazione e sarà diffuso appena pronto). Gianluca Comastri, presidente di Eldalië e uno dei massimi esperti italiani di lingue elfiche e che già era stato inviato a Modena per tenere alcune lezioni sui linguaggi (ne abbiamo parlato qui e qui) sarà quindi il docente principale in questo corso dedicato al Quenya, che sarà introdotta dal presidente dell’AisT Roberto Arduini sul vasto modo della linguistica tolkieniana. L’Associazione nasce per approfondire e diffondere la conoscenza di Tolkien, e da sempre siamo persuasi che la dimensione linguistica, ben lungi dall’essere un ozioso gioco o vizio di J.R.R.Tolkien, sia essenziale per comprendere tutta la profondità dell’opera del professore di Oxford. Per questo non abbiamo esitato a contattare Gianluca per proporgli questa importante attività anche nel territorio modenese. Il corso di Lingue Elfiche si terrà per sei mercoledì tra il 30 marzo e il 4 maggio alle ore 20.45, con ingresso a pagamento presso la sede dell’istituto, in via San Cataldo 97, a Modena.
Owen Barfield, Tolkien e la teoria del linguaggio
Il 14 dicembre non è una data molto nota fra gli appassionati tolkieniani. Oltre alla pubblicazione del decimo volume della The History of Middle-earth, Morgoth’s Ring, negli Stati Uniti, v’è ben poco da ricordare in questo giorno. Eppure c’è una persona molto importante per la formazione di J.R.R. Tolkien che è scomparsa il 14 dicembre di diciotto anni fa; si tratta del filosofo, scrittore e poeta Owen Barfield (1898-1997). Membro degli Inklings, tanto da esserne definito il primo e ultimo, il suo ruolo fu fondamentale nella creazione degli universi di Arda e Narnia (Il leone, la strega e l’armadio e Il principe Caspian sono stati dedicati da Lewis ai figli di Barfield). Conosciamo dunque Owen Barfield e sfioriamo, in modo molto superficiale, le sue teorie (per una spiegazione più dettagliata leggete l’articolo di Giovanni Maddalena).
Chi era Owen Barfield?
Nato a Londra il 9 novembre 1898, il più vecchio dei due figli di Arthur Owen Barfield, avvocato londinese, ed Elizabeth Shoults Barfield, fervente femminista e suffragetta, studiò presso la Highgate School e dopo il servizio militare prestato durante la Grande Guerra si iscrisse al Wadham College, uno dei collegi che fanno parte dell’università di Oxford, dove conseguì, nel 1920, la laurea in Lingua e Letteratura Inglese. Non intraprese la carriera accademica, a differenza di Tolkien e C.S. Lewis, tanto che dal 1934 la sua professione divenne quella di avvocato nella capitale britannica (suo padre era proprietario dello studio Barfield&Barfield),
mestiere che svolse sino al 1959, anno in cui andò in pensione ed a partire dal quale si rivolse allo studio delle materie che realmente lo appassionavano. Parallelamente al suddetto lavoro Barfield continuò ad interessarsi di letteratura e filosofia ed alcuni dei suoi libri, fra cui Saving the Appearances: a Study in Idolatry (1957), tradotto in italiano nel 2010 per la casa editrice Marietti, riscossero un discreto successo negli Stati Uniti. Proprio nel Paese della bandiera a stelle e strisce il filosofo del linguaggio svolse numerose conferenze e si dedicò all’insegnamento in diversi atenei dall’inizio degli anni Sessanta. Il suo interesse concerneva in maniera specifica, sin dal periodo di studi accademici, sull’antroposofia derivante dagli insegnamenti di Rudolf Steiner, in particolare il suo campo di ricerca si concentrava sulla comune evoluzione della coscienza e del linguaggio. In Poetic Diction, Barfield sostenne che la percezione e il linguaggio sono interconnessi ed interdipendenti, e che l’una dà origine all’altro.
