L’università di Cagliari si aggiunge al novero delle facoltà italiane che iniziano a interessarsi alle opere di J.R.R. Tolkien. Dopo Palermo e Trento, anche il capoluogo sardo dedica una giornata alle fonti medievali tanto care allo scrittore inglese, invitando un noto studioso dalla Germania per mostrare a studenti e appassionati di Tolkien come dietro le sue opere ci siano anni di studi accademici e riflessioni sulla mitologia e le leggende dei popoli germanici.
Autore: Roberto Arduini
Convegno AIST a Verona, ecco le prime notizie
Stesso periodo dello scorso anno ma sede diversa. Nel 2015 vi avevamo comunicato la notizia del passato convegno il 26 aprile, quest’anno anticipiamo di tre giorni per rendere nota la prosecuzione di un evento che diventa così annuale. Visto lo straordinario successo ottenuto con All’Ombra del Signore Degli Anelli, le opere minori di J.R.R. Tolkien, che ha avuto luogo nell’ateneo del capoluogo trentino il 13-14 maggio di dodici mesi fa, l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, in collaborazione con l’Università degli Studi di Trento, con il supporto dei gruppi tolkieniani veronesi Rohirrim, La Compagnia degli Argonath e l’Associazione Culturale Fantàsia, con il sostegno di AGSM, Funivie Malcesine-Monte Baldo e Delmiglio editore, ripete l’esperienza in questo 2016 concentrandosi sull’esperienza di J.R.R. Tolkien e di altri autori inglesi nel primo conflitto mondiale.
Tolkien e La Generazione Perduta
Il titolo che è stato scelto per il convegno di Verona è emblematico La Generazione Perduta: miti che nascono dalla Grande Guerra. J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e l’esperienza degli autori inglesi nel primo conflitto mondiale. Sfogliando il capolavoro di Tolkien sono chiare le idee che lo scrittore aveva sulla guerra. Si può leggere, ad esempio, il brano in cui Sam Gamgee vede un nemico morire davanti ai propri occhi:
«Era per Sam la prima immagine di una battaglia e non gli piacque… Avrebbe voluto sapere da dove veniva e come si chiamava quell’uomo, se era davvero d’animo malvagio, o se non erano state piuttosto menzogne e minacce a costringerlo ad una lunga marcia lontano da casa; se non avrebbe invece preferito restarsene lì in pace…».
Menzogne e lusinghe erano il pane quotidiano nell’Inghilterra del 1914, dove la propaganda militare
martellava i giovani con campagne d’arruolamento fin dentro le università. Tolkien, studente a Oxford, venne anche criticato perché si arruolò soltanto dopo la laurea e il matrimonio, un anno dopo i suoi amici e colleghi. Fu una generazione intera che si arruolò avendo negli occhi le imprese dei cavalieri medievali e le conquiste dell’impero coloniale britannico. Fu una generazione intera che perì nelle trincee della Francia, sotto le bombe dell’artiglieria e i proiettili delle mitragliatrici: nella battaglia della Somme ci furono oltre 620mila vittime, 57mila solo nel primo giorno. Quel che la propaganda descriveva con toni trionfalistici era in realtà «un carnaio» in cui l’uomo soccombeva alla tecnologia e alle macchine. Tutto questo, come scriverà un amico del college a Tolkien, soltanto per «pochi acri di fango». Tolkien se ne rese subito conto, tanto da scrivere già mentre era al campo d’addestramento:
«Lo spreco della guerra, non solo materiale ma morale e spirituale è così sconcertante per quelli che devono subirlo. E lo è sempre stato (nonostante i poeti), e sempre lo sarà (nonostante la propaganda)…».
Il dolore e lo strazio per la perdita degli amici più cari, il forzato distacco dalla sua amata Edith e il sentimento di disperata impotenza di fronte all’avvento delle nuove macchine da guerra, sono per Garth i fattori che segnano maggiormente il nascere e il definirsi dell’intero legendarium di Tolkien. Al fronte, lo scrittore vide la morte in faccia in almeno due occasioni: all’inizio della campagna della Somme, in un attacco notturno a un villaggio presidiato dai tedeschi, e in un freddo giorno d’autunno nella conquista di una trincea nemica. All’età di 24 anni, Tolkien era ufficiale segnalatore del suo battaglione e passò mesi nelle trincee francesi dove fu testimone di tutti gli orrori della “morte meccanizzata”: ripetitiva, scientifica, impersonale e tuttavia sempre presente e imprevedibile. I soldati camminavano faticosamente nel fango, vivevano in trincee sporche e infette, in balia dei capricci del tempo, aspettando ordini a volte inutili o attacchi suicidi.
Nel 1916 Tolkien si ammalò come molti suoi compagni e fu rimpatriato, con la testa piena di quelle tragiche immagini che sarebbero riemerse più di venti anni dopo nel suo capolavoro. In ospedale,
Tolkien scrisse la Caduta di Gondolin, l’ossessionante epica della città che viene distrutta da un attacco a sorpresa di un esercito nemico. Il meglio e il peggio dell’esperienza bellica dello scrittore è incarnato dai brutali globin che attaccano e dagli elfi che si difendono strenuamente contro ogni speranza.
Tolkien perse due dei suoi migliori amici nell’offensiva della Somme e la Grande Guerra si prese la vita di un quarto dei suoi conoscenti, studenti laureati a Oxford o Cambridge.
Questo è quello che la maggior parte degli appassionati tolkieniani già sanno, soprattutto grazie a quelle che si può considerare l’opera fondamentale sull’esperienza del Professore nella Prima Guerra Mondiale, Tolkien e la Grande Guerra (Marietti, 2007), ma questo convegno è motivo di approfondimento e vuole aprire uno spiraglio per una serie di nuovi spunti di riflessione, oltre che a svelare collegamenti con altri scrittori contemporanei (e non) a Tolkien e ad argomenti sino ad ora rimasti celati.
