Kickstarter, successo per L’Unico Anello 2a edizione

Martin GripSi può dire che i preparativi per la campagna Kickstarter per la 2a edizione del gioco di ruolo de L’Unico Anello siano stati segreti quanto quelli per la festa di compleanno Bilbo, e l’attesa dei tolkieniani giocatori di ruolo non meno spasmodica. Dopo una breve fuga di notizie durante un’intervista al podcast Effekt da parte di Martin Takaichi, line manager di Free League, editore del gioco, ha fatto finalmente la sua apparizione su Youtube il trailer di lancio della campagna Kickstarter del gioco, che era fissata per l’11 febbraio per l’edizione in lingua inglese. Inutile dire che il progetto è stato finanziato in appena quattro minuti.

Mitopoiesi: workshop e seminari a Dozza

mitopoiesi logo compattoLo avevamo anticipato qui ed ora è finalmente arrivato il momento di illustrare il programma ufficiale dei seminari e workshop che si svolgeranno a Dozza in primavera. Mitopoiesi, organizzato dall’AIST e dal Centro Studi Tolkieniani La Tana del Drago, sarà un percorso a più livelli, per diversi tipi di pubblico, su prenotazione a numero chiuso, in cui Tolkien, la cui opera rappresenta un grande esempio di mitopoiesi praticata con l’ausilio della scrittura creativa e dell’illustrazione, diventa sia il punto di partenza che il legame per arrivare alla memoria storica del territorio. Il progetto, che si avvale del patrocinio del Comune di Dozza, si sviluppa in quattro diversi percorsi teorico-pratici che riguardano la creazione di miti e di storie fantastiche, il cui intento è quello di offrire ai partecipanti un arricchimento sia conoscitivo, sia pratico sull’universo fantastico che già da qualche anno ha trovato qui la sua casa e uno dei suoi punti di riferimento.

Tolkien, Rischiarare le tenebre: la recensione

Fumetto ReNoirCosa rimane del tempo che ci è stato concesso? Se lo sarà chiesto molto spesso J.R.R. Tolkien tanto da inserire questa riflessione anche nelle sue opere. Lo scrittore ha avuto una vita piena, quattro bambini, una donna che non ha mai smesso di amarlo e che ha amato più di ogni altra cosa. Ma l’autore sperava ancora di completare il suo lavoro perché aveva molto da scrivere. Alla fine, però, una cosa Tolkien è riuscita a farla in tutti i suoi anni di scrittura: a portare un po’ della luce che i membri del TBCS sognavano di realizzare in questo mondo pazzo e violento. È questo il messaggio che riesce a trasmettere con successo il fumetto Tolkien, Rischiarare le tenebre, appena pubblicato in traduzione italiana da ReNoir Comics (80 pp., 19,90 euro).

Riviste, un nuovo numero per Other Minds

Sessione di gioco di ruolo [Da Wikipedia]È stato appena pubblicato il numero 24 della storica rivista Other Minds. Nata nel 2007, è edita da Thomas Morwinsky e Hawke Robinson. I due erano a loro volta collaboratori della precedente rivista Other Hands, che aveva iniziato la sua avventura nell’aprile del 1993 per concludersi nel luglio del 2001, dopo ben 34 numeri e quasi dieci anni di attività. Edita da Chris Seeman, altra figura storica tra gli appassionati tolkieniani made in Usa, la rivista era dedicata a tutto ciò che riguardava Merp, cioè il Middle-earth Role Playing, pubblicato dalla Iron Crown Enterprises (ICE), che poco prima del 2000
Cover 24 Other Minds magazineaveva perso i diritti di pubblicazione di storie e giochi legati al mondo di J.R.R. Tolkien. Stiamo parlando di giochi di ruolo ispirati al Signore degli Anelli e alla Terra di Mezzo, che esplosero in Italia negli anni Ottanta e Novanta alimentando la passione dei lettori di Tolkien in tutto il mondo.
La speranza dei redattori è cercare di colmare le lacune lasciate dalla perdita di Other Hands, ICE Quarterly (sezione MERPS) e altre pubblicazioni cartacee ed elettroniche che sono andate e venute nel corso degli anni, che hanno contribuito ad alimentare una comunità di gioco focalizzata sulla passione per la Terra di Mezzo e nei suoi dintorni. Ce ne eravamo già occupati in un precedente articolo. Lo scopo dell’attuale pubblicazione è fornire materiale e contenuti agli appassionati tolkieniani di ogni genere, utilizzando qualsiasi sistema di regole desiderino. Sono presi in considerazione tutti i sistemi: quelli per Cubicle 7: The One Ring, Adventures in Middle-earth (D&D 5e); Cover Merpper Decipher: Lord of the Rings Role Playing Game; per Iron Crown Enterprises: Middle-earth Role Playing Game (1 & 2 edizione), HARP or Rolemaster Game System (adattato); quelli per Dungeons & Dragons adattati alla Terra di Mezzo, Ambarquenta, Hitherlands; per Columbia Games: Hârnmaster (adattato); Runequest (adattato). La rivista rimane imparziale fra i diversi GdR, creando principalmente materiale utile per qualsiasi sistema, pur mostrando spesso analisi e meccaniche dei vari GdR ambientati nella Terra di Mezzo. I contenuti sono senz’altro utili per tale scopo, ma non si limitano a quello, fornendo così preziosi spunti a qualsiasi lettore appassionato del mondo di Tolkien.

Edizione Astrolabio, ecco la tabella dei nomi

Studiare«La precisione è la farina senza la quale non si ottengono né pane né dolci», recita un vecchio adagio. E visto che, da piccoli Hobbit appassionati delle opere di J.R.R. Tolkien, vogliamo avere sia il pane sia i dolci per le nostre numerose colazioni e merende di ogni giorno, ecco che dobbiamo essere per forza precisi al punto che di noi il buon Bilbo Baggins potrebbe dire: «È un Hobbit che non lascia passare una mosca davanti al naso!!!» Questo è il motivo per cui l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani vuol fare un servizio ai lettori e ha realizzato delle tabelle con tutta la nomenclatura presente nel volume Astrolabio e che vuole aiutare i lettori che possiedono una delle successive edizioni Rusconi o Bompiani con la traduzione di Vittoria Alliata di Villafranca,
Scrivaniai possessori dell’Atlante della Terra di Mezzo (di imminente ripubblicazione) che presenta stranamente i toponimi nelle mappe mantenuti in inglese, o anche per i lettori che hanno comprato la nuova edizione tradotta da Ottavio Fatica e si chiedono a cosa corrisponda un dato nome nelle edizioni precedenti.