Inoltre, egli ipotizzò che nel principio il linguaggio non separava l’astratto dal concreto e nemmeno distingueva il letterale dal figurativo o dal metaforico. Nella teoria barfieldiana la conoscenza umana proviene da una realtà percepita da rappresentazioni (immagini mentali e linguistiche), che formano e sono inscindibili dalla coscienza. Una coscienza dunque costruita mediante metodo scientifico, un percorso di creazione della coscienza di approccio epistemologico. Il linguaggio è perciò parte imprescindibile della coscienza, elemento partecipante attivo della percezione della realtà, espressione del senso, della maniera in cui si percepiscono le cose.
Influenza su J.R.R. Tolkien
In molti punti delle sue teorie della concezione del linguaggio, Barfield incontrava il pensiero di Tolkien, al punto tale che quest’ultime ebbero un fortissimo impatto sulla visione della funzione e del potere della lingua(ggio) nell’opera tolkieniana. Dopo aver letto Poetic Diction nel 1928, il Professore oxoniense fece notare a Lewis che il concetto barfieldiano di antica unità semantica aveva modificato il suo modo di vedere il linguaggio. A quel tempo l’embrionica glottopoiesi e mitologia tolkieniana giunsero quindi ad un punto di rottura e cominciarono ad essere concepite come noi le conosciamo, ovvero come ciò che si può osservare soprattutto all’interno de Il Silmarillion. Tolkien concretizzò ciò che Barfield aveva ipotizzato, centralizzando la coscienza umana come generatrice e riflettore del linguaggio. Nell’universo tolkieniano coscienza, linguaggio, mito e leggenda sono interdipendenti e si sostengono a vicenda, nascendo ed esistendo in relazione gli uni agli altri. Di conseguenza si evince che non può esserci mito senza linguaggio che lo possa esprimere, lingua senza esseri umani che possano parlarla, esseri umani senza mito che possa esprimere il loro mondo.
ARTICOLI PRECEDENTI
– Vai all’articolo J.R.R. Tolkien contro T.S. Eliot: ha ragione Owen Barfield?
LINK ESTERNI
– Vai alla pagina di “Salvare le apparenze” sul sito della casa editrice Marietti
.
Tra Tolkien e Dante: il 16 dicembre a Modena
Dopo l’incontro dello scorso 24 novembre dedicato a Tolkien e Guareschi, con Norbert Spina come relatore, proseguono gli appuntamenti con il Tolkien Lab di Modena, organizzato dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e dalla nostra Associazione. Il prossimo si terrà il 16 dicembre alle ore 20.45, sempre a ingresso gratuito presso la sede dell’istituto, in via San Cataldo 97. Come tutti i precedenti incontri di quest’anno, dedicati al confronto di Tolkien con autori classici come Chaucer o Dostoevskij, si prosegue con l’approfondimento dei saggi presenti nel volume Tolkien e i Classici, curato dal Gruppo di Studio e edito da Effatà in formato digitale e print on demand.
Telperion e Laurelin si trovano a Oxford
«Ecco dal tumulo levarsi due snelli virgulti; e in quel momento il silenzio stava sul mondo intero, e altro suono non si udiva salvo il cantico di Yavanna. Alle sue note, gli alberelli crebbero e divennero belli e alti e si coprirono di fiori; e così nacquero al mondo i Due Alberi di Valinor. Di tutte le cose fatte da Yavanna, sono essi le più rinomate, e tutte le narrazioni dei Giorni Antichi si imperniano sul loro destino».
Nel Silmarillion il computo del tempo iniziò così, con la creazione dei Due Alberi: Telperion, dalle foglie verde scuro e argento, e Laurelin, dalle foglie verde chiaro e dai fiori dorati. Entrambi emanavano luce propria, e l’alternarsi dei loro periodi di splendore, rispettivamente argentato e dorato, scandì le giornate di Valinor, fino all’Ottenebramento a opera di Melkor. Yavanna raccoglieva in pozze la rugiada luminosa che cadeva dalle loro foglie, e anch’esse erano fonte di luce, la stessa che Fëanor instillò nei suoi Silmarilli; la Valie inoltre creò la luna e il sole dall’ultimo fiore e dall’ultimo frutto degli Alberi, e Varda creò dalla luce di Telperion nuove stelle per la venuta degli Elfi.