La sede e i relatori
Il convegno si terrà il 20-21 maggio presso la Sala Convegni Unicredit (Via Garibaldi 2), situata nel pieno centro di Verona, luogo ampiamente raggiungibile con i mezzi pubblici e poco distante dall’Arena Museo Opera, dove lo scorso ottobre si è svolto l’evento di successo Voci dalla Terra di Mezzo. Per ora non riveliamo l’intero programma, in quanto vogliamo accompagnarvi con una serie di articoli di avvicinamento, però vi diamo qui qualche anticipazione sui relatori. Saranno
presenti alcuni conferenzieri della passata edizione, fra cui il presidente dell’Associazione Studi Tolkieniani Roberto Arduini e il socio fondatore Stefano Giorgianni, ma soprattutto Fulvio Ferrari direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, socio fondatore dell’AisT, docente di Filologia germanica e traduttore dalle lingue nordiche e dall’olandese per la casa editrice Iperborea, e lo scrittore bolognese Wu Ming 4,autore della nuova edizione italiana del testo di Tolkien Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm (Bompiani) e di alcuni saggi sullo scrittore, tra cui Difendere la Terra di Mezzo (Odoya editore) e del romanzo breve di recente pubblicazione Il Piccolo Regno (Bompiani). I nuovi contributori sono però molti: Carlo Maria Bajetta, docente di Lingua e Cultura Inglese presso l’Università della Valle d’Aosta, studioso delle opere di C.S. Lewis e, fra gli altri, curatore delle Lettere ai Bambini (San Paolo Edizioni, 2009); Simone Bonechi, storico e studioso delle opere di J.R.R. Tolkien, autore del saggio “Nei tumuli di Mundburg”: morte, guerra e memoria nella Terra di Mezzo contenuto ne La Falce Spezzata (Marietti, 2009), contributore della rivista Endóre; Sofi Hakobyan, studiosa di origine armena specializzata nella letteratura russa del ‘900; Michele Peroni, dottorando presso l’Università di Trento specializzato nel romanzo della Grande Guerra; Roberta Tosi, nota critica d’arte, studiosa tolkieniana e ideatrice della mostra In Te C’è Più di Quanto Tu Creda che molto successo ha riscosso in questi anni in itinere. Per ultimo però vogliamo presentare l’ospite d’eccezione. Visto che il convegno ha nel titolo i miti che nascono dalla Prima Guerra Mondiale, si è
scelto di chiamare Verlyn Flieger, professore emerito di Mitologia e Studi medievali presso la University of Maryland, e al momento è considerata la maggiore studiosa di Tolkien a livello mondiale insieme a Tom Shippey. È l’autrice di pietre miliari in questo campo (Schegge di Luce, Question of Time, Interrupted Music, Libro: “Schegge di luce” di Verlyn Flieger del recente Green Suns and Faërie) e curatrice di alcune delle opere brevi del Professore di Oxford, Fabbro di Wootton major e del saggio Sulle Fiabe di Tolkien, oltre che dell’ultimo Storia di Kullervo. Il suo studio Schegge di Luce è l’unico tradotto in italiano, grazie alla collana “Tolkien e dintorni” della casa editrice Marietti. È direttrice e tra i principali artefici della rivista specialistica “Tolkien Studies”, attivissima scrittrice, studiosa (un suo saggio è tradotto qui nel nostro sito) e conferenziera, ospitata più volte nei nostri Tolkien Seminar a Modena, organizzati dall’Istituto Filosofico di studi Tomistici. Con questo la strada verso il convegno è aperta, vi diamo appuntamento a breve per nuovi aggiornamenti.
ARTICOLI PRECEDENTI
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Tolkien nelle Marche: 10 giorni a Castelfidardo
Parte da sabato prossimo, il 23 aprile, una mostra-evento particolare, tutta dedicata alla prima opera di J.R.R. Tolkien. Lo Hobbit – in te c’è più di quanto tu creda è una mostra, una serie di conferenze, ma al tempo stesso anche la presentazione dei un nuovo e agguerrito smial tolkieniano, I Cavalieri del Mark, che ha il suo centro nelle Marche. Si terrà dal 23 aprile al primo maggio 2016 nell’Auditorium San Francesco, in centro città a Castelfidardo, con ingersso sempre gratuito. Quasi dieci giorni che vedranno la presenza di artisti, esperti e studiosi di Tolkien in Italia, che è incentrato sullo Hobbit, approfondendolo da molti punti di vista.
Art contest Smaug, quarta settimana
Con questo quarto articolo, siamo giunti alla fine della prima fase del nostro viaggio esplorativo nell’arte di ispirazione tolkieniana, alla ricerca dell’illustrazione che più rappresenti, secondo i nostri lettori, Smaug. Vedremo in questa occasione le ultime 25 immagini, prima di passare, dalla prossima, settimana alla seconda fase di selezione.
Tra gli artisti qui presentati compaiono in particolare due figure di cui si è parlato molto recentemente, in ambito tolkieniano: il veterano Alan Lee, che il 9 aprile è stato fatto socio onorario dalla Tolkien Society, e Tomás Hijo, vincitore del Best Artwork dei Tolkien Society Awards 2016 con l’opera “The Prancing Pony”.
Alan Lee, illustratore del fantastico specialmente nella sua forma mitica, annovera tra le opere a cui collaborò varie edizioni delle narrazioni dei miti dei Mabinogion gallesi e The Wandering of Odysseus (narrazione in inglese dell’Odissea, per la Frances Lincon Children’s Book, 1995), senza dimenticare il volume Faeries (1978, casa editrice Abrams NY), scritto e illustrato assieme a Brian Froud.
In ambito tolkieniano, Alan Lee ha illustrato alcune tra le opere principali del professore, tra cui, The Hobbit (HarperCollins, 1997, in italiano Lo Hobbit, Bompiani 2003), The Children of Húrin (HarperCollins, 2007, stesso anno in Italia I figli di Húrin per la Bompiani) e The Lord of the Rings (HarperCollins, 1991, in italiano Il Signore degli Anelli, Bompiani 2003).
Dell’esperienza di illustrare quest’ultimo libro e da quella di concept designer per la trilogia Jacksoniana ad esso ispirata nacque il volume The Lord of the Rings Sketchbook (HarperCollins Publishers 2005), tradotto in italiano per la Bompiani (2005) col titolo Il Signore degli Anelli. Schizzi e Bozzetti. In questo volume l’autore racconta il suo primo incontro con il capolavoro del professore, letto a diciassette anni, quando lavorava come giardiniere in un cimitero.
Come avevamo notato parlando di John Howe nel secondo articolo di questa serie (Art Contest Smaug, seconda settimana), anche per Alan Lee illustrare la Terra di Mezzo risulta un compito ardito:
“I was pleased to be offered the chance to illustrate one of my favorite books, but also a little daunted by the responsability involved in placing my illustration alongside a text that was so deeply loved by its many admirers, and which had already demonstrated that it worked very well on its own, without any pictures.”
(Ero contento che mi venisse offerta la possibilità di illustrare uno dei miei libri preferiti, ma anche un po’ scoraggiato dalla responsabilità insita nel porre le mie illustrazioni a fianco di un testo che era così profondamente amato dai suoi tanti ammiratori e che aveva già dimostrato di funzionare molto bene da solo, senza nessuna immagine.) (t.n.)
Alan Lee spiega altresì il suo approccio nell’illustrare l’opera tolkieniana, in cui l’immagine è al servizio della parola:
“What I wanted to do with the book illustrations was support and embellish the readers’ interpretations rather than offer radically new ideas, and so I followed the text quite carefully in order that the protagonists’ movements could be tracked across the surface of the pictures and into the distance.
The satisfaction for me comes from the process of finding that initial composition and then building up the atmosphere with successive washes of watercolor until the feelings evoked by the words, and those evoked by the image, start to merge.”