Un nuovo fan film: Fog on the Barrow-Downs

Fog on Barrow-DownsSaltuariamente, ma con un ritmo costante, vengono realizzati fan film tolkieniani. E l’Europa si conferma il terreno fertile per questo tipo di progetti che riscuotono sempre più successo tra gli appassionati di J.R.R. Tolkien. I fan film sono pellicole cinematografiche amatoriali di media o lunga durata, realizzate da appassionati senza scopo di lucro, ma con una qualità e una tecnica che ormai si avvicinano molto ai film professionali e che sempre più spesso vedono la partecipazione di attori, registi, scenografi e altri professionisti del settore che lavorano senza compenso per il successo di questi progetti. Il salto di qualità fu Born of Hope, diffuso nel 2009 dopo sei anni di lavoro che vide una campagna di finanziamento online, la partecipazione a diversi festival e anche il sostegno e l’interesse di alcuni membri del cast della trilogia di film di Peter Jackson. Da allora, molti altri progetti sono stati realizzati, di cui segnaliamo i migliori: Mr. Bliss (2004), Hunt for Gollum (maggio 2009), Born of Hope (dicembre 2009), Nienor Níniel (2012), Diari della Terra di Mezzo (2013), Tolkien’s Road (2014), Return to Shire (2017),
Horn of Gondor (2020).

A Bomporto (Mo) riapre la biblioteca Tolkien

BomportoEra stato il primo evento saltato lo scorso anno, quando l’emergenza sanitaria dovuta al covid-19 era a un passo dall’esplodere. Era la giornata dedicata all’opera di Tolkien del 29 marzo a Bomporto (Modena), presso la biblioteca dedicata allo scrittore inglese. Poi il coronavirus ha portato con sé la chiusura di musei e biblioteche in tutta Italia, una breve riapertura e poi, dal 4 novembre, di nuovo quasi tre mesi di chiusura. Ora però la cultura riapre.

Ricordando Christopher Tolkien, il custode di Arda

Christopher TolkienUn anno fa esatto, se ne andava il custode della Terra di Mezzo. Come scritto all’epoca, Christopher Tolkien, figlio di J.R.R. Tolkien, è scomparso pacificamente nel sonno all’età di 95 anni, nella notte tra mercoledì 16 e giovedì 17 gennaio 2020 al Centre Hospitalier de la Dracénie (CHD) a Draguignan, dove era stato portato qualche giorno prima per un problema di salute al braccio che non aveva destato molte preoccupazioni. Martedì 22 gennaio si è poi svolto il funerale, per volere della famiglia, in forma strettamente privata: accanto alla vedova Baillie, i due figli della coppia, Adam e Rachel, e pochi altri amici intimi.
Un ultimo addio con discrezione, simile alla vita che aveva condotto negli ultimi 45 anni in Francia, da quando – dopo i soggiorni a La Garde-Freinet negli anni ’60 e ’70 – si era trasferito dal 1975 in una villa in campagna presso la città di Aups, nel dipartimento del Var, nel sud della Francia. «Mi siedo accanto al fuoco e penso a come sarà Necrologioil mondo quando arriverà l’inverno senza una primavera che non vedrò mai». È l’epitaffio scelto dalla famiglia per il necrologio pubblicato su Le Monde e, come tutto nella vita di Christopher, rimanda alla Terra di Mezzo. È un verso della poesia che Bilbo Baggins canta a Rivendell la sera prima che la Compagnia dell’Anello si metta in marcia. Bilbo canta la poesia dopo aver dato a Frodo la cotta di maglia in mithril e la spada Pungolo. La poesia è un brano cantato da uno hobbit ormai vecchio che ricorda gli eventi passati e si conclude con la speranza di vedere tornare gli amici dal loro viaggio, di sentire il suono «di piedi e le voci che ritornano alla porta». In questo caso, chi parte per la Terra di Mezzo è Christopher per un viaggio in cui non vedrà mai la prossima primavera…

Amazon, ecco la sinossi ufficiale della serie tv

Amazon Prime serie tvDopo tre anni dall’annuncio di Amazon dell’acquisto dei diritti su una serie tv tratta da Il Signore degli Anelli, finalmente qualcosa è filtrato! C’è stata una grande opera di spionaggio che fa capo a TheOneRing.net, la comunità tolkieniana che in passato ha prima seguito da vicino le due trilogie cinematografiche di Peter Jackson e poi ha sempre fornito notizie attendibili sulla serie tv. Così, nonostante la volontà di segretezza che aleggia intorno alla serie Amazon ora sappiamo finalmente di cosa tratterà. TheOneRing.net ha verificato l’autenticità e l’accuratezza di questa descrizione della serie e poi ne ha dato notizia. E dopo un giorno anche Amazon ha confermato la notizia.

La Terra di Mezzo, un mondo di orfani

Mappa Terra di Mezzo - Scritto a Mano 2Tra le varie caratteristiche che contraddistinguono il mondo subcreato da J.R.R. Tolkien, ce n’è uno che merita particolare attenzione e che non viene molto spesso indagato: la perdita dei genitori, in tenera età, da parte di moltissimi protagonisti delle storie tolkieniane. Un aspetto, questo, presente sia nel Signore degli Anelli sia nel Silmarillion, e persino ne Lo Hobbit (benché accennato di sfuggita).
Un particolare che certamente riflette anche l’esperienza personale del Professore: egli, infatti, perse il padre nel 1896, all’età di quattro anni; poi, quando di anni ne aveva 12, perse anche la madre, Mabel, nel 1904. Due traumi, come si vede, subiti molto presto nella vita, e che non possono non averlo influenzato nella sua visione del mondo: ma qui preme notare come questi due tragici eventi abbiano contribuito a plasmare le storie della Terra di Mezzo. Infatti, come detto, un gran numero di personaggi chiave delle storie subisce almeno la perdita di un genitore, e spesso di entrambi, e quest’evento, molte volte, plasma pure le azioni che questi personaggi andranno a compiere; anzi, si può presupporre che senza quest’evento tragico, le azioni dei personaggi in questione avrebbero preso tutt’altra strada. Vediamo qualche esempio, più significativo di altri, per gli sviluppi che il lutto porterà.