(Ciò che io volevo fare con le illustrazioni del libro era supportate e abbellire le interpretazioni dei lettori piuttosto che offrite idee radicalmente nuove e perciò seguii il testo piuttosto attentamente così che i movimenti dei protagonisti potessero essere seguiti attraverso il piano dell’illustrazione o in profondità.
La soddisfazione per me viene dal processo di trovare quella composizione iniziale e poi costruire l’atmosfera con successive velature di acquarello finché le sensazioni evocate dalle parole e quelle evocate dall’immagine cominciano a fondersi.) (t.n.)
Una targa a J.R.R. Tolkien al Pembroke College
Oxford è una città che svolse un ruolo fondamentale nella vita di Tolkien, nella cui università egli trascorse gran parte della propria vita, prima come studente all’Exeter College e poi come professore di anglosassone e di lingua e letteratura inglese. Nella città il genio di Tolkien viene già celebrato durante l’Oxonmoot, evento ospitato in uno dei college dell’università ed organizzato dalla Tolkien Society nel fine settimana più vicino al compleanno di Bilbo e Frodo (che cade il 22 settembre), e, in maniera permanente, nell’Oxford University Parks, dove crescono due alberi nominati Telperion e Laurelin e dove è stata affissa una targa commemorativa dedicata a Tolkien su una delle panchine (leggi il nostro articolo Telperion e Laurelin si trovano a Oxford). Eppure secondo gli appassionati delle opere del professore si potrebbe fare ancora di più ed un nuovo omaggio a Tolkien è già in programma.
Art contest Smaug, terza settimana
Bentornati all’appuntamento settimanale con l’art contest dell’AIST, alla ricerca dell’illustrazione che meglio, secondo i nostri lettori, rappresenti il drago Smaug. In questa terza raccolta di immagini spicca il nome di una coppia di autori, un caso raro nel mondo della pittura, ovvero i fratelli Greg e Tim Hildebrandt. Conosciuti in ambiente tolkieniano per aver illustrato tre dei Tolkien Calendars per la Ballantine Books, dal 1976 al 1978, il loro rapporto con le opere del professore ebbe inizio con la rappresentazione di un altro drago: Chrysophylax, nella copertina del volume della Ballantine Books contenente Farmer Giles of Ham (in Italia Il cacciatore di draghi, edito dalla Bompiani) e Smith of Wootton Major (Il fabbro di Wootton Major, Bompiani) del 1975. I fratelli Hildebrandt realizzarono anche, nel 1977, una delle copertine per la prima biografia di Tolkien, The biography of J. R. R. Tolkien: Architect of Middle-earth scritta da Daniel Grotta e pubblicata nel 1976 dalla Ballantine Books. Del 1977 è l’edizione con la copertina dei fratelli Hildebrandt, nella quale è ritratto il professore stesso.
Il compito di realizzare il loro primo calendario dedicato a Tolkien, nel 1976, segnò per i fratelli Hildebrandt un cambiamento nel proprio stile e le memorie di quel periodo cruciale sono state raccolte nel volume Greg and Tim Hildebrandt: The Tolkien Years, edito dalla Watson-Guptill Publications nel 2001, la cui riedizione ampliata The Tolkien Years of Greg and Tim Hildebrandt della Dynamite Entertainment (2012) è stata tradotta in italiano nel 2013 col titolo Il Mondo di Tolkien visto dai fratelli Hildebrandt (Panini Comics). In questo libro la testimonianza del figlio di Greg, Greg Hildebrandt Jr., ci permette di scoprire molto sul metodo di lavoro dei fratelli e tra le riflessioni sulle illustrazioni sono presenti delle note anche su una delle due raffigurazioni di Smaug che in seguito proponiamo.
Greg Jr. ricorda come prese vita l’immagine che ritrae Smaug all’interno della Montagna Solitaria, sull’immenso tesoro custodito, e che venne inserita nel calendario del 1977 per il mese di gennaio:
“Smaug, the greatest of all dragons!
I had heard the name time and time again. His scaly hide glistened, encrusted with the gold and jewels of the treasure upon which he had slept for two centuries. His fiery breath could melt the hardest metal in the blink of an eye.
In contrast, the clay model of Smaug, only eighteen inches long, sculpted by my dad and uncle, looked pretty cool, but it didn’t appear all that threatening.
I watched as they painted carved pillars into the background. They squeezed yellow, orange, and red acrylic paints onto their homemade aluminum foil palettes.
Over the next few days, the image began to take form. The powerful figure of Smaug came into view: a dragon like no other, rearing back in his cavernous lair over a bed of gold coins, swords, gems, and diamonds.
Smaug was an image that took extremely long to paint. My father and uncle rendered each individual coin and jewel in the dragon’s hoard.
They worked tirelessly and seamlessly over a period of four weeks to complete this piece.
[…] Evil had come to the Hildebrandt Hall, in all its striking beauty…”
Smaug, il più grande di tutti i draghi!
Avevo udito questo nome più e più volte. La sua pelle squamosa brillava, incrostata dell’oro e dei gioielli del tesoro sul quale aveva dormito per due secoli. Il suo respiro di fuoco poteva sciogliere il più duro dei metalli in un battito di ciglia.
In contrasto, il modellino di argilla di Smaug, lungo solo una cinquantina di centimetri, scolpito da mio padre e mio zio, era forte, ma non appariva poi così minaccioso.
Li osservai mentre dipingevano colonne intagliate sullo sfondo. Spremettero acrilici gialli, arancioni e rossi sulle loro tavolozze di alluminio fatte in casa.
Nei giorni successivi, l’immagine iniziò a prendere forma. La possente figura di Smaug venne alla luce: un drago come nessun altro, nell’atto di sollevarsi sulle zampe posteriori nella sua tana cavernosa, sopra un letto di monete d’oro, spade, gemme e diamanti.
Quella di Smaug fu un’immagine che richiese tantissimo tempo per essere dipinta. Mio padre e mio zio realizzarono ogni singola moneta e gioiello nel tesoro del drago.
Lavorarono instancabilmente e senza interruzione per un periodo di quattro settimane per completare questo pezzo.
[…] Il male era giunto nella Sala degli Hildebrandt, in tutta la sua straordinaria bellezza…(t.n.)
Ciò che emerge è una grande attenzione per i dettagli ed una profonda dedizione alla propria arte: Greg Jr infatti sottolinea che essa era per i fratelli Hildebrandt una connessione che li univa ancor più di quanto non siano legati la maggior parte dei gemelli. Purtroppo, uno dei due artisti non è più in vita. Tim si è spento nel giugno del 2006.