Tolkien Birthday Toast: brindiamo al Professore

Tolkien Toast I lettori di J.R.R. Tolkien più appassionati ricordano certamente a memoria le date più importanti descritte nel Signore degli Anelli: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto… Lo scrittore inglese, infatti, non si limitò a inventare storie, continenti, popoli e linguaggi: inventò anche calendari con i quali contare lo scorrere del tempo, diversi per ogni popolo. Ecco perché alcune di quelle date sono occasione di festa fra gli appassionati tolkieniani di tutto il mondo. Soprattutto su una data gli appassionati di Tolkien concordano e festeggiano tutti insieme: il 3 gennaio, l’anniversario della nascita del Professore di Oxford. Quest’anno è il 129esimo!

Tolkien Calendar: il viaggio inaspettato di Alan Lee

Sesta puntata della storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nelle prime cinque puntate (qui la prima, qui la seconda, qui la terza, qui la quarta e qui la quinta puntata), Lombardi ha descritto i primi passi di una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano, i Calendari di Tolkien, la loro Prima Era (1973-1983) e Seconda Era (1984-1989).
Prima ancora del film di Ralph Bakshi e di quelli di Peter Jackson, i calendari di Tolkien sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo e la bottega dell’arte dei grandi illustratori, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di culto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Nella precedente puntata abbiamo assistito alla nascita della Compagnia del Calendario, formata dai tre artisti riconosciuti oggi come i migliori illustratori di Tolkien di tutti i tempi: Alan Lee, John Howe e Ted Nasmith, abbinati nel calendario 1987 a Roger Garland. Finora, ogni puntata della storia dei calendari è stata dedicata a più artisti, tranne la terza, dedicata a J.R.R. Tolkien come illustratore. Il portfolio di opere tolkieniane di Alan Lee è così imponente, da dedicare a lui questa puntata.

Serie tv, finite in Nuova Zelanda le riprese

Amazon Prime serie tvLa serie Tv Amazon de Il Signore degli Anelli è una delle produzioni più attese dagli appassionati di J.R.R. Tolkien. Annunciata alla fine 2018, come un po’ tutto il mondo a causa della pandemia da COVID-19 ha dovuto subire lo stop alle riprese poco dopo averle iniziate a febbraio 2020. Solo da fine agosto la troupe aveva potuto riprendere il suo lavoro, con il via libera per le riprese dato dal governo neozelandese. Ad ottobre si era saputo che le prime puntate erano ormai ultimate, mentre ora filtra un’altra notizia. Sebbene gli account ufficiali sui social (Facebook, Instagram e Twitter) sono fermi al 3 dicembre 2020, quando Amazon ha annunciato ufficialmente l’ingaggio di altri 20 attori per la serie tv, in ogni caso qualche novità c’è.

Quell’elfo di Tolkien, erede di Babbo Natale

Dimitra FimiAbbiamo l’onore di pubblicare un articolo* e il relativo delizioso video di Dimitra Fimi, docente di letteratura fantastica e per ragazzi presso l’Università di Glasgow, grande e acuta studiosa di J.R.R. Tolkien e socia onoraria dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani. Nel suo articolo, Fimi rivela un lato nascosto delle opere di Tolkien, particolarmente legato al giorno del Natale. Tutti gli appassionati, infatti, sanno che Tolkien scrisse per i suoi figli le letterine, con tanto di illustrazioni, busta, francobollo e timbro postale che venivano dal Polo Nord, che furono poi raccolte nel volume Lettere da Babbo Natale. Ma non tutti sanno che nelle prime versioni degli scritti della Terra di Mezzo, c’era già un elfo che proveniva dalla tradizione natalizia. Non anticipiamo oltre… Buona lettura!!!

Gli Anelli del Potere: Vilya l’anello d’aria (2)

Copertina GioielliContinuano gli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Finora, per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter JacksonLa creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte). Oggi è la volta in cui si affronterà l’anello elfico chiamato Vilya, uno dei Tre che fanno parte degli Anelli del Potere, la cui prima parte è stata pubblicata qui.

Leggere Tolkien: c’è un ordine giusto?

CopertinaTutto parte da una domanda. Anzi, da una moltitudine di domande! Ogni mese, sono tantissimi gli appassionati di J.R.R. Tolkien che chiedono quale sia il modo migliore per leggere le sue opere, l’ordine di lettura più coerente, il modo sincero per affacciarsi al mondo letterario di Tolkien, soprattutto per godere al meglio l’esperienza d’immersività in questo universo immaginario… Dopo l’articolo dedicato ai primi passi di chi si avvicina alle opere del professore per la prima volta, con consigli su quale libro iniziare per primo, è ora il momento di concentrare l’attenzione sul possibile ordine di lettura della maggior parte delle sue opere, in modo da godersele al meglio. Bisogna da subito sfatare un mito: il modo giusto non esiste! O meglio, visto che i lettori sono numerosi, di età diverse, con approccio e maturità diverse, non può esistere UN SOLO modo giusto di leggere Tolkien. Ce ne sono ovviamente molti e la scelta del migliore è per forza di cose soggettiva, cioè è in mano al singolo lettore, in base alla sua età, maturità, cultura, sensibilità e soprattutto disponibilità. In ogni caso, leggere un libro prima o dopo non pregiudica la comprensione o la godibilità delle opere. In questo articolo si proverà a elencare e analizzare le scelte più diffuse riguardo all’ordine di lettera delle opere del Professore, riflettendo ogni volta sui pro e i contra di ogni singola scelta.
Tra i lettori italiani delle opere di Tolkien sono molte le questioni aperte legate all’ordine di lettura della sue opere. Tre sono i metodi più diffusi, che si potrebbero chiamare “ordine cronologico”, “ordine di pubblicazione” e “ordine filologico”. In aggiunta, si potrebbe seguire perfino un “ordine canonico” e un “ordine narrativo”, ma la cosa si può fare più complicata. Inoltre, aleggiano sulla scelta alcune questioni di fondo: si è già letto qualcosa di Tolkien? È una prima lettura o una rilettura? Si sono viste le due trilogie cinematografiche di Peter Jackson? A quale scopo si vuole leggere o rileggere? Per studio o per passione? Infine, la questione più spinosa: come considerare Il Silmarillion pubblicato da Christopher Tolkien nel 1977? A tutte queste domande si proverà a dare una risposta.

Torna all’asta una lettera di JRR Tolkien

Asta presso BonhamsNulla di nuovo sotto il sole per gli appassionati di J.R.R. Tolkien. Mentre i quotidiani, soprattutto del Bel Paese, riportano la scoperta di una nuova lettera inedita dello scrittore inglese, chi segue da tempo queste cose deve per forza smentire la notizia o almeno ridimensionarla. La lettera non è inedita e nemmeno una novità. L’unica notizia è che è stata messa all’asta e battuta da Christie’s a Londra per 16.250 sterline, una cifra che è oltre il doppio delle stime iniziali che fissavano il suo possibile acquisto tra le 7.000 e le 10.000 sterline. Ma la breve lettera era ben noto a studiosi e appassionati di Tolkien perché era già andata all’asta nel marzo 2019 da Bonhams e venduta per “solo” 4.800 sterline. Insomma, una bella speculazione!

Tolkien e l’Antichità, ad aprile il convegno

greciaLa casa editrice Eterea edizioni promuove un nuovo progetto. Dopo il successo di Tolkien e i Classici, che ha portato alla pubblicazione di due volumi molto apprezzati in Italia e all’estero. La casa editrice, in collaborazione con il Museo delle Religioni “Raffaele Pettazzoni” di Velletri e le università di Palermo e Parma, con il patrocinio dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, bandisce una call for papers per un convegno dal titolo «Atene, Roma, Bisanzio: Tolkien e l’Antichità Classica», che si terrà, in forma telematica, su tre giornate ad aprile 2021, intorno al tema dei rapporti che J.R.R. Tolkien ebbe con le opere classiche. Le tre giornate seminariali intendono far luce sul rapporto tra gli scritti di Tolkien e la letteratura dell’Antichità Classica e del Mondo Bizantino, condividendo nuovi approcci metodologici ed epistemologici in una prospettiva diacronica, globale e interdisciplinare. Gli interventi che supereranno una selezione con peer review saranno poi raccolti in un volume unico di atti. Ecco di seguito il comunicato ufficiale.

 

ATENE, ROMA, BISANZIO
Tolkien e l’Antichità Classica
Aprile 2021- Online su Meet

Logo Eterea Edizioni Innegabilmente vi furono contatti diretti tra Tolkien e le opere classiche. Tolkien studiò approfonditamente sia il latino che il greco. Nonostante la confidenza con la tradizione classica, comunque, per la sua opera lo scrittore volle evitare qualsiasi “contaminazione classica”. «Eppure un’aria mediterranea spira a Gondor che l’autore spiegava di avere immaginato simile a un regno bizantino nel suo periodo finale […]» (Lettere, n. 131)

Eterea Edizioni, in collaborazione col Museo delle Religioni “Raffaele Pettazzoni”, l’Università degli Studi di Palermo e Parma, con il patrocinio dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, propone un ciclo di incontri online volti a gettare nuova luce sul rapporto tra gli scritti di Tolkien e la letteratura dell’Antichità Classica e del Mondo Bizantino. Tutti gli interessati sono invitati a presentare una proposta di relazione entro il giorno 28/02/2021 al seguente indirizzo di posta elettronica roberto.arduini@jrrtolkien.it.
maschere grecheLa proposta, corredata di un titolo e redatta in non più di 2.000 battute, andrà presentata in un abstract dove dovrà essere riportata anche una breve nota biografica con eventuali pubblicazioni ed esperienze di ricerca, un recapito di posta elettronica e un recapito telefonico.
L’esito della selezione sarà comunicato entro il 10 marzo 2021 via posta elettronica.
Gli incontri si svolgeranno online e in orario pomeridiano nel mese di aprile. Le relazioni andranno presentate in lingua italiana. Gli interventi che supereranno un’ulteriore peer review saranno raccolti in un volume unico di atti.
Per informazioni scrivere a roberto.arduini@jrrtolkien.it

Comitato scientifico
Roberto Arduini (Associazione Italiana Studi Tolkieniani), Davide Astori (Linguistica generale e Interlinguistica all’Università di Parma), Igor Baglioni (Museo delle Religioni “Raffaele Pettazzoni”), Tommaso Braccini (Università degli Studi di Siena), Gloria Larini (Associazione Italiana di Cultura Classica/delegazione di Siena – Phd Istituto di Scienze Umane e Sociali/Scuola Normale), Giusto Picone (professore emerito di Lingua e Letteratura Latina presso l’Università degli Studi di Palermo e referente dell’Università di Palermo nel Centro Internazionale di Studi e Ricerca sul Teatro Antico “Progetto Segesta”).

 

Volume unico, ecco la tabella delle modifiche

Volume unico FaticaAlla fine di ottobre 2020 è stata pubblicata l’edizione illustrata in volume unico del Signore degli Anelli, nella traduzione di Ottavio Fatica. La notizia non avrebbe interessato più di tanto la storia a venire né meritato più di una postilla nei lunghi annali della editoria italiana, se non fosse per un fatto. Tale nuova edizione è il frutto di una cooperazione come, a mia memoria, mai è accaduto nella storia dell’editoria – italiana, quantomeno.
Gli appassionati, quelli interessati ad avere una traduzione del Signore degli Anelli sempre migliore, hanno analizzato la prima edizione annotando sviste, incomprensioni, mancate concordanze e tutti i tipi i tipi di errore che possono finire in un testo, segnalandoli all’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, nella persona di Giampaolo Canzonieri, già consulente tolkieniano per la traduzione. Canzonieri li ha trasmessi a Ottavio Fatica, che con estrema professionalità e umiltà ha analizzato tutte le segnalazioni che gli sono state inviate, accettato una percentuale elevatissima (superiore ai tre quarti) delle proposte. Bompiani Giunti, l’editore, infine, si e resa disponibile a modificare il testo seguendo le indicazioni del traduttore. Sono state così apportate svariate piccole migliorie. Alcune di queste derivano anche da ripensamenti del traduttore. Ma la maggior parte riguarda sviste e refusi.
E tutto questo impegno per fornire ai lettori un testo il più possibile privo di errori. Quanta differenza dalla precedente gestione Bompiani che ci mise quasi 10 anni a correggere un piccolo errore tipografico, l’accidentale perdita di 20 righe alla fine del primo capitolo del secondo libro.