…Torna Harry Potter, anche in Italia per Salani
L’annuncio di un nuovo Harry Potter è già circolato da un bel po’ di tempo. Ieri è però arrivata una buona notizia per i fan italiani del maghetto, ovvero la pubblicazione nella nostra lingua dell’ultimo Harry Potter and the Cursed Child – Parte Uno e Due da parte di Salani (Gruppo editoriale Mauri Spagnol). Una prosecuzione naturale dunque della strada editoriale che ha accompagnato la scorsa serie delle avventure di Hogwarts, fino alla conclusione con Harry Potter e i Doni della Morte, uscito in Italia il 5 gennaio 2008. Come molti oramai sapranno Harry Potter and the Cursed Child non è un romanzo, bensì è il testo dello spettacolo teatrale che debutterà nel West End di Londra il 30 luglio. Altra informazione che è stata data da qualche tempo a coloro che avranno intenzione di assistere a questa rappresentazione, è che si dovrà acquistare due biglietti perché la storia sarà divisa in due parti.
C’è anche Tolkien al Romics dal 7 al 10 aprile
Il Romics giunge alla sua 19ma edizione si terrà dal 7 al 10 aprile 2016 presso la Fiera di Roma. La grande rassegna internazionale vedrà riunirsi ospiti illustri del Fumetto, l’Animazione, i Games, il Cinema e l’Entertainment. Saranno quattro giorni di kermesse ininterrotta con eventi, incontri e spettacoli: un programma ricchissimo che si tiene quest’anno in ben 5 sale in contemporanea, con oltre 200.000 visitatori. Visitando i numerosissimi stand all’interno dei padiglioni della Fiera, si potranno trovare tutte le novità, le grandi case editrici, le fumetterie, i collezionisti, i videogiochi, i gadget e incontrare tantissimi autori ed editori. e insieme sistono spazi espositivi e d’incontro, informativi e anche utili per le professionalità del settore fumetto e multimedialità. E quest’anno, nel Padiglione 9 – stand 30, ci sarà anche l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, con attività tutte legate alle opere di JRR Tolkien. Le mostre di L’Arte del fumetto e dell’illustrazione sono sostanzialmente dedicate ai Romics d’Oro e agli ospiti: un omaggio a Goldrake di Go Nagai, una personale della concept artist Edvige Faini, le locandine e il materiale promozionale d’epoca di Alvaro Ciriello, nuove opere di Paolo Barbieri ed esposizioni dei vincitori presenti e passati dei vari concorsi. William Simpson e Christian De Vita parleranno della loro esperienza negli storyboard, per il Trono di Spade il primo, il secondo per Fantastic Mr. Fox e Frankenweenie. Appuntamento con loro venerdì 8 al Padiglione 9 ore 15:00. Non mancherà nemmeno una nuova edizione del Gran Galà del Doppiaggio, con premi alla carriera assegnati a Laura Boccanera, Gianluca Crisafi, Angiola Baggi e Bruno Alessandro.
Come ogni edizione di Romics, Dal Tenda e il suo staff di dimostratori sarà presente al Padiglione Games dove verranno organizzati eventi e attività per far scoprire il gioco in ogni sua forma. Dimostrazioni di giochi da tavolo, postazioni videogiochi, tornei e presentazione giochi di carte come Magic, Weiss Schwarz e Yu-Gi-Oh!. Nel Padiglione 9, l’Associazione italiana Studi Tolkieniani sarà nell’Area Dal Tenda, vicino ad altre associazioni come Reindeer Corporation, Boom|M-Up, Federazione Nazionale Gioco Othello (Fngo), Maid Cafè e Yoyomaniacs.
Art Contest Smaug, seconda settimana
Trascorsa una settimana, come preannunciato, eccoci nuovamente immersi nel mondo dell’arte ispirata a Tolkien, alla ricerca dell’illustrazione che più catturi, secondo l’opinione dei nostri lettori, l’essenza del drago Smaug. In questa seconda manche troveremo altre 25 immagini, tra le quali sono presenti opere appartenenti ad uno degli illustratori più famosi del mondo tolkieniano, ovvero John Howe, conosciuto anche per la sua partecipazione alla realizzazione dei film di Peter Jackson. Howe ha pertanto influenzato più di altri artisti l’immaginario legato alla Terra di Mezzo, ma con quale spirito egli si è approcciato a questo mondo?
John Howe, nel suo Artbook edito dalla Nestiveqnen Éditions (2004), descrive il mondo della Terra di Mezzo come intensamente visivo ed allo stesso tempo difficile da rappresentare, in quanto secondo l’illustratore per Tolkien ciascuna parola vale un milione di immagini. Secondo l’illustratore, la relazione tra l’arte figurativa e le opere di Tolkien ha una caratterizzazione assai peculiare: “Le Seigneur des Anneaux et la Terre du Milieu ne peuvent pas être illustrés. Bien sûr, on peut dessiner des images, en aligner les tableaux dans des galeries, en faire des livres illustrés, en tirer des films, mais aucune de ces images ne saurait être définitives. Elles ne peuvent définir le monde lui-même, ou en faire la somme, ou le cartographier una fois pour toutes. Ce sont des esquisses, des aperçus imparfaits vus à travers des nuages ou de la brume changeante. Ce sont des réalisations partielles car la nécessité de fixer la vision sur une page la réduit à épingler sur une planche les papillons aperçus dans le jardin.” (Il Signore degli Anelli e la Terra di Mezzo non possono essere illustrati. Certo, si possono disegnare delle immagini, allineare i quadri nelle gallerie, fare dei libri illustrati, girare dei film, ma nessuna di queste immagini saprà essere definitiva. Esse non potranno definire il mondo stesso, o rappresentarlo per intero, o mapparlo una volta per tutte. Sono degli schizzi, degli scorci imperfetti visti attraverso le nuvole o la nebbia in continuo cambiamento. Sono delle realizzazioni parziali poiché la necessità di fissare la visione su una pagina la riduce all’appuntare su una tavola le farfalle scorte nel giardino.).
Questa riflessione potrebbe portare ad abbandonare l’idea di tentare di rappresentare il mondo creato dal professore, ma così non è: Howe rimarca che Tolkien stesso, seppure fosse generalmente scettico nei confronti della rappresentazione visiva delle opere di fantasia, prese in mano matita e pennello per illustrare i suoi scritti. Spostando il focus dall’autore ai moderni illustratori, Howe espone la propria opinione in merito: “« Illustration » est cependant un terme adéquat pour décrire la peinture des Terres du Milieu. Étymologiquement, cela signifie apporter la lumière, c’est l’acte de rendre lumineux ou clair, de semer un peu de clarté ici ou là. Ne pas être obligé d’en montrer trop; éviter le besoin de compter les virgules, mais choisir où iront la lumière et l’obscurité. Permettre à l’intuitif de prendre le pas sur l’encyclopédique.” («Illustrazione» è, ciononostante, un termine adeguato per descrivere il dipingere la Terra di Mezzo. Etimologicamente, significa portare la luce, è l’atto di rendere luminoso o chiaro, di spargere un po’ di chiarezza qui o là. Non si è obbligati a mostrare troppo; evitare il bisogno di mettere i puntini sulle i, ma scegliere dove andrà la luce e l’oscurità. Permettere a l’intuitivo di prendere il sopravvento sull’enciclopedico.).