Cover Volume unico FaticaTutto questo lavoro, lo sottolineiamo, è stato possibile grazie al contributo di moltissimi e volenterosi lettori. Le centinaia di segnalazioni che sono giunte dagli appassionati tolkieniani e sono stati raccolti dall’AIST sono un caso virtuoso nella storia editoriale. Si è trattato di un’attività dettata dalla passione, dall’amore per le opere di Tolkien, dal senso di comunità che ha spinto moltissimi lettori a spendere il loro tempo libero alla ricerca certosina delle inesattezza tra l’originale inglese e la traduzione italiana. È una cosa che nessuno aveva mai fatto in Italia per nessun altro autore e dimostra una volta di più quanto il senso di appartenenza alla comunità tolkieniana possa contribuire ad avere l’opera di Tolkien sempre più vicina e fedele al testo inglese. A tutti i lettori che hanno contribuito va il nostro più sentito ringraziamento.
L’elenco delle modifiche apportate, che speriamo sia completo, lo potete scaricare qui. E a proposito di lavori di appassionati a favore degli altri appassionati, vi segnaliamo le tabelle sinottiche dei nomi in inglese, nella traduzione Fatica e nella traduzione Alliata/Principe. Tali tabelle, che potete trovare alla fine dell’articolo sulle mappe consentono a chi lo desideri di destraggiarsi tra il testo in inglese (e le sue mappe) e le traduzioni in italiano e potranno essere particolarmente utili agli acquirenti della prossima edizione italiana dell’Atlante della Terra di Mezzo di Katrin W. Fonstad.

Redazione

Serie tv su Amazon: nuovi attori per il cast!

Serie tv Amazon On PrimeL’attesa per la serie tv di Amazon The Lord of the Rings cresce e il mese di dicembre appena iniziato ha alimentato quest’attesa con nuove notizie dopo diversi mesi di silenzio, riguardanti il cast. Infatti, il 3 dicembre 2020 Amazon ha annunciato ufficialmente, sui suoi canali, l’ingaggio di altri 20 attori per la serie: alcuni di loro erano già stati ipotizzati dal canale di appassionati più famoso e affidabile, The Onering.net, ma altri sono delle piacevoli sorprese, noti al pubblico delle serie tv, che portano sicuramente esperienza al cast.

Appunti sul discorso di Ottavio Fatica a Trento

Convegno di TrentoIl primo intervento al convegno “Fallire sempre meglio: tradurre Tolkien, Tolkien traduttore”, il 30 novembre scorso, è stato quello di Ottavio Fatica, che ha esposto le impressioni e le riflessioni ricavate da due anni di lavoro sul testo del Signore degli Anelli. Il traduttore si era già espresso in altre occasioni, ma in questa circostanza ha tirato le somme, concedendosi uno sguardo più complessivo, e nient’affatto comodo o compiacente.
Per larghi tratti il suo intervento è parso rivolto a noi tolkieniani, come volesse ricordarci che Tolkien è un autore tra molti, e che di nessuno è possibile decretare in anticipo quale sarà il posto nel pantheon letterario. Ergersi a difensori o detrattori a oltranza di un’opera artistica è come difendere o attaccare una trincea a prescindere dalle dinamiche della guerra, per sola fede nella centralità della posizione. Libro Cultura Convergente Henry JenkinsUn’attitudine che ha portato allo stallo e allo stillicidio della Grande Guerra, tanto per dire.
Si potrebbe chiosare che acquisire questa lezione fa la differenza tra essere esclusivamente dei “fan” (fanatic) o essere anche dei lettori critici, cioè in grado di vedere le cose in prospettiva. Nell’epoca della cultura partecipativa non è necessario che le due attitudini siano in contraddizione, come sostiene da tempo il professor Henry Jenkins, e vale la pena credergli.
Bene, dunque, che Fatica abbia ripreso le più celebri stroncature del masterpiece tolkieniano, passandole in rassegna e cercando il loro nocciolo di verità. Un’attitudine corretta, appunto, se si vuole evitare lo stallo di cui sopra, dato che né le opere né le critiche vanno prese per oro colato, ma sempre contestualizzate.

Elio VittoriniInnanzi tutto Fatica ha ricordato la bocciatura dei primi editori italiani che ebbero in visione Il Signore degli Anelli, dovuta a una circostanza particolare: negli anni Cinquanta e Sessanta in Italia stavamo ancora metabolizzando il realismo americano degli anni Trenta, essendo rimasti isolati dal mondo anglofono per tutto il ventennio del regime fascista. Il Signore degli Anelli era in totale controtendenza e incomprensibile per l’intellighenzia italiana in quel momento storico. Vittorini & co. non peccavano di chiusura o snobismo, ma erano aperti in direzione della grande letteratura americana con due decenni di ritardo. Ogni intellettuale è figlio del proprio spaziotempo. A questa riflessione Fatica ha aggiunto anche un’ulteriore appunto: all’epoca i grandi nomi firmavano le traduzioni, ma in realtà per loro lavoravano i ghost writer. Leggere tra le righe: non è affatto detto che al romanzo, anche con una firma di richiamo, sarebbe toccata miglior sorte di quella che poi ebbe. I bei tempi non sono mai esistiti.
Harold BloomQuindi Fatica ha rievocato le celeberrime stroncature dei due mostri sacri della critica letteraria statunitense, Edmund Wilson e Harold Bloom (il secondo non a caso tanto avverso a quella controcultura americana che invece trovò in Tolkien un autore di riferimento).
Per costoro Tolkien era un romanziere dilettante. Ed è innegabile che lo fosse: la sua professione era un’altra e in vita ha pubblicato soltanto due romanzi e qualche racconto. Se per i grandi critici della East Coast aveva lavorato con l’ingenuità del neofita sugli stereotipi letterari, Fatica ha aggiunto che gli mancava la disinibizione e la prolificità degli autori popolari e seriali, perché la sua non è narrativa popolare vera e propria, bensì segretamente ambiziosa, colta, con più livelli di lettura. Eppure gli è toccata la sorte della letteratura popolare, fino a sprigionare tutta la «forza mitopoietica dell’archetipo» e plasmare l’immaginario collettivo di un’epoca. Ottavio FaticaIn questi equivoci del destino si cela il segreto del “caso” Tolkien.
Ancora: Il Signore degli Anelli è ripetitivo, Bloom dixit. Oh, sì. Ma noi oggi possiamo dire reiterativo, il suo ritmo è questo, è ripetitivo come lo è l’Odissea, o il ciclo arturiano. Questo, Fatica non l’ha detto. Ha detto invece che la marcia degli Ent è «grandiosa».
Per Bloom i giochi linguistici di Tolkien tradivano una lingua «troppo cosciente di sé». Altroché! Mr Canone Occidentale aveva ragione, ma non considerava un fatto: che quel giocare con la lingua sfociava nel revival di certi «trucchi» medievali riutilizzati non già per citazionismo o divertissement, ma perché Tolkien credeva nell’efficacia del loro effetto e voleva riportarli in auge (vedi la lettera 171 e vedi l’intervento della prof. Roberta Capelli allo stesso convegno trentino).