L’approccio di Howe alle opere tolkieniane spicca per la completezza della sua visione: gli scritti del professore non sono visti solamente come letteratura fantasy, ma come degni dello stesso rispetto riservato alla Storia e alla mitologia nel momento in cui l’artista si appresta ad illustrarli.
Roma, torna AmArte Tolkien nella 3a edizione
Torna a Roma dal 29 marzo al 3 aprile AmArte, giunta alla terza edizione, che si terrà alla Casa della Cultura di Villa De Sanctis, in via dei Gordiani 5. Nata come risposta a una fame di cultura e creatività che pervade le periferie di Roma, con questa edizione passa dall’analisi alla proposta: ciò che caratterizza l’Avanguardia, parola abusata in passato, ma di cui ci sarebbe tanto bisogno nel presente, non è solo la proposta di nuove forme estetiche, cosa che AmArte con impegno e dedizione sta facendo fin dall’inizio. È necessario anche guardare il mondo da prospettive diverse, con altri occhi, definendo nuovi strumenti per interpretare e costruire la realtà. AmArte, in questa nuova edizione, ha proprio questa ambizione. Una sfida forte, che si articola in diversi momenti, che meritano di essere evidenziati.
Giovedì 31 marzo, si terrà il convegno “La città del Futuro, il Futuro della città”, la presentazione di un modello partecipato di definizione della Città, in cui i cittadini si trasformano da oggetti passivi dell’Urbanistica, le cui esigenze possono essere anche trascurate, a soggetti attivi. Venerdì 1 aprile, dopo aver esplorato l’immaginario cinematografico, sarà il turno del convegno su “Arte, artigianato e microimpresa”; troppo spesso si dice che la poesia non da il pane.
Sabato 2 aprile, con il Convegno “Forza del Linguaggio, identità della Città” si giunge al climax di AmArte: linguaggio che non è solo parola, racchiusa nei romanzi presentati durante l’evento, sgorgata nell’esperienze di teatro di Claudia Caoduro o nei laboratorio di poesia di Tiziana Mezzetti. Domenica 3 Aprile, con il Tolkien Day, organizzato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, il cerchio si chiude, con il guardarsi allo specchio, riflettendo sulle nostre radici.
Il 30 marzo le lingue degli Elfi a Modena
Il Tolkien Lab di Modena, lo spazio tolkieniano modenese gestito dall’Associazione italiana studi Tolkieniani e dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici, ha deciso di ospitare a partire dal prossimo 30 Marzo un corso di Lingue Elfiche, ideato all’interno di una collaborazione tra Eldalië e lo smial degli Overhill e che sta avendo già un grande successo a Bologna e verrà organizzato anche in altre date e località (il sito del corso è ancora in preparazione e sarà diffuso appena pronto). Gianluca Comastri, presidente di Eldalië e uno dei massimi esperti italiani di lingue elfiche e che già era stato inviato a Modena per tenere alcune lezioni sui linguaggi (ne abbiamo parlato qui e qui) sarà quindi il docente principale in questo corso dedicato al Quenya, che sarà introdotta dal presidente dell’AisT Roberto Arduini sul vasto modo della linguistica tolkieniana. L’Associazione nasce per approfondire e diffondere la conoscenza di Tolkien, e da sempre siamo persuasi che la dimensione linguistica, ben lungi dall’essere un ozioso gioco o “vizio segreto” di J.R.R.Tolkien, sia essenziale per comprendere tutta la profondità dell’opera del professore di Oxford. Per questo non abbiamo esitato a contattare Gianluca per proporgli questa importante attività anche nel territorio modenese. Il corso di Lingue Elfiche si terrà per sei mercoledì tra il 30 marzo e il 4 maggio alle ore 20.45, con ingresso a pagamento (10 euro) presso la sede dell’istituto, in via San Cataldo 97, a Modena.
Smaug: scegli l’illustrazione migliore
“Allora, ladro! Ti fiuto e sento la tua aria. Odo il tuo respiro. Vieni avanti! Serviti ancora, ce n’è in abbondanza e d’avanzo!”
Ma Bilbo non era a tal punto ignorante in materia di draghi, e, se Smaug sperava di farlo avvicinare così facilmente, rimase deluso. “No, grazie, o Smaug il Terribile!” replicò. “Non sono venuto per ricevere regali. Volevo solo darti un’occhiata e vedere se tu fossi davvero così grande come si racconta. Non credevo a quello che mi dicevano.“
(Lo Hobbit annotato, Bompiani, 2012)
Quando il piccolo hobbit deve mascherare il reale motivo della sua venuta, qual’è il primo pensiero che gli attraversa la mente, la prima scusa? La curiosità. La curiosità di vedere. Quanti lettori si saranno domandati come sarebbe vedere coi propri occhi i personaggi, le creature, gli eventi dei libri a loro cari? Quali emozioni susciterebbero? Perché la parola può tessere incantesimi, ma l’immagine trafigge l’animo diretta come una freccia. Si possono perdere ore ad ammirare le sfumature, l’accuratezza della prospettiva, la composizione intera di un quadro, ma l’emozione che esso regala è questione di un attimo, un battito di ciglia o del cuore. L’immagine ha un’immediatezza unica.
Verlyn Flieger nel suo saggio Tolkien e la filosofia del linguaggio (contenuto nel volume Tolkien e la filosofia, Marietti, 2011) fa riferimento proprio alla prima volta che Bilbo vede Smaug e all’impossibilità di rendere tramite le parole ciò che lo hobbit prova: “Il mio ultimo esempio viene dallo Hobbit e ci illustra un altro aspetto della filosofia del linguaggio di Tolkien; il fatto che la perdita di una cosa comporti la perdita dell’esperienza di quella cosa, e conseguentemente la perdita delle parole per entrambe: cosa ed esperienza. […] Vale inoltre la pena notare che Tolkien dovette inventare una parola nuova, staggerment, per esprimere il fatto che «non esistono più parole per esprimere». Sia la parola inventata sia la deficienza linguistica che essa non può compensare sono dovute al fatto che ciò che ha prodotto le parole perdute, lo choc viscerale prodotto dalla visione di un drago in tutta la sua terribile maestà, non è più disponibile all’esperienza degli Uomini in questi degenerati e de-draghizzati tempi moderni.”
Un quadro, come un testo, non potrà restituirci l’immensità dell’esperienza di incontrare un drago in carne, ossa e fiamme, ma sarà un altro frammento, diverso dalle parole, da raccogliere e conservare nella ricerca di quella sensazione.