Tolkien Weekend: OrcoE poi la questione degli Orchi, falciati come burattini, come se non fossero anime perse. Quante volte gli è stato rinfacciato in vita e dopo? E non ne stiamo forse ancora parlando a distanza di decenni? Non è rimasto un problema irrisolto anche per Tolkien, che ha continuato a rimuginarci sopra fino all’ultimo? Significa che lui stesso era consapevole che qualcosa non tornava e che alla sua coscienza di cattolico rimordeva l’aver lasciato margine al predestinazionismo, ancorché per creature ripugnanti. Chi lo ha detto che certe critiche snob non possono cogliere nel segno anche se mirano da un’altra parte?
Ancora: il gioco della provvidenza. Qui lo sguardo letterario di Fatica ha dribblato le annose elucubrazioni sulla visione della storia nell’opera di Tolkien, fatte in un’ottica teologico-filosofica, per ricordarci che ogni autore, in quanto sub-creatore produce il proprio mondo letterario, dunque può svolgere la trama secondo un piano provvidenziale e affermare che questo è il senso della storia del mondo – di quel mondo, come del nostro. Ma è troppo facile farlo affermare a Gandalf, cioè a uno dei propri personaggi. È come se in un romanzo poliziesco un detective ipotizzasse chi è l’assassino (Gollum) prima ancora che il delitto venisse compiuto (ruolo e morte di Gollum) ed evocasse anche le possibili conseguenze (eucatastrofe).
IncantesimoFatica ha anche riflettuto sull’Incantesimo, chissà se è stato colto. Anche questa stoccata probabilmente era rivolta a noi lettori fan. Il teatro feerico è un’arma a doppio taglio, perché se si arriva a prendere troppo sul serio la realtà secondaria, a crederci, si rischia di sfociare nella «Illusione Morbosa». Si potrebbe aggiungere che quando un mito viene trasmesso agli altri con una finalità, messo a disposizione di un apparato di potere, cioè quando viene tecnicizzato (avrebbe detto Furio Jesi), le cose non vanno mai a finire bene. Nel Novecento si è scherzato parecchio con questo fuoco, con risultati catastrofici. Ma questo vale anche su una scala più piccola: occhio a non trasformare Tolkien in un demiurgo onnipotente, in un genio assoluto, in un sub-creatore da adorare. Rimane pur sempre un autore di storie, e peregrinare nelle sue terre alle quali sentiamo di appartenere, come direbbe qualcuno, è un’esperienza che non deve azzerare il nostro spirito critico, il nostro senso della prospettiva e delle proporzioni.
Da questo punto di vista, ha detto ancora Fatica, un vero scrittore non ha bisogno di essere difeso da chi lo critica, perché la migliore difesa è la qualità della sua scrittura. E le qualità a Tolkien non mancano, ha detto Fatica: «fantasia, visionarietà, ritmo narrativo incalzante, senso animistico della natura, solida tenuta nei passi di crescendo epico, e molto altro ancora». Infatti l’opera del Professore gode di ottima salute mezzo secolo dopo la sua morte. Che bisogno ha di essere sostenuto se non sta cadendo?
La stessa constatazione si può spendere per il testo narrativo, che non coincide con le sue traduzioni nelle lingue XY, e che non può essere sacralizzato, né caricato di «Verità», a meno che non si intenda fondare una religione (e qualcuno che vorrebbe beatificare il Professore pure esiste), trasformandosi da fan a fanatici religiosi, appunto. Se qualcuno pensa che il passo non sia breve dia un’occhiata alla storia della Chiesa di Scientology.

Tolkien writingA questo lungo preambolo sono seguiti gli appunti tecnici, che in molti, diciamocelo, avremmo voluto più estesi. «Poi ci sono i versi nascosti nella prosa. Non insisterò mai abbastanza su questo punto», ha detto Fatica. E ha spiegato che questa è una caratteristica dello stile di Tolkien, come di altri autori: Dickens, Melville, perfino Calvino. La prosa poetica nel Signore degli Anelli è la sua scoperta – come già era stato per Moby Dick – e nessuno può togliergliela. La scoperta di uno che la letteratura e il tradurre letteratura li conosce come nessun lettore italiano di Tolkien, ahinoi, anche se noi sappiamo la differenza tra hröa e fëa; uno che affronta la questione da traduttore, appunto, e sa che se la parola “soul” non compare nel romanzo (eccetto in una singola occorrenza, in un’immagine figurata), inserirci “anima” in traduzione è sia un problema concettuale e di lealtà al testo, sia un problema di registro. Altroché se lo è.
La prosa di Tolkien è a strati, dunque. C’è la superficie, e c’è tutto il resto, di cui nemmeno un madrelingua inglese è tenuto ad accorgersi, perché servirebbe una competenza da specialista o da accademico, qual era Tolkien, infatti. Eppure solo così si possono cogliere i punti di forza linguistici (ad esempio certe accezioni recondite) e i punti deboli sintattici (ad esempio l’abuso di avverbi), nonché le tantissime suggestioni letterarie che il testo contiene.
Poi c’è la questione che Fatica stesso ha definito spinosa. Quella degli anacronismi e delle parole fuori contesto.
Fatica ha cercato di evitare gli anacronismi, ha detto, o quanto meno di non inserirne arbitrariamente. Quindi niente “fila indiana”, “in picchiata”, “panorama”, “ciao”, “valigie”, ecc. Tutti termini ultracontemporanei in italiano. Tuttavia poi si è accorto che Tolkien non era affatto così puntiglioso come il suo traduttore. E non solo per il celeberrimo drago che passa «come un treno espresso», all’inizio del romanzo.
Ad esempio Fatica nota che Tolkien ha usato gratuitamente l’espressione «night-walkers», resa celebre da Yeats nella poesia Byzantium, in cui come nel romanzo, guarda caso, si descrive un’alba (e che Fatica traduce, quasi mantenendo l’ambiguità alla fonte, con «creature della notte»).
Fatica nota pure che, in un composto simile, Tolkien si è spinto ancora più in là: «nightshade», per ogni vocabolario e per ogni anglofono il nome di una pianta, cioè la morella o la belladonna (sì, proprio l’erba che dava il nome alla mamma di Bilbo e che nel primo romanzo era evocata col nome “italiano”), e che nel Signore degli Anelli compare due volte, nel senso letterale di night / shade, ombra notturna, ma scritto in una sola parola composta. Forse un divertissement, un riferimento criptico al romanzo precedente, o forse un gioco di rimandi interni e al tempo stesso ancora più estesi, se la prima accezione è connessa a Beren e Lúthien e la seconda ad Aragorn. Chissà.
driadeTolkien ha anche usato «dryad», cioè driade, la ninfa degli alberi nella mitologia greca. Cosa ci fa nella Terra di Mezzo?, si è chiesto Fatica, definendola la nota più stonata del libro. È vero, stona, ma talmente forte che non può non essere voluta. Per scoprirne la ragione forse bisognerebbe chiedersi dove si trova questa parola, cioè nella descrizione dell’Ithilien: «Ithilien, the garden of Gondor now desolate kept still a dishevelled dryad loveliness». Nel gioco di trasposizioni geografiche di Tolkien, l’Ithilien è l’Italia, è la parte meridionale della Terra di Mezzo corrispondente all’Europa mediterranea. Tolkien ce lo trasmette a modo suo, con una parola “spia”. E non una parola a caso: “driade” ci giunge sì dal greco, ma è parola d’origine celtica, viene da “drus”, cioè quercia, e ha la stessa etimologia di “druido”. È una parola ponte tra le culture europee, che collega il Mediterraneo al continente. Ecco l’Italia, appunto, un giardino abbandonato (definizione perfetta) e decadente come l’immaginario evocato dalla figura della ninfa. Insomma potrebbe essere l’ennesimo gioco di parole-concetto in stile Tolkien, che conferma la sua autoindulgenza.
GeronzioFatica ha pure preso una cantonata, va detto, attribuendo la parentela del Vecchio Geronzio a Barbalbero (anziché a Pippin), ma sulla ridondanza onomastica ha ancora colto nel segno: Geronzio è nome greco-latino, in questo caso nome proprio di persona, che significa “Vecchio”. Se nella finzione narrativa i nomi hobbit sono tradotti in inglese, il significato del suo nome originario reso dal fantomatico traduttore con l’anglo-latino “Old Gerontius” quale doveva essere? “Vecchio Vecchietto”? “Vecchio Vetusto”? Ma del resto, compare un hobbit di nome Sancho, come il celebre scudiero di Don Chisciotte. A volte per Tolkien la voglia di giocare con i nomi era più forte delle esigenze di plausibilità.
Così, ha fatto notare ancora Fatica, nel testo compaiono “pencils”, “devils”, “devilry”, e perfino un “Lor bless you” o un “jovial”, nonché svariate citazioni bibliche. E via così.

Cover Volume unico FaticaMa perché tutto questo insistere sugli anacronismi lessicali? In fondo Fatica ha premesso che l’espediente narrativo del Signore degli Anelli è quello del manoscritto ritrovato e tradotto, dunque una parola più moderna può tranquillamente essere imputata al fantomatico traghettatore del testo verso il pubblico odierno. È proprio questo l’inghippo. Fatica “sgama” Tolkien che ricorre al suddetto espediente per garantirsi mano libera nei divertimenti lessicali, per poi diventare etimologicamente seriosissimo quando vuole indulgere nel suo vizio segreto. Così se per caso qualcuno pensava di far risalire il nomignolo “Sharkey” a “shark”, cioè “squalo”, o magari di farlo derivare dal germanico “schorck”, cioè “mascalzone”, svelando il gioco etimologico dell’autore, Tolkien in nota si premura di cambiare le regole: spiacente, ma è linguaggio orchesco, non anglosassone, e significa “vecchio uomo”. Riprova, sarai più fortunato. Inutile dire che giammai si permetterebbe questi giochetti con l’elfico o certe parole-asterisco dell’Old English, laddove invece prende assolutamente sul serio il proprio “vizio”, dedicandosi a ricostruzioni e genealogie infinite.
Questo, ha detto Fatica, è sleale nei confronti del lettore, che non può orientarsi nel rimando di specchi della “traduzione della traduzione” e al tempo stesso però è invitato a farsi linguista e fonoesteta. Nella migliore delle ipotesi questo implica l’uso di due pesi e due misure, nella peggiore equivale a invitarlo a giocare con le carte truccate. L’unico demiurgo di quel mondo, lingue incluse, è Tolkien stesso, infatti, che stabilisce norme ed eccezioni, etimi anglosassoni e traduzioni da lingue immaginate, scherzo e serietà. A queste condizioni (né potrebbero esservene altre) nessuno può davvero giocare con lui al suo gioco linguistico, per quanti ci abbiano provato e continuino a farlo. Perché la lingua viva, la lingua-mito, in cui lui credeva, esiste davvero soltanto nella storia vissuta, non inventata, e lui questo lo sapeva (non spese a caso la parola “Vice”, vizio appunto), e perché Il Signore degli Anelli non è davvero una traduzione.

microfono pubblicoQuesta è in effetti l’unica vera imputazione di Fatica a Tolkien, mossa mentre ce ne svela trucchi, giochi di parole e riferimenti a chiave, come parte integrante del suo stile letterario. Per il resto il traduttore ha imputato molto a se stesso: sviste, alcuni errori, imprecisioni, eccessive cautele in certi casi, ripensamenti tardivi. E per fortuna che la comunità tolkieniana si è mossa per segnalare quanti più errori e migliorie possibili in vista delle nuove edizioni. Questa, c’è da credere, è stata una bella novità per Fatica, forse perfino una lezione, se nel suo discorso ha sentito di riconoscere questo contributo. Chapeau. Perché i fan sono così: buoni o cattivi, ben disposti o paranoici, frustrati o conservatori… ma comunque partecipativi. E questa è la metà piena del bicchiere del fandom, ovvero il rifiuto di quella concezione «referendaria» della letteratura – così stigmatizzata da Roland Barthes – in nome di una narrativa vissuta (re)attivamente.
Difficile dire quanti presteranno ascolto a Fatica. È facile supporre invece che in molti preferiranno fraintenderlo, magari perché non si sono trovati d’accordo con le sue scelte traduttive o perché non ha mai mostrato la necessaria reverenza per Tolkien. Resta il fatto che al convegno trentino abbiamo ascoltato il pezzo di uno specialista, finalmente, come l’AIST ha sempre voluto. Uno specialista non già dell’opera omnia di Tolkien, ma di letteratura, lingua, traduzione, che si è cimentato con Tolkien. Se ci ha detto cose poco piacevoli, senza blandire né l’autore né i lettori, dovremmo essere contenti di questa schiettezza, perfino nel caso considerassimo irricevibile ogni suo argomento. Perché di questo sguardo esterno, disincantato, professionale, noi tolkieniani abbiamo bisogno per arieggiare il nostro ambiente, se non vogliamo che diventi autoreferenziale, asfissiante, asfittico.
Occorre resistere alla tentazione di tornare al calduccio del nostro abituro hobbit e chiudere fuori il mondo esterno, come dice Gildor Inglorion della Casa di Finrod, citando il quale Fatica ha concluso il suo intervento. Il mondo esterno va sfidato e attraversato. De nobis fabula narratur.