Le rappresentazioni del drago tolkieniano più famoso che più facilmente vi sovverranno saranno probabilmente o una delle opere del professore stesso o la creazione della Weta Digital presente nel secondo e terzo film dello Hobbit di Peter Jackson, eppure moltissimi artisti si sono cimentati nell’impresa di dare forma a Smaug. Proprio su questa vasta produzione ci focalizzeremo in quello che sarà il secondo art contest, dopo quello organizzato nel 2014 sullo scontro tra Èowyn e il Nazgûl. Come la volta precedente, saranno i lettori a scegliere tra le illustrazioni che verranno pubblicate periodicamente quali meglio incarnino il terribile Smaug.
La Contea? C’è anche nel Piccolo Regno di WM4
Un villaggio rurale, un vecchio mulino con il suo orco, un tumulo col tesoro… poi, la Gente Bassa, alberi con le facce, un tordo sentinella e animali che parlano l’animalese… E ancora, persone che hanno il dono di apparire e scomparire a piacimento, spettri vecchi di mille anni e pure un eroe che torna dalla guerra. Tutto sembra descrivere la Contea degli Hobbit, ma non lo è? Ma è proprio la stessa l’aria che si respira ne Il Piccolo Regno, il nuovissimo libro di Wu Ming 4 per Bompiani (241 pp., 13 euro) appena giunto sugli scaffali delle librerie. Ed è sicuramente un omaggio a J.R.R. Tolkien quello che lo scrittore bolognese fa a un autore di cui si è spesso occupato. Sono molti i riferimenti alla vita stessa dell’autore del Signore degli Anelli, con quel vecchio mulino che tanto ricorda Sarehole, a Birmingham, nei pressi del quale Tolkien visse numerose avventure da bambino insieme al fratello Hilary. Una di queste è rievocata dai quattro piccoli protagonisti della storia nell’incontro con l’orco, un omaccione enorme da occupare tutta la porta del mulino.
Pubblicato il n. 18 della rivista Endóre
Con immutato piacere, siamo lieti di annunciare l’uscita del numero 18 di Endòre, la rivista della Terra di Mezzo diretta da Franco Manni che, prima in forma cartacea poi in forma digitale, da 24 anni mantiene accesa la fiaccola degli studi tolkieniani in Italia. Con questo numero prosegue la sua adesione alla nostra Associazione, di cui Manni è presidente onorario. Endòre, infatti, è associata all’Associazione italiana studi tolkieniani: la rivista esce una volta all’anno dal 1992 (in un primo periodo si chiamava Terra di Mezzo) ed è passata dal formato cartaceo a quello online dal numero 11 scorso. La rivista contiene tutto quello che vorreste sapere sull’autore del Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien: recensioni, articoli, giochi, fan fiction e una bibliografia particolarmente curata e aggiornata. Possiamo segnalare con orgoglio la presenza tra gli autori di alcuni nostri soci, da Tom Shippey a due articoli di Claudio Testi, fino all’editoriale e dello stesso Franco Manni.
Come solitamente accade, a fare gli onori di casa è proprio il buon Tom, con un bel saggio tratto dalla sua antologia Roots and Branches, volume pubblicato dalla casa editrice Walking Tree nel 2007: Orchi, spettri e creature: Immagini del Male in Tolkien (Orcs Wraiths, Wights: Tolkien’s Images of Evil), tradotto da Simone Bonechi. Segue ancora una traduzione di un saggio in inglese, tradotta da Alberto Quagliaroli: Aforismi ne Il Signore degli Anelli (The Revelatory Nature of Tolkien’s Aphorisms in The Lord of the Rings) di di Charles E. Bressler, pubblicato negli atti della conferenza del Tolkien 2005, The Ring Goes Ever On: Proceedings of the Tolkien 2005 Conference. Chiude la sezione articoli, lo “spunto di riflessione” Figure femminili ne Il Silmarillion di Vincenzo Gatti. Interessante anche tutto il Forum pieno di news, tavole rotonde e curiosità, tra cui la presentazione del Call for Papers di Tolkien e i Classici 2 a firma di Claudio Testi. A chiudere, dopo le sezioni di Fiction e Recensioni la preziosa Bibliografia Italiana Multi-Media di Enrico Imperatori. Ci sarebbero da raccontare molte altre cose del nuovo numero della rivista, ma lasciamo ai lettori la scoperta di tutte le altre chicche presenti. Ve ne diamo solo un assaggio con l’indice (il sommario completo qui):
Esce in Italia La Storia di Kullervo
Il 17 marzo approda in tutte le librerie La storia di Kullervo nell’edizione italiana edita da Bompiani (pagg. 248, euro 19, a cura di Verlyn Flieger, trad. Luca Manini), scritto tra il 1912 e il 1914 da J.R.R. Tolkien quando era ancora giovanissimo e frequentava l’università. Il nuovo testo non è per nulla inedito (come scri ono molti siti web e quotidiani nazionali), della sua esistenza si sapeva benissimo da più di 30 anni (è citato nelle Lettere e nella Biografia di Humphrey Carpenter) ed era addirittura stato pubblicato nel 2010 nella rivista Tolkien Studies.
Si torna qui ai tempi in cui la Terra di Mezzo nemmeno esisteva e lo stesso Tolkien era uno studente all’Exeter college di Oxford. Il futuro scrittore fu, infatti, influenzato in giovane età dall’esempio di Elias Lönnrot, lo studioso e ricercatore del Kalevala finlandese, di cui dissero che fu «un uomo solo, che procedendo a tutta velocità, ha creato per noi un’eredità culturale» (Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien, p. 181). Certamente la differenza è stata che Tolkien scrisse l’intero corpo di lavoro raccogliendolo lentamente e non procedendo a tutta velocità. Proprio per capire meglio i contenuti del nuovo volume, in occasione dell’uscita in lingua inglese nell’agosto scorso abbiamo intervistato la curatrice dell’edizione, Verlyn Flieger. Potete trovare le due parti dell’intervista: qui la prima parte e qui la seconda parte.
Il 17 marzo a Roma Tolkien e i Classici
Prosegue il tour romano del libro “Tolkien e i Classici”, che su richiesta di numerosi librai dà l’occasione di presentare un progetto complesso, ma importante per capire l’autore del Signore degli Anelli. Per questo motivo abbiamo deciso di organizzare numerose presentazioni, anche grazie al fatto che sono gli stessi lettori a chiedercelo e a organizzarle. È così che giovedì 17 marzo, alle ore 18 presso Libreria Cultora in via Ferdinando Ughelli 39 a Roma, avverrà la presentazione Tolkien e i classici, promossa da Effatà Editrice e inserito all’interno del ciclo Un libro al mese a cura di art a part of cult(ure). Stefano Gobbi coordinerà il dibattito che vedrà gli interventi di alcuni dei curatori del libro, Giampaolo Canzonieri, Cecilia Barella, e di alcuni degli autori: Andrea Monda, Saverio Simonelli e Norbert Spina.