 

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’università di Trento

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Campagna da 5 milioni per la casa di Tolkien

Project NorthmoorIl 2 dicembre 2020 è stato pubblicato in rete un nuovo progetto chiamato Project Northmoor. Sulla schermata principale del sito si legge: «Puoi aiutare a costruire il primo centro al mondo dedicato a Tolkien». Accanto al messaggio, un video in cui alcuni noti attori che hanno interpretato diversi personaggi nei film di Peter Jackson presentano il progetto. Tra loro i famosissimi Martin Freeman, Ian McKellen, Jhon Rhys Davies, Annie Lennox e tanti altri. Il progetto si avvale di un crowdfunding con l’obiettivo di raccogliere i fondi in tre mesi per acquistare la residenza al numero 20 di Northmoor Road, a Oxford. Ovvero, la casa in cui ha vissuto la famiglia Tolkien tra il 1930 e il 1947. Casa in cui il Professore ha scritto Lo Hobbit e buona parte de Il Signore degli Anelli. Un progetto ambizioso, ma soprattutto costoso. Parliamo di una richiesta minima di 4 milioni di sterline, con una serie di successivi step fino a 4.8 milioni di sterline (5.3 milioni di euro). Nel video gli attori dei film di Jackson e la direttrice del progetto, Julia Golding, dichiarano che finalmente la casa di Northmoor Road, appartenuta alla famiglia Tolkien, è in vendita. L’obiettivo sarebbe quello di acquistare la casa al fine di renderla un centro dove organizzare eventi per i tolkieniani di tutto il mondo.
Julia GoldingGli autori di Project Northmoor si pongono alcuni obiettivi per arrivare fino ai suddetti 4.8 milioni di sterline, partendo dalla sistemazione del giardino, passando per l’istituzione di borse di studio, arrivando alla costruzione di una casa hobbit. Gli utenti, come nella maggior parte dei crowdfunding, riceveranno dei premi in base all’entità della loro donazione, da un semplice certificato con una donazione minima di 20 sterline, fino alla dedica di una stanza o di un’area del giardino con una donazione di 200.000 sterline. Un’iniziativa che non può che trovare l’approvazione di qualsiasi appassionato tolkieniano, per di più sostenuta da dei giganti del grande schermo. Ma ci sono alcuni aspetti che devono essere chiari.

Scompare Richard C. West, bibliografo di Tolkien

Richard C. WestDopo Christopher Tolkien, Colin Manlove ed Elena Jeronimidis Conte, il 2020 si porta via anche Richard C. West che è morto il 29 novembre a causa del Covid-19, come riporta il Boston Globe nel necrologio a lui dedicato. Nato a Madison il 13 agosto del 1944, Richard Carroll West era bibliotecario accademico senior emerito presso Università del Wisconsin. Dopo le scuole e parte degli studi universitari a Boston, conseguì un Master of Arts in lingua e letteratura inglese e un Master of Arts in biblioteconomia presso l’Università del Wisconsin-Madison. Fu uno dei primi Tolkien scholar, impegnato a raccogliere i contributi critici sulla letteratura tolkieniana quando l’autore era ancora in vita. Da studente fu tra i fondatori della fanzine Orcrist, preziosa testimonianza degli albori della comunità tolkieniana negli Stati Uniti: 8 numeri dal 1966 al 1977, con un numero 9 ° anniversario nel 2017.Richard C. West Sempre nel 1966, West ha contribuito a fondare la Tolkien and Fantasy Society presso l’Università del Wisconsin, a Madison, e ha anche fondato un gruppo di discussione sui libri di Tolkien che si è riunito ininterrottamente per più di cinquant’anni: la University of Wisconsin Tolkien Society, il gruppo che oltre lui ha prodotto anche studiosi di Tolkien come Matt Fisher e David Salo ed esperti locali come Jan Bogstad, Phil Kaveny e Kristin Thompson. È stato membro fondatore anche del Madison Science Fiction Group e uno dei fondatori della convention di fantascienza femminista, WisCon. Ha fatto parte del consiglio di editori per la rivista Extrapolations ed era membro del comitato editoriale della rivista accademica Tolkien Studies (insieme a grandissimi studiosi come David Bratman, Marjorie Burns, Carl F. Hostetter, Gergely Nagy e Tom Shippey). Richard era un bibliotecario di professione, al momento del suo pensionamento alcuni anni fa è stato anche attivo nell’annuale International Congress on Medieval Studies a Kalamazoo, Michigan, e nella Dorothy L. Sayers Society. I suoi interessi si estendevano ben oltre Tolkien e sapeva parlare altrettanto abilmente di fumetti, film d’animazione e romanzi polizieschi classici.

Tolkien tra Medioevo e Medievalismo a Modena

Locandina TolkienLab 23-09-2019Tornano i TolkienLab di Modena con i suoi consueti approfondimenti sull’autore de Il Signore degli Anelli. Organizzati dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, sono giunti al terzo appuntamento della stagione, dopo l’incontro su Tolkien e il Vangelo di Gollum con Ivano Sassanelli e su Fato, legge e libertà in Tolkien con Claudio Antonio Testi. Se c’è un binomio ricorrente negli studi accademici, ma anche nelle opere più divulgative, è quello che mette insieme le opere di J.R.R. Tolkien e il Medioevo: lo scrittore inglese, infatti, si è occupato a lungo e non solo per passione di questo periodo storico. Ce ne parlerà Valérie Morisi (Associazione Italiana Studi Tolkieniani) autrice del libro Riscrivere la leggenda. Tolkien e il medievalismo di Sigurd e Gudrún (Eterea Edizioni), che nella sua relazione spiegherà anche il significato del “medievalismo” in tutti i suoi interessantissimi aspetti. L’evento si svolgerà mercoledì 2 dicembre 2020 alle ore 20:45, NON sarà in presenza ma solo online tramite la pagina Facebook dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena, e la pagina Facebook o il canale youtube di Sentieri Tolkieniani o di Radio Brea. Co-organizzatori: AIST, Sentieri Tolkieniani e Radio Brea.