8 Marzo: Le donne nella vita di Tolkien
Il rapporto del professore oxoniense col genere femminile è un argomento oggetto di molte discussioni, spesso interpretato in maniera fin troppo semplice, traendo conclusioni principalmente dalle evidenze più superficiali, ma per una risposta realmente soddisfacente è necessario uno sguardo tanto ampio quanto penetrante. Non basta infatti la mera proporzione numerica tra personaggi maschili e femminili per definire l’atteggiamento di Tolkien nei confronti della donna.
Molti avranno notato la mancanza di donne che svolgano un ruolo diretto nello Hobbit, ma più raramente si sottolinea il fatto che il lato avventuroso di Bilbo è un’eredità materna.
Spesso si lamenta il fatto che Éowyn abbandoni le vesti dell’eroina del campo di battaglia per indossare i panni di moglie, ma pochi notano il fatto che se la fanciulla di Rohan sa impugnare una spada significa che qualcuno si è assunto il compito di insegnarle a combattere.
Per comprendere al meglio la posizione di Tolkien nel delicato quadro degli studi di genere è importante prestare attenzione tanto alla storia del professore quanto alle storie che egli scrisse.
Campagna 2016: aiutaci a raccontare Tolkien
Il primo marzo del 3019 della Terza Era, mentre la Terra di Mezzo era sconvolta dagli eventi narrati nel Signore degli Anelli nella Foresta di Fangorn un gruppo di saggi decise di riunirsi per analizzare la situazione. Mentre gli eserciti di Saruman si radunavano a Isengard, questi “sapienti” dedicarono del tempo a “capire” il mondo intorno a loro. Ci metteranno tre giorni, un tempo infinito per i poveri hobbit Merry e Pipino, che volevano correre subito a salvare i propri amici. Ma quel tempo rarefatto, quella riunione “così lenta” avrà ripercussioni su tutta la Terra di Mezzo, spazzerà via il pericolo che stava sorgendo a ovest per dedicare tutte le forze a quelli che sorgevano a est.
E sempre il primo marzo di molti anni prima era nato uno degli eroi che trarrà più vantaggio dalla distruzione di Isengard: Aragorn, che esattamente un mese dopo verrà incoronato re di Gondor e di Arnor. Quei “sapienti” sono gli Ent e la riunione è l’Entaconsulta (Entmoot in inglese). Se c’è una morale che possiamo trarre dall’episodio è che non è poi così male soffermarsi a riflettere sulle cose, anche se intorno a te il mondo gira vorticosamente. Anzi, fermarsi a riflettere può far prendere la decisione giusta…
Colloquio con John Howe: il resoconto
Qualche settimana fa, avevamo già annunciato della presenza a Milano dal 17 al 19 febbraio 2016, di John Howe. Uno dei più famosi e riconosciuti illustratori del mondo di J.R.R. Tolkien ha tenuto all’istituto Mimaster illustrazione un workshop dedicato alla progettazione e realizzazione di un personaggio fantastico, cui ha anche partecipato uno dei nostri artisti, Andrea Piparo (qui trovate il suo resoconto). E per l’occasione il 18 pomeriggio Howe ha voluto incontrare il pubblico nell’ambito della conferenza dai posti limitati tenutasi al Laboratorio Formentini per l’Editoria per raccontare il suo lavoro e rispondere alle numerose domande degli appassionati. L’Associazione Italiana Studi Tolkieniani era presente con un bel gruppo di soci giunti a Roma, Bologna e Verona,
ma soprattutto con uno dei soci fondatori, lo scrittore Wu Ming 4, che era in cattedra a fianco dell’artista canadese ed è intervenuto per raccontare la realtà italiana di questi ultimi anni, descritta anche nel libro Difendere la Terra di Mezzo. L’incontro è stato l’occasione anche per il presidente Roberto Arduini, durante la cena serale, per farsi raccontare la sua storia, il suo rapporto con le opere di Tolkien e la sua passione per la Terra di Mezzo. Ecco un resoconto di questo intenso incontro.
Il 27 febbraio tre volte Tolkien a Verona, Roma e Marche
A volte capita che azioni comuni, ma parallele e indipendenti, riescano a ottenere un risultato nello stesso momento. Ecco così che la passione per le opere di J.R.R. Tolkien produce tre iniziative in contemporanea che si svolgeranno nella giornata di sabato 27 febbraio lungo tutta la penisola. Sarà l’occasione per gli appassionati lettori del Professore di Oxford di conoscere aspetti poco noti delle sue opere e della sua vita. Quello che colpisce è l’eterogeneità dei modi in cui i libri di Tolkien riescono a dialogare con il lettore, producendo iniziative sempre nuove, sempre senza scopo di lucro e che danno origine sempre forme letterarie e artistiche che poi rimangono nel tempo. Ecco, nel dettaglio, le tre iniziative di sabato prossimo.
Tolkien torna a Trento, un nuovo seminario
Dopo il convegno dello scorso anno, All’Ombra del Signore degli Anelli. Le opere minori di Tolkien, l’Università degli Studi di Trento continua a percorrere la via verso la Terra di Mezzo approfondendo tematiche in relazione al professore inglese e alle sue opere. Complici una serie di seminari che hanno come oggetto la germanistica, si tornerà a parlare del Tolkien filologo con un incontro dedicato al rapporto fra l’autore inglese, i Nibelunghi e il fantasy. Il seminario sarà tenuto il 22 febbraio dal professor Fulvio Ferrari, docente di Filologia Germanica e direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, nonché socio dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani.
I seminari
La serie di conferenze, che ha preso il via lo scorso 8 febbraio con Die schreckliche deutsche
Sprache: insegnamento e apprendimento del tedesco in Trentino di Federica Ricci Garotti, professore associato di Lingua Tedesca all’Università di Trento, si concentra su lingua e letteratura germanica, attraversando diversi momenti storici e argomenti. Nell’incontro successivo a quello del prof. Ferrari, il 10 marzo, il prof. di Letteratura Tedesca dell’Università di Pisa Alessandro Fambrini, già relatore al convegno tolkieniano del 2015, affronterà il tema Percorsi nell’Ottocento fantastico tedesca. A seguire l’elenco dei rimanenti incontri:
4 aprile
La musica di Faustus. Con Luca Crescenzi
11 aprile
La letteratura tedesca in Italia 1900-1920: editori, traduttori, mediatori. Con Michele Sisto
18 aprile 2016
L’influenza dell’inglese nella lingua tedesca. Con Manuela Moroni
2 maggio 2016
“Du bist mein Teufel! So schnell als der Übergang vom Guten zum Bösen!”. Il mito di Faust: un itinerario da Lessing a Thomas Mann. Con Fabrizio Cambi
16 maggio 2016
Non storia, ma cronologia! Riflessioni attorno ad una nuova proposta storiografica della letteratura tedesca. Con Ermenegildo Bidese
I seminari si terranno dalle 17.30 alle 19.00 in Sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale di Trento. La partecipazione è libera.
Abstract dell’incontro Nibelunghi, Tolkien e il fantasy
Da quando il Nibelungenlied è stato riscoperto, nella seconda metà del XVIII secolo, la tragica e terribile storia di Sigfrido, l’uccisore del drago, è stata riproposta centinaia di volte in romanzi, drammi, poesie, rappresentazioni pittoriche e scultoree, composizioni musicali e, più recentemente, in film, fumetti e videogiochi. Alcune di queste rielaborazioni della leggenda sono entrate a pieno titolo nel canone culturale dell’Occidente, basti pensare alla tetralogia wagneriana L’anello del Nibelungo, al film I Nibelunghi di Fritz Lang o al dramma I Nibelunghi di Friedrich Hebbel. Negli ultimi decenni si è impadronito della leggenda un genere letterario di grande diffusione, soprattutto tra il pubblico giovanile: il fantasy. Grande diffusione, soprattutto, hanno avuto i romanzi fantasy di ispirazione nibelungica di Wolfgang Hohlbein, nel mondo tedesco, e di Stephan Grundy e Diana Paxson nel mondo di lingua inglese. Meno noto è che anche il “padre” del genere fantasy, J.R.R. Tolkien, si cimentò in una rielaborazione della leggenda nibelungica in due poemetti rimasti inediti fino al 2009 e che si ispirò alla figura di Sigfrido per il più tormentato dei suoi personaggi, Túrin Turambar. Nella conferenza si tenterà di dare un quadro sintetico, ma il più possibile completo del modo in cui la leggenda medievale è stata trattata nel genere fantasy e, in particolare, nell’opera di J.R.R. Tolkien, raggiungendo così un pubblico assai più vasto di quello dei lettori di classici letterari.
LINK ESTERNI
– Il calendario degli incontri sul sito della Biblioteca Comunale di Trento
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Tolkien a Frascati il 20: L’Eroe e la Scelta
Continua la serie di incontri organizzati congiuntamente dall’associazione Accademia Medioevo e dalla Associazione Italiana Studi Tolkieniani con il nome Il Medioevo attraverso Tolkien.
Archiviato il successo della conferenza tenuta a Lanuvio sabato 30 gennaio – Il Drago: un antico mistero tra storia, mito e letteratura” – sarà la volta del presidente di Accademia Medioevo Daniele Bellucci e del socio AIST Norbert Spina, che parleranno di eroi e di scelte nella Sala degli Specchi nel Palazzo Comunale di Frascati (che è raggiungibile da Roma anche in treno) Sabato 20 febbraio dalle ore 17,00 alle 19,00.
Il titolo della conferenza, che avrà il patrocinio del Comune di Frascati, è: L’Eroe e la Scelta: dal Medioevo al Signore degli Anelli. L’ampio tema scelto consentirà di spaziare dalla differenza tra “guerriero” e “soldato” nel Medioevo; di indagare quali fossero le motivazioni, i principi e i valori di un nobile cavaliere e e delle classi guerriere, la loro disciplina sia marziale che interiore , tanto nell’Evo di Mezzo quanto nella Terra di Mezzo. Un excursus dai miti nordici agli ordini cavallereschi per esplorare il senso di una “vita eroica” nel Medioevo.
Spazio sarà dato anche all’analisi della traduzione di Tolkien del poema in antico inglese La Battaglia di Maldon, in quando egli propose di tradurre la parola ofermod, in maniera assai diversa di quanto fatto fino ad allora, sovvertendo il modo di vedere l’opera – fino a quel momento considerata un’ode allo spirito nordico.
Verranno analizzati anche i principali guerrieri della Terra di Mezzo, i loro caratteri, le loro motivazioni, le loro scelte; e vedremo come siano queste ultime, nelle opere Tolkieniane, a discriminare chi siano gli eroi classici, chi siano gli eroi moderni, chi siano gli eroi tragici e chi gli anti-eroi, quali si facciano guidare dalla propria impulsività – magari incolpando il fato dei propri errori – e quali mantengano lucidità e buon senso anche nei momenti più difficili.

Il ciclo di conferenze proseguirà poi Martedi 8 marzo presso La Biblioteca Comunale di Genzano dalle ore 18:00 alle 19.30 con la conferenza di Roberto Arduini (presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani) Tutte le Donne nelle opere di J.R.R. Tolkien, come meglio specificato nell’articolo di presentazione di Medioevo attraverso Tolkien
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Non sono perdute le due poesie «ritrovate» a Oxford
Come al solito bisogna fare chiarezza. Siti web e quotidiani online hanno pubblicato la notizia che sono state ritrovate un paio di poesie di Tolkien, pubblicate nel 1936 in un oscuro giornale scolastico. «Undiscovered J R R Tolkien poems found in 1936 school magazine», è il titolo di oggi dell’Oxford Mail. Un po’ più vicina al vero è la BBC, che ha titolato: «JRR Tolkien poems found in Abingdon school annual». “Ritrovate” è il termine giusto da usare, mentre dire che le poesie sono state “scoperte” è errato. Naturalmente per quotidiani e siti web italiani (dal
Corriere all’Internazionale, dall’Avvenire al Giornale), si tratta di una “nuova scoperta”. Ecco il perché è falso.
Bilbo uno sbandato? Per la Contea era così
Bilbo Baggins è un eroe? Dipende dalla prospettiva da cui si guarda. Il protagonista dello Hobbit, che appare anche nella parte iniziale e finale del Signore degli Anelli è sicuramente passato alla storia della Contea, ma non per quel che pensate voi. La sua crescita personale, le sue avventure straordinarie, le numerose conquiste fatte e tutte le ricchezze riportate a casa, non sono tutte cose a suo favore. Il punto di vista con cui si guarda alla gesta del piccolo hobbit è fondamentale.
Milano, a marzo Howard Shore in concerto
Tre sere, tre film, tre concerti. È questa la sintesi dell’iniziativa sinfonica itinerante “LOTR in Concert”, l’esecuzione dal vivo delle musiche di Howard Shore per “Il Signore degli Anelli” di Peter Jackson accompagnate dalla proiezione sincrona del film. Così ora a Milano, grazie all’orchestra e coro La Verdi e alla collaborazione con la newyorkese CAMI Music LLC, la magnifica colonna sonora di Shore “La Compagnia dell’Anello” verrà eseguita da venerdì 18 marzo a domenica 20 nell’auditorium di Fondazione Cariplo. Dal 2008, oltre 200 presentazioni in concerti di singoli film della trilogia si sono tenute in Nord e Sud America, Europa, Asia e Australia, mentre la trilogia completa è stata proposta a Lucerna e Monaco di Baviera nel 2011 e al Lincoln Center di New York nel 2015. Non è la prima volta, come scritto sulla maggior parte dei siti web, che questo evento di scala mondiale arriva anche in Italia. Il 25 e 26 giugno 2009 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, lo stesso Shore aveva diritto l’Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nella prima esecuzione italiana della concerto cinematografico del Signore degli Anelli.
